05 novembre 2007

Il caso clementina Forleo


Destra e sinistra si accapigliano su tutto, anche sulle cose su cui sono d'accordo, perchè son provvedimenti che, alternativamente, han preso sia l'una che l'altra, e non si capisce perchè. O meglio, lo si capisce benissimo: gli uni vogliono mantenere a tutti i costi il potere, gli altri a tutti i costi toglierglielo. E mentre si azzuffano, non si accorgono, che l'Italia si sta sfasciando.

In 35 anni di lavoro giornalistico - un arco che comprende le bombe di Piazza Fontana, il terrorismo rosso e nero, l'assassinio di Pecorelli, la misteriosa morte di Calvi, Ustica e tanti altri misteri italiani - non ho mai visto un caso così inquietante come quello di Clementina Forleo . Il Gip di Milano ha scritto al prefetto una lettera in cui, spiegando perchè rifiuta la scorta dei carabinieri, afferma testualmente: «La scorta non mi serve perchè ho ragione di ritenere che le minacce non vengono dalla piazza, ma da ambienti istituzionali... non posso certo accettare protezione dall'Arma dei carabinieri, la stessa istituzione dai cui vertici partono continuamente denigrazioni e attacchi nei miei confronti... Quando ero giudice delle scalate Antonveneta e Unipol da uomini delle istituzioni e di legge mi sono giunte pressioni perchè prendessi certe decisioni e non certe altre».



I nomi dei responsabili di queste pressioni e delle larvate minacce il Gip Forleo non li fa nella lettera al prefetto, spedita in copia conforme anche al Procuratore generale di Milano Mario Blandini. Non li ha detti neppure ai carabinieri, ma ha fatto sapere: «Per ora ho affidato al mio caro amico Ferdinando Imposimato alcuni appunti scritti e altre confidenze. L'ho fatto a futura memoria, perchè non si sa mai...metti una scivolata...» È evidente che la Forleo teme di essere uccisa e mette le mani avanti, sia per scoraggiare eventuali assassini, sia per smascherarli una volta che lei non potesse più farlo.

Sembra di assistere a una delle più torbide edizioni della "Piovra", ma ambientata a Milano e non nella Sicilia in mano alla mafia. Ora le cose sono due. O la Forleo , un magistrato considerato fino a ieri estremamente rigoroso, forse anche troppo rigoroso, ha avuto un crollo nervoso, oppure, in caso contrario, le sue denunce sono di una gravità inaudita che non mi pare sia stata colta nè dai giornali, nè dall'opinione pubblica, nè, tampoco e non innocentemente, dai rappresentanti delle Istituzioni. Un magistrato, che fa parte delle Istituzioni, che ne è anzi il garante, non si fida delle Istituzioni, anzi le teme, considera lo Stato, di cui è al servizio, il vero nemico e si chiama fuori, varca la linea e si mette dalla parte dell'Antistato. O la Forleo è la protagonista di un golpe o il golpe, sotterraneo, è già avvenuto, da tempo, e lei ne è solo una delle vittime.

Alla fine di luglio i Pubblici ministeri di Matera, indagati a loro volta dal Pm di Catanzaro De Magistris nell'ambito dell'inchiesta "Why not?", ordinarono una perquisizione alla Caserma dei carabinieri di Policoro. Ma il comandante della Caserma, Pasquale Antonio Zaccheo, un collaboratore di De Magistris in quell'inchiesta, rifiutò la perquisizione minacciando di sparare sui poliziotti che avevano l'ordine di eseguirla. Possibile un simile episodio di insubordinazione? Possibile. È accaduto. Anche se poi, dopo lunghe trattative e quattro ore di attesa, la perquisizione è stata fatta, quando era ormai inutile perchè c'era stato tutto il tempo di far sparire le eventuali prove che la polizia cercava.
E si capisce allora perchè i cittadini di Cortina abbiano chiesto, a grandissima maggioranza, l'annessione al Sudtirolo. Un passo verso l'Austria, un Paese non ancora ridotto a una sinistra Repubblica delle banane.
Massimo Fini

