14 agosto 2013

Confessione di un troll.


Lo ammetto. Sono stato un troll, ho agito in maniera politicamente disinteressata contro il M5S in maniera sistematica ed in maniera indirizzata da persone interessate.
Però negli ultimi tempi ho cominciato a capire che non era più giusto andare avanti così, non era più giusto continuare ad essere la lunga e oscura mano di un potere ingiusto e inetto.Mentre venivo ricompensato per i miei servigi con qualche contratto a tempo determinato per la gestione di qualche piattaforma informatica di qualche 'amico' dei miei 'datori di lavoro' o con qualche altra miserevole paga da fame mio zio ha dovuto chiudere la sua attività strozzata da Equitalia e da bastardi che vanno in giro col Mercedes e non gli pagano le forniture. Da quel momento è caduto in profonda depressione e nel mio piccolo mi sento responsabile.

Andiamo però per ordine.Tutto comincia in Emilia-Romagna ai tempi delle ultime elezioni regionali.Io non ho mai seguito molto la politica, tanto più locale, ma da quel che mi hanno accennato i colleghi sò che all'epoca sorsero varie questioni (probabilmente pretestuose penso con il senno di poi) all'interno del 5 stelle romagnolo.

É in quel momento che subentra un soggetto, una fondazione locale parmense per la salvaguardia di qualche patrimonio culturale, interessato ad imbastire una campagna diffamatoria su internet per danneggiare il M5S operante nel consiglio regionale lombardo.

Da quel che mi è stato riferito da chi all'epoca operò nel sistema (e che mi passò vari dossier e varie chiavi di accesso di vari profili FB, Twitter, Youtube e del blog di Grillo) la campagna si risolse in un insuccesso certificato nel 2012 dall'elezione di Pizzarotti per il semplice motivo che non si era riuscito ad adeguare il linguaggio ed i vari commentatori (d'ora in avanti per comodità chiamati troll) venivano subito beccati ed identificati come tali.

Bisogna cambiare strategia svecchiando il gruppo di comunicazione, perciò vennero presi un gruppo di ragazzi sulla trentina tra i quali il sottoscritto, io fui l'ultimo ad arrivare.

In realtà la strategia stava già cambiando dagli inizi del 2012 quando mi dissero che a Parma giunse un esperto dal Piemonte, un grillino ben addentro alle cose del M5S, addirittura forse un consigliere comunale del 5 stelle. Non sono mai stati molto chiari sull'argomento, non che probabilmente ne sapessero più di tanto: non ci eravamo mai interessati di politica tra tutti e apprendevamo il minimo che ci serviva per operare.

Meno domande si facevano ai nostri referenti (una agenzia di comunicazione emiliana che ora ha chiuso i battenti) più guadagnavamo imparammo presto infatti.

La strategia era esplicata in un elenco di tre punti molto semplice che venne consegnato a tutti. Un semplice foglio di carta A4 stampato dal PC che presto imparammo tutti a memoria.Ogni punto entrava poi nel dettaglio dettagliando la strategia comunicativa, il linguaggio da adoperare, la grafica da applicare, gli argomenti, ecc... ma in breve si possono così riassumere

1) Doppio Binario: se da una parte dovevamo reclutare involontari altri nostri aiutanti con la faccia bella di chi vuole mettere attenzione sui supposti errori e pericoli del M5S che scorazzassero per il web a condividere i nostri link, dall'altra dovevamo cominciare a fare quello che in genere si chiama 'trollare' cominciando a rovinare discussioni e ad impedire la democratica discussione interna al M5S.

2) Colpire basso: bisognava fare perno in particolare sul passato di Grillo ricordando le sue condanne in maniera da fare parallelismo con Berlusconi, sul passato di Casaleggio, il suo essere stato l'artefice di campagne dell'IDV e alcune sue attività fallimentari (però non citando tal Sassoon ed i suoi supposti collegamenti d'oltre oceano), nonchè su altre questioni supposte di legalità inerenti al M5S .

3) Concentratori di attenzione: sotto questa definizione si esplicava in realtà il nucleo della nostra attività. Il punto 1 e 2 erano funzionali esclusivamente a questo: mentre da un lato si attirava l'attenzione con 'trollate', commenti sprezzanti o pagine e siti anti-M5S che accendevano non poche discussioni o flame, dall'altra, sfruttando proprio queste azioni, si inserivano all'interno di queste pagine falsi profili che si comportavano 'bene'. Segnalavano i troll duramente, ma con ironia, difendevano il M5S, si comportavano in maniera garbata, facevano proposte ecc...Questi quindi accogliendo il favore della platea (la cui attenzione era carpita da questi 'troll', che noi chiamiamo 'decoy') ne conquistavano i favori permettendo di muoversi in due direzioni (anche a seconda della piattaforma): o indirizzare notizie all'apparenza innocenti, ma in grado di colpire nostri attivisti e amministratori (l'attività è andata negli ultimi mesi molto in là riuscendo a mettere in difficoltà pure una parlamentare, prima che però la questione arrivasse ad un punto critico ci fu una telefonata di Beppe alla parlamentare che ci obbligò a ricominciare tutto da capo), o a seminare (sempre in maniera all'apparenza innocente e non voluta) idee discordanti all'interno del M5S (cosa che è avvenuta in particolare dopo alle elezioni al riguardo di un possibile accordo tra PD e M5S, caso nel quale mi è giunta voce che altri gruppi di operatori si siano spinti troppo all'aperto, tanto che alla nostra sezione nello stesso periodo ci fu consigliato di abbassare i toni e quasi 'eclissarci' per evitare che una pressione troppo alta portasse allo scoperto tutto il sistema).

