02 marzo 2012

La resistenza in Italia contro la dittatura dell'UE

Pubblichiamo l'intervento di Claudio Giudici alla conferenza internazionale dello Schiller Institute che si è tenuta a Berlino il 24-25 febbraio.

Claudio Giudici a «Servizio Pubblico» il 12 gennaio 2012

Salve a tutti! Innanzitutto permettetemi di ringraziare lo Schiller Institute per questa opportunità. Ritengo sia importante ai fini di ciò che rischiamo di avere davanti nei prossimi mesi, che vi possa raccontare la storia dei tassisti, dei lavoratori in generale, e dunque dei cittadini italiani negli ultimi tre mesi, ossia dall'elezione del Governo Monti.

Prima di entrare nel merito di ciò che voglio dirvi, vi rimetto queste parole di Gandhi perchè secondo me sono utili per infondere coraggio al nostro animo affinchè non sia spaventato da posizioni che i più sciocchi possono considerare eterodosse. Gandhi dice:

« Questo messaggio lo dedico ai folli.

A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.

Potete citarli. Essere in disaccordo con loro.

Potete glorificarli o denigrarli, ma l'unica cosa che non potete fare è ignorarli.

Perché riescono a cambiare le cose.

... E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, io ne vedo il genio.

Perchè solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero. »

I tassisti sono stati forse l'emblema di un processo di resistenza – come ho avuto modo di poter dire al Financial Times – del mondo del lavoro contro la speculazione. Questo, infatti, è già una prima idea a cui indirizzare il nostro pensiero se vogliamo comprendere la fase storica che stiamo vivendo e da dove passano le soluzioni per renderla piena di successi per l'intera umanità: siamo di fronte ad uno scontro tra speculazione e lavoro, tra impero e stato nazionale, dunque tra chi fa il parassita e chi esprime con una precisa funzione sociale la sua più profonda natura umana. Lavoro contro speculazione! Stato contro impero! Non lavoratori contro consumatori come si dice oggi, o operai contro capitalisti! Non Italia contro Germania! Non scontro di civiltà come propugnato dal prof. Samuel Huntington! Dunque non occidente contro mondo islamico! Lo scontro è tra speculazione finanziaria ed lavoro produttivo, tra chi ha una concezione imperiale dell'ordine sociale e chi ne ha una repubblicana centrata sugli stati nazionali. Lo scontro è tra chi ha una visione ottimistica della natura umana e crede nella più profonda capacità cognitivo-creativa dell'uomo – come ci insegna tutta la tradizione giudaico-cristiana, dal 13esimo sec. a. C., passando per Socrate e Platone, Sant'Agostino, il Rinascimento fiorentino, Leibniz, Schiller, fino a Martin Luther King ed oggi Lyndon LaRouche - , e chi invece ha una visione pessimistica della natura umana, una visione hobbesiana dove un'oligarchia di presunti illuminati debba tenere a bada i più in una visione propriamente anti-prometeica. Se penso all'attuale Premier italiano Mario Monti, o alla Ministro Fornero, questi signori stanno pretendendo sacrifici e restrizioni per i cittadini italiani, mentre per sé stessi, da “buoni illuminati”, e per i loro cari, il sistema di regole può essere diametralmente opposto.

In Italia, è diventato evidente il processo che Lyndon LaRouche denuncia oramai da qualche decennio: i processi speculativi si stanno impadronendo della vita della gente, dell'economia, degli stati nazionali, della democrazia. Nell'enciclica Quadragesimus Annus di Pio XI, che è uno dei pilastri fondanti della dottrina sociale della Chiesa, ci viene descritto proprio questo processo: il cavallo di troia della libera concorrenza diventa il pretesto per eliminare ogni regola a protezione dei mercati; così, gli operatori più forti prima si impossessano di quei mercati, poi addirittura del gioco democratico subordinando a sé la politica, ed infine mettono in guerra gli uni contro gli altri gli stati. Non siamo oggi di fronte a questo?

