21 settembre 2006

Quando il potere è in mano ai fuorilegge



Anti Digital Divide propone lo scorporo della rete di Telecom Italia come soluzione necessaria a far cessare gli abusi dell'incumbent.
Le illecite intercettazioni di dati attuate da Telecom Italia ai danni di Fastweb e di migliaia di utenti rappresentano solo la punta dell' iceberg di un avvincente thriller che vede come protagonista Telecom Italia e il gruppo del patron Marco Tronchetti Provera.
A tenerci informati sulla storia ci pensa la Repubblica con l'ottimo Giuseppe D'Avanzo, che snocciola dati e contenuti davvero interessanti.
Si va dalla questione spionaggio contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini, passando per l’Inter, in anticipo di circa 3 anni sullo scandalo calciopoli e sul "metodo Moggi" venuto alla luce solo nelle ultime settimane, dalla scalata del 1999 alla Telecom compresi i politici e i finanziere che guardarono con interesse a quella operazione, al caso Bpi – Antonveneta e Unipol – Bnl, per arrivare più o meno ai nomi dell'intera classe dirigente - politico, economica, finanziaria - del Paese.
Si parla di un numero elevatissimo di intercettazione che potrebbe arrivare addirittura a 100.000 fascicoli.
“Gli spioni privati, ingaggiati e pagati da Pirelli e dalla sua controllata Telecom Italia, hanno raccolto migliaia di "fascicoli" sul conto di politici, uomini di finanza, banchieri e finanche su arbitri e manager di calcio.”
L’intero archivio è ora a disposizione e al vaglio della procura di Milano grazie alla collaborazione di Emanuele Cipriani, uno dei principali indagati, che ha fornito l’ultima password per entrare in un file presente su un computer e superare un sistema di difesa con dieci livelli di protezione.
Emanuele Cipriani, è a capo di un'importante agenzia d'investigazione, la Polis d'Istinto, da alcuni anni al centro di un network d'intelligence messo su da Giuliano Tavaroli, già responsabile della sicurezza di Telecom Italia.
“Entrambi sono accusati di "associazione per delinquere finalizzata alla rivelazione del segreto istruttorio" (da una costola di quest'inchiesta sono già saltate fuori le manovre storte contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini).”
“"Decine e decine di migliaia di fascicoli" ("centomila"?) svelano un lavoro accuratissimo portato avanti con la collaborazione di pubblici funzionari infedeli capaci di violare le banche dati del Viminale, della Banca d'Italia, degli uffici della pubblica amministrazione.
Le schede hanno un loro preciso canone. Si interrogano le conservatorie dei registri immobiliari, gli archivi notarili, il pubblico registro automobilistico, il registro navale, l'anagrafe tributaria. Si scava negli istituti di credito, nei fondi di investimento, nelle società finanziarie. Si annotano i soggiorni all'estero, la presenza abituale in luoghi di villeggiatura. Quasi sempre, gli accertamenti sono estesi al coniuge o ai figli, alle persone fisiche o giuridiche, società, consorzi, associazioni del cui patrimonio il poveretto "schedato" risulta poter disporre "in tutto o in parte, direttamente o indirettamente".
I file si arricchiscono dei tabulati telefonici del maggiore gestore italiano di telefonia - sono documenti che permettono di ricostruire l'intera mappa dei contatti del "soggetto di interesse" - in qualche caso, delle intercettazioni della magistratura perché Giuliano Tavaroli ha controllato, fino a qualche tempo fa, il Centro nazionale autorità giudiziaria (Cnag) dove transitano tutte le richieste d'intercettazione dell'autorità giudiziaria.”
Ora i punti da chiarire sono, perché si sono effettuate tali intercettazioni chi le ha “commissionate” che uso ne è stato fatto e/o se ne voleva fare.
“Emanuele Cipriani sostiene che il suo lavoro è stato regolarmente commissionato, attraverso Giuliano Tavaroli, dal presidente Marco Tronchetti Provera. Ma è vero? O è vero che, confidando nel loro incarico ufficiale, Cipriani e Tavaroli si sono messi, con il tempo, in proprio schedando obiettivi ("soggetti di interesse") selezionati di volta in volta da altri misteriosi "clienti" o così fragili da poter essere ricattati e "condizionati"?”
“Emanuele Cipriani rintuzza i dubbi mostrando le fatture regolarmente emesse da Pirelli-Telecom, anche se per prestazioni definite negli archivi delle società in modo molto generico. Più o meno quattordici milioni di euro, anche se Cipriani preferisce farsi pagare in sterline e a Londra. Da dove curiosamente il denaro comincia a muoversi come in un vortice. Montecarlo. Svizzera. Infine, l'approdo in un conto della Deutsche Bank del Lussemburgo, intestato alla Plus venture management, società off shore con base nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche.
Che necessità c'è di far fare a quel denaro, compenso di regolare contratto di consulenza/collaborazione, il giro del mondo? Per quel che se ne sa, non è la sola domanda che non trova ancora una risposta. Ce n'è un'altra, forse più importante. Se è Marco Tronchetti Provera a commissionare quei dossier, perché alcuni fascicoli riguardano lo stesso Tronchetti e gli affari di sua moglie Afef? Anche loro, i "padroni" della Telecom, potevano essere sottoposti a pressioni? In questo caso, chi davvero muoveva la mano degli spioni. Soltanto l'avidità personale o altri "clienti" desiderosi di indirizzare le mosse del presidente di Pirelli/Telecom? La storia del grande archivio spionistico e illegale della Seconda Repubblica è ancora tutta da scrivere.”
Volendo attenerci ad un tipica trama di un film thriller, potrebbe essere possibile che quei documenti magari siano proprio una valvola di sicurezza per Tronchetti Provera, che così può impostare un autodifesa molto convincente, del tipo, se ero io il mandante perché ci sono delle intercettazioni a mio carico? Quindi sarebbe da valutare il “valore” delle intercettazioni riguardanti Tronchetti Provera e confrontarle con le altre.
Ma questa è solo una digressione teorica, puramente cinematografica, toccherà ai magistrati fare luce su quanto veramente accaduto.
In un altro articolo la Repubblica mette in luce l’operazione di distorsione della realtà attuata da Telecom Italia, che tende a negare e minimizzare fatti evidenti e di elevata gravità.
Poi pone l’accento sullo scarso risalto che i media e la politica hanno dato alle questioni intercettazioni, nonostante la gravità di quanto successo. Infine sprona i politici a reagire a quanto accaduto, augurandosi che non si faccia finta di niente.
“L'ordinanza della magistratura ci dice che se ne è abusato per fini commerciali. Domanda ragionevole: se ne può abusare e se ne abusa per altri fini? Come è chiaro, sono questioni di interesse vitale per libertà, diritti e democrazia, ma Telecom Italia non sembra darsene per inteso. Quando il 16 maggio diffonde una nota per dar conto delle severe conclusioni del giudice, nega l'evidenza e scrive: "Sulle strategie applicate da Telecom Italia, la società precisa che non sono mai stati utilizzati i dati di ex-clienti...". E' l'esatto contrario di quanto si legge nell'ordinanza del giudice milanese. E', diciamo, una variazione falsaria.
Dunque, si deve concludere che conviene diffidare delle prese di posizione di Telecom (ieri sono state necessarie quasi dieci ore per avere nessuna risposta a qualche domandina di routine). La società controllata dalla Pirelli pare mettere insieme i difetti dell'impresa pubblica e le debolezze dell'impresa privata. Della prima conserva l'arroganza del monopolista che non deve rendere conto di quel che fa. Della seconda, l'autoreferenzialità del proprio interesse."
Telecom non ha digerito molto gli articoli apparsi su Repubblica, e ha annunciato azioni civili e penali, inoltre il patron Marco Tronchetti Provera ha scritto, per la prima volta, una lettera ai dipendenti Telecom Italia, per rassicurarli sull’estraneità dell’azienda sulla questione intercettazioni. Non è la prima volta che Telecom mette in atto questo comportamento per difendere la propria immagine da quelle che, secondo l’incumbent, sono illazioni tutte da confermare.
Forse Telecom dovrebbe pensare più spesso alla propria immagine, non solo quando ci sono di mezzo procedimenti penali, ma anche per temi, come trasparenza, etica , rapporti con gli utenti che vanno sempre più deteriorandosi. Telecom vuole difendere la propria immagine, forse è un po’ in ritardo, perché il pensiero che gli italiani hanno sulla Telecom, lo si può intuire guardando alcune punteta delle trasmissioni che si sono occupate dell'incumbent, come Mi Manda Rai Tre oppure Le Iene o Striscia la Notizia e non si discosta molto da questo.
Quello che è chiaro è che siamo di fronte a questioni gravissime, sia per quanto riguarda l’aspetto della violazioni delle norme sulla concorrenza sia per le questioni delle intercettazioni.
Pare quindi evidente che le politiche fin ora attuate per garantire un mercato delle Telecomunicazioni che rispetti i principi di correttezza, concorrenza e trasparenza siano state errate o comunque non sufficientemente idonee.
La decisione di una mera divisione contabile della società Telecom Italia, al fine di garantire il rispetto della concorrenza, si è rivelata del tutto inadatta ed anche le procedure sanzionatorie non sono servite a far cessare le condotte scorrette dell’incumbent.
Tattiche di concorrenza scorretta che Telecom ha perpetrato con costanza per anni tanto che è stato possibile schematizzarle, ( sarebbe sufficiente leggere il documento e tener conto delle soluzioni ma Agcom non lo fa).
Una delle tattiche scorrette è costituita dall’esclusione dei concorrenti da un nuovo mercato, l’ultimo esempio, è di pochi giorni fa con la violazione della delibera 34/06 e il tentativo di non far accedere alla nuova rete IP di Telecom i suoi competitor.
E’ chiaro quindi che si debbano assumere seri provvedimenti affinché il mercato venga finalmente liberalizzato e venga garantita una reale concorrenza. Condizione necessaria perché questo avvenga è lo scorporo della rete di Telecom Italia, chiesto in passato da Mario Monti ex presidente dell’Antitrust europea, da Giuseppe Tesauro ex presidente dell’antitrust italiana, da illustri economisti, dalla corte dei conti e addirittura nel 2001 da Gasparri, ma "stranamente" mai posto in essere.
Deve quindi essere attuata la divisione di Telecom Italia in due società distinte, sul modello inglese, una che si occupi della rete e della vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse condizioni dei competitor, dalla prima società.
Infatti nonostante la quota di mercato di British Telecom nei collegamenti a larga banda fosse pari al 25%, contro il 73% in Italia dell’operatore dominante, Telecom Italia, (Dati: COCOM 2005 , Communications Committee, e ERG 2005, European Regulators Group), British Telecom è stata obbligata dall’autorità delle comunicazioni inglesi (OFCOM) a garantire ai concorrenti la "market equivalence": parità di trattamento tecnico e commerciale nella fornitura all’ingrosso rispetto a BT Retail attiva sul mercato della clientela finale. BT Retail è il maggior cliente di BT Wholesale, la struttura che fornisce all'ingrosso anche i concorrenti.
L'autorità ha stabilito che questa azienda avrà il solo compito di rivendere all’ingrosso l’accesso alla rete di BT e sarà governata da un consiglio di amministrazione composto da una maggioranza di amministratori indipendenti. Indipendenti non come gli amministratori di Telecom che da una parta hanno dichiarato che il modello inglese avrebbe ricalcato quello italiano e dell’altra che lo scorporo della rete non esiste in nessuna nazione, questo sempre per la correttezza e trasparenza delle informazioni.
Altro provvedimento fondamentale consiste nel far tornare ultimo miglio e centrali telefoniche di proprietà statale. Si porrebbe così finalmente rimedio all’errore fatto dal governo D’Alema nella privatizzazione della Sip. Si parla solo di doppini e centrali telefoniche, quindi la rete di trasporto rimarrebbe di Telecom, così come tutti gli apparati montati in centrale e le nuove reti costruite dall’incumbent, anche tutti i clienti attuali rimarrebbero di Telecom, passerebbero invece alla stato le centrali, il doppino e l’obbligo del servizio universale.
Telecom ha effettuato pochissimi investimenti per l’ammodernamento delle centrali , che sono rimaste, nella maggior parte dei casi, come erano al tempo della Sip. Così come per i doppini, Telecom si è limitata a collegare quelli già disponibili, e solo raramente ha effettuato scavi/lavori per portare doppini nuovi agli utenti e comunque in questi casi i costi sostenuti dagli utenti erano molto elevati inoltre questi erano ampiamente coperti dagli introiti derivanti dal canone Telefonico, che Telecom richiede proprio per la manutenzione e ammodernamento delle linee.
Oltre al canone Telefonico di 15 euro mensili per 26.000.000 di linee, Telecom chiede in Italia tariffe salatissime per l’adsl, nonostante questo, circa 10 milioni di italiani non possono usufruire della banda larga. Infatti i canoni e le tariffe spropositate non servono per manutenere e ammodernare la rete, ma per la maggior parte finiscono per essere utilizzate per ripagare i debiti derivati dalla finanza creativa del dottor Tronchetti Provera.
Tutti gli operatori, alle stesse condizioni, riscatterebbero all’ingrosso il canone telefonico dallo stato, che dovrà fissarne l’entità calcolandolo con il metodo cost plus cioè basandosi sui costi effettivi sostenuti per fornire il servizio di accesso. In questo modo si premierebbero gli operatori che hanno investito nella costruzione di una rete di accesso proprietaria e si incentiverebbero tutti gli operatori a investire in una propria infrastruttura, questo porterebbe ampi benefici agli utenti, che avrebbero maggiori possibilità di scelta, con tariffe minori e qualità dei servizi più elevata, grazie all’aumento della concorrenza.
Naturalmente Telecom continuerebbe a dover essere notificato come operatore dominante almeno finché la sua quota di mercato non risulti inferiore al 50%.
In seguito alla sentenza con cui la Corte d'Appello Civile di Milano ha condannato il principale operatore di telecomunicazioni in Italia per "trattamento illecito di dati riservati", il garante della privaci ha avviato una procedura d’urgenza per far luce sull’accaduto. Anche l’AGCOM sta indagando sull’accaduto:
"Della vicenda si occuperà quanto prima anche l'Authority per le Comunicazioni che già ieri ha fatto sapere di aver acquisiti i primi elementi del caso e che nelle prossime riunioni valuterà il risultato degli accertamenti in corso. Non solo: Agcom ha tenuto a precisare come Telecom - già nei mesi scorsi - sia stata diffidata a non attivare azioni unilaterali di rientro di utenti di altri operatori senza rispettare le procedure condivise con altri gestori e con la stessa Autorità. Inoltre, Agcom ha ricordato come tutti i principali operatori - proprio per indagare su possibili violazioni a danno degli utenti e per accertare eventuali comportamenti abusivi - siano stati ispezionati nelle scorse settimane da funzionari dell'Autorità, dalla polizia postale e dalla Guardia di Finanza."
Si comincia a parlare anche di un'indagine politica con l’istituzione di una commissione parlamentare.
Intanto il responsabile della sicurezza di Telecom Italia e di quella personale del suo presidente Marco Tronchetti Provera, ha rassegnato le proprie dimissioni.
ADD da tempo si batte perché ci sia lo scorporo della rete, in seguito agli ultimi avvenimenti che coinvolgono Telecom Italia e palesano l’inadeguatezza degli interventi fin ora attuati dalle autorità garanti, ritiene che questa decisione non sia più rimandabile.
Diffide, multe, divisione contabile di Telecom Italia, non sono servite a far rispettare le norme per una corretta concorrenza, per Telecom regna l’anarchia, anche l’ultima delibera la 34/06 che doveva portare ad una maggiore concorrenza nel mercato adsl è stata palesemente violata, Anti Digital Divide ha scritto per questo all’AGCOM da cui però non è arrivata risposta quindi l’associazione di provider AIIP ha presentato ricorso al TAR perché venga fatta rispettare tale delibera.
Nei prossimi giorni scriveremo alle autorità garanti ed al nuovo ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, proprio per chiedere di attuare questo provvedimento.

20 settembre 2006

Bin Laden:Quando la documentazione diventa finzione


Va ricordato dov’era Osama bin Laden l’11 settembre 2001, il giorno del mega-attentato che ha ottenebrato l’Occidente.Era a Rawalpindi, città di 1,5 milioni di abitanti, in un ospedale militare pakistano, per sottoporsi a dialisi.E non lo raccontò un complottista.Lo spiegò Dan Rather, l’anchorman della catena televisiva CBS, il 28gennaio 2002. Quella sera, Dan Rather annunciò lo «scoop esclusivo», e diede subito la parola all’inviato Barry Petersen, che era in Pakistan. «CBS News ha saputo che la notte prime dell’11 settembre, Osama bin Laden era in Pakistan. Stava ricevendo trattamento medico conl’assistenza di quello stesso apparato militare che qualche giorno dopoassicurò di sostenere gli USA nella guerra al terrorismo in Afghanistan».Sul video appare l’ospedale militare di Rawalpindi, poi un’infermiera di spalle.«Questa dipendente sanitaria, la cui identità deve essere protetta, dice che quella notte tutto il normale personale del reparto urologia è stato mandato via, e sostituito da un gruppo segreto. Dice che c’era da curare una persona molto speciale». Appare un altro interlocutore, col volto coperto: «I militari lo circondavano, dice questo impiegato dell’ospedale che, anch’egli, non vuole essere riconosciuto: ‘Ho visto il paziente misterioso mentre scendeva, sorretto, da un’auto. In seguito ho visto molte immagini di
quest’uomo: è colui che conosciamo come Osama bin Laden. Ho sentito due ufficiali che, parlando fra loro, dicevano che Osama bin Laden andava curato e sorvegliato attentamente».Seguiva una spiegazione delle «numerose malattie» del capo terrorista, «problemi gastrici e della spina dorsale» oltre alla grave insufficienza renale. Petersen: «I medici dell’ospedale negano che quella sera [il 10 settembre] sia avvenuto qualcosa di speciale, ma rifiutano di farci vedere, come abbiamo chiesto, i registri di ricovero. Il governo hasmentito che bin Laden abbia ricevuto cure ospedaliere quella notte».Voce fuori campo: «Il presidente pakistano Musharraf ha dichiarato che bin Laden soffre di affezioni renali, e che secondo lui è moribondo. Il più recente video mostra un bin Laden pallido e debole, che non muove il braccio sinistro».Poi l’immagine del ministro Donald Rumsfeld mentre dice: «Per quanto riguarda la salute di Osama bin Laden non ne ho alcuna conoscenza». Petersen, ironico: «Gli Stati Uniti non hanno modo di sapere chi, nell’apparato militare o di spionaggio pakistano, aiutava bin Laden anche la notte prima dell’11 settembre, fornendogli la dialisi per tenerlo vivo. Dunque gli Stati Uniti non sanno se queste stesse persone non lo stiano aiutando a restare libero». Cinque anni sono passati da questo scoop.
L’ultima illazione su dove si trovi Bin Laden è apparsa, il 9 settembre 2006, su un giornale australiano, lo Hobart Mercury: «La maggior parte degli analisti d’intelligence sono certi che Osama si nasconda da qualche parte al confine tra Afghanistan e il Pakistan. Negli ultimi tempi è stato detto che egli si trova probabilmente nell’Hindu Kush, nell’area tribale di Chitral, sotto il monte Tirich Mir, alto 7.700 metri…».Un alpinista estremo: niente male per un malato grave, bisognoso didialisi settimanale. O forse nel Waziristan ha ricevuto un trapianto ed ora scoppia di salute.Che la fonte di questa «notizia» sia la cosiddetta intelligence
americana non c’è dubbio.Il Balochistan Times, il 23 aprile 2006, ha citato una frase di Bush sulla difficoltà di catturare Osama.Il nemico, ha detto il presidente, «si trova in un’area estremamentemontuosa e assolutamente inaccessibile, con montagne altre da 3 a 4 mila metri».E non ci sono «infrastrutture di comunicazione in grado dirintracciarlo» (sic).
Non è opportuno ricordare - e infatti i media se ne guardano bene – che Bush fu vicinissimo a catturare Osama nel novembre 2001, a Tora Bora, dopo che i B-52 avevano bombardato a tappeto la zona definita «l’ultima ridotta di Osama»; un commando americano aspettava solo l’ordine.
L’ordine non venne. Oggi, invece, nel quinto anniversario, uno speciale della ABC dal titolo «The path to 9/11» («verso l’11 settembre»), ha dimostrato, diciamo così, che fu Clinton a lasciar scappare l’arcinemico: «troppo occupatocon la scandalo Levinsky per combattere il terrorismo».
Questo speciale è stato confezionato con spezzoni autentici e sequenze inventate, da telenovela: il nuovo genere della docu-fiction,«finzione-documentazione».
La docu-fiction è l’arma segreta della guerra di percezione in corso.

tratto da maurizio blondet

19 settembre 2006

Bill Gates: il satanista


Quando la settimana scorsa Warren Buffet ha donato 31 miliardi di dollari alla fondazione di Bill Gates, ho pensato che stesse promovendo il Nuovo Ordine Mondiale. Ma quando un lettore mi ha segnalato i legami di Gates con la società pagana antisemita Lucis (prima Lucifer) Trust, mi sono improvvisamente allarmato.

Costituita da Alice Bailey nel 1922, la Lucifer Publishing Company cambiò il suo nome per ragioni ovvie l'anno seguente. Ubicata... a 120 Wall Street, la "Lucis Trust" è una parte vitale del culto satanico che controlla il mondo occidentale. Ha dato inizio al movimento New Age per trascinare indirettamente la società nella mentalità luciferiana. In apparenza è la casa editrice ufficiale delle Nazioni Unite e gestisce la sua "Meditation Room". http://www.ordination.org/together.htm

La Bailey dirigeva la Società Teosofica fondata nel 1875 da Helena Blavatsky. La teosofia è una branca della Massoneria. Secondo Constance Cumbey la teosofia ha generato le società segrete, che a loro volta hanno creato Adolf Hitler e l'ideologia nazista. ("The Hidden Dangers of the Rainbow: The New Age Movement and the Coming Age of Barbarism" 1983)

Nel 1949 la Bailey ha scritto che l'olocausto ebraico era stato causato dal cattivo karma degli ebrei: "Il karma cattivo dell'ebreo oggi è inteso a terminare il suo isolamento, a portarlo al punto di abbandonare gli obiettivi materiali, a rinunciare ad una nazionalità che ha la tendenza ad essere in qualche modo parassita..." (/Esoteric Healing/, p. 263)

La Bailey insegna che gli ebrei vengono da un sistema solare diverso e che gli orientali e i neri hanno una razza radice diversa. Le razze occidentali devono controllare il mondo, perché sono la razza radice più evoluta. (Cumbey, 115)

È preoccupante, visto che uno degli obiettivi principali della fondazione Gates è di fornire vaccini per un valore di miliardi di dollari ai poveri nei paesi del terzo mondo.

La Fondazione Bill and Melinda Gates ha raddoppiato le sue dimensioni grazie al regalo di Buffet, ed è cinque volte più grande della Fondazione Ford, che la segue nella classifica statunitense. La Fondazione Gates è menzionata come membro finanziario del sottogruppo Lucis, "The New Group of World Servers" [Il nuovo gruppo dei servitori del mondo, ndt.]. (Vedi $$ nei gruppi. Su questo sito ci sono anche le foto di Nelson Mandela, Cindy Sheehan e Michael Moore http://www.ngws.org/)

"Attraverso il lavoro filantropico e umanitario di persone come George Soros, Bill Gates, Kofi Annan e Bono, tanto per menzionarne qualcuno, la gente sta cominciando a riconoscere le necessità delle persone bisognose nel mondo e ad agire per fare qualcosa per loro. Sia Soros che un altro pensatore, James Tobin, parlano della creazione di un tipo di tassa sulle transazioni finanziarie che verrebbe utilizzata per sostenere programmi interni nei paesi in via di sviluppo. L'umanità ha sicuramente la capacità di avviare questi e simili cambiamenti; deve solo volerlo".


Una tassa su tutte le transazioni finanziarie è parte di quello che la Lucis Trust chiama "Il Piano". Questo ha origine con la proclamazione del "Maitreya", il Messia della Nuova Era (New Age) che stanno aspettando da più di tre decadi.

Secondo Cumbey, che è un avvocato, il "Piano" comprende anche un nuovo governo mondiale e una religione di Maitreya, un sistema universale di carte di credito; un'autorità che dovrebbe controllare il rifornimento di alimentari; una tassa universale e un disegno universale.

"Hanno in programma di rendere illegali tutte le attuali pratiche e simboli religiosi dei cristiani e degli ebrei ortodossi", scrive la Cumbey. "I cultori della New Age hanno minacciato di esercitare violenza e addirittura di sterminare ebrei, cristiani e musulmani che non cooperano con Maitreya e la sua nuova religione". (20)

La Società Teosofica crede che Lucifero sia Dio, che viene identificato col Sole. Ne "The Secret Doctrine" [La dottrina segreta] Blavatsky scrive: "In questo caso è assolutamente naturale ... vedere Satana, il serpente della Genesi come il vero creatore e benefattore, il Padre dell'essere umano spirituale".