Ora vi starete giustamente chiedendo: chi erano questi troll? Quali sono quelle pagine? Quali siti?

Per quanto riguarda i singoli profili cambiano costantemente, e a parti pochi, non durano più di due o tre mesi. Una volta assolta la loro funzione scompaiono.

Se volete i nomi dei miei colleghi non voglio farne, dovete capire che pur sbagliando lo fanno per stato di necessità, spesso o hanno figli a carico che devono mantenere o sono in altre brutte situazioni.

Inoltre spesso, a parte un paio che considero miei amici (e che con questa mia uscita comunque metto in difficoltà visto che ora sò che lavorano per un'altra agenzia di comunicazione con scopi simili a quella di questa esperienza), ne conosco solo il nome e a malapena riuscirei a riconoscerli.

Ci incontravamo ogni giovedì sera in un luogo diverso con il referente del mese. Ogni mese il referente del gruppo di comunicazione cambiava, veniva, ci parlava una mezz'ora dicendoci cosa fare e cose così e scompariva.

Per quanto riguarda le pagine ed i siti basta dirvi che sono sotto gli occhi di tutti. Non c'è pagina FB sopra i 50 utenti o sito web con un certo aggiornamento e numero di visite giornaliere nei quali bene o male questi gruppi di lavoro anti-M5S non siano impelagati...

Sono di 2 categorie principalmente (anche se abbiamo 'gradazioni' intermedie', in particolare nel campo dei blog):

A) Formali e politiche: all'apparenza fanno una seria opposizione al M5S senza esprime linee partitiche precise. In realtà servono a reclutare involontario nuovo personale che senza dir nulla andrà a diffondere le idee della pagina stessa, sò di un paio di casi nel quale c'erano utenti così convinti che ne sono diventati amministratori trasformando (in quel caso due pagine FB) quei due spazi in cuore pulsante di anti-M5S a sè stanti e al più ci si limitava ad indirizzare meglio i loro attacchi.

B) Prese in giro palesi: alla base di ogni intenzione di 'trolling', spesso (nel caso FB dove queste pagine sono riuscite ad avere un certo successo, quasi zero invece dal lato di blog creati ad hoc) quelle pagine veniva usate per fare trolling diretto sulle pagine del M5S. Queste pagine hanno avuto successo alterno e se si sono avuti casi clamorosi finiti pure sui media nazionali, se ne sono avuti altre che invece sono state segnate da un insuccesso totale. L'ultima tendenza, prima che l'agenzia chiudesse un mese e mezzo fa, era cercare di far perno sulle pazze idee portate avanti da persone che con il 5 stelle nulla hanno a che fare, ma che si professavano tali andando quindi a far perno su una confusione già esistente sul web: difesa degli animali estrema, teorema del complotto, metodi 'argentini' per i politici, ecc... L'obiettivo ultimo di queste pagine è solo generare confusione, degenerazione e dimostrare la supposta stupidità dei votanti M5S.

Vi prego di accogliere il mio appello quindi: fate attenzione, fate attenzione, fate attenzione!

E a chi è dentro il sistema vi prego di accettare il mio consiglio: non vi chiedo di uscire allo scoperto (il rischio di essere vittima di una persecuzione è troppo alta, neanche io infatti ci metto la faccia ne nome e cognome... anche se chi sà già probabilmente ha capito chi sono e farà di tutto per farmi licenziare dal mio nuovo e onesto lavoro), ma abbiate il coraggio di dire no.

L'Italia non può continuare a marcire così, è anche causa nostra se è in queste condizioni.

Dobbiamo dire basta al Dio Denaro e aprire la nostra mente.

Ogni volta che si pubblica un commento di sprezzo nel 5 Stelle si uccide una delle poche speranze rimaste al paese.

Non credetemi se volete, ma fate come vi dico. Ve ne prego.

12 agosto 2013

Da Berlusconi a Grillo: storia delle promesse







   
   
Tanto rumore per la condanna di B. Minacce di guerra civile. Il Paese “spaccato”. Ma, al di là del rumore e del colore, che influenza ha avuto B. sul percorso reale del Paese? Nessuna: la sua azione non ha spostato di un grado l’Italia dalla sua rotta di deindustrializzazione, indebitamento, impoverimento, declassamento, assoggettamento a potenze e capitali stranieri. E l’azione dei suoi rivali? Idem!

Del resto, un paese pervaso storicamente da mentalità non liberali (socialismo, comunismo, fascismo, cattolicesimo), come poteva divenire liberale?

Vediamo che, invece, la partecipazione politica tende a scadere in forme di irrazionalità più rozze, cioè dall’ideologismo al tribalismo incentrato su capi carismatici e affiliazioni identitarie. Un paese  storicamente assuefatto a che la legge sia usata dal potere secondo la sua convenienza, ed elusa quando possibile da chi non ha potere, come potrebbe cambiare per decreto? Un paese storicamente abituato a un potere che si compera il consenso col clientelismo nella spesa pubblica e nel pubblico impiego, come potrebbe divenire efficiente in qualche anno e per azione di forze interne ad esso? La storia, il passato, i costumi consolidati, le formae mentis tradizionali, sono tutte cose molto reali e molto solide.

