23 ottobre 2007

L’impero del meno male: La decrescita


Mi convinco sempre sempre di più che la sinistra abbia sottovalutato la forza del liberismo e la sua forza anche nella sinistra stessa. Soprattutto ha sottovalutato il fatto che il mito della crescita ha un posto centrale sia nel dispositivo del liberalismo che in quello del capitalismo. Su questo punto dobbiamo dire che purtroppo Marx si è sbagliato. Ha pensato che fosse possibile, sostituire all’«accumulazione» cattiva del capitale [accumulazione è il nome marxista della crescita], quella buona di un altro sistema. Questo non è vero, l’accumulazione del capitale è sempre legata all’economia di mercato. Da questo punto di vista, i cosiddetti socialisti utopisti, come per esempio William Morris di «News from Nowhere», avevano capito meglio di Marx il carattere perverso della crescita, il fatto che essa sia legata al sistema termoindustriale, e quindi ai rapporti capitalistici. Oggi dobbiamo fare i conti con questa eredità.

Uno scienziato francese, Hubert Reeves, molti anni fa raccontava questa favola. Un giorno un vecchio pianeta nelle sue divagazioni incontra la Terra che non aveva visto da alcuni milioni di anni. Allora dice: «Come stai?». La Terra risponde: «Non mi sento molto bene, credo di avere una malattia mortale». «E come si chiama questa malattia?». «Si chiama umanità». «Ah – conclude il vecchio pianeta –, anch’io l’avevo presa alcuni milioni di anni fa. Ma guarisce da sola, si autodistrugge».

E’ vero che oggi sembra che l’umanità rischia di sparire. Abbiamo molti segnali che lo confermano quasi ogni giorno. Sappiamo che stiamo vivendo la sesta estinzione delle specie, la quinta è quella che ha avuto luogo 65 milioni di anni fa, quella che ha visto sparire i dinosauri. Solo che ci sono tre differenze tra la quinta e la sesta: questa è organizzata dall’uomo e procede a una velocità terrificante. Per fortuna la natura ha una vitalità straordinaria e una capacità di adattarsi sorprendente, ma quando i cambiamenti sono così veloci è impossibile per la natura adattarsi.
Un’altra importante differenza è che anche l’umanità potrebbe essere la vittima di questa sesta estinzione. Lo sarà sicuramente se non facciamo niente.

La scommessa della decrescita è diversa. Non pensiamo che l’umanità sia una specie votata al suicidio, o che non ci sia speranza. Pensiamo infatti che il suicidio faccia parte dell’essenza della società della crescita, ma non di tutte le società umane. Che la nostra società, la società moderna, sia candidata al suicidio ma non l’umanità in quanto tale. La decrescita scommette che sia possibile salvare l’umanità, ma solo a condizione di uscire dal paradigma della modernità, della società della crescita.
Che cos’é quindi una società come la nostra? È una società che ha per unico fine la crescita senza limiti. È un’idea assurda per questa idea si deve consumare sempre di più, produrre ancora di più rifiuti e profitti. Per promuovere questa idea ci sono tre grandi strumenti: la pubblicità che ci invita sempre a consumare cose di cui non abbiamo veramente bisogno; l’obsolescenza programmata e il credito.

La scommessa della decrescita è l’umanità possa fare una rivoluzione culturale, uscire dalla società di crescita, di deglobalizzarsi e ritrovare il locale, di uscire dal capitalismo e quindi dall’accumulazione illimitata, sotto l’impulso di due forze, una forza positiva e una forza negativa.
La forza positiva è l’aspirazione all’ideale che vivremmo meglio se vivessimo in un altro modo. Questa è la grande lezione del mio maestro Ivan Illich, che per quarant’anni ha predicato nel deserto. Invece di prendere come slogan, come fa il governo francese attuale, «lavorare di più per guadagnare di più» diceva «lavorare di meno per vivere meglio». Di sicuro lavorando meno si produrrebbe meno o si distruggerebbe meno il pianeta e avremmo più tempo per godere della vita, per ritrovare il senso della vita. Forse meno ricchezze in termini di prodotto interno lordo ma più ricchezze in termini di vita, di ricerca del piacere e della felicità. E consumare meglio è possibile.

Il grande, uno dei grandi precursori della decrescita, che recentemente è morto in Francia, l’amico André Gorz, negli anni ’70 e ‘80 aveva descritto degli scenari per dimostrare come era possibile allo stesso tempo ridurre il tempo di lavoro, diminuire la disoccupazione e aumentare la felicità.
Oggi siamo tossicodipendenti di consumismo. Lo siamo tutti. E allora dobbiamo intraprendere una terapia, dobbiamo liberarci da questa dipendenza, ma non è facile. Naturalmente l’aspirazione a un’ideale, a un mondo più giusto, a un mondo più sostenibile ha un ruolo importante ma non basterà. Questo è il motore positivo. Il motore negativo invece è la pedagogia delle catastrofi. È per questo che paradossalmente sono molto ottimista, perché sono certo che ci saranno catastrofi.

