05 ottobre 2007

Il nuovo signoraggio virtuale


Mentre la guerra tra i poteri della disinformazione e informazione continua, tenendo così occupati i complottisti e i globalizzati, un nuovo sistema di controllo delle menti sta entrando nel tessuto della società. È il mondo della cybernetica, che, schedando le nostre identità all’interno di elaboratori per immetterli in un sistema elettronico per controllarli, è la base dell’attuale struttura governativa degli organismi sovranazionali, come il FMI, OMC e la UE, ossia delle entità che detengono il potere politico-economico del mondo intero.
La catalogazione, la classificazione, le schedature, servono a creare i database, dopodichè il crimine e il segreto, che rappresentano così i presupposti per accerchiare il potere e manipolarlo in funzione degli interesse economici delle lobbies. I media, in tale contesto, fungono da strumento per accreditare dei personaggi e delle strutture, fare opera di convincimento sulle masse, e creare intorno a loro un mondo fatto di usura, di terrore e di problemi, mentre tutta la nostra storia va a disintegrarsi nei circuiti informatici gestiti da multinazionali e da centri misteriosi nascosti sotto la voce Statistica.

Oggi è in atto un’ immensa trasformazione, le carte costituzionali vengono riscritte per far posto alla nuova bibbia, che si presenta come “la legge delle nuove tecnologie” , ossia il codice di una generazione non più basata sull’essere, bensì sul non essere, perchè saremo virtuali e trasportati sulla rete. La rete sarà descritta come un sistema rivoluzionario, all’avanguardia, ma al suo interno di nasconderà uno specchio, dietro al quale qualcuno maneggerà i fili per dirci ciò che vogliamo sentirci dire. È questa la politica della rete e delle strategie internettistiche. Ci diranno che sarà meno costoso, che sarà tutto più sicuro, garantito dalle certificazioni virtuali e dalle licenze; avremo così un nuovo vocabolario in cui i nostri dialetti scompariranno sotto l’effetto della disumanizzazione, avremo nel mondo intero un unico pensiero.

In questo nuovo mondo continuerà ad esistere l’ usura, quello che noi oggi definiamo come signoraggio, in quanto vi sarà sempre uno strumento che consentirà di assumere il controllo delle masse, sia dal punto di vista economico che politico. Il suo significato tuttavia cambierà e si tradurrà nel valore che tutti dovremo pagare per accesso alla rete, per cui sarà quantificato in termini di dati che riusciremo a trasmettere o ad acquisire. Non vi sarà più bisogno di stampare la moneta, perchè la banca e il sistema delle telecomunicazione diventeranno una cyberbank dove sarà la massa a garantire il controvalore: tutti i meccanismi e le operazioni saranno chiusi e ben determinati in un modo che noi saremo obbligati a pagare tutto tramite un sistema cybernetico, come già è stato stabilito per le utenze e le tasse. Le prove tecniche sono state già effettuate, e il mondo quotidiano virtuale che noi viviamo, attraverso i forum, le community e i primi esperimenti di rete all’interno del web, rappresentano delle simulazioni sulle quali un giorno saranno creati le strutture sociali. Dunque, i blog saranno centri di discussione di una legge o di un provvedimento per poi trasformarsi in vere piazze virtuali per fare propaganda o comizi politici, i forum saranno luoghi virtuali per scrivere delle leggi, i portali di e-commerce saranno i nostri punti di e-business: l’intero sistema sociale e economico sarà innestato su sistemi informatici.
Si pensi, a titolo d’esempio a Wikipedia, o meglio al progetto che sta portando avanti la Nuova Zelanda di redigere un testo di legge mediante una “pagina wiki” per realizzare la cosiddetta democrazia partecipativa. In realtà è bene sapersi che queste strutture informatiche verticali creano degli utenti sintetici, ossia identità virtuali manipolate dal gestore del sistema o da veri e propri software che hanno il ruolo di dirigere la discussione dove la si vuole portare, magari ridicolarizzando soggetti che possono turbare il forum oppure accreditando teorie assurde e inverosimili. Esistono attualmente dei programmi in grado di creare i cd. utenti sintetici, in uso già da molto tempo - come su Ebay - che devono deviare l’attenzione o creare delle distorsioni, simulando l’esistenza di veri utenti dietro quel computer. Tuttavia la rete non è Skype o l’internet, la rete siamo noi, ossia essere umani che potranno cambiare il loro sistema sul quale far viaggiare informazioni e servizi, ma restano pur sempre simboli di diritti inalienabili.

Questa evoluzione ci porterà inevitabilmente in un mondo in cui i nostri sentimenti scompariranno, e dove avverrà una completa disumanizzazione, diventeremo dei codici a barre o degli indirizzi ID, a cui corrisponderanno delle coordinate all’interno dei grandi database. Per avere una vaga idea di cosa ci stia aspettando, si pensi a quanto accaduto nel Michigan, dove 35.000 impiegati statali restano a casa per la chiusura degli uffici governativi che non erano più in grado di far fronte ai deficit. Gli uffici amministrativi e di servizi, pubblici o privati, si trasformeranno ben presto in uffici virtuali, e ogni impiegato in un operatore. Invitiamo dunque tutti a riflettere solo un momento su questo, cercando di non guardare il problema, bensì la soluzione: Etleboro è costruita in modo tale da far rimanere tutti uniti, per non avere paura di nessuno, delle insidie del nuovo mondo cybernetico, della diffamazione gratuita e per proteggersi dagli “invisibili”, ossia i nemici che tutti cercano di combattere. Etleboro è solo una parte di quella che è la Tela, è il frutto di tale universo, pensato come un sistema distributivo di informazione e come base della nostra conoscenza.

