18 luglio 2012

Banchizziamo l'Italia

Da Stato italiano a Italia Bank ltd, per moltiplicare i profitti. Una provocazione, ma non troppo Recessione, spread, disoccupazione? Ecco come venirne fuori, in un attimo e senza sacrifici. Aboliamo l’Italia. Tutto qui. Chiudiamo una volta per tutte lo Stato, con tanto di inno e bandiera, e trasformiamoci in una banca. Ecco alcuni dei primi vantaggi. 1. L’Italia ha dovuto inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione. Le banche non hanno nessun vincolo del genere. 2. Per eludere i pochi accordi esistenti (vedi Basilea), le banche possono cartolarizzare i loro attivi e spostarli nel sistema bancario ombra. Basterebbe quindi spostare metà del debito pubblico italiano in un sistema statale ombra, per avere per magia un rapporto debito/Pil al 60% e rientrare nei parametri di Maastricht. 3. Prima ancora, mentre gli Stati si sono impegnati al 60% di rapporto debito/il, molte banche europee lavorano tranquillamente e da anni con leve finanziarie superiori anche a 40 a 1, ovvero con debiti che sono il 4.000% del loro patrimonio. 4. Secondo le nuove regole europee, se l’Italia non rispetta gli impegni va punita e multata. Nessuna banca responsabile della crisi ha ad oggi pagato un euro di multa. 5. Le banche hanno ricevuto liquidità illimitata all’1% dalla Bce. Gli Stati per finanziarsi devono rivolgersi ai mercati, ai tassi decisi dagli speculatori. Per statuto, la Bce non può aiutarli. 6. Non è solo la liquidità della Bce. Le banche in difficoltà vengono inondate di soldi. Quanti aiuti europei sono diretti a contrastare la disoccupazione o sostenere il welfare? Il vertice di fine giugno ha previsto 120 miliardi di euro per tutta l’Ue, in gran parte soldi già stanziati. Bruscolini rispetto alle migliaia di miliardi ricevuti dalle banche dal 2008 a oggi. 7. Soldi, aiuti e piani di salvataggio per le banche arrivano senza nessuna condizione, né a bloccare la speculazione, né su cosa finanziare (ad esempio le rinnovabili e non i combustibili fossili). Nel caso (molto più raro e difficile) in cui gli Stati ottengano qualche aiuto, al contrario, questo arriva a condizioni durissime, com’è avvenuto in Grecia nei mesi scorsi. 8. Le banche possono immettere nel sistema quantità illimitate di denaro, in particolare grazie ai derivati, che oggi rappresentano oltre il 70% del circolante. Agli Stati aderenti all’euro è proibita l’emissione di denaro. 9. Da mesi stiamo combattendo per abbattere lo spread e ridurre il tasso sui titoli di Stato. Le banche il tasso se lo fissano da sole, manipolandolo all’occorrenza (per informazioni, rivolgersi alla Barclays). 10. L’unico obiettivo degli Stati è quello di dare fiducia ai mercati e di compiacerli. Al contrario banche e finanza non hanno nessun vincolo e nessun impegno verso governi o cittadini. Devono unicamente massimizzare i propri profitti. Per riassumere, da Stato italiano a Italia Bank Ltd., e da domani si fa festa. Finché le cose vanno bene moltiplichiamo i profitti, quando vanno male, per continuare a garantire profitti in doppia cifra e alimentare la speculazione basta spremere i cittadini e il pubblico. Ah, già, quale pubblico? di Andrea Baranes

