21 giugno 2013

Attiviamoci e Ripartiamo

Sono passati diversi mesi, ma continuo a crederci e a sperare. Perché in genere, quando prendo una decisione e faccio una scelta, è mia abitudine riflettere accuratamente, perché se sbaglio me ne assumo la responsabilità, non la scarico sugli altri. Il M5S non rappresentava e non rappresenta per me, solo “la protesta” o “l’unica alternativa possibile”.
Il M5S esprime quella volontà di Cambiamento Pragmatico, di Rivoluzione Culturale che parte dalle idee, dagli ideali, dai diritti ma lì non si ferma… La vocazione reale del movimento è tradurre in atti, in fatti delle bellissime e altisonanti parole svuotate di contenuto e credibilità, da parte di chi ne ha abusato senza prevedere che prima o poi sarebbero diventate inefficaci.
Ho votato Grillo e il Movimento perché in quell’ultimo comizio a San Giovanni rivolgendosi ad una piazza gremita e a quanti, come me, lo seguivano in diretta streaming, ha detto: “Se voti il Movimento 5 Stelle, ti metti in gioco in prima persona”. Tu diventi parte del cambiamento che vuoi attuare, te ne assumi la responsabilità, se vuoi il cambiamento, tu devi cambiare.
Vi sembrerà strano, ma sono state queste le parole che mi hanno convinta a votare.
Per la prima volta, qualcuno non mi stava dicendo “Dimmi che ti serve, che a te ci penso io”, ma faceva appello al mio senso critico e non mi stava chiedendo fiducia, ma mi stava dando fiducia, quindi il mio voto e il mio impegno quotidiano avrebbero contato.
Ciascuno di noi sarebbe stato riabilitato a pensare, a ragionare, sarebbe stato rispettato e avrebbe avuto la giusta importanza all’interno di quel Sistema che ci vuole solo sudditi. Quando leggo i post nel suo Blog credo di coglierne sempre il senso, perché non è una questione di interpretazione, ma di prospettiva.
L’utilizzo di un linguaggio forte che scuote e spaventa, è per me un invito ad andare oltre le parole, a provare ad interrogarsi sul perché. La continua denuncia da parte sua (mentre i Parlamentari stanno lavorando all’interno dell’Istituzione) è il tentativo di tenerci desti e concentrati, un invito a non abbassare la guardia, perché non abbiamo ancora finito, ma appena cominciato…
In molti non condividono perché avrebbero voglia di essere rassicurati, di ricevere delle buone notizie, di raccogliere già i frutti ….. ma quella X apposta sulla scheda elettorale era soltanto un seme che ciascuno di noi ha piantato… 9’000’000 di semi.
Possiamo scegliere di abbandonare i germogli spuntati alle intemperie, rinunciando completamente al raccolto o continuare a prendercene cura. Non è stato solo Grillo a sbagliare, abbiamo sbagliato tutti. Mi rivolgo soprattutto agli Attivisti, alla cosiddetta Base del Movimento, agli iscritti entro il 31/12/2012.
Ho sempre ritenuto giusto il criterio per cui a votare fossero le persone impegnate nel progetto fin da principio, perché certi diritti si conquistano e si acquisiscono combattendo sul campo le battaglie, perché così ne apprezzi davvero il valore. Salire sul carro del vincitore è facile, quanto saltare giù nel momento in cui la strada diventa impervia.
Tuttavia, diversi episodi accaduti recentemente, mi hanno portato a delle conclusioni. Chi deve cambiare toni e registro sono proprio quegli attivisti che avendo più diritto ad esprimere il loro pensiero, non hanno tenuto conto di noi altri che sommati siamo 8’950’000. “Liberarsi di pesi morti”, “Accuse di trolleraggio”, “Spammare o bannare”, “Espellere gente dai meetup” o “Creare più gruppi all’interno di uno stesso paese o città”, escludere dal dialogo chiunque la pensi in modo diverso (vi ricordo che essendo un movimento trasversale ci saranno spesso voci in disaccordo), non farà altro che dividerci e frammentare quella comunità che condivideva gli stessi sogni e gli stessi progetti… L’obiettivo non dovrebbe essere quello di ritagliarsi un piccolo spazio all’interno di un Sistema marcio, ma convincere le persone a cambiare, a continuare a credere nel progetto, a partecipare.
Sul caso “Gambaro”: nutrivo forti sospetti che la sua reale intenzione fosse quella di fare la martire ed uscirne pulita… bene, anzi male, non sapremo mai la verità, perché è stata espulsa. A chi ha giovato? A noi non di certo. Il mio è solo un appello: se Grillo è un megafono che dice ciò che in tanti pensano, mi auguro davvero che ciascuno pensi bene a ciò che sta facendo, anche a nome di chi ancora non ha la possibilità di far sentire la propria voce.
Non ci sono solo Grillo e i 163, ops, 159 eletti in Parlamento, ci sono circa 50’000 iscritti certificati… E a voi che mi rivolgo. Allo stato dell’arte la democrazia diretta è un sogno, un progetto difficilmente realizzabile, pertanto fino a quando ciascuno non avrà la possibilità di esprimersi, voi ci state rappresentando.
Se tenete al Movimento, dovreste tenere anche a tutti quelli che lo hanno votato. Se tenete al Movimento non potete farvi guidare solo dall’impulso personale e soggettivo, ma provare a valutare l’impatto e le conseguenze delle vostre scelte, provare a farvi interpreti anche di chi al momento è escluso dalle decisioni… provare ad includere e a incoraggiare le persone a resistere, a partecipare e a perseguire le battaglie che sono di tutti…
Se credete di esseri i soli a voler lottare per cambiare, rimarrete soli. Se il Movimento fallisce, non fallisce Grillo, falliamo tutti e anche quelli che non lo hanno votato perché non avranno più la possibilità di ricredersi e di farlo…
Se il Movimento è migliore deve dimostrare di esserlo..
Se tutti siamo il Movimento dobbiamo poter essere orgogliosi di farne parte.
Se tutti siamo in Movimento dobbiamo tirare dentro e non buttar fuori.
Prima di fare click… Pensiamoci!!!!!
 Stella Maria Dolores Giorgitto

