25 luglio 2012

Rivolte e guerre da manuale

Di cosa può essere capace chi brama la guerra? L’immaginazione potrebbe sorprendersi di fronte all’inesistenza di limiti. Ce l’hanno dimostrato in Libia, ce lo stanno facendo vedere in Siria, ci proveranno (e hanno già iniziato) con l’Iran. Il terrorismo diventa salvaguardia dei diritti umani, eserciti più o meno mercenari sono spacciati per “la resistenza”, governi legittimamente eletti diventano feroci e sanguinari regimi, capi di stato (rispettati e riveriti) che amministrano da anni si trasformano nel giro di poche settimane in crudeli oppressori, scelte di politica interna (come l’approvvigionamento energetico) sono vendute come intollerabili minacce. Insomma, l’assurdità diventa ovvietà, gli oppressori si trasformano in liberatori e l’incredibile diventa realtà. Orwell si inchinerebbe ai guerrafondai moderni. I geni del male contemporanei hanno avuto predecessori che hanno alimentato e strutturato forme di aggressione, occupazione e sterminio degne dei peggiori aguzzini o delle peggiori menti alberganti nei novelli dottori della morte. Queste canaglie bestemmiano definendosi ‘democratiche’ e coprono la loro malvagità con la cosiddetta ‘esportazione’ di ciò che non conoscono. Ci sono invece pratiche, tattiche e strategie ben note all’asse dei reali oppressori (da USraele ai loro ‘NATOriamente’ fedeli alleati europei), che datano addirittura all’inizio degli anni ’60. Cuba ha fatto scuola. Scrive Jesse Ventura, ex governatore del Minnesota (già Navy Seal), nel libro 63 documents the US Government doesn’t want you to read (in Italia “Il libro che nessun governo ti farebbe mai leggere”, Newton Compton editori) che “alla fine dell’aprile 2001, poco più di quattro mesi prima dell’11 settembre, si è scoperto incredibilmente che l’esercito americano aveva pianificato un finto attacco terroristico contro i suoi stessi cittadini. (…) Si trattava dell’Operazione Northwoods contro Cuba, approvata nel 1962 da tutti gli Stati Maggiori Riuniti.” Nel libro si trova un memorandum per il segretario della Difesa e per il capo delle operazioni militari avente per oggetto la giustificazione per l’intervento militare degli Stati Uniti a Cuba. Vengono elencati i pretesti utili per poter giustificare l’intervento militare, attraverso la pianificazione e la concentrazione di una serie di “incidenti che andranno a combinarsi con altri eventi in apparenza non collegati, allo scopo di camuffare l’obiettivo ultimo e creare la necessaria impressione della pericolosità e irresponsabilità su larga scala” del nemico. Nel memorandum, originariamente top secret, si legge nero su bianco che “il risultato voluto della realizzazione di questo piano sarà quello di mettere gli USA nell’apparente posizione di poter giustamente (…) diffondere l’idea nella comunità internazionale della minaccia portata da questo Paese (il nemico, NdA) alla pace dell’Occidente”. Dal 1962 a oggi, le istruzioni sono seguite alla perfezione. Nei documenti riportati da Ventura si legge che le menti del male auspicavano che “alla base di un intervento militare” ci fosse una provocazione e suggerivano come agire per metterla in atto: “Si potrebbe suscitare la reazione di quel governo con un piano segreto e fraudolento” e inoltre “andrebbero promosse azioni aggressive e ingannevoli per convincere” il nemico “di un’imminente invasione”. Nell’appendice del memorandum c’è poi la lista di interventi utili per decidere un attacco credibile. Si va dalla diffusione di voci (disinformazione), all’azione di alleati nel paese nemico affinché si insceni un attacco; dal provocare disordini all’organizzare un attentato con relative cerimonie funebri. In particolare, ci sono due proposte che non lasciano spazio a dubbi o a complottismi di sorta (se non quelli degli ideatori): far esplodere una nave americana e dare la colpa al nemico che si vuole aggredire; far esplodere un proprio mezzo senza equipaggio umano in territorio nemico e attribuire la responsabilità al governo che si vuole combattere, avendo l’accuratezza di pubblicare la lista delle (inesistenti) vittime sui giornali statunitensi “in modo da sollevare un’utile ondata di sdegno nella nazione.” E, se non bastasse, il documento desecretato invita a “sviluppare una campagna terroristica.” Correva l’anno 1962 quando questa strategia veniva elaborata e indicata come via maestra. Le guerre più recenti dimostrano l’efficacia delle operazioni ‘da manuale’ degli aggressori. Con alcune ‘migliorie’ come ad esempio l’intervento occulto attraverso quelli che vengono chiamati (e armati) ‘eserciti dei ribelli’ o ‘degli insorti’. La realtà ci insegna che i killer professionisti agiscono in segreto, nascosti, vicini ma invisibili alla vittima. E non sono paghi finché non hanno portato a termine la missione. Norman Podhoretz, firmatario del Project for a New American Century (PNAC), nel numero di settembre del 2002 della sua rivista Commentary scrisse che i regimi “che meritano abbondantemente di essere rovesciati e sostituiti non si limitano ai tre membri identificati dell’Asse del Male (Iran, Iraq e Corea del Nord, NdA). L’asse dovrebbe essere esteso almeno alla Siria, al Libano e alla Libia, ma anche ad ‘amici’ dell’America quali la famiglia reale saudita e l’Egitto di Mubarak, insieme all’Autorità Palestinese sia diretta da Arafat che da uno dei suoi scagnozzi.” L’agenda è in atto; la missione è in corso. E per chi vuole la guerra (e il preziosissimo bottino di guerra) non c’è nulla di impossibile o impraticabile. I media e i governi alleati sapranno costruire la matrice da metterci davanti agli occhi per nascondere la verità. di Monia Benini

24 luglio 2012

A cosa serve il servizio segreto?