17 luglio 2012

Libor: arriva lo scandalo di tutti gli scandali

Proprio quando si pensava che Wall Street non sarebbe riuscita a cadere più in basso - dopo che una miriade di abusi sulla fiducia del pubblico avevano già diffuso un miasma di cinismo su tutto il sistema economico, facendo nascere "Tea Parties"' “Movimenti di Occupanti” e ogni sorta di teorie del complotto, dopo che i suoi eccessi avevano già provocato il caos nella vita di milioni di americani, facendo sborsare miliardi ai contribuenti (che hanno recuperato solo in parte) ci rendiamo conto che ...... tutto questo non era ancora abbastanza! Sedetevi e tenetevi forte ! I Top Managers di Wall Street hanno ricominciato a fare più soldi di prima grazie al loro irrefrenabile potere politico (frutto di "contributions" /mazzette più o meno legali), che ha già azzerato gran parte degli effetti della legge “Dodd-Frank” che avrebbe dovuto tenerli a freno. Compresa la cosiddetta "Regola Volker" che è stata "venduta al popolo" come una versione più moderata della vecchia legge "Glass-Steagall", che serviva a tenere da un lato gli investimenti e dall'altro la speculazione del sistema bancario commerciale. Sì, proprio quando si pensava che Wall Street aveva toccato il fondo, ci si è accorti che esiste un livello ancora più profondo di corruzione e di avidità per accaparrarsi denaro pubblico. Quali sono i servizi più elementari che forniscono le banche? Prendere denaro in prestito e ri-prestarlo. Tu metti i tuoi risparmi in una banca di cui hai fiducia, e la banca si impegna a pagarti gli interessi. Oppure prendi in prestito denaro da una banca e accetti di pagare gli interessi bancari. Come viene determinato il tasso di interesse? Facciamo conto che il sistema bancario stia valutando il tasso di sconto di oggi impostando i suoi calcoli su una ipotesi ottimistica sul valore futuro del denaro. E supponiamo che questa ipotesi si basi, a sua volta, sulle previsioni del mercato globale formate dalle indicazioni degli istituti, che gestiscono credito e debito in tutto il mondo, sull'evoluzione futura della domanda e dell'offerta di denaro. Ora supponiamo che la nostra ipotesi sia sbagliata. Supponiamo che i banchieri stiano manipolando il tasso di interesse in modo da poter fare scommesse con i soldi che gli state prestando o con cui devono ripagarvi - scommesse con cui guadagneranno montagne di soldi, perché loro conoscono in anticipo le informazioni su quello che farà veramente il mercato. Informazioni che però non stanno condividendo con voi. Se questa ipotesi fosse vera, costituirebbe non solo una enorme violazione della fiducia del pubblico ma anche una estorsione di proporzioni quasi cosmiche – miliardi di dollari che voi ed io e altre persone del ceto medio non avremmo ricevuto sui nostri correnti o non avremmo risparmiato sui nostri prestiti, che invece sarebbero rimasti in tasca ai banchieri. Se questo fosse vero gli altri abusi di fiducia a cui abbiamo assistito finora, a confronto, sembrerebbero un gioco da ragazzi. E’ triste dirlo, ma c'è ragione di credere che questo, o qualcosa di molto simile, sia già successo. Questo è quanto emerge dallo scandalo "Libor" (abbreviazione di "London Interbank Offered Rate") . Libor è il parametro su cui si elabora il tasso di interesse per gestire migliaia di miliardi di dollari di prestiti in tutto il mondo – dei mutui, di piccoli prestiti aziendali, di prestiti personali. Questo valore è il risultato della media dei tassi a cui le grandi banche dicono di prendere soldi in prestito. Finora, lo scandalo è stato limitato alla Barclay’s, una grande banca con sede a Londra, che ha appena pagato 453 milioni dollari ai controllori del sistema bancario americano e britannico, i cui alti dirigenti sono stati costretti a dimettersi. Le loro e-mail danno un quadro agghiacciante su quanto facilmente i loro colleghi abbiano potuto alterare i tassi di interesse e fare un sacco di soldi. (Robert Diamond Jr., ex amministratore