20 giugno 2013

Il «leone impaziente» di sbranare






caccia tramonto
Quando il presidente Napolitano incontrò l’anno scorso in Giordania S.M. Re Abdallah II, gli espresse «l’alta considerazione con cui l’Italia guarda alla volontà di pace e alla linea di moderazione da sempre perseguita dalla dinastia hashemita». 

È in questo spirito, sicuramente, che l’Italia partecipa in Giordania all’esercitazione «Eager Lion» (leone impaziente) sotto comando Usa, in corso dal 9 al 20 giugno. Vi partecipano 19 paesi, uniti dal «comune scopo di rafforzare la sicurezza e stabilità regionale». Minacciate, non hanno dubbi, dalla Siria di Assad che usa armi chimiche per schiacciare la ribellione. Le «prove» sono state fornite dalla Cia, la stessa che dieci anni fa fornì la documentazione fotografica, mostrata da Colin Powell al Consiglio di sicurezza, sul possesso da parte dell’Iraq di 500 tonnellate di armi chimiche e biologiche e di laboratori mobili per la guerra biologica. Dopo si è scoperto, come ha riconosciuto lo stesso Powell, che tali armi non esistevano e che i laboratori mobili erano in realtà generatori di gas per palloni aerostatici ad uso meteorologico. I giochi però ormai erano fatti: le «prove» della Cia erano servite a giustificare la guerra contro l’Iraq. 

Poco importa quindi se, una volta vinta la guerra contro la Siria, si scoprirà che sono stati i «ribelli» a usare armi chimiche, come ha dichiarato Carla Del Ponte della Commissione Onu sui crimini di guerra. A insindacabile giudizio di Washington, la Siria ha superato la «linea rossa» e il presidente Obama, a malincuore, ha deciso di fornire armi ai «ribelli». Nascondendo il fatto, emerso dall’inchiesta del New York Times (26 marzo), che dal gennaio 2012 la Cia fornisce armi ai «ribelli», facendole arrivare con un ponte aereo in Turchia e Giordania e addestrando qui le forze infiltrate in Siria. 