Il progetto di costruire una società della decrescita dunque è un’utopia, un’utopia nel senso concreto e positivo della parola che è un altro mondo possibile. Ho proposto di realizzare questo progetto attraverso uno schema delle otto «R»: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Ogni volta che faccio una conferenza c’é qualcuno nella sala che mi dice: «Lei ha dimenticato una R molto importante, si deve anche reinventare la democrazia». Un altro mi dice: «Si deve ri-cittadinare». Il concorso è aperto, si possono aggiungere molte altre R.

Questa proposta non é un programma politico perché non sono un politico, sono uno scienziato, un intellettuale, non è il mio lavoro fare un programma politico. Ma è un progetto politico, l’utopia di una società autonoma. Il progetto della decrescita non è nuovo, la cosa nuova è che la parola decrescita parla all’immaginario. Questo ‘de’ crea un colpo, come è possibile rimettere in questione il fondamento della nostra società, di tutto il nostro mondo. E allora questo crea una reazione molto forte. Alcuni che avevano dubbi sul nostro mondo, sulla società, dicono: “Sì, bastava pensarci, ha ragione, abbiamo trovato alla fine la cosa importante”. E altri dicono “Ma è impossibile. Come parlare di decrescita?”. Se non parliamo di decrescita andiamo verso la catastrofe e l’apocalisse.

Ora vorrei in alcune parole spiegare come opporre l’utopia concreta alla altra grande utopia dell’occidente che è il liberismo. Il liberismo è anche un grande progetto, un progetto che ha strutturato l’occidente per secoli. Dobbiamo prendere coscienza che in questo progetto la cosa più importante è il mito della crescita. Nella sinistra c’è la tentazione di separare il liberalismo buono dal liberismo cattivo. Fondamentalmente, però, sono come dottor Jekyll e mister Hide, due facce della medesima medaglia, strettamente legate anche se diverse.
E’ un progetto fantastico, il liberismo, nato nel medioevo in reazione all’orrore per le guerre, soprattutto quelle civili. E’ un progetto grandioso, il liberismo, e precisamente è l’utopia di una società autonoma. Una società autonoma che si basa sull’individualismo, sull’emancipazione dell’umanità, sul progetto della modernità, della liberazione dalla trascendenza, dalla tradizione, della religione e dalla gerarchia.
Il problema di questo progetto è nelle sue aporie: l’aporia della libertà è la libertà di sfruttare gli altri. L’individualismo è un progetto autodistruttivo e l’uguaglianza ancora di più. L’uguaglianza assoluta è impossibile perché per natura non siamo uguali, quindi la strada che il liberismo ha trovato, soprattutto attraverso il suo aspetto economico, è di reinventare un’eteronomia che permette il funzionamento della società moderna: l’eteronomia della mano invisibile.

Se c’é la mano invisibile allora nessuno può rimpiangere della sua povertà, nessuno è responsabile delle disuguaglianze, sono le leggi del mercato. Basta leggerlo su tutti i giornali: se i popoli del sud sono più poveri la colpa, in fondo, è loro. Non è colpa più delle grandi imprese o dei governi, è la legge del mercato, la stessa legge per tutti. Una legge che funziona benissimo e che funziona perfino meglio se c’é la continua fuga in avanti della crescita infinita. Che ha come corollario l’idea che se l’uguaglianza non è realizzata oggi, almeno domani le disuguaglianze saranno minori. Se oggi non possiamo comprare l’ultimo modello di automobile, certamente potremo farlo domani, grazie alla crescita.
Questo meccanismo ha funzionato per tanti anni gloriosi tra il 1945 e il 1975. E’ vero che gli operai hanno potuto comprare una macchina, un frigorifero. E’ vero che le cose che prima erano riservate ai ricchi sono diventate delle comuni. Questo permette alla società liberista di funzionare.

Un amico, un filosofo, ha scritto recentemente un bel libro che si intitola «L’impero del meno male». Sono riusciti a creare, con il liberismo e la crescita, l’impero del meno male, ma oggi questo non basta più. Perché il problema è che oggi ci si confronta con l’autodistruzione sociale perché l’ingiustizia, aporia strutturale di questo stesso meccanismo, è diventata senza limite.
SERGE LATOUCHE