delegato della Barclay's Bank, che è stato costretto a dimettersi, ha dichciarato che le e-mail gli hanno fatto "male fisicamente " - forse perché rivelano la corruzione nella sua Banca in modo troppo evidente.) Ma anche Wall Street è stata quasi sicuramente coinvolta in cose del genere, comprese le solite sospette - JPMorgan Chase, Citigroup e Bank of America - perché ogni grande banca contribuisce a fornire dati per fissare il tasso Libor, e la Barclay’s non avrebbe potuto agire senza che le altre ne fossero consapevolmente coinvolte. Infatti la difesa della Barclay è stata che ogni banca importante stabiliva il Libor con il loro stesso metodo e con gli stessi scopi. E la Barclay's ora sta "collaborando" (cioè, fornendo prove schiaccianti sulle altre grandi banche) con il Dipartimento di Giustizia e con altre autorità di controllo per evitarsi sanzioni maggiori o procedimenti penali, prima che comincino i veri fuochi d'artificio. Veramente ci sono due diversi momenti nello scandalo Libor. Il primo è avvenuto nel periodo prima della crisi finanziaria, verso il 2007, quando la Barclay's e altre banche presentavano falsi tassi Libor, inferiori agli oneri finanziari effettivi per nascondere i problemi in cui si trovavano veramente (e continuare a prendere i Bonus). E questa è stata una cosa delittuosa, perchè se si fosse saputo allora, forse qualche precauzione presa in tempo avrebbe ridotto l'impatto della crisi finanziaria prima che avvenisse nel 2008. Ma il secondo scandalo è ancora peggio. Si tratta di una pratica più generale, iniziata intorno al 2005 e non si sa fino a quando potrà continuare a fare danni : si tratta di Manipolare il Libor in qualunque modo sia necessario pur di garantire alle banche che le loro scommesse sui derivati continuino a essere redditizie. Si tratta di insider trading su scala gigantesca per cui i vincitori saranno sempre i banchieri e tutti gli altri - cioè noi - il cui denaro cè stato usato per fare le loro scommesse – dovranno essere gli ottusi perdenti. Cosa fare a questo proposito, oltre sperare che il Dipartimento di Giustizia e le altre autorità di controllo impongano multe e sanzioni, anche penali, e incriminino i dirigenti responsabili? Quando si tratta di Wall Street e del settore finanziario in generale, la maggior parte di noi si sente profondamente impotente e travolta da un cinismo che fa credere che non potrà mai essere fatto niente per fermare questi abusi perché è gente troppo potente. Ma dovremo vincere questo cinismo e superare la fatica di reagire senza farci prendere dallo sconforto perché se soccomberemo a queste enormi forze anche stavolta, nulla verrà mai fatto. Non abbiamo scelta - bisognerà essere instancabili e tenaci nella nostra richiesta - bisogna che la legge “ Glass-Steagall” venga riattivata e che tutte le maggiori banche vengano divise. La domanda che dobbiamo porci è "lo scandalo Libor che si sta svelando oggi basterà a segnarci tanto da darci la forza di pretendere che venga finalmente fatto un lavoro serio sulla politica bancaria?". Robert Reich, uno dei maggiori esperti su lavoro e economia, è Chancellor’s Professor of Public Policy alla the “Goldman School of Public Policy” dell’University of California a Berkeley. Ha servito in tre amministrazioni nazionali, più di recente come segretario del lavoro durante la presidenza di Bill Clinton. Time Magazine lo ha nominato come uno dei più efficaci dieci segretari di gabinetto del secolo scorso. Ha scritto tredici libri, tra cui il suo ultimo best-seller, Aftershock: The Next Economy and America’s Future; The Work of Nations; Locked in the Cabinet; Supercapitalism; e il suo ultimo, un e-book, Beyond Outrage. I suoi articoli e i suoi commenti televisivi e radiofonici raggiungono milioni di persone ogni settimana. E 'anche editor fondatore della rivista American Prospect, e presidente di “ Citizen’s group Common Cause”. di Robert Reich Il suo blog www.robertreich.org. È molto seguito