Oggi per scoprire segreti militari basta un satellite o anche un Drone delle dimensioni di una mosca. Un servizio segreto serve a preparare e vincere una guerra, possibilmente senza combatterla, mediante il condizionamento della pubblica opinione. Ciò può avvenire mediante aggressione mediatica diretta ( es la BBC inglese con l’Italia 1940-1945) o la penetrazione capillare di idee opportunamente teleguidate che trasformino in verità assoluta un interesse politico ben identificato dalla geopolitica. ” L’aggressore è amante della pace. egli vorrebbe conquistare le nostre case senza sparare un sol colpo” ( Clausewitz, cap V “della superiorità della Difesa strategica”. Cito a memoria e una virgola potrebbe essere fuori posto) . Parlava di Napoleone e quindi nessuno dei presenti si offenda. In un mondo in cui si è disposti a credere a tutto, basta condizionare e rifornire con continuità i media e il piu è fatto. Il più grande successo dell’intelligence inglese degli ultimi quattrocento anni è l’aver introdotto il concetto di “equilibrio europeo” nelle cancellerie di tutto il mondo. Migliaia di diplomatici di tutta Europa hanno sempre dato per scontato che per avere la pace bisognasse assicurare l’equilibrio in Europa tra le varie potenze. Ci sono voluti quattro secoli per tornare al prisco concetto di naturale Unità del continente europeo che era stato il perno della vita del mondo dall’era dell’imperatore Augusto alla caduta di Costantinopoli. Non che non ci fossero guerre, ma miravano a mantenere o rifare l’impero o brigare una successione. La comunicazione oggi – fortemente integrata con l’intelligence al punto da essere ormai indistinguibile – è riuscita a far percepire una serie di concetti completamente falsi che ci stanno spingendo verso la guerra come capretti verso il sacrificio. Ad esempio, tutti ormai riteniamo che le sanzioni contro uno stato siano una alternativa alla guerra, mentre In realtà la preparano. Tutte le guerre più recenti – vedasi Irak ,Libia, Siria, – sono state precedute da sanzioni economiche più o meno stringenti che hanno avuto la funzione di indebolire l’avversario, minarne la coesione interna mediante impoverimento di alcuni strati sociali, limitarne le potenzialità militari e magari indurli ad atti di aggressione , in maniera da far apparire aggressore l’aggredito. Ora è la volta dell’Iran, attorno al quale è iniziato il balletto delle portaerei Enterprise, Stinton e un’altra di cui ora mi sfugge il nome. L’Iran è il terzo produttore al mondo di petrolio e il secondo di Gas naturale. Le sanzioni gli vengono applicate da circa trenta anni e con varie ragioni. Le prime sanzioni moderne furono applicate all’Italia a seguito della guerra d’Etiopia. ( tralascio il caso napoleonico di “blocco continentale” per non allungare oltremisura). L’esito non fu determinante per la relativa novità dello strumento, la forte coesione nazionale del momento ( anche il PCI propose di aderire al regime ) e le misure economiche adottate su suggerimento dell’ economista Giuseppe Palladino, sconosciuto ai più. Maggior successo ebbe il blocco dei rifornimenti petroliferi al Giappone da parte degli Stati Uniti iniziato nel 1940 che indusse i nipponici ad attaccare nel 1941, prima di essere troppo indeboliti. Le stesse sanzioni economiche imposte dalla Lega Araba contro Israele dal 1948 in poi hanno condotto a guerre ( due di autodifesa preventiva : 1956 contro l’Egitto e nel1982 contro il Libano mirante anche a forzare il blocco economico sull’anello più debole ; due di aggressione diretta 1967 e 1974 in cui gli arabi attaccarono. Ad onta di tutte queste dimostrazioni che le Sanzioni precedono e non impediscono le guerre, la pubblica opinione mondiale è condizionata a pensare il contrario. Un secondo condizionamento planetario consiste nella tecnica di definire ogni atto di resistenza ” crimini di guerra”. È ancora vivo in tutti noi il ricordo dell’ondata di indignazione emotiva suscitata dalla notizia dei diecimila morti in un giorno per mano di Gheddafi, le foto del cimitero di Tripoli in costruzione spacciato per ” fosse comuni” ecc. La notizia, precedette e giustificò l’intervento. Nessun media rettificò le false informazioni. Oggi, con la variante siriana, i ” diecimila morti in un giorno” sono stati trasformati in uno stillicidio di trenta / quaranta morti al giorno, recitati da uno sconosciuto ” addetto stampa” di una ignota organizzazione con base a Londra , senza che nessuna conferma professionale convincente sia intervenuta. Di certo, ci sono tre fatti: seicento ex “rivoluzionari” islamisti libici fanatici armati di tutto punto , trasferiti e pagati dagli USA, tramite i sauditi, stanno spargendo il terrore a macchia di leopardo sul territorio siriano, ritirandosi quando opportuno oltrefrontiera in Libano e in Turchia. Auto imbottite di tritolo sono scoppiate a Damasco provocando massacri, ma indignazione, non paura, al punto che ” i ribelli” hanno negato ogni partecipazione e dato la colpa a Al Kaida che come si sa, ha le spalle larghe e non ha ufficio stampa. Una intervista fatta da un giornalista inglese a Bashar el Assad che avevo personalmente messo su you tube e che poteva aiutare le persone a farsi una opinione indipendente , fu cancellata nel giro di un giorno , un anno e mezzo fa e sostituita dalla scritta ” cancellata”. You tube è mio e lo gestisco io. Se gli USA prenderanno il controllo dei giacimenti iraniani, otterrebbero di fatto il monopolio mondiale dell’energia e potrebbero in ogni momento giugulare Cina e Russia. Ogni notizia su Siria e Iran , anche la più innocente – di innocente non c’è più nulla – leggetela alla luce della geografia e della storia. Due volte. di Antonio de Martini