"Perché è lui che fu il "Messagero di Luce", Lucifero che, come viene narrato, risplende di luce, che ha aperto gli occhi di un automa (Adamo) creato da Yehovah; e colui che per primo ha sussurrato, "Nel giorno in cui ne mangerai, sarai come Elohim, conoscerai il bene e il male" – può solo essere visto come un Salvatore. Un "avversario" di Yehovah ... rimane ancora nella verità esoterica "Messaggero" che ama in eterno... che ci ha conferito l'immortalità spirituale invece che fisica...

Satana, o Lucifero, rappresenta l'attivo... "l'energia centrifuga dell'universo" in senso cosmico... È proporzione... e i suoi seguaci... consegnati al "mare di fuoco", perché lui è il Sole... la sorgente della vita nel nostro sistema, dove sono pietrificati... e rimescolati per ricomporli a nuova vita; quel Sole che, in quanto origine del principio attivo della nostra Terra, è contemporaneamente la Dimora e la Fonte del Mondano Satana..."

"Generalmente i cultori della New Age non ripudiano apertamente il cristianesimo" scrive Cumbey. "Ridefiniscono Cristo per dare lo stesso tempo agli dèi pagani, ed ampliano la definizione di Cristo ad essenza integrale di se stessi". (146)

Mentre i cultori della New Age "farebbero legittimamente un picchetto per impedire una manifestazione nazista, non si rendono conto che il programma del Movimento New Age è identico in ogni suo punto ai programmi di Hitler". (56, Cumbey confronta punto per punto a p.114-120)

"I cultori della New Age" professano un grande amore per la pace e il disarmo ma Cumbey cita la Bailey che dice che le armi nucleari saranno il deterrente delle Nazioni Unite per "minacciarne l'utilizzo quando una qualsiasi nazione alza la sua orrenda testa con un'azione aggressiva". (70)

In maniera simile le cause dei problemi dell'ambiente e della fame nel mondo hanno tutte un'agenda elitaria nascosta. Cumbey scrive che "i sostenitori di programmi contro la fame sono incitati ad appoggiarel'aborto, l'inseminazione artificiale, la limitazione forzata delle nascite, il controllo genetico e addirittura della morte". (56)

Lunedì Buffett ha detto "di essere uno studente fra i tanti degli stessi filantropi che Gates ha preso come modello – il petroliero John D. Rockefeller e il magnate dell'acciaio Andrew Carnegie".

Questi "filantropi" hanno utilizzato il loro denaro esente da tasse per sovvertire la civiltà occidentale per quasi un secolo. Per esempio un Rockefeller si è vantato con Aaron Russo di aver iniziato il femminismo per portare le donne nei posti di lavoro pagando tasse sul debito, mentre i bambini vengono indottrinati negli asili. È sintomatico che un altro obiettivo primario della Fondazione Gates sia quello di "migliorare le scuole superiori statunitensi".

Sono all'avanguardia nel distruggere le culture tradizionali frantumando la famiglia. Stanno difendendo "i diritti delle donne" attraverso dei prestiti concessi soprattutto a donne per renderle indipendenti dagli uomini.

CONCLUSIONE

La civiltà occidentale è stata sovvertita da un potere satanico organizzato.
Come spiego altrove questo culto è sponsorizzato dal cartello delle banche centrali che deve rendere schiavo il genere umano per consolidare il suo monopolio sul nostro credito. Le verifiche per la concessione di crediti in futuro potrebbero indagare sulle nostre visioni religiose o politiche.

Ovviamente, come la guerra contro la povertà o la guerra contro la droga, la guerra di Gates contro la malattia non sarà efficace e potrebbe addirittura promuovere i veri obiettivi di riduzione della popolazione del Nuovo Ordine Mondiale. Ma molte persone si arricchiranno dal processo e sono convinte del Nuovo Ordine Mondiale.

Sono orgoglioso di essere sfuggito alla beffa comunista dei banchieri. ma ora mi rendo conto che il comunismo era il "piano" per la generazione dei miei genitori. Sono caduto in pieno nella "New Age", che era diretta alla mia generazione. È esattamente come il comunismo, si appella al nostro idealismo, ma ha un'insidiosa agenda nascosta.

Continuo a credere che alcune droghe possano aprire la porta al misticismo e alla conoscenza religiosa. Dio REALMENTE vi abita come Amore universale, ma il Dio degli Illuminati NON è amore. Deifica l'uomo al suo livello più infimo, no al suo massimo. Ci congela criogeneticamente nel nostro stesso sudiciume.

Viviamo in tempi interessanti. I nostri leader dominanti ci hanno venduto. La società ha levato gli ormeggi dalla verità ed è manovrata da megalomani. Tutto quello che possiamo fare è di continuare a far parte dell'equipaggio delle lance di salvataggio della libertà.

DI HENRY MAKOW
Save The Males

18 settembre 2006

Il nuovo ordine è mondiale?


Gli avvenimenti ci passano sulla testa senza un ordine ben preciso apparentemente, ma la rete di Etleboro cerca di dare una spiegazione.
Dietro le parole dei grandi ex uomini di Stato e dei perdenti vi sono tra le righe delle frase che alle masse sembrano incomprensibili. In realtà tutti per ignoranza e per paura accettano tutto quello che viene loro detto, tutto ciò che i signori delle multinazionali, i Banchieri e l'intera società di élite, progettano per il bene dell'umanità. Stanno riscrivendo la storia. Oggi dietro le parole del Papa si nasconde una verità, che tocca il fondo, il più profondo delitto mai esistito sulla terra.
Oggi le entità economiche e le religioni, in particolare quella protestante e la chiesa anglo americana, hanno chiaramente fatto capire cosa vogliono . La Etleboro non ha paura a mostrare i documenti e le prove del vero Nuovo Ordine Mondiale, e durante questa settimana analizzeremo e spiegheremo tutti gli aspetti legati al controllo della società.
Parleremo del futuro e del tempo che verrà ed è molto difficile spiegare, perchè si vive in un gioco di scatole cinesi. Solo adesso possiamo capire cosa Giovanni Falcone volesse lasciarci dicendo che vi sono menti raffinatissime che vogliono accreditare degli episodi alla mafia, mentre i loro interessi sono ben altri. In tutta questa scacchiera gli strumenti nelle mani dei criminali sono le tecnologie occultate all'umanità. Guardate bene i nostri centri commerciali, guardate i registratori di cassa, i loro lettori ottici, la merce e loro codici: quelli siamo noi.
Per qualche assurda ragione esistono società che parlano di Free Energy, rivoluzionano il sistema economico, mentre i piccoli partiti che godono dei finanziamenti dei Banchieri, cercano di smembrare gli Stati per renderli governabili con maggiore facilità. La lega ad esempio rivuole il suo parlamento della Padania, così come ogni forza politica cerca di rinegoziare il suo passato, e ben presto tutti cancelleranno i loro ricordi e si adatteranno alla nuova versione dei fatti, in un continuo riscrivere della storia. Le associazioni vanno all'avanscoperta delle multinazionali, facendo elemosina e civilizzazione usano la gente di buona volontà, perché tutti noi agiamo credendo di morire per la Patria ma invece moriamo per le Banche. La guerra al petrolio è una bufala, perché in realtà oggi si combatte per cambiare il sistema, e chi ha le ultime risorse vuole capovolgere l'ordine attuale delle cose, spacciandosi per veri rivoluzionari mentre saranno i nostri prossimi carnefici. È una guerra tra i due mondi, in cui da sempre il Vaticano dimora, in una posizione doppiogiochista. Vogliono ricostruire la Bibbia, una nuova società, un nuovo codice, mentre privatizzano le società di telecomunicazione, finanziano le ricerche di bio-nanotecnologie, fomentano il terrore per le pandemie e preparano il quadro giuridico per l'introduzione di nuove tecnologie.
Questi elementi, pur essendo a sé stanti, rappresentano gli elementi di un unico grande progetto: una rete, gestita e controllata da un'unica struttura centralizzata per ogni regione geopolitica accumunata da sistemi giuridici, influenze politiche e infrastrutture.
Gli elementi chiave sono i canali di telecomunicazione, come i sistemi di localizzazione satellitare (GPS) e il GSM, che forniscono l'autostrada e i ripetitori per le trasmissione di informazioni e di onde radar a bassa frequenza.
I gestori delle reti possiedono ora il potere, perché hanno creato un sistema che consente loro di reperire informazioni e di monopolizzare l'aria con le loro emissioni di onde elettromagnetiche: oggi le gare d'appalto si giocano sull'acquisizione dello spazio aereo, sulla ripartizione dei territori tracciabili.
Su questo canale viaggiano le nostre informazioni, quelle che vengono reperite mediante le carte di credito, che tracciano i nostri movimenti del denaro e tassano al secondo ogni spostamento. Ci hanno imposto le carte di identità, le tessere sanitarie e il passaporto elettronico, al cui interno c'è la mappa di tutti i nostri dati identificativi senza i quali rischiamo di divenire degli apolidi. Si tratta di "carta a pulce", che non può essere che una tappa verso un sistema di schedatura mediante l'impianto di una pulce sottocutanea, perché comincia ad essere molto più diffuso l'utilizzo del badge e dei braccialetti di identificazione con radiofrequenza (RFID), nonché dei soldi "sottopelle" come gadget di moda o sanitario, presentato poi dal marketing come indispensabile. I codici a barre verranno sostituiti dalle pulci Rfid : questo è un mercato di miliardi di dollari in piena espansione e già da tempo sperimentate nel campo veterinario e in quello medico. Molte sono state le sperimentazioni di chip e codici di identificazione degli animali, di nanotecnologie applicate al settore sanitario per la terapia e la cura di malattie incurabili, per sopperire agli handicap e alle malformazioni congenite. Sul diritto alla dignità umana, alla terapia libera, sul progresso scientifico hanno costruito la struttura etica e morale del trapianto di nanotecnologie nel corpo umano, con il pietismo e la propaganda commerciale, in nome della rapidità e la sicurezza degli scambi, dell'efficienza e della riduzione dei costi.

Le conseguenze etiche del TIC
Tra l'altro l'impianto giuridico è già pronto in Europa, mediante direttive e rapporti ufficiali, come la direttiva 385/CEE del 1990 del Consiglio Europeo, sull'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri sulla legislazione dei dispositivi medici impiantabili, destinati all'identificazione, alla raccolta di informazioni e alla localizzazione delle persone. L'Europa già da dieci anni parla di dispositivi di (RFID), chip sottopelle per accumulare le informazioni del paziente, pulce VeriChip, utilizzata come una carta intelligente, per automatizzare gli acquisti o controllare i delinquenti in libertà vigilata, per le notizie finanziarie, la sicurezza dei trasporti pubblici, l'accesso agli edifici o installazioni sensibili. Tra i tanti meccanismi classici contemplati dalla Commissione Europea figurano anche i "dispositivi scatenanti un orgasmo femminile con la semplice pressione su un bottone", con brevetto depositato in USA nel gennaio 2004.

In teoria, sembra oramai possibile che un essere vivente attraverso il suo corpo può scambiare notizie con un computer, trasformando l'uomo in un Modem, date le sue eccellenti capacità di conduzione elettromagnetica. Diventerà un trasmettitore mobile, perché nel momento in cui entrerà in contatto con un'altra persona avverrà la trasmissione di dati a fior di pelle. L'uomo arriverà ad incorporare un numero sempre più grande di sistemi robotizzati, per amplificare le sue facoltà, sviluppare delle potenzialità inaspettate, per superare paure e inibizioni. Si sta creando un essere "disumanizzato", più vicino ad un androide che ad un animale, con una tale integrazione uomo-macchina, che l'uomo potrà comandare l'elaboratore, le auto e i mezzi a lunga distanza con la forza del suo pensiero.
Il potenziale di elaborazione delle notizie sarà enormemente superiore a quella del cervello umano con il semplice impianto di pulci di silicio, mentre l' "intelligenza" sarà governata da un software che copierà i piani del cervello, come una sorta di scanner, all'interno di nanorobots iniettati all'interno del corpo per esplorare tutti i dettagli nervosi del cervello. Si miglioreranno le nostre capacità sensitive, logici e cognitive, e i progressi nella miniaturizzazione daranno sistemi che in pochi micron conterranno intere enciclopedie.
La pulce è dotata di un sistema di posizionamento per satellite GPS, e sarà alimentata da una batteria ricaricata dalle contrazioni muscolari; i segnali saranno captati dalle stazioni di ricevimento posizionate su tutto il territorio, proprio come la rete di telefonia mobile.
Le persone si faranno impiantare le pulci per appagare il loro desiderio di sicurezza e di comodità, e con fierezza diranno di avere una pulce e di essere all'avanguardia del progresso scientifico. Un comportamento alquanto assurdo se si pensa alla condanna che è stata fatta della pratica del Nazismo di tatuare le persone, che hanno nascosto per anni, come una vergogna quel numero sul braccio. Il piano di Hitler è così finito nelle mani dei Banchieri, delle entità del Nuovo Ordine Mondiale.

L'obiettivo sarà quello di avere il controllo sulla salute del cittadino, impedire truffe al sistema bancario e tributario, dare all'uomo un avvenire telepatico e allo stesso tempo telepatico. A livello economico vedremo nascere un nuovo sistema monetario centralizzato e vigilato: ad ogni persona verrà attribuito un codice, dal quale potrà aprire un conto bancario, ritirare del denaro, acquistare, vendere o votare.Ognuno, contrassegnato da questo codice e con un debito iscritto, potrà subire diverse limitazioni, come l'accesso agli stabilimenti pubblici, alle autostrade, alle banche. Si interverrà direttamente sulle funzioni cerebrali per maneggiarli e fare dell'uomo un vero robot senza lui stesso se ne renda conto. A livello giuridico, in alcuni Stati sono state già scritte le leggi che obbligano l'innesto di pulci per certe categorie di persone, come i detenuti o gli immigrati, mentre in Europa stanno già preparando il quadro dei principi da attuare. Ben presto sentiremo la "libera circolazione dei dati", la prescrizione terapeutica obbligatoria, il diritto alla sperimentazione, così come già sentiamo il passaporto elettronico, e la carta di identità magnetica.
Il grande sconvolgimento politico che ha portato l'Ue, se da una parte era volto alla creazione di una moneta unica, dall'altro era principalmente destinato a creare il controllo dell'Umanità, il tracciamento dei dati, delle menti. Molti sapevano quali erano i loro veri piani, e non hanno mosso un dito, anzi hanno venduto l'Italia, hanno tradito coloro che stavano già facendo qualcosa, che si stavano opponendo e avevano forti chances di successo.
Il mondo sarà presto diviso da tre gruppi di Stati, ossia coloro che possiedono queste tecnologie e possono applicarle, coloro che le possiedono ma non hanno la forza economica per sperimentarle, e coloro che sono fuori dal loro accesso. Le lobbies che sono nel Nuovo Ordine Mondiale vorranno controllare tutto, ogni cosa, ma non ci riusciranno.
Nikola Tesla, al quale si deve l'avvento di questo nuova era, nel momento in cui ci ha dato la conoscenza ha anche detto che mai riusciranno gli uomini a realizzare i loro piani: falliranno miseramente e vincerà l'Umanità. Così dicendo, parlo di un solo uomo, di una sola persona in grado di cambiare il corso degli eventi, per cui ognuno di noi può essere, può alzarsi e dire no a questo sistema che renderà la nostra vita praticamente inutile.

16 settembre 2006

Non è stato Bin Laden?


La convinzione che Osama Bin Laden sia il responsabile degli attentati dell’11 settembre è radicata nel conscio e nell’inconscio delle persone come poche altre cose. E’ Bin Laden la risposta che tutti hanno a disposizione per rispondere alle migliaia di domande che questa epoca storica dovrebbe richiedere e per far passarne passare in secondo piano molte altrettanto importanti. E’ stato Bin Laden a "creare" il terrorismo che ci minaccia, ed è stato lui ad attaccare.

E’ lui che organizza e coordina i movimenti ceceni, irakeni, afgani, indonesiani, egiziani, palestinesi; è lui che semina odio e recluta terroristi fra i nostri quartieri, le nostre scuole, le nostre moschee; è lui la ragione delle centinaia di migliaia di vittime della pax americana, della diffidenza e della xenofobia, della sospensione specie nei paesi anglosassoni dei diritti. E’ lui, con le presunte prove a suo carico e le altrettante presunte rivendicazioni, il freno ad ogni dubbio sui mille particolari che per qualche motivo non tornano riguardo all’11 settembre.
Eppure, e lo dovessimo processare oggi, come afferma con tutta chiarezza la stessa FBI, non avremmo una sola prova concreta che potrebbe reggere l’accusa di fronte a un tribunale. Bin Laden, anzi, potrebbe querelare l’intero occidente per calunnia. E la migliore corte immaginabile, nel top della civiltà quale è lo stato di diritto all’occidentale, gli darebbe senza ombra di dubbio ragione.
La storia, si dice, la scrivono i vincitori. Bene: noi stiamo assistendo sotto i nostri occhi alla scrittura di una storia che, ad oggi, rimane un racconto di fantasia. Benché azzardare una qualsiasi versione alternativa rimanga praticamente un tabù, i fatti e le indagini spingono in un’unica direzione: Bin Laden non ha nulla a che vedere con l’11 settembre. Una giustizia giusta, in occasioni simili, proverebbe a battere piste diverse.
Basta controllare sul sito dell’FBI (link) per rendersi conto che Bin Laden è ricercato "unicamente" in relazione alle esplosioni del 7 agosto 1998 alle ambasciate degli Stati Uniti di Dar Es Salaam, Tanzania, e Nairobi, Kenya. Secondo l’ FBI, questi attacchi hanno ucciso oltre 200 persone. L’ FBI conclude i suoi motivi per "ricercare" Bin Laden dicendo, «Inoltre, Bin Laden è sospettato di altri attacchi terroristici in ogni parte del mondo».
La nostra percezione, grazie all’onestà intellettuale dei media e dei nostri degli rappresentanti, è però diametralmente opposta. La certezza assoluta della colpevolezza di Bin Laden è stata brandita per anni sulla reputazione di chiunque ha provato a sollevare un solo dubbio sull’effettiva paternità dell’attentato o sulla "Guerra al Terrorismo", i cui risultati disastrosi sotto ogni punto di vista (sicurezza globale, economia, condizioni della popolazione, diritti umani) sono sotto gli occhi di tutti.
La certezza che Bin Laden abbia rivendicato l’attentato e che la sua regia sia stata dimostrata è una credenza diffusa che stoppa in partenza ogni opinione divergente. Al contrario Bin Laden non ha mai rivendicato in maniera credibile l’attentato: si è dichiarato all’oscuro di tutto più volte e, anche in preda alla disperazione, non si è spinto oltre l’espressione di soddisfazione per l’attentato senza lasciare intendere un suo coinvolgimento. Senza prove e senza confessioni nulla, se non teorie campate in aria e sostenute da ignoranza o da forte malafede, lega Osama Bin Laden all’attacco all’America che ha aperto l’epoca della guerra perenne al terrorismo.
«Bin Laden non è stato formalmente accusato in relazione all’ 11-9» ha chiarito Rex Tomb, uno dei portavoce dell’FBI, al Muckraker report. «L’ FBI raccoglie prove –ha spiegato- Appena le prove sono state messe insieme, vengono girate al Dipartimento di Giustizia. Il Dipartimento di Giustizia poi decide se ha abbastanza prove da presentare ad un grand jury federale. Nel caso del bombardamento del 1998 alle Ambasciate degli Stati Uniti, Bin Laden è stato formalmente accusato e incolpato da un grand jury. Non è stato formalmente accusato e incolpato in relazione all’ 11-9 perché l’FBI non ha una forte prova che lega Bin Laden all’ 11-9». (link)
Per quanto possa sembrare assurdo si tratta semplicemente di una conferma. Così scriveva la BBC nel maggio 2002, dopo 7 mesi di indagini a "tutto campo".

«Ufficiali dell’intelligence USA hanno ammesso di aver fallito i tentativi di portare alla luce qualsiasi pista che conducesse agli attacchi dell’11 settembre. Il capo dell’FBI ha detto che dopo 7 mesi di implacabile lavoro l’America non ha trovato alcuna prova riguardante alcun aspetto degli attacchi a New York e Washington. Robert Mueller, direttore dell’FBI, ha spiegato che i suoi agenti hanno inseguito centinaia di migliaia di indizi e controllato ogni documento sul quale sono riusciti a mettere le mani, dalle prenotazioni di volo ai noleggi d’auto ai conti bancari. Hanno cacciato fra le grotte in Afghanistan e fra le ricevute di carte di credito in America ma il meglio dell’intelligence americana è stata umiliata da 19 dirottatori di Al Qaeda, rivelando quanto poco l’America sa riguardo agli attacchi dell’11 settembre».

Dopo altri quattro anni di indagini "a tutto campo" nulla è cambiato: 19 uomini, dopo aver compiuto irripetibili acrobazie per i cieli dell’America e sbeffeggiato il mondo intero con una dozzina di miracoli, non hanno lasciato una sola seria traccia della loro opera.
Potremmo fermarci qua e avremmo già abbastanza motivi quantomeno per arrossire. E’ importante invece, prima che la storia venga riscritta, analizzare e raccogliere le non prove, le non rivendicazioni e le evidenze fasulle che il mondo intero ha accettato senza un battito di ciglia. Basta ripercorrere i momenti successivi all’11 settembre per accorgersi –giusto per iniziare- che Bin Laden non ha mai rivendicato l’attentato negando anzi –in linea con i Talebani- ogni suo coinvolgimento. E se Bin Laden non ha nulla a che fare con l’11 settembre e non esiste alcuna prova concreta si un suo ruolo nella preparazione degli attentati, come l’FBI dice, ciò significa necessariamente che è stato qualcun altro.
Non spetta a noi, ai nostri limiti di comuni cittadini indagare e tracciare conclusioni. Ma quello di rimanere sull’attenti, evitando di essere tirati per il naso, è forse l’ultima alta libertà che la "civiltà" ci concede.

1. Commenti a caldo: Le smentite ufficiali di Bin Laden e dei Talebani
Riportiamo l’orologio al 12 settembre 2001, con le macerie delle torri ancora fumanti, nessuna rivendicazione e i mirini già puntati. Partiamo da una certezza che è giusto ricordare: Bin Laden, nei giorni successivi all'11 settembre, viene riportato affermare ripetutamente la sua estraneità all'attentato.
Questo articolo di RaiNews "dell'epoca" ne parla.

«Osama bin Laden è tornato a farsi sentire, ribadendo ancora una volta di non essere lui il responsabile degli attacchi di martedì contro le Torri Gemelle del World Trade Center a New York e il Pentagono a Washington. Lo ha riferito la "Afghan Islamic Press", semi-ufficiale agenzia di stampa del regime dei Talebani ma con sede in Pakistan. «Quelli che l'hanno fatto hanno agito nel loro interesse personale» prosegue il comunicato diffuso da Osama bin Laden tramite uno dei suoi assistenti, Abudl Samad. Il miliardario saudita ribadisce quanto affermato dai taleban che sostengono di non avere a disposizione i mezzi per organizzare attentati terroristici dopo le restrizioni imposte dal loro capo supremo, il mullah Mohammad Omar, nei contatti con il mondo esterno. «Vivo in Afghanistan. - si legge nella nota - Sono un seguace del 'comandante dei credenti' (il mullah Omar) che non permette di partecipare a simili attivita», ha aggiunto Osama bin Laden nel comunicato scritto in arabo, la sua lingua».

La fonte, come detto, è la Afghan Islamic Press, presentata come una agenzia di stampa vicina ai talebani; lo stesso articolo evidenzia però come questa sia solo una delle molteplici dichiarazioni dello stesso tenore. Il 16 settembre, giorno di questa dichiarazione, anche Al Jazeera riceverà una nota simile in cui Bin Laden ribadirà la sua estraneità ai fatti. Assolutamente simile, in questa fase, l'atteggiamento dei talebani.
Quest’altro articolo proveniente dall'archivio di RaiNews24 a data 11 settembre 2001 riporta le loro reazioni ufficiali. I talebani affermano che è impossibile che Bin Laden sia riuscito a organizzare un simile attentato, che tra l’altro condannano fermamente. Fin dalle prime ore, infatti, i Talebani sono additati subito come possibili responsabili dell’attentato e il mondo attende da loro determinate risposte senza essere soddisfatto.

«Le milizie integraliste islamiche afghane dei Taleban hanno escluso la responsabilità di Osama Bin Laden negli attentati di oggi contro gli Stati Uniti. «Questo è un atto terroristico e lo condanniamo con fermezza», ha detto il rappresentante delle milizie integraliste al potere a Kabul, Abdul Salam Zaif. La dichiarazione dell'ambasciatore è stata riferita dall'agenzia 'Afghan Islamic Press', con base a Islamabad. L'agenzia ha precisato che l'ambasciatore ha auspicato che i responsabili degli attacchi contro gli Usa siano consegnati alla giustizia. «Quanto è successo negli Stati Uniti non è l'opera di gente ordinaria.