11 luglio 2012

La guerra dell’Europa. Con le sofisticate armi della grande finanza internazionale

«Secondo un recentissimo rapporto dell’Unicef, sarebbero 439 mila i bambini greci che vivono sotto la soglia di povertà, denutriti e costretti a vivere in ambienti malsani. Secondo le stime ufficiali, un greco su cinque è povero, ma stando agli ultimi rilevamenti, si sta viaggiando velocemente verso una soglia di povertà che ingoia un terzo dei cittadini greci. Infatti su 11,2 milioni di abitanti, ben due milioni e 800 mila, non hanno abbastanza per vivere». A segnalarlo è Monia Benini, nel suo recente libro «La guerra dell’Europa» (Nexus Edizioni, € 8.50). C’è una nuova guerra in Europa, scrive la Benini, una guerra che si combatte senza fucili e senza bombe, ma con le sofisticate armi di distruzione di massa della grande finanza internazionale. Una guerra fatta da persone con il «colletto bianco» che sparano i loro colpi cliccando sulle tastiere e trasferendo, in un attimo, cifre virtuali da capogiro. Ed è così che «siamo arrivati ad avere strutture di potere non elette democraticamente dai cittadini, che hanno sottratto sovranità nazionale, monetaria, economica, politica e sociale alle nazioni». I provvedimenti del Governo greco. Alla fine del 2009 il presidente greco George Papandreou dichiara il rischio di bancarotta del Paese e iniziano così una serie di provvedimenti. Nel maggio del 2010 la troika (Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione europea) avvia il piano di aiuto alla Grecia. La Grecia è così costretta a varare diverse misure di austerità. Interessante è analizzare nel dettaglio come i provvedimenti assunti dal governo greco siano molto simili con le scelte poi praticate anche in Italia. Tra gli accordi del maggio del 2010 Atene prevede «l’incremento dell’Iva al 23%», la «riduzione dei salari dei dipendenti pubblici del 20%», la «revisione integrale del sistema delle pensioni di invalidità», la «revisione del sistema pensionistico», «l’abolizione della tredicesima e della quattordicesima per le pensioni superiori ai 2.500 euro». Questi provvedimenti, però, non bastano e nel 2011 le aziende di rating tornano «all’assalto», definendo la situazione greca «vulnerabile» e «insolvente». E così, il Governo greco, decide di aumentare i tagli per 6,5 miliardi di euro e iniziare un’ondata di privatizzazioni per avere nuovi prestiti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale. Tutto questo, ancora, non basta e, a fine luglio del 2011, l’agenzia di rating Moody’s definisce per certo il fallimento della nazione. Così ci troviamo di fronte, ancora, a nuove tagli alle pensioni e tasse straordinarie per gli immobili. «Il cancro finanziario greco dilaga ancora maggiormente ad inizio 2012, quando l’agenzia di rating Fitch considera insolvente la Grecia e ritiene l’accordo per imporre perdite ai creditori privati un default tecnico che anticipa il fallimento del Paese». Chi ci guadagna con il fallimento? I titoli di Stato valgono solo il 25% di quanto dovrebbero essere pagati. Non solo, le banche esigono una percentuale che si aggira intorno al 5% per spese di commissione e segreteria. Spesso, chi è andato in pensione, ha ricevuto il trattamento di fine rapporto proprio con i Buoni ordinari del tesoro, trovandosi così con circa il 20% del valore reale. Per fare un esempio pratico, scrive Monia Benini, «un lavoratore che aveva diritto ad un Tfr di 40.000 euro, si ritrova con 8.000 euro». Però chi detiene dei Credit Default Swaps, non solo recupera il taglio del valore dei titoli, ma ne trae ulteriori profitti senza risentire minimamente del fallimento condizionato. Ad essere escluso dal fallimento condizionato, tra gli altri, troviamo la Goldman Sachs che possiede i titoli. L’opinione di Christos Ioannou, professore alla facoltà di economia dell’Università di Atene. Nel libro, l’autrice intervista l’economista Christos Ioannou, che dichiara: «E’ stato uno sbaglio essere entrati nell’euro. Ma adesso uscirne sarebbe come essere saliti in aereo, essersi accorti di aver sbagliato volo e buttarsi giù. Ora l’economia greca si deve scrollare di dosso il massimo possibile del debito e deve evitare il default definitivo perché questo avrebbe effetti devastanti per ogni apparato produttivo residuo. Il decennio che ha preso l’avvio sarà molto difficile per la Grecia, che deve uscire dall’occhio del ciclone creato e voluto dagli speculatori finanziari internazionali. Siamo in una situazione molto difficile: la gente vive nella povertà, ha una difficoltà economica enorme e la tensione è sul punto di scoppiare». Il popolo greco non è rimasto a guardare. Nelle piazze di Atene e di altre città della Grecia è montata la protesta. Il popolo greco, unito dalla tensione contro i loro carnefici e non asservito ai diktat provenienti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, è sceso in strada, duro ed unito. Ha trovato davanti a se due nemici: «le forze di polizia schierate dai governi che hanno cercato di reprimerli con la violenza e brutalità, criminalizzandoli» e gli organi d’informazione di massa, sempre ben attenti a usare le parole per plagiare emotivamente gli interlocutori. Quale futuro? «In un clima così aspro e duro – scrive la Benini – è difficile prevedere cosa realmente potrà accadere in Grecia. L’incertezza è l’unica cosa certa». Ma lancia un monito: chi pensa che l’Italia sia lontana da questa crisi, si sbaglia di grosso; le misure varate dal Governo di Monti, sono molto simili a quelle imposte due anni fa ad Atene. «Stesse imposizioni del sistema bancario e finanziario europeo e internazionale, con i politici che si danno un gran da fare come “camerieri dei banchieri”». di Fabio Polese