Oggi si discute sulla creazione di una carta dei diritti di internet, garantita da “un altro garante Onu per internet” , ossia un documento che dovrà sancire sopra ogni altra cosa come diritto inalienabile “l’accesso alla rete, alle informazioni sul web, alla partecipazione virtuale, ma anche alla privacy e alla sicurezza” . Questo è quanto è emerso durante il Dialogue Forum on Internet Rights organizzato dal Governo italiano, che ha, sopra di ogni altra cosa, sottolineato l’importanza dell’accesso alla rete, come lo stesso Walter Veltroni dichiara: “internet è un bene comune come l’acqua, l’aria e il mare, ma senza confini territoriale“. Sono tante belle parole, che ricordano molto l’enfasi delle carte costituzionali, e come le costituzioni, sono fatte per essere disattese o ignorate, sono i principi “giusti” che non vengono rispettati perché contrari alle leggi di mercato che vuole utili e guadagno.
La Costituzione recita che “tutti gli uomini sono liberi”, ma di fatto non lo sono perché schiavizzati da un sistema che ti usura per poter sopravvivere: in realtà avrebbero dovuto scrivere che “tutti gli uomini hanno il diritto di mangiare”, per impedire che muoiano o che siano schiavizzati. Potranno anche scrivere la loro Magna Carta dell’Internet dell’ONU, ma lo faranno ben sapendo che non tutti potranno avere accesso alla rete, se non ne hanno la possibilità. L’accesso alla rete sarà come l’accesso all’acqua, chi non l’avrà morirà, a questo si ridurrà la nostra umanità, combattuta tra l’essere nella rete e l’esserne fuori.

Oggi nessuno ha il diritto di eleggersi profeta m perché colui che lo fa vuole essere dietro lo specchio e manovrare i destini dei propri “utenti”, le loro menti per avere un proprio ritorno. I nostri politici non possono più rappresentarci, sono solo dei semplici attori, e forse è questo il motivo per cui la California ha deciso di avere Arnold Schwarzenegger , come allora fu con Ronald Regan; così in Italia avremo almeno un comico. Molti di loro parlano di Internet, profetizzano teorie e promuovono un sistema politico basato sulla rete, ma in realtà non sanno di cosa parlano. Questo perché dovrebbero cominciare ad aprire i libri e studiare, per capire chi è il nostro Signor Internet, e qual è la società a cui noi andiamo incontro.

M. Altamura

04 ottobre 2007

BANCA CENTRALE EUROPEA e i suoi legami con la MASSONERIA


Ovvero: "Paperinik e il sospetto di Ciccio"

L’editoriale del numero scorso sulle anomalie giuridiche della Banca d’Italia [La Banca d'Italia, ovvero il secondo tragico Fantozzi e la corazzata Potemkin] ha riscosso vari commenti e per questo motivo anche in questo numero ci occupiamo di anomalie del sistema bancario, in particolare della BCE.

Prima però parliamo di fumetti.

Questa estate mi sono dedicato a letture molto produttive e ho riletto un fumetto cult della mia infanzia. In una delle storie più divertenti, Zio Paperone, Paperino e le Giovani marmotte vanno sull’Isola di Pasqua per cercare di svelare un mistero che è rimasto insoluto da secoli: quello della misteriosa iscrizione sui giganti di pietra dell’Isola di Pasqua, ove compare un’incisione “ESSOF IK EGGEL” che da secoli scienziati di tutte le categorie non riescono a svelare. Sennonché la Giovani marmotte riescono finalmente a svelare il mistero grazie al manuale della giovani marmotte. (NdA: Il significato della frase è: Fesso chi legge).

Un’altra storia molto carina è quella che si intitola “Paperinik e il sospetto di Ciccio”, ove Ciccio, il nipote di Nonna Papera, aveva il “leggerissimo” sospetto che Paperinik fosse in realtà Paperino e quindi quest’ultimo faceva di tutto per sviare questi assurdi sospetti.

La cosa che mi faceva ridere è che Paperino e Paperinik avevano la stessa faccia, un po’ come Superman e Clark Kent, però nessuno mai aveva pensato a questo scambio di identità.

Negli stessi mesi, quando passavo a lettura più serie, i settimanali e le cronache sono state occupate anche da due vicende giudiziarie inerenti la massoneria.

Queste inchieste hanno fatto poi partire la consueta polemica, che ciclicamente si presenta alla stampa, cioè quella sulla legittimità o meno di questa istituzione, cosa su cui non mi voglio soffermare perché il problema è complesso, e non è questo il luogo e la sede.

Mi è però venuto da sorridere quando ho letto su un giornale di “misteriosi legami tra banche e massoneria”. Non riesco a capire cosa ci sia di misterioso, infatti, e questo enigma mi ha fatto fare un parallelo con quello dell’Isola di Pasqua, o della vera identità di Paperinik.

Nello scorso editoriale abbiamo parlato della Banca D’Italia. Parliamo oggi della Banca Centrale Europea. Chi è esperto di diritto bancario, o di diritto europeo, sa che la BCE è l’organo della UE formato dalle banche centrali degli stati europei.