Ma anche le altre forze politiche e le altre ideologie hanno avuto influenza nulla sulla rotta del Paese descritta sopra.

La sinistra prometteva più sicurezza sociale, più lavoro, più equità nei redditi, più servizi pubblici, e abbiamo avuto esattamente il contrario.

Bossi prometteva l’indipendenza della Padania o perlomeno il federalismo, nonché controllo dell’immigrazione, e abbiamo avuto più centralismo, romano ed europeo, e più immigrazione selvaggia.

Il prof. Monti prometteva il salvataggio dell’economia mediante le sue grandi capacità tecniche: si è rivelato un tecnico dell’autoaffondamento, precipitando il Paese nell’avvitamento fiscale e nel pessimismo più distruttivo.

Letta, con la sua enorme maggioranza parlamentare, doveva fare grandi cose a tambur battente, sempre per salvare il Paese, e semplicemente rinvia le decisioni e sta ad aspettare mentre il Paese brucia.

L’europeismo e l’Euro promettevano solidarietà, stabilità, risanamento, crescita, convergenza economica e unificazione politica, e hanno dato il contrario: avvitamento recessivo, sovraindebitamento, miseria, sopraffazione tedesca, divergenza delle economie, contrapposizione di interessi.

Mercatismo, globalizzazione, liberalizzazione e privatizzazione promettevano sviluppo economico, equità, razionale distribuzione delle risorse e dei redditi, stabilità, e abbiamo avuto il contrario: instabilità, crisi strutturale, depressione, concentrazione dei redditi e dei poteri in mano a pochi monopolisti, disoccupazione, dilagare della povertà in tutto il mondo.

Il partito dei magistrati prometteva di debellare la corruzione e la mafia, e ora abbiamo più corruzione più mafia; la cessione dei gioielli nazionali e dei poteri politici al capitale finanziario straniero è stata nascosta col polverone mediatico-emozionale di Mani Pulite (“Di Pietro facci sognare”), e l’eliminazione col mezzo giudiziario dei partiti popolari diversi dal PCI e dai suoi succedanei metamorfici è servita non a fare pulizia, ma a togliere di mezzo le forze politiche radicate nella gente e che potevano opporsi alle logiche della finanza predatrice.

A quest’ultima neppure B. si è veramente opposto, perché ha votato tutti i provvedimenti normativi da essa voluti, limitandosi a cercare di inserirsi qua e là più per conquistare un ruolo personale che per cambiare un tracciato non negoziabile. La sua maggiore influenza è stata proprio quella di aiutare a nascondere quelle logiche e quelle strategie all’opinione pubblica, mentre venivano portate avanti, mentre veniva creato un sistema monetario europeo volutamente sbagliato e che avrebbe prodotto ciò che ora stiamo subendo. A nasconderle dietro una rappresentazione teatrale in cui la gente, compreso il ceto imprenditoriale, veniva coinvolta nella finzione che la realtà, che ciò che contava, fosse la lotta di B. liberale contro il comunismo e i magistrati comunisti, ovvero della democrazia e della legalità contro B. caimano e delinquente professionale.

 Potevano andare diversamente, le cose, in Italia? Poteva una qualche forza nazionale cambiare il corso della storia di questo Paese? Potevano riformarlo, risanarlo, rilanciarlo, ammodernarlo, queste forze politiche e giudiziarie? No, non ne avevano la possibilità, perché il potere effettivo su questo Paese, gli strumenti di politica macroeconomica dello Stato, erano stati ceduti precedentemente, cioè nel 1981-83 con la sapiente riforma monetaria Draghi-Andreatta (privatizzazione della gestione della Banca d’Italia, rifinanziamento del debito pubblico affidato ai mercati speculativi, conseguente raddoppio del debito sul pil in pochi anni, destabilizzazione finanziaria); e poi, irreversibilmente, con gli accordi sul panfilo Britannia nel 1992, Maastricht, l’Euro. Da allora, il timone dell’Italia non è più in Italia, il comandante vero sta all’estero, e dall’estero ultimamente decide anche i governi italiani. Ogni promessa di cambiare il Paese, fatta da partiti nazionali, è pura millanteria, regolarmente smentita dai fatti. L’alternanza al potere sposta al più, da una parta all’altra, le opportunità di affari con lo Stato e il carico fiscale. Cioè ha influenza solo sulla spartizione. Ai fini propriamente politici, votare è ininfluente.

Adesso tocca a Grillo e alle sue, di promesse. Grillo le canta sull’ultima spiaggia, oramai al tramonto di questo Paese, ormai privato dei caratteri della statehood (Eigenstaatlichkeit), e ridotto a un governatorato. Cambiare l’Italia, semplicemente non glielo permetteranno, i fratelli maggiori europei. Per farlo, dovrebbe rompere e scontrarsi con una struttura internazionale da cui l’Italia è in dipendente per materie prime ed esportazioni. Senza contare che l’Italia è un paese occupato militarmente dagli USA con decine di loro basi militari sul territorio.

Ecco, gli USA, solo gli USA, con l’appoggio intra-europeo di Londra, potrebbero mettere Grillo in condizioni di farlo, ammesso che riesca ad adunare adeguate forze popolari, magari alleandosi ad altri movimenti antisistema.