04 novembre 2007

La Big Pharma corrompe i medici: ri-denuncia


Medicine, dottori e cene. Non è il titolo di un film, ma quello del Rapporto pubblicato da Consumers International la federazione internazionale che raccoglie 220 associazioni di consumatori di tutto il mondo. E che racconta come i malati dei paesi in via di sviluppo siano una miniera d´oro per le aziende farmaceutiche. Per accaparrarsi nuova clientela, i colossi del farmaco corromperebbero i medici dei paesi in via di sviluppo, dove purtroppo molto malattie debellate in Occidente sono ancora vive e vegete e dove per guarire chi è malato è disposto a mandar giù di tutto.

Ma per convincere i medici, non basta una cena. Condizionatori d'aria, computer, automobili, tessere di club esclusivi, notti in hotel a cinque stelle durante i congressi medici: sono solo alcuni dei regali contemplati dalle strategie di marketing delle multinazionali farmaceutiche. Ma certo, non si tratta solo di corruzione. La collusione tra medici e case farmaceutiche, spiega il rapporto può portare a «prescrizioni ingiustificate o errate che mettono a serio rischio la salute dei pazienti, a volte anche con effetti fatali».

Big Pharma, le grandi industrie che controllano il mercato dei farmaci, quindi «a suon di regali sta cambiando le abitudini prescrittive dei medici nei Paesi in via di sviluppo». E la metà dei medici non lo nega: secondo il rapporto, il 50% dei dottori ammette di sentire questa pressione. Ma mancano pure leggi che regolamentino il mercato: «La mancanza di regole – spiega Richard Lloyd, direttore generale di Consumers International – rende questi mercati un facile bersaglio per le tecniche di marketing delle multinazionali, ma le risorse sanitarie di questi Paesi e i soldi degli stessi cittadini non possono essere dilapidati nell'uso errato dei farmaci».

«L'unica maniera per assicurare che i pazienti ricevano dai medici un trattamento razionale e imparziale – dicono dalla federazione dei consumatori – è che i governi mettano al bando completamente la pratica dei regali»

Nel frattempo, per chi volesse dare un contributo alla campagna, Consumers International invita a mandare una mail a marketingoverdose©consint.org. Perché nessuno, quando un medico gli prescrive un farmaco, debba pensare che il dottore non sta pensando alla sua salute ma al prossimo pacco regalo in arrivo.

02 novembre 2007

Cambiare l’economia? Basta affidarsi al cuore


Se molto spesso parlare della situazione economica e politica attuale ci porta a provare paura, impotenza, negatività, ci sono persone le cui parole riescono ad avere un senso positivo e la cui capacità di visione ci aiuta a pensare alla costruzione di nuovi e vicini mondi possibili.
Abbiamo intervistato Pierluigi Paoletti che consideriamo essere una di questa persone: le sue parole risuonano sempre positive, pacifiche e ispiratrici. E la sua visione ci aiuta a capire che il futuro è completamente nelle nostre mani

Signoraggio, indebitamento privato, moneta elettronica, potere delle banche, speculazioni finanziarie. Quando affrontiamo questi temi, si diffonde, a volte, un’idea di rassegnazione: ci sentiamo prigionieri di un sistema che ci divora e abbiamo l’impressione di non avere i mezzi per cambiarlo. La speranza è ancora possibile?
Questo è un momento storico molto particolare, ogni certezza si sta sgretolando, tutti gli inganni e tutte le truffe vengono svelati. Molte cose che davamo per scontate non sono come appaiono e le persone, che fanno tanta fatica a conquistare il loro equilibrio, si sentono perse: ogni punto di riferimento vacilla, dalla politica agli ideali, dalle banche al denaro, la religione stessa non offre più quel sostegno morale e viene sconvolta da pesanti scandali.
Se non si intravede una soluzione, un modo diverso di vedere le cose, il sentimento predominante è la paura del futuro e la paura è la peggiore delle emozioni perché paralizza e non fa ragionare. Per questo pur denunciando e facendo analisi lucide della realtà è necessario, per coloro che hanno per primi compreso il (mal)funzionamento di questo mondo, non solo distruggere, ma anche ricostruire, offrire soluzioni.
Studiando gli uomini e l’economia da tanti anni, mi sono reso conto che un nuovo mondo è a portata di mano, basta che riusciamo a vedere le cose da un altro punto di vista.