18 luglio 2012

Banchizziamo l'Italia

Da Stato italiano a Italia Bank ltd, per moltiplicare i profitti. Una provocazione, ma non troppo Recessione, spread, disoccupazione? Ecco come venirne fuori, in un attimo e senza sacrifici. Aboliamo l’Italia. Tutto qui. Chiudiamo una volta per tutte lo Stato, con tanto di inno e bandiera, e trasformiamoci in una banca. Ecco alcuni dei primi vantaggi. 1. L’Italia ha dovuto inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione. Le banche non hanno nessun vincolo del genere. 2. Per eludere i pochi accordi esistenti (vedi Basilea), le banche possono cartolarizzare i loro attivi e spostarli nel sistema bancario ombra. Basterebbe quindi spostare metà del debito pubblico italiano in un sistema statale ombra, per avere per magia un rapporto debito/Pil al 60% e rientrare nei parametri di Maastricht. 3. Prima ancora, mentre gli Stati si sono impegnati al 60% di rapporto debito/il, molte banche europee lavorano tranquillamente e da anni con leve finanziarie superiori anche a 40 a 1, ovvero con debiti che sono il 4.000% del loro patrimonio. 4. Secondo le nuove regole europee, se l’Italia non rispetta gli impegni va punita e multata. Nessuna banca responsabile della crisi ha ad oggi pagato un euro di multa. 5. Le banche hanno ricevuto liquidità illimitata all’1% dalla Bce. Gli Stati per finanziarsi devono rivolgersi ai mercati, ai tassi decisi dagli speculatori. Per statuto, la Bce non può aiutarli. 6. Non è solo la liquidità della Bce. Le banche in difficoltà vengono inondate di soldi. Quanti aiuti europei sono diretti a contrastare la disoccupazione o sostenere il welfare? Il vertice di fine giugno ha previsto 120 miliardi di euro per tutta l’Ue, in gran parte soldi già stanziati. Bruscolini rispetto alle migliaia di miliardi ricevuti dalle banche dal 2008 a oggi. 7. Soldi, aiuti e piani di salvataggio per le banche arrivano senza nessuna condizione, né a bloccare la speculazione, né su cosa finanziare (ad esempio le rinnovabili e non i combustibili fossili). Nel caso (molto più raro e difficile) in cui gli Stati ottengano qualche aiuto, al contrario, questo arriva a condizioni durissime, com’è avvenuto in Grecia nei mesi scorsi. 8. Le banche possono immettere nel sistema quantità illimitate di denaro, in particolare grazie ai derivati, che oggi rappresentano oltre il 70% del circolante. Agli Stati aderenti all’euro è proibita l’emissione di denaro. 9. Da mesi stiamo combattendo per abbattere lo spread e ridurre il tasso sui titoli di Stato. Le banche il tasso se lo fissano da sole, manipolandolo all’occorrenza (per informazioni, rivolgersi alla Barclays). 10. L’unico obiettivo degli Stati è quello di dare fiducia ai mercati e di compiacerli. Al contrario banche e finanza non hanno nessun vincolo e nessun impegno verso governi o cittadini. Devono unicamente massimizzare i propri profitti. Per riassumere, da Stato italiano a Italia Bank Ltd., e da domani si fa festa. Finché le cose vanno bene moltiplichiamo i profitti, quando vanno male, per continuare a garantire profitti in doppia cifra e alimentare la speculazione basta spremere i cittadini e il pubblico. Ah, già, quale pubblico? di Andrea Baranes

