09 febbraio 2013

Le vere cause della crisi








   

La campagna elettorale ruota intorno al tema  unico della crisi economica (le troppe tasse ne sono un succedaneo dal momento che se  ne sono  create di nuove e si  sono aumentate le vecchie nel tentativo -sbagliato – di contrastarla). La cosa strana è che mentre solo di crisi si parla non se ne cercano le vere cause e si preferisce scannarsi  per dimostrare  che i governi di centro-destra hanno fatto peggio di quelli di centro-sinistra o viceversa.
    Il fatto è   che alcune di queste cause sono pressoché totalmente al di fuori dal potere di controllo e d'intervento dei partiti altre sono considerate  scarsamente produttive dal punto di vista elettorale, perché comuni a tutti i contendenti o comunque difficili da spiegare in modo incisivo   agli elettori.
    La causa prima, irrimediabile finché non si ribalta tutto, è insita nello stesso sistema economico occidentale (ormai mondiale), che punta (e non può fare altrimenti per sopravvivere) sulla crescita continua dell'economia  come se in  un mondo finito fosse possibile una crescita infinita. Eppure la convinzione della possibilità-necessità della crescita continua è così radicata che nessuno si accorge dell'assurdità di valutare la crisi in base a dati considerati disastrosi solo perché riportano la situazione economica del  2012 a quella del  2001, del 1998 o anche del 1984 cioè ad anni nei quali la recessione sembrava impossibile  e caso mai si protestava contro l'eccesso del consumismo.
 Altre cause  della crisi sono meno connaturate al sistema, ma ugualmente fuori dal controllo dei singoli Stati nazionali, che ben difficilmente riuscirebbero a rimangiarsi le decisioni prese  quando si scelse la strada della globalizzazione, che apriva alla concorrenza mondiale il mondo del lavoro. E' difficile dire  se in linea assoluta la globalizzazione sia stata un bene o un male. Certamente ha migliorato la situazione dei lavoratori del terzo e del quarto mondo, ma per quelli dei paesi occidentali e il loro benessere economico  è stata, come era  facile prevedere, un autentico disastro. Il principio dei vasi comunicanti vale anche in  economia e, venuti meno confini, ostacoli e barriere, comporta l'inevitabile  livellamento dei salari e, quindi, del livello di vita con conseguente miglioramento per i paesi poveri,  peggioramento per quelli  ricchi.
   Infine ci sono gli errori della nostra classe politica, non sempre necessariamente involontari e comunque anche questi difficilmente reversibili a causa della loro integrazione nel sistema europeo  (da questi nostri errori altri paesi, ad esempio la Germania, possono avere tratto beneficio). Il più grave indubbiamente la privatizzazione delle Banche ad opera del duo Ciampi-Amato. Come scrive Riccardo Ruggeri su “Italia Oggi”, per effetto di questo malaugurato provvedimento “le Banche hanno assunto un curioso status: se guadagnano danno dividendi principeschi agli azionisti e bonus-liquidazioni imperiali ai supermanager, se perdono paga lo Stato, se falliscono lo Stato le salva”.    A titolo di premio per questo brillante risultato Azelio Ciampi è stato nominato  presidente della Repubblica e Giuliano Amato è in predicato di sostituire Napolitano al Quirinale.
    Un altro macroscopico errore tutto italico è stato  il cambio folle lira/euro accettato da Romano Prodi, che dalla sera al mattino ha pressoché dimezzato i patrimoni e  le entrate degli italiani. Basti considerare  che prima dell'euro duemilioni al mese erano  un signor stipendio, subito dopo mille euro una mercede da sopravvivenza. Romano Prodi voleva fare entrare ad ogni costo l'Italia nell'area euro e di fronte ai dubbi avanzati dalla Germania e da altri paesi particolarmente diffidenti nei nostri confronti accettò il cambio di poco meno di 2.000 lire per euro  senza rendersi conto di avere in mano una carta formidabile per ottenere condizioni molto migliori, perché la Germania mai  avrebbe accettato l'euro se l'Italia, a quel momento la seconda potenza industriale europea, avesse conservato la lira e, quindi, la possibilità di farle concorrenza sui mercati mondiali svalutandola.  “Der Spiegel” del 7 maggio 2012 ha accusato, con tanto di documentazione,   Helmut  Kohl  di avere consentito a Prodi, allora presidente del Consiglio italiano (siamo nel 1998) di truccare le carte dei nostri bilanci  per fare figurare che l'Italia fosse, contrariamente al vero, in possesso dei requisiti richiesti per fare parte della moneta unica.  Secondo  Der Spiegel, molto interessato ad accusare il vecchio cancelliere, si trattò di un indebito favore  al nostro paese. Al contrario tutto lascia  credere che Kohl si sia preso gioco di Prodi conducendo il gioco a favore della sua Germania,  che aveva tutto l'interesse ad avere l'Italia sotto controllo nell'euro.
   In ricompensa Prodi  ha avuto la presidenza della Commissione europea e adesso è a sua volta in lizza per il Quirinale.  

