31 marzo 2013

La presidente argentina esorta i leader europei a opporsi ai “predatori finanziari”



 Aprendo la nuova legislatura del Congresso Nazionale il 1 marzo, la Presidente dell’Argentina Cristina Fernandez de Kirchner ha puntato il dito contro i leader mondiali che si piegano ai fondi speculativi e che cercano di distruggere le nazioni, invece di difendere il benessere delle loro popolazioni.
Cristina Fernandez ha parlato del default argentino nel 2001-2002 e della conseguente ristrutturazione del debito sovrano, che ha costretto i detentori di titoli di stato (in larga parte stranieri) ad accettare una riduzione del valore nominale, gonfiato, di tali titoli, indicando il disastro in Europa. "E’ probabile che molti altri paesi, prima o poi, pur negando il disastro, ristrutturando e attuando salvataggi bancari, saranno costretti a ristrutturare il proprio debito riducendo i pagamenti ed i tempi di rimborso. Altrimenti come potranno pagare paesi come Grecia, Spagna e ora l’Italia, che a quanto scopriamo ha il dramma di non avere un governo?"
In questo contesto, ha aggiunto, le battaglie giudiziarie dell’Argentina contro gli speculatori e i loro fondi pirata, che continuano ad esigere il pieno pagamento, più gli interessi, sui titoli che detengono, sono emblematici, non solo in termini economici e finanziari, ma anche come un test politico. "La questione è se i principali leader mondiali, i membri del G-20, i capi degli istituti di credito ed i governi di varie nazioni del mondo lasceranno che una manciata di predatori finanziari – che si contano sulle dita di una mano – mandino in rovina il mondo intero, creino milioni di disoccupati, persone disperate che si suicidano, che hanno perso il lavoro, non possono andare a scuola, hanno perso la casa, o se daranno invece la priorità alla loro società, alla loro nazione, alla loro storia ed al loro patrimonio. Questo è in ballo oggi" ha dichiarato la Fernandez.
Riferendosi al calo della produzione industriale in Europa, e in particolare in Italia, ha considerato che "viviamo in un mondo strano, dove i leader che hanno più responsabilità, perché nei loro paesi si è generata la crisi, non hanno una percezione di ciò che sta avvenendo". E si è chiesta: "Come è possibile che si voglia sacrificare intere nazioni a dei piccoli gruppi" che esattamente come i fondi pirata che predano in Argentina "cercano di imporre le proprie condizioni al mondo intero?"
La Presidente argentina sottolinea che lo sviluppo scientifico e tecnologico è alla base del suo governo così come lo era di quello del suo scomparso marito, Nestor Kirchner, dichiarando che è sua ferma intenzione ricostruire l’infrastruttura scientifica che è stata decimata dalla giunta militare e dal regime del FMI dagli anni Settanta agli anni Novanta, costringendo decine di migliaia di scienziati e studenti universitari a lasciare il paese. Questo sarà al centro dell’attenzione anche in futuro, ha notato, giacché il paese dipende da ciò.
Quello che infuria il FMI, ha aggiunto, è che "fondamentalmente abbiamo avuto successo senza seguire la sua politica. Anzi, siamo andati contro tutte le cose che ci hanno detto di fare, e andiamo benissimo. Ecco perché vogliono punirci, non ci perdonano questo successo".

by  (MoviSol) 

30 marzo 2013

Scenari spaventosi e raccapriccianti



Paolo Becchi



 L’apertura delle consultazioni ed il conferimento del pre-incarico a Bersani segnano un momento decisivo per il MoVimento 5 Stelle. Decisivo, perché è nei prossimi giorni che il MoVimento dovrà dimostrare la propria forza politica e la propria capacità di non cadere nelle “trappole” che gli altri partiti gli tenderanno (come accaduto in occasione dell’elezione del Presidente del Senato). Secondo diversi opinionisti, politici e “intellettuali”, senza la formazione del nuovo Governo il lavoro del Parlamento non potrà iniziare. Personalmente non ne sono convinto, e sono ormai settimane che tento di spiegare questa posizione: con il Governo Monti dimissionario (e quindi in prorogatio di fatto), l’Assemblea può iniziare comunque la propria attività legislativa. A cominciare ad esempio dalla riforma della legge elettorale, dai tagli ai costi della politica e dall’eliminazione delle province.