Tuttavia tra i partecipanti al capitale figura anche la Banca d’Inghilterra. E tale banca ha una partecipazione di non poco conto: il 16 per cento, cioè una percentuale addirittura più alta di quella della Banca d’Italia o della banca centrale spagnola. A questo punto uno si domanda perché la Banca d’Inghilterra debba avere partecipazioni in una Banca che teoricamente dovrebbe essere partecipata solo dai paesi dell’area euro. E soprattutto: come è possibile che essa abbia addirittura più potere di altre banche centrali dell’area euro?

Dal momento che la BCE determina la politica monetaria europea, e quindi dalle sue decisioni dipendono fondamentali rapporti di forza economica con gli altri stati del mondo, è assai strano che la Banca centrale di un paese estraneo possa influenzare le sorti dei paesi dell’area Euro.

Andando sul sito ufficiale della Banca d’Inghilterra si apprende che i dirigenti della Banca d’Inghilterra sono nominati dalla Corona.

Conclusioni: la corona inglese ha il potere di influenzare la politica economica europea.

Per cercare di risolvere il mistero, vado a vedere cosa dicono i manuali istituzionali per vedere se sono spiegate le ragioni giuridiche di questa stranezza.

Digesto delle discipline pubblicistiche UTET. Questo dovrebbe essere un testo istituzionale, una specie di Bibbia del diritto pubblico. Risultato: niente. Non esiste una voce Banca centrale europea, in compenso nel volume che contiene la lettera B trovo delle voci senz’altro di grandissimo interesse per il giurista come Barbiere e Parrucchiere, nonché Banca Islamica. La BCE è contenuta all’interno della voce “Istituzioni comunitarie”, al paragrafo 29, per un totale di una colonna e qualche riga. Evidentemente si è ritenuto che per il giurista non sia importante sapere come funziona l’organo che detiene il potere di emettere moneta e quindi nessun cenno ai partecipanti al capitale di questo organo. In compenso mi domando il motivo per cui dovrebbe essere interessante per un giurista consultare le seguenti singole voci dello stesso volume A-C: Cacao e cioccolata; Burro strutto e margarina; “Caffè” e finanche “Chierici”.

Passo allora al Trattato di diritto amministrativo diretto da Sabino Cassese. Niente.

Passo alle riviste. Vediamo una delle più autorevoli, Foroeuropa, edita dal Poligrafico dello stato con il patrocinio del parlamento Europeo. Ricerca per estremi: Nulla.

Vado alla ricerca della soluzione del problema sulle altre enciclopedie giuridiche.

E così via.

Insomma, la ragione dell’interferenza della banca d’Inghilterra nella Banca Centrale Europea, che in fondo si sostanzia in una vera e propria cessione di sovranità ad uno stato estero, non giustificata da alcuna norma costituzionale o di altro tipo, ce la dobbiamo cercare da soli.

Chi fosse esperto di massoneria, intendendo con tale aggettivo non un investigatore o un magistrato al corrente di chissà quali oscuri segreti, ma semplicemente una persona che si informa di ciò che della massoneria è ufficiale, nei siti e/o nei dizionari ufficiali massonici, saprebbe che per tradizione storica la corona inglese è anche al vertice della Loggia Madre d’inghilterra. Nei secoli quindi il Re d’Inghilterra è sempre stato anche al vertice della massoneria mondiale. Come dire, il vertice della massoneria mondiale controlla la Banca più potente del mondo, che controlla a cascata tutte le altre banche mondiali, BCE e Federal Reserve compresa.

Quindi viene da sorridere quando magistrati e/o politici parlano di “misteriosi” rapporti tra banche e massoneria.

La cosa è talmente nota che ultimamente all’università di Napoli è stata addirittura presentata una tesi di laurea su questi problemi. ( La tesi si trova on line su www.tesionline.it)

Dove sia questo “mistero” francamente io non lo vedo; mi pare, appunto, il sospetto di Ciccio.

Credo invece che il vero mistero sia un altro, questo sì, inquietante e irrisolvibile: perché sulle enciclopedie del diritto non hanno ritenuto di dedicare una voce alla BCE, ma hanno ritenuto degne di interesse la voce Burro, strutto e margarina? Quali oscure trame si nascondono dietro la scelta di inserire “Cacao e cioccolata” in un Digesto? E la voce “Aceto”?

Inoltre altre domande inquietanti si profilano all’orizzonte. Perché non esiste una voce sulla Nutella?

Questi sono i veri misteri d’Italia.

Per capire il problema del regime giuridico delle banche centrali, invece, non è necessaria una voce del Digesto, e probabilmente è per questo che non è stata inserita, ma la lettura attenta degli albi di Topolino sopra citati, o della tesi di laurea citata.

P.S. Lo so. Gli editoriali dei numeri scorsi erano più divertenti e questo non fa proprio ridere. Il punto è che con questi argomenti c’è poco da scherzare ma questo editoriale contiene un messaggio in codice, come nelle statue dell’isola di Pasqua. E prometto che dal prossimo editoriale torno a parlare di danno esistenziale, causa del contratto, ecc…