Può essere l'opera di qualche governo», ha detto un portavoce dei Taleban parlando al telefono con l'agenzia britannica Reuters da Kandahar, una città nell'Afghanistan meridionale. Secondo il portavoce, Osama Bin Laden, il miliardario saudita che figura in cima alla lista americana dei terroristi internazionali e che si è rifugiato in Afghanistan, «non puo' aver fatto questo lavoro». «Neanche noi possiamo averlo farlo. Noi non sosteniamo il terrorismo. Osama non ne ha la capacità. Condanniamo tutto ciò», ha aggiunto il portavoce, Abdul Hai Mumaen. «Questa può essere l'azione sia di nemici interni degli Stati Uniti sia di suoi acerrimi nemici. Osama non può aver fatto questo...», ha concluso. L'ambasciatore dei Taleban in Pakistan ha condannato oggi gli attacchi aerei contro gli Stati Uniti».

2. Genio della strategia o inetto? La via della logica
Si prospetta già l'attacco degli USA e i Talebani, come Bin Laden, tentano prima di tutto di evitare questa strada che –intuiscono- per loro può essere letale anche perché il regime Talebano è debole, molto isolato e chiaramente nel mirino di Washington che ha già fatto capire chiaramente la sua ostilità, che sostiene i signori della guerra dell’Alleanza del Nord e che –come scopriremo poi- ha già a disposizione i piani di invasione.

A questo punto urge una domanda: al di là dei grandi dubbi tecnici che ragione avrebbero i talebani e Bin Laden per organizzare un attentato simile?
La risposta è semplice: nessuna. Questa parentesi ci porta un po’ fuori dall’obiettivo che ci eravamo posti (e cioè quello di analizzare le non prove e le manipolazioni che hanno portato al riconoscimento unanime e infondato della colpevolezza di Bin Laden), ma è necessario dedicare questo breve paragrafo a considerazioni assolutamente intuitive che si sostengono da sole meglio di qualsiasi teoria che è stata finora formulata.
L’Afghanistan e i talebani sono proprio l’ultimo stato che si potrebbe sognare di fare una simile dichiarazione di guerra. L’Afghanistan è evidentemente impreparato a sostenere la forza d’urto dell’armata americana e insidiato da più fronti (Russia, Iran, USA). Non una nazione, infatti, appoggerà, fornirà armi o sosterrà anche solo verbalmente i talebani.
E’ veramente impensabile che uno stato in queste condizioni, senza avere nemmeno creato un sodalizio con gli altri stati che certo avversano gli USA, organizzi e esegua un attacco deciso e importante come quello dell’11 settembre che può solo segnare la sua fine. Lo sanno i talebani e lo sa Bin Laden, che tra i talebani ha trovato un’oasi di protezione dalla caccia americana dalla quale, magari, può continuare a giocare al piccolo terrorista come d’altronde ha sempre fatto. Provocare frontalmente e con tale evidenza l’America può segnare soltanto la fine di tutto ciò che si è faticosamente costruito in anni e anni di militanza.
Punto secondo: Se anche fossero stati i talebani ad organizzare l’attacco è evidente come questo avrebbe potuto avere (così d’altronde ci viene detto) un solo obiettivo: quello di "dichiarare guerra all’America" intimorendo e compattando un fronte anti-americano. Questa tesi contrasta però chiaramente con l’atteggiamento sopra descritto: i Talebani invece che infiammare le folle islamiche e gonfiarsi tentando di attirare importanti amicizie abbassano le orecchie e si fanno piccoli piccoli.
Sono presi in contropiede e rinculano, non sono certo nelle condizioni di infastidire, provocare o attaccare nessuno. Quando si dichiara guerra si alzano i toni, si minaccia, si rinsaldano i legami con gli stati alleati e si cercano appoggi chiamando a raccolta possibili sodali e finanziatori. I talebani al contrario negano ogni coinvolgimento e si mettono sulla difensiva.
Vista dall’angolazione di Bin Laden l’attentato è ancora più assurdo. Il regime talebano afgano è il primo (e unico) "successo" degli islamici "integralisti" nel mondo e dichiarare guerra in questa fase embrionale, in cui nemmeno lo stato afgano è pronto a reggere il minimo urto, è chiaramente un suicidio.
Certo non è possibile entrare nella psiche di Bin Laden (e nemmeno in quella di Bush), ma una cosa va chiarita: la "lucida follia" non centra. Come può aver potuto il genio Bin Laden, il genio che ha creato da nulla un network inafferrabile di portata mondiale, e ha organizzato l’azione meglio organizzata della storia (senza lasciare una traccia a 4 anni di distanza) compiere un errore così ridicolo e elementare?
Non possiamo disegnare Bin Laden, a seconda di quello che ci serve per costruire i nostri castelli in aria, come un genio dell’organizzazione e della strategia e l’attimo dopo come un idiota qualunque. Prima freddo pianificatore e poi gonzo che si tuffa nella gabbia del leone per tirargli la coda.
Siccome la logica non sempre viene recepita torniamo però ai fatti, il vero scoglio al quale ci dobbiamo con grande orgoglio attaccare.
3. L’ultima chiara smentita di Bin Laden
Il tempo passa e, mentre i talebani provano a negoziare con Washington, Bin Laden ribadisce la sua versione dei fatti. E’ il 28 settembre quando il quotidiano pakistano in lingua urdu "Ummat" pubblica un’interessante intervista fatta con "lo sceicco del terrore".

Dice Bin Laden: «Ho già detto di non essere coinvolto negli attacchi dell’11 settembre. Come musulmano, faccio i massimi sforzi per evitare di dire bugie. Non so niente di questi attacchi, né considero l’uccisione di donne, bambini e altri esseri innocenti come un atto apprezzabile. Tale pratica è proibita perfino durante il corso di una battaglia. Sono gli Stati Uniti i colpevoli di ogni maltrattamento di donne, bambini e gente comune…..». Bin Laden ripete che è evidente come non sarebbe stato fattibile per lui un simile prodigio di organizzazione e tecnica dicendo che gli americani dovrebbero cercare i colpevoli al loro interno, tra coloro inseriti "nel sistema".
Questa intervista mostra un Bin Laden che non si limita a negare il proprio coinvolgimento e a lasciar filtrare tra le righe che la colpa vada ricercata tra coloro che hanno sicuramente molte più possibilità di organizzare alla perfezione un simile attentato.

«Ci sono agenzie negli Stati Uniti –spiega Osama- che chiedono miliardi di dollari di stanziamenti dal Congresso e dal governo ogni anno. Questi finanziamenti non sono stati in dubbio finché l’Unione Sovietica è esistita, ma dopo la sua caduta il budget di queste agenzie è stato in pericolo. Quindi loro hanno bisogno di un nemico. Così prima loro scatenano la propaganda contro Osama –parla alla terza persona, come in interviste precedenti- e i Talebani, e quindi questo incidente accade». (link)

Questa intervista, segnalata dal BBC Monitor Service (servizio che seleziona le notizie provenienti da tutto il mondo) non riceve praticamente menzione nella grande stampa. Evidentemente viene trattata, senza approfondimenti, come un falso da non considerare semplicemente perché non è funzionale alla volontà dell’opinione pubblica, che ha bisogno del classico mostro da demolire, prima ancora che dei suoi governanti. Vera o fasulla che sia, tuttavia, essa è perfettamente coerente con tutte le dichiarazioni di Bin Laden del periodo e, soprattutto, non risulta mai smentita.
4. Le prove della responsabilità di Bin Laden
Il mondo tuttavia ha già deciso: fin dalle prime ore infatti i riflettori sono stati puntati con incredibile decisione su Bin Laden. I talebani, giudicati anch’essi responsabili, sono anch’essi sull’orlo del burrone fin dall’inizio.
L’impressione innegabile è che tutto sia già deciso in partenza: già il 12 settembre un funzionario dell'amministrazione Bush (che ha chiesto l'anonimato) afferma che immediatamente dopo l'attacco le autorità statunitensi hanno ricevuto un fax inviato da persone non note che si sono dichiarate membri dell'organizzazione di Bin Laden, "Al-Qaeda". Altro evento importante la dichiarazione di un giornalista arabo di stanza a Londra secondo il quale seguaci del leader saudita avevano avvertito telefonicamente il giornale Al-quds Al-arabi «parlando di un attacco senza precedenti». «Riceviamo spesso minacce del genere –ha raccontato il giornalista- ma questa volta sembra che si sia verificata ogni parola detta». Questo evento, assolutamente non significativo (minacce simili arrivano molto spesso, conferma lo stesso giornalista, e sono sempre infondate), farà bella mostra nel "dossier" sventolato da Blair per motivare l’aggressione dell’Afghanistan.
E anche Bush e Cheaney, che non hanno nulla tra le mani, non sono meno determinati.
Il 4 ottobre, 3 giorni prima dell’inizio dell’operazione Enduring Freedom, il governo inglese rilascia un documento in 69 punti, "Responsabilità per le atrocità dei terroristi negli Stati Uniti, dell'11 settembre 2001", che espone le prove a sostegno dell'attacco all'Afghanistan. Presentato da Blair e dai media come il dossier che stana Bin Laden e i Talebani esso, per voce dei suoi stessi redattori, sarebbero insufficienti a sostenere l’accusa in un tribunale e appare, se letto, assolutamente inconsistente.
Dei 69 punti 10 sono relativi ad informazioni sui precedenti della relazione tra Bin Laden e i telebani, 15 sono relativi ad informazioni sui precedenti alla filosofia generale di Al Qaeda ed alla sua relazione con bin Laden, 26 si riferiscono ad attacchi precedenti. Tuttavia nessuno fornisce alcun fatto relativo all11/9. La maggior parte nemmeno tenta di collegare direttamente le cose citate agli eventi di quel giorno, la vera ragione per l’attacco. Riguardo alla colpevolezza di Bin Laden queste sono le "evidenze":

«a) Dopo l'11 settembre, abbiamo appreso che, non molto prima, bin Laden aveva detto di essere in procinto di lanciare un mega attacco anti-americano (il giornalista londinese, n.d.a.) . Il piano dettagliato degli attentati dell'11 settembre è stato definito da uno dei suoi stretti collaboratori. Dei 19 sequestratori coinvolti l'11 settembre, è stato già provato che almeno 3 hanno legami con Al Quaida. Gli attacchi dell'11 settembre erano simili per obiettivo e impatto agli attentati precedenti condotti da bin Laden e Al Quaida, inoltre hanno dei particolari in comune: I terroristi kamikaze hanno coordinato gli attentati nello stesso giorno, con l'obiettivo di provocare il maggior danno possibile agli americani e totale non curanza per altri danni anche a musulmani.

La pianificazione è stata lunga e meticolosa. Non c'è stato un previo allarme. b) Al Quaida detiene la capacità e la volontà per condurre altri attacchi contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, incluso il regno Unito. c) Al Quaida non dà previo allarme sui suoi attentati. d) Nel 1989 Osama bin Laden e altri hanno fondato un gruppo terroristico internazionale conosciuto col nome di Al Quaida (la base). Per tutta la sua esistenza il gruppo è stato guidato da bin Laden. e) Dal 1989 al 1991, Osama bin Laden ha vissuto tra l'Afghanistan e il Pakistan, a Peshawar. Nel 1991 si è trasferito in Sudan, dove è rimasto fino al 1996. In quell'anno e' tornato in Afghanistan, dove risiede tutt'ora.» (link)

Senza ripeterci sulla questione della mitica anticipazione, e lasciando perdere per ovvia inconsistenza la dichiarazione di un sedicente collaboratore, è chiaro come questo documento sia semplice aria fritta. Al Qaeda ha la capacità e la volontà di fare attentati del genere (un parere personale costituisce una prova?); Al Qaeda non rivendica i suoi attentati (e tantomeno rivendica quelli che non compie!); 3 dei 19 dirottatori sarebbero legati a Al Qaeda.
Interessante in particolare la questione degli attentatori: essi sono stati identificati a tempo di record dagli stessi servizi segreti che prima non erano stati capaci di fermare 4 aerei che passeggiavano nei cieli degli più protetti del mondo benché i loro nomi non comparissero sulle liste d’imbarco ufficiali diramate dalla stampa (altro caso di tempismo e preparazione: evidentemente l’11 erano tutti in vacanza). Seguono nel dossier due considerazioni "storiche": al Qaeda è un'organizzazione terroristica nata nel 1989, ad è comandata da Bin Laden, che ha vissuto in Pakistan, Sudan e Afghanistan. Nulla lega tutto ciò con l’11 settembre eppure ciò è sufficiente per radere al suolo l’Afghanistan.
5. Flashback: Bin Laden annuncia la Jihad globale
Bin Laden è, insieme ad alcuni "collaboratori", firmatario della dichiarazione di guerra santa contro l'America (avendo l’autorità di qualsiasi cittadino, ovviamente) che elenca una serie di motivazioni per una crociata anti-occidentale pubblicata su un giornale arabo parecchio noto: Al-Quds al-'Arabi.
Questa dichiarazione viene erroneamente inserita tra le prove che dimostrano la colpevolezza di Al Qaeda e quindi di Bin Laden (e quindi dei Talebani). Al contrario dice soltanto una cosa: un gruppo di persone odia l'America e dice di sognare la sua distruzione. E' come se un ladro di galline dichiarasse di sognare di rubare i gioielli della corona. E di sogno si tratta: Questa dichiarazione infatti è del 1998, 3 anni prima dell'11 settembre. (link)
E Bin Laden, prima dimesso nello svincolarsi da ogni responsabilità riguardo all’11 settembre, ritornerà presto la caricatura che tutti conosciamo e odiamo. Siamo infatti in prossimità dell’attacco all’Afghanistan già anticipato dal dossier di Blair e in qualche modo desiderato dalla vendicativa opinione pubblica occidentale: i Talebani hanno bisogno del vecchio e tagliente Osama per infiammare i giovani musulmani nella speranza di attutire l’impatto e gli USA certo non disdegnano, come ciliegina sulla torta che spazzi ogni dubbio, un Bin Laden a sua volta aggressivo.
Entrambe le parti avranno ciò che desiderano.
6. I Talebani cambiano atteggiamento
I talebani si dichiareranno disponibili a processare Bin Laden in Afghanistan, se gli USA forniranno le prove della sua colpevolezza. In un secondo tempo si dichiareranno disponibili a concedere l’estradizione di Bin Laden se prima gli USA forniranno le prove della colpevolezza del ricco saudita (e smetteranno di bombardare e minacciare l’Afghanistan). Temporeggiano, si dirà forse a ragione.
In realtà i Talebani hanno capito che la loro strategia non ha funzionato e che gli USA scateneranno la rabbia popolare per la ferita dell’11 settembre su di loro. E in caso di battaglia l’imprevedibile vittoria gli può essere assicurata da un solo uomo: Bin Laden.
Bin Laden, per loro, è una buona risorsa di liquidi e, in vista di un’invasione (a questo punto inevitabile), di mezzi e uomini per la folle "resistenza".
Oltre alle capacità finanziare e agli appoggi che il saudita negli anni ha potuto maturare va valutata infatti anche la fama e il carisma di Bin Laden, eroe della resistenza afgana degli anni 80 durante la quale si occupava di coordinare la raccolta di fondi da stati e organizzazioni arabe (a cui si aggiungevano tra gli altri soldi americani) e di fare propaganda a favore della resistenza antisovietica. Proprio quella lunga guerra è l’unico scenario che i talebani devono tentare di ricreare per sperare di riuscire a mantenere la loro posizione.
E Bin Laden è il personaggio che rappresenta la continuità auspicata fra gli anni ’80 e la prossima invasione dell’Afghanistan.
7. Il primo video e l’inizio di "Enduring Freedom"
Anche Bin Laden non ha scelta: ha provato a dichiararsi innocente ma non è stato ascoltato, e i Talebani sono stati attaccati senza una sola prova presentabile. E’ lui, lo sceicco saudita che sogna la jihad, il nemico numero uno. E la contrapposizione che lui, a parole, aveva auspicato nella dichiarazione del 1998 si sta realizzando.
Non solo: l’attacco alle Torri Gemelle e l’invasione dell’Afghanistan sono due eventi che hanno galvanizzato alcuni giovani musulmani pronti ad unirsi alla sua battaglia sotto le sue insegne. Senza forse fare nulla, insomma, Bin Laden si è trovato al centro dello "scontro" tra occidente e islam che non ha mai nascosto di auspicare, e ora non gli resta che trovare la strategia migliore per cavalcarlo.
Non si sa nulla degli spostamenti di Bin Laden in quei giorni. Non sappiamo, cioè, se sia riuscito a scappare magari in Pakistan o se sia rimasto accerchiato in Afghanistan: in entrambi i casi il suo interesse, ad attacco americano iniziato, è molto probabilmente quello di fare tutto il possibile per rendere la resistenza in Afghanistan il più solida e appassionata possibile, e dello stesso sono naturalmente convinti i Talebani.
Essi, è giusto ripeterlo, hanno ogni interesse sia a rimanere legati a Bin Laden, che li finanzia e che può essere la figura carismatica e mitica utile a rafforzare la loro posizione anche dal punto di vista della "carne da cannone". Un Bin Laden vivo e combattivo è assolutamente ciò che i talebani si augurano.
E’ necessario però riprendere le redini della narrazione. Siamo infatti al 7 ottobre, il giorno della svolta. La coalizione è pronta a iniziare i bombardamenti, benché non esista –come abbiamo visto- una sola prova del coinvolgimento di Bin Laden, quando Bin Laden compare per la prima volta dall’11 settembre in un video. Bin Laden non rivendica l’attentato, e nemmeno accenna a un suo ruolo; "semplicemente" ringrazia Allah per avere distrutto i simboli dell’America. E’ l’inizio della seconda fase della sua strategia, quella più disperata in cui prova a mostrare i denti.
«Io ringrazio Dio perchè sono stati distrutti i simboli dell'America e la paura si è diffusa fra tutti gli americani e in tutti gli Stati Uniti d'America. Ciò che l'America assaggia oggi è pochissimo in confronto a quello che abbiamo assaggiato noi per 80 anni. Quando Dio aiuta un gruppo di musulmani a distruggere la terra d'America, possa Dio ricompensarli con il Paradiso....
Oggi dei musulmani sono riusciti a fare provare all'America ciò che migliaia e migliaia di altri hanno provato. Ogni musulmano deve alzarsi in piedi per difendere la propria religione e sradicare gli infedeli dalla Palestina e dalla penisola arabica. Giuro su Dio onnipotente, che né' America, né coloro che vivono in America avranno sicurezza prima che noi avremo sicurezza in Palestina e prima che tutte le forze straniere vadano via dalla penisola di Maometto.
Migliaia di migliaia di bambini continuano a morire in Iraq e non si sente neanche una parola dei governanti e dei sultani contro di ciò. Quando i carri armati israeliani devastano Ramallah, Rafah, Beit Jala e altre località nessuno alza la sua voce in segno di protesta. Che Dio giudichi tutti questi governanti corrotti.
L'America ed i suoi alleati hanno mobilitato le loro forze per attaccarci. Chiamateci terroristi ma il bombardamento di Hiroshima e il bombardamento dell'Iraq hanno fatto perdere migliaia e migliaia di vite. Io dico all'America e giuro in nome di Dio che non cederemo mai fino a che l'ultimo soldato degli infedeli non avrà lasciato questa terra. Dio e' grande e tutti voi siete chiamati a questa mobilitazione».
Le tematiche sono coerenti con l’ideologia di Bin Laden, che in passato non ha lesinato riferimenti alla Palestina e a Hiroshima oltre che all’ONU, al Kashmir e alla Cecenia (che saranno nei video successivi).
Benché Bin Laden non dica nulla che lasci intendere una sua qualsiasi partecipazione all’organizzazione dell’attentato, l’uscita di questo video agisce sull’opinione pubblica grazie alla visione distorta offerta dalla politica e dai media la più chiara prova della responsabilità di Bin Laden e della necessità di eliminare lui e tutti coloro che gli stanno intorno dalla faccia della terra. Non c’è però tempo per ragionare perché le bombe cominciano a fioccare sul regno dei talebani.
8. Bin Laden torna a farsi sentire
Questa è la prima volta dall’11 settembre che Bin Laden, che prima pare più preoccupato di negare ogni propria responsabilità nella vana speranza di evitare lo scontro con gli USA, rilancia tentando in maniera evidente di infiammare gli animi dei combattenti. Siamo oramai in guerra, e delle due parti in gioco Osama è sicuramente quella più disorganizzata.
Di video legati a Bin Laden ne vedremo, da allora, diversi. Talvolta Bin Laden comparirà fisicamente, mentre spesso mostrate alcune "immagini di repertorio" con messaggi audio registrati –si dirà- da Bin Laden o da presunti portavoce di "Al Qaeda". Di tutto questo materiale quello più degno di attenzione è sicuramente il materiale video, che comunque può sollevare molti dubbi di autenticità.
La cosa importante da sottolineare però è questa: sia i "combattenti" jihadisti (per quanti pochi e poco organizzati possano essere) che gli americani hanno tutto l’interesse perché Bin Laden "chiami alla mobilitazione" e lanci messaggi farneticanti. Se un video (o una audio cassetta, o un messaggio su uno del "forum internet vicini ad Al Qaeda") è falso (e spesso lo è, come vedremo) è possibile che esso sia stato prodotto sia da mitomani, sia da jihadisti, sia da Bush, sia dai veri responsabili dell’11 settembre, sia –in quell’epoca- dai talebani.
Questo materiale inoltre è di duplice proveniente: talvolta è "consegnato" alle redazioni soprattutto in Pakistan di Al Jazeera in pacchi anonimi, talvolta è "ritrovato" dalle truppe USA nel corso della loro avanzata. Tutto è immerso nel mistero, ed è anche per questo che l’FBI, ad oggi, afferma di non avere una sola prova valida del coinvolgimento di Bin Laden nell’11 settembre o in eventi successivi: non c’è la possibilità di dimostrare che uno solo dei video ritragga effettivamente l’originale Bin Laden.
Il 3 novembre, quindi, quasi un mese dopo l’inizio di Enduring Freedom e dopo il primo video di Bin Laden, Rai News 24 scrive che «Potrebbe essere diversa da Osama bin Laden la pista che porta ai mandanti del duplice attentato dell'11 settembre alle Torri gemelle e al Pentagono di Washington. Una pista che conduce direttamente a Saddam Hussein e all'Iraq. Secondo alcune rivelazioni riportate dal quotidiano "La Repubblica", infatti il leader dei quattro commandos che hanno portato il terrore nei cieli sarebbe legato a doppio filo al presidente iracheno».
Sempre il 3 novembre Bin Laden compare in prima persona nel suo secondo video recapitato anche questa volta ad Al Jazeera. I toni sono simili a quelli del primo video, e obiettivo dell’arringa l’ONU. «Coloro che si rivolgono all'Onu per risolvere le nostre tragedie sono ipocriti che ingannano Allah, il suo profeta e tutti i credenti. Non sono forse le nostre tragedie opera dell'Onu?» dice citando la Palestina e il silenzio dell’ONU sulla vicenda del Kashmir.
«Oggi, senza nessuna prova, le Nazioni Unite stanno sfornando risoluzioni a favore dell'America, l'oppressore tirannico e dispotico di un (paese) debole appena risollevatosi da una lunga guerra contro l' Unione Sovietica - ha detto bin Laden - Tutto l'Occidente, con qualche rara eccezione, sostiene questa campagna di oppressione, da cui non emerge nessuna prova che metta in relazione quanto è accaduto negli Stati Uniti al popolo dell' Afghanistan - ha proseguito - Il popolo dell'Afghanistan non ha niente a che vedere con questa storia, ma la campagna continua a annientare villaggi, donne e bambini». Bin Laden chiama a raccolta i musulmani invitandoli a difendere «la loro religione e i loro fratelli in Afghanistan». (link)
«Un atto di disperazione» commenterà l’ONU. Ma ancora nessuna ammissione di colpa. Questo video è assimilabile al primo: simile la provenienza (pacco recapitato ad Al Jazeera) e coerente colui che si definisce come Bin Laden in entrambi i video; coerente l’obiettivo e il richiamo alla propria innocenza in difesa del popolo afgano.
Sono questi i giorni del terrore dell’antrace e delle armi chimiche o batteriologiche. Il 6 novembre, a Washington, Bush dichiara «Per questo gli diamo la caccia: perché è un uomo malvagio e, se avesse armi di distruzione di massa, le utilizzerebbe. Ma, alla fine, vinceremo noi».
E il 7 novembre, un mese e mezzo dopo l’intervista che sarebbe stata rilasciata all'Ummit, Bin Laden torna a parlare. Autore dello scoop Hamid Mir, direttore del quotidiano pakistano Ausaf e conduttore di talk show, riportato da un altro giornale di Islamabad, il Dawn.
In questa intervista, che giunge in Italia il 10 Novembre, un Bin Laden braccato alza il tiro e si vanta di essere pronto a rispondere all'aggressione degli USA con armi nucleari e chimiche. Non è noto il luogo dell’intervista in quanto, e a testimoniare la veridicità dell’intervista c’è solo una foto che ritrae insieme Bin Laden e Hamid Mir, che già aveva intervistato lo "sceicco del terrore" due volte prima dell’11 settembre ed è considerato il suo "biografo" ufficiale, che è stato bendato lungo il viaggio al covo del terrorista saudita.
«Noi possediamo armi chimiche e nucleari come deterrente, e se l'America le userà contro di noi, ci riserveremo il diritto di adoperarle» afferma Bin Laden (armi simili, lo ricordiamo, non sono state trovate nè in Afghanistan nè successivamente in Iraq). Tra le affermazioni spicca forse questa: «Noi stiamo portando avanti la missione del nostro profeta Maometto, che consiste nel diffondere la parola di Dio, non di abbandonarsi al massacro delle persone. Noi stessi siamo bersaglio di omicidi, distruzione e atrocità. Questa è una Jihad difensiva. Vogliamo difendere la nostra gente e la nostra terra.
Ecco perché affermo che se non avremo sicurezza, neppure gli americani l'avranno. E' un principio molto elementare, che persino un bambino americano può comprendere. Questo è il principio del vivi e lascia vivere. [...] L'America e i suoi alleati ci stanno massacrando in Palestina, in Cecenia, in Kashmir e in Iraq. I musulmani hanno il diritto di attaccare l'America, come rappresaglia. Gli attacchi dell'11 settembre non erano diretti contro le donne e i bambini.
I veri obiettivi erano le icone della potenza economica e militare dell'America. Il Santo Profeta era contrario all'omicidio di donne e bambini. In Occidente ci sono molte persone innocenti e dal cuore buono. I mezzi di comunicazione americani li istigano contro i musulmani, tuttavia alcune persone di buon cuore protestano contro gli attacchi americani, perché la natura umana aborre l'ingiustizia».
Benché mai messa in discussione –le fonti sono presentate come autorevoli- va presa con il beneficio del dubbio. L’unica prova portata dal giornalista è una foto non datata, e sappiamo che Hamir Mid ebbe diverse occasioni in passato per intervistare Bin Laden. Non è chiaro come il giornalista sia arrivato al covo di Bin Laden attraversando il confine tra Pakistan e Afghanistan e raggiungendo il covo dello sceicco saudita tra i bombardamenti americani.
Hamir Mid, inoltre, ribadirà più volte il possesso di armi nucleari dicendo di avere informazioni che indicano la loro provenienza come russa, benché nulla di simile sia mai stato trovato. Notevole poi il tempismo con il quale, in piena psicosi chimico batteriologica, Bin Laden conferma le illazioni di Bush. Anche se fosse autentica, tuttavia, nemmeno questa intervista contiene alcun riferimento a un possibile ruolo operativo negli attentati dell’11 settembre.
Pochi giorni dopo compare un nuovo video amatoriale. E’ l’11 novembre quando il Sunday Telegraph annuncia di essere venuto in possesso di un video in circolazione fra i seguaci di Al Qaeda che ritrae lo sceicco del terrore mentre chiacchiera con altri uomini. Il video, girato nelle montagne dell’Afghanistan, lascia alcuni dubbi sulla sua autenticità. Inoltre non si tratta dell’agognata rivendicazione, come spiega la stessa Casa Bianca. Infatti «Nella videocassetta in cui Osama bin Laden definisce le torri gemelle di New York "un obiettivo legittimo", il leader di Al Qaida non fa una chiara rivendicazione dell'attacco dell'11 settembre all'America. Bin Laden nel video giustifica gli attacchi e loda chi ha raccolto la sua chiamata alla "guerra santa" (il riferimento è alla fatwa del 1998, n.d.a.) contro gli Usa. Ma si ferma un istante prima di attribuirsi con chiarezza la responsabilità dell'attacco».
Siamo a due mesi dai fatti e, mentre i Talebani cadono e il mirino si orienta verso l’Iraq sulla base di altre illazioni, nessuna prova del coinvolgimento di Bin Laden negli attentati dell’11 settembre è stata trovata. L’11 settembre, insomma, non ha ancora un colpevole e nemmeno un serio indagato, mentre Bin Laden pur senza nascondere la soddisfazione non lascia intendere un suo ruolo nell’attentato.
Il 7 dicembre Bin Laden compare nuovamente in un video che verrà però recapitato però ad Al Jazeera soltanto il 27 dicembre. E’ il quarto (compreso quello del Sunday Telegraph) in ordine cronologico, e non ci sono novità nel contenuto. Bin Laden appare però magro e malato, con il braccio e tutta la zona sinistra del corpo immobili. Si comincia a parlare di ferite e di possibili malattie, e di un Bin Laden vicino alla morte (o probabilmente già morto visto che il filmato quando esce è vecchio di 20 giorni).
Il 7 dicembre, giorno nel quale il video sarebbe stato girato, è infatti il giorno precedente ad un massiccio attacco aereo a Tora Bora, la famosa zona montuosa al confine con il Pakistan nella quale Osama si sarebbe rifugiato. L’amministrazione americana quel 27 dicembre bolla il video come «propaganda destinata probabilmente a mascherare il fatto che Bin Laden è nel frattempo morto».
Dicembre è per molti il mese cruciale che segna la fine di Bin Laden. Lo danno per morto in molti: buona parte della stampa araba, il presidente del Pakistan Musharraf, Karzai, analisti e diverse voci provenienti dai servizi segreti israeliani e statunitensi. Un ufficiale talebano annuncia il suo avvenuto funerale, mentre alcuni giornali come il Daily Telegraph affermano citando il Pentagono che Bin Laden, rintracciato tra le montagne di Tora Bora regolarmente tramite il monitoraggio delle trasmissioni radio, risulta silenzioso dal 14 dicembre, data presumibilmente della sua morte.