Le nuove SS: Blackwater


Nel corso della conferenza stampa data il 3 ottobre a Baghdad, il Primo ministro iracheno Nuri Al-Maliki ha affermato che le prove contro Blackwater sono così abbondanti che la nota società di mercenari “non è idonea” a continuare ad operare in Iraq, paese in cui vanta contratti per la sicurezza nell'ordine delle centinaia di milioni di dollari. Maliki ha parlato dopo che l'on. Henry Waxman aveva rilasciato al Congresso USA un documento di 15 cartelle che riferisce di oltre 200 sparatorie della Blackwater contro civili iracheni, in cui i mercenari hanno aperto il fuoco senza essere seriamente provocati. Dopo il più noto di questi incidenti verificatosi il 16 settembre, in cui rimasero vittima, a seconda delle versioni, dagli 11 ai 20 civili inermi, Al-Maliki mise subito al bando Blackwater, ma dovette poi concedere un differimento del foglio di via per attendere il completamento delle inchieste aperte sul caso dalle autorità USA (In Iraq i dipendenti di imprese di sicurezza privata non sono sottoposti alle leggi del paese). Nell'ultima conferenza stampa Al-Maliki ha ribadito che Blackwater deve sloggiare subito.
“Si tratta di un'organizzazione modellata sulle SS”, ha detto Lyndon LaRouche, in riferimento alla nota formazione della milizia privata finanziata dai grandi sponsor di Himmler. “Il Congresso dovrebbe ammetterlo e trarne le conseguenze. Sono le SS di Felix Rohatyn e di George Shultz. Ma ce l'ha il fegato di dire che questi killer sono le SS di Rohatyn? La politica di fondo della Blackwater è stata messa a punto nel Middlebury College, di cui Rohatyn è il guru”. Il dibattito politico sulla privatizzazione della difesa USA in effetti si svolse nel 2004 soprattutto al Middlebury College, sotto l'egida del Centro per gli Affari Internazionali di Rohatyn.
LaRouche sottolinea inoltre che un altro modello di fondo della Blackwater è la Compagnia delle Indie Orientali britannica. Un nuovo libro sulla Blackwater scritto da Jeremy Scahill porta come sottotitolo “L'ascesa del più potente esercito mercenario del mondo” ma, secondo LaRouche, la definizione “è sbagliata. Sono gli inglesi, sono essi ad avere i più potenti eserciti mercenari”. In effetti, compagnie inglesi come la AEGIS ed altre contano in Iraq oltre 21.000 mercenari, mentre la Blackwater ne conta meno di 10.000. Al vertice di Aegis Defence Services figura Tim Spicer, ex direttore delle famigerate imprese di mercenari Executive Outcome e Sandline. Il più grande contratto per la sicurezza privata in Iraq è stato accordato alla Aegis dal Pentagono.
Dalle prime indagine condotte dall'EIR sul conto di Blackwater risulta che essa recluta presso le basi paramilitari dei nostalgici di Pinochet in Cile. Interessante anche la figura di Edgar Prince, padre di Erik Prince, attuale amministratore delegato di Blackwater. Edgar era vice presidente del Council for National Policy, un gruppo segreto della destra religiosa che il 28 settembre ha ospitato Dick Cheney a Salt Lake City per discutere il bombardamento nucleare dell'Iran. Edgar è anche stato uno sponsor del destrorso Gary Bauer e il principale finanziatore del Family Research Council, la base di Bauer e di James Dobson.

22 ottobre 2007

Cheney è un alieno?


Il titolo è una provocazione ma, per definire tutto il "sistema" che gira intorno a Cheney, sono necessarie alcune "fortune" che non sono "terrestri". Andiamo con ordine.
Il Congresso degli Stati Uniti continua a rifiutarsi di prendere le misure necessarie a risolvere la crisi finanziaria ed economica in corso e perché l'amministrazione Bush-Cheney si è imbarcata in una politica guerrafondaia. Questi motivi, ha spiegato LaRouche, risalgono all'11 settembre:

“Nell'estate del 2001 la recessione procedeva a tutto vapore. Si era al collasso, il sistema era scosso. Poi, il famoso 11 settembre, qualcuno, cooperando dall'interno dei massimi vertici del potere negli Stati Uniti, ha scatenato quell'incidente, che porta il nome di 11/9. Fu un lavoro effettuato con la complicità dell'Impero Britannico. Fu effettuato con la complicità di elementi dell'Arabia Saudita, come indicano chiaramente tutte le prove. Fu un atto terroristico contro gli Stati Uniti compiuto con la complicità di elementi ad altissimo livello negli Stati Uniti, con un copertura organizzata da gente ad alto livello negli Stati Uniti.
“Ora, certi fatti non sono noti, e non dico quello di cui sono al corrente. Ma posso dire di sapere, senza dubbio, che i fatti del 9/11 sono un 'inside job', sono opera di sabotatori interni. Si trattò di un lavoro realizzato dall'interno per contribuire a ciò che l'amministrazione Bush-Cheney rappresenta. E da allora, chi sa qualcosa su come funziona il governo, il nostro sistema politico, sa che è più o meno così. Basta guardare a quello che fanno il Congresso o le istituzioni politiche, per accorgersi che sono in preda alla paura! Perché sanno che questo tipo di fenomeno ha perso piede.
“Ciò che dissi nel gennaio 2001, alla vigilia del primo insediamento ufficiale di questo presidente alla Casa Bianca, è che occorreva considerare come precedente una situazione in cui vigevano condizioni economiche simili a quelle che stavo indicando, l'incendio del Reichstag orchestrato da Hermann Göring allo scopo di fare di Hitler non soltanto il Cancelliere della Germania, ma un dittatore. Ed Hitler è rimasto un dittatore dalla notte successiva a quell'incendio del Reichstag fino al giorno in cui è morto!
Oggi, "Cheney è la testa d'ariete in quest'operazione, e la gente ha paura del vice presidente a motivo dell'11/9!"
“Ci chiediamo allora: chi ha lanciato questa operazione contro gli Stati Uniti? E' stata gestita dall'Impero Britannico. Nella vita politica, nella campagna presidenziale, vediamo le ombre di questo problema. La campagna presidenziale è uno scherzo di cattivo gusto. Hillary Clinton ha detto alcune cose importanti, ma non si rende conto di quale sia effettivamente il problema. Non ha idea di quale sia la soluzione, ma lei è quella che si avvicina di più a dire la verità, perché tutti gli altri sono davvero molto distanti. Dennis Kucinich ha detto alcune verità, ma questa faccenda non sa proprio come affrontarla. Io invece so come affrontarla - e so di più di quello che dico: con la complicità di certa gente in Arabia Saudita, con l'Impero Britannico, che attraverso la BAE condivide il potere con l'Arabia Saudita, è stato fatto il servizio agli Stati Uniti, quell'11 settmbre. E da allora viviamo sotto le conseguenze di ciò. Su questo sono certo e altri fatti si verranno a sapere quando sarà il momento opportuno”.
Nel resto del discorso di apertura e durante il dibattito, LaRouche ha ribadito le misure necessarie per creare una muraglia ("firewall") per salvaguardare l'economia USA e procedere verso una ripresa economica, a cominciare dalla sua proposta di legge sui mutui ed ha descritto la natura dell'opposizione che impedisce l'adozione di queste misure. C'è solo un modo, ha spiegato LaRouche, in cui il sistema economico attuale può continuare ad esistere: sotto una dittatura! Ma se gli USA vogliono sopravvivere come repubblica costituzionale, allora occorre usare la Costituzione per tornare al Sistema Americano di economia politica, ripristinando un sistema creditizio e abbandonando l'impero finanziario globale britannico che domina l'economia mondiale almeno dal 1971. (