Fonte: http://www.altalex.com/

29 settembre 2007

Blog: i nuovi MEDIA


«Qualcuno doveva alzarsi a dire che la democrazia non può sopravvivere con queste interferenze delle corporation e del governo sui mezzi di informazione»: si è vantato così Dan Rather, il celebre anchorman, davanti a Larry King, l'altro celeberrimo anchorman.Poi,Rupert Murdoch da anni avverte i suoi compari editori che la rete sta demolendo i media classici e la loro presunta autorevolezza.
L'ha fatto nel 2005 in modo molto esplicito : «Io sono cresciuto in un mondo informativo altamente centralizzato, dove le notizie erano strettamente controllate da pochi direttori, che ci dicevano cosa potevamo e dovevamo sapere. Le mie due figlie giovani, sono nate nel mondo digitale.
Noi che siamo in posizione di determinare come le informazioni vengono confezionate e diffuse, in questo mondo digitale siamo immigrati freschi. Ci dobbiamo 'sforzare' di applicare la mentalità digitale … dobbiamo capire che la prossima generazione, che ha accesso alle notizie, siano dai giornali o da altra fonte, hanno un diverso criterio di aspettative sul tipo di informazione da cercare, e sul come le ottengono, e da chi».
«Non s'affidano più a una figura divina di informatore; e per estendere l'immagine religiosa, non vogliono più le notizie presentate come vangelo. Anzi, vogliono le notizie a loro richiesta. Vogliono il controllo sui loro media, non esserne controllati».
E citava i sondaggi: «I consumatori (sic) fra i 18 e i 34 anni usano sempre più il web come mezzo di comunicazione per i loro consumi. … il 44% degli interrogati hanno detto di usare un portale almeno una volta al giorno per avere informazioni giornalistiche, contro solo un 19% che compra e legge ogni giorno un quotidiano. Ancor più sinistramente, una proiezione a tre anni mostra che ad usare internet per informarsi saranno il 39%, e quelli che si aspettano di comprare di più i giornali solo l'8%».
Murdoch diamone atto, non fa la solita lagna.
Non dice che quello di internet è un giornalismo «secondario» in quanto parassistario dei MSM. Non parla di complottisti marginali.
Non fa la lezione: notizie incontrollate e «non bilanciate» o «di parte», dove «i fatti non sono separati dalle opinioni».
Non dice: giornalismo di bassa qualità.
Forse perché sa cosa pensare della qualità dei media «autorevoli»: e basta leggere un pezzo di Magdi Allam, che costa a Il Corriere 22 mila euro mensili, per capirlo.
E basta considerare che il 98% delle notizie pubblicate dai grandi media sono prese pari pari da tre agenzie internazionali, senza alcun controllo delle fonti, a scatola chiusa.
Di parte, poi, lo sono tutti, e ancor più quelli che si danno l'aria di «oggettivi».
Già da come presentano i «fatti» si intuisce che ci mettono, surrettiziamente, la «opinione» autorizzata.
Vecchi trucchi che non incantano più.

La vera differenza è più cruciale: che internet è gratis, e che non ci si guadagna: né i giornalisti, né gli editori né la pubblicità.
Così accade già, in America, che bravi giornalisti professionali lavorano per i media mainstream per lo stipendio, poi tengono i blog dove si sfogano, e rivelano per niente quello che non hanno potuto dire nella sfera della libertà vigilata.
E allora, dove è più probabile trovare le notizie di cui fidarsi?
Là dove si scrive per carriera e stipendio, o dove si scrive per sfogarsi e liberarsi la coscienza, gratis?
Ciò nuocerà a noi giornalisti come casta pagata benino (o troppo bene, Allam), ma è un ritorno - tramite il mezzo elettronico - al giornalismo delle origini.
Quello che c'era prima che i giornali e le TV diventassero veicoli servili della pubblicità (il più sporco e irresponsabile dei poteri forti); quello di cui si ha un'idea quando si vede, in certi vecchi western, il direttore di giornalini che si chiamavano «Pomona Telegraph» o «Kentuky Current» che, con la visiera e le mezze maniche, non solo li scriveva, ma li stampava da solo alla vecchia macchina piana, aiutato da ragazzini che gli portavano le notizie e poi distribuivano il fogliaccio macchiato di inchiostro grasso.
Un giornalismo pieno di impurità, gridato, platealmente di parte, soggetto a querele, diffamatorio e ricattatorio: ma svolgeva la funzione che il giornalismo MSM non svolge più.
La funzione originaria, che giustifica il giornalismo: essere il modesto ausiliario della democrazia.
Era «di parte» perché questo serve agli elettori: in ogni questione politica, sentire «l'altra parte», cosa ha da obbiettare l'altra campana, e poi decidere col voto quale «parte» favorire, dato che le scelte politiche sono tutte discutibili, ognuna ha - oltre ai pro - anche dei contro, di cui è bene essere informati.
E non disturbava questa funzione essenziale il fatto che quel giornalismo fosse «esagerato», che fosse più alla Beppe Grillo che alla Angelo Panebianco o alla Paolo Mieli.
L'esagerazione serviva a sottolineare, era il suo stile.
Così in internet.
L'irriverenza, il tono incazzato, la selezione platealmente di parte sono il suo stile: il lettore si abitua a fare la tara, è bene che sia così.
Sono i siti compassati, ufficiali, ufficiosi, della Fiat o della Presidenza del Consiglio, a suscitare il sospetto.
Il lettore è autorizzato a sospettare di noi quando diverremo così.
E il sito di Grillo, se mai diverrà così, sarà abbandonato.
Ma per intanto anche noi, nel nostro piccolo, siamo qui con le mezze maniche nere, e il portacenere pieno di cicche (nelle redazioni MSM è vietato fumare) a lavorare gratis.
E se siamo grati a Grillo e lo diciamo, non è perché lui poi ci darà una mazzetta o una inserzione pubblicitaria.
Non è una garanzia?
Stiamo lavorando anche per i bravi giornalisti che sono nei grandi media.
La rete ha dato coraggio a Dan Rather: «Qualcuno doveva pur alzarsi a dire che la democrazia non sopravvive con questa interferenza delle corporations e del governo».