 Ma andiamo avanti. Quali insidie, dunque, si preparano per il MoVimento? La tattica del Pd pare ormai abbastanza chiara. Bersani ha voluto ed ottenuto l’affidamento di un pre-incarico pur sapendo già di non poter ottenere la fiducia in Parlamento. Egli spera, probabilmente, di ripetere il bis rispetto a quanto accaduto con Grasso, di giocare d’azzardo confidando che, all’ultimo momento, alcuni senatori delle opposizioni finiscano per votare la fiducia al suo Governo. Il gioco del Pd è questo:costringere il MoVimento ad esprimere la propria linea politica a conti già fatti, ponendolo di fronte a un’alternativa secca: “O votate la fiducia oppure dimostrate di essere degli irresponsabili, perché è soltanto per colpa vostra che questo Paese è ingovernabile, per colpa vostra che si dovrà tornare a votare, per colpa vostra che i mercati reagiranno spingendo l’Italia (ancora una volta) verso il “rischio” Grecia.”


 È un’alternativa falsa, ed infida. Sarebbe il Pd, infatti, a dimostrarsi il vero irresponsabile decidendo coscientemente di formare un Governo pur sapendo che quest’ultimo non otterrà la fiducia. Chi sarà l’irresponsabile? Chi si dimostrerà incoerente e chi coerente? Chi è che da mesi ripete che non voterà nessuna fiducia a qualsiasi Governo Pd o Pdl che sia? È forse disposto il MoVimento a scendere a compromessi con questi partiti? A fare davvero delle distinzioni, delle eccezioni, delle valutazioni sul “meno peggio”? No, non può esserlo: i partiti politici vanno tutti combattuti sullo stesso piano; sono i nostri nemici politici, e con loro non è possibile alcuna alleanza. In questo il M5S ha dimostrato, negli ultimi giorni, tutta la sua forza politica: ha ribadito la sua netta opposizione ad ogni governo formato dalla partitocrazia, ha ripetuto che nessuna fiducia verrà accordata al Pd.

 Forse è per questo che il Pd potrebbe tentare di giocare un’altra carta, quella dell’“inciucio” con il Pdl, come le ultime dichiarazioni di Berlusconi sembrano suggerire. L’idea sarebbe questa: il Pdl vota la fiducia a un Governo Pd, e il Pd, in cambio, s’impegna a eleggere un Presidente della Repubblica che garantisca a Berlusconi di rimanere in Parlamento (visto il sempre più concreto rischio “ineleggibilità” di questi giorni) e di mettere fine attraverso immunità alla cosiddetta “persecuzione” giudiziaria (magari nominandolo senatore a vita). Berlusconi è disposto a tutto, ormai, a patto che gli venga assicurata la sopravvivenza: fine dei processi ed elezione “concordata” del prossimo Capo dello Stato. Così si muovono, in questa direzione, le strane trattative tra Pd, Monti e Lega, secondo trame invisibili e strategie del ragno da Prima Repubblica. Questa sarebbe la “responsabilità” politica di cui parla Bersani? Questa sarebbe la democrazia?

 Ancora un’ipotesi. Napolitano potrebbe tentare di proseguire nella linea della sua Terza Repubblica: imporre a Bersani di guidare un nuovo governo di “tecnici”, questa volta spostato a sinistra (Rodotà, Onida, Zagrebelsky, Marzano, forse qualche prete, qualche donna, qualche santo, qualche navigatore). Una forma di suicidio assistito, nelle mani del Presidente della Repubblica. Certo è che iniziare una nuova legislatura con un nuovo Governo del Presidente sarebbe un “colpo di Stato” ancor più grave di quello che portò, lo scorso anno, Monti alla Presidenza del Consiglio.