di Francesco Mario Agnoli 

08 febbraio 2013

Più pilu per tutti

Nonostante tutti i risultati delle analisi oggettive (seppur edulcorati per evitare il panico) fotografino un paese devastato e ridotto in macerie, dove ormai lavora (spesso senza un salario adeguato) un italiano su due e la metà delle famiglie si rivela incapace di provvedere al proprio sostentamento. Dove un migliaio d'imprese chiude ogni giorno i battenti, dove la tassazione ha raggiunto un livello tale da rendere qualsiasi investimento e qualsiasi attività un esercizio di pura follia, dove tutto (compreso la gioia di vivere) cala progressivamente sempre più in basso, con l'unica eccezione dei prezzi di beni in larga parte ormai inarrivabili. Dove perfino il "parcheggio" universitario è entrato pesantemente in crisi, essendo venuti a mancare i fondi per mantenere i figlioli nel limbo, dove l'unica alternativa ad una lenta agonia sembra consistere nel tentativo di espatriare, verso qualche paese nel quale l'opera di devastazione non abbia ancora raggiunto il nostro livello, con negli occhi il terrore che possa raggiungerlo durante il tempo necessario per il viaggio, sembra esserci ancora lo spazio per un vasto campionario di specchietti e perline colorate da distribuire gratuitamente (i sogni notoriamente non costano nulla) al popolo della campagna elettorale.... Quegli stessi personaggi che lavorando per conto terzi, spesso nascosti dietro le bandiere (destra e sinistra) d'ideologie appannaggio del passato, hanno contribuito in prima persona a portare l'Italia qua dove giace oggi, si apprestano a ricevere i voti necessari per intraprendere un nuovo mandato, nel corso del quale portare a termine il lavoro commissionato dalla BCE, dall'FMI, dalla UE e da tutti i grandi poteri finanziari che gestiscono le sigle in questione. E riscontrando come la massa degli astanti si manifesti un poco recalcitrante nei loro confronti, sembrano intenzionati a barattare il voto con promesse, speranze ed esperienze oniriche di ultima generazione. C'è chi dopo essere stato artefice di un colpo di stato (che lo mantiene ancora in sella) ed avere governato l'anno più disastroso dell'Italia del dopoguerra, dando origine a un regime di polizia fiscale degno del peggior incubo di Orwell, promette la progressiva eliminazione della marea di tasse da lui stesso create, nonostante stia continuando a produrne di nuove anche in questi ultimi giorni di golpe. C'è chi dopo avere deposto il mandato popolare nelle mani di un golpista, promette la restituzione del maltolto, nonostante abbia pedissequamente votato ogni tassa ed ogni balzello che hanno contribuito a costituirlo. C'è chi, dopo avere votato a testa china le stesse tasse e gli stessi balzelli, promette un'Italia giusta, declinando la parola giustizia alla stessa maniera in cui tramite Equitalia è stato decinato il termine equità. C'è chi promette rivoluzioni colorate e civili, ridando vita ad una combriccola di moribondi il cui atto in assoluto più rivoluzionario fu quello di firmare un dodecalogo dove si diceva più TAV, più guerra, più liberalizzazioni, meno pensioni e più rigore. Non mancherà chi vi prometterà la benzina a metà prezzo, l'aria pulita, posti di lavoro ben remunerati, l'uscita dall'euro, la guerra con la Merkel, il boom economico, la sovranità perduta e pure quella in fase di svendita, le pensioni che non esistono più, la crescita e lo sviluppo verdi e profumati all'aroma che preferite e pure qualche optional da scegliere personalmente. Purché li votiate e comunque votiate, avrete rimesso il mandato nelle mani della BCE, dell'FMI, della UE e dei loro padroni e dopo esservi trastullati fantasticando intorno al fascino onirico di tante promesse, occorrerà tornare alla cruda realtà. Un paese devastato fin nelle sue fondamenta e ancora nelle mani di chi sta continuando a smantellarlo pezzo per pezzo, incurante del futuro di tutti noi che ci siamo dentro.