fonte:Maurizio Blondet

05 ottobre 2007

Il nuovo signoraggio virtuale


Mentre la guerra tra i poteri della disinformazione e informazione continua, tenendo così occupati i complottisti e i globalizzati, un nuovo sistema di controllo delle menti sta entrando nel tessuto della società. È il mondo della cybernetica, che, schedando le nostre identità all’interno di elaboratori per immetterli in un sistema elettronico per controllarli, è la base dell’attuale struttura governativa degli organismi sovranazionali, come il FMI, OMC e la UE, ossia delle entità che detengono il potere politico-economico del mondo intero.
La catalogazione, la classificazione, le schedature, servono a creare i database, dopodichè il crimine e il segreto, che rappresentano così i presupposti per accerchiare il potere e manipolarlo in funzione degli interesse economici delle lobbies. I media, in tale contesto, fungono da strumento per accreditare dei personaggi e delle strutture, fare opera di convincimento sulle masse, e creare intorno a loro un mondo fatto di usura, di terrore e di problemi, mentre tutta la nostra storia va a disintegrarsi nei circuiti informatici gestiti da multinazionali e da centri misteriosi nascosti sotto la voce Statistica.

Oggi è in atto un’ immensa trasformazione, le carte costituzionali vengono riscritte per far posto alla nuova bibbia, che si presenta come “la legge delle nuove tecnologie” , ossia il codice di una generazione non più basata sull’essere, bensì sul non essere, perchè saremo virtuali e trasportati sulla rete. La rete sarà descritta come un sistema rivoluzionario, all’avanguardia, ma al suo interno di nasconderà uno specchio, dietro al quale qualcuno maneggerà i fili per dirci ciò che vogliamo sentirci dire. È questa la politica della rete e delle strategie internettistiche. Ci diranno che sarà meno costoso, che sarà tutto più sicuro, garantito dalle certificazioni virtuali e dalle licenze; avremo così un nuovo vocabolario in cui i nostri dialetti scompariranno sotto l’effetto della disumanizzazione, avremo nel mondo intero un unico pensiero.

In questo nuovo mondo continuerà ad esistere l’ usura, quello che noi oggi definiamo come signoraggio, in quanto vi sarà sempre uno strumento che consentirà di assumere il controllo delle masse, sia dal punto di vista economico che politico. Il suo significato tuttavia cambierà e si tradurrà nel valore che tutti dovremo pagare per accesso alla rete, per cui sarà quantificato in termini di dati che riusciremo a trasmettere o ad acquisire. Non vi sarà più bisogno di stampare la moneta, perchè la banca e il sistema delle telecomunicazione diventeranno una cyberbank dove sarà la massa a garantire il controvalore: tutti i meccanismi e le operazioni saranno chiusi e ben determinati in un modo che noi saremo obbligati a pagare tutto tramite un sistema cybernetico, come già è stato stabilito per le utenze e le tasse. Le prove tecniche sono state già effettuate, e il mondo quotidiano virtuale che noi viviamo, attraverso i forum, le community e i primi esperimenti di rete all’interno del web, rappresentano delle simulazioni sulle quali un giorno saranno creati le strutture sociali. Dunque, i blog saranno centri di discussione di una legge o di un provvedimento per poi trasformarsi in vere piazze virtuali per fare propaganda o comizi politici, i forum saranno luoghi virtuali per scrivere delle leggi, i portali di e-commerce saranno i nostri punti di e-business: l’intero sistema sociale e economico sarà innestato su sistemi informatici.
Si pensi, a titolo d’esempio a Wikipedia, o meglio al progetto che sta portando avanti la Nuova Zelanda di redigere un testo di legge mediante una “pagina wiki” per realizzare la cosiddetta democrazia partecipativa. In realtà è bene sapersi che queste strutture informatiche verticali creano degli utenti sintetici, ossia identità virtuali manipolate dal gestore del sistema o da veri e propri software che hanno il ruolo di dirigere la discussione dove la si vuole portare, magari ridicolarizzando soggetti che possono turbare il forum oppure accreditando teorie assurde e inverosimili. Esistono attualmente dei programmi in grado di creare i cd. utenti sintetici, in uso già da molto tempo - come su Ebay - che devono deviare l’attenzione o creare delle distorsioni, simulando l’esistenza di veri utenti dietro quel computer. Tuttavia la rete non è Skype o l’internet, la rete siamo noi, ossia essere umani che potranno cambiare il loro sistema sul quale far viaggiare informazioni e servizi, ma restano pur sempre simboli di diritti inalienabili.

Questa evoluzione ci porterà inevitabilmente in un mondo in cui i nostri sentimenti scompariranno, e dove avverrà una completa disumanizzazione, diventeremo dei codici a barre o degli indirizzi ID, a cui corrisponderanno delle coordinate all’interno dei grandi database. Per avere una vaga idea di cosa ci stia aspettando, si pensi a quanto accaduto nel Michigan, dove 35.000 impiegati statali restano a casa per la chiusura degli uffici governativi che non erano più in grado di far fronte ai deficit. Gli uffici amministrativi e di servizi, pubblici o privati, si trasformeranno ben presto in uffici virtuali, e ogni impiegato in un operatore. Invitiamo dunque tutti a riflettere solo un momento su questo, cercando di non guardare il problema, bensì la soluzione: Etleboro è costruita in modo tale da far rimanere tutti uniti, per non avere paura di nessuno, delle insidie del nuovo mondo cybernetico, della diffamazione gratuita e per proteggersi dagli “invisibili”, ossia i nemici che tutti cercano di combattere. Etleboro è solo una parte di quella che è la Tela, è il frutto di tale universo, pensato come un sistema distributivo di informazione e come base della nostra conoscenza.