In Italia tutto ciò è diventato evidente nel momento in cui un Governo eletto è stato deposto da una serie di attacchi speculativi che hanno consentito alla stessa oligarchia finanziaria di mettere sia a capo del Governo che dei ministeri dei propri uomini. Con modalità peculiari differenti, ma all'interno di un medesimo quadro, quella che in Italia è chiamata operazione “Britannia”, ha così visto l'avvio della sua seconda fase dopo quella del 1992. A quel tempo, sappiamo tutti che George Soros dette il suo importante contributo alla disintegrazione dello Sme ed alla svalutazione della lira italiana, facilitando così l'acquisizione dell'industria pubblica e delle banche d'interesse nazionale da parte dei potentati finanziari nazionali ed internazionali privati. Oggi, in merito a questo secondo tempo, un nome in particolare da identificare non lo abbiamo – anche se è molto probabile che ancora una volta Soros abbia dato il suo importante contributo o che il Gruppo Inter-Alpha, di cui non a caso il Gruppo Intesa San Paolo fa parte, e di cui non a caso il suo precedente amministratore delegato Corrado Passera è oggi a guidare il ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture – , ma sappiamo che dietro tutto ciò vi sia l'impero britannico che porta avanti una strategia di distruzione degli stati nazionali e di riduzione della popolazione mondiale. A tal ultimo proposito, i venti di guerra provenienti dal fronte siro-iraniano, come detonatore di un ben più ampio conflitto che coinvolgerebbe Russia e Cina, sono lì a dirci che il disegno neo-malthusiano del Principe Filippo d'Edimburgo è ancora in piedi. Tuttavia, abbiamo la possibilità storica di impedire tutto ciò e ridare un'autentica prospettiva di sviluppo a tutto il pianeta.

In Italia, con la messa in campo dei primi provvedimenti da parte del Governo Monti, si è verificato quello sciopero di massa che già in più parti del mondo occidentale si è abbozzato e che in nord-Africa ha portato alla caduta dei governi, anche se senza una soluzione strategica e salvifica per le relative popolazioni.

Con il decreto “Cresci Italia”, un decreto incentrato su liberalizzazioni e privatizzazioni – in sostanza sulla deregolamentazione radicale di mercati, e che per fortuna è stato temperato dall'intervento dei partiti in risposta ai propri elettori – Monti ha tentato di trasferire interi mercati all'oligarchia finanziaria. Mentre ai cittadini si è raccontato che tutto ciò sarebbe servito per lo sviluppo, prezzi più convenienti e nuovi posti di lavoro, chi da tempo non crede più alle favole vi ha intravisto il solito schema liberoscambista che Friedrich List chiamava del “calcio alla scala”, ossia quel “sistemino” che eliminando sostanzialmente ogni regola di mercato, sottopone interi settori alla mercè degli operatori finanziariamente più forti, i quali poi finiscono per controllarli in toto. D'altra parte, senza scomodare i precedenti ottocenteschi che resero celebre lo scontro tra i resistenti repubblicani e l'impero britannico (l'impero delle liberalizzazioni appunto) anche in Italia si sono avuti casi magistrali di questo tipo: dalla liberalizzazione/deregulation introdotta nella distribuzione commerciale nel 1998 a quella introdotta per l'intermediazione mobiliare nel 1992, a quella degli autotrasportatori degli anni '80. In tutti questi casi di “nobile” liberalizzazione del mercato, il risultato è sempre stato il medesimo: concentramento dei settori sotto poche potenti mani, precarizzazione del lavoro, abbassamento qualitativo del processo economico.

Ecco perchè, quando lessi sulle pagine del Finacial Times che le “resistenze delle [cattive] corporazioni” stava fermando “Robin Hood” Monti, mi attivai subito per far presente che in realtà eravamo di fronte ad una vera e propria lotta di resistenza democratica del mondo del lavoro – tassisti, edicolanti, farmacisti, negozianti, libere professioni, ecc. - che non facevano altro che tutelare legittimamente il proprio lavoro prima di divenire un solo boccone degli squali della finanza, in debito di ossigeno ed all'affannosa ricerca di nuovi asset, soprattutto dopo l'inizio della crisi finanziaria dall'agosto del 2007.