21 luglio 2012

Aspetti del degrado occidentale: il gioco d’azzardo

Una cosa è innegabile. Dove arrivano “l’Occidente”e la “modernità”, arriva il degrado. Il degrado dell’essere umano. Tutto o quasi, esteriormente, può dare l’impressione di essere “nuovo”, “avanti” e “pulito” rispetto a chi è “rimasto vecchio, indietro e sporco”, secondo quella miope visione che ancora spopola tra le generazioni più ‘stagionate’ cresciute nel mito del “miracolo economico” e tra certi giovinastri ridotti a zucche vuote da un sistema sempre più vacuo dal punto di vista valoriale, educativo ed esistenziale. Ma si tratta della facciata, dell’apparenza, alla quale tiene così tanto chi si compiace di essere “moderno”. Ma il fuori è bello e il dentro è brutto, potrebbe recitare una pubblicità che presentasse sinteticamente cosa sia il “mondo moderno”. Tuttavia il degrado, beninteso, una volta che s’insinua dentro l’uomo si rispecchia anche nel mondo esteriore, e già cominciamo a constatarne gravi e preoccupanti segnali, specialmente nelle grandi città. Ma quello che qui più mi preme è rilevare come la “modernità”, la “democrazia” compiuta, dopo aver abbagliato i più sprovveduti perché “indifesi” (e non vagamente “disinformati”) con i suoi abbaglianti specchietti, comporta un’inesorabile abdicazione dell’uomo da quella che dovrebbe essere la sua posizione “signorile” (rabbânî) nel contesto della Creazione. I demoni preposti allo scopo di traviare l’essere umano in ogni modo e farlo così fallire ne studiano di tutti i colori. Intendiamoci: per ogni tipo umano, ciascun “carattere”, esiste un tranello, un’insidia, di grado commisurato al suo grado di “consapevolezza”, o meglio di “realizzazione”. Con la maggioranza degli uomini, l’Avversario gioca per così dire “sul velluto”, quindi gli basta davvero ben poco per sviarlo. Uno di questi trucchi è il gioco d’azzardo. Cominciamo col dire che questa pratica è stata sempre condannata dalle tradizioni regolari, e tra queste l’Islam. Il motivo è presto detto: essa implica un ‘calcolo’ sul futuro, che nessun essere umano può conoscere, e soprattutto genera denaro dal denaro, senza sforzo, il che la equipara all’usura, al prestito ad interesse, insomma, all’attività cosiddetta “legale” che caratterizza il moderno settore finanziario. E non è solo l’Islam a sostenere che tutto ciò è profondamente aberrante: a beneficio di chi si dichiara “cristiano” solo per darsi una “identità” o per dare addosso a qualcun altro, ricordiamo l’episodio evangelico di Gesù che esce letteralmente dai gangheri (ed è l’unica volta!) per cacciare i “mercanti dal Tempio”. “Mercanti” che in realtà erano dei “cambiavalute”, i quali, lucrando sui “cambi”, fornivano alla “povera gente” che disponeva solo della moneta locale, la divisa con cui dovevano essere versate le tasse all’Impero. Ed era, sottolineiamolo, tutto “legale”… Il che non significa un bel niente, perché al di là della “legge” scritta per favorire qualche camarilla e tiranneggiare le vite degli uomini, esiste una “legge morale”, o meglio una legge divina che, provvidenzialmente, è stata resa nota agli uomini affinché poi non possano dire “non sapevamo” quando giungerà l’inevitabile flagello per il male e lo “scandalo” che è stato sparso. Dopo questa necessaria premessa, veniamo al tema dell’articolo, il gioco d’azzardo. A chiunque sarà capitato di osservare che, di pari passo con la proliferazione di filiali di banche e società finanziarie, stanno spuntando come funghi anche “sale da gioco” e “bische”, ovviamente dotate del crisma della “legalità”. Il fenomeno negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni preoccupanti. Vi sono bar che si trasformano d’un colpo, cambiando addirittura l’insegna, in sedi “in franchising” di qualche gestore di “slot machine”. Altrove, con maggiori ‘pretese’, aprono ampi e luccicanti ‘casinò da sfigati’, con decine di postazioni per “tentare la fortuna”. Questi ultimi sono situati preferibilmente nelle vicinanze di luoghi frequentati da masse ‘al pascolo’, ovvero i luoghi dello “shopping”. Ma mentre il casinò tradizionale aveva un che di artatamente “altolocato” (a partire dal mitico “rien ne va plus!”), e non a caso sorge al confine di Stato (Sanremo, Campione d’Italia…), coi clienti che vanno lì paludati da gran signori, queste ‘bische di quartiere’ sono alla portata di chiunque, col che l’occasione di andare a scialacquare il proprio denaro si presenta senza doversi recare chissà dove. Ripeto: stanno spuntando ovunque, segno che la perversa pratica si sta diffondendo a macchia d’olio. I bar, poi, non hanno mai brillato per la qualità della loro clientela, ma adesso, trasformandosi in “sale da gioco”, finiscono per somigliare alle proverbiali “spelonche di ladri”. Vi è infatti da rilevare che questi luoghi sono dei punti di raccolta di individui poco raccomandabili, fannulloni, parassiti e sfruttatori delle proprie malcapitate famiglie. Gente in qualche caso anche pericolosa. Questa piaga sociale non viene assolutamente tenuta in conto da uno “Stato” che anziché tutelare la salute e la probità delle famiglie, individua nell’apertura di sale da gioco e nell’istituzione di sempre nuovi concorsi a premi occasioni per “fare cassa”. La cosa triste è che si sono pure inventati un patetico bollino “gioca sicuro”, che chissà in quale modo dovrebbe impedire ad una persona di cadere nella “malattia del gioco”. Che vergogna! Che si tratti di una vera e propria malattia non lo dico io, ma lo Stato stesso, che in alcune strutture sanitarie pubbliche apre centri specializzati nella cura di persone per le quali il gioco d’azzardo è diventata una patologia incontrollabile. Ma come al solito, in regime democratico, non si “osa” mai abbastanza, perlomeno in quegli ambiti che comunque devono andare così (perché dove vogliono “osano” eccome). Ricordo infatti distintamente il parere di un “esperto” in camice bianco che interpellato da un giornalista su cosa ne pensasse del gioco d’azzardo rispose che “bisogna comunque giocare con moderazione”. Che coraggio, proprio lui, che avrà senz’altro esperienza di famiglie mandate in rovina, economica e morale, da un malcostume incoraggiato dallo Stato stesso! La pratica di scommettere, di fare delle “puntate”, di staccare un biglietto della lotteria, intendiamoci, è già presente da anni, con lo Stato che ci fa il suo bel gruzzolo senza mai riferire nel dettaglio che cosa fa con questa fortuna: ci ripaga, ai signori del denaro, gli “interessi sul debito”? Li spende nella farsesca “guerra al terrorismo” in Afghanistan? Li sperpera per rovinare la salute dei cittadini considerato che la continua irrorazione aerea di sostanze