18 settembre 2007

Gli aumenti automatici dei politici. Perchè?


Oggi le news battono vicende quotidiane come due pesi e due misure vengono fatte quotidianamente fra i cittadini e la casta.
Cose che si ripetono quotidianamente anche se i giornalisti non sono così sensibili a cogliere queste sfumature. Blondet, traccia con lucidità gli schieramenti che si fronteggiano e le corporazioni e caste che approfittano di questo sciagurato momento storico. Ma, il petrolio, i mutui, Grillo sono leve per sollevare un macigno che se inizia a rotolare può travolgere tutto questo sistema fondato su menzogne, caste e aridità sia culturale che intellettuale.

Uno vorrebbe parlare d'altro, ma non si può.
Ci tocca fare i blogghisti. Ci tocca incanaglirci, per colpa loro.
Due notizie da rassegna-stampa mattutina.
La prima: i senatori hanno ricevuto un ulteriore aumento automatico di 200 euro mensili.
Molti dicono di non essersene accorti: ovvio, 200 euro possono sfuggire su un emolumento che, con gli ammenicoli, giunge a 15 mila euro al mese.
Netti.
L'aumento è automatico, nel senso che scatta con gli aumenti (parimenti automatici) gratificati alla magistratura.
Ma alla Camera, vista l'aria che tira, hanno almeno soprasseduto.
Al Senato no: lì, c'è Bertinotti.
E' la prova che ciò che si chiama «sinistra» oggi non è altro che il corpo sociale dei miliardari di Stato, l'oligarchia dei parassiti pubblici.
Seconda notizia: la magistratura ha messo in libertà lo zingaro (pardon: rom) che guidando ubriaco, ad aprile ad Ascoli, ha ammazzato quattro passanti.
Cinque mesi per una strage.
I giudici dicono: non si poteva tenerlo in galera di più, in attesa di giudizio.
Tanto più che «collaborava», infatti ha confessato anche una tentata rapina.
Del resto, l'hanno mandato agli arresti domiciliari.
Che significato abbiano arresti «domiciliari» per un nomade in roulotte, è facile capire: hanno reso il delinquente introvabile uccel di bosco.
Più di quei cinque mesi, non pagherà.
Un cittadini obietta, mite, che la magistratura pare usare due pesi e due misure: dopotutto, ha comminato due anni e mezzo a quel cittadino esasperato che ha sciolto gli ormeggi del panfilo di Della Valle, dove dormiva beato Mastella.
Due anni e mezzo.
Interviene un altro cittadino (dell'Ulivo) e protesta: basta con questa antipolitica!

Le due situazioni sono diverse: il rom non è stato ancora giudicato, certamente i giudici gli infliggeranno - dopo processo - molti più anni che al cittadino anti-Mastella.
Così non si fa che alimentare il qualunquismo.
Il giornalista (di La Repubblica) gli dà ragione.
Invece il cittadino non-qualunquista ha torto marcio.
Il cittadino che ha sciolto gli ormeggi è stato giudicato per direttissima.
Quanto al rom stragista, i giudici non hanno trovato il tempo, in cinque mesi, di mandarlo al processo.
Qui, niente direttissima.
E' evidente cosa la magistratura - la magistratura come casta, come burocrazia inadempiente - considera «allarme sociale»: non lo zingaro ubriaco che ammazza comuni cittadini (cioè noi), ma il cittadino che turba il sonno di Mastella con un dispettuccio.
Per quello la punizione deve essere rapida ed esemplare, fino alla giustizia sommaria.
Per lo zingaro no, si può aspettare.
Fino a far decorrere i termini per incuria.
I crimini contro i cittadini sono lasciati impuniti.
Le mancanze di rispetto contro la Casta, sono ferocemente represse.
I due episodi vanno letti insieme, perchè sono fenomeni della stessa classe parassitaria, ne rivelano la mentalità, e il disprezzo con cui ci tratta.
Un' imprenditrice che, per subentrare al padre nella titolarità della piccola azienda, deve produrre documenti bollati per 27 chili - là dove basterebbe una auto-dichiarazione alla Camera di Commercio - conferma la mentalità della casta ancora più chiaramente: per costoro, il nemico è il cittadino normale intento a normali legittime occupazioni.
E' quello che va messo sotto asfissiante controllo dai molteplici enti burocratici pubblici che si occupano di lui; è quello ad essere sospetto in ogni sua azione, e che deve provare ad ogni passo le sue buone intenzioni.
Il rom criminale omicida, invece, dalla casta è ritenuto degno di fiducia.