Alcune mosse contro Cheney in corso
Diverse iniziative pubbliche importanti, tra cui quella dell'ex presidente Jimmy Carter, sono state adottate nei confronti di Dick Cheney, denunciandone il ruolo nella guerra e in altri abusi. Particolarmente interessante è la denuncia fatta da John Dean, ex consigliere della Casa Bianca di Nixon, della manovra di Cheney per conferire all'esecutivo poteri dittatoriali subito dopo i fatti dell'11 settembre. Intervistato a “Countdown” della MSNBC il 10 ottobre, Dean ha spiegato come la Casa Bianca sia riuscita ad appropriarsi di tanto potere subito dopo quegli attentati: “Sappiamo quello che diversi centri studi speravano o dicevano. Non voglio dire che speravano che accadessero la parodia e la tragedia a cui allora assistemmo, ma certamente credevano di aver bisogno di un evento scatenante per far passare molte decisioni politiche che covavano da anni. I neoconservatori hanno visto in questo un'opportunità. Era già nel cassetto. Non hanno fatto altro che aprirlo e usare l'11 settembre per far approvare il tutto. Ed hanno incontrato un pubblico e un Congresso molto arrendevoli. Erano maturi."
Lo stesso 10 ottobre BBC e CNN hanno mandato in onda un'intervista con l'ex presidente Jimmy Carter. L'intervistatore della nota emittente inglese ha chiesto un commento sulla notizia pubblicata lo stesso giorno dal New York Times secondo cui Cheney e la Rice avrebbero litigato sulla necessità di bombardare preventivamente la Siria, come proponeva il primo. Carter ha risposto:
“Bè, come al solito Dick Cheney sbaglia. E' un militante che ha evitato il servizio militare, ed è stato il più energicamente dedito, negli ultimi dieci o più anni, a realizzare ciò in cui ha sempre creduto, cioè che gli Stati Uniti avrebbero il diritto di esercitare la loro potenza con mezzi militari in altre parti del mondo. E qui di nuovo cerca di promuovere quella che ben potrebbe essere un'avventura militare controproducente e catastrofica ... Certamente lui è stato un disastro per la nostra economia. Ritengo che sia stato fin troppo persuasivo nei confronti del presidente George Bush e molto spesso ha prevalso. Ma uno dei suoi scopi principali era di andare in Iraq sotto falsi pretesti e ancora oggi si dice convinto che quei falsi pretesti fossero giusti. Ancora sostiene che Saddam Hussein fosse coinvolto negli attacchi dell'11 settembre, ancora sostiene che l'Iraq ... avesse armi di distruzione di massa - tutte cose che sono state sconfessate da qualsiasi fonte ragionevole”.
All'intervistatore della CNN Wolf Blitzer Carter ha spiegato: “Per la prima volta in vita mia, il nostro paese ha abbandonato i principi di fondo dei diritti umani. Abbiamo detto che la Convenzione di Ginevra non vale per i reclusi di Abu Ghraib e Guantanamo. E abbiamo detto che possiamo torturare i prigionieri...”. Blitzer gli ha chiesto: “Dunque lei ritiene che gli Stati Uniti, sotto questa amministrazione, abbiano fatto ricorso alla tortura?”, e Carter ha risposto: “Non è che lo penso, lo so con certezza”, ed ha aggiunto che Bush ha ridefinito in maniera falsa il significato della parola tortura.
La trasmissione “Frontline” della PBS trasmette il 16 ottobre un servizio intitolato “La legge di Cheney” annunciato su internet con queste parole: “Da tre decenni il vice presidente Dick Cheney conduce una guerra segreta e spesso aspra per espandere i poteri della presidenza ...” Si documenterà lo “scontro” con il Congresso sulle intercettazioni non autorizzate e il licenziamento dei Procuratori per motivi politici.
fonte: movisol