Pur denunciando e facendo analisi lucide della realtà è necessario, per coloro che hanno per primi compreso il (mal)funzionamento di questo mondo, non solo distruggere, ma anche ricostruire, offrire soluzioni


Il denaro, che oggi viene emesso solo a fronte di un debito, è la fonte di tanti dei nostri drammi quotidiani. Il debito ogni anno pretende fette sempre maggiori della nostra vita e poiché nessuno ha messo in circolazione i soldi degli interessi, per uno che ce la fa a onorare i suoi debiti è matematico che ce ne sarà un altro che soccomberà suo malgrado, scatenando una continua lotta dove l’altro è il nemico da sopprimere per la lotta alla sopravvivenza.
Eliminando il denaro emesso a debito, che con una sofisticata manipolazione mentale ci hanno fatto credere che sia legittimo, eliminiamo la fonte della sofferenza moderna.
Dobbiamo renderci conto che la chiave della nostra cella è nelle nostre mani perché tutto si regge sulla menzogna e noi siamo il motore senza il quale questa truffa non può andare avanti.
Il sistema delle monete complementari è molto utile per far capire le potenzialità di un sistema in cui il debito sia solo un brutto ricordo.

Non so se sei d’accordo con me, ma come cittadina di questo paese sento che attraverso il voto non riesco a incidere nella vita politica, economica e sociale. Ho la sensazione, votando, di regalare il mio potere alla classe politica, alla Casta, che è così in grado di continuare a perseguire unicamente i proprio interessi. Abbiamo altri mezzi per farci sentire, per cambiare le cose?
Personalmente esprimo il mio dissenso non andando a votare: se questa, dicono, è una democrazia rappresentativa, in questi anni non ho mai trovato nessuno degno di rappresentarmi. La politica, sia di destra che di sinistra – ma ogni differenza è solo nominale – , è un centro di affari al servizio di alcuni poteri, a volte nemmeno tanto occulti. Mi dispiace, ma io non mi presto più al loro gioco.
La possibilità che abbiamo è riprenderci gradualmente anche quegli spazi, a partire dal livello più basso: quello degli enti locali che sono più a contatto con la realtà quotidiana, esponendoci in prima persona. Il momento è molto delicato e il nostro impegno è indispensabile.

Politica e informazione ci distraggono continuamente dalla possibile visione di un altro mondo e ci spingono a consumare e produrre, a produrre e consumare: in una catena senza fine di bisogni e desideri indotti. Come mai chi ci governa è incapace di prendere le distanze da questa situazione?
Uno schiavo moderno deve solo lavorare, consumare e indebitarsi sempre di più. Questo è il mondo da cui ciascuno deve allontanarsi, non si deve cedere più il nostro potere e anzi è doveroso lavorare pacificamente per riprendere le sovranità che, nel tempo, ci hanno sottratto con l’inganno: quella monetaria, alimentare, della salute e territoriale. Quello a cui veniamo chiamati è una crescita: da adolescenti, ancora dipendenti che delegano il loro potere, a persone e comunità adulte e consapevoli, che hanno in mano le redini dei propri destini.