 di Marco Cedolin

07 febbraio 2013

Vi preghiamo di scusarci, ma non riusciamo a produrre più di quanto voi riuscite a rubare

La gente non ha lavoro, non produce, non consuma – le fabbriche chiudono, il debito aumenta, il pil sprofonda, la borsa crolla – si spengono i boiler, il riscaldamento, si evita di usare l’automobile, di pagare bolli, assicurazioni, meccanici e sanzioni amministrative – di andare dal dentista, dall’oculista, dal farmacista, mentre la produzione industriale sta precipitando ai minimi di sempre e presto, la disoccupazione; raggiungerà livelli impressionanti. Una vera calamita, che lo stato intende contrastare dando soldi alle banche. Quale è la logica, ci domandiamo tutti, colti da infinito stupore, di questa operazione? E quale sofisticata e geniale strategia ha architettato la politica, perché a noi, poveri tapini ignoranti, sia negata la comprensione di un tale inedito e singolare piano di risanamento? Io non sarò un genio, ma mi associo alle parole di Einstein quando afferma “che non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. Solo le logiche perverse delle democrazie occidentali, prevedono che in tempo di crisi si debbano finanziare i ladri e fare morire i derubati! E’ questo, dunque, il modo in cui intendono “dare fiato ai consumi e ossigeno all’economia?” Questa equazione non riesce ad entrarmi in testa! Le banche, che rappresentano quel soggetto che più di ogni altro ha concorso al dissesto socio/economico (la “crisi”) dei paesi dell’eurozona, oltre a non essere mai state sanzionate e denunciate all’autorità competente per crimini finanziari, vengono spudoratamente e inspiegabilmente premiate. Negli ultimi 15 anni le banche hanno accumulato fortune stratosferiche sulla pelle dei cittadini che, in pochi anni, si sono ritrovati in brache di tela rapinati dei loro risparmi, pensioni e liquidazioni. In che modo si è potuto attuare un tale raggiro e crimine? La totale assenza di etica deontologica di questi parassiti e sanguisughe della finanza, li ha portati ad avere la strada spianata verso ogni sopruso, senza avvertire il men che minimo senso di colpa. Del resto questa è una caratteristica fondamentale (credenziale pregiudicante) al fine di avere accesso ai palazzi del potere: “essere corruttibili, e affinare la menzogna a tal punto che sembri una verità”. Il personale bancario, selezionato ad hoc per svolgere questo lavoro sporco nel modo più consono ai desideri (ordini tassativi!) dei banchieri, rifila agli ignari clienti ciò che di più rischioso e tossico ci possa essere sul mercato finanziario – che siano azioni, obbligazioni, titoli, fondi e tanto altro ancora. Per capirne il perché, dobbiamo immaginare le banche come le affiliate ad una grande casa da gioco d’azzardo, dove tutti i profitti incamerati, sono il