Così, il Governo ha messo in piedi una vera e propria campagna di mistificazione nei confronti di questi lavoratori, facendoli passare come un manipolo di privilegiati a causa di cui l'Italia era finita in crisi. Pur non dicendo espressamente questo, il tam tam mediatico stava letteralmente trasferendo questo messaggio nell'immaginario collettivo della popolazione italiana, distraendoli completamente dalla reale causa della crisi, cioè: dal 2007 nelle sedi del G8, del G20, dell'Unione Europea sono stati decisi, con i soldi dei contribuenti, una serie di scellerati salvataggi delle banche che si sono esposte in irresponsabili operazioni speculative. E' partito allora lo sciopero di massa, che considero tutt'ora in corso anche se fisicamente meno evidente. Quello che allora abbiamo organizzato grazie al sindacato di cui faccio parte, Uritaxi, ed alla piena disponibilità del leader nazionale Loreno Bittarelli, è stata l'operazione “Verità”. Abbiamo prodotto migliaia di volantini dove denunciavamo le reali finalità di Monti e delle liberalizzazioni, le tariffe e la qualità reale del servizio taxi italiano, ed abbiamo dotato tutti i taxi d'Italia di questo ed altri volantini; poi abbiamo sfruttato la forza dei social network e del passa parola che circa 60.000 tassisti potevano mettere in campo ed abbiamo così dato vita ad un vero e proprio sistema informativo parallelo a fare da contro-altare a quello dei mass-media da cui eravamo letteralmente ostracizzati: infatti interi talk show in prima serata parlavano dei taxi o delle altre categorie, senza che fosse interpellato un rappresentante di categoria per avere un contraddittorio. Così, grazie all'operazione “Verità” i mass-media hanno cominciato ad accorgersi che pure questi lavoratori potevano avere diritto di parola nelle loro trasmissioni, fino a che non siamo arrivati addirittura a veder pubblicato il nostro punto di vista sul giornale dell'oligarchia finanziaria, il Financial Times.

Una volta guadagnato il grande pubblico abbiamo alzato il tiro e denunciato pubblicamente il ruolo della speculazione nell'attuale crisi, Glass-Steagall, il ruolo di Lyndon LaRouche, la necessità di fermare il liberismo di Adam Smith e la necessità di riscoprire Franklin Roosevelt.

Allo stesso modo, si sono altresì mossi i farmacisti, gli edicolanti, ecc.

Progressivamente il movimento di resistenza, questo sciopero di massa, è diventato più ampio fino a coinvolgere chi non era direttamente colpito dal decreto “Cresci Italia”, ma comunque colpito dalle manovre lacrime e sangue di Monti, in particolare sul fronte delle accise sui carburanti. Così anche gli autotrasportatori, i pescatori, gli agricoltori, sono scesi in piazza fino ad arrivare a bloccare anche parti della rete autostradale. Nel Meridione – regione che in quanto più povera sta accusando le manovre Monti più di altri – vi sono state addirittura delle agitazioni dell'intera popolazione che partendo dalla Sicilia ha finito col coinvolgere altre regioni contro il Governo.

Oggi, la popolazione italiana è più cosciente del fatto che alla base dell'attuale crisi vi sia la speculazione delle grandi banche d'affari. Sia chiaro che non lo è ancora quanto basta! Tuttavia, se riusciamo a far adottare lo standard Glass-Steagall, che separa le banche d'affari dalle banche di deposito, oltre a ridare un vero presupposto di sviluppo all'economia mondiale, avremo anche scongiurato il pericolo di una terza guerra mondiale. Verrebbe meno, infatti, il presupposto per far pretestuosamente innervosire le diplomazie occidentali in aree del mondo che non controllano ma che si trovano sotto la sfera d'influenza russo-cinese. A tal proposito sono in prima linea, per il ripristino dello standard Glass-Steagall sia il Movimento di LaRouche in Italia, MoviSol.org, che il Comitato NoBigBanks.it. Il segretario generale di Movisol, Andrew Spannaus, ha collaborato direttamente col Sen. Oskar Peterlini per richiedere il ripristino di Glass-Steagall. Se l'Italia facesse questo, diverremmo un esempio per molti altri coraggiosi paesi.

Dobbiamo credere nella possibilità di poter cambiare il corso della storia. I centinaia di attivisti qui presenti possono essere tutti determinanti per cambiare la storia e trasformare questo 2012 dall'anno di una tragedia – come una certa vulgata vorrebbe questa fantomatica profezia dei Maya – ad un anno di rivoluzione culturale, di rinascimento per l'intera umanità.

Dobbiamo essere folli nel senso di Gandhi, nel senso di Erasmo da Rotterdam! Non dobbiamo avere paura di passare per eterodossi o eccentrici come auspicava Bertrand Russell.

Riusciremo a cambiare il corso della storia! Dobbiamo credere di potere e dovere cambiare il corso della storia! Questo sarà il più grande atto d'amore che potremo compiere nei confronti del nostro prossimo.

Vi lascio con queste parole di Franklin Delano Roosevelt che scrisse il giorno prima di morire: "L'unico limite alle nostre realizzazioni di domani sono i nostri dubbi di oggi. Dobbiamo affrontare il futuro con fiducia e determinazione."