Quali sono i consigli che ti senti di dare ai giovani, a coloro che hanno un lavoro precario, che non hanno modo di acquistare una casa o che non vogliono accendere un mutuo per non dovere lavorare tutta la vita per il sistema?
Di allontanarsi piano piano da questa allucinazione collettiva, di non cedere alle lusinghe del denaro a debito e di fare i passi secondo le possibilità. Eliminare ogni fonte di possibile dipendenza anche occulta e cercare di farsi un’idea propria sui problemi, documentandosi e cercando fonti di informazione alternative: grazie ad internet oggi la verità corre veloce e raggiunge sempre chi la ricerca. Piano piano, ma in questi anni il processo di consapevolezza si è molto velocizzato, si aprirà una visione del mondo totalmente diversa che permetterà di dare risposte adeguate ad ogni ostacolo. Ogni cosa può essere un problema o un’opportunità e, non avendo alle spalle scelte sbagliate e condizionanti, si avranno solo opportunità.
Una cosa importante sono le emozioni, lasciare spazio all’amore e seguire le passioni aiuta molto in questa opera di “disintossicazione”, il cuore difficilmente sbaglia.


BOTTA E RISPOSTA
Consigli pratici e quotidiani per cambiare il corso dell’economia
Abbiamo chiesto a Pierluigi Paoletti di rispondere in maniera breve e concisa ad alcune domande di carattere pratico, in modo che ognuno di noi possa capire cosa fare e come agire per riacquistare consapevolezza nel proprio potere di cambiamento.

Dove possiamo investire il nostro denaro se non in banca?
Le alternative sono poche, io consiglio di acquistare ogni volta che è possibile una o più monete d’oro nei numerosi banchi metalli, per il resto dobbiamo rivolgerci alle banche avendo già le idee chiare su cosa fare, magari leggendo i report di centrofondi.it.
Come possiamo fare a meno di bancomat e carta di credito?
Usando, fino a che è possibile, denaro contante e monete complementari
Come possiamo fare a meno di acquistare a rate?
Facendo come facevano i nostri nonni, risparmiando. E poi non è detto che, arrivati alla fine, ci si accorga che quella cosa che volevamo comprare non è poi così indispensabile.
Come posiamo favorire l’economia locale?
Promuovendo e usando il più possibile monete complementari e comprando sempre meno alla GDO (grande distribuzione organizzata: ipermercati, supermercati, discount).
M. Gualazzi

05 novembre 2007

Il caso clementina Forleo


Destra e sinistra si accapigliano su tutto, anche sulle cose su cui sono d'accordo, perchè son provvedimenti che, alternativamente, han preso sia l'una che l'altra, e non si capisce perchè. O meglio, lo si capisce benissimo: gli uni vogliono mantenere a tutti i costi il potere, gli altri a tutti i costi toglierglielo. E mentre si azzuffano, non si accorgono, che l'Italia si sta sfasciando.

In 35 anni di lavoro giornalistico - un arco che comprende le bombe di Piazza Fontana, il terrorismo rosso e nero, l'assassinio di Pecorelli, la misteriosa morte di Calvi, Ustica e tanti altri misteri italiani - non ho mai visto un caso così inquietante come quello di Clementina Forleo . Il Gip di Milano ha scritto al prefetto una lettera in cui, spiegando perchè rifiuta la scorta dei carabinieri, afferma testualmente: «La scorta non mi serve perchè ho ragione di ritenere che le minacce non vengono dalla piazza, ma da ambienti istituzionali... non posso certo accettare protezione dall'Arma dei carabinieri, la stessa istituzione dai cui vertici partono continuamente denigrazioni e attacchi nei miei confronti... Quando ero giudice delle scalate Antonveneta e Unipol da uomini delle istituzioni e di legge mi sono giunte pressioni perchè prendessi certe decisioni e non certe altre».



I nomi dei responsabili di queste pressioni e delle larvate minacce il Gip Forleo non li fa nella lettera al prefetto, spedita in copia conforme anche al Procuratore generale di Milano Mario Blandini. Non li ha detti neppure ai carabinieri, ma ha fatto sapere: «Per ora ho affidato al mio caro amico Ferdinando Imposimato alcuni appunti scritti e altre confidenze. L'ho fatto a futura memoria, perchè non si sa mai...metti una scivolata...» È evidente che la Forleo teme di essere uccisa e mette le mani avanti, sia per scoraggiare eventuali assassini, sia per smascherarli una volta che lei non potesse più farlo.