frutto delle perdite dei giocatori clienti. A tutti gli effetti, una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso – con l’aggravante che la stessa è regolamentata dallo stato! Le banche dunque, incassano tangenti, proporzionalmente alla loro capacità di sapere vendere spazzatura finanziaria alla clientela, che in pochi mesi vede sfumare il suo investimento. Ma oggi, limoni da spremere in giro non ce ne sono più! La gente chiude i conti correnti, non compra azioni, evita ogni tipo di investimento e il listino di borsa si avvia al definitivo tracollo, condizionato dai titoli bancari. Il valore degli immobili, che in tempi normali cresceva in maniera inversamente proporzionale all’andamento negativo del MIB, oggi si allinea al crollo delle borse. Questo dato, la dice lunga e in maniera esplicita di quanto la situazione odierna sia drammatica e sul punto di esplodere. Così le banche, oggi a corto di liquidità e non potendo più attingere risorse dalla cittadinanza, si scannano fra loro in un gioco al massacro, tradendo quel patto di “non belligeranza” che, all’origine, avevano stipulato fra loro per estorcere denaro alla gente. Salvare dunque le banche europee dal tracollo imminente, non ha nessun effetto benefico sulle società, ma limita semplicemente (e solo per il momento), l’inevitabile fallimento di tutti quei gruppi di potere che non sono più in condizione di onorare, di tenere testa, a tutte quelle spese pazze e miliardarie, che negli ultimi 15 anni hanno contraddistinto la natura maligna e criminale di questi vampiri del sangue dei nostri figli. Un’idea talmente malsana questa, che non salverà ne capre e ne cavoli, ma accelererà quel processo di necrosi che sta uccidendo, giorno dopo giorno la civiltà dei consumi. E grazie a Dio!! E non pensiate che questi signori della finanza, siano quattro gatti, ma stiamo parlando di qualche milione di persone che vivono nel lusso più sfrenato, e della lussuria hanno fatto il loro stile di vita. Gente che butta denaro come coriandoli a carnevale, e che non avendolo mai guadagnato, non ne conoscono l’effettivo valore. E ripeto, qualche milione di persone che trascorrono le loro giornate oziando fra centri benessere, interventi di chirurgia plastica, feste, e facendo shopping – gente che possiede case in ogni luogo del pianeta, barche, yacht, e automobili milionarie, e una schiera di servi e cortigiani al soldo, da fare invidia ai principi di un tempo. Una vita da nababbi consumata fra amanti, baldracche, regalie e cocaina – e tutto questo, cari amici, con i soldi sottratti indebitamente alla comunità. Se moltiplicassimo le spese annue di uno di questi farabutti e cortigiani al seguito, per qualche milione, i conti sono presto fatti e comprenderemmo il perché della nostra misera condizione. di Gianni Tirelli