le più nocive avrà un costo esagerato? Non sono domande da poco. Siamo così passati, dopo una prima fase in cui il tutto sembrava “innocuo”, da una serie di scommesse e lotterie, quali Lotto ed Enalotto, Totocalcio, Totip, Lotteria di Capodanno, di Agnano, di Viareggio ecc. ad una quantità di occasioni per buttare via quei tre soldi di cui gli italiani dispongono che davvero fa spavento. E, si badi bene, un primo evidente incremento di tutto ciò lo si ebbe dopo la falsa stagione moralizzatrice denominata “Mani Pulite”, quando assieme al primo saccheggio dello Stato italiano che adesso viene ripreso in grande stile, si assistette ad un’ondata mai vista prima di “delizie” provenienti dall’Angloamerica. Qualcuno forse ricorderà le “sale bingo”, versione ammodernata della tombolata in famiglia, saltate fuori proprio nei primi anni Novanta. O i viaggetti di arzilli e scellerati vecchietti per i quali si organizzavano gite nella “nuova Slovenia” per buttare lì la loro pensione. O i “gratta e vinci”, successivamente resi più “sofisticati” differenziando l’offerta, fino a giungere alle follie della vacanza o del “vitalizio” in caso di vincita. Che tristezza: Lorsignori, i professionisti delle “privatizzazioni”, a rimpinzarsi con le membra del fu “patrimonio pubblico” accumulato coi sacrifici di una nazione affinché fosse ben gestito, mentre la massa rincretinita ed illusa “gratta” nella speranza di “cambiare vita”. Tra l’altro, quest’anelito a “cambiare vita” diffuso nella gente più ignorante, oltre che indicare la non eccelsa esistenza che conduce, a livello “spirituale” ha delle ricadute devastanti poiché l’insoddisfazione è essenzialmente ingratitudine, e “rendere grazie” a Dio è l’atto che tutti, per sperare almeno di “salvarsi”, dovrebbero compiere quotidianamente per tutti i benefici e le bellezze di cui sono stati onorati; solo che non se ne accorgono, perché da una parte sono stati abituati a non accontentarsi mai, dall’altra vivono effettivamente una “vita senza senso”, la quale, però, al confronto di quella di un minatore cileno o di un contadino africano dal punto di vista materiale è infinitamente più agevole… Con la diffusione di internet, inoltre, non vi è stato praticamente più limite alle scommesse cosiddette “sportive” (lo sport è ben altra cosa: lo si fa e non lo guarda!). Dai “punti” specializzati, che spesso sorgono alla confluenza di masse di abbrutiti – ma anche di “gente normale”, che così viene ‘adescata’ - quali le adiacenze delle stazioni ferroviarie, dove non è raro trovare abbandonate lì davanti mucchi di bottiglie di birra o altra bevanda inebriante (un vizio tira l’altro: il classico scommettitore incallito beve e fuma), si è passati al “gioca sicuro” on line; qui la fantasia diabolica s’è scatenata, al punto che giocano tutti, anche i ragazzini con la complicità di genitori dementi, e si punta su tutto, anche in corso d’opera, ovvero mentre stanno giocando la tal partita che il “malato” altrimenti detto “sportivo” (da poltrona) si starà godendo grazie alla sua amata “pay tv”. Una delle cose che lascia stupefatti è che dalle scommesse sulle squadre italiane si è passati alle puntate su tutti i campionati possibili e immaginabili. Ma pensiamoci un attimo: qual è la storica “patria delle scommesse”? Ma l’Inghilterra, che diamine! E dove si è tenuta, nel 1992, in piena “tempesta monetaria” sulla Lira, l’ormai leggendaria riunione dei vari traditori della patria, ancora oggi tutti lì a farci la pelle? Sul panfilo Britannia, di proprietà della Regina d’Inghilterra! Ergo: la sudditanza alla Perfida Albione - quella che ha schiavizzato mezzo mondo (si ricordi solo l’India, ridotta alla fame per due secoli!), che da sempre architetta guerre in casa altrui (accusando gli altri di averle volute), che rovina anche i propri “alleati”, che si tiene stretta la sua Sterlina ma controlla la BCE eccetera… -, questa sudditanza si esplica nella diffusione d’inveterate abitudini, diciamo così, del popolo britannico. Non sorprenderebbe quindi, se tra un po’ scoppiasse anche qua la mania delle corse dei levrieri, tanto è il grado di sudditanza alla City! Intanto, ‘accontentiamoci’ della “Las Vegas europea”, la quale, a riprova che “crisi” e degrado indotto procedono in maniera integrata, sorgerà in Spagna, un'altra nazione dotata del marchio “pigs” massacrata dalla piovra finanziaria cosiddetta “internazionale”. Eurovegas – ci assicurano i suoi ideatori - darà un contributo decisivo all’abbattimento della disoccupazione, ma in cambio pretendono, a mo’ di ricatto verso una classe politica imbelle, senza idee e totalmente succube, “agevolazioni e flessibilità”! Il tutto mentre agli spagnoli si chiedono, per “sanare il debito” (della “moneta-debito”!), le solite “lacrime e sangue”… Sull’identità, poi, dei grandi “magnati del gioco d’azzardo” a livello mondiale, è presto detta: meglio non fare troppi nomi per non essere tacciati di “antisemitismo” (l’ultima trincea di chi non ha più argomenti). Idem per il grande commercio di superalcolici, la pornografia e il relativo sfruttamento della prostituzione, compreso quello di giovanissime dell’est europeo, il cosiddetto “show business” che veicola contenuti satanisti e, dulcis in fundo, il traffico di organi. Che non si possa fare nulla di “concreto” contro questo male sparso a piene mani sulla terra, lo prova una recente vicenda: le dimissioni del Colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, il quale aveva inteso veder chiaro su questo immenso giro di soldi legato al gioco d’azzardo cosiddetto “legalizzato”. Chi può, infatti, sconfessare in maniera così plateale un onesto “servitore dello Stato” nell’esercizio delle sue funzioni, se non un potere “occulto” contro il quale non è lecito “osare”? Il punto è proprio questo. Se da un lato la nostra società viene sempre più sottoposta ad una “cura” che si traduce in un progressivo ed evidente degrado, ciò non può che essere il risultato del furto, ad opera di chi ci ha dapprima invaso e poi selezionato le marionette che danno l’impressione di “governarci”, delle nostre indipendenza, sovranità e libertà. Una volta detto “addio” a queste fondamentali istanze, ed abituata quella che un tempo era stata una “nazione” a non pensarsi più che una massa di “consumatori” e di fruitori di “servizi”, una “massa desiderante”, il resto è solo una conseguenza. Ovvero il degrado che avanza, nelle strade, nelle famiglie, nelle coscienze. Di cui un grave indizio, contro il quale un potere sano, rispettoso dell’Ordine divino che presto o tardi dovrà essere ristabilito, è senz’altro la diffusione delle scommesse e del gioco d’azzardo. di Enrico Galoppini