Lì, nessun controllo: vada agli arresti «domiciliari» nel camper, poi si ripresenti, fra un paio d'anni, a giudizio.
La burocrazia inadempiente non ha nemmeno la coscienza che la sua esistenza (costosissima) si legittima con l'agevolare le attività economiche produttive: è lì, invece, per ostacolarle, tassarle, controllarle in modo schiacciante.
Nella sua stupidità, è disposta a strozzare l'oca dalle uova d'oro, da cui dipendono infine i suoi emolumenti miliardari.
Quel che interessa al corpo che si proclama «servizio pubblico» è mettere il cittadino al proprio servizio: provi lui che è onesto, produca i documenti, le carte (bollate, ossia tassate) per dimostrare che ha diritto di agire.
Ciò dice che una sola è la battaglia politica urgente, che la gente che spera in Beppe Grillo deve tenersi fissa in testa: detto brutalmente, la lotta di coloro che i soldi all'erario li versano, contro coloro che i soldi dall'erario li prendono.
E' molto semplice.
Il rischio è che la protesta civile - degnissima - si sgrani in richieste secondare, ecologiste (Pecoraro Scanio è già lì a sfregarsi le mani), e faccia perdere di vista la battaglia primaria e preliminare.
Ma già vedete come reagiscono: che vuole questo Grillo, disturba, eccone un altro a volersi far eleggere.
Non c'è più posto, non ci sono più soldi, sono tutti nostri.
Tutti a proclamare: non ci può essere democrazia senza partiti!
Senza partiti, solo la dittatura!
Fascisti! .
Mica solo a «sinistra», naturalmente.
Berlusconi è irritatissimo: stava già confezionando la sua tribuna artificiale, la Brambilla, ed ecco arriva questo Grillo a disturbare.

La Lega (cadavere vivente) è ancora più allarmata: questo ci toglie il monopolio della protesta qualunquista, ci ruba spazio sui TG mentre versiamo l'ampolla padana.
Eppure ci sono dei senatori leghisti: ma non hanno protestato per l'aumento di 200 euro, mica l'hanno rifiutato (demagoghi per un giorno), manco se ne sono accorti.
Il loro qualunquismo ha dei chiari limiti.
Nello stesso tempo, la Lega ha ridimensionato La Padania - costa troppo, bisogna risparmiare, i 4 miliardi annui di sostegno pubblico non bastano - e perciò hanno licenziato 11 giornalisti.
I più bravi, ossia i più indipendenti (gli yes-men sono stati assorbiti dal partito cadavere, con stipendio).
Anzi, peggio che licenziato: li hanno messi in cassa integrazione a 900 euro mensili, così non hanno nemmeno la liquidazione (mi correggo: la liquidazione non c'è più per nessuno, si sono incamerati anche il TFR, è una loro «riforma»).
La Lega ha voluto un giornale che non si vende, ma a pagare non è la Lega - partito che, come tutte le cose inutili, durerà in eterno - ma i giornalisti che hanno dovuto fare un giornale sbagliato.
Mica facile, dopo essere stati magari per dieci anni a lavorare per La Padania, trovare lavoro in altro giornale: sei bollato.
Hai dato al partito-cadavere anche la tua credibilità professionale, e lui l'ha sm… di m… di maiale, alla Calderoli.
La Lega è la Casta, non c'è differenza: noi 15 mila euro, voi 900.
Ecco tutto: semplicissima la lotta da fare, senza perdersi in rivoli secondari.
Un lettore mi racconta la comparsata di Prodi da Bruno Vespa.
Io me la sono risparmiata: Vespa è un altro della casta, la TV di Stato lo paga una serqua di miliardi, pari a 3.287 euro l'ora.
Per quali qualità è pagato Vespa?
Perchè è ben «posizionato».
Rendita di posizione, come tutti loro.
Miliardario pubblico.
Parassita.
Al sicuro da ogni sciagura, di quelle che subiscono i colleghi de La Padania.
C'è un modo di essere «giornalisti» che rende miliardi.
Un altro che porta alla Cassa integrazione a 900 euro.