Tutte queste ipotesi, perché? Perché è evidente quello che sta accadendo: trovare una soluzione, una qualsiasi soluzione, anche profondamente antidemocratica, pur di non tornare alle elezioni. E’ questa la linea che condividono i partiti, Pd e Pdl in testa, il Capo dello Stato, l’attuale Governo dimissionario e tutto il sistema di interessi esistente intorno alla partitocrazia. Meglio un governo tecnico, un governo non democratico, un governo improvvisato, che le elezioni. Qualsiasi soluzione, lo ripeto: i compromessi e negoziati si stanno realizzando sia per quanto riguarda il Governo che il futuro Capo dello Stato, conscenari spaventosi e raccapriccianti, come l’appoggio di senatori leghisti al Pd o la concessione, da parte del Partito Democratico, di assicurazioni e garanzie a Berlusconi. Un connubio, un “inciucio” mai visto né pensato, con un’occupazione sistematica di tutte le cariche dello Stato – dal Quirinale al Governo – da parte dell’asse Pd – Pdl.

 Davvero è meglio tutto questo, o invece si dovrebbe arrivare, finalmente, alla constatazione che, poiché non c’è la possibilità di formare una maggioranza solida per governare, si debba ritornare alle urne? Meglio un nuovo Governo Bersani che navigherà a vista come ai tempi della Prima Repubblica? Meglio un nuovo Governo Pd-Pdl o Pd-Monti-Lega (?!!), risultato del più grande “inciucio” che la storia repubblicana abbia mai visto? Meglio un nuovo Governo Tecnico che farà la fine di quello precedente nel giro di un anno? O non sarebbe meglio ricorrere alla volontà popolare con una nuova legge elettorale?

 Si ripete che, senza un nuovo Governo, non sarebbe possibile approvare una nuova legge elettorale. È un falso colossale. Il Parlamento può già legiferare, in questo momento, anche con l’attuale Governo dimissionario (che è in prorogatio di fatto da già 3 mesi). E si dovrà iniziare la legislatura proprio a partire dalla legge elettorale. Se per anni si è ripetuto che il Porcellum deve essere abbandonato e se, nel contempo, si dice che, in questo momento, l’approvazione di una nuova legge elettorale richiederebbe trattative politiche e tempistiche troppo complicate in una fase come questa, allora basterebbe accordarsi su una soluzione molto semplice: votare con la legge elettorale precedente, il Mattarellum. Per fare questo, basterebbe approvare una legge con un solo articolo, che recitasse: “L’attuale legge elettorale è abrogata. Rivive la precedente”. Se davvero i partiti volessero cambiare la legge elettorale, in pochi giorni si farebbe con una facilità disarmante.

 Cosa volete, allora, partiti ormai morti? Volete proseguire la lunga agonia o tornare alle urne, lasciando al popolo la decisione ultima sul destino politico di questo Paese? La verità è che stanno cercando di passare tra Scilla e Cariddi, evitando di sciogliere questa alternativa, perché, in entrambi i casi, la strada scelta non potrà che dare più forza al M5S. Tutto si può dire, ma non che il M5S sia responsabile di questo “stallo”: il moVimento ha, fin dall’inizio, sostenuto una linea politica decisa e coerente, ribadita anche durante le consultazioni con il Capo dello Stato. Lo ha detto chiaramente: il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica alla Camera, senza i voti contestati degli italiani all'estero, e pertanto è chiamata adassumersi le proprie responsabilità, mostrando la propria disponibilità ad accettare un eventuale incarico di Governo. Se non gli si vuole affidare il Governo, allora non si potrà che rivotare. Sono i vecchi partiti ad essere irresponsabili, in realtà, perché stanno tentando di prolungare il più possibile l’attuale crisi sperando di navigare a vista per un po’ di tempo, mantenendo questo Paese in stato vegetativo permanente nell’attesa che succeda qualcosa (un miracolo?) che possa salvarli. 