Tuttavia Bin Laden è ancora, su entrambi i fronti (jihad e politica estera USA) troppo utile per eclissarsi.
9. La "devastante dichiarazione di colpevolezza"
«Chi vedrà questo video si accorgerà che Osama bin Laden è un diavolo. Il video mi ha ricordato che razza di assassino sia, un uomo che manda a morire i suoi senza neppure dirglielo mentre lui se ne sta rintanato nelle sue caverne, e quanto è giusta la nostra causa. Bin Laden non potrebbe mai godere della pace e della gioia di festività religiose come Hanukà e il Natale».
Così G.W.Bush il 9 dicembre, commentando il video più importante che i soldati statunitensi hanno appena ritrovato a Jalalabad. Il video, la «devastante dichiarazione di colpevolezza», verrà mostrato solo il 13 dicembre 2001 ed è il documento giudicato più esplicito ma anche più gravemente controverso della vicenda.
Il video sarebbe stato girato in Afghanistan (probabilmente a Kandahar) a metà novembre 2001, quindi circa un mese e mezzo dopo il primo video (del 3 ottobre) e pochi giorni dopo l’incontro con il giornalista-biografo Hamid Mir (7 novembre). Il video, un filmato privato (autorizzato dallo stesso Bin Laden), sarebbe stato ritrovato dalle truppe USA in una casa dell’affollata e caotica Jalalabad grazie a un colpo di fortuna o, più realisticamente, è stato quantomeno fatto trovare.
Il filmato è amatoriale e sfocato e ritrae Bin Laden ripreso in un incontro informale con alcuni sostenitori. L’audio è disturbato in maniera anomala e alcuni pezzi del discorso sono incomprensibili.
E’ giusto separare i due aspetti principali su cui si sono concentrati i critici di questo filmato analizzandoli uno alla volta.
Prima questione: i dubbi nella traduzione e il contenuto del testo. Questi i passi più salienti del discorso nella traduzione ufficiale con le successive correzioni di istituti indipendenti: «tutti ammirano quello che hai fatto, la grande azione che hai eseguito, che è stata la prima e la migliore per grazia di Allah» dice uno degli amici al presunto Bin Laden. Che ringrazia Bin Laden per avergli fornito sostegno economico per il finanziamento –secondo una lettura altrettanto coerente con lo svolgersi del dialogo- di alcune moschee in Arabia (delle quali Bin Laden chiede subito dopo lo stato).
Le frasi incriminate pronunciate da Bin Laden sono invece queste: «(...incomprensibile...) abbiamo calcolato in anticipo ["in anticipo" non è effettivamente detto] il numero delle vittime fra i nemici, quelli che sarebbero stati uccisi in base alla loro posizione nella torre. Avevamo calcolato che i piani che sarebbero stati colpiti sarebbero stati due o tre. Io ero il più ottimista di tutti. (...incomprensibile...) vista la mia esperienza in questo campo, pensavo che il fuoco sprigionato dal carburante dell'aereo avrebbe fuso le strutture di ferro dell'edificio e avrebbe fatto crollare la zona colpita dall'aereo e i piani sovrastanti. Questo è ciò in cui speravamo. (...)
Eravamo stati avvisati dal giovedì precedente che l'evento sarebbe occorso quel giorno». «Tutto quello che sapevano i fratelli che hanno portato a termine l'operazione era che era un'operazione per il martirio. Abbiamo chiesto a ciascuno di loro [l’esatta traduzione è questa: Fu loro richiesto di andare in America] di andare in America, ma loro non sapevano nulla dell'operazione, nulla di nulla. Ma erano addestrati e noi non abbiamo rivelato nulla dell'operazione fino a quando furono là, proprio prima che si imbarcassero sugli aerei. (...incomprensibile...) poi egli ha detto : Coloro che erano stati addestrati a volare non conoscevano gli altri. Un gruppo di persone non conosceva l'altro (...incomprensibile...)»

Ho inserito nel testo due delle ambiguità contestate da studi successivi commissionati anche da importanti giornali, e cioè l’assenza effettiva dell’ "in anticipo" parlando della conta delle vittime e la sostituzione di "Fu chiesto loro di andare in America" con un più chiaro (ma errato) "abbiamo chiesto loro di andare in America". In generale, criticano inoltre i successi studi, è stato tradotti "noi" laddove poteva essere tradotto anche "essi".
Chiarite queste ambiguità la questione cambia. Bin Laden racconta i commenti fatti dopo aver visto in tv lo schianto, ad esempio l’ottimismo e le speranze dopo l’impatto del primo aereo e il "calcolo" approssimativo del numero delle vittime. Passa continuamente dal piano della "visione" o della premunizione, con sogni e metafore, a quelli che possono essere intesi come accenni al fatto che Bin Laden (al di là dei sogni) sapesse qualcosa prima.
«Un anno fa [Abu Al-Hasan Al-Masri] mi ha detto: "In sogno ho visto che stavamo giocando una partita a calcio contro gli americani. Quando la nostra squadra è entrata in campo, era formata da piloti!" E poi ha così continuato: "Mi sono chiesto se fosse una partita a calcio o una partita di piloti. I nostri giocatori infatti erano piloti!" Egli (Abu-Al-Hasan) non sapeva nulla dell'operazione fino al momento in cui l'ha sentito alla radio. Mi ha detto che la partita stava continuando e che noi li avevamo sconfitti. Quello è stato un buon presagio per noi».
Al di là del fatto che il presunto Bin Laden voglia far credere ai collaboratori presenti di essere stato a conoscenza in anticipo di qualche particolare (alcune informazioni come quelle su Atta o i nomi di altri kamikaze che Bin Laden tra l’altro sbaglia potrebbero essere state benissimo apprese dalla televisione) assolutamente nulla fa pensare ad un ruolo qualsiasi di Bin Laden nella pianificazione: egli infatti si limita a dare alcune informazioni generiche (un gruppo non conosceva gli altri) e semmai dice anzi di essere stato avvisato con anticipo del giorno dell’attentato, fatto particolarmente anomalo per colui che è considerato il pianificatore e il regista dell’attacco.
Il video non aggiunge altro, salvo la soddisfazione (più volte ribadita e coerente con la sua mentalità) per l’attentato che certo ci disgusta e ci spaventa ma che non dimostra assolutamente un suo coinvolgimento. E’ chiaro che questo video, se visto con il pregiudizio di chi in assenza di prove ha già deciso il colpevole e che sente ripetutamente il filmato annunciato come una confessione, può in qualche modo dare le risposte che si cercano; questo però non vale però certo per l’osservatore oggettivo.
Anche perché le ambiguità non si limitano a questo, anzi. I dubbi maggiori, infatti, nascono dall’osservazione dall’aspetto del presunto Bin Laden, le cui immagini lasciano dubbi sulla sua effettiva identità. Colui che viene descritto come Bin Laden, infatti, appare decisamente diverso dai Bin Laden che conosciamo dagli altri video. La scarsa qualità delle immagini (e la poca luce) sembra fatta apposta per confondere e rendere ambiguo il tutto, tuttavia già i tratti fondamentali (naso, zigomi) fanno dubitare dell’effettiva identità dell’uomo che compare nel video.

Ora, in sequenza, Bin Laden nell’intervista del 7 novembre (che, anche ammettendo che la foto portata da Hamid Mir sia precedente, ritrae un Bin Laden simile al video del 3 novembre), nel video incriminato di metà novembre e nell’ultimo girato il 7 dicembre.
La sequenza dei tre fotogrammi ci permettere di scartare subito l’ipotesi di un Bin Laden reso magro, pallido e invecchiato dalla fuga tra le montagne afgano. Il Bin Laden "E" stona visibilmente con gli altri 4 ritratti sia in momenti successivi che precedenti al filmato incriminato.
Alcuni hanno sollevato riguardo al paragone (evidenziato dall’immagine che segue) un’obiezione: le immagini disponibili del video incriminato sono unicamente screenshot presi dalle tv americane che hanno curato la messa in onda che hanno un formato differente rispetto a quello delle immagini di Al Jazeera che ha proiettato tutti gli altri video. Un confronto come questo sulle proporzioni, insomma, sarebbe viziato dal fatto che l’immagine a sinistra è schiacciata.
Anche allungando il fotogramma del 20%, tuttavia, molti dubbi rimangono in particolare sulla conformazione del naso e degli zigomi anche se si ravvisa qualche somiglianza in più.
Altra incongruenza il fatto che il presunto Bin Laden scrive qualcosa, in questo filmato, con la mano destra benché –stando all’FBI- sia mancino. L’uomo inoltre indossa un anello dorato che non compare in altri video. Tutti questi elementi contribuiscono all’idea abbastanza condivisa che il video sia un falso. Se anche esso fosse vero, tuttavia, come visto il messaggio non costituisce affatto necessariamente una confessione, e questa è certamente la cosa più importante.
Bin Laden, dopo essere comparso in cinque video nel giro di due mesi e mezzo dalle Torri Gemelle (di cui almeno tre abbastanza credibili), non compare poi più in video per anni. Evidentemente, come suggerito anche da fonti autorevoli, è morto nel dicembre 2001 tra le grotte di Tora Bora.
Passano mesi e mesi di silenzio e i riflettori si spostano altrove, tuttavia Bin Laden è sempre presente nell’immaginario di minaccia permanente che Bush ha montato con abilità. I diversi mesi di silenzio sembrano confermare senza ombra di dubbio la sua morte, tuttavia Bin Laden sorprende tutti e riappare, in ottima salute, a quattro giorni dalle elezioni presidenziali del 2004, e cioè il 30 ottobre, tramite Al Jazeera.
10. Quattro anni dopo la confessione audio
Dopo il processo Moussaui, il presunto ventesimo kamikaze, un sedicente Bin Laden torna a farsi sentire con un messaggio audio diffuso su Internet confessando effettivamente un suo ruolo nell’organizzazione degli attentati.
«Comincio col parlare del fratello Zacarias Moussaoui. La verità è che egli non ha alcun collegamento di sorta con i fatti dell'11 settembre. Sono certo di quel che dico perchè‚ io sono responsabile di aver affidato i compiti ai 19 fratelli... per quei raid e non ho assegnato il fratello Zacarias insieme a loro. La sua confessione di aver ricevuto l'incarico di partecipare a quei raid è una falsa confessione che nessuna persona intelligente dubita sia il risultato delle pressioni esercitate su di lui", si ascolta nel messaggio.
I partecipanti alle azioni dell'11 settembre erano divisi in due gruppi: piloti e team di supporto per ciascun pilota per il controllo degli aerei. E poiché‚ Zacarias Moussaoui stava imparando come si vola, ne consegue che non era la ventesima persona dei team che dovevano tenere gli aerei sotto controllo, come sosteneva il governo americano.
Se Moussaoui stava studiando per diventare pilota di uno degli aerei, che dica i nomi di quelli che gli erano stati assegnati per aiutarlo a controllare l'aereo. Non lo farà, per la semplice ragione che non esistono. Il fratello Moussaoui fu arrestato due settimane prima degli attacchi, e non sa niente. Se avesse saputo qualcosa, anche poco, del gruppo dell'11 settembre, avremmo detto al fratello comandante Mohamed Atta e ai suoi fratelli, che la benedizione di Allah sia su di loro, di lasciare immediatamente l'America, prima che il piano venisse scoperto».
Non è necessario ribadire l’inconsistenza delle fonti, l’assurdità del lungo silenzio o i dubbi per esempio in fatto di accento e cadenza, che non combacerebbero con i precedenti riscontri, per gettare questo messaggio audio nella spazzatura. Solo chi è veramente a corto di argomenti può adottare questo come evidenza, come conferma l’FBI stessa.
E siamo arrivato così alla fine.
Conclusione
A quattro anni e mezzo dall’11 settembre non ci sono prove valide che portino ad Bin Laden o ai talebani come responsabili degli attentati. Né in Afghanistan né in Iraq sono state trovate le armi di distruzione di massa, così come non è stato provato alcun legame tra Saddam Hussein e Bin Laden. Oggi, tuttavia, in Afghanistan e in Iraq si muore ancora quotidianamente e l’occidente è tornato ad essere impaurito e militarizzato più che mai riportando in auge le idee e i sentimenti più negativi e retrogradi.
Ne consegue che tutta la politica estera recente è stata motivata su una semplice teoria non suffragata da nessuna prova. E’ anzi un’ipotesi in attesa di dimostrazione, una semplice illazione.
Ad oggi è assolutamente corretto affermare che Bin Laden e i Talebani non hanno avuto nulla a che fare con i quattro aerei dirottati. E’ plausibile altresì pensare che Bin Laden, criminale e terrorista legato forse ad una fragile rete (probabilmente più ideale che fisica) di personaggi vicini alla sua interpretazione politica dello scontro tra occidente e islam, sia stato semplicemente usato quasi sicuramente a sua insaputa.
Dopo aver negato ogni coinvolgimento Bin Laden, pur senza ammettere o raccontare particolari, si è preso in qualche modo la paternità del gesto o quantomeno il comando dell’ipotetica "resistenza" jihadista anche questa volta più in una dimensione morale, riuscendo a mettere insieme unendo le vecchie conoscenze alcuni personaggi dotati anch’essi di poteri limitati che l’occidente ha identificato, rifacendosi alla guerra di Afghanistan degli anni ’80, nella Piovra Al Qaeda. Bin Laden è stato probabilmente ucciso molto presto, al massimo nel dicembre 2001, ma la sua morte non è stata resa ufficiale (ammesso che sia stato trovato e non seppellito in qualche grotta crollata su sé stessa).
Oggi Bin Laden resta presente nel dibattito politico internazionale, con una taglia beffarda di 25 milioni di dollari e il proprio nome sui testi scolastici come colpevole e demone alla faccia della strabiliante e certificata assenza di prove.
A coprire forse, con la sua immagine esotica e enigmatica, ben altre mani.
Andrea Franzoni per www.luogocomune.net

15 settembre 2006

Tecnologia Hezbollah


BEIRUT - Secondo ufficiali Israeliani, le cui affermazioni sono state indipendentemente corroborate dalla Central Intelligence Agency (CIA) USA, l'abilità di Hezbollah nel respingere le forze armate israeliane durante il recente conflitto sono state in gran parte dovute al suo uso delle tecniche di intelligence estrapolate dai suoi alleati Iran e Siria e che hanno permesso di monitorare le comunicazioni israeliane in codice riguardanti le azioni sul campo di battaglia.

Richard Sale, per lungo tempo editore di United Press International per quanto riguarda l'intelligence, e che è stato informato da ex e attuali ufficiali della C.I.A di questi fallimenti nell'intelligence, ha dichiarato ad Asia Times Online: “I sistemi israeliani di guerra elettronica non erano capaci di confondere i sistemi posti nell'ambasciata iraniana a Beirut, e si sono dimostrati incapaci di confondere i comandi e i collegamenti di Hezbollah con le strutture iraniane in Siria che hanno bloccato i sistemi navali antimissile “Barak” e si sono introdotti nelle comunicazioni operative israeliane sul campo.”

La capacità di intercettare le comunicazioni militari di Israele ha dato a Hezbollah un vantaggio decisivo sul campo di battaglia, e gli ha permesso inoltre di dominare la battaglia mediatica intercettando ripetutamente i resoconti delle perdite che aveva inflitto per annunciarli attraverso la sua stazione televisiva Al-Manar. Il direttore generale di Al-Manar, Abdallah Kassir, non ha voluto commentare sui metodi di raccolta delle informazioni che gli avevano permesso di anticipare gli annunci israeliani sulle perdite, ma ha ammesso di essere in costante contatto con l'ala militare di Hezbollah.

Quando le truppe israeliane hanno invaso il Libano meridionale, si sono ritrovate impantanate in una resistenza da parte di Hezbollah maggiore del previsto. La storia di un pugno di militanti di Hezbollah che hanno difeso da soli i confini del villaggio di Aita Shaab è già diventata leggenda. Alla fine Israele ha deciso che l'unico modo di neutralizzarli era di bombardare a tappeto il villaggio riducendolo così in macerie.

Parte del motivo della fondamentale prestazione sul campo di battaglia da parte di Hezbollah era che esso stava ottenendo preziose informazioni monitorando le conversazioni telefoniche in ebraico fatte tramite i loro cellulari dai riservisti israeliani con le loro famiglie.

Sale, citando un ufficiale della CIA, ha affermato che “se un nemico allestisce un piccolo gruppo di esperti in guerra elettronica familiari con il territorio e ragionevolmente a conoscenza dell'attuale situazione tattica, un canale di telefonate in chiaro può essere una miniera d'oro di informazioni menzionate inavvertitamente”.

Un articolo del London Sunday Times intitolato "Humbling of the super-troops shatters Israeli army morale” [ “L'umiliazione dei super soldati distrugge il morale dell'esercito israeliano” ] ha riportato questa storia la scorsa settimana. Esso affermava che Hezbollah era “capace di penetrare i codici e seguire le frequenze delle comunicazioni radio di Israele in continuo cambiamento, intercettando i resoconti delle perdite che via via avevano inflitto”.

Tale sviluppo segna un potenziale punto di svolta nell'equilibrio strategico della regione. La capacità di Hezbollah di respingere le truppe di elite di Israele ha segnato la prima volta in cui una forza araba ha bloccato un piano di invasione Israeliano. Secondo il sito web di intelligence israeliano DEBKAfile, ciò ha portato ad un concertato ripensamento da parte della leadership di Israele, nel quale essa è stata assistita da esperti americani.

Ed aggiunge che gli esperti americani si sono concentrati in particolare su come i sistemi iraniani di guerra elettronica installati nelle stazioni radio costiere dell'esercito libanese hanno bloccato i missili antimissile Barak trasportati dalle navi da guerra israeliane, permettendo a Hezbollah di colpire almeno una corvetta israeliana, la Hanith.

Robert Freedman, titolare della cattedra Peggy Meyerhoff Pearlstone di scienze politiche alla Università Ebraica di Baltimora ha detto che “ assumendo che tali capacità provengono da Siria e Iran, molto probabilmente tramite Russia e Cina, si dovrebbe credere che sia gli Usa che Israele hanno imparato dall'esperienza, e che ciò servirà nei futuri conflitti”.

L'articolo di Debka afferma anche che il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è stato ospitato durante tutta la guerra in un bunker sotterraneo sotto l'ambasciata iraniana a Beirut. Il coinvolgimento iraniano è stato sospettato durante tutto il conflitto, e un guerrigliero Hezbollah catturato ha confessato alla televisione israeliana di essere stato in Iran per addestrarsi. I guerriglieri Hezbollah più capaci e impegnati solitamente visitano l’ Iran per l'indottrinamento religioso e per l'addestramento nel lancio di razzi differenti dai Katyusha.

Un analista del Medioriente ha affermato che “[il passo avanti tecnologico] potrebbe significare che Israele e gli Usa non hanno più la capacità di operare su una base di superiorità a bassi livelli di violenza”. Il terreno di gioco è più livellato. “Ciò potrebbe significare maggiore diplomazia o potrebbe significare maggiore e più concentrata violenza”.

L'Iran e la Siria lo scorso novembre hanno portato avanti la loro cooperazione sulla SIGINT (SIGnals INTelligence - raccolta di informazioni tramite intercettazioni di segnali) come parte di un accordo di cooperazione nella difesa comune volto a consolidare l'aspetto strategico della loro alleanza a lungo termine. Oltre ad essere un incalcolabile aiuto a Hezbollah, la capacità di leggere i codici israeliani e statunitensi potrebbe aiutare l’ Iran a monitorare i movimenti Usa in Iraq e Afghanistan.

Gary Sick, che è stato uno dei consiglieri per la sicurezza nazionale del presidente Usa Jimmy Carter, ha detto: “ ciò va al cuore di uno dei fattori... solitamente considerati come uno dei chiari vantaggi per tutti i paesi del Primo Mondo contro i paesi o le forze del Terzo Mondo - la guerra elettronica e la sicurezza nelle comunicazioni”. “Si presuppone che siamo capaci di leggere e interferire con le loro comunicazioni, non viceversa. Una grande quantità di calcoli sono basati su questa premessa”

Iason Athanasiadis è un corrispondente di Asia Times Online residente in Iran.