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02 marzo 2012

La resistenza in Italia contro la dittatura dell'UE

Pubblichiamo l'intervento di Claudio Giudici alla conferenza internazionale dello Schiller Institute che si è tenuta a Berlino il 24-25 febbraio.

Claudio Giudici a «Servizio Pubblico» il 12 gennaio 2012

Salve a tutti! Innanzitutto permettetemi di ringraziare lo Schiller Institute per questa opportunità. Ritengo sia importante ai fini di ciò che rischiamo di avere davanti nei prossimi mesi, che vi possa raccontare la storia dei tassisti, dei lavoratori in generale, e dunque dei cittadini italiani negli ultimi tre mesi, ossia dall'elezione del Governo Monti.

Prima di entrare nel merito di ciò che voglio dirvi, vi rimetto queste parole di Gandhi perchè secondo me sono utili per infondere coraggio al nostro animo affinchè non sia spaventato da posizioni che i più sciocchi possono considerare eterodosse. Gandhi dice:

« Questo messaggio lo dedico ai folli.

A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.

Potete citarli. Essere in disaccordo con loro.

Potete glorificarli o denigrarli, ma l'unica cosa che non potete fare è ignorarli.

Perché riescono a cambiare le cose.

... E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, io ne vedo il genio.

Perchè solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero. »

I tassisti sono stati forse l'emblema di un processo di resistenza – come ho avuto modo di poter dire al Financial Times – del mondo del lavoro contro la speculazione. Questo, infatti, è già una prima idea a cui indirizzare il nostro pensiero se vogliamo comprendere la fase storica che stiamo vivendo e da dove passano le soluzioni per renderla piena di successi per l'intera umanità: siamo di fronte ad uno scontro tra speculazione e lavoro, tra impero e stato nazionale, dunque tra chi fa il parassita e chi esprime con una precisa funzione sociale la sua più profonda natura umana. Lavoro contro speculazione! Stato contro impero! Non lavoratori contro consumatori come si dice oggi, o operai contro capitalisti! Non Italia contro Germania! Non scontro di civiltà come propugnato dal prof. Samuel Huntington! Dunque non occidente contro mondo islamico! Lo scontro è tra speculazione finanziaria ed lavoro produttivo, tra chi ha una concezione imperiale dell'ordine sociale e chi ne ha una repubblicana centrata sugli stati nazionali. Lo scontro è tra chi ha una visione ottimistica della natura umana e crede nella più profonda capacità cognitivo-creativa dell'uomo – come ci insegna tutta la tradizione giudaico-cristiana, dal 13esimo sec. a. C., passando per Socrate e Platone, Sant'Agostino, il Rinascimento fiorentino, Leibniz, Schiller, fino a Martin Luther King ed oggi Lyndon LaRouche - , e chi invece ha una visione pessimistica della natura umana, una visione hobbesiana dove un'oligarchia di presunti illuminati debba tenere a bada i più in una visione propriamente anti-prometeica. Se penso all'attuale Premier italiano Mario Monti, o alla Ministro Fornero, questi signori stanno pretendendo sacrifici e restrizioni per i cittadini italiani, mentre per sé stessi, da “buoni illuminati”, e per i loro cari, il sistema di regole può essere diametralmente opposto.

In Italia, è diventato evidente il processo che Lyndon LaRouche denuncia oramai da qualche decennio: i processi speculativi si stanno impadronendo della vita della gente, dell'economia, degli stati nazionali, della democrazia. Nell'enciclica Quadragesimus Annus di Pio XI, che è uno dei pilastri fondanti della dottrina sociale della Chiesa, ci viene descritto proprio questo processo: il cavallo di troia della libera concorrenza diventa il pretesto per eliminare ogni regola a protezione dei mercati; così, gli operatori più forti prima si impossessano di quei mercati, poi addirittura del gioco democratico subordinando a sé la politica, ed infine mettono in guerra gli uni contro gli altri gli stati. Non siamo oggi di fronte a questo?