17 luglio 2012

Libor: arriva lo scandalo di tutti gli scandali

Proprio quando si pensava che Wall Street non sarebbe riuscita a cadere più in basso - dopo che una miriade di abusi sulla fiducia del pubblico avevano già diffuso un miasma di cinismo su tutto il sistema economico, facendo nascere "Tea Parties"' “Movimenti di Occupanti” e ogni sorta di teorie del complotto, dopo che i suoi eccessi avevano già provocato il caos nella vita di milioni di americani, facendo sborsare miliardi ai contribuenti (che hanno recuperato solo in parte) ci rendiamo conto che ...... tutto questo non era ancora abbastanza! Sedetevi e tenetevi forte ! I Top Managers di Wall Street hanno ricominciato a fare più soldi di prima grazie al loro irrefrenabile potere politico (frutto di "contributions" /mazzette più o meno legali), che ha già azzerato gran parte degli effetti della legge “Dodd-Frank” che avrebbe dovuto tenerli a freno. Compresa la cosiddetta "Regola Volker" che è stata "venduta al popolo" come una versione più moderata della vecchia legge "Glass-Steagall", che serviva a tenere da un lato gli investimenti e dall'altro la speculazione del sistema bancario commerciale. Sì, proprio quando si pensava che Wall Street aveva toccato il fondo, ci si è accorti che esiste un livello ancora più profondo di corruzione e di avidità per accaparrarsi denaro pubblico. Quali sono i servizi più elementari che forniscono le banche? Prendere denaro in prestito e ri-prestarlo. Tu metti i tuoi risparmi in una banca di cui hai fiducia, e la banca si impegna a pagarti gli interessi. Oppure prendi in prestito denaro da una banca e accetti di pagare gli interessi bancari. Come viene determinato il tasso di interesse? Facciamo conto che il sistema bancario stia valutando il tasso di sconto di oggi impostando i suoi calcoli su una ipotesi ottimistica sul valore futuro del denaro. E supponiamo che questa ipotesi si basi, a sua volta, sulle previsioni del mercato globale formate dalle indicazioni degli istituti, che gestiscono credito e debito in tutto il mondo, sull'evoluzione futura della domanda e dell'offerta di denaro. Ora supponiamo che la nostra ipotesi sia sbagliata. Supponiamo che i banchieri stiano manipolando il tasso di interesse in modo da poter fare scommesse con i soldi che gli state prestando o con cui devono ripagarvi - scommesse con cui guadagneranno montagne di soldi, perché loro conoscono in anticipo le informazioni su quello che farà veramente il mercato. Informazioni che però non stanno condividendo con voi. Se questa ipotesi fosse vera, costituirebbe non solo una enorme violazione della fiducia del pubblico ma anche una estorsione di proporzioni quasi cosmiche – miliardi di dollari che voi ed io e altre persone del ceto medio non avremmo ricevuto sui nostri correnti o non avremmo risparmiato sui nostri prestiti, che invece sarebbero rimasti in tasca ai banchieri. Se questo fosse vero gli altri abusi di fiducia a cui abbiamo assistito finora, a confronto, sembrerebbero un gioco da ragazzi. E’ triste dirlo, ma c'è ragione di credere che questo, o qualcosa di molto simile, sia già successo. Questo è quanto emerge dallo scandalo "Libor" (abbreviazione di "London Interbank Offered Rate") . Libor è il parametro su cui si elabora il tasso di interesse per gestire migliaia di miliardi di dollari di prestiti in tutto il mondo – dei mutui, di piccoli prestiti aziendali, di prestiti personali. Questo valore è il risultato della media dei tassi a cui le grandi banche dicono di prendere soldi in prestito. Finora, lo scandalo è stato limitato alla Barclay’s, una grande banca con sede a Londra, che ha appena pagato 453 milioni dollari ai controllori del sistema bancario americano e britannico, i cui alti dirigenti sono stati costretti a dimettersi. Le loro e-mail danno un quadro agghiacciante su quanto facilmente i loro colleghi abbiano potuto alterare i tassi di interesse e fare un sacco di soldi. (Robert Diamond Jr., ex amministratore