21 settembre 2006

Quando il potere è in mano ai fuorilegge



Anti Digital Divide propone lo scorporo della rete di Telecom Italia come soluzione necessaria a far cessare gli abusi dell'incumbent.
Le illecite intercettazioni di dati attuate da Telecom Italia ai danni di Fastweb e di migliaia di utenti rappresentano solo la punta dell' iceberg di un avvincente thriller che vede come protagonista Telecom Italia e il gruppo del patron Marco Tronchetti Provera.
A tenerci informati sulla storia ci pensa la Repubblica con l'ottimo Giuseppe D'Avanzo, che snocciola dati e contenuti davvero interessanti.
Si va dalla questione spionaggio contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini, passando per l’Inter, in anticipo di circa 3 anni sullo scandalo calciopoli e sul "metodo Moggi" venuto alla luce solo nelle ultime settimane, dalla scalata del 1999 alla Telecom compresi i politici e i finanziere che guardarono con interesse a quella operazione, al caso Bpi – Antonveneta e Unipol – Bnl, per arrivare più o meno ai nomi dell'intera classe dirigente - politico, economica, finanziaria - del Paese.
Si parla di un numero elevatissimo di intercettazione che potrebbe arrivare addirittura a 100.000 fascicoli.
“Gli spioni privati, ingaggiati e pagati da Pirelli e dalla sua controllata Telecom Italia, hanno raccolto migliaia di "fascicoli" sul conto di politici, uomini di finanza, banchieri e finanche su arbitri e manager di calcio.”
L’intero archivio è ora a disposizione e al vaglio della procura di Milano grazie alla collaborazione di Emanuele Cipriani, uno dei principali indagati, che ha fornito l’ultima password per entrare in un file presente su un computer e superare un sistema di difesa con dieci livelli di protezione.
Emanuele Cipriani, è a capo di un'importante agenzia d'investigazione, la Polis d'Istinto, da alcuni anni al centro di un network d'intelligence messo su da Giuliano Tavaroli, già responsabile della sicurezza di Telecom Italia.
“Entrambi sono accusati di "associazione per delinquere finalizzata alla rivelazione del segreto istruttorio" (da una costola di quest'inchiesta sono già saltate fuori le manovre storte contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini).”
“"Decine e decine di migliaia di fascicoli" ("centomila"?) svelano un lavoro accuratissimo portato avanti con la collaborazione di pubblici funzionari infedeli capaci di violare le banche dati del Viminale, della Banca d'Italia, degli uffici della pubblica amministrazione.
Le schede hanno un loro preciso canone. Si interrogano le conservatorie dei registri immobiliari, gli archivi notarili, il pubblico registro automobilistico, il registro navale, l'anagrafe tributaria. Si scava negli istituti di credito, nei fondi di investimento, nelle società finanziarie. Si annotano i soggiorni all'estero, la presenza abituale in luoghi di villeggiatura. Quasi sempre, gli accertamenti sono estesi al coniuge o ai figli, alle persone fisiche o giuridiche, società, consorzi, associazioni del cui patrimonio il poveretto "schedato" risulta poter disporre "in tutto o in parte, direttamente o indirettamente".
I file si arricchiscono dei tabulati telefonici del maggiore gestore italiano di telefonia - sono documenti che permettono di ricostruire l'intera mappa dei contatti del "soggetto di interesse" - in qualche caso, delle intercettazioni della magistratura perché Giuliano Tavaroli ha controllato, fino a qualche tempo fa, il Centro nazionale autorità giudiziaria (Cnag) dove transitano tutte le richieste d'intercettazione dell'autorità giudiziaria.”
Ora i punti da chiarire sono, perché si sono effettuate tali intercettazioni chi le ha “commissionate” che uso ne è stato fatto e/o se ne voleva fare.
“Emanuele Cipriani sostiene che il suo lavoro è stato regolarmente commissionato, attraverso Giuliano Tavaroli, dal presidente Marco Tronchetti Provera. Ma è vero? O è vero che, confidando nel loro incarico ufficiale, Cipriani e Tavaroli si sono messi, con il tempo, in proprio schedando obiettivi ("soggetti di interesse") selezionati di volta in volta da altri misteriosi "clienti" o così fragili da poter essere ricattati e "condizionati"?”
“Emanuele Cipriani rintuzza i dubbi mostrando le fatture regolarmente emesse da Pirelli-Telecom, anche se per prestazioni definite negli archivi delle società in modo molto generico. Più o meno quattordici milioni di euro, anche se Cipriani preferisce farsi pagare in sterline e a Londra. Da dove curiosamente il denaro comincia a muoversi come in un vortice. Montecarlo. Svizzera. Infine, l'approdo in un conto della Deutsche Bank del Lussemburgo, intestato alla Plus venture management, società off shore con base nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche.
Che necessità c'è di far fare a quel denaro, compenso di regolare contratto di consulenza/collaborazione, il giro del mondo? Per quel che se ne sa, non è la sola domanda che non trova ancora una risposta. Ce n'è un'altra, forse più importante. Se è Marco Tronchetti Provera a commissionare quei dossier, perché alcuni fascicoli riguardano lo stesso Tronchetti e gli affari di sua moglie Afef? Anche loro, i "padroni" della Telecom, potevano essere sottoposti a pressioni? In questo caso, chi davvero muoveva la mano degli spioni. Soltanto l'avidità personale o altri "clienti" desiderosi di indirizzare le mosse del presidente di Pirelli/Telecom? La storia del grande archivio spionistico e illegale della Seconda Repubblica è ancora tutta da scrivere.”
Volendo attenerci ad un tipica trama di un film thriller, potrebbe essere possibile che quei documenti magari siano proprio una valvola di sicurezza per Tronchetti Provera, che così può impostare un autodifesa molto convincente, del tipo, se ero io il mandante perché ci sono delle intercettazioni a mio carico? Quindi sarebbe da valutare il “valore” delle intercettazioni riguardanti Tronchetti Provera e confrontarle con le altre.
Ma questa è solo una digressione teorica, puramente cinematografica, toccherà ai magistrati fare luce su quanto veramente accaduto.
In un altro articolo la Repubblica mette in luce l’operazione di distorsione della realtà attuata da Telecom Italia, che tende a negare e minimizzare fatti evidenti e di elevata gravità.
Poi pone l’accento sullo scarso risalto che i media e la politica hanno dato alle questioni intercettazioni, nonostante la gravità di quanto successo. Infine sprona i politici a reagire a quanto accaduto, augurandosi che non si faccia finta di niente.
“L'ordinanza della magistratura ci dice che se ne è abusato per fini commerciali. Domanda ragionevole: se ne può abusare e se ne abusa per altri fini? Come è chiaro, sono questioni di interesse vitale per libertà, diritti e democrazia, ma Telecom Italia non sembra darsene per inteso. Quando il 16 maggio diffonde una nota per dar conto delle severe conclusioni del giudice, nega l'evidenza e scrive: "Sulle strategie applicate da Telecom Italia, la società precisa che non sono mai stati utilizzati i dati di ex-clienti...". E' l'esatto contrario di quanto si legge nell'ordinanza del giudice milanese. E', diciamo, una variazione falsaria.
Dunque, si deve concludere che conviene diffidare delle prese di posizione di Telecom (ieri sono state necessarie quasi dieci ore per avere nessuna risposta a qualche domandina di routine). La società controllata dalla Pirelli pare mettere insieme i difetti dell'impresa pubblica e le debolezze dell'impresa privata. Della prima conserva l'arroganza del monopolista che non deve rendere conto di quel che fa. Della seconda, l'autoreferenzialità del proprio interesse."
Telecom non ha digerito molto gli articoli apparsi su Repubblica, e ha annunciato azioni civili e penali, inoltre il patron Marco Tronchetti Provera ha scritto, per la prima volta, una lettera ai dipendenti Telecom Italia, per rassicurarli sull’estraneità dell’azienda sulla questione intercettazioni. Non è la prima volta che Telecom mette in atto questo comportamento per difendere la propria immagine da quelle che, secondo l’incumbent, sono illazioni tutte da confermare.
Forse Telecom dovrebbe pensare più spesso alla propria immagine, non solo quando ci sono di mezzo procedimenti penali, ma anche per temi, come trasparenza, etica , rapporti con gli utenti che vanno sempre più deteriorandosi. Telecom vuole difendere la propria immagine, forse è un po’ in ritardo, perché il pensiero che gli italiani hanno sulla Telecom, lo si può intuire guardando alcune punteta delle trasmissioni che si sono occupate dell'incumbent, come Mi Manda Rai Tre oppure Le Iene o Striscia la Notizia e non si discosta molto da questo.
Quello che è chiaro è che siamo di fronte a questioni gravissime, sia per quanto riguarda l’aspetto della violazioni delle norme sulla concorrenza sia per le questioni delle intercettazioni.
Pare quindi evidente che le politiche fin ora attuate per garantire un mercato delle Telecomunicazioni che rispetti i principi di correttezza, concorrenza e trasparenza siano state errate o comunque non sufficientemente idonee.
La decisione di una mera divisione contabile della società Telecom Italia, al fine di garantire il rispetto della concorrenza, si è rivelata del tutto inadatta ed anche le procedure sanzionatorie non sono servite a far cessare le condotte scorrette dell’incumbent.
Tattiche di concorrenza scorretta che Telecom ha perpetrato con costanza per anni tanto che è stato possibile schematizzarle, ( sarebbe sufficiente leggere il documento e tener conto delle soluzioni ma Agcom non lo fa).
Una delle tattiche scorrette è costituita dall’esclusione dei concorrenti da un nuovo mercato, l’ultimo esempio, è di pochi giorni fa con la violazione della delibera 34/06 e il tentativo di non far accedere alla nuova rete IP di Telecom i suoi competitor.
E’ chiaro quindi che si debbano assumere seri provvedimenti affinché il mercato venga finalmente liberalizzato e venga garantita una reale concorrenza. Condizione necessaria perché questo avvenga è lo scorporo della rete di Telecom Italia, chiesto in passato da Mario Monti ex presidente dell’Antitrust europea, da Giuseppe Tesauro ex presidente dell’antitrust italiana, da illustri economisti, dalla corte dei conti e addirittura nel 2001 da Gasparri, ma "stranamente" mai posto in essere.
Deve quindi essere attuata la divisione di Telecom Italia in due società distinte, sul modello inglese, una che si occupi della rete e della vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse condizioni dei competitor, dalla prima società.
Infatti nonostante la quota di mercato di British Telecom nei collegamenti a larga banda fosse pari al 25%, contro il 73% in Italia dell’operatore dominante, Telecom Italia, (Dati: COCOM 2005 , Communications Committee, e ERG 2005, European Regulators Group), British Telecom è stata obbligata dall’autorità delle comunicazioni inglesi (OFCOM) a garantire ai concorrenti la "market equivalence": parità di trattamento tecnico e commerciale nella fornitura all’ingrosso rispetto a BT Retail attiva sul mercato della clientela finale. BT Retail è il maggior cliente di BT Wholesale, la struttura che fornisce all'ingrosso anche i concorrenti.
L'autorità ha stabilito che questa azienda avrà il solo compito di rivendere all’ingrosso l’accesso alla rete di BT e sarà governata da un consiglio di amministrazione composto da una maggioranza di amministratori indipendenti. Indipendenti non come gli amministratori di Telecom che da una parta hanno dichiarato che il modello inglese avrebbe ricalcato quello italiano e dell’altra che lo scorporo della rete non esiste in nessuna nazione, questo sempre per la correttezza e trasparenza delle informazioni.
Altro provvedimento fondamentale consiste nel far tornare ultimo miglio e centrali telefoniche di proprietà statale. Si porrebbe così finalmente rimedio all’errore fatto dal governo D’Alema nella privatizzazione della Sip. Si parla solo di doppini e centrali telefoniche, quindi la rete di trasporto rimarrebbe di Telecom, così come tutti gli apparati montati in centrale e le nuove reti costruite dall’incumbent, anche tutti i clienti attuali rimarrebbero di Telecom, passerebbero invece alla stato le centrali, il doppino e l’obbligo del servizio universale.
Telecom ha effettuato pochissimi investimenti per l’ammodernamento delle centrali , che sono rimaste, nella maggior parte dei casi, come erano al tempo della Sip. Così come per i doppini, Telecom si è limitata a collegare quelli già disponibili, e solo raramente ha effettuato scavi/lavori per portare doppini nuovi agli utenti e comunque in questi casi i costi sostenuti dagli utenti erano molto elevati inoltre questi erano ampiamente coperti dagli introiti derivanti dal canone Telefonico, che Telecom richiede proprio per la manutenzione e ammodernamento delle linee.
Oltre al canone Telefonico di 15 euro mensili per 26.000.000 di linee, Telecom chiede in Italia tariffe salatissime per l’adsl, nonostante questo, circa 10 milioni di italiani non possono usufruire della banda larga. Infatti i canoni e le tariffe spropositate non servono per manutenere e ammodernare la rete, ma per la maggior parte finiscono per essere utilizzate per ripagare i debiti derivati dalla finanza creativa del dottor Tronchetti Provera.
Tutti gli operatori, alle stesse condizioni, riscatterebbero all’ingrosso il canone telefonico dallo stato, che dovrà fissarne l’entità calcolandolo con il metodo cost plus cioè basandosi sui costi effettivi sostenuti per fornire il servizio di accesso. In questo modo si premierebbero gli operatori che hanno investito nella costruzione di una rete di accesso proprietaria e si incentiverebbero tutti gli operatori a investire in una propria infrastruttura, questo porterebbe ampi benefici agli utenti, che avrebbero maggiori possibilità di scelta, con tariffe minori e qualità dei servizi più elevata, grazie all’aumento della concorrenza.
Naturalmente Telecom continuerebbe a dover essere notificato come operatore dominante almeno finché la sua quota di mercato non risulti inferiore al 50%.
In seguito alla sentenza con cui la Corte d'Appello Civile di Milano ha condannato il principale operatore di telecomunicazioni in Italia per "trattamento illecito di dati riservati", il garante della privaci ha avviato una procedura d’urgenza per far luce sull’accaduto. Anche l’AGCOM sta indagando sull’accaduto:
"Della vicenda si occuperà quanto prima anche l'Authority per le Comunicazioni che già ieri ha fatto sapere di aver acquisiti i primi elementi del caso e che nelle prossime riunioni valuterà il risultato degli accertamenti in corso. Non solo: Agcom ha tenuto a precisare come Telecom - già nei mesi scorsi - sia stata diffidata a non attivare azioni unilaterali di rientro di utenti di altri operatori senza rispettare le procedure condivise con altri gestori e con la stessa Autorità. Inoltre, Agcom ha ricordato come tutti i principali operatori - proprio per indagare su possibili violazioni a danno degli utenti e per accertare eventuali comportamenti abusivi - siano stati ispezionati nelle scorse settimane da funzionari dell'Autorità, dalla polizia postale e dalla Guardia di Finanza."
Si comincia a parlare anche di un'indagine politica con l’istituzione di una commissione parlamentare.
Intanto il responsabile della sicurezza di Telecom Italia e di quella personale del suo presidente Marco Tronchetti Provera, ha rassegnato le proprie dimissioni.
ADD da tempo si batte perché ci sia lo scorporo della rete, in seguito agli ultimi avvenimenti che coinvolgono Telecom Italia e palesano l’inadeguatezza degli interventi fin ora attuati dalle autorità garanti, ritiene che questa decisione non sia più rimandabile.
Diffide, multe, divisione contabile di Telecom Italia, non sono servite a far rispettare le norme per una corretta concorrenza, per Telecom regna l’anarchia, anche l’ultima delibera la 34/06 che doveva portare ad una maggiore concorrenza nel mercato adsl è stata palesemente violata, Anti Digital Divide ha scritto per questo all’AGCOM da cui però non è arrivata risposta quindi l’associazione di provider AIIP ha presentato ricorso al TAR perché venga fatta rispettare tale delibera.
Nei prossimi giorni scriveremo alle autorità garanti ed al nuovo ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, proprio per chiedere di attuare questo provvedimento.

20 settembre 2006

Bin Laden:Quando la documentazione diventa finzione


Va ricordato dov’era Osama bin Laden l’11 settembre 2001, il giorno del mega-attentato che ha ottenebrato l’Occidente.Era a Rawalpindi, città di 1,5 milioni di abitanti, in un ospedale militare pakistano, per sottoporsi a dialisi.E non lo raccontò un complottista.Lo spiegò Dan Rather, l’anchorman della catena televisiva CBS, il 28gennaio 2002. Quella sera, Dan Rather annunciò lo «scoop esclusivo», e diede subito la parola all’inviato Barry Petersen, che era in Pakistan. «CBS News ha saputo che la notte prime dell’11 settembre, Osama bin Laden era in Pakistan. Stava ricevendo trattamento medico conl’assistenza di quello stesso apparato militare che qualche giorno dopoassicurò di sostenere gli USA nella guerra al terrorismo in Afghanistan».Sul video appare l’ospedale militare di Rawalpindi, poi un’infermiera di spalle.«Questa dipendente sanitaria, la cui identità deve essere protetta, dice che quella notte tutto il normale personale del reparto urologia è stato mandato via, e sostituito da un gruppo segreto. Dice che c’era da curare una persona molto speciale». Appare un altro interlocutore, col volto coperto: «I militari lo circondavano, dice questo impiegato dell’ospedale che, anch’egli, non vuole essere riconosciuto: ‘Ho visto il paziente misterioso mentre scendeva, sorretto, da un’auto. In seguito ho visto molte immagini di
quest’uomo: è colui che conosciamo come Osama bin Laden. Ho sentito due ufficiali che, parlando fra loro, dicevano che Osama bin Laden andava curato e sorvegliato attentamente».Seguiva una spiegazione delle «numerose malattie» del capo terrorista, «problemi gastrici e della spina dorsale» oltre alla grave insufficienza renale. Petersen: «I medici dell’ospedale negano che quella sera [il 10 settembre] sia avvenuto qualcosa di speciale, ma rifiutano di farci vedere, come abbiamo chiesto, i registri di ricovero. Il governo hasmentito che bin Laden abbia ricevuto cure ospedaliere quella notte».Voce fuori campo: «Il presidente pakistano Musharraf ha dichiarato che bin Laden soffre di affezioni renali, e che secondo lui è moribondo. Il più recente video mostra un bin Laden pallido e debole, che non muove il braccio sinistro».Poi l’immagine del ministro Donald Rumsfeld mentre dice: «Per quanto riguarda la salute di Osama bin Laden non ne ho alcuna conoscenza». Petersen, ironico: «Gli Stati Uniti non hanno modo di sapere chi, nell’apparato militare o di spionaggio pakistano, aiutava bin Laden anche la notte prima dell’11 settembre, fornendogli la dialisi per tenerlo vivo. Dunque gli Stati Uniti non sanno se queste stesse persone non lo stiano aiutando a restare libero». Cinque anni sono passati da questo scoop.
L’ultima illazione su dove si trovi Bin Laden è apparsa, il 9 settembre 2006, su un giornale australiano, lo Hobart Mercury: «La maggior parte degli analisti d’intelligence sono certi che Osama si nasconda da qualche parte al confine tra Afghanistan e il Pakistan. Negli ultimi tempi è stato detto che egli si trova probabilmente nell’Hindu Kush, nell’area tribale di Chitral, sotto il monte Tirich Mir, alto 7.700 metri…».Un alpinista estremo: niente male per un malato grave, bisognoso didialisi settimanale. O forse nel Waziristan ha ricevuto un trapianto ed ora scoppia di salute.Che la fonte di questa «notizia» sia la cosiddetta intelligence
americana non c’è dubbio.Il Balochistan Times, il 23 aprile 2006, ha citato una frase di Bush sulla difficoltà di catturare Osama.Il nemico, ha detto il presidente, «si trova in un’area estremamentemontuosa e assolutamente inaccessibile, con montagne altre da 3 a 4 mila metri».E non ci sono «infrastrutture di comunicazione in grado dirintracciarlo» (sic).
Non è opportuno ricordare - e infatti i media se ne guardano bene – che Bush fu vicinissimo a catturare Osama nel novembre 2001, a Tora Bora, dopo che i B-52 avevano bombardato a tappeto la zona definita «l’ultima ridotta di Osama»; un commando americano aspettava solo l’ordine.
L’ordine non venne. Oggi, invece, nel quinto anniversario, uno speciale della ABC dal titolo «The path to 9/11» («verso l’11 settembre»), ha dimostrato, diciamo così, che fu Clinton a lasciar scappare l’arcinemico: «troppo occupatocon la scandalo Levinsky per combattere il terrorismo».
Questo speciale è stato confezionato con spezzoni autentici e sequenze inventate, da telenovela: il nuovo genere della docu-fiction,«finzione-documentazione».
La docu-fiction è l’arma segreta della guerra di percezione in corso.

tratto da maurizio blondet

19 settembre 2006

Bill Gates: il satanista


Quando la settimana scorsa Warren Buffet ha donato 31 miliardi di dollari alla fondazione di Bill Gates, ho pensato che stesse promovendo il Nuovo Ordine Mondiale. Ma quando un lettore mi ha segnalato i legami di Gates con la società pagana antisemita Lucis (prima Lucifer) Trust, mi sono improvvisamente allarmato.

Costituita da Alice Bailey nel 1922, la Lucifer Publishing Company cambiò il suo nome per ragioni ovvie l'anno seguente. Ubicata... a 120 Wall Street, la "Lucis Trust" è una parte vitale del culto satanico che controlla il mondo occidentale. Ha dato inizio al movimento New Age per trascinare indirettamente la società nella mentalità luciferiana. In apparenza è la casa editrice ufficiale delle Nazioni Unite e gestisce la sua "Meditation Room". http://www.ordination.org/together.htm

La Bailey dirigeva la Società Teosofica fondata nel 1875 da Helena Blavatsky. La teosofia è una branca della Massoneria. Secondo Constance Cumbey la teosofia ha generato le società segrete, che a loro volta hanno creato Adolf Hitler e l'ideologia nazista. ("The Hidden Dangers of the Rainbow: The New Age Movement and the Coming Age of Barbarism" 1983)

Nel 1949 la Bailey ha scritto che l'olocausto ebraico era stato causato dal cattivo karma degli ebrei: "Il karma cattivo dell'ebreo oggi è inteso a terminare il suo isolamento, a portarlo al punto di abbandonare gli obiettivi materiali, a rinunciare ad una nazionalità che ha la tendenza ad essere in qualche modo parassita..." (/Esoteric Healing/, p. 263)

La Bailey insegna che gli ebrei vengono da un sistema solare diverso e che gli orientali e i neri hanno una razza radice diversa. Le razze occidentali devono controllare il mondo, perché sono la razza radice più evoluta. (Cumbey, 115)

È preoccupante, visto che uno degli obiettivi principali della fondazione Gates è di fornire vaccini per un valore di miliardi di dollari ai poveri nei paesi del terzo mondo.

La Fondazione Bill and Melinda Gates ha raddoppiato le sue dimensioni grazie al regalo di Buffet, ed è cinque volte più grande della Fondazione Ford, che la segue nella classifica statunitense. La Fondazione Gates è menzionata come membro finanziario del sottogruppo Lucis, "The New Group of World Servers" [Il nuovo gruppo dei servitori del mondo, ndt.]. (Vedi $$ nei gruppi. Su questo sito ci sono anche le foto di Nelson Mandela, Cindy Sheehan e Michael Moore http://www.ngws.org/)

"Attraverso il lavoro filantropico e umanitario di persone come George Soros, Bill Gates, Kofi Annan e Bono, tanto per menzionarne qualcuno, la gente sta cominciando a riconoscere le necessità delle persone bisognose nel mondo e ad agire per fare qualcosa per loro. Sia Soros che un altro pensatore, James Tobin, parlano della creazione di un tipo di tassa sulle transazioni finanziarie che verrebbe utilizzata per sostenere programmi interni nei paesi in via di sviluppo. L'umanità ha sicuramente la capacità di avviare questi e simili cambiamenti; deve solo volerlo".


Una tassa su tutte le transazioni finanziarie è parte di quello che la Lucis Trust chiama "Il Piano". Questo ha origine con la proclamazione del "Maitreya", il Messia della Nuova Era (New Age) che stanno aspettando da più di tre decadi.

Secondo Cumbey, che è un avvocato, il "Piano" comprende anche un nuovo governo mondiale e una religione di Maitreya, un sistema universale di carte di credito; un'autorità che dovrebbe controllare il rifornimento di alimentari; una tassa universale e un disegno universale.

"Hanno in programma di rendere illegali tutte le attuali pratiche e simboli religiosi dei cristiani e degli ebrei ortodossi", scrive la Cumbey. "I cultori della New Age hanno minacciato di esercitare violenza e addirittura di sterminare ebrei, cristiani e musulmani che non cooperano con Maitreya e la sua nuova religione". (20)

La Società Teosofica crede che Lucifero sia Dio, che viene identificato col Sole. Ne "The Secret Doctrine" [La dottrina segreta] Blavatsky scrive: "In questo caso è assolutamente naturale ... vedere Satana, il serpente della Genesi come il vero creatore e benefattore, il Padre dell'essere umano spirituale".