25 luglio 2012

Rivolte e guerre da manuale

Di cosa può essere capace chi brama la guerra? L’immaginazione potrebbe sorprendersi di fronte all’inesistenza di limiti. Ce l’hanno dimostrato in Libia, ce lo stanno facendo vedere in Siria, ci proveranno (e hanno già iniziato) con l’Iran. Il terrorismo diventa salvaguardia dei diritti umani, eserciti più o meno mercenari sono spacciati per “la resistenza”, governi legittimamente eletti diventano feroci e sanguinari regimi, capi di stato (rispettati e riveriti) che amministrano da anni si trasformano nel giro di poche settimane in crudeli oppressori, scelte di politica interna (come l’approvvigionamento energetico) sono vendute come intollerabili minacce. Insomma, l’assurdità diventa ovvietà, gli oppressori si trasformano in liberatori e l’incredibile diventa realtà. Orwell si inchinerebbe ai guerrafondai moderni. I geni del male contemporanei hanno avuto predecessori che hanno alimentato e strutturato forme di aggressione, occupazione e sterminio degne dei peggiori aguzzini o delle peggiori menti alberganti nei novelli dottori della morte. Queste canaglie bestemmiano definendosi ‘democratiche’ e coprono la loro malvagità con la cosiddetta ‘esportazione’ di ciò che non conoscono. Ci sono invece pratiche, tattiche e strategie ben note all’asse dei reali oppressori (da USraele ai loro ‘NATOriamente’ fedeli alleati europei), che datano addirittura all’inizio degli anni ’60. Cuba ha fatto scuola. Scrive Jesse Ventura, ex governatore del Minnesota (già Navy Seal), nel libro 63 documents the US Government doesn’t want you to read (in Italia “Il libro che nessun governo ti farebbe mai leggere”, Newton Compton editori) che “alla fine dell’aprile 2001, poco più di quattro mesi prima dell’11 settembre, si è scoperto incredibilmente che l’esercito americano aveva pianificato un finto attacco terroristico contro i suoi stessi cittadini. (…) Si trattava dell’Operazione Northwoods contro Cuba, approvata nel 1962 da tutti gli Stati Maggiori Riuniti.” Nel libro si trova un memorandum per il segretario della Difesa e per il capo delle operazioni militari avente per oggetto la giustificazione per l’intervento militare degli Stati Uniti a Cuba. Vengono elencati i pretesti utili per poter giustificare l’intervento militare, attraverso la pianificazione e la concentrazione di una serie di “incidenti che andranno a combinarsi con altri eventi in apparenza non collegati, allo scopo di camuffare l’obiettivo ultimo e creare la necessaria impressione della pericolosità e irresponsabilità su larga scala” del nemico. Nel memorandum, originariamente top secret, si legge nero su bianco che “il risultato voluto della realizzazione di questo piano sarà quello di mettere gli USA nell’apparente posizione di poter giustamente (…) diffondere l’idea nella comunità internazionale della minaccia portata da questo Paese (il nemico, NdA) alla pace dell’Occidente”. Dal 1962 a oggi, le istruzioni sono seguite alla perfezione. Nei documenti riportati da Ventura si legge che le menti del male auspicavano che “alla base di un intervento militare” ci fosse una provocazione e suggerivano come agire per metterla in atto: “Si potrebbe suscitare la reazione di quel governo con un piano segreto e fraudolento” e inoltre “andrebbero promosse azioni aggressive e ingannevoli per convincere” il nemico “di un’imminente invasione”. Nell’appendice del memorandum c’è poi la lista di interventi utili per decidere un attacco credibile. Si va dalla diffusione di voci (disinformazione), all’azione di alleati nel paese nemico affinché si insceni un attacco; dal provocare disordini all’organizzare un attentato con relative cerimonie funebri. In particolare, ci sono due proposte che non lasciano spazio a dubbi o a complottismi di sorta (se non quelli degli ideatori): far esplodere una nave americana e dare la colpa al nemico che si vuole aggredire; far esplodere un proprio mezzo senza equipaggio umano in territorio nemico e attribuire la responsabilità al governo che si vuole combattere, avendo l’accuratezza di pubblicare la lista delle (inesistenti) vittime sui giornali statunitensi “in modo da sollevare un’utile ondata di sdegno nella nazione.” E, se non bastasse, il documento desecretato invita a “sviluppare una campagna terroristica.” Correva l’anno 1962 quando questa strategia veniva elaborata e indicata come via maestra. Le guerre più recenti dimostrano l’efficacia delle operazioni ‘da manuale’ degli aggressori. Con alcune ‘migliorie’ come ad esempio l’intervento occulto attraverso quelli che vengono chiamati (e armati) ‘eserciti dei ribelli’ o ‘degli insorti’. La realtà ci insegna che i killer professionisti agiscono in segreto, nascosti, vicini ma invisibili alla vittima. E non sono paghi finché non hanno portato a termine la missione. Norman Podhoretz, firmatario del Project for a New American Century (PNAC), nel numero di settembre del 2002 della sua rivista Commentary scrisse che i regimi “che meritano abbondantemente di essere rovesciati e sostituiti non si limitano ai tre membri identificati dell’Asse del Male (Iran, Iraq e Corea del Nord, NdA). L’asse dovrebbe essere esteso almeno alla Siria, al Libano e alla Libia, ma anche ad ‘amici’ dell’America quali la famiglia reale saudita e l’Egitto di Mubarak, insieme all’Autorità Palestinese sia diretta da Arafat che da uno dei suoi scagnozzi.” L’agenda è in atto; la missione è in corso. E per chi vuole la guerra (e il preziosissimo bottino di guerra) non c’è nulla di impossibile o impraticabile. I media e i governi alleati sapranno costruire la matrice da metterci davanti agli occhi per nascondere la verità. di Monia Benini

24 luglio 2012

A cosa serve il servizio segreto?