Su questo sfondo si svolge la «Eager Lion», una vera propria esercitazione di guerra con forze aeree, aviotrasportate, navali, anfibie e terrestri, comprendenti oltre 8mila uomini. Tra cui militari italiani, incluso probabilmente il 185° reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi della Brigata Folgore. A fianco di militari di specchiata fede democratica, come quelli sauditi, yemeniti, qatariani e altri. 

Tutti agli ordini del Comando centrale degli Stati uniti, la cui «area di responsabilità» abbraccia Medio Oriente e Asia Centrale (inclusi Siria, Iraq, Iran e Afghanistan), più l’Egitto. Quale sia il reale scopo della «Eager Lion» è dimostrato dal fatto che, finita l’esercitazione, il Pentagono lascerà in Giordania i caccia F-16 e i missili terra-aria Patriot. Questi si aggiungeranno ai Patriot statuniteni, tedeschi e olandesi già schierati in Turchia al confine con la Siria.

Tutto è pronto per una «limitata no-fly zone», estesa 40 km all’interno della Siria, che – secondo funzionari Usa intervistati dal Wall Street Journal – servirà a «proteggere i campi di addestramento dei ribelli e la fornitura delle armi». La no-fly zone sarà imposta dai caccia Usa che, decollando dalla Giordania e dalle portaerei, potranno distruggere con i loro missili gli aerei e le difese anti-aeree della Siria senza sorvolare il suo territorio. La no-fly zone, quindi, «non richiederà una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu». 

Il costo previsto è di «appena» 50 milioni di dollari (37 milioni di euro) al giorno che, assicura Washington, saranno pagati anche dagli alleati. Non si sa ancora quale sarà la quota italiana, ma il governo i soldi li troverà, spremendo le casse pubbliche e tagliando ancora le spese sociali.



di Manlio Dinucci

19 giugno 2013

E se tornassimo un paese sovrano?







Che la luce costi meno è la buona notizia degli ultimi anni. Ma evitiamo di inseguire l’illusione dei prezzi svendita riservati ai militari Usa-Nato di guardia nelle 129 basi sparse lungo lo stivale da Aviano ai droni di Sigonella. Basi inventate 60 anni fa per lo spauracchio della cortina di ferro. Adesso che il comunismo non c’è più i missili sono girati verso sud-est indecisi su quale nuova invasione barbarica bruciare. Americani sempre lì, ed è giusto trattarli col rispetto di un regime fiscale concordato. Militari e civili Usa, mogli, figli comprano ogni ben di dio senza pagare l’Iva. Non la pagano su servizi, bollette elettriche, dazi, sbarco e imbarco merci, circolazione veicoli, imposte di registro, bolli, soprattutto carburanti.

Sul pieno risparmiano il 60 per cento, differenza che esce dalle nostre tasche. Numeri imprecisi, segreti invalicabili custoditi dal ministero della Difesa. Timidamente il Dipartimento di Washington ogni tanto fa sapere qualcosa. Le ultime notizie risalgono al 1999: l’Italia sborsava 530 milioni di dol- lari, 3 milioni cash, chissà perché. Nell’analisi degli esperti l’aggiornamento 2013 (pressione fiscale e aumento prezzi) sfiora i due miliardi dollari. Ipotesi di chi fa i conti al buio mentre la situazione cambia, esempio Vicenza che raddoppia per l’arrivo dalla Germania di militari e civili della brigata 173, com- preso un battaglione di artiglieri con “capacità nucleare”. La super Coop edilizia e un gran privato hanno scavato l’ospedale bunker: può accogliere la comunità Usa nel caso di attacco batterio- logico. I vicentini se la sbrighino da soli.