"Perché è lui che fu il "Messagero di Luce", Lucifero che, come viene narrato, risplende di luce, che ha aperto gli occhi di un automa (Adamo) creato da Yehovah; e colui che per primo ha sussurrato, "Nel giorno in cui ne mangerai, sarai come Elohim, conoscerai il bene e il male" – può solo essere visto come un Salvatore. Un "avversario" di Yehovah ... rimane ancora nella verità esoterica "Messaggero" che ama in eterno... che ci ha conferito l'immortalità spirituale invece che fisica...

Satana, o Lucifero, rappresenta l'attivo... "l'energia centrifuga dell'universo" in senso cosmico... È proporzione... e i suoi seguaci... consegnati al "mare di fuoco", perché lui è il Sole... la sorgente della vita nel nostro sistema, dove sono pietrificati... e rimescolati per ricomporli a nuova vita; quel Sole che, in quanto origine del principio attivo della nostra Terra, è contemporaneamente la Dimora e la Fonte del Mondano Satana..."

"Generalmente i cultori della New Age non ripudiano apertamente il cristianesimo" scrive Cumbey. "Ridefiniscono Cristo per dare lo stesso tempo agli dèi pagani, ed ampliano la definizione di Cristo ad essenza integrale di se stessi". (146)

Mentre i cultori della New Age "farebbero legittimamente un picchetto per impedire una manifestazione nazista, non si rendono conto che il programma del Movimento New Age è identico in ogni suo punto ai programmi di Hitler". (56, Cumbey confronta punto per punto a p.114-120)

"I cultori della New Age" professano un grande amore per la pace e il disarmo ma Cumbey cita la Bailey che dice che le armi nucleari saranno il deterrente delle Nazioni Unite per "minacciarne l'utilizzo quando una qualsiasi nazione alza la sua orrenda testa con un'azione aggressiva". (70)

In maniera simile le cause dei problemi dell'ambiente e della fame nel mondo hanno tutte un'agenda elitaria nascosta. Cumbey scrive che "i sostenitori di programmi contro la fame sono incitati ad appoggiarel'aborto, l'inseminazione artificiale, la limitazione forzata delle nascite, il controllo genetico e addirittura della morte". (56)

Lunedì Buffett ha detto "di essere uno studente fra i tanti degli stessi filantropi che Gates ha preso come modello – il petroliero John D. Rockefeller e il magnate dell'acciaio Andrew Carnegie".

Questi "filantropi" hanno utilizzato il loro denaro esente da tasse per sovvertire la civiltà occidentale per quasi un secolo. Per esempio un Rockefeller si è vantato con Aaron Russo di aver iniziato il femminismo per portare le donne nei posti di lavoro pagando tasse sul debito, mentre i bambini vengono indottrinati negli asili. È sintomatico che un altro obiettivo primario della Fondazione Gates sia quello di "migliorare le scuole superiori statunitensi".

Sono all'avanguardia nel distruggere le culture tradizionali frantumando la famiglia. Stanno difendendo "i diritti delle donne" attraverso dei prestiti concessi soprattutto a donne per renderle indipendenti dagli uomini.

CONCLUSIONE

La civiltà occidentale è stata sovvertita da un potere satanico organizzato.
Come spiego altrove questo culto è sponsorizzato dal cartello delle banche centrali che deve rendere schiavo il genere umano per consolidare il suo monopolio sul nostro credito. Le verifiche per la concessione di crediti in futuro potrebbero indagare sulle nostre visioni religiose o politiche.

Ovviamente, come la guerra contro la povertà o la guerra contro la droga, la guerra di Gates contro la malattia non sarà efficace e potrebbe addirittura promuovere i veri obiettivi di riduzione della popolazione del Nuovo Ordine Mondiale. Ma molte persone si arricchiranno dal processo e sono convinte del Nuovo Ordine Mondiale.

Sono orgoglioso di essere sfuggito alla beffa comunista dei banchieri. ma ora mi rendo conto che il comunismo era il "piano" per la generazione dei miei genitori. Sono caduto in pieno nella "New Age", che era diretta alla mia generazione. È esattamente come il comunismo, si appella al nostro idealismo, ma ha un'insidiosa agenda nascosta.

Continuo a credere che alcune droghe possano aprire la porta al misticismo e alla conoscenza religiosa. Dio REALMENTE vi abita come Amore universale, ma il Dio degli Illuminati NON è amore. Deifica l'uomo al suo livello più infimo, no al suo massimo. Ci congela criogeneticamente nel nostro stesso sudiciume.

Viviamo in tempi interessanti. I nostri leader dominanti ci hanno venduto. La società ha levato gli ormeggi dalla verità ed è manovrata da megalomani. Tutto quello che possiamo fare è di continuare a far parte dell'equipaggio delle lance di salvataggio della libertà.

DI HENRY MAKOW
Save The Males

18 settembre 2006

Il nuovo ordine è mondiale?


Gli avvenimenti ci passano sulla testa senza un ordine ben preciso apparentemente, ma la rete di Etleboro cerca di dare una spiegazione.
Dietro le parole dei grandi ex uomini di Stato e dei perdenti vi sono tra le righe delle frase che alle masse sembrano incomprensibili. In realtà tutti per ignoranza e per paura accettano tutto quello che viene loro detto, tutto ciò che i signori delle multinazionali, i Banchieri e l'intera società di élite, progettano per il bene dell'umanità. Stanno riscrivendo la storia. Oggi dietro le parole del Papa si nasconde una verità, che tocca il fondo, il più profondo delitto mai esistito sulla terra.
Oggi le entità economiche e le religioni, in particolare quella protestante e la chiesa anglo americana, hanno chiaramente fatto capire cosa vogliono . La Etleboro non ha paura a mostrare i documenti e le prove del vero Nuovo Ordine Mondiale, e durante questa settimana analizzeremo e spiegheremo tutti gli aspetti legati al controllo della società.
Parleremo del futuro e del tempo che verrà ed è molto difficile spiegare, perchè si vive in un gioco di scatole cinesi. Solo adesso possiamo capire cosa Giovanni Falcone volesse lasciarci dicendo che vi sono menti raffinatissime che vogliono accreditare degli episodi alla mafia, mentre i loro interessi sono ben altri. In tutta questa scacchiera gli strumenti nelle mani dei criminali sono le tecnologie occultate all'umanità. Guardate bene i nostri centri commerciali, guardate i registratori di cassa, i loro lettori ottici, la merce e loro codici: quelli siamo noi.
Per qualche assurda ragione esistono società che parlano di Free Energy, rivoluzionano il sistema economico, mentre i piccoli partiti che godono dei finanziamenti dei Banchieri, cercano di smembrare gli Stati per renderli governabili con maggiore facilità. La lega ad esempio rivuole il suo parlamento della Padania, così come ogni forza politica cerca di rinegoziare il suo passato, e ben presto tutti cancelleranno i loro ricordi e si adatteranno alla nuova versione dei fatti, in un continuo riscrivere della storia. Le associazioni vanno all'avanscoperta delle multinazionali, facendo elemosina e civilizzazione usano la gente di buona volontà, perché tutti noi agiamo credendo di morire per la Patria ma invece moriamo per le Banche. La guerra al petrolio è una bufala, perché in realtà oggi si combatte per cambiare il sistema, e chi ha le ultime risorse vuole capovolgere l'ordine attuale delle cose, spacciandosi per veri rivoluzionari mentre saranno i nostri prossimi carnefici. È una guerra tra i due mondi, in cui da sempre il Vaticano dimora, in una posizione doppiogiochista. Vogliono ricostruire la Bibbia, una nuova società, un nuovo codice, mentre privatizzano le società di telecomunicazione, finanziano le ricerche di bio-nanotecnologie, fomentano il terrore per le pandemie e preparano il quadro giuridico per l'introduzione di nuove tecnologie.
Questi elementi, pur essendo a sé stanti, rappresentano gli elementi di un unico grande progetto: una rete, gestita e controllata da un'unica struttura centralizzata per ogni regione geopolitica accumunata da sistemi giuridici, influenze politiche e infrastrutture.
Gli elementi chiave sono i canali di telecomunicazione, come i sistemi di localizzazione satellitare (GPS) e il GSM, che forniscono l'autostrada e i ripetitori per le trasmissione di informazioni e di onde radar a bassa frequenza.
I gestori delle reti possiedono ora il potere, perché hanno creato un sistema che consente loro di reperire informazioni e di monopolizzare l'aria con le loro emissioni di onde elettromagnetiche: oggi le gare d'appalto si giocano sull'acquisizione dello spazio aereo, sulla ripartizione dei territori tracciabili.
Su questo canale viaggiano le nostre informazioni, quelle che vengono reperite mediante le carte di credito, che tracciano i nostri movimenti del denaro e tassano al secondo ogni spostamento. Ci hanno imposto le carte di identità, le tessere sanitarie e il passaporto elettronico, al cui interno c'è la mappa di tutti i nostri dati identificativi senza i quali rischiamo di divenire degli apolidi. Si tratta di "carta a pulce", che non può essere che una tappa verso un sistema di schedatura mediante l'impianto di una pulce sottocutanea, perché comincia ad essere molto più diffuso l'utilizzo del badge e dei braccialetti di identificazione con radiofrequenza (RFID), nonché dei soldi "sottopelle" come gadget di moda o sanitario, presentato poi dal marketing come indispensabile. I codici a barre verranno sostituiti dalle pulci Rfid : questo è un mercato di miliardi di dollari in piena espansione e già da tempo sperimentate nel campo veterinario e in quello medico. Molte sono state le sperimentazioni di chip e codici di identificazione degli animali, di nanotecnologie applicate al settore sanitario per la terapia e la cura di malattie incurabili, per sopperire agli handicap e alle malformazioni congenite. Sul diritto alla dignità umana, alla terapia libera, sul progresso scientifico hanno costruito la struttura etica e morale del trapianto di nanotecnologie nel corpo umano, con il pietismo e la propaganda commerciale, in nome della rapidità e la sicurezza degli scambi, dell'efficienza e della riduzione dei costi.

Le conseguenze etiche del TIC
Tra l'altro l'impianto giuridico è già pronto in Europa, mediante direttive e rapporti ufficiali, come la direttiva 385/CEE del 1990 del Consiglio Europeo, sull'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri sulla legislazione dei dispositivi medici impiantabili, destinati all'identificazione, alla raccolta di informazioni e alla localizzazione delle persone. L'Europa già da dieci anni parla di dispositivi di (RFID), chip sottopelle per accumulare le informazioni del paziente, pulce VeriChip, utilizzata come una carta intelligente, per automatizzare gli acquisti o controllare i delinquenti in libertà vigilata, per le notizie finanziarie, la sicurezza dei trasporti pubblici, l'accesso agli edifici o installazioni sensibili. Tra i tanti meccanismi classici contemplati dalla Commissione Europea figurano anche i "dispositivi scatenanti un orgasmo femminile con la semplice pressione su un bottone", con brevetto depositato in USA nel gennaio 2004.

In teoria, sembra oramai possibile che un essere vivente attraverso il suo corpo può scambiare notizie con un computer, trasformando l'uomo in un Modem, date le sue eccellenti capacità di conduzione elettromagnetica. Diventerà un trasmettitore mobile, perché nel momento in cui entrerà in contatto con un'altra persona avverrà la trasmissione di dati a fior di pelle. L'uomo arriverà ad incorporare un numero sempre più grande di sistemi robotizzati, per amplificare le sue facoltà, sviluppare delle potenzialità inaspettate, per superare paure e inibizioni. Si sta creando un essere "disumanizzato", più vicino ad un androide che ad un animale, con una tale integrazione uomo-macchina, che l'uomo potrà comandare l'elaboratore, le auto e i mezzi a lunga distanza con la forza del suo pensiero.
Il potenziale di elaborazione delle notizie sarà enormemente superiore a quella del cervello umano con il semplice impianto di pulci di silicio, mentre l' "intelligenza" sarà governata da un software che copierà i piani del cervello, come una sorta di scanner, all'interno di nanorobots iniettati all'interno del corpo per esplorare tutti i dettagli nervosi del cervello. Si miglioreranno le nostre capacità sensitive, logici e cognitive, e i progressi nella miniaturizzazione daranno sistemi che in pochi micron conterranno intere enciclopedie.
La pulce è dotata di un sistema di posizionamento per satellite GPS, e sarà alimentata da una batteria ricaricata dalle contrazioni muscolari; i segnali saranno captati dalle stazioni di ricevimento posizionate su tutto il territorio, proprio come la rete di telefonia mobile.
Le persone si faranno impiantare le pulci per appagare il loro desiderio di sicurezza e di comodità, e con fierezza diranno di avere una pulce e di essere all'avanguardia del progresso scientifico. Un comportamento alquanto assurdo se si pensa alla condanna che è stata fatta della pratica del Nazismo di tatuare le persone, che hanno nascosto per anni, come una vergogna quel numero sul braccio. Il piano di Hitler è così finito nelle mani dei Banchieri, delle entità del Nuovo Ordine Mondiale.

L'obiettivo sarà quello di avere il controllo sulla salute del cittadino, impedire truffe al sistema bancario e tributario, dare all'uomo un avvenire telepatico e allo stesso tempo telepatico. A livello economico vedremo nascere un nuovo sistema monetario centralizzato e vigilato: ad ogni persona verrà attribuito un codice, dal quale potrà aprire un conto bancario, ritirare del denaro, acquistare, vendere o votare.Ognuno, contrassegnato da questo codice e con un debito iscritto, potrà subire diverse limitazioni, come l'accesso agli stabilimenti pubblici, alle autostrade, alle banche. Si interverrà direttamente sulle funzioni cerebrali per maneggiarli e fare dell'uomo un vero robot senza lui stesso se ne renda conto. A livello giuridico, in alcuni Stati sono state già scritte le leggi che obbligano l'innesto di pulci per certe categorie di persone, come i detenuti o gli immigrati, mentre in Europa stanno già preparando il quadro dei principi da attuare. Ben presto sentiremo la "libera circolazione dei dati", la prescrizione terapeutica obbligatoria, il diritto alla sperimentazione, così come già sentiamo il passaporto elettronico, e la carta di identità magnetica.
Il grande sconvolgimento politico che ha portato l'Ue, se da una parte era volto alla creazione di una moneta unica, dall'altro era principalmente destinato a creare il controllo dell'Umanità, il tracciamento dei dati, delle menti. Molti sapevano quali erano i loro veri piani, e non hanno mosso un dito, anzi hanno venduto l'Italia, hanno tradito coloro che stavano già facendo qualcosa, che si stavano opponendo e avevano forti chances di successo.
Il mondo sarà presto diviso da tre gruppi di Stati, ossia coloro che possiedono queste tecnologie e possono applicarle, coloro che le possiedono ma non hanno la forza economica per sperimentarle, e coloro che sono fuori dal loro accesso. Le lobbies che sono nel Nuovo Ordine Mondiale vorranno controllare tutto, ogni cosa, ma non ci riusciranno.
Nikola Tesla, al quale si deve l'avvento di questo nuova era, nel momento in cui ci ha dato la conoscenza ha anche detto che mai riusciranno gli uomini a realizzare i loro piani: falliranno miseramente e vincerà l'Umanità. Così dicendo, parlo di un solo uomo, di una sola persona in grado di cambiare il corso degli eventi, per cui ognuno di noi può essere, può alzarsi e dire no a questo sistema che renderà la nostra vita praticamente inutile.

16 settembre 2006

Non è stato Bin Laden?


La convinzione che Osama Bin Laden sia il responsabile degli attentati dell’11 settembre è radicata nel conscio e nell’inconscio delle persone come poche altre cose. E’ Bin Laden la risposta che tutti hanno a disposizione per rispondere alle migliaia di domande che questa epoca storica dovrebbe richiedere e per far passarne passare in secondo piano molte altrettanto importanti. E’ stato Bin Laden a "creare" il terrorismo che ci minaccia, ed è stato lui ad attaccare.

E’ lui che organizza e coordina i movimenti ceceni, irakeni, afgani, indonesiani, egiziani, palestinesi; è lui che semina odio e recluta terroristi fra i nostri quartieri, le nostre scuole, le nostre moschee; è lui la ragione delle centinaia di migliaia di vittime della pax americana, della diffidenza e della xenofobia, della sospensione specie nei paesi anglosassoni dei diritti. E’ lui, con le presunte prove a suo carico e le altrettante presunte rivendicazioni, il freno ad ogni dubbio sui mille particolari che per qualche motivo non tornano riguardo all’11 settembre.
Eppure, e lo dovessimo processare oggi, come afferma con tutta chiarezza la stessa FBI, non avremmo una sola prova concreta che potrebbe reggere l’accusa di fronte a un tribunale. Bin Laden, anzi, potrebbe querelare l’intero occidente per calunnia. E la migliore corte immaginabile, nel top della civiltà quale è lo stato di diritto all’occidentale, gli darebbe senza ombra di dubbio ragione.
La storia, si dice, la scrivono i vincitori. Bene: noi stiamo assistendo sotto i nostri occhi alla scrittura di una storia che, ad oggi, rimane un racconto di fantasia. Benché azzardare una qualsiasi versione alternativa rimanga praticamente un tabù, i fatti e le indagini spingono in un’unica direzione: Bin Laden non ha nulla a che vedere con l’11 settembre. Una giustizia giusta, in occasioni simili, proverebbe a battere piste diverse.
Basta controllare sul sito dell’FBI (link) per rendersi conto che Bin Laden è ricercato "unicamente" in relazione alle esplosioni del 7 agosto 1998 alle ambasciate degli Stati Uniti di Dar Es Salaam, Tanzania, e Nairobi, Kenya. Secondo l’ FBI, questi attacchi hanno ucciso oltre 200 persone. L’ FBI conclude i suoi motivi per "ricercare" Bin Laden dicendo, «Inoltre, Bin Laden è sospettato di altri attacchi terroristici in ogni parte del mondo».
La nostra percezione, grazie all’onestà intellettuale dei media e dei nostri degli rappresentanti, è però diametralmente opposta. La certezza assoluta della colpevolezza di Bin Laden è stata brandita per anni sulla reputazione di chiunque ha provato a sollevare un solo dubbio sull’effettiva paternità dell’attentato o sulla "Guerra al Terrorismo", i cui risultati disastrosi sotto ogni punto di vista (sicurezza globale, economia, condizioni della popolazione, diritti umani) sono sotto gli occhi di tutti.
La certezza che Bin Laden abbia rivendicato l’attentato e che la sua regia sia stata dimostrata è una credenza diffusa che stoppa in partenza ogni opinione divergente. Al contrario Bin Laden non ha mai rivendicato in maniera credibile l’attentato: si è dichiarato all’oscuro di tutto più volte e, anche in preda alla disperazione, non si è spinto oltre l’espressione di soddisfazione per l’attentato senza lasciare intendere un suo coinvolgimento. Senza prove e senza confessioni nulla, se non teorie campate in aria e sostenute da ignoranza o da forte malafede, lega Osama Bin Laden all’attacco all’America che ha aperto l’epoca della guerra perenne al terrorismo.
«Bin Laden non è stato formalmente accusato in relazione all’ 11-9» ha chiarito Rex Tomb, uno dei portavoce dell’FBI, al Muckraker report. «L’ FBI raccoglie prove –ha spiegato- Appena le prove sono state messe insieme, vengono girate al Dipartimento di Giustizia. Il Dipartimento di Giustizia poi decide se ha abbastanza prove da presentare ad un grand jury federale. Nel caso del bombardamento del 1998 alle Ambasciate degli Stati Uniti, Bin Laden è stato formalmente accusato e incolpato da un grand jury. Non è stato formalmente accusato e incolpato in relazione all’ 11-9 perché l’FBI non ha una forte prova che lega Bin Laden all’ 11-9». (link)
Per quanto possa sembrare assurdo si tratta semplicemente di una conferma. Così scriveva la BBC nel maggio 2002, dopo 7 mesi di indagini a "tutto campo".

«Ufficiali dell’intelligence USA hanno ammesso di aver fallito i tentativi di portare alla luce qualsiasi pista che conducesse agli attacchi dell’11 settembre. Il capo dell’FBI ha detto che dopo 7 mesi di implacabile lavoro l’America non ha trovato alcuna prova riguardante alcun aspetto degli attacchi a New York e Washington. Robert Mueller, direttore dell’FBI, ha spiegato che i suoi agenti hanno inseguito centinaia di migliaia di indizi e controllato ogni documento sul quale sono riusciti a mettere le mani, dalle prenotazioni di volo ai noleggi d’auto ai conti bancari. Hanno cacciato fra le grotte in Afghanistan e fra le ricevute di carte di credito in America ma il meglio dell’intelligence americana è stata umiliata da 19 dirottatori di Al Qaeda, rivelando quanto poco l’America sa riguardo agli attacchi dell’11 settembre».

Dopo altri quattro anni di indagini "a tutto campo" nulla è cambiato: 19 uomini, dopo aver compiuto irripetibili acrobazie per i cieli dell’America e sbeffeggiato il mondo intero con una dozzina di miracoli, non hanno lasciato una sola seria traccia della loro opera.
Potremmo fermarci qua e avremmo già abbastanza motivi quantomeno per arrossire. E’ importante invece, prima che la storia venga riscritta, analizzare e raccogliere le non prove, le non rivendicazioni e le evidenze fasulle che il mondo intero ha accettato senza un battito di ciglia. Basta ripercorrere i momenti successivi all’11 settembre per accorgersi –giusto per iniziare- che Bin Laden non ha mai rivendicato l’attentato negando anzi –in linea con i Talebani- ogni suo coinvolgimento. E se Bin Laden non ha nulla a che fare con l’11 settembre e non esiste alcuna prova concreta si un suo ruolo nella preparazione degli attentati, come l’FBI dice, ciò significa necessariamente che è stato qualcun altro.
Non spetta a noi, ai nostri limiti di comuni cittadini indagare e tracciare conclusioni. Ma quello di rimanere sull’attenti, evitando di essere tirati per il naso, è forse l’ultima alta libertà che la "civiltà" ci concede.

1. Commenti a caldo: Le smentite ufficiali di Bin Laden e dei Talebani
Riportiamo l’orologio al 12 settembre 2001, con le macerie delle torri ancora fumanti, nessuna rivendicazione e i mirini già puntati. Partiamo da una certezza che è giusto ricordare: Bin Laden, nei giorni successivi all'11 settembre, viene riportato affermare ripetutamente la sua estraneità all'attentato.
Questo articolo di RaiNews "dell'epoca" ne parla.

«Osama bin Laden è tornato a farsi sentire, ribadendo ancora una volta di non essere lui il responsabile degli attacchi di martedì contro le Torri Gemelle del World Trade Center a New York e il Pentagono a Washington. Lo ha riferito la "Afghan Islamic Press", semi-ufficiale agenzia di stampa del regime dei Talebani ma con sede in Pakistan. «Quelli che l'hanno fatto hanno agito nel loro interesse personale» prosegue il comunicato diffuso da Osama bin Laden tramite uno dei suoi assistenti, Abudl Samad. Il miliardario saudita ribadisce quanto affermato dai taleban che sostengono di non avere a disposizione i mezzi per organizzare attentati terroristici dopo le restrizioni imposte dal loro capo supremo, il mullah Mohammad Omar, nei contatti con il mondo esterno. «Vivo in Afghanistan. - si legge nella nota - Sono un seguace del 'comandante dei credenti' (il mullah Omar) che non permette di partecipare a simili attivita», ha aggiunto Osama bin Laden nel comunicato scritto in arabo, la sua lingua».

La fonte, come detto, è la Afghan Islamic Press, presentata come una agenzia di stampa vicina ai talebani; lo stesso articolo evidenzia però come questa sia solo una delle molteplici dichiarazioni dello stesso tenore. Il 16 settembre, giorno di questa dichiarazione, anche Al Jazeera riceverà una nota simile in cui Bin Laden ribadirà la sua estraneità ai fatti. Assolutamente simile, in questa fase, l'atteggiamento dei talebani.
Quest’altro articolo proveniente dall'archivio di RaiNews24 a data 11 settembre 2001 riporta le loro reazioni ufficiali. I talebani affermano che è impossibile che Bin Laden sia riuscito a organizzare un simile attentato, che tra l’altro condannano fermamente. Fin dalle prime ore, infatti, i Talebani sono additati subito come possibili responsabili dell’attentato e il mondo attende da loro determinate risposte senza essere soddisfatto.

«Le milizie integraliste islamiche afghane dei Taleban hanno escluso la responsabilità di Osama Bin Laden negli attentati di oggi contro gli Stati Uniti. «Questo è un atto terroristico e lo condanniamo con fermezza», ha detto il rappresentante delle milizie integraliste al potere a Kabul, Abdul Salam Zaif. La dichiarazione dell'ambasciatore è stata riferita dall'agenzia 'Afghan Islamic Press', con base a Islamabad. L'agenzia ha precisato che l'ambasciatore ha auspicato che i responsabili degli attacchi contro gli Usa siano consegnati alla giustizia. «Quanto è successo negli Stati Uniti non è l'opera di gente ordinaria.