 di Paolo Becchi

29 marzo 2013

Il Bilderberg nomina il presidente della repubblica italiana



  
   
In un recente passato, che appare però lontanissimo, era stata promessa agli Italiani l’elezione diretta del capo dello Stato. Naturalmente non se n’è fatto nulla. In una cosa sola i nostri governi, quali che siano le loro ideologie e i loro orientamenti politici, sono tutti “montiani”: decisi e rapidissimi soltanto nell’aumentare le tasse. Per tutto il resto tempi biblici in attesa che svanisca anche il ricordo delle promesse fatte. Dunque niente elezione diretta del Presidente. Ma c’è invece chi lo sceglie per noi e senza chiedere il permesso a nessuno: quel Potere che in silenzio ha progettato e imposto l’unificazione europea, che ha progettato e imposto la moneta unica e che continua a presiedere a tutte le vicende più importanti dei singoli Stati i quali obbediscono anch’essi nel più assoluto silenzio.

Sono uomini di cui non conosciamo altro che le facce e i nomi dei loro messi, di quelli mandati a mettere in atto la loro volontà, ma che possiamo riconoscere a colpo sicuro da un solo comune connotato: l’andamento disastroso di tutte le loro imprese, il fallimento di ciò che realizzano. 

Di fronte ai nomi ventilati in questi giorni dai giornali come possibili Presidenti: Amato, Prodi, D’Alema, ci potremmo domandare quanti voti avrebbero preso se gli Italiani fossero stati chiamati a votare. Sicuramente nessuno, o quasi. Sono stati già abbondantemente bocciati in precedenza e di conseguenza i loro nomi vengono indicati da un potere estraneo alla democrazia e che li impone esclusivamente in funzione del progetto euro finanziario che deve fare da apripista al governo finanziario mondiale. Non abbiamo sentito fino ad ora reazioni di nessun genere da parte dei politici: davanti al Potere nascosto dietro all’Europa nessuno parla. Abbiamo però già assistito a suo tempo all’esaltazione come Capo dello Stato di Ciampi, entusiasta fautore dell’euro in coppia con l’astutissimo Prodi con il quale ha provveduto a svendere e a spogliare di quasi tutti i suoi beni l’Italia pur di riuscire a farla entrare nello spazio paradisiaco dell’euro. Ne deduciamo che il compenso stabilito sia sempre lo stesso: prima dimostri di essere un servo fedelissimo del Potere finanziario europeo e mondiale, adempiendo al compito che ti è stato assegnato quali che siano le sofferenze e i danni che apporti alla tua patria e ai tuoi concittadini, poi diventi presidente della Repubblica. Lo stesso ragionamento, mutati i compiti e le situazioni, vale per gli altri nomi. La presidenza della repubblica italiana è appaltata al Bilderberg.

Adesso, però, che abbiamo fatto una lunga e dura esperienza della quasi assoluta mancanza d’intelligenza che caratterizza i soci del Bilderberg e i loro emissari, montiani o meno, testimoniata chiaramente dai disastri che seguono alle loro imprese, sarà bene che i politici guardino in faccia la realtà. Anche a voler prescindere dai fatti che abbiamo sotto gli occhi (è di questi giorni il macroscopico pasticcio combinato a Cipro) non sono pochi gli analisti finanziari  che prevedono un possibile crac dell’euro per il secondo trimestre e, se non un crac, delle difficoltà sempre più gravi nella gestione dell’economia in Europa. Sarebbe davvero poco “divertente” trovarsi fresco di nomina a capo della Repubblica e mandare in giro per il mondo a rappresentare gli Italiani proprio uno dei responsabili del crac.