Sembra di assistere a una delle più torbide edizioni della "Piovra", ma ambientata a Milano e non nella Sicilia in mano alla mafia. Ora le cose sono due. O la Forleo , un magistrato considerato fino a ieri estremamente rigoroso, forse anche troppo rigoroso, ha avuto un crollo nervoso, oppure, in caso contrario, le sue denunce sono di una gravità inaudita che non mi pare sia stata colta nè dai giornali, nè dall'opinione pubblica, nè, tampoco e non innocentemente, dai rappresentanti delle Istituzioni. Un magistrato, che fa parte delle Istituzioni, che ne è anzi il garante, non si fida delle Istituzioni, anzi le teme, considera lo Stato, di cui è al servizio, il vero nemico e si chiama fuori, varca la linea e si mette dalla parte dell'Antistato. O la Forleo è la protagonista di un golpe o il golpe, sotterraneo, è già avvenuto, da tempo, e lei ne è solo una delle vittime.

Alla fine di luglio i Pubblici ministeri di Matera, indagati a loro volta dal Pm di Catanzaro De Magistris nell'ambito dell'inchiesta "Why not?", ordinarono una perquisizione alla Caserma dei carabinieri di Policoro. Ma il comandante della Caserma, Pasquale Antonio Zaccheo, un collaboratore di De Magistris in quell'inchiesta, rifiutò la perquisizione minacciando di sparare sui poliziotti che avevano l'ordine di eseguirla. Possibile un simile episodio di insubordinazione? Possibile. È accaduto. Anche se poi, dopo lunghe trattative e quattro ore di attesa, la perquisizione è stata fatta, quando era ormai inutile perchè c'era stato tutto il tempo di far sparire le eventuali prove che la polizia cercava.
E si capisce allora perchè i cittadini di Cortina abbiano chiesto, a grandissima maggioranza, l'annessione al Sudtirolo. Un passo verso l'Austria, un Paese non ancora ridotto a una sinistra Repubblica delle banane.
Massimo Fini

04 novembre 2007

La Big Pharma corrompe i medici: ri-denuncia


Medicine, dottori e cene. Non è il titolo di un film, ma quello del Rapporto pubblicato da Consumers International la federazione internazionale che raccoglie 220 associazioni di consumatori di tutto il mondo. E che racconta come i malati dei paesi in via di sviluppo siano una miniera d´oro per le aziende farmaceutiche. Per accaparrarsi nuova clientela, i colossi del farmaco corromperebbero i medici dei paesi in via di sviluppo, dove purtroppo molto malattie debellate in Occidente sono ancora vive e vegete e dove per guarire chi è malato è disposto a mandar giù di tutto.

Ma per convincere i medici, non basta una cena. Condizionatori d'aria, computer, automobili, tessere di club esclusivi, notti in hotel a cinque stelle durante i congressi medici: sono solo alcuni dei regali contemplati dalle strategie di marketing delle multinazionali farmaceutiche. Ma certo, non si tratta solo di corruzione. La collusione tra medici e case farmaceutiche, spiega il rapporto può portare a «prescrizioni ingiustificate o errate che mettono a serio rischio la salute dei pazienti, a volte anche con effetti fatali».

Big Pharma, le grandi industrie che controllano il mercato dei farmaci, quindi «a suon di regali sta cambiando le abitudini prescrittive dei medici nei Paesi in via di sviluppo». E la metà dei medici non lo nega: secondo il rapporto, il 50% dei dottori ammette di sentire questa pressione. Ma mancano pure leggi che regolamentino il mercato: «La mancanza di regole – spiega Richard Lloyd, direttore generale di Consumers International – rende questi mercati un facile bersaglio per le tecniche di marketing delle multinazionali, ma le risorse sanitarie di questi Paesi e i soldi degli stessi cittadini non possono essere dilapidati nell'uso errato dei farmaci».