delegato della Barclay's Bank, che è stato costretto a dimettersi, ha dichciarato che le e-mail gli hanno fatto "male fisicamente " - forse perché rivelano la corruzione nella sua Banca in modo troppo evidente.) Ma anche Wall Street è stata quasi sicuramente coinvolta in cose del genere, comprese le solite sospette - JPMorgan Chase, Citigroup e Bank of America - perché ogni grande banca contribuisce a fornire dati per fissare il tasso Libor, e la Barclay’s non avrebbe potuto agire senza che le altre ne fossero consapevolmente coinvolte. Infatti la difesa della Barclay è stata che ogni banca importante stabiliva il Libor con il loro stesso metodo e con gli stessi scopi. E la Barclay's ora sta "collaborando" (cioè, fornendo prove schiaccianti sulle altre grandi banche) con il Dipartimento di Giustizia e con altre autorità di controllo per evitarsi sanzioni maggiori o procedimenti penali, prima che comincino i veri fuochi d'artificio. Veramente ci sono due diversi momenti nello scandalo Libor. Il primo è avvenuto nel periodo prima della crisi finanziaria, verso il 2007, quando la Barclay's e altre banche presentavano falsi tassi Libor, inferiori agli oneri finanziari effettivi per nascondere i problemi in cui si trovavano veramente (e continuare a prendere i Bonus). E questa è stata una cosa delittuosa, perchè se si fosse saputo allora, forse qualche precauzione presa in tempo avrebbe ridotto l'impatto della crisi finanziaria prima che avvenisse nel 2008. Ma il secondo scandalo è ancora peggio. Si tratta di una pratica più generale, iniziata intorno al 2005 e non si sa fino a quando potrà continuare a fare danni : si tratta di Manipolare il Libor in qualunque modo sia necessario pur di garantire alle banche che le loro scommesse sui derivati continuino a essere redditizie. Si tratta di insider trading su scala gigantesca per cui i vincitori saranno sempre i banchieri e tutti gli altri - cioè noi - il cui denaro cè stato usato per fare le loro scommesse – dovranno essere gli ottusi perdenti. Cosa fare a questo proposito, oltre sperare che il Dipartimento di Giustizia e le altre autorità di controllo impongano multe e sanzioni, anche penali, e incriminino i dirigenti responsabili? Quando si tratta di Wall Street e del settore finanziario in generale, la maggior parte di noi si sente profondamente impotente e travolta da un cinismo che fa credere che non potrà mai essere fatto niente per fermare questi abusi perché è gente troppo potente. Ma dovremo vincere questo cinismo e superare la fatica di reagire senza farci prendere dallo sconforto perché se soccomberemo a queste enormi forze anche stavolta, nulla verrà mai fatto. Non abbiamo scelta - bisognerà essere instancabili e tenaci nella nostra richiesta - bisogna che la legge “ Glass-Steagall” venga riattivata e che tutte le maggiori banche vengano divise. La domanda che dobbiamo porci è "lo scandalo Libor che si sta svelando oggi basterà a segnarci tanto da darci la forza di pretendere che venga finalmente fatto un lavoro serio sulla politica bancaria?". Robert Reich, uno dei maggiori esperti su lavoro e economia, è Chancellor’s Professor of Public Policy alla the “Goldman School of Public Policy” dell’University of California a Berkeley. Ha servito in tre amministrazioni nazionali, più di recente come segretario del lavoro durante la presidenza di Bill Clinton. Time Magazine lo ha nominato come uno dei più efficaci dieci segretari di gabinetto del secolo scorso. Ha scritto tredici libri, tra cui il suo ultimo best-seller, Aftershock: The Next Economy and America’s Future; The Work of Nations; Locked in the Cabinet; Supercapitalism; e il suo ultimo, un e-book, Beyond Outrage. I suoi articoli e i suoi commenti televisivi e radiofonici raggiungono milioni di persone ogni settimana. E 'anche editor fondatore della rivista American Prospect, e presidente di “ Citizen’s group Common Cause”. di Robert Reich Il suo blog www.robertreich.org. È molto seguito