di Ida Magli 

31 marzo 2013

La presidente argentina esorta i leader europei a opporsi ai “predatori finanziari”



 Aprendo la nuova legislatura del Congresso Nazionale il 1 marzo, la Presidente dell’Argentina Cristina Fernandez de Kirchner ha puntato il dito contro i leader mondiali che si piegano ai fondi speculativi e che cercano di distruggere le nazioni, invece di difendere il benessere delle loro popolazioni.
Cristina Fernandez ha parlato del default argentino nel 2001-2002 e della conseguente ristrutturazione del debito sovrano, che ha costretto i detentori di titoli di stato (in larga parte stranieri) ad accettare una riduzione del valore nominale, gonfiato, di tali titoli, indicando il disastro in Europa. "E’ probabile che molti altri paesi, prima o poi, pur negando il disastro, ristrutturando e attuando salvataggi bancari, saranno costretti a ristrutturare il proprio debito riducendo i pagamenti ed i tempi di rimborso. Altrimenti come potranno pagare paesi come Grecia, Spagna e ora l’Italia, che a quanto scopriamo ha il dramma di non avere un governo?"
In questo contesto, ha aggiunto, le battaglie giudiziarie dell’Argentina contro gli speculatori e i loro fondi pirata, che continuano ad esigere il pieno pagamento, più gli interessi, sui titoli che detengono, sono emblematici, non solo in termini economici e finanziari, ma anche come un test politico. "La questione è se i principali leader mondiali, i membri del G-20, i capi degli istituti di credito ed i governi di varie nazioni del mondo lasceranno che una manciata di predatori finanziari – che si contano sulle dita di una mano – mandino in rovina il mondo intero, creino milioni di disoccupati, persone disperate che si suicidano, che hanno perso il lavoro, non possono andare a scuola, hanno perso la casa, o se daranno invece la priorità alla loro società, alla loro nazione, alla loro storia ed al loro patrimonio. Questo è in ballo oggi" ha dichiarato la Fernandez.
Riferendosi al calo della produzione industriale in Europa, e in particolare in Italia, ha considerato che "viviamo in un mondo strano, dove i leader che hanno più responsabilità, perché nei loro paesi si è generata la crisi, non hanno una percezione di ciò che sta avvenendo". E si è chiesta: "Come è possibile che si voglia sacrificare intere nazioni a dei piccoli gruppi" che esattamente come i fondi pirata che predano in Argentina "cercano di imporre le proprie condizioni al mondo intero?"
La Presidente argentina sottolinea che lo sviluppo scientifico e tecnologico è alla base del suo governo così come lo era di quello del suo scomparso marito, Nestor Kirchner, dichiarando che è sua ferma intenzione ricostruire l’infrastruttura scientifica che è stata decimata dalla giunta militare e dal regime del FMI dagli anni Settanta agli anni Novanta, costringendo decine di migliaia di scienziati e studenti universitari a lasciare il paese. Questo sarà al centro dell’attenzione anche in futuro, ha notato, giacché il paese dipende da ciò.
Quello che infuria il FMI, ha aggiunto, è che "fondamentalmente abbiamo avuto successo senza seguire la sua politica. Anzi, siamo andati contro tutte le cose che ci hanno detto di fare, e andiamo benissimo. Ecco perché vogliono punirci, non ci perdonano questo successo".

by  (MoviSol) 

30 marzo 2013

Scenari spaventosi e raccapriccianti



Paolo Becchi



 L’apertura delle consultazioni ed il conferimento del pre-incarico a Bersani segnano un momento decisivo per il MoVimento 5 Stelle. Decisivo, perché è nei prossimi giorni che il MoVimento dovrà dimostrare la propria forza politica e la propria capacità di non cadere nelle “trappole” che gli altri partiti gli tenderanno (come accaduto in occasione dell’elezione del Presidente del Senato). Secondo diversi opinionisti, politici e “intellettuali”, senza la formazione del nuovo Governo il lavoro del Parlamento non potrà iniziare. Personalmente non ne sono convinto, e sono ormai settimane che tento di spiegare questa posizione: con il Governo Monti dimissionario (e quindi in prorogatio di fatto), l’Assemblea può iniziare comunque la propria attività legislativa. A cominciare ad esempio dalla riforma della legge elettorale, dai tagli ai costi della politica e dall’eliminazione delle province.