Ebbene: da Vespa, Prodi beato e arrogante ci ha insultato tutti.
Contro il «popolo di Grillo», ha detto: «Attenzione, la società italiana non è meglio dei politici. Guardate i recenti concorsi nelle università».
Doppio, triplo insulto.
Anzitutto, perchè sono appunto le istituzioni corrotte che corrompono il popolo: il cittadino deve diventare «cliente» delle loro clientele, altrimenti non fa carriera e non trova lavoro; manco trova un banco all'università.
E le istituzioni le hanno corrotte loro.
Inoltre, la gente che dà fiducia a Grillo - dopo essere stata ripetutamente tradita da altri - è, almeno in via di principio, proprio quella società che paga le tasse e che non ne ha benefici. Quella che il servizio pubblico ha messo al proprio servizio, come una torma di schiavi.
Se non è «migliore dei politici», aspira ad esserne migliore.
Non chiede favori clientelari, ma che altri non ne approfittino: chiede insomma l'uguaglianza di fronte alla legge, un minimo di sanità nella «democrazia».
Il terzo insulto è il peggiore.
E' come sentirsi fare l'occhiolino da uno sfruttatore di prostitute: ma va là che non sei meglio di me, anche a te piacciono le pollastrelle...
O il rom liberato che ci dice, strizzando l'occhio: ma dài, anche a te piace bere...
Ciò è ripugnante.
Sotto sotto, c'è l'invito vergognoso: non fateci la morale, venite invece nelle nostre clientele, profittate della greppia, ci sono ancora delle briciole per voi.
Guardate il rom, è libero.
Guardate il cittadino che ha sciolto il panfilo a Mastella: s'è beccato due anni e mezzo.
Siate disonesti, conviene anche a voi.
Che rispondere a chi ti strizza l'occhio così?
L'impulso è ricorrere alla violenza: del resto, una politica seria sa che al fondo c'è sempre la violenza.
La violenza deve essere «ultima ratio», ma quando l'oppressione di un'oligarchia delinquenziale giunge a certi punti, cacciarla con la forza diventa un dovere.
Anzitutto verso se stessi.

Il punto è che la Casta ha il monopolio della violenza.
Per di più, «legale».
Ha al suo servizio mezzo milione di poliziotti, carabinieri, finanzieri, e tutti i giudici.
Non ci mette niente a schiacciarci.
Questo ci dovrebbe dire come la battaglia in cui la gente che segue Grillo s'è messa sia pericolosa, fatale.
Bisognerebbe almeno guadagnarsi i tutori dell'ordine.
Ai finanzieri: il senatore a vita vi manda a comprare la cocaina, vi ha reso suoi servi, vi disonora. Vi conviene?
Ai carabinieri e ai PS: quante volte dovrete riarrestare il rom pluriomicida, reso uccel di bosco dalla «giustizia», a rischio della vostra vita?
Magistrati imberbi, ideologici, insindacabili e ben pagati vi umiliano, vanificano ogni giorno il vostro lavoro difficile, per una paga che è meno della metà di quello che danno a Vespa per un'ora.
Dove sta la giustizia che avete giurato di difendere?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Solo per la cronaca, Bertinotti è il presidente della Camera. Ovvero dove hanno soprasseduto all'aumento.

Leon ha detto...

Si, giusto ma al Senato non hanno avuto neanche il pudore. Più sono vecchi, più sono ostinati. Fino a quando?