Oggi si discute sulla creazione di una carta dei diritti di internet, garantita da “un altro garante Onu per internet” , ossia un documento che dovrà sancire sopra ogni altra cosa come diritto inalienabile “l’accesso alla rete, alle informazioni sul web, alla partecipazione virtuale, ma anche alla privacy e alla sicurezza” . Questo è quanto è emerso durante il Dialogue Forum on Internet Rights organizzato dal Governo italiano, che ha, sopra di ogni altra cosa, sottolineato l’importanza dell’accesso alla rete, come lo stesso Walter Veltroni dichiara: “internet è un bene comune come l’acqua, l’aria e il mare, ma senza confini territoriale“. Sono tante belle parole, che ricordano molto l’enfasi delle carte costituzionali, e come le costituzioni, sono fatte per essere disattese o ignorate, sono i principi “giusti” che non vengono rispettati perché contrari alle leggi di mercato che vuole utili e guadagno.
La Costituzione recita che “tutti gli uomini sono liberi”, ma di fatto non lo sono perché schiavizzati da un sistema che ti usura per poter sopravvivere: in realtà avrebbero dovuto scrivere che “tutti gli uomini hanno il diritto di mangiare”, per impedire che muoiano o che siano schiavizzati. Potranno anche scrivere la loro Magna Carta dell’Internet dell’ONU, ma lo faranno ben sapendo che non tutti potranno avere accesso alla rete, se non ne hanno la possibilità. L’accesso alla rete sarà come l’accesso all’acqua, chi non l’avrà morirà, a questo si ridurrà la nostra umanità, combattuta tra l’essere nella rete e l’esserne fuori.

Oggi nessuno ha il diritto di eleggersi profeta m perché colui che lo fa vuole essere dietro lo specchio e manovrare i destini dei propri “utenti”, le loro menti per avere un proprio ritorno. I nostri politici non possono più rappresentarci, sono solo dei semplici attori, e forse è questo il motivo per cui la California ha deciso di avere Arnold Schwarzenegger , come allora fu con Ronald Regan; così in Italia avremo almeno un comico. Molti di loro parlano di Internet, profetizzano teorie e promuovono un sistema politico basato sulla rete, ma in realtà non sanno di cosa parlano. Questo perché dovrebbero cominciare ad aprire i libri e studiare, per capire chi è il nostro Signor Internet, e qual è la società a cui noi andiamo incontro.

M. Altamura

04 ottobre 2007

BANCA CENTRALE EUROPEA e i suoi legami con la MASSONERIA


Ovvero: "Paperinik e il sospetto di Ciccio"

L’editoriale del numero scorso sulle anomalie giuridiche della Banca d’Italia [La Banca d'Italia, ovvero il secondo tragico Fantozzi e la corazzata Potemkin] ha riscosso vari commenti e per questo motivo anche in questo numero ci occupiamo di anomalie del sistema bancario, in particolare della BCE.

Prima però parliamo di fumetti.

Questa estate mi sono dedicato a letture molto produttive e ho riletto un fumetto cult della mia infanzia. In una delle storie più divertenti, Zio Paperone, Paperino e le Giovani marmotte vanno sull’Isola di Pasqua per cercare di svelare un mistero che è rimasto insoluto da secoli: quello della misteriosa iscrizione sui giganti di pietra dell’Isola di Pasqua, ove compare un’incisione “ESSOF IK EGGEL” che da secoli scienziati di tutte le categorie non riescono a svelare. Sennonché la Giovani marmotte riescono finalmente a svelare il mistero grazie al manuale della giovani marmotte. (NdA: Il significato della frase è: Fesso chi legge).

Un’altra storia molto carina è quella che si intitola “Paperinik e il sospetto di Ciccio”, ove Ciccio, il nipote di Nonna Papera, aveva il “leggerissimo” sospetto che Paperinik fosse in realtà Paperino e quindi quest’ultimo faceva di tutto per sviare questi assurdi sospetti.

La cosa che mi faceva ridere è che Paperino e Paperinik avevano la stessa faccia, un po’ come Superman e Clark Kent, però nessuno mai aveva pensato a questo scambio di identità.

Negli stessi mesi, quando passavo a lettura più serie, i settimanali e le cronache sono state occupate anche da due vicende giudiziarie inerenti la massoneria.

Queste inchieste hanno fatto poi partire la consueta polemica, che ciclicamente si presenta alla stampa, cioè quella sulla legittimità o meno di questa istituzione, cosa su cui non mi voglio soffermare perché il problema è complesso, e non è questo il luogo e la sede.

Mi è però venuto da sorridere quando ho letto su un giornale di “misteriosi legami tra banche e massoneria”. Non riesco a capire cosa ci sia di misterioso, infatti, e questo enigma mi ha fatto fare un parallelo con quello dell’Isola di Pasqua, o della vera identità di Paperinik.

Nello scorso editoriale abbiamo parlato della Banca D’Italia. Parliamo oggi della Banca Centrale Europea. Chi è esperto di diritto bancario, o di diritto europeo, sa che la BCE è l’organo della UE formato dalle banche centrali degli stati europei.