23 ottobre 2007

L’impero del meno male: La decrescita


Mi convinco sempre sempre di più che la sinistra abbia sottovalutato la forza del liberismo e la sua forza anche nella sinistra stessa. Soprattutto ha sottovalutato il fatto che il mito della crescita ha un posto centrale sia nel dispositivo del liberalismo che in quello del capitalismo. Su questo punto dobbiamo dire che purtroppo Marx si è sbagliato. Ha pensato che fosse possibile, sostituire all’«accumulazione» cattiva del capitale [accumulazione è il nome marxista della crescita], quella buona di un altro sistema. Questo non è vero, l’accumulazione del capitale è sempre legata all’economia di mercato. Da questo punto di vista, i cosiddetti socialisti utopisti, come per esempio William Morris di «News from Nowhere», avevano capito meglio di Marx il carattere perverso della crescita, il fatto che essa sia legata al sistema termoindustriale, e quindi ai rapporti capitalistici. Oggi dobbiamo fare i conti con questa eredità.

Uno scienziato francese, Hubert Reeves, molti anni fa raccontava questa favola. Un giorno un vecchio pianeta nelle sue divagazioni incontra la Terra che non aveva visto da alcuni milioni di anni. Allora dice: «Come stai?». La Terra risponde: «Non mi sento molto bene, credo di avere una malattia mortale». «E come si chiama questa malattia?». «Si chiama umanità». «Ah – conclude il vecchio pianeta –, anch’io l’avevo presa alcuni milioni di anni fa. Ma guarisce da sola, si autodistrugge».

E’ vero che oggi sembra che l’umanità rischia di sparire. Abbiamo molti segnali che lo confermano quasi ogni giorno. Sappiamo che stiamo vivendo la sesta estinzione delle specie, la quinta è quella che ha avuto luogo 65 milioni di anni fa, quella che ha visto sparire i dinosauri. Solo che ci sono tre differenze tra la quinta e la sesta: questa è organizzata dall’uomo e procede a una velocità terrificante. Per fortuna la natura ha una vitalità straordinaria e una capacità di adattarsi sorprendente, ma quando i cambiamenti sono così veloci è impossibile per la natura adattarsi.
Un’altra importante differenza è che anche l’umanità potrebbe essere la vittima di questa sesta estinzione. Lo sarà sicuramente se non facciamo niente.

La scommessa della decrescita è diversa. Non pensiamo che l’umanità sia una specie votata al suicidio, o che non ci sia speranza. Pensiamo infatti che il suicidio faccia parte dell’essenza della società della crescita, ma non di tutte le società umane. Che la nostra società, la società moderna, sia candidata al suicidio ma non l’umanità in quanto tale. La decrescita scommette che sia possibile salvare l’umanità, ma solo a condizione di uscire dal paradigma della modernità, della società della crescita.
Che cos’é quindi una società come la nostra? È una società che ha per unico fine la crescita senza limiti. È un’idea assurda per questa idea si deve consumare sempre di più, produrre ancora di più rifiuti e profitti. Per promuovere questa idea ci sono tre grandi strumenti: la pubblicità che ci invita sempre a consumare cose di cui non abbiamo veramente bisogno; l’obsolescenza programmata e il credito.

La scommessa della decrescita è l’umanità possa fare una rivoluzione culturale, uscire dalla società di crescita, di deglobalizzarsi e ritrovare il locale, di uscire dal capitalismo e quindi dall’accumulazione illimitata, sotto l’impulso di due forze, una forza positiva e una forza negativa.
La forza positiva è l’aspirazione all’ideale che vivremmo meglio se vivessimo in un altro modo. Questa è la grande lezione del mio maestro Ivan Illich, che per quarant’anni ha predicato nel deserto. Invece di prendere come slogan, come fa il governo francese attuale, «lavorare di più per guadagnare di più» diceva «lavorare di meno per vivere meglio». Di sicuro lavorando meno si produrrebbe meno o si distruggerebbe meno il pianeta e avremmo più tempo per godere della vita, per ritrovare il senso della vita. Forse meno ricchezze in termini di prodotto interno lordo ma più ricchezze in termini di vita, di ricerca del piacere e della felicità. E consumare meglio è possibile.

Il grande, uno dei grandi precursori della decrescita, che recentemente è morto in Francia, l’amico André Gorz, negli anni ’70 e ‘80 aveva descritto degli scenari per dimostrare come era possibile allo stesso tempo ridurre il tempo di lavoro, diminuire la disoccupazione e aumentare la felicità.
Oggi siamo tossicodipendenti di consumismo. Lo siamo tutti. E allora dobbiamo intraprendere una terapia, dobbiamo liberarci da questa dipendenza, ma non è facile. Naturalmente l’aspirazione a un’ideale, a un mondo più giusto, a un mondo più sostenibile ha un ruolo importante ma non basterà. Questo è il motore positivo. Il motore negativo invece è la pedagogia delle catastrofi. È per questo che paradossalmente sono molto ottimista, perché sono certo che ci saranno catastrofi.