OK, allora domani (?) si cambia il Paese. Ma qual è il modello? Come farlo funzionare? Questo non lo sanno nemmeno a Washington, temo.

di Marco Della Luna 

11 agosto 2013

La corsa verso l'abisso


di Ida Magli - 05/08/2013



   
   
La società italiana e il suo governo attuale sembrano davvero un camion che perde pezzi mentre corre sempre più in fretta verso un precipizio. Nessuno mette mano al freno, anzi: l’aspetto più terrificante della situazione è l’assoluta tranquillità del pilota e di coloro che lo circondano. Guardano tutti la strada davanti a sé senza vedere neanche il più piccolo ostacolo. La condanna di Berlusconi, a detta di tutti i protagonisti della conduzione politica, non cambierà nulla all’assetto del governo Letta; anzi c’è perfino chi dall’alto di un posto di comando privilegiato, si affanna a “blindarlo”, come usano dire i giornalisti, tanto è ritenuto indispensabile a salvare il paese dall’inevitabile catastrofe che seguirebbe alla sua caduta. Tutto questo è stato affermato di nuovo ieri sera davanti alla condanna di Berlusconi.

Ebbene, le colpe di Berlusconi di cui gli italiani si possono lamentare non sono certo quelle condannate dalla magistratura, ma gravi colpe politiche che non si sa se attribuire a una strategia personale, che in ogni caso è stata fallimentare, oppure a un’assoluta volontà di conservare l’Italia nell’area europea, anche questa strategia fallimentare. La gravissima situazione economica e sociale dell’Italia dipende dal fatto che apparteniamo all’”orrida idea dell’euro” (per dirla col premio Nobel Amarthya Sen), dal debito pubblico che continua a crescere perché siamo costretti a pagare il denaro che adoperiamo ai Rothschild, ai Rockfeller, ai Draghi, ai sovrani d’Inghilterra, di Spagna, del Belgio, d’Olanda, che possiedono le banche centrali e in particolare la Bce. Le tasse non possono diminuire, la disoccupazione neppure, se non ci si riappropria della sovranità monetaria e non si abbandonano le normative europee sulla libertà del mercato.

Ma la maggiore colpa di Berlusconi è quella di essersi inchinato davanti alla chiamata di Mario Monti da parte del Presidente della Repubblica. È stato quello il momento decisivo. Quando ha accettato di venir meno alle regole della democrazia, dimettendosi senza la ratifica del Parlamento, controfirmando la nomina di Monti a senatore a vita (non c’erano le condizioni richieste dalla Costituzione) e obbligando il suo partito a votare i decreti di Monti, ha mancato a tutti i doveri di un politico a capo di un grande partito, in pratica facendo fare a questo partito il contrario di ciò che volevano i suoi elettori. Di questi elettori bisogna dire una verità che è stata volutamente tenuta nascosta un po’ da tutti in quanto è stata attribuita al carisma personale di Berlusconi gran parte del suo successo. La realtà è un’altra: chi non voleva votare la Sinistra, non aveva altre possibilità. E non è questione di tener lontano il “comunismo”, come ha ripetuto in continuazione Berlusconi: anche se è stata quasi sempre al governo prima la Democrazia cristiana, poi Berlusconi, l’Italia è diventata a poco a poco una società pienamente social-comunista, con l’annientamento della borghesia, con l’ugualitarismo e la statalizzazione di tutte le strutture sociali: Scuola, Sanità, Pensioni, cui è bastato qualche referendum (divorzio, aborto) e, come ultima pennellata, qualche decreto montiano sul controllo di tutti i movimenti di denaro e dei conti correnti per trovarsi in pieno comunismo. Se non ci sono le fucilazioni di Stalin è perché non ce n’è bisogno: nessuno si ribella e sono tutti d’accordo, dal Presidente della Repubblica ai partiti di destra e di sinistra. L’unico segno di negazione sono i suicidi, ma quale soluzione migliore per i potenti di quella in cui l’eventuale oppositore si fa fuori da sé? La magistratura ne dà atto non vedendoci nessun indizio di colpe da parte di nessuno. Proprio in questi giorni ha archiviato il suicidio del dirigente del Monte dei Paschi di Siena, David Rossi: è stato un atto volontario. In concreto, dunque, ormai si disputa su inezie: lo spostamento della scadenza di una tassa, l’aumento dell’Iva. I veri problemi non esistono più perché la servitù all’Europa e al suo ugualitarismo mondialista è stata completata con il governo Letta e la democrazia fa finta di sussistere con il nome di “larghe intese”.

Di questo Berlusconi non parla neanche nei suoi progetti per il futuro partito. Tornare allo spirito del ’94? Com’è possibile che non si renda conto che nel ’94 il panorama era del tutto diverso tanto che non c’era nemmeno l’euro? No, così l’Italia è perduta. È lo scopo dell’Ue: eliminare gli Stati nazionali. I parlamentari del Pdl facciano il loro dovere; se non riescono a convincerlo che non si può tradire lo spirito con il quale sono stati eletti, non obbediscano a Berlusconi. Quelli che sono al governo si dimettano e tutti insieme diano un segnale di coraggio, di dignità e di rispetto per gli italiani.

di  Ida Magli

14 agosto 2013

Confessione di un troll.