In Italia tutto ciò è diventato evidente nel momento in cui un Governo eletto è stato deposto da una serie di attacchi speculativi che hanno consentito alla stessa oligarchia finanziaria di mettere sia a capo del Governo che dei ministeri dei propri uomini. Con modalità peculiari differenti, ma all'interno di un medesimo quadro, quella che in Italia è chiamata operazione “Britannia”, ha così visto l'avvio della sua seconda fase dopo quella del 1992. A quel tempo, sappiamo tutti che George Soros dette il suo importante contributo alla disintegrazione dello Sme ed alla svalutazione della lira italiana, facilitando così l'acquisizione dell'industria pubblica e delle banche d'interesse nazionale da parte dei potentati finanziari nazionali ed internazionali privati. Oggi, in merito a questo secondo tempo, un nome in particolare da identificare non lo abbiamo – anche se è molto probabile che ancora una volta Soros abbia dato il suo importante contributo o che il Gruppo Inter-Alpha, di cui non a caso il Gruppo Intesa San Paolo fa parte, e di cui non a caso il suo precedente amministratore delegato Corrado Passera è oggi a guidare il ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture – , ma sappiamo che dietro tutto ciò vi sia l'impero britannico che porta avanti una strategia di distruzione degli stati nazionali e di riduzione della popolazione mondiale. A tal ultimo proposito, i venti di guerra provenienti dal fronte siro-iraniano, come detonatore di un ben più ampio conflitto che coinvolgerebbe Russia e Cina, sono lì a dirci che il disegno neo-malthusiano del Principe Filippo d'Edimburgo è ancora in piedi. Tuttavia, abbiamo la possibilità storica di impedire tutto ciò e ridare un'autentica prospettiva di sviluppo a tutto il pianeta.

In Italia, con la messa in campo dei primi provvedimenti da parte del Governo Monti, si è verificato quello sciopero di massa che già in più parti del mondo occidentale si è abbozzato e che in nord-Africa ha portato alla caduta dei governi, anche se senza una soluzione strategica e salvifica per le relative popolazioni.

Con il decreto “Cresci Italia”, un decreto incentrato su liberalizzazioni e privatizzazioni – in sostanza sulla deregolamentazione radicale di mercati, e che per fortuna è stato temperato dall'intervento dei partiti in risposta ai propri elettori – Monti ha tentato di trasferire interi mercati all'oligarchia finanziaria. Mentre ai cittadini si è raccontato che tutto ciò sarebbe servito per lo sviluppo, prezzi più convenienti e nuovi posti di lavoro, chi da tempo non crede più alle favole vi ha intravisto il solito schema liberoscambista che Friedrich List chiamava del “calcio alla scala”, ossia quel “sistemino” che eliminando sostanzialmente ogni regola di mercato, sottopone interi settori alla mercè degli operatori finanziariamente più forti, i quali poi finiscono per controllarli in toto. D'altra parte, senza scomodare i precedenti ottocenteschi che resero celebre lo scontro tra i resistenti repubblicani e l'impero britannico (l'impero delle liberalizzazioni appunto) anche in Italia si sono avuti casi magistrali di questo tipo: dalla liberalizzazione/deregulation introdotta nella distribuzione commerciale nel 1998 a quella introdotta per l'intermediazione mobiliare nel 1992, a quella degli autotrasportatori degli anni '80. In tutti questi casi di “nobile” liberalizzazione del mercato, il risultato è sempre stato il medesimo: concentramento dei settori sotto poche potenti mani, precarizzazione del lavoro, abbassamento qualitativo del processo economico.

Ecco perchè, quando lessi sulle pagine del Finacial Times che le “resistenze delle [cattive] corporazioni” stava fermando “Robin Hood” Monti, mi attivai subito per far presente che in realtà eravamo di fronte ad una vera e propria lotta di resistenza democratica del mondo del lavoro – tassisti, edicolanti, farmacisti, negozianti, libere professioni, ecc. - che non facevano altro che tutelare legittimamente il proprio lavoro prima di divenire un solo boccone degli squali della finanza, in debito di ossigeno ed all'affannosa ricerca di nuovi asset, soprattutto dopo l'inizio della crisi finanziaria dall'agosto del 2007.