Sicilia ormai trasformata in portaerei con satelliti e radar che controllano inquietidini africane, coordinano Medio Oriente, Asie del petrolio, mezzo mondo. La colonizzazione militare gioca alla guerra per allenare gli aerei senza pilota a non sbagliare bersaglio. E i passeggeri delle vacanze arrivano frustrati per voli cancellati e cieli requisiti. E poi lo stress dell’inquinamento elettrico e sonoro: Tv impazzite, rimbombi che scuotono i palazzi. L’accordo internazionale prevede che alle immondizie della basi provvedano le amministrazioni locali. Se i rifiuti sono tossici ci pensano i marines, ma non sempre bonificano il territorio sconvolto dalle macchine di guerra. La Maddalena raccoglie 11 mila abitanti, 300-400 marinai Usa per 25 anni di guardia ai sommergibili nucleari. Se ne vanno lasciando l’eredità pe- santissima di un inquinamento (mare, terra) che seppellisce i bilanci municipali: rosso di 928 mila euro l’anno.

Negli Usa si diventa militari per vocazione, ma anche per soldi. Soldato arruolato da 6 anni, 2.300 dollari al mese; capitano 5.511. Stipendi per chi vive negli States. All’estero raddoppiano, quasi il triplo in prima linea. L’accordo con l’Italia prevede contributi tra il 30 e il 40 per cento. Sconosciuto il calcolo base, ma buona parte del gruzzolo la paghiamo noi. Accordo dell’Alleanza Atlantica che non vale per le così dette missioni di pace, paghe che cambiano se firmate Onu o firmate Nato. Per i no- stri soldati in Afghanistan solite 1.300 euro al mese più 130 o 170 euro al giorno, dipende dal tipo di missione. Intanto pensionati in agonia, operai e imprenditori si danno fuoco e chi impazzisce spara per strada, cronache quotidiane dell’Italia che sta scoppiando.

E se tornassimo un paese sovrano? 

Marines addio, militari che non escono dai confini, F-35 fuori dai nostri hangar. Meno retorici, meno inginocchiati. Normalmente umani.