18 settembre 2007

Gli aumenti automatici dei politici. Perchè?


Oggi le news battono vicende quotidiane come due pesi e due misure vengono fatte quotidianamente fra i cittadini e la casta.
Cose che si ripetono quotidianamente anche se i giornalisti non sono così sensibili a cogliere queste sfumature. Blondet, traccia con lucidità gli schieramenti che si fronteggiano e le corporazioni e caste che approfittano di questo sciagurato momento storico. Ma, il petrolio, i mutui, Grillo sono leve per sollevare un macigno che se inizia a rotolare può travolgere tutto questo sistema fondato su menzogne, caste e aridità sia culturale che intellettuale.

Uno vorrebbe parlare d'altro, ma non si può.
Ci tocca fare i blogghisti. Ci tocca incanaglirci, per colpa loro.
Due notizie da rassegna-stampa mattutina.
La prima: i senatori hanno ricevuto un ulteriore aumento automatico di 200 euro mensili.
Molti dicono di non essersene accorti: ovvio, 200 euro possono sfuggire su un emolumento che, con gli ammenicoli, giunge a 15 mila euro al mese.
Netti.
L'aumento è automatico, nel senso che scatta con gli aumenti (parimenti automatici) gratificati alla magistratura.
Ma alla Camera, vista l'aria che tira, hanno almeno soprasseduto.
Al Senato no: lì, c'è Bertinotti.
E' la prova che ciò che si chiama «sinistra» oggi non è altro che il corpo sociale dei miliardari di Stato, l'oligarchia dei parassiti pubblici.
Seconda notizia: la magistratura ha messo in libertà lo zingaro (pardon: rom) che guidando ubriaco, ad aprile ad Ascoli, ha ammazzato quattro passanti.
Cinque mesi per una strage.
I giudici dicono: non si poteva tenerlo in galera di più, in attesa di giudizio.
Tanto più che «collaborava», infatti ha confessato anche una tentata rapina.
Del resto, l'hanno mandato agli arresti domiciliari.
Che significato abbiano arresti «domiciliari» per un nomade in roulotte, è facile capire: hanno reso il delinquente introvabile uccel di bosco.
Più di quei cinque mesi, non pagherà.
Un cittadini obietta, mite, che la magistratura pare usare due pesi e due misure: dopotutto, ha comminato due anni e mezzo a quel cittadino esasperato che ha sciolto gli ormeggi del panfilo di Della Valle, dove dormiva beato Mastella.
Due anni e mezzo.
Interviene un altro cittadino (dell'Ulivo) e protesta: basta con questa antipolitica!

Le due situazioni sono diverse: il rom non è stato ancora giudicato, certamente i giudici gli infliggeranno - dopo processo - molti più anni che al cittadino anti-Mastella.
Così non si fa che alimentare il qualunquismo.
Il giornalista (di La Repubblica) gli dà ragione.
Invece il cittadino non-qualunquista ha torto marcio.
Il cittadino che ha sciolto gli ormeggi è stato giudicato per direttissima.
Quanto al rom stragista, i giudici non hanno trovato il tempo, in cinque mesi, di mandarlo al processo.
Qui, niente direttissima.
E' evidente cosa la magistratura - la magistratura come casta, come burocrazia inadempiente - considera «allarme sociale»: non lo zingaro ubriaco che ammazza comuni cittadini (cioè noi), ma il cittadino che turba il sonno di Mastella con un dispettuccio.
Per quello la punizione deve essere rapida ed esemplare, fino alla giustizia sommaria.
Per lo zingaro no, si può aspettare.
Fino a far decorrere i termini per incuria.
I crimini contro i cittadini sono lasciati impuniti.
Le mancanze di rispetto contro la Casta, sono ferocemente represse.
I due episodi vanno letti insieme, perchè sono fenomeni della stessa classe parassitaria, ne rivelano la mentalità, e il disprezzo con cui ci tratta.
Un' imprenditrice che, per subentrare al padre nella titolarità della piccola azienda, deve produrre documenti bollati per 27 chili - là dove basterebbe una auto-dichiarazione alla Camera di Commercio - conferma la mentalità della casta ancora più chiaramente: per costoro, il nemico è il cittadino normale intento a normali legittime occupazioni.
E' quello che va messo sotto asfissiante controllo dai molteplici enti burocratici pubblici che si occupano di lui; è quello ad essere sospetto in ogni sua azione, e che deve provare ad ogni passo le sue buone intenzioni.
Il rom criminale omicida, invece, dalla casta è ritenuto degno di fiducia.