Oggi per scoprire segreti militari basta un satellite o anche un Drone delle dimensioni di una mosca. Un servizio segreto serve a preparare e vincere una guerra, possibilmente senza combatterla, mediante il condizionamento della pubblica opinione. Ciò può avvenire mediante aggressione mediatica diretta ( es la BBC inglese con l’Italia 1940-1945) o la penetrazione capillare di idee opportunamente teleguidate che trasformino in verità assoluta un interesse politico ben identificato dalla geopolitica. ” L’aggressore è amante della pace. egli vorrebbe conquistare le nostre case senza sparare un sol colpo” ( Clausewitz, cap V “della superiorità della Difesa strategica”. Cito a memoria e una virgola potrebbe essere fuori posto) . Parlava di Napoleone e quindi nessuno dei presenti si offenda. In un mondo in cui si è disposti a credere a tutto, basta condizionare e rifornire con continuità i media e il piu è fatto. Il più grande successo dell’intelligence inglese degli ultimi quattrocento anni è l’aver introdotto il concetto di “equilibrio europeo” nelle cancellerie di tutto il mondo. Migliaia di diplomatici di tutta Europa hanno sempre dato per scontato che per avere la pace bisognasse assicurare l’equilibrio in Europa tra le varie potenze. Ci sono voluti quattro secoli per tornare al prisco concetto di naturale Unità del continente europeo che era stato il perno della vita del mondo dall’era dell’imperatore Augusto alla caduta di Costantinopoli. Non che non ci fossero guerre, ma miravano a mantenere o rifare l’impero o brigare una successione. La comunicazione oggi – fortemente integrata con l’intelligence al punto da essere ormai indistinguibile – è riuscita a far percepire una serie di concetti completamente falsi che ci stanno spingendo verso la guerra come capretti verso il sacrificio. Ad esempio, tutti ormai riteniamo che le sanzioni contro uno stato siano una alternativa alla guerra, mentre In realtà la preparano. Tutte le guerre più recenti – vedasi Irak ,Libia, Siria, – sono state precedute da sanzioni economiche più o meno stringenti che hanno avuto la funzione di indebolire l’avversario, minarne la coesione interna mediante impoverimento di alcuni strati sociali, limitarne le potenzialità militari e magari indurli ad atti di aggressione , in maniera da far apparire aggressore l’aggredito. Ora è la volta dell’Iran, attorno al quale è iniziato il balletto delle portaerei Enterprise, Stinton e un’altra di cui ora mi sfugge il nome. L’Iran è il terzo produttore al mondo di petrolio e il secondo di Gas naturale. Le sanzioni gli vengono applicate da circa trenta anni e con varie ragioni. Le prime sanzioni moderne furono applicate all’Italia a seguito della guerra d’Etiopia. ( tralascio il caso napoleonico di “blocco continentale” per non allungare oltremisura). L’esito non fu determinante per la relativa novità dello strumento, la forte coesione nazionale del momento ( anche il PCI propose di aderire al regime ) e le misure economiche adottate su suggerimento dell’ economista Giuseppe Palladino, sconosciuto ai più. Maggior successo ebbe il blocco dei rifornimenti petroliferi al Giappone da parte degli Stati Uniti iniziato nel 1940 che indusse i nipponici ad attaccare nel 1941, prima di essere troppo indeboliti. Le stesse sanzioni economiche imposte dalla Lega Araba contro Israele dal 1948 in poi hanno condotto a guerre ( due di autodifesa preventiva : 1956 contro l’Egitto e nel1982 contro il Libano mirante anche a forzare il blocco economico sull’anello più debole ; due di aggressione diretta 1967 e 1974 in cui gli arabi attaccarono. Ad onta di tutte queste dimostrazioni che le Sanzioni precedono e non impediscono le guerre, la pubblica opinione mondiale è condizionata a pensare il contrario. Un secondo condizionamento planetario consiste nella tecnica di definire ogni atto di resistenza ” crimini di guerra”. È ancora vivo in tutti noi il ricordo dell’ondata di indignazione emotiva suscitata dalla notizia dei diecimila morti in un giorno per mano di Gheddafi, le foto del cimitero di Tripoli in costruzione spacciato per ” fosse comuni” ecc. La notizia, precedette e giustificò l’intervento. Nessun media rettificò le false informazioni. Oggi, con la variante siriana, i ” diecimila morti in un giorno” sono stati trasformati in uno stillicidio di trenta / quaranta morti al giorno, recitati da uno sconosciuto ” addetto stampa” di una ignota organizzazione con base a Londra , senza che nessuna conferma professionale convincente sia intervenuta. Di certo, ci sono tre fatti: seicento ex “rivoluzionari” islamisti libici fanatici armati di tutto punto , trasferiti e pagati dagli USA, tramite i sauditi, stanno spargendo il terrore a macchia di leopardo sul territorio siriano, ritirandosi quando opportuno oltrefrontiera in Libano e in Turchia. Auto imbottite di tritolo sono scoppiate a Damasco provocando massacri, ma indignazione, non paura, al punto che ” i ribelli” hanno negato ogni partecipazione e dato la colpa a Al Kaida che come si sa, ha le spalle larghe e non ha ufficio stampa. Una intervista fatta da un giornalista inglese a Bashar el Assad che avevo personalmente messo su you tube e che poteva aiutare le persone a farsi una opinione indipendente , fu cancellata nel giro di un giorno , un anno e mezzo fa e sostituita dalla scritta ” cancellata”. You tube è mio e lo gestisco io. Se gli USA prenderanno il controllo dei giacimenti iraniani, otterrebbero di fatto il monopolio mondiale dell’energia e potrebbero in ogni momento giugulare Cina e Russia. Ogni notizia su Siria e Iran , anche la più innocente – di innocente non c’è più nulla – leggetela alla luce della geografia e della storia. Due volte. di Antonio de Martini