di Maurizio Chierici 

21 giugno 2013

Attiviamoci e Ripartiamo

Sono passati diversi mesi, ma continuo a crederci e a sperare. Perché in genere, quando prendo una decisione e faccio una scelta, è mia abitudine riflettere accuratamente, perché se sbaglio me ne assumo la responsabilità, non la scarico sugli altri. Il M5S non rappresentava e non rappresenta per me, solo “la protesta” o “l’unica alternativa possibile”.
Il M5S esprime quella volontà di Cambiamento Pragmatico, di Rivoluzione Culturale che parte dalle idee, dagli ideali, dai diritti ma lì non si ferma… La vocazione reale del movimento è tradurre in atti, in fatti delle bellissime e altisonanti parole svuotate di contenuto e credibilità, da parte di chi ne ha abusato senza prevedere che prima o poi sarebbero diventate inefficaci.
Ho votato Grillo e il Movimento perché in quell’ultimo comizio a San Giovanni rivolgendosi ad una piazza gremita e a quanti, come me, lo seguivano in diretta streaming, ha detto: “Se voti il Movimento 5 Stelle, ti metti in gioco in prima persona”. Tu diventi parte del cambiamento che vuoi attuare, te ne assumi la responsabilità, se vuoi il cambiamento, tu devi cambiare.
Vi sembrerà strano, ma sono state queste le parole che mi hanno convinta a votare.
Per la prima volta, qualcuno non mi stava dicendo “Dimmi che ti serve, che a te ci penso io”, ma faceva appello al mio senso critico e non mi stava chiedendo fiducia, ma mi stava dando fiducia, quindi il mio voto e il mio impegno quotidiano avrebbero contato.
Ciascuno di noi sarebbe stato riabilitato a pensare, a ragionare, sarebbe stato rispettato e avrebbe avuto la giusta importanza all’interno di quel Sistema che ci vuole solo sudditi. Quando leggo i post nel suo Blog credo di coglierne sempre il senso, perché non è una questione di interpretazione, ma di prospettiva.
L’utilizzo di un linguaggio forte che scuote e spaventa, è per me un invito ad andare oltre le parole, a provare ad interrogarsi sul perché. La continua denuncia da parte sua (mentre i Parlamentari stanno lavorando all’interno dell’Istituzione) è il tentativo di tenerci desti e concentrati, un invito a non abbassare la guardia, perché non abbiamo ancora finito, ma appena cominciato…
In molti non condividono perché avrebbero voglia di essere rassicurati, di ricevere delle buone notizie, di raccogliere già i frutti ….. ma quella X apposta sulla scheda elettorale era soltanto un seme che ciascuno di noi ha piantato… 9’000’000 di semi.
Possiamo scegliere di abbandonare i germogli spuntati alle intemperie, rinunciando completamente al raccolto o continuare a prendercene cura. Non è stato solo Grillo a sbagliare, abbiamo sbagliato tutti. Mi rivolgo soprattutto agli Attivisti, alla cosiddetta Base del Movimento, agli iscritti entro il 31/12/2012.
Ho sempre ritenuto giusto il criterio per cui a votare fossero le persone impegnate nel progetto fin da principio, perché certi diritti si conquistano e si acquisiscono combattendo sul campo le battaglie, perché così ne apprezzi davvero il valore. Salire sul carro del vincitore è facile, quanto saltare giù nel momento in cui la strada diventa impervia.
Tuttavia, diversi episodi accaduti recentemente, mi hanno portato a delle conclusioni. Chi deve cambiare toni e registro sono proprio quegli attivisti che avendo più diritto ad esprimere il loro pensiero, non hanno tenuto conto di noi altri che sommati siamo 8’950’000. “Liberarsi di pesi morti”, “Accuse di trolleraggio”, “Spammare o bannare”, “Espellere gente dai meetup” o “Creare più gruppi all’interno di uno stesso paese o città”, escludere dal dialogo chiunque la pensi in modo diverso (vi ricordo che essendo un movimento trasversale ci saranno spesso voci in disaccordo), non farà altro che dividerci e frammentare quella comunità che condivideva gli stessi sogni e gli stessi progetti… L’obiettivo non dovrebbe essere quello di ritagliarsi un piccolo spazio all’interno di un Sistema marcio, ma convincere le persone a cambiare, a continuare a credere nel progetto, a partecipare.
Sul caso “Gambaro”: nutrivo forti sospetti che la sua reale intenzione fosse quella di fare la martire ed uscirne pulita… bene, anzi male, non sapremo mai la verità, perché è stata espulsa. A chi ha giovato? A noi non di certo. Il mio è solo un appello: se Grillo è un megafono che dice ciò che in tanti pensano, mi auguro davvero che ciascuno pensi bene a ciò che sta facendo, anche a nome di chi ancora non ha la possibilità di far sentire la propria voce.
Non ci sono solo Grillo e i 163, ops, 159 eletti in Parlamento, ci sono circa 50’000 iscritti certificati… E a voi che mi rivolgo. Allo stato dell’arte la democrazia diretta è un sogno, un progetto difficilmente realizzabile, pertanto fino a quando ciascuno non avrà la possibilità di esprimersi, voi ci state rappresentando.
Se tenete al Movimento, dovreste tenere anche a tutti quelli che lo hanno votato. Se tenete al Movimento non potete farvi guidare solo dall’impulso personale e soggettivo, ma provare a valutare l’impatto e le conseguenze delle vostre scelte, provare a farvi interpreti anche di chi al momento è escluso dalle decisioni… provare ad includere e a incoraggiare le persone a resistere, a partecipare e a perseguire le battaglie che sono di tutti…
Se credete di esseri i soli a voler lottare per cambiare, rimarrete soli. Se il Movimento fallisce, non fallisce Grillo, falliamo tutti e anche quelli che non lo hanno votato perché non avranno più la possibilità di ricredersi e di farlo…
Se il Movimento è migliore deve dimostrare di esserlo..
Se tutti siamo il Movimento dobbiamo poter essere orgogliosi di farne parte.
Se tutti siamo in Movimento dobbiamo tirare dentro e non buttar fuori.
Prima di fare click… Pensiamoci!!!!!
 Stella Maria Dolores Giorgitto

20 giugno 2013

Il «leone impaziente» di sbranare






caccia tramonto
Quando il presidente Napolitano incontrò l’anno scorso in Giordania S.M. Re Abdallah II, gli espresse «l’alta considerazione con cui l’Italia guarda alla volontà di pace e alla linea di moderazione da sempre perseguita dalla dinastia hashemita». 