Lì, nessun controllo: vada agli arresti «domiciliari» nel camper, poi si ripresenti, fra un paio d'anni, a giudizio.
La burocrazia inadempiente non ha nemmeno la coscienza che la sua esistenza (costosissima) si legittima con l'agevolare le attività economiche produttive: è lì, invece, per ostacolarle, tassarle, controllarle in modo schiacciante.
Nella sua stupidità, è disposta a strozzare l'oca dalle uova d'oro, da cui dipendono infine i suoi emolumenti miliardari.
Quel che interessa al corpo che si proclama «servizio pubblico» è mettere il cittadino al proprio servizio: provi lui che è onesto, produca i documenti, le carte (bollate, ossia tassate) per dimostrare che ha diritto di agire.
Ciò dice che una sola è la battaglia politica urgente, che la gente che spera in Beppe Grillo deve tenersi fissa in testa: detto brutalmente, la lotta di coloro che i soldi all'erario li versano, contro coloro che i soldi dall'erario li prendono.
E' molto semplice.
Il rischio è che la protesta civile - degnissima - si sgrani in richieste secondare, ecologiste (Pecoraro Scanio è già lì a sfregarsi le mani), e faccia perdere di vista la battaglia primaria e preliminare.
Ma già vedete come reagiscono: che vuole questo Grillo, disturba, eccone un altro a volersi far eleggere.
Non c'è più posto, non ci sono più soldi, sono tutti nostri.
Tutti a proclamare: non ci può essere democrazia senza partiti!
Senza partiti, solo la dittatura!
Fascisti! .
Mica solo a «sinistra», naturalmente.
Berlusconi è irritatissimo: stava già confezionando la sua tribuna artificiale, la Brambilla, ed ecco arriva questo Grillo a disturbare.

La Lega (cadavere vivente) è ancora più allarmata: questo ci toglie il monopolio della protesta qualunquista, ci ruba spazio sui TG mentre versiamo l'ampolla padana.
Eppure ci sono dei senatori leghisti: ma non hanno protestato per l'aumento di 200 euro, mica l'hanno rifiutato (demagoghi per un giorno), manco se ne sono accorti.
Il loro qualunquismo ha dei chiari limiti.
Nello stesso tempo, la Lega ha ridimensionato La Padania - costa troppo, bisogna risparmiare, i 4 miliardi annui di sostegno pubblico non bastano - e perciò hanno licenziato 11 giornalisti.
I più bravi, ossia i più indipendenti (gli yes-men sono stati assorbiti dal partito cadavere, con stipendio).
Anzi, peggio che licenziato: li hanno messi in cassa integrazione a 900 euro mensili, così non hanno nemmeno la liquidazione (mi correggo: la liquidazione non c'è più per nessuno, si sono incamerati anche il TFR, è una loro «riforma»).
La Lega ha voluto un giornale che non si vende, ma a pagare non è la Lega - partito che, come tutte le cose inutili, durerà in eterno - ma i giornalisti che hanno dovuto fare un giornale sbagliato.
Mica facile, dopo essere stati magari per dieci anni a lavorare per La Padania, trovare lavoro in altro giornale: sei bollato.
Hai dato al partito-cadavere anche la tua credibilità professionale, e lui l'ha sm… di m… di maiale, alla Calderoli.
La Lega è la Casta, non c'è differenza: noi 15 mila euro, voi 900.
Ecco tutto: semplicissima la lotta da fare, senza perdersi in rivoli secondari.
Un lettore mi racconta la comparsata di Prodi da Bruno Vespa.
Io me la sono risparmiata: Vespa è un altro della casta, la TV di Stato lo paga una serqua di miliardi, pari a 3.287 euro l'ora.
Per quali qualità è pagato Vespa?
Perchè è ben «posizionato».
Rendita di posizione, come tutti loro.
Miliardario pubblico.
Parassita.
Al sicuro da ogni sciagura, di quelle che subiscono i colleghi de La Padania.
C'è un modo di essere «giornalisti» che rende miliardi.
Un altro che porta alla Cassa integrazione a 900 euro.