Lo ammetto. Sono stato un troll, ho agito in maniera politicamente disinteressata contro il M5S in maniera sistematica ed in maniera indirizzata da persone interessate.
Però negli ultimi tempi ho cominciato a capire che non era più giusto andare avanti così, non era più giusto continuare ad essere la lunga e oscura mano di un potere ingiusto e inetto.Mentre venivo ricompensato per i miei servigi con qualche contratto a tempo determinato per la gestione di qualche piattaforma informatica di qualche 'amico' dei miei 'datori di lavoro' o con qualche altra miserevole paga da fame mio zio ha dovuto chiudere la sua attività strozzata da Equitalia e da bastardi che vanno in giro col Mercedes e non gli pagano le forniture. Da quel momento è caduto in profonda depressione e nel mio piccolo mi sento responsabile.

Andiamo però per ordine.Tutto comincia in Emilia-Romagna ai tempi delle ultime elezioni regionali.Io non ho mai seguito molto la politica, tanto più locale, ma da quel che mi hanno accennato i colleghi sò che all'epoca sorsero varie questioni (probabilmente pretestuose penso con il senno di poi) all'interno del 5 stelle romagnolo.

É in quel momento che subentra un soggetto, una fondazione locale parmense per la salvaguardia di qualche patrimonio culturale, interessato ad imbastire una campagna diffamatoria su internet per danneggiare il M5S operante nel consiglio regionale lombardo.

Da quel che mi è stato riferito da chi all'epoca operò nel sistema (e che mi passò vari dossier e varie chiavi di accesso di vari profili FB, Twitter, Youtube e del blog di Grillo) la campagna si risolse in un insuccesso certificato nel 2012 dall'elezione di Pizzarotti per il semplice motivo che non si era riuscito ad adeguare il linguaggio ed i vari commentatori (d'ora in avanti per comodità chiamati troll) venivano subito beccati ed identificati come tali.

Bisogna cambiare strategia svecchiando il gruppo di comunicazione, perciò vennero presi un gruppo di ragazzi sulla trentina tra i quali il sottoscritto, io fui l'ultimo ad arrivare.

In realtà la strategia stava già cambiando dagli inizi del 2012 quando mi dissero che a Parma giunse un esperto dal Piemonte, un grillino ben addentro alle cose del M5S, addirittura forse un consigliere comunale del 5 stelle. Non sono mai stati molto chiari sull'argomento, non che probabilmente ne sapessero più di tanto: non ci eravamo mai interessati di politica tra tutti e apprendevamo il minimo che ci serviva per operare.

Meno domande si facevano ai nostri referenti (una agenzia di comunicazione emiliana che ora ha chiuso i battenti) più guadagnavamo imparammo presto infatti.

La strategia era esplicata in un elenco di tre punti molto semplice che venne consegnato a tutti. Un semplice foglio di carta A4 stampato dal PC che presto imparammo tutti a memoria.Ogni punto entrava poi nel dettaglio dettagliando la strategia comunicativa, il linguaggio da adoperare, la grafica da applicare, gli argomenti, ecc... ma in breve si possono così riassumere

1) Doppio Binario: se da una parte dovevamo reclutare involontari altri nostri aiutanti con la faccia bella di chi vuole mettere attenzione sui supposti errori e pericoli del M5S che scorazzassero per il web a condividere i nostri link, dall'altra dovevamo cominciare a fare quello che in genere si chiama 'trollare' cominciando a rovinare discussioni e ad impedire la democratica discussione interna al M5S.

2) Colpire basso: bisognava fare perno in particolare sul passato di Grillo ricordando le sue condanne in maniera da fare parallelismo con Berlusconi, sul passato di Casaleggio, il suo essere stato l'artefice di campagne dell'IDV e alcune sue attività fallimentari (però non citando tal Sassoon ed i suoi supposti collegamenti d'oltre oceano), nonchè su altre questioni supposte di legalità inerenti al M5S .

3) Concentratori di attenzione: sotto questa definizione si esplicava in realtà il nucleo della nostra attività. Il punto 1 e 2 erano funzionali esclusivamente a questo: mentre da un lato si attirava l'attenzione con 'trollate', commenti sprezzanti o pagine e siti anti-M5S che accendevano non poche discussioni o flame, dall'altra, sfruttando proprio queste azioni, si inserivano all'interno di queste pagine falsi profili che si comportavano 'bene'. Segnalavano i troll duramente, ma con ironia, difendevano il M5S, si comportavano in maniera garbata, facevano proposte ecc...Questi quindi accogliendo il favore della platea (la cui attenzione era carpita da questi 'troll', che noi chiamiamo 'decoy') ne conquistavano i favori permettendo di muoversi in due direzioni (anche a seconda della piattaforma): o indirizzare notizie all'apparenza innocenti, ma in grado di colpire nostri attivisti e amministratori (l'attività è andata negli ultimi mesi molto in là riuscendo a mettere in difficoltà pure una parlamentare, prima che però la questione arrivasse ad un punto critico ci fu una telefonata di Beppe alla parlamentare che ci obbligò a ricominciare tutto da capo), o a seminare (sempre in maniera all'apparenza innocente e non voluta) idee discordanti all'interno del M5S (cosa che è avvenuta in particolare dopo alle elezioni al riguardo di un possibile accordo tra PD e M5S, caso nel quale mi è giunta voce che altri gruppi di operatori si siano spinti troppo all'aperto, tanto che alla nostra sezione nello stesso periodo ci fu consigliato di abbassare i toni e quasi 'eclissarci' per evitare che una pressione troppo alta portasse allo scoperto tutto il sistema).