Tuttavia tra i partecipanti al capitale figura anche la Banca d’Inghilterra. E tale banca ha una partecipazione di non poco conto: il 16 per cento, cioè una percentuale addirittura più alta di quella della Banca d’Italia o della banca centrale spagnola. A questo punto uno si domanda perché la Banca d’Inghilterra debba avere partecipazioni in una Banca che teoricamente dovrebbe essere partecipata solo dai paesi dell’area euro. E soprattutto: come è possibile che essa abbia addirittura più potere di altre banche centrali dell’area euro?

Dal momento che la BCE determina la politica monetaria europea, e quindi dalle sue decisioni dipendono fondamentali rapporti di forza economica con gli altri stati del mondo, è assai strano che la Banca centrale di un paese estraneo possa influenzare le sorti dei paesi dell’area Euro.

Andando sul sito ufficiale della Banca d’Inghilterra si apprende che i dirigenti della Banca d’Inghilterra sono nominati dalla Corona.

Conclusioni: la corona inglese ha il potere di influenzare la politica economica europea.

Per cercare di risolvere il mistero, vado a vedere cosa dicono i manuali istituzionali per vedere se sono spiegate le ragioni giuridiche di questa stranezza.

Digesto delle discipline pubblicistiche UTET. Questo dovrebbe essere un testo istituzionale, una specie di Bibbia del diritto pubblico. Risultato: niente. Non esiste una voce Banca centrale europea, in compenso nel volume che contiene la lettera B trovo delle voci senz’altro di grandissimo interesse per il giurista come Barbiere e Parrucchiere, nonché Banca Islamica. La BCE è contenuta all’interno della voce “Istituzioni comunitarie”, al paragrafo 29, per un totale di una colonna e qualche riga. Evidentemente si è ritenuto che per il giurista non sia importante sapere come funziona l’organo che detiene il potere di emettere moneta e quindi nessun cenno ai partecipanti al capitale di questo organo. In compenso mi domando il motivo per cui dovrebbe essere interessante per un giurista consultare le seguenti singole voci dello stesso volume A-C: Cacao e cioccolata; Burro strutto e margarina; “Caffè” e finanche “Chierici”.

Passo allora al Trattato di diritto amministrativo diretto da Sabino Cassese. Niente.

Passo alle riviste. Vediamo una delle più autorevoli, Foroeuropa, edita dal Poligrafico dello stato con il patrocinio del parlamento Europeo. Ricerca per estremi: Nulla.

Vado alla ricerca della soluzione del problema sulle altre enciclopedie giuridiche.

E così via.

Insomma, la ragione dell’interferenza della banca d’Inghilterra nella Banca Centrale Europea, che in fondo si sostanzia in una vera e propria cessione di sovranità ad uno stato estero, non giustificata da alcuna norma costituzionale o di altro tipo, ce la dobbiamo cercare da soli.

Chi fosse esperto di massoneria, intendendo con tale aggettivo non un investigatore o un magistrato al corrente di chissà quali oscuri segreti, ma semplicemente una persona che si informa di ciò che della massoneria è ufficiale, nei siti e/o nei dizionari ufficiali massonici, saprebbe che per tradizione storica la corona inglese è anche al vertice della Loggia Madre d’inghilterra. Nei secoli quindi il Re d’Inghilterra è sempre stato anche al vertice della massoneria mondiale. Come dire, il vertice della massoneria mondiale controlla la Banca più potente del mondo, che controlla a cascata tutte le altre banche mondiali, BCE e Federal Reserve compresa.

Quindi viene da sorridere quando magistrati e/o politici parlano di “misteriosi” rapporti tra banche e massoneria.

La cosa è talmente nota che ultimamente all’università di Napoli è stata addirittura presentata una tesi di laurea su questi problemi. ( La tesi si trova on line su www.tesionline.it)

Dove sia questo “mistero” francamente io non lo vedo; mi pare, appunto, il sospetto di Ciccio.

Credo invece che il vero mistero sia un altro, questo sì, inquietante e irrisolvibile: perché sulle enciclopedie del diritto non hanno ritenuto di dedicare una voce alla BCE, ma hanno ritenuto degne di interesse la voce Burro, strutto e margarina? Quali oscure trame si nascondono dietro la scelta di inserire “Cacao e cioccolata” in un Digesto? E la voce “Aceto”?

Inoltre altre domande inquietanti si profilano all’orizzonte. Perché non esiste una voce sulla Nutella?

Questi sono i veri misteri d’Italia.

Per capire il problema del regime giuridico delle banche centrali, invece, non è necessaria una voce del Digesto, e probabilmente è per questo che non è stata inserita, ma la lettura attenta degli albi di Topolino sopra citati, o della tesi di laurea citata.

P.S. Lo so. Gli editoriali dei numeri scorsi erano più divertenti e questo non fa proprio ridere. Il punto è che con questi argomenti c’è poco da scherzare ma questo editoriale contiene un messaggio in codice, come nelle statue dell’isola di Pasqua. E prometto che dal prossimo editoriale torno a parlare di danno esistenziale, causa del contratto, ecc…