09 febbraio 2013

Le vere cause della crisi








   

La campagna elettorale ruota intorno al tema  unico della crisi economica (le troppe tasse ne sono un succedaneo dal momento che se  ne sono  create di nuove e si  sono aumentate le vecchie nel tentativo -sbagliato – di contrastarla). La cosa strana è che mentre solo di crisi si parla non se ne cercano le vere cause e si preferisce scannarsi  per dimostrare  che i governi di centro-destra hanno fatto peggio di quelli di centro-sinistra o viceversa.
    Il fatto è   che alcune di queste cause sono pressoché totalmente al di fuori dal potere di controllo e d'intervento dei partiti altre sono considerate  scarsamente produttive dal punto di vista elettorale, perché comuni a tutti i contendenti o comunque difficili da spiegare in modo incisivo   agli elettori.
    La causa prima, irrimediabile finché non si ribalta tutto, è insita nello stesso sistema economico occidentale (ormai mondiale), che punta (e non può fare altrimenti per sopravvivere) sulla crescita continua dell'economia  come se in  un mondo finito fosse possibile una crescita infinita. Eppure la convinzione della possibilità-necessità della crescita continua è così radicata che nessuno si accorge dell'assurdità di valutare la crisi in base a dati considerati disastrosi solo perché riportano la situazione economica del  2012 a quella del  2001, del 1998 o anche del 1984 cioè ad anni nei quali la recessione sembrava impossibile  e caso mai si protestava contro l'eccesso del consumismo.
 Altre cause  della crisi sono meno connaturate al sistema, ma ugualmente fuori dal controllo dei singoli Stati nazionali, che ben difficilmente riuscirebbero a rimangiarsi le decisioni prese  quando si scelse la strada della globalizzazione, che apriva alla concorrenza mondiale il mondo del lavoro. E' difficile dire  se in linea assoluta la globalizzazione sia stata un bene o un male. Certamente ha migliorato la situazione dei lavoratori del terzo e del quarto mondo, ma per quelli dei paesi occidentali e il loro benessere economico  è stata, come era  facile prevedere, un autentico disastro. Il principio dei vasi comunicanti vale anche in  economia e, venuti meno confini, ostacoli e barriere, comporta l'inevitabile  livellamento dei salari e, quindi, del livello di vita con conseguente miglioramento per i paesi poveri,  peggioramento per quelli  ricchi.
   Infine ci sono gli errori della nostra classe politica, non sempre necessariamente involontari e comunque anche questi difficilmente reversibili a causa della loro integrazione nel sistema europeo  (da questi nostri errori altri paesi, ad esempio la Germania, possono avere tratto beneficio). Il più grave indubbiamente la privatizzazione delle Banche ad opera del duo Ciampi-Amato. Come scrive Riccardo Ruggeri su “Italia Oggi”, per effetto di questo malaugurato provvedimento “le Banche hanno assunto un curioso status: se guadagnano danno dividendi principeschi agli azionisti e bonus-liquidazioni imperiali ai supermanager, se perdono paga lo Stato, se falliscono lo Stato le salva”.    A titolo di premio per questo brillante risultato Azelio Ciampi è stato nominato  presidente della Repubblica e Giuliano Amato è in predicato di sostituire Napolitano al Quirinale.
    Un altro macroscopico errore tutto italico è stato  il cambio folle lira/euro accettato da Romano Prodi, che dalla sera al mattino ha pressoché dimezzato i patrimoni e  le entrate degli italiani. Basti considerare  che prima dell'euro duemilioni al mese erano  un signor stipendio, subito dopo mille euro una mercede da sopravvivenza. Romano Prodi voleva fare entrare ad ogni costo l'Italia nell'area euro e di fronte ai dubbi avanzati dalla Germania e da altri paesi particolarmente diffidenti nei nostri confronti accettò il cambio di poco meno di 2.000 lire per euro  senza rendersi conto di avere in mano una carta formidabile per ottenere condizioni molto migliori, perché la Germania mai  avrebbe accettato l'euro se l'Italia, a quel momento la seconda potenza industriale europea, avesse conservato la lira e, quindi, la possibilità di farle concorrenza sui mercati mondiali svalutandola.  “Der Spiegel” del 7 maggio 2012 ha accusato, con tanto di documentazione,   Helmut  Kohl  di avere consentito a Prodi, allora presidente del Consiglio italiano (siamo nel 1998) di truccare le carte dei nostri bilanci  per fare figurare che l'Italia fosse, contrariamente al vero, in possesso dei requisiti richiesti per fare parte della moneta unica.  Secondo  Der Spiegel, molto interessato ad accusare il vecchio cancelliere, si trattò di un indebito favore  al nostro paese. Al contrario tutto lascia  credere che Kohl si sia preso gioco di Prodi conducendo il gioco a favore della sua Germania,  che aveva tutto l'interesse ad avere l'Italia sotto controllo nell'euro.
   In ricompensa Prodi  ha avuto la presidenza della Commissione europea e adesso è a sua volta in lizza per il Quirinale.  