«L'unica maniera per assicurare che i pazienti ricevano dai medici un trattamento razionale e imparziale – dicono dalla federazione dei consumatori – è che i governi mettano al bando completamente la pratica dei regali»

Nel frattempo, per chi volesse dare un contributo alla campagna, Consumers International invita a mandare una mail a marketingoverdose©consint.org. Perché nessuno, quando un medico gli prescrive un farmaco, debba pensare che il dottore non sta pensando alla sua salute ma al prossimo pacco regalo in arrivo.

02 novembre 2007

Cambiare l’economia? Basta affidarsi al cuore


Se molto spesso parlare della situazione economica e politica attuale ci porta a provare paura, impotenza, negatività, ci sono persone le cui parole riescono ad avere un senso positivo e la cui capacità di visione ci aiuta a pensare alla costruzione di nuovi e vicini mondi possibili.
Abbiamo intervistato Pierluigi Paoletti che consideriamo essere una di questa persone: le sue parole risuonano sempre positive, pacifiche e ispiratrici. E la sua visione ci aiuta a capire che il futuro è completamente nelle nostre mani

Signoraggio, indebitamento privato, moneta elettronica, potere delle banche, speculazioni finanziarie. Quando affrontiamo questi temi, si diffonde, a volte, un’idea di rassegnazione: ci sentiamo prigionieri di un sistema che ci divora e abbiamo l’impressione di non avere i mezzi per cambiarlo. La speranza è ancora possibile?
Questo è un momento storico molto particolare, ogni certezza si sta sgretolando, tutti gli inganni e tutte le truffe vengono svelati. Molte cose che davamo per scontate non sono come appaiono e le persone, che fanno tanta fatica a conquistare il loro equilibrio, si sentono perse: ogni punto di riferimento vacilla, dalla politica agli ideali, dalle banche al denaro, la religione stessa non offre più quel sostegno morale e viene sconvolta da pesanti scandali.
Se non si intravede una soluzione, un modo diverso di vedere le cose, il sentimento predominante è la paura del futuro e la paura è la peggiore delle emozioni perché paralizza e non fa ragionare. Per questo pur denunciando e facendo analisi lucide della realtà è necessario, per coloro che hanno per primi compreso il (mal)funzionamento di questo mondo, non solo distruggere, ma anche ricostruire, offrire soluzioni.
Studiando gli uomini e l’economia da tanti anni, mi sono reso conto che un nuovo mondo è a portata di mano, basta che riusciamo a vedere le cose da un altro punto di vista.


Pur denunciando e facendo analisi lucide della realtà è necessario, per coloro che hanno per primi compreso il (mal)funzionamento di questo mondo, non solo distruggere, ma anche ricostruire, offrire soluzioni


Il denaro, che oggi viene emesso solo a fronte di un debito, è la fonte di tanti dei nostri drammi quotidiani. Il debito ogni anno pretende fette sempre maggiori della nostra vita e poiché nessuno ha messo in circolazione i soldi degli interessi, per uno che ce la fa a onorare i suoi debiti è matematico che ce ne sarà un altro che soccomberà suo malgrado, scatenando una continua lotta dove l’altro è il nemico da sopprimere per la lotta alla sopravvivenza.
Eliminando il denaro emesso a debito, che con una sofisticata manipolazione mentale ci hanno fatto credere che sia legittimo, eliminiamo la fonte della sofferenza moderna.
Dobbiamo renderci conto che la chiave della nostra cella è nelle nostre mani perché tutto si regge sulla menzogna e noi siamo il motore senza il quale questa truffa non può andare avanti.
Il sistema delle monete complementari è molto utile per far capire le potenzialità di un sistema in cui il debito sia solo un brutto ricordo.