21 luglio 2012

Aspetti del degrado occidentale: il gioco d’azzardo

Una cosa è innegabile. Dove arrivano “l’Occidente”e la “modernità”, arriva il degrado. Il degrado dell’essere umano. Tutto o quasi, esteriormente, può dare l’impressione di essere “nuovo”, “avanti” e “pulito” rispetto a chi è “rimasto vecchio, indietro e sporco”, secondo quella miope visione che ancora spopola tra le generazioni più ‘stagionate’ cresciute nel mito del “miracolo economico” e tra certi giovinastri ridotti a zucche vuote da un sistema sempre più vacuo dal punto di vista valoriale, educativo ed esistenziale. Ma si tratta della facciata, dell’apparenza, alla quale tiene così tanto chi si compiace di essere “moderno”. Ma il fuori è bello e il dentro è brutto, potrebbe recitare una pubblicità che presentasse sinteticamente cosa sia il “mondo moderno”. Tuttavia il degrado, beninteso, una volta che s’insinua dentro l’uomo si rispecchia anche nel mondo esteriore, e già cominciamo a constatarne gravi e preoccupanti segnali, specialmente nelle grandi città. Ma quello che qui più mi preme è rilevare come la “modernità”, la “democrazia” compiuta, dopo aver abbagliato i più sprovveduti perché “indifesi” (e non vagamente “disinformati”) con i suoi abbaglianti specchietti, comporta un’inesorabile abdicazione dell’uomo da quella che dovrebbe essere la sua posizione “signorile” (rabbânî) nel contesto della Creazione. I demoni preposti allo scopo di traviare l’essere umano in ogni modo e farlo così fallire ne studiano di tutti i colori. Intendiamoci: per ogni tipo umano, ciascun “carattere”, esiste un tranello, un’insidia, di grado commisurato al suo grado di “consapevolezza”, o meglio di “realizzazione”. Con la maggioranza degli uomini, l’Avversario gioca per così dire “sul velluto”, quindi gli basta davvero ben poco per sviarlo. Uno di questi trucchi è il gioco d’azzardo. Cominciamo col dire che questa pratica è stata sempre condannata dalle tradizioni regolari, e tra queste l’Islam. Il motivo è presto detto: essa implica un ‘calcolo’ sul futuro, che nessun essere umano può conoscere, e soprattutto genera denaro dal denaro, senza sforzo, il che la equipara all’usura, al prestito ad interesse, insomma, all’attività cosiddetta “legale” che caratterizza il moderno settore finanziario. E non è solo l’Islam a sostenere che tutto ciò è profondamente aberrante: a beneficio di chi si dichiara “cristiano” solo per darsi una “identità” o per dare addosso a qualcun altro, ricordiamo l’episodio evangelico di Gesù che esce letteralmente dai gangheri (ed è l’unica volta!) per cacciare i “mercanti dal Tempio”. “Mercanti” che in realtà erano dei “cambiavalute”, i quali, lucrando sui “cambi”, fornivano alla “povera gente” che disponeva solo della moneta locale, la divisa con cui dovevano essere versate le tasse all’Impero. Ed era, sottolineiamolo, tutto “legale”… Il che non significa un bel niente, perché al di là della “legge” scritta per favorire qualche camarilla e tiranneggiare le vite degli uomini, esiste una “legge morale”, o meglio una legge divina che, provvidenzialmente, è stata resa nota agli uomini affinché poi non possano dire “non sapevamo” quando giungerà l’inevitabile flagello per il male e lo “scandalo” che è stato sparso. Dopo questa necessaria premessa, veniamo al tema dell’articolo, il gioco d’azzardo. A chiunque sarà capitato di osservare che, di pari passo con la proliferazione di filiali di banche e società finanziarie, stanno spuntando come funghi anche “sale da gioco” e “bische”, ovviamente dotate del crisma della “legalità”. Il fenomeno negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni preoccupanti. Vi sono bar che si trasformano d’un colpo, cambiando addirittura l’insegna, in sedi “in franchising” di qualche gestore di “slot machine”. Altrove, con maggiori ‘pretese’, aprono ampi e luccicanti ‘casinò da sfigati’, con decine di postazioni per “tentare la fortuna”. Questi ultimi sono situati preferibilmente nelle vicinanze di luoghi frequentati da masse ‘al pascolo’, ovvero i luoghi dello “shopping”. Ma mentre il casinò tradizionale aveva un che di artatamente “altolocato” (a partire dal mitico “rien ne va plus!”), e non a caso sorge al confine di Stato (Sanremo, Campione d’Italia…), coi clienti che vanno lì paludati da gran signori, queste ‘bische di quartiere’ sono alla portata di chiunque, col che l’occasione di andare a scialacquare il proprio denaro si presenta senza doversi recare chissà dove. Ripeto: stanno spuntando ovunque, segno che la perversa pratica si sta diffondendo a macchia d’olio. I bar, poi, non hanno mai brillato per la qualità della loro clientela, ma adesso, trasformandosi in “sale da gioco”, finiscono per somigliare alle proverbiali “spelonche di ladri”. Vi è infatti da rilevare che questi luoghi sono dei punti di raccolta di individui poco raccomandabili, fannulloni, parassiti e sfruttatori delle proprie malcapitate famiglie. Gente in qualche caso anche pericolosa. Questa piaga sociale non viene assolutamente tenuta in conto da uno “Stato” che anziché tutelare la salute e la probità delle famiglie, individua nell’apertura di sale da gioco e nell’istituzione di sempre nuovi concorsi a premi occasioni per “fare cassa”. La cosa triste è che si sono pure inventati un patetico bollino “gioca sicuro”, che chissà in quale modo dovrebbe impedire ad una persona di cadere nella “malattia del gioco”. Che vergogna! Che si tratti di una vera e propria malattia non lo dico io, ma lo Stato stesso, che in alcune strutture sanitarie pubbliche apre centri specializzati nella cura di persone per le quali il gioco d’azzardo è diventata una patologia incontrollabile. Ma come al solito, in regime democratico, non si “osa” mai abbastanza, perlomeno in quegli ambiti che comunque devono andare così (perché dove vogliono “osano” eccome). Ricordo infatti distintamente il parere di un “esperto” in camice bianco che interpellato da un giornalista su cosa ne pensasse del gioco d’azzardo rispose che “bisogna comunque giocare con moderazione”. Che coraggio, proprio lui, che avrà senz’altro esperienza di famiglie mandate in rovina, economica e morale, da un malcostume incoraggiato dallo Stato stesso! La pratica di scommettere, di fare delle “puntate”, di staccare un biglietto della lotteria, intendiamoci, è già presente da anni, con lo Stato che ci fa il suo bel gruzzolo senza mai riferire nel dettaglio che cosa fa con questa fortuna: ci ripaga, ai signori del denaro, gli “interessi sul debito”? Li spende nella farsesca “guerra al terrorismo” in Afghanistan? Li sperpera per rovinare la salute dei cittadini considerato che la continua irrorazione aerea di sostanze