Il progetto di costruire una società della decrescita dunque è un’utopia, un’utopia nel senso concreto e positivo della parola che è un altro mondo possibile. Ho proposto di realizzare questo progetto attraverso uno schema delle otto «R»: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Ogni volta che faccio una conferenza c’é qualcuno nella sala che mi dice: «Lei ha dimenticato una R molto importante, si deve anche reinventare la democrazia». Un altro mi dice: «Si deve ri-cittadinare». Il concorso è aperto, si possono aggiungere molte altre R.

Questa proposta non é un programma politico perché non sono un politico, sono uno scienziato, un intellettuale, non è il mio lavoro fare un programma politico. Ma è un progetto politico, l’utopia di una società autonoma. Il progetto della decrescita non è nuovo, la cosa nuova è che la parola decrescita parla all’immaginario. Questo ‘de’ crea un colpo, come è possibile rimettere in questione il fondamento della nostra società, di tutto il nostro mondo. E allora questo crea una reazione molto forte. Alcuni che avevano dubbi sul nostro mondo, sulla società, dicono: “Sì, bastava pensarci, ha ragione, abbiamo trovato alla fine la cosa importante”. E altri dicono “Ma è impossibile. Come parlare di decrescita?”. Se non parliamo di decrescita andiamo verso la catastrofe e l’apocalisse.

Ora vorrei in alcune parole spiegare come opporre l’utopia concreta alla altra grande utopia dell’occidente che è il liberismo. Il liberismo è anche un grande progetto, un progetto che ha strutturato l’occidente per secoli. Dobbiamo prendere coscienza che in questo progetto la cosa più importante è il mito della crescita. Nella sinistra c’è la tentazione di separare il liberalismo buono dal liberismo cattivo. Fondamentalmente, però, sono come dottor Jekyll e mister Hide, due facce della medesima medaglia, strettamente legate anche se diverse.
E’ un progetto fantastico, il liberismo, nato nel medioevo in reazione all’orrore per le guerre, soprattutto quelle civili. E’ un progetto grandioso, il liberismo, e precisamente è l’utopia di una società autonoma. Una società autonoma che si basa sull’individualismo, sull’emancipazione dell’umanità, sul progetto della modernità, della liberazione dalla trascendenza, dalla tradizione, della religione e dalla gerarchia.
Il problema di questo progetto è nelle sue aporie: l’aporia della libertà è la libertà di sfruttare gli altri. L’individualismo è un progetto autodistruttivo e l’uguaglianza ancora di più. L’uguaglianza assoluta è impossibile perché per natura non siamo uguali, quindi la strada che il liberismo ha trovato, soprattutto attraverso il suo aspetto economico, è di reinventare un’eteronomia che permette il funzionamento della società moderna: l’eteronomia della mano invisibile.

Se c’é la mano invisibile allora nessuno può rimpiangere della sua povertà, nessuno è responsabile delle disuguaglianze, sono le leggi del mercato. Basta leggerlo su tutti i giornali: se i popoli del sud sono più poveri la colpa, in fondo, è loro. Non è colpa più delle grandi imprese o dei governi, è la legge del mercato, la stessa legge per tutti. Una legge che funziona benissimo e che funziona perfino meglio se c’é la continua fuga in avanti della crescita infinita. Che ha come corollario l’idea che se l’uguaglianza non è realizzata oggi, almeno domani le disuguaglianze saranno minori. Se oggi non possiamo comprare l’ultimo modello di automobile, certamente potremo farlo domani, grazie alla crescita.
Questo meccanismo ha funzionato per tanti anni gloriosi tra il 1945 e il 1975. E’ vero che gli operai hanno potuto comprare una macchina, un frigorifero. E’ vero che le cose che prima erano riservate ai ricchi sono diventate delle comuni. Questo permette alla società liberista di funzionare.

Un amico, un filosofo, ha scritto recentemente un bel libro che si intitola «L’impero del meno male». Sono riusciti a creare, con il liberismo e la crescita, l’impero del meno male, ma oggi questo non basta più. Perché il problema è che oggi ci si confronta con l’autodistruzione sociale perché l’ingiustizia, aporia strutturale di questo stesso meccanismo, è diventata senza limite.
SERGE LATOUCHE