Fonte: http://www.altalex.com/

29 settembre 2007

Blog: i nuovi MEDIA


«Qualcuno doveva alzarsi a dire che la democrazia non può sopravvivere con queste interferenze delle corporation e del governo sui mezzi di informazione»: si è vantato così Dan Rather, il celebre anchorman, davanti a Larry King, l'altro celeberrimo anchorman.Poi,Rupert Murdoch da anni avverte i suoi compari editori che la rete sta demolendo i media classici e la loro presunta autorevolezza.
L'ha fatto nel 2005 in modo molto esplicito : «Io sono cresciuto in un mondo informativo altamente centralizzato, dove le notizie erano strettamente controllate da pochi direttori, che ci dicevano cosa potevamo e dovevamo sapere. Le mie due figlie giovani, sono nate nel mondo digitale.
Noi che siamo in posizione di determinare come le informazioni vengono confezionate e diffuse, in questo mondo digitale siamo immigrati freschi. Ci dobbiamo 'sforzare' di applicare la mentalità digitale … dobbiamo capire che la prossima generazione, che ha accesso alle notizie, siano dai giornali o da altra fonte, hanno un diverso criterio di aspettative sul tipo di informazione da cercare, e sul come le ottengono, e da chi».
«Non s'affidano più a una figura divina di informatore; e per estendere l'immagine religiosa, non vogliono più le notizie presentate come vangelo. Anzi, vogliono le notizie a loro richiesta. Vogliono il controllo sui loro media, non esserne controllati».
E citava i sondaggi: «I consumatori (sic) fra i 18 e i 34 anni usano sempre più il web come mezzo di comunicazione per i loro consumi. … il 44% degli interrogati hanno detto di usare un portale almeno una volta al giorno per avere informazioni giornalistiche, contro solo un 19% che compra e legge ogni giorno un quotidiano. Ancor più sinistramente, una proiezione a tre anni mostra che ad usare internet per informarsi saranno il 39%, e quelli che si aspettano di comprare di più i giornali solo l'8%».
Murdoch diamone atto, non fa la solita lagna.
Non dice che quello di internet è un giornalismo «secondario» in quanto parassistario dei MSM. Non parla di complottisti marginali.
Non fa la lezione: notizie incontrollate e «non bilanciate» o «di parte», dove «i fatti non sono separati dalle opinioni».
Non dice: giornalismo di bassa qualità.
Forse perché sa cosa pensare della qualità dei media «autorevoli»: e basta leggere un pezzo di Magdi Allam, che costa a Il Corriere 22 mila euro mensili, per capirlo.
E basta considerare che il 98% delle notizie pubblicate dai grandi media sono prese pari pari da tre agenzie internazionali, senza alcun controllo delle fonti, a scatola chiusa.
Di parte, poi, lo sono tutti, e ancor più quelli che si danno l'aria di «oggettivi».
Già da come presentano i «fatti» si intuisce che ci mettono, surrettiziamente, la «opinione» autorizzata.
Vecchi trucchi che non incantano più.

La vera differenza è più cruciale: che internet è gratis, e che non ci si guadagna: né i giornalisti, né gli editori né la pubblicità.
Così accade già, in America, che bravi giornalisti professionali lavorano per i media mainstream per lo stipendio, poi tengono i blog dove si sfogano, e rivelano per niente quello che non hanno potuto dire nella sfera della libertà vigilata.
E allora, dove è più probabile trovare le notizie di cui fidarsi?
Là dove si scrive per carriera e stipendio, o dove si scrive per sfogarsi e liberarsi la coscienza, gratis?
Ciò nuocerà a noi giornalisti come casta pagata benino (o troppo bene, Allam), ma è un ritorno - tramite il mezzo elettronico - al giornalismo delle origini.
Quello che c'era prima che i giornali e le TV diventassero veicoli servili della pubblicità (il più sporco e irresponsabile dei poteri forti); quello di cui si ha un'idea quando si vede, in certi vecchi western, il direttore di giornalini che si chiamavano «Pomona Telegraph» o «Kentuky Current» che, con la visiera e le mezze maniche, non solo li scriveva, ma li stampava da solo alla vecchia macchina piana, aiutato da ragazzini che gli portavano le notizie e poi distribuivano il fogliaccio macchiato di inchiostro grasso.
Un giornalismo pieno di impurità, gridato, platealmente di parte, soggetto a querele, diffamatorio e ricattatorio: ma svolgeva la funzione che il giornalismo MSM non svolge più.
La funzione originaria, che giustifica il giornalismo: essere il modesto ausiliario della democrazia.
Era «di parte» perché questo serve agli elettori: in ogni questione politica, sentire «l'altra parte», cosa ha da obbiettare l'altra campana, e poi decidere col voto quale «parte» favorire, dato che le scelte politiche sono tutte discutibili, ognuna ha - oltre ai pro - anche dei contro, di cui è bene essere informati.
E non disturbava questa funzione essenziale il fatto che quel giornalismo fosse «esagerato», che fosse più alla Beppe Grillo che alla Angelo Panebianco o alla Paolo Mieli.
L'esagerazione serviva a sottolineare, era il suo stile.
Così in internet.
L'irriverenza, il tono incazzato, la selezione platealmente di parte sono il suo stile: il lettore si abitua a fare la tara, è bene che sia così.
Sono i siti compassati, ufficiali, ufficiosi, della Fiat o della Presidenza del Consiglio, a suscitare il sospetto.
Il lettore è autorizzato a sospettare di noi quando diverremo così.
E il sito di Grillo, se mai diverrà così, sarà abbandonato.
Ma per intanto anche noi, nel nostro piccolo, siamo qui con le mezze maniche nere, e il portacenere pieno di cicche (nelle redazioni MSM è vietato fumare) a lavorare gratis.
E se siamo grati a Grillo e lo diciamo, non è perché lui poi ci darà una mazzetta o una inserzione pubblicitaria.
Non è una garanzia?
Stiamo lavorando anche per i bravi giornalisti che sono nei grandi media.
La rete ha dato coraggio a Dan Rather: «Qualcuno doveva pur alzarsi a dire che la democrazia non sopravvive con questa interferenza delle corporations e del governo».

fonte:Maurizio Blondet