 Ma andiamo avanti. Quali insidie, dunque, si preparano per il MoVimento? La tattica del Pd pare ormai abbastanza chiara. Bersani ha voluto ed ottenuto l’affidamento di un pre-incarico pur sapendo già di non poter ottenere la fiducia in Parlamento. Egli spera, probabilmente, di ripetere il bis rispetto a quanto accaduto con Grasso, di giocare d’azzardo confidando che, all’ultimo momento, alcuni senatori delle opposizioni finiscano per votare la fiducia al suo Governo. Il gioco del Pd è questo:costringere il MoVimento ad esprimere la propria linea politica a conti già fatti, ponendolo di fronte a un’alternativa secca: “O votate la fiducia oppure dimostrate di essere degli irresponsabili, perché è soltanto per colpa vostra che questo Paese è ingovernabile, per colpa vostra che si dovrà tornare a votare, per colpa vostra che i mercati reagiranno spingendo l’Italia (ancora una volta) verso il “rischio” Grecia.”


 È un’alternativa falsa, ed infida. Sarebbe il Pd, infatti, a dimostrarsi il vero irresponsabile decidendo coscientemente di formare un Governo pur sapendo che quest’ultimo non otterrà la fiducia. Chi sarà l’irresponsabile? Chi si dimostrerà incoerente e chi coerente? Chi è che da mesi ripete che non voterà nessuna fiducia a qualsiasi Governo Pd o Pdl che sia? È forse disposto il MoVimento a scendere a compromessi con questi partiti? A fare davvero delle distinzioni, delle eccezioni, delle valutazioni sul “meno peggio”? No, non può esserlo: i partiti politici vanno tutti combattuti sullo stesso piano; sono i nostri nemici politici, e con loro non è possibile alcuna alleanza. In questo il M5S ha dimostrato, negli ultimi giorni, tutta la sua forza politica: ha ribadito la sua netta opposizione ad ogni governo formato dalla partitocrazia, ha ripetuto che nessuna fiducia verrà accordata al Pd.

 Forse è per questo che il Pd potrebbe tentare di giocare un’altra carta, quella dell’“inciucio” con il Pdl, come le ultime dichiarazioni di Berlusconi sembrano suggerire. L’idea sarebbe questa: il Pdl vota la fiducia a un Governo Pd, e il Pd, in cambio, s’impegna a eleggere un Presidente della Repubblica che garantisca a Berlusconi di rimanere in Parlamento (visto il sempre più concreto rischio “ineleggibilità” di questi giorni) e di mettere fine attraverso immunità alla cosiddetta “persecuzione” giudiziaria (magari nominandolo senatore a vita). Berlusconi è disposto a tutto, ormai, a patto che gli venga assicurata la sopravvivenza: fine dei processi ed elezione “concordata” del prossimo Capo dello Stato. Così si muovono, in questa direzione, le strane trattative tra Pd, Monti e Lega, secondo trame invisibili e strategie del ragno da Prima Repubblica. Questa sarebbe la “responsabilità” politica di cui parla Bersani? Questa sarebbe la democrazia?

 Ancora un’ipotesi. Napolitano potrebbe tentare di proseguire nella linea della sua Terza Repubblica: imporre a Bersani di guidare un nuovo governo di “tecnici”, questa volta spostato a sinistra (Rodotà, Onida, Zagrebelsky, Marzano, forse qualche prete, qualche donna, qualche santo, qualche navigatore). Una forma di suicidio assistito, nelle mani del Presidente della Repubblica. Certo è che iniziare una nuova legislatura con un nuovo Governo del Presidente sarebbe un “colpo di Stato” ancor più grave di quello che portò, lo scorso anno, Monti alla Presidenza del Consiglio.