È in questo spirito, sicuramente, che l’Italia partecipa in Giordania all’esercitazione «Eager Lion» (leone impaziente) sotto comando Usa, in corso dal 9 al 20 giugno. Vi partecipano 19 paesi, uniti dal «comune scopo di rafforzare la sicurezza e stabilità regionale». Minacciate, non hanno dubbi, dalla Siria di Assad che usa armi chimiche per schiacciare la ribellione. Le «prove» sono state fornite dalla Cia, la stessa che dieci anni fa fornì la documentazione fotografica, mostrata da Colin Powell al Consiglio di sicurezza, sul possesso da parte dell’Iraq di 500 tonnellate di armi chimiche e biologiche e di laboratori mobili per la guerra biologica. Dopo si è scoperto, come ha riconosciuto lo stesso Powell, che tali armi non esistevano e che i laboratori mobili erano in realtà generatori di gas per palloni aerostatici ad uso meteorologico. I giochi però ormai erano fatti: le «prove» della Cia erano servite a giustificare la guerra contro l’Iraq. 

Poco importa quindi se, una volta vinta la guerra contro la Siria, si scoprirà che sono stati i «ribelli» a usare armi chimiche, come ha dichiarato Carla Del Ponte della Commissione Onu sui crimini di guerra. A insindacabile giudizio di Washington, la Siria ha superato la «linea rossa» e il presidente Obama, a malincuore, ha deciso di fornire armi ai «ribelli». Nascondendo il fatto, emerso dall’inchiesta del New York Times (26 marzo), che dal gennaio 2012 la Cia fornisce armi ai «ribelli», facendole arrivare con un ponte aereo in Turchia e Giordania e addestrando qui le forze infiltrate in Siria. 

Su questo sfondo si svolge la «Eager Lion», una vera propria esercitazione di guerra con forze aeree, aviotrasportate, navali, anfibie e terrestri, comprendenti oltre 8mila uomini. Tra cui militari italiani, incluso probabilmente il 185° reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi della Brigata Folgore. A fianco di militari di specchiata fede democratica, come quelli sauditi, yemeniti, qatariani e altri. 

Tutti agli ordini del Comando centrale degli Stati uniti, la cui «area di responsabilità» abbraccia Medio Oriente e Asia Centrale (inclusi Siria, Iraq, Iran e Afghanistan), più l’Egitto. Quale sia il reale scopo della «Eager Lion» è dimostrato dal fatto che, finita l’esercitazione, il Pentagono lascerà in Giordania i caccia F-16 e i missili terra-aria Patriot. Questi si aggiungeranno ai Patriot statuniteni, tedeschi e olandesi già schierati in Turchia al confine con la Siria.

Tutto è pronto per una «limitata no-fly zone», estesa 40 km all’interno della Siria, che – secondo funzionari Usa intervistati dal Wall Street Journal – servirà a «proteggere i campi di addestramento dei ribelli e la fornitura delle armi». La no-fly zone sarà imposta dai caccia Usa che, decollando dalla Giordania e dalle portaerei, potranno distruggere con i loro missili gli aerei e le difese anti-aeree della Siria senza sorvolare il suo territorio. La no-fly zone, quindi, «non richiederà una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu». 

Il costo previsto è di «appena» 50 milioni di dollari (37 milioni di euro) al giorno che, assicura Washington, saranno pagati anche dagli alleati. Non si sa ancora quale sarà la quota italiana, ma il governo i soldi li troverà, spremendo le casse pubbliche e tagliando ancora le spese sociali.



di Manlio Dinucci

19 giugno 2013

E se tornassimo un paese sovrano?