Può essere l'opera di qualche governo», ha detto un portavoce dei Taleban parlando al telefono con l'agenzia britannica Reuters da Kandahar, una città nell'Afghanistan meridionale. Secondo il portavoce, Osama Bin Laden, il miliardario saudita che figura in cima alla lista americana dei terroristi internazionali e che si è rifugiato in Afghanistan, «non puo' aver fatto questo lavoro». «Neanche noi possiamo averlo farlo. Noi non sosteniamo il terrorismo. Osama non ne ha la capacità. Condanniamo tutto ciò», ha aggiunto il portavoce, Abdul Hai Mumaen. «Questa può essere l'azione sia di nemici interni degli Stati Uniti sia di suoi acerrimi nemici. Osama non può aver fatto questo...», ha concluso. L'ambasciatore dei Taleban in Pakistan ha condannato oggi gli attacchi aerei contro gli Stati Uniti».

2. Genio della strategia o inetto? La via della logica
Si prospetta già l'attacco degli USA e i Talebani, come Bin Laden, tentano prima di tutto di evitare questa strada che –intuiscono- per loro può essere letale anche perché il regime Talebano è debole, molto isolato e chiaramente nel mirino di Washington che ha già fatto capire chiaramente la sua ostilità, che sostiene i signori della guerra dell’Alleanza del Nord e che –come scopriremo poi- ha già a disposizione i piani di invasione.

A questo punto urge una domanda: al di là dei grandi dubbi tecnici che ragione avrebbero i talebani e Bin Laden per organizzare un attentato simile?
La risposta è semplice: nessuna. Questa parentesi ci porta un po’ fuori dall’obiettivo che ci eravamo posti (e cioè quello di analizzare le non prove e le manipolazioni che hanno portato al riconoscimento unanime e infondato della colpevolezza di Bin Laden), ma è necessario dedicare questo breve paragrafo a considerazioni assolutamente intuitive che si sostengono da sole meglio di qualsiasi teoria che è stata finora formulata.
L’Afghanistan e i talebani sono proprio l’ultimo stato che si potrebbe sognare di fare una simile dichiarazione di guerra. L’Afghanistan è evidentemente impreparato a sostenere la forza d’urto dell’armata americana e insidiato da più fronti (Russia, Iran, USA). Non una nazione, infatti, appoggerà, fornirà armi o sosterrà anche solo verbalmente i talebani.
E’ veramente impensabile che uno stato in queste condizioni, senza avere nemmeno creato un sodalizio con gli altri stati che certo avversano gli USA, organizzi e esegua un attacco deciso e importante come quello dell’11 settembre che può solo segnare la sua fine. Lo sanno i talebani e lo sa Bin Laden, che tra i talebani ha trovato un’oasi di protezione dalla caccia americana dalla quale, magari, può continuare a giocare al piccolo terrorista come d’altronde ha sempre fatto. Provocare frontalmente e con tale evidenza l’America può segnare soltanto la fine di tutto ciò che si è faticosamente costruito in anni e anni di militanza.
Punto secondo: Se anche fossero stati i talebani ad organizzare l’attacco è evidente come questo avrebbe potuto avere (così d’altronde ci viene detto) un solo obiettivo: quello di "dichiarare guerra all’America" intimorendo e compattando un fronte anti-americano. Questa tesi contrasta però chiaramente con l’atteggiamento sopra descritto: i Talebani invece che infiammare le folle islamiche e gonfiarsi tentando di attirare importanti amicizie abbassano le orecchie e si fanno piccoli piccoli.
Sono presi in contropiede e rinculano, non sono certo nelle condizioni di infastidire, provocare o attaccare nessuno. Quando si dichiara guerra si alzano i toni, si minaccia, si rinsaldano i legami con gli stati alleati e si cercano appoggi chiamando a raccolta possibili sodali e finanziatori. I talebani al contrario negano ogni coinvolgimento e si mettono sulla difensiva.
Vista dall’angolazione di Bin Laden l’attentato è ancora più assurdo. Il regime talebano afgano è il primo (e unico) "successo" degli islamici "integralisti" nel mondo e dichiarare guerra in questa fase embrionale, in cui nemmeno lo stato afgano è pronto a reggere il minimo urto, è chiaramente un suicidio.
Certo non è possibile entrare nella psiche di Bin Laden (e nemmeno in quella di Bush), ma una cosa va chiarita: la "lucida follia" non centra. Come può aver potuto il genio Bin Laden, il genio che ha creato da nulla un network inafferrabile di portata mondiale, e ha organizzato l’azione meglio organizzata della storia (senza lasciare una traccia a 4 anni di distanza) compiere un errore così ridicolo e elementare?
Non possiamo disegnare Bin Laden, a seconda di quello che ci serve per costruire i nostri castelli in aria, come un genio dell’organizzazione e della strategia e l’attimo dopo come un idiota qualunque. Prima freddo pianificatore e poi gonzo che si tuffa nella gabbia del leone per tirargli la coda.
Siccome la logica non sempre viene recepita torniamo però ai fatti, il vero scoglio al quale ci dobbiamo con grande orgoglio attaccare.
3. L’ultima chiara smentita di Bin Laden
Il tempo passa e, mentre i talebani provano a negoziare con Washington, Bin Laden ribadisce la sua versione dei fatti. E’ il 28 settembre quando il quotidiano pakistano in lingua urdu "Ummat" pubblica un’interessante intervista fatta con "lo sceicco del terrore".

Dice Bin Laden: «Ho già detto di non essere coinvolto negli attacchi dell’11 settembre. Come musulmano, faccio i massimi sforzi per evitare di dire bugie. Non so niente di questi attacchi, né considero l’uccisione di donne, bambini e altri esseri innocenti come un atto apprezzabile. Tale pratica è proibita perfino durante il corso di una battaglia. Sono gli Stati Uniti i colpevoli di ogni maltrattamento di donne, bambini e gente comune…..». Bin Laden ripete che è evidente come non sarebbe stato fattibile per lui un simile prodigio di organizzazione e tecnica dicendo che gli americani dovrebbero cercare i colpevoli al loro interno, tra coloro inseriti "nel sistema".
Questa intervista mostra un Bin Laden che non si limita a negare il proprio coinvolgimento e a lasciar filtrare tra le righe che la colpa vada ricercata tra coloro che hanno sicuramente molte più possibilità di organizzare alla perfezione un simile attentato.

«Ci sono agenzie negli Stati Uniti –spiega Osama- che chiedono miliardi di dollari di stanziamenti dal Congresso e dal governo ogni anno. Questi finanziamenti non sono stati in dubbio finché l’Unione Sovietica è esistita, ma dopo la sua caduta il budget di queste agenzie è stato in pericolo. Quindi loro hanno bisogno di un nemico. Così prima loro scatenano la propaganda contro Osama –parla alla terza persona, come in interviste precedenti- e i Talebani, e quindi questo incidente accade». (link)

Questa intervista, segnalata dal BBC Monitor Service (servizio che seleziona le notizie provenienti da tutto il mondo) non riceve praticamente menzione nella grande stampa. Evidentemente viene trattata, senza approfondimenti, come un falso da non considerare semplicemente perché non è funzionale alla volontà dell’opinione pubblica, che ha bisogno del classico mostro da demolire, prima ancora che dei suoi governanti. Vera o fasulla che sia, tuttavia, essa è perfettamente coerente con tutte le dichiarazioni di Bin Laden del periodo e, soprattutto, non risulta mai smentita.
4. Le prove della responsabilità di Bin Laden
Il mondo tuttavia ha già deciso: fin dalle prime ore infatti i riflettori sono stati puntati con incredibile decisione su Bin Laden. I talebani, giudicati anch’essi responsabili, sono anch’essi sull’orlo del burrone fin dall’inizio.
L’impressione innegabile è che tutto sia già deciso in partenza: già il 12 settembre un funzionario dell'amministrazione Bush (che ha chiesto l'anonimato) afferma che immediatamente dopo l'attacco le autorità statunitensi hanno ricevuto un fax inviato da persone non note che si sono dichiarate membri dell'organizzazione di Bin Laden, "Al-Qaeda". Altro evento importante la dichiarazione di un giornalista arabo di stanza a Londra secondo il quale seguaci del leader saudita avevano avvertito telefonicamente il giornale Al-quds Al-arabi «parlando di un attacco senza precedenti». «Riceviamo spesso minacce del genere –ha raccontato il giornalista- ma questa volta sembra che si sia verificata ogni parola detta». Questo evento, assolutamente non significativo (minacce simili arrivano molto spesso, conferma lo stesso giornalista, e sono sempre infondate), farà bella mostra nel "dossier" sventolato da Blair per motivare l’aggressione dell’Afghanistan.
E anche Bush e Cheaney, che non hanno nulla tra le mani, non sono meno determinati.
Il 4 ottobre, 3 giorni prima dell’inizio dell’operazione Enduring Freedom, il governo inglese rilascia un documento in 69 punti, "Responsabilità per le atrocità dei terroristi negli Stati Uniti, dell'11 settembre 2001", che espone le prove a sostegno dell'attacco all'Afghanistan. Presentato da Blair e dai media come il dossier che stana Bin Laden e i Talebani esso, per voce dei suoi stessi redattori, sarebbero insufficienti a sostenere l’accusa in un tribunale e appare, se letto, assolutamente inconsistente.
Dei 69 punti 10 sono relativi ad informazioni sui precedenti della relazione tra Bin Laden e i telebani, 15 sono relativi ad informazioni sui precedenti alla filosofia generale di Al Qaeda ed alla sua relazione con bin Laden, 26 si riferiscono ad attacchi precedenti. Tuttavia nessuno fornisce alcun fatto relativo all11/9. La maggior parte nemmeno tenta di collegare direttamente le cose citate agli eventi di quel giorno, la vera ragione per l’attacco. Riguardo alla colpevolezza di Bin Laden queste sono le "evidenze":

«a) Dopo l'11 settembre, abbiamo appreso che, non molto prima, bin Laden aveva detto di essere in procinto di lanciare un mega attacco anti-americano (il giornalista londinese, n.d.a.) . Il piano dettagliato degli attentati dell'11 settembre è stato definito da uno dei suoi stretti collaboratori. Dei 19 sequestratori coinvolti l'11 settembre, è stato già provato che almeno 3 hanno legami con Al Quaida. Gli attacchi dell'11 settembre erano simili per obiettivo e impatto agli attentati precedenti condotti da bin Laden e Al Quaida, inoltre hanno dei particolari in comune: I terroristi kamikaze hanno coordinato gli attentati nello stesso giorno, con l'obiettivo di provocare il maggior danno possibile agli americani e totale non curanza per altri danni anche a musulmani.

La pianificazione è stata lunga e meticolosa. Non c'è stato un previo allarme. b) Al Quaida detiene la capacità e la volontà per condurre altri attacchi contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, incluso il regno Unito. c) Al Quaida non dà previo allarme sui suoi attentati. d) Nel 1989 Osama bin Laden e altri hanno fondato un gruppo terroristico internazionale conosciuto col nome di Al Quaida (la base). Per tutta la sua esistenza il gruppo è stato guidato da bin Laden. e) Dal 1989 al 1991, Osama bin Laden ha vissuto tra l'Afghanistan e il Pakistan, a Peshawar. Nel 1991 si è trasferito in Sudan, dove è rimasto fino al 1996. In quell'anno e' tornato in Afghanistan, dove risiede tutt'ora.» (link)

Senza ripeterci sulla questione della mitica anticipazione, e lasciando perdere per ovvia inconsistenza la dichiarazione di un sedicente collaboratore, è chiaro come questo documento sia semplice aria fritta. Al Qaeda ha la capacità e la volontà di fare attentati del genere (un parere personale costituisce una prova?); Al Qaeda non rivendica i suoi attentati (e tantomeno rivendica quelli che non compie!); 3 dei 19 dirottatori sarebbero legati a Al Qaeda.
Interessante in particolare la questione degli attentatori: essi sono stati identificati a tempo di record dagli stessi servizi segreti che prima non erano stati capaci di fermare 4 aerei che passeggiavano nei cieli degli più protetti del mondo benché i loro nomi non comparissero sulle liste d’imbarco ufficiali diramate dalla stampa (altro caso di tempismo e preparazione: evidentemente l’11 erano tutti in vacanza). Seguono nel dossier due considerazioni "storiche": al Qaeda è un'organizzazione terroristica nata nel 1989, ad è comandata da Bin Laden, che ha vissuto in Pakistan, Sudan e Afghanistan. Nulla lega tutto ciò con l’11 settembre eppure ciò è sufficiente per radere al suolo l’Afghanistan.
5. Flashback: Bin Laden annuncia la Jihad globale
Bin Laden è, insieme ad alcuni "collaboratori", firmatario della dichiarazione di guerra santa contro l'America (avendo l’autorità di qualsiasi cittadino, ovviamente) che elenca una serie di motivazioni per una crociata anti-occidentale pubblicata su un giornale arabo parecchio noto: Al-Quds al-'Arabi.
Questa dichiarazione viene erroneamente inserita tra le prove che dimostrano la colpevolezza di Al Qaeda e quindi di Bin Laden (e quindi dei Talebani). Al contrario dice soltanto una cosa: un gruppo di persone odia l'America e dice di sognare la sua distruzione. E' come se un ladro di galline dichiarasse di sognare di rubare i gioielli della corona. E di sogno si tratta: Questa dichiarazione infatti è del 1998, 3 anni prima dell'11 settembre. (link)
E Bin Laden, prima dimesso nello svincolarsi da ogni responsabilità riguardo all’11 settembre, ritornerà presto la caricatura che tutti conosciamo e odiamo. Siamo infatti in prossimità dell’attacco all’Afghanistan già anticipato dal dossier di Blair e in qualche modo desiderato dalla vendicativa opinione pubblica occidentale: i Talebani hanno bisogno del vecchio e tagliente Osama per infiammare i giovani musulmani nella speranza di attutire l’impatto e gli USA certo non disdegnano, come ciliegina sulla torta che spazzi ogni dubbio, un Bin Laden a sua volta aggressivo.
Entrambe le parti avranno ciò che desiderano.
6. I Talebani cambiano atteggiamento
I talebani si dichiareranno disponibili a processare Bin Laden in Afghanistan, se gli USA forniranno le prove della sua colpevolezza. In un secondo tempo si dichiareranno disponibili a concedere l’estradizione di Bin Laden se prima gli USA forniranno le prove della colpevolezza del ricco saudita (e smetteranno di bombardare e minacciare l’Afghanistan). Temporeggiano, si dirà forse a ragione.
In realtà i Talebani hanno capito che la loro strategia non ha funzionato e che gli USA scateneranno la rabbia popolare per la ferita dell’11 settembre su di loro. E in caso di battaglia l’imprevedibile vittoria gli può essere assicurata da un solo uomo: Bin Laden.
Bin Laden, per loro, è una buona risorsa di liquidi e, in vista di un’invasione (a questo punto inevitabile), di mezzi e uomini per la folle "resistenza".
Oltre alle capacità finanziare e agli appoggi che il saudita negli anni ha potuto maturare va valutata infatti anche la fama e il carisma di Bin Laden, eroe della resistenza afgana degli anni 80 durante la quale si occupava di coordinare la raccolta di fondi da stati e organizzazioni arabe (a cui si aggiungevano tra gli altri soldi americani) e di fare propaganda a favore della resistenza antisovietica. Proprio quella lunga guerra è l’unico scenario che i talebani devono tentare di ricreare per sperare di riuscire a mantenere la loro posizione.
E Bin Laden è il personaggio che rappresenta la continuità auspicata fra gli anni ’80 e la prossima invasione dell’Afghanistan.
7. Il primo video e l’inizio di "Enduring Freedom"
Anche Bin Laden non ha scelta: ha provato a dichiararsi innocente ma non è stato ascoltato, e i Talebani sono stati attaccati senza una sola prova presentabile. E’ lui, lo sceicco saudita che sogna la jihad, il nemico numero uno. E la contrapposizione che lui, a parole, aveva auspicato nella dichiarazione del 1998 si sta realizzando.
Non solo: l’attacco alle Torri Gemelle e l’invasione dell’Afghanistan sono due eventi che hanno galvanizzato alcuni giovani musulmani pronti ad unirsi alla sua battaglia sotto le sue insegne. Senza forse fare nulla, insomma, Bin Laden si è trovato al centro dello "scontro" tra occidente e islam che non ha mai nascosto di auspicare, e ora non gli resta che trovare la strategia migliore per cavalcarlo.
Non si sa nulla degli spostamenti di Bin Laden in quei giorni. Non sappiamo, cioè, se sia riuscito a scappare magari in Pakistan o se sia rimasto accerchiato in Afghanistan: in entrambi i casi il suo interesse, ad attacco americano iniziato, è molto probabilmente quello di fare tutto il possibile per rendere la resistenza in Afghanistan il più solida e appassionata possibile, e dello stesso sono naturalmente convinti i Talebani.
Essi, è giusto ripeterlo, hanno ogni interesse sia a rimanere legati a Bin Laden, che li finanzia e che può essere la figura carismatica e mitica utile a rafforzare la loro posizione anche dal punto di vista della "carne da cannone". Un Bin Laden vivo e combattivo è assolutamente ciò che i talebani si augurano.
E’ necessario però riprendere le redini della narrazione. Siamo infatti al 7 ottobre, il giorno della svolta. La coalizione è pronta a iniziare i bombardamenti, benché non esista –come abbiamo visto- una sola prova del coinvolgimento di Bin Laden, quando Bin Laden compare per la prima volta dall’11 settembre in un video. Bin Laden non rivendica l’attentato, e nemmeno accenna a un suo ruolo; "semplicemente" ringrazia Allah per avere distrutto i simboli dell’America. E’ l’inizio della seconda fase della sua strategia, quella più disperata in cui prova a mostrare i denti.
«Io ringrazio Dio perchè sono stati distrutti i simboli dell'America e la paura si è diffusa fra tutti gli americani e in tutti gli Stati Uniti d'America. Ciò che l'America assaggia oggi è pochissimo in confronto a quello che abbiamo assaggiato noi per 80 anni. Quando Dio aiuta un gruppo di musulmani a distruggere la terra d'America, possa Dio ricompensarli con il Paradiso....
Oggi dei musulmani sono riusciti a fare provare all'America ciò che migliaia e migliaia di altri hanno provato. Ogni musulmano deve alzarsi in piedi per difendere la propria religione e sradicare gli infedeli dalla Palestina e dalla penisola arabica. Giuro su Dio onnipotente, che né' America, né coloro che vivono in America avranno sicurezza prima che noi avremo sicurezza in Palestina e prima che tutte le forze straniere vadano via dalla penisola di Maometto.
Migliaia di migliaia di bambini continuano a morire in Iraq e non si sente neanche una parola dei governanti e dei sultani contro di ciò. Quando i carri armati israeliani devastano Ramallah, Rafah, Beit Jala e altre località nessuno alza la sua voce in segno di protesta. Che Dio giudichi tutti questi governanti corrotti.
L'America ed i suoi alleati hanno mobilitato le loro forze per attaccarci. Chiamateci terroristi ma il bombardamento di Hiroshima e il bombardamento dell'Iraq hanno fatto perdere migliaia e migliaia di vite. Io dico all'America e giuro in nome di Dio che non cederemo mai fino a che l'ultimo soldato degli infedeli non avrà lasciato questa terra. Dio e' grande e tutti voi siete chiamati a questa mobilitazione».
Le tematiche sono coerenti con l’ideologia di Bin Laden, che in passato non ha lesinato riferimenti alla Palestina e a Hiroshima oltre che all’ONU, al Kashmir e alla Cecenia (che saranno nei video successivi).
Benché Bin Laden non dica nulla che lasci intendere una sua qualsiasi partecipazione all’organizzazione dell’attentato, l’uscita di questo video agisce sull’opinione pubblica grazie alla visione distorta offerta dalla politica e dai media la più chiara prova della responsabilità di Bin Laden e della necessità di eliminare lui e tutti coloro che gli stanno intorno dalla faccia della terra. Non c’è però tempo per ragionare perché le bombe cominciano a fioccare sul regno dei talebani.
8. Bin Laden torna a farsi sentire
Questa è la prima volta dall’11 settembre che Bin Laden, che prima pare più preoccupato di negare ogni propria responsabilità nella vana speranza di evitare lo scontro con gli USA, rilancia tentando in maniera evidente di infiammare gli animi dei combattenti. Siamo oramai in guerra, e delle due parti in gioco Osama è sicuramente quella più disorganizzata.
Di video legati a Bin Laden ne vedremo, da allora, diversi. Talvolta Bin Laden comparirà fisicamente, mentre spesso mostrate alcune "immagini di repertorio" con messaggi audio registrati –si dirà- da Bin Laden o da presunti portavoce di "Al Qaeda". Di tutto questo materiale quello più degno di attenzione è sicuramente il materiale video, che comunque può sollevare molti dubbi di autenticità.
La cosa importante da sottolineare però è questa: sia i "combattenti" jihadisti (per quanti pochi e poco organizzati possano essere) che gli americani hanno tutto l’interesse perché Bin Laden "chiami alla mobilitazione" e lanci messaggi farneticanti. Se un video (o una audio cassetta, o un messaggio su uno del "forum internet vicini ad Al Qaeda") è falso (e spesso lo è, come vedremo) è possibile che esso sia stato prodotto sia da mitomani, sia da jihadisti, sia da Bush, sia dai veri responsabili dell’11 settembre, sia –in quell’epoca- dai talebani.
Questo materiale inoltre è di duplice proveniente: talvolta è "consegnato" alle redazioni soprattutto in Pakistan di Al Jazeera in pacchi anonimi, talvolta è "ritrovato" dalle truppe USA nel corso della loro avanzata. Tutto è immerso nel mistero, ed è anche per questo che l’FBI, ad oggi, afferma di non avere una sola prova valida del coinvolgimento di Bin Laden nell’11 settembre o in eventi successivi: non c’è la possibilità di dimostrare che uno solo dei video ritragga effettivamente l’originale Bin Laden.
Il 3 novembre, quindi, quasi un mese dopo l’inizio di Enduring Freedom e dopo il primo video di Bin Laden, Rai News 24 scrive che «Potrebbe essere diversa da Osama bin Laden la pista che porta ai mandanti del duplice attentato dell'11 settembre alle Torri gemelle e al Pentagono di Washington. Una pista che conduce direttamente a Saddam Hussein e all'Iraq. Secondo alcune rivelazioni riportate dal quotidiano "La Repubblica", infatti il leader dei quattro commandos che hanno portato il terrore nei cieli sarebbe legato a doppio filo al presidente iracheno».
Sempre il 3 novembre Bin Laden compare in prima persona nel suo secondo video recapitato anche questa volta ad Al Jazeera. I toni sono simili a quelli del primo video, e obiettivo dell’arringa l’ONU. «Coloro che si rivolgono all'Onu per risolvere le nostre tragedie sono ipocriti che ingannano Allah, il suo profeta e tutti i credenti. Non sono forse le nostre tragedie opera dell'Onu?» dice citando la Palestina e il silenzio dell’ONU sulla vicenda del Kashmir.
«Oggi, senza nessuna prova, le Nazioni Unite stanno sfornando risoluzioni a favore dell'America, l'oppressore tirannico e dispotico di un (paese) debole appena risollevatosi da una lunga guerra contro l' Unione Sovietica - ha detto bin Laden - Tutto l'Occidente, con qualche rara eccezione, sostiene questa campagna di oppressione, da cui non emerge nessuna prova che metta in relazione quanto è accaduto negli Stati Uniti al popolo dell' Afghanistan - ha proseguito - Il popolo dell'Afghanistan non ha niente a che vedere con questa storia, ma la campagna continua a annientare villaggi, donne e bambini». Bin Laden chiama a raccolta i musulmani invitandoli a difendere «la loro religione e i loro fratelli in Afghanistan». (link)
«Un atto di disperazione» commenterà l’ONU. Ma ancora nessuna ammissione di colpa. Questo video è assimilabile al primo: simile la provenienza (pacco recapitato ad Al Jazeera) e coerente colui che si definisce come Bin Laden in entrambi i video; coerente l’obiettivo e il richiamo alla propria innocenza in difesa del popolo afgano.
Sono questi i giorni del terrore dell’antrace e delle armi chimiche o batteriologiche. Il 6 novembre, a Washington, Bush dichiara «Per questo gli diamo la caccia: perché è un uomo malvagio e, se avesse armi di distruzione di massa, le utilizzerebbe. Ma, alla fine, vinceremo noi».
E il 7 novembre, un mese e mezzo dopo l’intervista che sarebbe stata rilasciata all'Ummit, Bin Laden torna a parlare. Autore dello scoop Hamid Mir, direttore del quotidiano pakistano Ausaf e conduttore di talk show, riportato da un altro giornale di Islamabad, il Dawn.
In questa intervista, che giunge in Italia il 10 Novembre, un Bin Laden braccato alza il tiro e si vanta di essere pronto a rispondere all'aggressione degli USA con armi nucleari e chimiche. Non è noto il luogo dell’intervista in quanto, e a testimoniare la veridicità dell’intervista c’è solo una foto che ritrae insieme Bin Laden e Hamid Mir, che già aveva intervistato lo "sceicco del terrore" due volte prima dell’11 settembre ed è considerato il suo "biografo" ufficiale, che è stato bendato lungo il viaggio al covo del terrorista saudita.
«Noi possediamo armi chimiche e nucleari come deterrente, e se l'America le userà contro di noi, ci riserveremo il diritto di adoperarle» afferma Bin Laden (armi simili, lo ricordiamo, non sono state trovate nè in Afghanistan nè successivamente in Iraq). Tra le affermazioni spicca forse questa: «Noi stiamo portando avanti la missione del nostro profeta Maometto, che consiste nel diffondere la parola di Dio, non di abbandonarsi al massacro delle persone. Noi stessi siamo bersaglio di omicidi, distruzione e atrocità. Questa è una Jihad difensiva. Vogliamo difendere la nostra gente e la nostra terra.
Ecco perché affermo che se non avremo sicurezza, neppure gli americani l'avranno. E' un principio molto elementare, che persino un bambino americano può comprendere. Questo è il principio del vivi e lascia vivere. [...] L'America e i suoi alleati ci stanno massacrando in Palestina, in Cecenia, in Kashmir e in Iraq. I musulmani hanno il diritto di attaccare l'America, come rappresaglia. Gli attacchi dell'11 settembre non erano diretti contro le donne e i bambini.
I veri obiettivi erano le icone della potenza economica e militare dell'America. Il Santo Profeta era contrario all'omicidio di donne e bambini. In Occidente ci sono molte persone innocenti e dal cuore buono. I mezzi di comunicazione americani li istigano contro i musulmani, tuttavia alcune persone di buon cuore protestano contro gli attacchi americani, perché la natura umana aborre l'ingiustizia».
Benché mai messa in discussione –le fonti sono presentate come autorevoli- va presa con il beneficio del dubbio. L’unica prova portata dal giornalista è una foto non datata, e sappiamo che Hamir Mid ebbe diverse occasioni in passato per intervistare Bin Laden. Non è chiaro come il giornalista sia arrivato al covo di Bin Laden attraversando il confine tra Pakistan e Afghanistan e raggiungendo il covo dello sceicco saudita tra i bombardamenti americani.
Hamir Mid, inoltre, ribadirà più volte il possesso di armi nucleari dicendo di avere informazioni che indicano la loro provenienza come russa, benché nulla di simile sia mai stato trovato. Notevole poi il tempismo con il quale, in piena psicosi chimico batteriologica, Bin Laden conferma le illazioni di Bush. Anche se fosse autentica, tuttavia, nemmeno questa intervista contiene alcun riferimento a un possibile ruolo operativo negli attentati dell’11 settembre.
Pochi giorni dopo compare un nuovo video amatoriale. E’ l’11 novembre quando il Sunday Telegraph annuncia di essere venuto in possesso di un video in circolazione fra i seguaci di Al Qaeda che ritrae lo sceicco del terrore mentre chiacchiera con altri uomini. Il video, girato nelle montagne dell’Afghanistan, lascia alcuni dubbi sulla sua autenticità. Inoltre non si tratta dell’agognata rivendicazione, come spiega la stessa Casa Bianca. Infatti «Nella videocassetta in cui Osama bin Laden definisce le torri gemelle di New York "un obiettivo legittimo", il leader di Al Qaida non fa una chiara rivendicazione dell'attacco dell'11 settembre all'America. Bin Laden nel video giustifica gli attacchi e loda chi ha raccolto la sua chiamata alla "guerra santa" (il riferimento è alla fatwa del 1998, n.d.a.) contro gli Usa. Ma si ferma un istante prima di attribuirsi con chiarezza la responsabilità dell'attacco».
Siamo a due mesi dai fatti e, mentre i Talebani cadono e il mirino si orienta verso l’Iraq sulla base di altre illazioni, nessuna prova del coinvolgimento di Bin Laden negli attentati dell’11 settembre è stata trovata. L’11 settembre, insomma, non ha ancora un colpevole e nemmeno un serio indagato, mentre Bin Laden pur senza nascondere la soddisfazione non lascia intendere un suo ruolo nell’attentato.
Il 7 dicembre Bin Laden compare nuovamente in un video che verrà però recapitato però ad Al Jazeera soltanto il 27 dicembre. E’ il quarto (compreso quello del Sunday Telegraph) in ordine cronologico, e non ci sono novità nel contenuto. Bin Laden appare però magro e malato, con il braccio e tutta la zona sinistra del corpo immobili. Si comincia a parlare di ferite e di possibili malattie, e di un Bin Laden vicino alla morte (o probabilmente già morto visto che il filmato quando esce è vecchio di 20 giorni).
Il 7 dicembre, giorno nel quale il video sarebbe stato girato, è infatti il giorno precedente ad un massiccio attacco aereo a Tora Bora, la famosa zona montuosa al confine con il Pakistan nella quale Osama si sarebbe rifugiato. L’amministrazione americana quel 27 dicembre bolla il video come «propaganda destinata probabilmente a mascherare il fatto che Bin Laden è nel frattempo morto».
Dicembre è per molti il mese cruciale che segna la fine di Bin Laden. Lo danno per morto in molti: buona parte della stampa araba, il presidente del Pakistan Musharraf, Karzai, analisti e diverse voci provenienti dai servizi segreti israeliani e statunitensi. Un ufficiale talebano annuncia il suo avvenuto funerale, mentre alcuni giornali come il Daily Telegraph affermano citando il Pentagono che Bin Laden, rintracciato tra le montagne di Tora Bora regolarmente tramite il monitoraggio delle trasmissioni radio, risulta silenzioso dal 14 dicembre, data presumibilmente della sua morte.