Tutte queste ipotesi, perché? Perché è evidente quello che sta accadendo: trovare una soluzione, una qualsiasi soluzione, anche profondamente antidemocratica, pur di non tornare alle elezioni. E’ questa la linea che condividono i partiti, Pd e Pdl in testa, il Capo dello Stato, l’attuale Governo dimissionario e tutto il sistema di interessi esistente intorno alla partitocrazia. Meglio un governo tecnico, un governo non democratico, un governo improvvisato, che le elezioni. Qualsiasi soluzione, lo ripeto: i compromessi e negoziati si stanno realizzando sia per quanto riguarda il Governo che il futuro Capo dello Stato, conscenari spaventosi e raccapriccianti, come l’appoggio di senatori leghisti al Pd o la concessione, da parte del Partito Democratico, di assicurazioni e garanzie a Berlusconi. Un connubio, un “inciucio” mai visto né pensato, con un’occupazione sistematica di tutte le cariche dello Stato – dal Quirinale al Governo – da parte dell’asse Pd – Pdl.

 Davvero è meglio tutto questo, o invece si dovrebbe arrivare, finalmente, alla constatazione che, poiché non c’è la possibilità di formare una maggioranza solida per governare, si debba ritornare alle urne? Meglio un nuovo Governo Bersani che navigherà a vista come ai tempi della Prima Repubblica? Meglio un nuovo Governo Pd-Pdl o Pd-Monti-Lega (?!!), risultato del più grande “inciucio” che la storia repubblicana abbia mai visto? Meglio un nuovo Governo Tecnico che farà la fine di quello precedente nel giro di un anno? O non sarebbe meglio ricorrere alla volontà popolare con una nuova legge elettorale?

 Si ripete che, senza un nuovo Governo, non sarebbe possibile approvare una nuova legge elettorale. È un falso colossale. Il Parlamento può già legiferare, in questo momento, anche con l’attuale Governo dimissionario (che è in prorogatio di fatto da già 3 mesi). E si dovrà iniziare la legislatura proprio a partire dalla legge elettorale. Se per anni si è ripetuto che il Porcellum deve essere abbandonato e se, nel contempo, si dice che, in questo momento, l’approvazione di una nuova legge elettorale richiederebbe trattative politiche e tempistiche troppo complicate in una fase come questa, allora basterebbe accordarsi su una soluzione molto semplice: votare con la legge elettorale precedente, il Mattarellum. Per fare questo, basterebbe approvare una legge con un solo articolo, che recitasse: “L’attuale legge elettorale è abrogata. Rivive la precedente”. Se davvero i partiti volessero cambiare la legge elettorale, in pochi giorni si farebbe con una facilità disarmante.

 Cosa volete, allora, partiti ormai morti? Volete proseguire la lunga agonia o tornare alle urne, lasciando al popolo la decisione ultima sul destino politico di questo Paese? La verità è che stanno cercando di passare tra Scilla e Cariddi, evitando di sciogliere questa alternativa, perché, in entrambi i casi, la strada scelta non potrà che dare più forza al M5S. Tutto si può dire, ma non che il M5S sia responsabile di questo “stallo”: il moVimento ha, fin dall’inizio, sostenuto una linea politica decisa e coerente, ribadita anche durante le consultazioni con il Capo dello Stato. Lo ha detto chiaramente: il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica alla Camera, senza i voti contestati degli italiani all'estero, e pertanto è chiamata adassumersi le proprie responsabilità, mostrando la propria disponibilità ad accettare un eventuale incarico di Governo. Se non gli si vuole affidare il Governo, allora non si potrà che rivotare. Sono i vecchi partiti ad essere irresponsabili, in realtà, perché stanno tentando di prolungare il più possibile l’attuale crisi sperando di navigare a vista per un po’ di tempo, mantenendo questo Paese in stato vegetativo permanente nell’attesa che succeda qualcosa (un miracolo?) che possa salvarli. 