Ebbene: da Vespa, Prodi beato e arrogante ci ha insultato tutti.
Contro il «popolo di Grillo», ha detto: «Attenzione, la società italiana non è meglio dei politici. Guardate i recenti concorsi nelle università».
Doppio, triplo insulto.
Anzitutto, perchè sono appunto le istituzioni corrotte che corrompono il popolo: il cittadino deve diventare «cliente» delle loro clientele, altrimenti non fa carriera e non trova lavoro; manco trova un banco all'università.
E le istituzioni le hanno corrotte loro.
Inoltre, la gente che dà fiducia a Grillo - dopo essere stata ripetutamente tradita da altri - è, almeno in via di principio, proprio quella società che paga le tasse e che non ne ha benefici. Quella che il servizio pubblico ha messo al proprio servizio, come una torma di schiavi.
Se non è «migliore dei politici», aspira ad esserne migliore.
Non chiede favori clientelari, ma che altri non ne approfittino: chiede insomma l'uguaglianza di fronte alla legge, un minimo di sanità nella «democrazia».
Il terzo insulto è il peggiore.
E' come sentirsi fare l'occhiolino da uno sfruttatore di prostitute: ma va là che non sei meglio di me, anche a te piacciono le pollastrelle...
O il rom liberato che ci dice, strizzando l'occhio: ma dài, anche a te piace bere...
Ciò è ripugnante.
Sotto sotto, c'è l'invito vergognoso: non fateci la morale, venite invece nelle nostre clientele, profittate della greppia, ci sono ancora delle briciole per voi.
Guardate il rom, è libero.
Guardate il cittadino che ha sciolto il panfilo a Mastella: s'è beccato due anni e mezzo.
Siate disonesti, conviene anche a voi.
Che rispondere a chi ti strizza l'occhio così?
L'impulso è ricorrere alla violenza: del resto, una politica seria sa che al fondo c'è sempre la violenza.
La violenza deve essere «ultima ratio», ma quando l'oppressione di un'oligarchia delinquenziale giunge a certi punti, cacciarla con la forza diventa un dovere.
Anzitutto verso se stessi.

Il punto è che la Casta ha il monopolio della violenza.
Per di più, «legale».
Ha al suo servizio mezzo milione di poliziotti, carabinieri, finanzieri, e tutti i giudici.
Non ci mette niente a schiacciarci.
Questo ci dovrebbe dire come la battaglia in cui la gente che segue Grillo s'è messa sia pericolosa, fatale.
Bisognerebbe almeno guadagnarsi i tutori dell'ordine.
Ai finanzieri: il senatore a vita vi manda a comprare la cocaina, vi ha reso suoi servi, vi disonora. Vi conviene?
Ai carabinieri e ai PS: quante volte dovrete riarrestare il rom pluriomicida, reso uccel di bosco dalla «giustizia», a rischio della vostra vita?
Magistrati imberbi, ideologici, insindacabili e ben pagati vi umiliano, vanificano ogni giorno il vostro lavoro difficile, per una paga che è meno della metà di quello che danno a Vespa per un'ora.
Dove sta la giustizia che avete giurato di difendere?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Solo per la cronaca, Bertinotti è il presidente della Camera. Ovvero dove hanno soprasseduto all'aumento.

Leon ha detto...

Si, giusto ma al Senato non hanno avuto neanche il pudore. Più sono vecchi, più sono ostinati. Fino a quando?