Tuttavia Bin Laden è ancora, su entrambi i fronti (jihad e politica estera USA) troppo utile per eclissarsi.
9. La "devastante dichiarazione di colpevolezza"
«Chi vedrà questo video si accorgerà che Osama bin Laden è un diavolo. Il video mi ha ricordato che razza di assassino sia, un uomo che manda a morire i suoi senza neppure dirglielo mentre lui se ne sta rintanato nelle sue caverne, e quanto è giusta la nostra causa. Bin Laden non potrebbe mai godere della pace e della gioia di festività religiose come Hanukà e il Natale».
Così G.W.Bush il 9 dicembre, commentando il video più importante che i soldati statunitensi hanno appena ritrovato a Jalalabad. Il video, la «devastante dichiarazione di colpevolezza», verrà mostrato solo il 13 dicembre 2001 ed è il documento giudicato più esplicito ma anche più gravemente controverso della vicenda.
Il video sarebbe stato girato in Afghanistan (probabilmente a Kandahar) a metà novembre 2001, quindi circa un mese e mezzo dopo il primo video (del 3 ottobre) e pochi giorni dopo l’incontro con il giornalista-biografo Hamid Mir (7 novembre). Il video, un filmato privato (autorizzato dallo stesso Bin Laden), sarebbe stato ritrovato dalle truppe USA in una casa dell’affollata e caotica Jalalabad grazie a un colpo di fortuna o, più realisticamente, è stato quantomeno fatto trovare.
Il filmato è amatoriale e sfocato e ritrae Bin Laden ripreso in un incontro informale con alcuni sostenitori. L’audio è disturbato in maniera anomala e alcuni pezzi del discorso sono incomprensibili.
E’ giusto separare i due aspetti principali su cui si sono concentrati i critici di questo filmato analizzandoli uno alla volta.
Prima questione: i dubbi nella traduzione e il contenuto del testo. Questi i passi più salienti del discorso nella traduzione ufficiale con le successive correzioni di istituti indipendenti: «tutti ammirano quello che hai fatto, la grande azione che hai eseguito, che è stata la prima e la migliore per grazia di Allah» dice uno degli amici al presunto Bin Laden. Che ringrazia Bin Laden per avergli fornito sostegno economico per il finanziamento –secondo una lettura altrettanto coerente con lo svolgersi del dialogo- di alcune moschee in Arabia (delle quali Bin Laden chiede subito dopo lo stato).
Le frasi incriminate pronunciate da Bin Laden sono invece queste: «(...incomprensibile...) abbiamo calcolato in anticipo ["in anticipo" non è effettivamente detto] il numero delle vittime fra i nemici, quelli che sarebbero stati uccisi in base alla loro posizione nella torre. Avevamo calcolato che i piani che sarebbero stati colpiti sarebbero stati due o tre. Io ero il più ottimista di tutti. (...incomprensibile...) vista la mia esperienza in questo campo, pensavo che il fuoco sprigionato dal carburante dell'aereo avrebbe fuso le strutture di ferro dell'edificio e avrebbe fatto crollare la zona colpita dall'aereo e i piani sovrastanti. Questo è ciò in cui speravamo. (...)
Eravamo stati avvisati dal giovedì precedente che l'evento sarebbe occorso quel giorno». «Tutto quello che sapevano i fratelli che hanno portato a termine l'operazione era che era un'operazione per il martirio. Abbiamo chiesto a ciascuno di loro [l’esatta traduzione è questa: Fu loro richiesto di andare in America] di andare in America, ma loro non sapevano nulla dell'operazione, nulla di nulla. Ma erano addestrati e noi non abbiamo rivelato nulla dell'operazione fino a quando furono là, proprio prima che si imbarcassero sugli aerei. (...incomprensibile...) poi egli ha detto : Coloro che erano stati addestrati a volare non conoscevano gli altri. Un gruppo di persone non conosceva l'altro (...incomprensibile...)»

Ho inserito nel testo due delle ambiguità contestate da studi successivi commissionati anche da importanti giornali, e cioè l’assenza effettiva dell’ "in anticipo" parlando della conta delle vittime e la sostituzione di "Fu chiesto loro di andare in America" con un più chiaro (ma errato) "abbiamo chiesto loro di andare in America". In generale, criticano inoltre i successi studi, è stato tradotti "noi" laddove poteva essere tradotto anche "essi".
Chiarite queste ambiguità la questione cambia. Bin Laden racconta i commenti fatti dopo aver visto in tv lo schianto, ad esempio l’ottimismo e le speranze dopo l’impatto del primo aereo e il "calcolo" approssimativo del numero delle vittime. Passa continuamente dal piano della "visione" o della premunizione, con sogni e metafore, a quelli che possono essere intesi come accenni al fatto che Bin Laden (al di là dei sogni) sapesse qualcosa prima.
«Un anno fa [Abu Al-Hasan Al-Masri] mi ha detto: "In sogno ho visto che stavamo giocando una partita a calcio contro gli americani. Quando la nostra squadra è entrata in campo, era formata da piloti!" E poi ha così continuato: "Mi sono chiesto se fosse una partita a calcio o una partita di piloti. I nostri giocatori infatti erano piloti!" Egli (Abu-Al-Hasan) non sapeva nulla dell'operazione fino al momento in cui l'ha sentito alla radio. Mi ha detto che la partita stava continuando e che noi li avevamo sconfitti. Quello è stato un buon presagio per noi».
Al di là del fatto che il presunto Bin Laden voglia far credere ai collaboratori presenti di essere stato a conoscenza in anticipo di qualche particolare (alcune informazioni come quelle su Atta o i nomi di altri kamikaze che Bin Laden tra l’altro sbaglia potrebbero essere state benissimo apprese dalla televisione) assolutamente nulla fa pensare ad un ruolo qualsiasi di Bin Laden nella pianificazione: egli infatti si limita a dare alcune informazioni generiche (un gruppo non conosceva gli altri) e semmai dice anzi di essere stato avvisato con anticipo del giorno dell’attentato, fatto particolarmente anomalo per colui che è considerato il pianificatore e il regista dell’attacco.
Il video non aggiunge altro, salvo la soddisfazione (più volte ribadita e coerente con la sua mentalità) per l’attentato che certo ci disgusta e ci spaventa ma che non dimostra assolutamente un suo coinvolgimento. E’ chiaro che questo video, se visto con il pregiudizio di chi in assenza di prove ha già deciso il colpevole e che sente ripetutamente il filmato annunciato come una confessione, può in qualche modo dare le risposte che si cercano; questo però non vale però certo per l’osservatore oggettivo.
Anche perché le ambiguità non si limitano a questo, anzi. I dubbi maggiori, infatti, nascono dall’osservazione dall’aspetto del presunto Bin Laden, le cui immagini lasciano dubbi sulla sua effettiva identità. Colui che viene descritto come Bin Laden, infatti, appare decisamente diverso dai Bin Laden che conosciamo dagli altri video. La scarsa qualità delle immagini (e la poca luce) sembra fatta apposta per confondere e rendere ambiguo il tutto, tuttavia già i tratti fondamentali (naso, zigomi) fanno dubitare dell’effettiva identità dell’uomo che compare nel video.

Ora, in sequenza, Bin Laden nell’intervista del 7 novembre (che, anche ammettendo che la foto portata da Hamid Mir sia precedente, ritrae un Bin Laden simile al video del 3 novembre), nel video incriminato di metà novembre e nell’ultimo girato il 7 dicembre.
La sequenza dei tre fotogrammi ci permettere di scartare subito l’ipotesi di un Bin Laden reso magro, pallido e invecchiato dalla fuga tra le montagne afgano. Il Bin Laden "E" stona visibilmente con gli altri 4 ritratti sia in momenti successivi che precedenti al filmato incriminato.
Alcuni hanno sollevato riguardo al paragone (evidenziato dall’immagine che segue) un’obiezione: le immagini disponibili del video incriminato sono unicamente screenshot presi dalle tv americane che hanno curato la messa in onda che hanno un formato differente rispetto a quello delle immagini di Al Jazeera che ha proiettato tutti gli altri video. Un confronto come questo sulle proporzioni, insomma, sarebbe viziato dal fatto che l’immagine a sinistra è schiacciata.
Anche allungando il fotogramma del 20%, tuttavia, molti dubbi rimangono in particolare sulla conformazione del naso e degli zigomi anche se si ravvisa qualche somiglianza in più.
Altra incongruenza il fatto che il presunto Bin Laden scrive qualcosa, in questo filmato, con la mano destra benché –stando all’FBI- sia mancino. L’uomo inoltre indossa un anello dorato che non compare in altri video. Tutti questi elementi contribuiscono all’idea abbastanza condivisa che il video sia un falso. Se anche esso fosse vero, tuttavia, come visto il messaggio non costituisce affatto necessariamente una confessione, e questa è certamente la cosa più importante.
Bin Laden, dopo essere comparso in cinque video nel giro di due mesi e mezzo dalle Torri Gemelle (di cui almeno tre abbastanza credibili), non compare poi più in video per anni. Evidentemente, come suggerito anche da fonti autorevoli, è morto nel dicembre 2001 tra le grotte di Tora Bora.
Passano mesi e mesi di silenzio e i riflettori si spostano altrove, tuttavia Bin Laden è sempre presente nell’immaginario di minaccia permanente che Bush ha montato con abilità. I diversi mesi di silenzio sembrano confermare senza ombra di dubbio la sua morte, tuttavia Bin Laden sorprende tutti e riappare, in ottima salute, a quattro giorni dalle elezioni presidenziali del 2004, e cioè il 30 ottobre, tramite Al Jazeera.
10. Quattro anni dopo la confessione audio
Dopo il processo Moussaui, il presunto ventesimo kamikaze, un sedicente Bin Laden torna a farsi sentire con un messaggio audio diffuso su Internet confessando effettivamente un suo ruolo nell’organizzazione degli attentati.
«Comincio col parlare del fratello Zacarias Moussaoui. La verità è che egli non ha alcun collegamento di sorta con i fatti dell'11 settembre. Sono certo di quel che dico perchè‚ io sono responsabile di aver affidato i compiti ai 19 fratelli... per quei raid e non ho assegnato il fratello Zacarias insieme a loro. La sua confessione di aver ricevuto l'incarico di partecipare a quei raid è una falsa confessione che nessuna persona intelligente dubita sia il risultato delle pressioni esercitate su di lui", si ascolta nel messaggio.
I partecipanti alle azioni dell'11 settembre erano divisi in due gruppi: piloti e team di supporto per ciascun pilota per il controllo degli aerei. E poiché‚ Zacarias Moussaoui stava imparando come si vola, ne consegue che non era la ventesima persona dei team che dovevano tenere gli aerei sotto controllo, come sosteneva il governo americano.
Se Moussaoui stava studiando per diventare pilota di uno degli aerei, che dica i nomi di quelli che gli erano stati assegnati per aiutarlo a controllare l'aereo. Non lo farà, per la semplice ragione che non esistono. Il fratello Moussaoui fu arrestato due settimane prima degli attacchi, e non sa niente. Se avesse saputo qualcosa, anche poco, del gruppo dell'11 settembre, avremmo detto al fratello comandante Mohamed Atta e ai suoi fratelli, che la benedizione di Allah sia su di loro, di lasciare immediatamente l'America, prima che il piano venisse scoperto».
Non è necessario ribadire l’inconsistenza delle fonti, l’assurdità del lungo silenzio o i dubbi per esempio in fatto di accento e cadenza, che non combacerebbero con i precedenti riscontri, per gettare questo messaggio audio nella spazzatura. Solo chi è veramente a corto di argomenti può adottare questo come evidenza, come conferma l’FBI stessa.
E siamo arrivato così alla fine.
Conclusione
A quattro anni e mezzo dall’11 settembre non ci sono prove valide che portino ad Bin Laden o ai talebani come responsabili degli attentati. Né in Afghanistan né in Iraq sono state trovate le armi di distruzione di massa, così come non è stato provato alcun legame tra Saddam Hussein e Bin Laden. Oggi, tuttavia, in Afghanistan e in Iraq si muore ancora quotidianamente e l’occidente è tornato ad essere impaurito e militarizzato più che mai riportando in auge le idee e i sentimenti più negativi e retrogradi.
Ne consegue che tutta la politica estera recente è stata motivata su una semplice teoria non suffragata da nessuna prova. E’ anzi un’ipotesi in attesa di dimostrazione, una semplice illazione.
Ad oggi è assolutamente corretto affermare che Bin Laden e i Talebani non hanno avuto nulla a che fare con i quattro aerei dirottati. E’ plausibile altresì pensare che Bin Laden, criminale e terrorista legato forse ad una fragile rete (probabilmente più ideale che fisica) di personaggi vicini alla sua interpretazione politica dello scontro tra occidente e islam, sia stato semplicemente usato quasi sicuramente a sua insaputa.
Dopo aver negato ogni coinvolgimento Bin Laden, pur senza ammettere o raccontare particolari, si è preso in qualche modo la paternità del gesto o quantomeno il comando dell’ipotetica "resistenza" jihadista anche questa volta più in una dimensione morale, riuscendo a mettere insieme unendo le vecchie conoscenze alcuni personaggi dotati anch’essi di poteri limitati che l’occidente ha identificato, rifacendosi alla guerra di Afghanistan degli anni ’80, nella Piovra Al Qaeda. Bin Laden è stato probabilmente ucciso molto presto, al massimo nel dicembre 2001, ma la sua morte non è stata resa ufficiale (ammesso che sia stato trovato e non seppellito in qualche grotta crollata su sé stessa).
Oggi Bin Laden resta presente nel dibattito politico internazionale, con una taglia beffarda di 25 milioni di dollari e il proprio nome sui testi scolastici come colpevole e demone alla faccia della strabiliante e certificata assenza di prove.
A coprire forse, con la sua immagine esotica e enigmatica, ben altre mani.
Andrea Franzoni per www.luogocomune.net

15 settembre 2006

Tecnologia Hezbollah


BEIRUT - Secondo ufficiali Israeliani, le cui affermazioni sono state indipendentemente corroborate dalla Central Intelligence Agency (CIA) USA, l'abilità di Hezbollah nel respingere le forze armate israeliane durante il recente conflitto sono state in gran parte dovute al suo uso delle tecniche di intelligence estrapolate dai suoi alleati Iran e Siria e che hanno permesso di monitorare le comunicazioni israeliane in codice riguardanti le azioni sul campo di battaglia.

Richard Sale, per lungo tempo editore di United Press International per quanto riguarda l'intelligence, e che è stato informato da ex e attuali ufficiali della C.I.A di questi fallimenti nell'intelligence, ha dichiarato ad Asia Times Online: “I sistemi israeliani di guerra elettronica non erano capaci di confondere i sistemi posti nell'ambasciata iraniana a Beirut, e si sono dimostrati incapaci di confondere i comandi e i collegamenti di Hezbollah con le strutture iraniane in Siria che hanno bloccato i sistemi navali antimissile “Barak” e si sono introdotti nelle comunicazioni operative israeliane sul campo.”

La capacità di intercettare le comunicazioni militari di Israele ha dato a Hezbollah un vantaggio decisivo sul campo di battaglia, e gli ha permesso inoltre di dominare la battaglia mediatica intercettando ripetutamente i resoconti delle perdite che aveva inflitto per annunciarli attraverso la sua stazione televisiva Al-Manar. Il direttore generale di Al-Manar, Abdallah Kassir, non ha voluto commentare sui metodi di raccolta delle informazioni che gli avevano permesso di anticipare gli annunci israeliani sulle perdite, ma ha ammesso di essere in costante contatto con l'ala militare di Hezbollah.

Quando le truppe israeliane hanno invaso il Libano meridionale, si sono ritrovate impantanate in una resistenza da parte di Hezbollah maggiore del previsto. La storia di un pugno di militanti di Hezbollah che hanno difeso da soli i confini del villaggio di Aita Shaab è già diventata leggenda. Alla fine Israele ha deciso che l'unico modo di neutralizzarli era di bombardare a tappeto il villaggio riducendolo così in macerie.

Parte del motivo della fondamentale prestazione sul campo di battaglia da parte di Hezbollah era che esso stava ottenendo preziose informazioni monitorando le conversazioni telefoniche in ebraico fatte tramite i loro cellulari dai riservisti israeliani con le loro famiglie.

Sale, citando un ufficiale della CIA, ha affermato che “se un nemico allestisce un piccolo gruppo di esperti in guerra elettronica familiari con il territorio e ragionevolmente a conoscenza dell'attuale situazione tattica, un canale di telefonate in chiaro può essere una miniera d'oro di informazioni menzionate inavvertitamente”.

Un articolo del London Sunday Times intitolato "Humbling of the super-troops shatters Israeli army morale” [ “L'umiliazione dei super soldati distrugge il morale dell'esercito israeliano” ] ha riportato questa storia la scorsa settimana. Esso affermava che Hezbollah era “capace di penetrare i codici e seguire le frequenze delle comunicazioni radio di Israele in continuo cambiamento, intercettando i resoconti delle perdite che via via avevano inflitto”.

Tale sviluppo segna un potenziale punto di svolta nell'equilibrio strategico della regione. La capacità di Hezbollah di respingere le truppe di elite di Israele ha segnato la prima volta in cui una forza araba ha bloccato un piano di invasione Israeliano. Secondo il sito web di intelligence israeliano DEBKAfile, ciò ha portato ad un concertato ripensamento da parte della leadership di Israele, nel quale essa è stata assistita da esperti americani.

Ed aggiunge che gli esperti americani si sono concentrati in particolare su come i sistemi iraniani di guerra elettronica installati nelle stazioni radio costiere dell'esercito libanese hanno bloccato i missili antimissile Barak trasportati dalle navi da guerra israeliane, permettendo a Hezbollah di colpire almeno una corvetta israeliana, la Hanith.

Robert Freedman, titolare della cattedra Peggy Meyerhoff Pearlstone di scienze politiche alla Università Ebraica di Baltimora ha detto che “ assumendo che tali capacità provengono da Siria e Iran, molto probabilmente tramite Russia e Cina, si dovrebbe credere che sia gli Usa che Israele hanno imparato dall'esperienza, e che ciò servirà nei futuri conflitti”.

L'articolo di Debka afferma anche che il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è stato ospitato durante tutta la guerra in un bunker sotterraneo sotto l'ambasciata iraniana a Beirut. Il coinvolgimento iraniano è stato sospettato durante tutto il conflitto, e un guerrigliero Hezbollah catturato ha confessato alla televisione israeliana di essere stato in Iran per addestrarsi. I guerriglieri Hezbollah più capaci e impegnati solitamente visitano l’ Iran per l'indottrinamento religioso e per l'addestramento nel lancio di razzi differenti dai Katyusha.

Un analista del Medioriente ha affermato che “[il passo avanti tecnologico] potrebbe significare che Israele e gli Usa non hanno più la capacità di operare su una base di superiorità a bassi livelli di violenza”. Il terreno di gioco è più livellato. “Ciò potrebbe significare maggiore diplomazia o potrebbe significare maggiore e più concentrata violenza”.

L'Iran e la Siria lo scorso novembre hanno portato avanti la loro cooperazione sulla SIGINT (SIGnals INTelligence - raccolta di informazioni tramite intercettazioni di segnali) come parte di un accordo di cooperazione nella difesa comune volto a consolidare l'aspetto strategico della loro alleanza a lungo termine. Oltre ad essere un incalcolabile aiuto a Hezbollah, la capacità di leggere i codici israeliani e statunitensi potrebbe aiutare l’ Iran a monitorare i movimenti Usa in Iraq e Afghanistan.

Gary Sick, che è stato uno dei consiglieri per la sicurezza nazionale del presidente Usa Jimmy Carter, ha detto: “ ciò va al cuore di uno dei fattori... solitamente considerati come uno dei chiari vantaggi per tutti i paesi del Primo Mondo contro i paesi o le forze del Terzo Mondo - la guerra elettronica e la sicurezza nelle comunicazioni”. “Si presuppone che siamo capaci di leggere e interferire con le loro comunicazioni, non viceversa. Una grande quantità di calcoli sono basati su questa premessa”

Iason Athanasiadis è un corrispondente di Asia Times Online residente in Iran.