11 luglio 2012

La guerra dell’Europa. Con le sofisticate armi della grande finanza internazionale

«Secondo un recentissimo rapporto dell’Unicef, sarebbero 439 mila i bambini greci che vivono sotto la soglia di povertà, denutriti e costretti a vivere in ambienti malsani. Secondo le stime ufficiali, un greco su cinque è povero, ma stando agli ultimi rilevamenti, si sta viaggiando velocemente verso una soglia di povertà che ingoia un terzo dei cittadini greci. Infatti su 11,2 milioni di abitanti, ben due milioni e 800 mila, non hanno abbastanza per vivere». A segnalarlo è Monia Benini, nel suo recente libro «La guerra dell’Europa» (Nexus Edizioni, € 8.50). C’è una nuova guerra in Europa, scrive la Benini, una guerra che si combatte senza fucili e senza bombe, ma con le sofisticate armi di distruzione di massa della grande finanza internazionale. Una guerra fatta da persone con il «colletto bianco» che sparano i loro colpi cliccando sulle tastiere e trasferendo, in un attimo, cifre virtuali da capogiro. Ed è così che «siamo arrivati ad avere strutture di potere non elette democraticamente dai cittadini, che hanno sottratto sovranità nazionale, monetaria, economica, politica e sociale alle nazioni». I provvedimenti del Governo greco. Alla fine del 2009 il presidente greco George Papandreou dichiara il rischio di bancarotta del Paese e iniziano così una serie di provvedimenti. Nel maggio del 2010 la troika (Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione europea) avvia il piano di aiuto alla Grecia. La Grecia è così costretta a varare diverse misure di austerità. Interessante è analizzare nel dettaglio come i provvedimenti assunti dal governo greco siano molto simili con le scelte poi praticate anche in Italia. Tra gli accordi del maggio del 2010 Atene prevede «l’incremento dell’Iva al 23%», la «riduzione dei salari dei dipendenti pubblici del 20%», la «revisione integrale del sistema delle pensioni di invalidità», la «revisione del sistema pensionistico», «l’abolizione della tredicesima e della quattordicesima per le pensioni superiori ai 2.500 euro». Questi provvedimenti, però, non bastano e nel 2011 le aziende di rating tornano «all’assalto», definendo la situazione greca «vulnerabile» e «insolvente». E così, il Governo greco, decide di aumentare i tagli per 6,5 miliardi di euro e iniziare un’ondata di privatizzazioni per avere nuovi prestiti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale. Tutto questo, ancora, non basta e, a fine luglio del 2011, l’agenzia di rating Moody’s definisce per certo il fallimento della nazione. Così ci troviamo di fronte, ancora, a nuove tagli alle pensioni e tasse straordinarie per gli immobili. «Il cancro finanziario greco dilaga ancora maggiormente ad inizio 2012, quando l’agenzia di rating Fitch considera insolvente la Grecia e ritiene l’accordo per imporre perdite ai creditori privati un default tecnico che anticipa il fallimento del Paese». Chi ci guadagna con il fallimento? I titoli di Stato valgono solo il 25% di quanto dovrebbero essere pagati. Non solo, le banche esigono una percentuale che si aggira intorno al 5% per spese di commissione e segreteria. Spesso, chi è andato in pensione, ha ricevuto il trattamento di fine rapporto proprio con i Buoni ordinari del tesoro, trovandosi così con circa il 20% del valore reale. Per fare un esempio pratico, scrive Monia Benini, «un lavoratore che aveva diritto ad un Tfr di 40.000 euro, si ritrova con 8.000 euro». Però chi detiene dei Credit Default Swaps, non solo recupera il taglio del valore dei titoli, ma ne trae ulteriori profitti senza risentire minimamente del fallimento condizionato. Ad essere escluso dal fallimento condizionato, tra gli altri, troviamo la Goldman Sachs che possiede i titoli. L’opinione di Christos Ioannou, professore alla facoltà di economia dell’Università di Atene. Nel libro, l’autrice intervista l’economista Christos Ioannou, che dichiara: «E’ stato uno sbaglio essere entrati nell’euro. Ma adesso uscirne sarebbe come essere saliti in aereo, essersi accorti di aver sbagliato volo e buttarsi giù. Ora l’economia greca si deve scrollare di dosso il massimo possibile del debito e deve evitare il default definitivo perché questo avrebbe effetti devastanti per ogni apparato produttivo residuo. Il decennio che ha preso l’avvio sarà molto difficile per la Grecia, che deve uscire dall’occhio del ciclone creato e voluto dagli speculatori finanziari internazionali. Siamo in una situazione molto difficile: la gente vive nella povertà, ha una difficoltà economica enorme e la tensione è sul punto di scoppiare». Il popolo greco non è rimasto a guardare. Nelle piazze di Atene e di altre città della Grecia è montata la protesta. Il popolo greco, unito dalla tensione contro i loro carnefici e non asservito ai diktat provenienti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, è sceso in strada, duro ed unito. Ha trovato davanti a se due nemici: «le forze di polizia schierate dai governi che hanno cercato di reprimerli con la violenza e brutalità, criminalizzandoli» e gli organi d’informazione di massa, sempre ben attenti a usare le parole per plagiare emotivamente gli interlocutori. Quale futuro? «In un clima così aspro e duro – scrive la Benini – è difficile prevedere cosa realmente potrà accadere in Grecia. L’incertezza è l’unica cosa certa». Ma lancia un monito: chi pensa che l’Italia sia lontana da questa crisi, si sbaglia di grosso; le misure varate dal Governo di Monti, sono molto simili a quelle imposte due anni fa ad Atene. «Stesse imposizioni del sistema bancario e finanziario europeo e internazionale, con i politici che si danno un gran da fare come “camerieri dei banchieri”». di Fabio Polese