Ora vi starete giustamente chiedendo: chi erano questi troll? Quali sono quelle pagine? Quali siti?

Per quanto riguarda i singoli profili cambiano costantemente, e a parti pochi, non durano più di due o tre mesi. Una volta assolta la loro funzione scompaiono.

Se volete i nomi dei miei colleghi non voglio farne, dovete capire che pur sbagliando lo fanno per stato di necessità, spesso o hanno figli a carico che devono mantenere o sono in altre brutte situazioni.

Inoltre spesso, a parte un paio che considero miei amici (e che con questa mia uscita comunque metto in difficoltà visto che ora sò che lavorano per un'altra agenzia di comunicazione con scopi simili a quella di questa esperienza), ne conosco solo il nome e a malapena riuscirei a riconoscerli.

Ci incontravamo ogni giovedì sera in un luogo diverso con il referente del mese. Ogni mese il referente del gruppo di comunicazione cambiava, veniva, ci parlava una mezz'ora dicendoci cosa fare e cose così e scompariva.

Per quanto riguarda le pagine ed i siti basta dirvi che sono sotto gli occhi di tutti. Non c'è pagina FB sopra i 50 utenti o sito web con un certo aggiornamento e numero di visite giornaliere nei quali bene o male questi gruppi di lavoro anti-M5S non siano impelagati...

Sono di 2 categorie principalmente (anche se abbiamo 'gradazioni' intermedie', in particolare nel campo dei blog):

A) Formali e politiche: all'apparenza fanno una seria opposizione al M5S senza esprime linee partitiche precise. In realtà servono a reclutare involontario nuovo personale che senza dir nulla andrà a diffondere le idee della pagina stessa, sò di un paio di casi nel quale c'erano utenti così convinti che ne sono diventati amministratori trasformando (in quel caso due pagine FB) quei due spazi in cuore pulsante di anti-M5S a sè stanti e al più ci si limitava ad indirizzare meglio i loro attacchi.

B) Prese in giro palesi: alla base di ogni intenzione di 'trolling', spesso (nel caso FB dove queste pagine sono riuscite ad avere un certo successo, quasi zero invece dal lato di blog creati ad hoc) quelle pagine veniva usate per fare trolling diretto sulle pagine del M5S. Queste pagine hanno avuto successo alterno e se si sono avuti casi clamorosi finiti pure sui media nazionali, se ne sono avuti altre che invece sono state segnate da un insuccesso totale. L'ultima tendenza, prima che l'agenzia chiudesse un mese e mezzo fa, era cercare di far perno sulle pazze idee portate avanti da persone che con il 5 stelle nulla hanno a che fare, ma che si professavano tali andando quindi a far perno su una confusione già esistente sul web: difesa degli animali estrema, teorema del complotto, metodi 'argentini' per i politici, ecc... L'obiettivo ultimo di queste pagine è solo generare confusione, degenerazione e dimostrare la supposta stupidità dei votanti M5S.

Vi prego di accogliere il mio appello quindi: fate attenzione, fate attenzione, fate attenzione!

E a chi è dentro il sistema vi prego di accettare il mio consiglio: non vi chiedo di uscire allo scoperto (il rischio di essere vittima di una persecuzione è troppo alta, neanche io infatti ci metto la faccia ne nome e cognome... anche se chi sà già probabilmente ha capito chi sono e farà di tutto per farmi licenziare dal mio nuovo e onesto lavoro), ma abbiate il coraggio di dire no.

L'Italia non può continuare a marcire così, è anche causa nostra se è in queste condizioni.

Dobbiamo dire basta al Dio Denaro e aprire la nostra mente.

Ogni volta che si pubblica un commento di sprezzo nel 5 Stelle si uccide una delle poche speranze rimaste al paese.

Non credetemi se volete, ma fate come vi dico. Ve ne prego.

12 agosto 2013

Da Berlusconi a Grillo: storia delle promesse







   
   
Tanto rumore per la condanna di B. Minacce di guerra civile. Il Paese “spaccato”. Ma, al di là del rumore e del colore, che influenza ha avuto B. sul percorso reale del Paese? Nessuna: la sua azione non ha spostato di un grado l’Italia dalla sua rotta di deindustrializzazione, indebitamento, impoverimento, declassamento, assoggettamento a potenze e capitali stranieri. E l’azione dei suoi rivali? Idem!

Del resto, un paese pervaso storicamente da mentalità non liberali (socialismo, comunismo, fascismo, cattolicesimo), come poteva divenire liberale?

Vediamo che, invece, la partecipazione politica tende a scadere in forme di irrazionalità più rozze, cioè dall’ideologismo al tribalismo incentrato su capi carismatici e affiliazioni identitarie. Un paese  storicamente assuefatto a che la legge sia usata dal potere secondo la sua convenienza, ed elusa quando possibile da chi non ha potere, come potrebbe cambiare per decreto? Un paese storicamente abituato a un potere che si compera il consenso col clientelismo nella spesa pubblica e nel pubblico impiego, come potrebbe divenire efficiente in qualche anno e per azione di forze interne ad esso? La storia, il passato, i costumi consolidati, le formae mentis tradizionali, sono tutte cose molto reali e molto solide.