Così, il Governo ha messo in piedi una vera e propria campagna di mistificazione nei confronti di questi lavoratori, facendoli passare come un manipolo di privilegiati a causa di cui l'Italia era finita in crisi. Pur non dicendo espressamente questo, il tam tam mediatico stava letteralmente trasferendo questo messaggio nell'immaginario collettivo della popolazione italiana, distraendoli completamente dalla reale causa della crisi, cioè: dal 2007 nelle sedi del G8, del G20, dell'Unione Europea sono stati decisi, con i soldi dei contribuenti, una serie di scellerati salvataggi delle banche che si sono esposte in irresponsabili operazioni speculative. E' partito allora lo sciopero di massa, che considero tutt'ora in corso anche se fisicamente meno evidente. Quello che allora abbiamo organizzato grazie al sindacato di cui faccio parte, Uritaxi, ed alla piena disponibilità del leader nazionale Loreno Bittarelli, è stata l'operazione “Verità”. Abbiamo prodotto migliaia di volantini dove denunciavamo le reali finalità di Monti e delle liberalizzazioni, le tariffe e la qualità reale del servizio taxi italiano, ed abbiamo dotato tutti i taxi d'Italia di questo ed altri volantini; poi abbiamo sfruttato la forza dei social network e del passa parola che circa 60.000 tassisti potevano mettere in campo ed abbiamo così dato vita ad un vero e proprio sistema informativo parallelo a fare da contro-altare a quello dei mass-media da cui eravamo letteralmente ostracizzati: infatti interi talk show in prima serata parlavano dei taxi o delle altre categorie, senza che fosse interpellato un rappresentante di categoria per avere un contraddittorio. Così, grazie all'operazione “Verità” i mass-media hanno cominciato ad accorgersi che pure questi lavoratori potevano avere diritto di parola nelle loro trasmissioni, fino a che non siamo arrivati addirittura a veder pubblicato il nostro punto di vista sul giornale dell'oligarchia finanziaria, il Financial Times.

Una volta guadagnato il grande pubblico abbiamo alzato il tiro e denunciato pubblicamente il ruolo della speculazione nell'attuale crisi, Glass-Steagall, il ruolo di Lyndon LaRouche, la necessità di fermare il liberismo di Adam Smith e la necessità di riscoprire Franklin Roosevelt.

Allo stesso modo, si sono altresì mossi i farmacisti, gli edicolanti, ecc.

Progressivamente il movimento di resistenza, questo sciopero di massa, è diventato più ampio fino a coinvolgere chi non era direttamente colpito dal decreto “Cresci Italia”, ma comunque colpito dalle manovre lacrime e sangue di Monti, in particolare sul fronte delle accise sui carburanti. Così anche gli autotrasportatori, i pescatori, gli agricoltori, sono scesi in piazza fino ad arrivare a bloccare anche parti della rete autostradale. Nel Meridione – regione che in quanto più povera sta accusando le manovre Monti più di altri – vi sono state addirittura delle agitazioni dell'intera popolazione che partendo dalla Sicilia ha finito col coinvolgere altre regioni contro il Governo.

Oggi, la popolazione italiana è più cosciente del fatto che alla base dell'attuale crisi vi sia la speculazione delle grandi banche d'affari. Sia chiaro che non lo è ancora quanto basta! Tuttavia, se riusciamo a far adottare lo standard Glass-Steagall, che separa le banche d'affari dalle banche di deposito, oltre a ridare un vero presupposto di sviluppo all'economia mondiale, avremo anche scongiurato il pericolo di una terza guerra mondiale. Verrebbe meno, infatti, il presupposto per far pretestuosamente innervosire le diplomazie occidentali in aree del mondo che non controllano ma che si trovano sotto la sfera d'influenza russo-cinese. A tal proposito sono in prima linea, per il ripristino dello standard Glass-Steagall sia il Movimento di LaRouche in Italia, MoviSol.org, che il Comitato NoBigBanks.it. Il segretario generale di Movisol, Andrew Spannaus, ha collaborato direttamente col Sen. Oskar Peterlini per richiedere il ripristino di Glass-Steagall. Se l'Italia facesse questo, diverremmo un esempio per molti altri coraggiosi paesi.

Dobbiamo credere nella possibilità di poter cambiare il corso della storia. I centinaia di attivisti qui presenti possono essere tutti determinanti per cambiare la storia e trasformare questo 2012 dall'anno di una tragedia – come una certa vulgata vorrebbe questa fantomatica profezia dei Maya – ad un anno di rivoluzione culturale, di rinascimento per l'intera umanità.

Dobbiamo essere folli nel senso di Gandhi, nel senso di Erasmo da Rotterdam! Non dobbiamo avere paura di passare per eterodossi o eccentrici come auspicava Bertrand Russell.

Riusciremo a cambiare il corso della storia! Dobbiamo credere di potere e dovere cambiare il corso della storia! Questo sarà il più grande atto d'amore che potremo compiere nei confronti del nostro prossimo.

Vi lascio con queste parole di Franklin Delano Roosevelt che scrisse il giorno prima di morire: "L'unico limite alle nostre realizzazioni di domani sono i nostri dubbi di oggi. Dobbiamo affrontare il futuro con fiducia e determinazione."

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