 di Paolo Becchi

29 marzo 2013

Il Bilderberg nomina il presidente della repubblica italiana



  
   
In un recente passato, che appare però lontanissimo, era stata promessa agli Italiani l’elezione diretta del capo dello Stato. Naturalmente non se n’è fatto nulla. In una cosa sola i nostri governi, quali che siano le loro ideologie e i loro orientamenti politici, sono tutti “montiani”: decisi e rapidissimi soltanto nell’aumentare le tasse. Per tutto il resto tempi biblici in attesa che svanisca anche il ricordo delle promesse fatte. Dunque niente elezione diretta del Presidente. Ma c’è invece chi lo sceglie per noi e senza chiedere il permesso a nessuno: quel Potere che in silenzio ha progettato e imposto l’unificazione europea, che ha progettato e imposto la moneta unica e che continua a presiedere a tutte le vicende più importanti dei singoli Stati i quali obbediscono anch’essi nel più assoluto silenzio.

Sono uomini di cui non conosciamo altro che le facce e i nomi dei loro messi, di quelli mandati a mettere in atto la loro volontà, ma che possiamo riconoscere a colpo sicuro da un solo comune connotato: l’andamento disastroso di tutte le loro imprese, il fallimento di ciò che realizzano. 

Di fronte ai nomi ventilati in questi giorni dai giornali come possibili Presidenti: Amato, Prodi, D’Alema, ci potremmo domandare quanti voti avrebbero preso se gli Italiani fossero stati chiamati a votare. Sicuramente nessuno, o quasi. Sono stati già abbondantemente bocciati in precedenza e di conseguenza i loro nomi vengono indicati da un potere estraneo alla democrazia e che li impone esclusivamente in funzione del progetto euro finanziario che deve fare da apripista al governo finanziario mondiale. Non abbiamo sentito fino ad ora reazioni di nessun genere da parte dei politici: davanti al Potere nascosto dietro all’Europa nessuno parla. Abbiamo però già assistito a suo tempo all’esaltazione come Capo dello Stato di Ciampi, entusiasta fautore dell’euro in coppia con l’astutissimo Prodi con il quale ha provveduto a svendere e a spogliare di quasi tutti i suoi beni l’Italia pur di riuscire a farla entrare nello spazio paradisiaco dell’euro. Ne deduciamo che il compenso stabilito sia sempre lo stesso: prima dimostri di essere un servo fedelissimo del Potere finanziario europeo e mondiale, adempiendo al compito che ti è stato assegnato quali che siano le sofferenze e i danni che apporti alla tua patria e ai tuoi concittadini, poi diventi presidente della Repubblica. Lo stesso ragionamento, mutati i compiti e le situazioni, vale per gli altri nomi. La presidenza della repubblica italiana è appaltata al Bilderberg.

Adesso, però, che abbiamo fatto una lunga e dura esperienza della quasi assoluta mancanza d’intelligenza che caratterizza i soci del Bilderberg e i loro emissari, montiani o meno, testimoniata chiaramente dai disastri che seguono alle loro imprese, sarà bene che i politici guardino in faccia la realtà. Anche a voler prescindere dai fatti che abbiamo sotto gli occhi (è di questi giorni il macroscopico pasticcio combinato a Cipro) non sono pochi gli analisti finanziari  che prevedono un possibile crac dell’euro per il secondo trimestre e, se non un crac, delle difficoltà sempre più gravi nella gestione dell’economia in Europa. Sarebbe davvero poco “divertente” trovarsi fresco di nomina a capo della Repubblica e mandare in giro per il mondo a rappresentare gli Italiani proprio uno dei responsabili del crac.

di Ida Magli