Ma anche le altre forze politiche e le altre ideologie hanno avuto influenza nulla sulla rotta del Paese descritta sopra.

La sinistra prometteva più sicurezza sociale, più lavoro, più equità nei redditi, più servizi pubblici, e abbiamo avuto esattamente il contrario.

Bossi prometteva l’indipendenza della Padania o perlomeno il federalismo, nonché controllo dell’immigrazione, e abbiamo avuto più centralismo, romano ed europeo, e più immigrazione selvaggia.

Il prof. Monti prometteva il salvataggio dell’economia mediante le sue grandi capacità tecniche: si è rivelato un tecnico dell’autoaffondamento, precipitando il Paese nell’avvitamento fiscale e nel pessimismo più distruttivo.

Letta, con la sua enorme maggioranza parlamentare, doveva fare grandi cose a tambur battente, sempre per salvare il Paese, e semplicemente rinvia le decisioni e sta ad aspettare mentre il Paese brucia.

L’europeismo e l’Euro promettevano solidarietà, stabilità, risanamento, crescita, convergenza economica e unificazione politica, e hanno dato il contrario: avvitamento recessivo, sovraindebitamento, miseria, sopraffazione tedesca, divergenza delle economie, contrapposizione di interessi.

Mercatismo, globalizzazione, liberalizzazione e privatizzazione promettevano sviluppo economico, equità, razionale distribuzione delle risorse e dei redditi, stabilità, e abbiamo avuto il contrario: instabilità, crisi strutturale, depressione, concentrazione dei redditi e dei poteri in mano a pochi monopolisti, disoccupazione, dilagare della povertà in tutto il mondo.

Il partito dei magistrati prometteva di debellare la corruzione e la mafia, e ora abbiamo più corruzione più mafia; la cessione dei gioielli nazionali e dei poteri politici al capitale finanziario straniero è stata nascosta col polverone mediatico-emozionale di Mani Pulite (“Di Pietro facci sognare”), e l’eliminazione col mezzo giudiziario dei partiti popolari diversi dal PCI e dai suoi succedanei metamorfici è servita non a fare pulizia, ma a togliere di mezzo le forze politiche radicate nella gente e che potevano opporsi alle logiche della finanza predatrice.

A quest’ultima neppure B. si è veramente opposto, perché ha votato tutti i provvedimenti normativi da essa voluti, limitandosi a cercare di inserirsi qua e là più per conquistare un ruolo personale che per cambiare un tracciato non negoziabile. La sua maggiore influenza è stata proprio quella di aiutare a nascondere quelle logiche e quelle strategie all’opinione pubblica, mentre venivano portate avanti, mentre veniva creato un sistema monetario europeo volutamente sbagliato e che avrebbe prodotto ciò che ora stiamo subendo. A nasconderle dietro una rappresentazione teatrale in cui la gente, compreso il ceto imprenditoriale, veniva coinvolta nella finzione che la realtà, che ciò che contava, fosse la lotta di B. liberale contro il comunismo e i magistrati comunisti, ovvero della democrazia e della legalità contro B. caimano e delinquente professionale.

 Potevano andare diversamente, le cose, in Italia? Poteva una qualche forza nazionale cambiare il corso della storia di questo Paese? Potevano riformarlo, risanarlo, rilanciarlo, ammodernarlo, queste forze politiche e giudiziarie? No, non ne avevano la possibilità, perché il potere effettivo su questo Paese, gli strumenti di politica macroeconomica dello Stato, erano stati ceduti precedentemente, cioè nel 1981-83 con la sapiente riforma monetaria Draghi-Andreatta (privatizzazione della gestione della Banca d’Italia, rifinanziamento del debito pubblico affidato ai mercati speculativi, conseguente raddoppio del debito sul pil in pochi anni, destabilizzazione finanziaria); e poi, irreversibilmente, con gli accordi sul panfilo Britannia nel 1992, Maastricht, l’Euro. Da allora, il timone dell’Italia non è più in Italia, il comandante vero sta all’estero, e dall’estero ultimamente decide anche i governi italiani. Ogni promessa di cambiare il Paese, fatta da partiti nazionali, è pura millanteria, regolarmente smentita dai fatti. L’alternanza al potere sposta al più, da una parta all’altra, le opportunità di affari con lo Stato e il carico fiscale. Cioè ha influenza solo sulla spartizione. Ai fini propriamente politici, votare è ininfluente.

Adesso tocca a Grillo e alle sue, di promesse. Grillo le canta sull’ultima spiaggia, oramai al tramonto di questo Paese, ormai privato dei caratteri della statehood (Eigenstaatlichkeit), e ridotto a un governatorato. Cambiare l’Italia, semplicemente non glielo permetteranno, i fratelli maggiori europei. Per farlo, dovrebbe rompere e scontrarsi con una struttura internazionale da cui l’Italia è in dipendente per materie prime ed esportazioni. Senza contare che l’Italia è un paese occupato militarmente dagli USA con decine di loro basi militari sul territorio.

Ecco, gli USA, solo gli USA, con l’appoggio intra-europeo di Londra, potrebbero mettere Grillo in condizioni di farlo, ammesso che riesca ad adunare adeguate forze popolari, magari alleandosi ad altri movimenti antisistema.