Non so se sei d’accordo con me, ma come cittadina di questo paese sento che attraverso il voto non riesco a incidere nella vita politica, economica e sociale. Ho la sensazione, votando, di regalare il mio potere alla classe politica, alla Casta, che è così in grado di continuare a perseguire unicamente i proprio interessi. Abbiamo altri mezzi per farci sentire, per cambiare le cose?
Personalmente esprimo il mio dissenso non andando a votare: se questa, dicono, è una democrazia rappresentativa, in questi anni non ho mai trovato nessuno degno di rappresentarmi. La politica, sia di destra che di sinistra – ma ogni differenza è solo nominale – , è un centro di affari al servizio di alcuni poteri, a volte nemmeno tanto occulti. Mi dispiace, ma io non mi presto più al loro gioco.
La possibilità che abbiamo è riprenderci gradualmente anche quegli spazi, a partire dal livello più basso: quello degli enti locali che sono più a contatto con la realtà quotidiana, esponendoci in prima persona. Il momento è molto delicato e il nostro impegno è indispensabile.

Politica e informazione ci distraggono continuamente dalla possibile visione di un altro mondo e ci spingono a consumare e produrre, a produrre e consumare: in una catena senza fine di bisogni e desideri indotti. Come mai chi ci governa è incapace di prendere le distanze da questa situazione?
Uno schiavo moderno deve solo lavorare, consumare e indebitarsi sempre di più. Questo è il mondo da cui ciascuno deve allontanarsi, non si deve cedere più il nostro potere e anzi è doveroso lavorare pacificamente per riprendere le sovranità che, nel tempo, ci hanno sottratto con l’inganno: quella monetaria, alimentare, della salute e territoriale. Quello a cui veniamo chiamati è una crescita: da adolescenti, ancora dipendenti che delegano il loro potere, a persone e comunità adulte e consapevoli, che hanno in mano le redini dei propri destini.

Quali sono i consigli che ti senti di dare ai giovani, a coloro che hanno un lavoro precario, che non hanno modo di acquistare una casa o che non vogliono accendere un mutuo per non dovere lavorare tutta la vita per il sistema?
Di allontanarsi piano piano da questa allucinazione collettiva, di non cedere alle lusinghe del denaro a debito e di fare i passi secondo le possibilità. Eliminare ogni fonte di possibile dipendenza anche occulta e cercare di farsi un’idea propria sui problemi, documentandosi e cercando fonti di informazione alternative: grazie ad internet oggi la verità corre veloce e raggiunge sempre chi la ricerca. Piano piano, ma in questi anni il processo di consapevolezza si è molto velocizzato, si aprirà una visione del mondo totalmente diversa che permetterà di dare risposte adeguate ad ogni ostacolo. Ogni cosa può essere un problema o un’opportunità e, non avendo alle spalle scelte sbagliate e condizionanti, si avranno solo opportunità.
Una cosa importante sono le emozioni, lasciare spazio all’amore e seguire le passioni aiuta molto in questa opera di “disintossicazione”, il cuore difficilmente sbaglia.


BOTTA E RISPOSTA
Consigli pratici e quotidiani per cambiare il corso dell’economia
Abbiamo chiesto a Pierluigi Paoletti di rispondere in maniera breve e concisa ad alcune domande di carattere pratico, in modo che ognuno di noi possa capire cosa fare e come agire per riacquistare consapevolezza nel proprio potere di cambiamento.

Dove possiamo investire il nostro denaro se non in banca?
Le alternative sono poche, io consiglio di acquistare ogni volta che è possibile una o più monete d’oro nei numerosi banchi metalli, per il resto dobbiamo rivolgerci alle banche avendo già le idee chiare su cosa fare, magari leggendo i report di centrofondi.it.
Come possiamo fare a meno di bancomat e carta di credito?
Usando, fino a che è possibile, denaro contante e monete complementari
Come possiamo fare a meno di acquistare a rate?
Facendo come facevano i nostri nonni, risparmiando. E poi non è detto che, arrivati alla fine, ci si accorga che quella cosa che volevamo comprare non è poi così indispensabile.
Come posiamo favorire l’economia locale?
Promuovendo e usando il più possibile monete complementari e comprando sempre meno alla GDO (grande distribuzione organizzata: ipermercati, supermercati, discount).
M. Gualazzi