di Francesco Mario Agnoli 

08 febbraio 2013

Più pilu per tutti

Nonostante tutti i risultati delle analisi oggettive (seppur edulcorati per evitare il panico) fotografino un paese devastato e ridotto in macerie, dove ormai lavora (spesso senza un salario adeguato) un italiano su due e la metà delle famiglie si rivela incapace di provvedere al proprio sostentamento. Dove un migliaio d'imprese chiude ogni giorno i battenti, dove la tassazione ha raggiunto un livello tale da rendere qualsiasi investimento e qualsiasi attività un esercizio di pura follia, dove tutto (compreso la gioia di vivere) cala progressivamente sempre più in basso, con l'unica eccezione dei prezzi di beni in larga parte ormai inarrivabili. Dove perfino il "parcheggio" universitario è entrato pesantemente in crisi, essendo venuti a mancare i fondi per mantenere i figlioli nel limbo, dove l'unica alternativa ad una lenta agonia sembra consistere nel tentativo di espatriare, verso qualche paese nel quale l'opera di devastazione non abbia ancora raggiunto il nostro livello, con negli occhi il terrore che possa raggiungerlo durante il tempo necessario per il viaggio, sembra esserci ancora lo spazio per un vasto campionario di specchietti e perline colorate da distribuire gratuitamente (i sogni notoriamente non costano nulla) al popolo della campagna elettorale.... Quegli stessi personaggi che lavorando per conto terzi, spesso nascosti dietro le bandiere (destra e sinistra) d'ideologie appannaggio del passato, hanno contribuito in prima persona a portare l'Italia qua dove giace oggi, si apprestano a ricevere i voti necessari per intraprendere un nuovo mandato, nel corso del quale portare a termine il lavoro commissionato dalla BCE, dall'FMI, dalla UE e da tutti i grandi poteri finanziari che gestiscono le sigle in questione. E riscontrando come la massa degli astanti si manifesti un poco recalcitrante nei loro confronti, sembrano intenzionati a barattare il voto con promesse, speranze ed esperienze oniriche di ultima generazione. C'è chi dopo essere stato artefice di un colpo di stato (che lo mantiene ancora in sella) ed avere governato l'anno più disastroso dell'Italia del dopoguerra, dando origine a un regime di polizia fiscale degno del peggior incubo di Orwell, promette la progressiva eliminazione della marea di tasse da lui stesso create, nonostante stia continuando a produrne di nuove anche in questi ultimi giorni di golpe. C'è chi dopo avere deposto il mandato popolare nelle mani di un golpista, promette la restituzione del maltolto, nonostante abbia pedissequamente votato ogni tassa ed ogni balzello che hanno contribuito a costituirlo. C'è chi, dopo avere votato a testa china le stesse tasse e gli stessi balzelli, promette un'Italia giusta, declinando la parola giustizia alla stessa maniera in cui tramite Equitalia è stato decinato il termine equità. C'è chi promette rivoluzioni colorate e civili, ridando vita ad una combriccola di moribondi il cui atto in assoluto più rivoluzionario fu quello di firmare un dodecalogo dove si diceva più TAV, più guerra, più liberalizzazioni, meno pensioni e più rigore. Non mancherà chi vi prometterà la benzina a metà prezzo, l'aria pulita, posti di lavoro ben remunerati, l'uscita dall'euro, la guerra con la Merkel, il boom economico, la sovranità perduta e pure quella in fase di svendita, le pensioni che non esistono più, la crescita e lo sviluppo verdi e profumati all'aroma che preferite e pure qualche optional da scegliere personalmente. Purché li votiate e comunque votiate, avrete rimesso il mandato nelle mani della BCE, dell'FMI, della UE e dei loro padroni e dopo esservi trastullati fantasticando intorno al fascino onirico di tante promesse, occorrerà tornare alla cruda realtà. Un paese devastato fin nelle sue fondamenta e ancora nelle mani di chi sta continuando a smantellarlo pezzo per pezzo, incurante del futuro di tutti noi che ci siamo dentro.

 di Marco Cedolin

07 febbraio 2013

Vi preghiamo di scusarci, ma non riusciamo a produrre più di quanto voi riuscite a rubare