Le nuove SS: Blackwater


Nel corso della conferenza stampa data il 3 ottobre a Baghdad, il Primo ministro iracheno Nuri Al-Maliki ha affermato che le prove contro Blackwater sono così abbondanti che la nota società di mercenari “non è idonea” a continuare ad operare in Iraq, paese in cui vanta contratti per la sicurezza nell'ordine delle centinaia di milioni di dollari. Maliki ha parlato dopo che l'on. Henry Waxman aveva rilasciato al Congresso USA un documento di 15 cartelle che riferisce di oltre 200 sparatorie della Blackwater contro civili iracheni, in cui i mercenari hanno aperto il fuoco senza essere seriamente provocati. Dopo il più noto di questi incidenti verificatosi il 16 settembre, in cui rimasero vittima, a seconda delle versioni, dagli 11 ai 20 civili inermi, Al-Maliki mise subito al bando Blackwater, ma dovette poi concedere un differimento del foglio di via per attendere il completamento delle inchieste aperte sul caso dalle autorità USA (In Iraq i dipendenti di imprese di sicurezza privata non sono sottoposti alle leggi del paese). Nell'ultima conferenza stampa Al-Maliki ha ribadito che Blackwater deve sloggiare subito.
“Si tratta di un'organizzazione modellata sulle SS”, ha detto Lyndon LaRouche, in riferimento alla nota formazione della milizia privata finanziata dai grandi sponsor di Himmler. “Il Congresso dovrebbe ammetterlo e trarne le conseguenze. Sono le SS di Felix Rohatyn e di George Shultz. Ma ce l'ha il fegato di dire che questi killer sono le SS di Rohatyn? La politica di fondo della Blackwater è stata messa a punto nel Middlebury College, di cui Rohatyn è il guru”. Il dibattito politico sulla privatizzazione della difesa USA in effetti si svolse nel 2004 soprattutto al Middlebury College, sotto l'egida del Centro per gli Affari Internazionali di Rohatyn.
LaRouche sottolinea inoltre che un altro modello di fondo della Blackwater è la Compagnia delle Indie Orientali britannica. Un nuovo libro sulla Blackwater scritto da Jeremy Scahill porta come sottotitolo “L'ascesa del più potente esercito mercenario del mondo” ma, secondo LaRouche, la definizione “è sbagliata. Sono gli inglesi, sono essi ad avere i più potenti eserciti mercenari”. In effetti, compagnie inglesi come la AEGIS ed altre contano in Iraq oltre 21.000 mercenari, mentre la Blackwater ne conta meno di 10.000. Al vertice di Aegis Defence Services figura Tim Spicer, ex direttore delle famigerate imprese di mercenari Executive Outcome e Sandline. Il più grande contratto per la sicurezza privata in Iraq è stato accordato alla Aegis dal Pentagono.
Dalle prime indagine condotte dall'EIR sul conto di Blackwater risulta che essa recluta presso le basi paramilitari dei nostalgici di Pinochet in Cile. Interessante anche la figura di Edgar Prince, padre di Erik Prince, attuale amministratore delegato di Blackwater. Edgar era vice presidente del Council for National Policy, un gruppo segreto della destra religiosa che il 28 settembre ha ospitato Dick Cheney a Salt Lake City per discutere il bombardamento nucleare dell'Iran. Edgar è anche stato uno sponsor del destrorso Gary Bauer e il principale finanziatore del Family Research Council, la base di Bauer e di James Dobson.

22 ottobre 2007

Cheney è un alieno?


Il titolo è una provocazione ma, per definire tutto il "sistema" che gira intorno a Cheney, sono necessarie alcune "fortune" che non sono "terrestri". Andiamo con ordine.
Il Congresso degli Stati Uniti continua a rifiutarsi di prendere le misure necessarie a risolvere la crisi finanziaria ed economica in corso e perché l'amministrazione Bush-Cheney si è imbarcata in una politica guerrafondaia. Questi motivi, ha spiegato LaRouche, risalgono all'11 settembre:

“Nell'estate del 2001 la recessione procedeva a tutto vapore. Si era al collasso, il sistema era scosso. Poi, il famoso 11 settembre, qualcuno, cooperando dall'interno dei massimi vertici del potere negli Stati Uniti, ha scatenato quell'incidente, che porta il nome di 11/9. Fu un lavoro effettuato con la complicità dell'Impero Britannico. Fu effettuato con la complicità di elementi dell'Arabia Saudita, come indicano chiaramente tutte le prove. Fu un atto terroristico contro gli Stati Uniti compiuto con la complicità di elementi ad altissimo livello negli Stati Uniti, con un copertura organizzata da gente ad alto livello negli Stati Uniti.
“Ora, certi fatti non sono noti, e non dico quello di cui sono al corrente. Ma posso dire di sapere, senza dubbio, che i fatti del 9/11 sono un 'inside job', sono opera di sabotatori interni. Si trattò di un lavoro realizzato dall'interno per contribuire a ciò che l'amministrazione Bush-Cheney rappresenta. E da allora, chi sa qualcosa su come funziona il governo, il nostro sistema politico, sa che è più o meno così. Basta guardare a quello che fanno il Congresso o le istituzioni politiche, per accorgersi che sono in preda alla paura! Perché sanno che questo tipo di fenomeno ha perso piede.
“Ciò che dissi nel gennaio 2001, alla vigilia del primo insediamento ufficiale di questo presidente alla Casa Bianca, è che occorreva considerare come precedente una situazione in cui vigevano condizioni economiche simili a quelle che stavo indicando, l'incendio del Reichstag orchestrato da Hermann Göring allo scopo di fare di Hitler non soltanto il Cancelliere della Germania, ma un dittatore. Ed Hitler è rimasto un dittatore dalla notte successiva a quell'incendio del Reichstag fino al giorno in cui è morto!
Oggi, "Cheney è la testa d'ariete in quest'operazione, e la gente ha paura del vice presidente a motivo dell'11/9!"
“Ci chiediamo allora: chi ha lanciato questa operazione contro gli Stati Uniti? E' stata gestita dall'Impero Britannico. Nella vita politica, nella campagna presidenziale, vediamo le ombre di questo problema. La campagna presidenziale è uno scherzo di cattivo gusto. Hillary Clinton ha detto alcune cose importanti, ma non si rende conto di quale sia effettivamente il problema. Non ha idea di quale sia la soluzione, ma lei è quella che si avvicina di più a dire la verità, perché tutti gli altri sono davvero molto distanti. Dennis Kucinich ha detto alcune verità, ma questa faccenda non sa proprio come affrontarla. Io invece so come affrontarla - e so di più di quello che dico: con la complicità di certa gente in Arabia Saudita, con l'Impero Britannico, che attraverso la BAE condivide il potere con l'Arabia Saudita, è stato fatto il servizio agli Stati Uniti, quell'11 settmbre. E da allora viviamo sotto le conseguenze di ciò. Su questo sono certo e altri fatti si verranno a sapere quando sarà il momento opportuno”.
Nel resto del discorso di apertura e durante il dibattito, LaRouche ha ribadito le misure necessarie per creare una muraglia ("firewall") per salvaguardare l'economia USA e procedere verso una ripresa economica, a cominciare dalla sua proposta di legge sui mutui ed ha descritto la natura dell'opposizione che impedisce l'adozione di queste misure. C'è solo un modo, ha spiegato LaRouche, in cui il sistema economico attuale può continuare ad esistere: sotto una dittatura! Ma se gli USA vogliono sopravvivere come repubblica costituzionale, allora occorre usare la Costituzione per tornare al Sistema Americano di economia politica, ripristinando un sistema creditizio e abbandonando l'impero finanziario globale britannico che domina l'economia mondiale almeno dal 1971. (