Che la luce costi meno è la buona notizia degli ultimi anni. Ma evitiamo di inseguire l’illusione dei prezzi svendita riservati ai militari Usa-Nato di guardia nelle 129 basi sparse lungo lo stivale da Aviano ai droni di Sigonella. Basi inventate 60 anni fa per lo spauracchio della cortina di ferro. Adesso che il comunismo non c’è più i missili sono girati verso sud-est indecisi su quale nuova invasione barbarica bruciare. Americani sempre lì, ed è giusto trattarli col rispetto di un regime fiscale concordato. Militari e civili Usa, mogli, figli comprano ogni ben di dio senza pagare l’Iva. Non la pagano su servizi, bollette elettriche, dazi, sbarco e imbarco merci, circolazione veicoli, imposte di registro, bolli, soprattutto carburanti.

Sul pieno risparmiano il 60 per cento, differenza che esce dalle nostre tasche. Numeri imprecisi, segreti invalicabili custoditi dal ministero della Difesa. Timidamente il Dipartimento di Washington ogni tanto fa sapere qualcosa. Le ultime notizie risalgono al 1999: l’Italia sborsava 530 milioni di dol- lari, 3 milioni cash, chissà perché. Nell’analisi degli esperti l’aggiornamento 2013 (pressione fiscale e aumento prezzi) sfiora i due miliardi dollari. Ipotesi di chi fa i conti al buio mentre la situazione cambia, esempio Vicenza che raddoppia per l’arrivo dalla Germania di militari e civili della brigata 173, com- preso un battaglione di artiglieri con “capacità nucleare”. La super Coop edilizia e un gran privato hanno scavato l’ospedale bunker: può accogliere la comunità Usa nel caso di attacco batterio- logico. I vicentini se la sbrighino da soli.

Sicilia ormai trasformata in portaerei con satelliti e radar che controllano inquietidini africane, coordinano Medio Oriente, Asie del petrolio, mezzo mondo. La colonizzazione militare gioca alla guerra per allenare gli aerei senza pilota a non sbagliare bersaglio. E i passeggeri delle vacanze arrivano frustrati per voli cancellati e cieli requisiti. E poi lo stress dell’inquinamento elettrico e sonoro: Tv impazzite, rimbombi che scuotono i palazzi. L’accordo internazionale prevede che alle immondizie della basi provvedano le amministrazioni locali. Se i rifiuti sono tossici ci pensano i marines, ma non sempre bonificano il territorio sconvolto dalle macchine di guerra. La Maddalena raccoglie 11 mila abitanti, 300-400 marinai Usa per 25 anni di guardia ai sommergibili nucleari. Se ne vanno lasciando l’eredità pe- santissima di un inquinamento (mare, terra) che seppellisce i bilanci municipali: rosso di 928 mila euro l’anno.

Negli Usa si diventa militari per vocazione, ma anche per soldi. Soldato arruolato da 6 anni, 2.300 dollari al mese; capitano 5.511. Stipendi per chi vive negli States. All’estero raddoppiano, quasi il triplo in prima linea. L’accordo con l’Italia prevede contributi tra il 30 e il 40 per cento. Sconosciuto il calcolo base, ma buona parte del gruzzolo la paghiamo noi. Accordo dell’Alleanza Atlantica che non vale per le così dette missioni di pace, paghe che cambiano se firmate Onu o firmate Nato. Per i no- stri soldati in Afghanistan solite 1.300 euro al mese più 130 o 170 euro al giorno, dipende dal tipo di missione. Intanto pensionati in agonia, operai e imprenditori si danno fuoco e chi impazzisce spara per strada, cronache quotidiane dell’Italia che sta scoppiando.

E se tornassimo un paese sovrano? 

Marines addio, militari che non escono dai confini, F-35 fuori dai nostri hangar. Meno retorici, meno inginocchiati. Normalmente umani.


di Maurizio Chierici