La gente non ha lavoro, non produce, non consuma – le fabbriche chiudono, il debito aumenta, il pil sprofonda, la borsa crolla – si spengono i boiler, il riscaldamento, si evita di usare l’automobile, di pagare bolli, assicurazioni, meccanici e sanzioni amministrative – di andare dal dentista, dall’oculista, dal farmacista, mentre la produzione industriale sta precipitando ai minimi di sempre e presto, la disoccupazione; raggiungerà livelli impressionanti. Una vera calamita, che lo stato intende contrastare dando soldi alle banche. Quale è la logica, ci domandiamo tutti, colti da infinito stupore, di questa operazione? E quale sofisticata e geniale strategia ha architettato la politica, perché a noi, poveri tapini ignoranti, sia negata la comprensione di un tale inedito e singolare piano di risanamento? Io non sarò un genio, ma mi associo alle parole di Einstein quando afferma “che non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. Solo le logiche perverse delle democrazie occidentali, prevedono che in tempo di crisi si debbano finanziare i ladri e fare morire i derubati! E’ questo, dunque, il modo in cui intendono “dare fiato ai consumi e ossigeno all’economia?” Questa equazione non riesce ad entrarmi in testa! Le banche, che rappresentano quel soggetto che più di ogni altro ha concorso al dissesto socio/economico (la “crisi”) dei paesi dell’eurozona, oltre a non essere mai state sanzionate e denunciate all’autorità competente per crimini finanziari, vengono spudoratamente e inspiegabilmente premiate. Negli ultimi 15 anni le banche hanno accumulato fortune stratosferiche sulla pelle dei cittadini che, in pochi anni, si sono ritrovati in brache di tela rapinati dei loro risparmi, pensioni e liquidazioni. In che modo si è potuto attuare un tale raggiro e crimine? La totale assenza di etica deontologica di questi parassiti e sanguisughe della finanza, li ha portati ad avere la strada spianata verso ogni sopruso, senza avvertire il men che minimo senso di colpa. Del resto questa è una caratteristica fondamentale (credenziale pregiudicante) al fine di avere accesso ai palazzi del potere: “essere corruttibili, e affinare la menzogna a tal punto che sembri una verità”. Il personale bancario, selezionato ad hoc per svolgere questo lavoro sporco nel modo più consono ai desideri (ordini tassativi!) dei banchieri, rifila agli ignari clienti ciò che di più rischioso e tossico ci possa essere sul mercato finanziario – che siano azioni, obbligazioni, titoli, fondi e tanto altro ancora. Per capirne il perché, dobbiamo immaginare le banche come le affiliate ad una grande casa da gioco d’azzardo, dove tutti i profitti incamerati, sono il frutto delle perdite dei giocatori clienti. A tutti gli effetti, una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso – con l’aggravante che la stessa è regolamentata dallo stato! Le banche dunque, incassano tangenti, proporzionalmente alla loro capacità di sapere vendere spazzatura finanziaria alla clientela, che in pochi mesi vede sfumare il suo investimento. Ma oggi, limoni da spremere in giro non ce ne sono più! La gente chiude i conti correnti, non compra azioni, evita ogni tipo di investimento e il listino di borsa si avvia al definitivo tracollo, condizionato dai titoli bancari. Il valore degli immobili, che in tempi normali cresceva in maniera inversamente proporzionale all’andamento negativo del MIB, oggi si allinea al crollo delle borse. Questo dato, la dice lunga e in maniera esplicita di quanto la situazione odierna sia drammatica e sul punto di esplodere. Così le banche, oggi a corto di liquidità e non potendo più attingere risorse dalla cittadinanza, si scannano fra loro in un gioco al massacro, tradendo quel patto di “non belligeranza” che, all’origine, avevano stipulato fra loro per estorcere denaro alla gente. Salvare dunque le banche europee dal tracollo imminente, non ha nessun effetto benefico sulle società, ma limita semplicemente (e solo per il momento), l’inevitabile fallimento di tutti quei gruppi di potere che non sono più in condizione di onorare, di tenere testa, a tutte quelle spese pazze e miliardarie, che negli ultimi 15 anni hanno contraddistinto la natura maligna e criminale di questi vampiri del sangue dei nostri figli. Un’idea talmente malsana questa, che non salverà ne capre e ne cavoli, ma accelererà quel processo di necrosi che sta uccidendo, giorno dopo giorno la civiltà dei consumi. E grazie a Dio!! E non pensiate che questi signori della finanza, siano quattro gatti, ma stiamo parlando di qualche milione di persone che vivono nel lusso più sfrenato, e della lussuria hanno fatto il loro stile di vita. Gente che butta denaro come coriandoli a carnevale, e che non avendolo mai guadagnato, non ne conoscono l’effettivo valore. E ripeto, qualche milione di persone che trascorrono le loro giornate oziando fra centri benessere, interventi di chirurgia plastica, feste, e facendo shopping – gente che possiede case in ogni luogo del pianeta, barche, yacht, e automobili milionarie, e una schiera di servi e cortigiani al soldo, da fare invidia ai principi di un tempo. Una vita da nababbi consumata fra amanti, baldracche, regalie e cocaina – e tutto questo, cari amici, con i soldi sottratti indebitamente alla comunità. Se moltiplicassimo le spese annue di uno di questi farabutti e cortigiani al seguito, per qualche milione, i conti sono presto fatti e comprenderemmo il perché della nostra misera condizione. di Gianni Tirelli