le più nocive avrà un costo esagerato? Non sono domande da poco. Siamo così passati, dopo una prima fase in cui il tutto sembrava “innocuo”, da una serie di scommesse e lotterie, quali Lotto ed Enalotto, Totocalcio, Totip, Lotteria di Capodanno, di Agnano, di Viareggio ecc. ad una quantità di occasioni per buttare via quei tre soldi di cui gli italiani dispongono che davvero fa spavento. E, si badi bene, un primo evidente incremento di tutto ciò lo si ebbe dopo la falsa stagione moralizzatrice denominata “Mani Pulite”, quando assieme al primo saccheggio dello Stato italiano che adesso viene ripreso in grande stile, si assistette ad un’ondata mai vista prima di “delizie” provenienti dall’Angloamerica. Qualcuno forse ricorderà le “sale bingo”, versione ammodernata della tombolata in famiglia, saltate fuori proprio nei primi anni Novanta. O i viaggetti di arzilli e scellerati vecchietti per i quali si organizzavano gite nella “nuova Slovenia” per buttare lì la loro pensione. O i “gratta e vinci”, successivamente resi più “sofisticati” differenziando l’offerta, fino a giungere alle follie della vacanza o del “vitalizio” in caso di vincita. Che tristezza: Lorsignori, i professionisti delle “privatizzazioni”, a rimpinzarsi con le membra del fu “patrimonio pubblico” accumulato coi sacrifici di una nazione affinché fosse ben gestito, mentre la massa rincretinita ed illusa “gratta” nella speranza di “cambiare vita”. Tra l’altro, quest’anelito a “cambiare vita” diffuso nella gente più ignorante, oltre che indicare la non eccelsa esistenza che conduce, a livello “spirituale” ha delle ricadute devastanti poiché l’insoddisfazione è essenzialmente ingratitudine, e “rendere grazie” a Dio è l’atto che tutti, per sperare almeno di “salvarsi”, dovrebbero compiere quotidianamente per tutti i benefici e le bellezze di cui sono stati onorati; solo che non se ne accorgono, perché da una parte sono stati abituati a non accontentarsi mai, dall’altra vivono effettivamente una “vita senza senso”, la quale, però, al confronto di quella di un minatore cileno o di un contadino africano dal punto di vista materiale è infinitamente più agevole… Con la diffusione di internet, inoltre, non vi è stato praticamente più limite alle scommesse cosiddette “sportive” (lo sport è ben altra cosa: lo si fa e non lo guarda!). Dai “punti” specializzati, che spesso sorgono alla confluenza di masse di abbrutiti – ma anche di “gente normale”, che così viene ‘adescata’ - quali le adiacenze delle stazioni ferroviarie, dove non è raro trovare abbandonate lì davanti mucchi di bottiglie di birra o altra bevanda inebriante (un vizio tira l’altro: il classico scommettitore incallito beve e fuma), si è passati al “gioca sicuro” on line; qui la fantasia diabolica s’è scatenata, al punto che giocano tutti, anche i ragazzini con la complicità di genitori dementi, e si punta su tutto, anche in corso d’opera, ovvero mentre stanno giocando la tal partita che il “malato” altrimenti detto “sportivo” (da poltrona) si starà godendo grazie alla sua amata “pay tv”. Una delle cose che lascia stupefatti è che dalle scommesse sulle squadre italiane si è passati alle puntate su tutti i campionati possibili e immaginabili. Ma pensiamoci un attimo: qual è la storica “patria delle scommesse”? Ma l’Inghilterra, che diamine! E dove si è tenuta, nel 1992, in piena “tempesta monetaria” sulla Lira, l’ormai leggendaria riunione dei vari traditori della patria, ancora oggi tutti lì a farci la pelle? Sul panfilo Britannia, di proprietà della Regina d’Inghilterra! Ergo: la sudditanza alla Perfida Albione - quella che ha schiavizzato mezzo mondo (si ricordi solo l’India, ridotta alla fame per due secoli!), che da sempre architetta guerre in casa altrui (accusando gli altri di averle volute), che rovina anche i propri “alleati”, che si tiene stretta la sua Sterlina ma controlla la BCE eccetera… -, questa sudditanza si esplica nella diffusione d’inveterate abitudini, diciamo così, del popolo britannico. Non sorprenderebbe quindi, se tra un po’ scoppiasse anche qua la mania delle corse dei levrieri, tanto è il grado di sudditanza alla City! Intanto, ‘accontentiamoci’ della “Las Vegas europea”, la quale, a riprova che “crisi” e degrado indotto procedono in maniera integrata, sorgerà in Spagna, un'altra nazione dotata del marchio “pigs” massacrata dalla piovra finanziaria cosiddetta “internazionale”. Eurovegas – ci assicurano i suoi ideatori - darà un contributo decisivo all’abbattimento della disoccupazione, ma in cambio pretendono, a mo’ di ricatto verso una classe politica imbelle, senza idee e totalmente succube, “agevolazioni e flessibilità”! Il tutto mentre agli spagnoli si chiedono, per “sanare il debito” (della “moneta-debito”!), le solite “lacrime e sangue”… Sull’identità, poi, dei grandi “magnati del gioco d’azzardo” a livello mondiale, è presto detta: meglio non fare troppi nomi per non essere tacciati di “antisemitismo” (l’ultima trincea di chi non ha più argomenti). Idem per il grande commercio di superalcolici, la pornografia e il relativo sfruttamento della prostituzione, compreso quello di giovanissime dell’est europeo, il cosiddetto “show business” che veicola contenuti satanisti e, dulcis in fundo, il traffico di organi. Che non si possa fare nulla di “concreto” contro questo male sparso a piene mani sulla terra, lo prova una recente vicenda: le dimissioni del Colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, il quale aveva inteso veder chiaro su questo immenso giro di soldi legato al gioco d’azzardo cosiddetto “legalizzato”. Chi può, infatti, sconfessare in maniera così plateale un onesto “servitore dello Stato” nell’esercizio delle sue funzioni, se non un potere “occulto” contro il quale non è lecito “osare”? Il punto è proprio questo. Se da un lato la nostra società viene sempre più sottoposta ad una “cura” che si traduce in un progressivo ed evidente degrado, ciò non può che essere il risultato del furto, ad opera di chi ci ha dapprima invaso e poi selezionato le marionette che danno l’impressione di “governarci”, delle nostre indipendenza, sovranità e libertà. Una volta detto “addio” a queste fondamentali istanze, ed abituata quella che un tempo era stata una “nazione” a non pensarsi più che una massa di “consumatori” e di fruitori di “servizi”, una “massa desiderante”, il resto è solo una conseguenza. Ovvero il degrado che avanza, nelle strade, nelle famiglie, nelle coscienze. Di cui un grave indizio, contro il quale un potere sano, rispettoso dell’Ordine divino che presto o tardi dovrà essere ristabilito, è senz’altro la diffusione delle scommesse e del gioco d’azzardo. di Enrico Galoppini