Alcune mosse contro Cheney in corso
Diverse iniziative pubbliche importanti, tra cui quella dell'ex presidente Jimmy Carter, sono state adottate nei confronti di Dick Cheney, denunciandone il ruolo nella guerra e in altri abusi. Particolarmente interessante è la denuncia fatta da John Dean, ex consigliere della Casa Bianca di Nixon, della manovra di Cheney per conferire all'esecutivo poteri dittatoriali subito dopo i fatti dell'11 settembre. Intervistato a “Countdown” della MSNBC il 10 ottobre, Dean ha spiegato come la Casa Bianca sia riuscita ad appropriarsi di tanto potere subito dopo quegli attentati: “Sappiamo quello che diversi centri studi speravano o dicevano. Non voglio dire che speravano che accadessero la parodia e la tragedia a cui allora assistemmo, ma certamente credevano di aver bisogno di un evento scatenante per far passare molte decisioni politiche che covavano da anni. I neoconservatori hanno visto in questo un'opportunità. Era già nel cassetto. Non hanno fatto altro che aprirlo e usare l'11 settembre per far approvare il tutto. Ed hanno incontrato un pubblico e un Congresso molto arrendevoli. Erano maturi."
Lo stesso 10 ottobre BBC e CNN hanno mandato in onda un'intervista con l'ex presidente Jimmy Carter. L'intervistatore della nota emittente inglese ha chiesto un commento sulla notizia pubblicata lo stesso giorno dal New York Times secondo cui Cheney e la Rice avrebbero litigato sulla necessità di bombardare preventivamente la Siria, come proponeva il primo. Carter ha risposto:
“Bè, come al solito Dick Cheney sbaglia. E' un militante che ha evitato il servizio militare, ed è stato il più energicamente dedito, negli ultimi dieci o più anni, a realizzare ciò in cui ha sempre creduto, cioè che gli Stati Uniti avrebbero il diritto di esercitare la loro potenza con mezzi militari in altre parti del mondo. E qui di nuovo cerca di promuovere quella che ben potrebbe essere un'avventura militare controproducente e catastrofica ... Certamente lui è stato un disastro per la nostra economia. Ritengo che sia stato fin troppo persuasivo nei confronti del presidente George Bush e molto spesso ha prevalso. Ma uno dei suoi scopi principali era di andare in Iraq sotto falsi pretesti e ancora oggi si dice convinto che quei falsi pretesti fossero giusti. Ancora sostiene che Saddam Hussein fosse coinvolto negli attacchi dell'11 settembre, ancora sostiene che l'Iraq ... avesse armi di distruzione di massa - tutte cose che sono state sconfessate da qualsiasi fonte ragionevole”.
All'intervistatore della CNN Wolf Blitzer Carter ha spiegato: “Per la prima volta in vita mia, il nostro paese ha abbandonato i principi di fondo dei diritti umani. Abbiamo detto che la Convenzione di Ginevra non vale per i reclusi di Abu Ghraib e Guantanamo. E abbiamo detto che possiamo torturare i prigionieri...”. Blitzer gli ha chiesto: “Dunque lei ritiene che gli Stati Uniti, sotto questa amministrazione, abbiano fatto ricorso alla tortura?”, e Carter ha risposto: “Non è che lo penso, lo so con certezza”, ed ha aggiunto che Bush ha ridefinito in maniera falsa il significato della parola tortura.
La trasmissione “Frontline” della PBS trasmette il 16 ottobre un servizio intitolato “La legge di Cheney” annunciato su internet con queste parole: “Da tre decenni il vice presidente Dick Cheney conduce una guerra segreta e spesso aspra per espandere i poteri della presidenza ...” Si documenterà lo “scontro” con il Congresso sulle intercettazioni non autorizzate e il licenziamento dei Procuratori per motivi politici.
fonte: movisol