OK, allora domani (?) si cambia il Paese. Ma qual è il modello? Come farlo funzionare? Questo non lo sanno nemmeno a Washington, temo.

di Marco Della Luna 

11 agosto 2013

La corsa verso l'abisso


di Ida Magli - 05/08/2013



   
   
La società italiana e il suo governo attuale sembrano davvero un camion che perde pezzi mentre corre sempre più in fretta verso un precipizio. Nessuno mette mano al freno, anzi: l’aspetto più terrificante della situazione è l’assoluta tranquillità del pilota e di coloro che lo circondano. Guardano tutti la strada davanti a sé senza vedere neanche il più piccolo ostacolo. La condanna di Berlusconi, a detta di tutti i protagonisti della conduzione politica, non cambierà nulla all’assetto del governo Letta; anzi c’è perfino chi dall’alto di un posto di comando privilegiato, si affanna a “blindarlo”, come usano dire i giornalisti, tanto è ritenuto indispensabile a salvare il paese dall’inevitabile catastrofe che seguirebbe alla sua caduta. Tutto questo è stato affermato di nuovo ieri sera davanti alla condanna di Berlusconi.

Ebbene, le colpe di Berlusconi di cui gli italiani si possono lamentare non sono certo quelle condannate dalla magistratura, ma gravi colpe politiche che non si sa se attribuire a una strategia personale, che in ogni caso è stata fallimentare, oppure a un’assoluta volontà di conservare l’Italia nell’area europea, anche questa strategia fallimentare. La gravissima situazione economica e sociale dell’Italia dipende dal fatto che apparteniamo all’”orrida idea dell’euro” (per dirla col premio Nobel Amarthya Sen), dal debito pubblico che continua a crescere perché siamo costretti a pagare il denaro che adoperiamo ai Rothschild, ai Rockfeller, ai Draghi, ai sovrani d’Inghilterra, di Spagna, del Belgio, d’Olanda, che possiedono le banche centrali e in particolare la Bce. Le tasse non possono diminuire, la disoccupazione neppure, se non ci si riappropria della sovranità monetaria e non si abbandonano le normative europee sulla libertà del mercato.

Ma la maggiore colpa di Berlusconi è quella di essersi inchinato davanti alla chiamata di Mario Monti da parte del Presidente della Repubblica. È stato quello il momento decisivo. Quando ha accettato di venir meno alle regole della democrazia, dimettendosi senza la ratifica del Parlamento, controfirmando la nomina di Monti a senatore a vita (non c’erano le condizioni richieste dalla Costituzione) e obbligando il suo partito a votare i decreti di Monti, ha mancato a tutti i doveri di un politico a capo di un grande partito, in pratica facendo fare a questo partito il contrario di ciò che volevano i suoi elettori. Di questi elettori bisogna dire una verità che è stata volutamente tenuta nascosta un po’ da tutti in quanto è stata attribuita al carisma personale di Berlusconi gran parte del suo successo. La realtà è un’altra: chi non voleva votare la Sinistra, non aveva altre possibilità. E non è questione di tener lontano il “comunismo”, come ha ripetuto in continuazione Berlusconi: anche se è stata quasi sempre al governo prima la Democrazia cristiana, poi Berlusconi, l’Italia è diventata a poco a poco una società pienamente social-comunista, con l’annientamento della borghesia, con l’ugualitarismo e la statalizzazione di tutte le strutture sociali: Scuola, Sanità, Pensioni, cui è bastato qualche referendum (divorzio, aborto) e, come ultima pennellata, qualche decreto montiano sul controllo di tutti i movimenti di denaro e dei conti correnti per trovarsi in pieno comunismo. Se non ci sono le fucilazioni di Stalin è perché non ce n’è bisogno: nessuno si ribella e sono tutti d’accordo, dal Presidente della Repubblica ai partiti di destra e di sinistra. L’unico segno di negazione sono i suicidi, ma quale soluzione migliore per i potenti di quella in cui l’eventuale oppositore si fa fuori da sé? La magistratura ne dà atto non vedendoci nessun indizio di colpe da parte di nessuno. Proprio in questi giorni ha archiviato il suicidio del dirigente del Monte dei Paschi di Siena, David Rossi: è stato un atto volontario. In concreto, dunque, ormai si disputa su inezie: lo spostamento della scadenza di una tassa, l’aumento dell’Iva. I veri problemi non esistono più perché la servitù all’Europa e al suo ugualitarismo mondialista è stata completata con il governo Letta e la democrazia fa finta di sussistere con il nome di “larghe intese”.

Di questo Berlusconi non parla neanche nei suoi progetti per il futuro partito. Tornare allo spirito del ’94? Com’è possibile che non si renda conto che nel ’94 il panorama era del tutto diverso tanto che non c’era nemmeno l’euro? No, così l’Italia è perduta. È lo scopo dell’Ue: eliminare gli Stati nazionali. I parlamentari del Pdl facciano il loro dovere; se non riescono a convincerlo che non si può tradire lo spirito con il quale sono stati eletti, non obbediscano a Berlusconi. Quelli che sono al governo si dimettano e tutti insieme diano un segnale di coraggio, di dignità e di rispetto per gli italiani.

di  Ida Magli