12 gennaio 2008

Perchè le banche hanno questo potere?


Anche senza essere economisti, si intuisce che la quantità di moneta necessaria ad una comunità sia quella che riflette i beni ed i servizi presenti sul mercato, più una quantità di denaro che permette alla comunità di fare investimenti che poi porteranno benessere a tutti.
Investimenti che riguardano la sfera della persona come la preparazione culturale (scuola),l’assistenza sanitaria, per passare poi alle infrastrutture (strade, ponti ecc.), ricerca e applicazione di nuove tecnologie e via dicendo.
Nelle comunità semplici dove si usava il baratto non era possibile fare tutta questa serie di investimenti semplicemente perché questi hanno la caratteristica di dare i loro frutti in un futuro mentre il baratto prevede solo lo scambio di beni già presenti. In questo tipo di comunità l’unico investimento possibile era il risparmio, ad esempio si toglieva una quota di semi di grano dal raccolto che permetteva la semina l’anno successivo e negli anni buoni si poteva pensare di scambiare la quota in surplus magari con un bue che sarebbe andato ad agevolare il lavoro dei campi.
Nel mondo moderno, con l’avvento della moneta, le comunità si sono potute evolvere in poco tempo grazie alla possibilità di anticipare la ricchezza futura attraverso l’indebitamento. Indebitarsi infatti non significa altro che materializzare guadagni futuri. Un artificio che consente alla comunità nel suo insieme di poter progredire molto più velocemente. Non ho sufficienti soldi per comprare quel macchinario che mi consentirà di aumentare la produzione? Mi faccio anticipare il guadagno che avrò da questo investimento e restituirò quanto mi è stato anticipato con l’incremento di lavoro. Lo stesso accade, o meglio dovrebbe accadere, allo Stato che dovendo costruire una strada si indebita con se stesso (la comunità) per materializzare le risorse per costruire quella strada che permetterà alla comunità di viaggiare meglio e fare scambi con maggiore facilità.
In questo quadro l’indebitamento assume una funzione di acceleratore dello sviluppo sociale. La banca quindi assume la funzione di “pompa” che rimette in circolo la ricchezza,moltiplicandola e svolge così un compito nobile, di cuore dell’intera comunità.
Così sarebbe se si limitasse ad anticipare ricchezza futura e per questo servizio chiedesse un giusto compenso, ma…
Eh sì anche qui c’è un “ma” e grosso come una casa: la banca non solo immette ricchezza futura (investimenti) che poi ritornerà alla comunità come incremento della ricchezza permanente, ma anticipa anche denaro che MAI si tradurrà in ricchezza reale e per questo, attraverso il debito impoverisce anziché arricchire. Anzi così facendo si impadronisce progressivamente di tutte le ricchezze attualmente disponibili.
Lo ritenete impossibile? Niente è impossibile se si può creare denaro e chiedere un interesse. Ora andiamo vedere come accade.

Abbiamo visto la funzione sociale che la banca assumerebbe se si limitasse a fare da cuore del sistema facendo circolare la ricchezza creando così altra ricchezza. Per questo prezioso servizio la banca è lecito che richieda un compenso, ma niente oltre a questo perché si limita a materializzare la ricchezza che verrà restituita da colui che metterà in opera l’investimento. Addirittura il solo fatto di esistere è una ricchezza per la comunità e per questo la persona dovrebbe ricevere quel tanto che gli permetta di vivere decorosamente e tutto questo sarebbe possibile senza togliere niente a nessuno, attualmente questo non è possibile semplicemente perché le istituzioni finanziarie hanno stravolto il loro ruolo all’interno della comunità, sia essa locale, nazionale o internazionale.
Le banche, infatti, oltre a farsi pagare il servizio, applicano anche un tasso di interesse. Il tasso di interesse non intacca la bontà dell’investimento se la ricchezza che riuscirò a produrre sarà superiore a quello che mi costa reperire le risorse. Il fatto è che la banca indebita anche per la vita normale dell’azienda (anticipo fatture, cassa ecc.) e anche per la vita quotidiana dell’individuo (auto, frigorifero, televisione ecc.) non solo investimenti che produrranno ricchezza, per questo a lungo andare il tasso di interesse impoverisce anziché arricchire.
Oltre a questo la banca non si limita a “pompare” nel sistema i depositi dei correntisti, cioè la ricchezza che viene risparmiata e che rimarrebbe inutilizzata, ma su questi crea denaro elettronico e magicamente anticipa quella ricchezza che dovrebbe essere creata. Anche qui non facciamo gli ortodossi e non la condanniamo per questo perché rientrerebbe comunque nella sua funzione sociale di anticipare una ricchezza che arriverà dall’investimento.
Il problema è che la banca ormai da molto tempo si è allontanata dalla sua funzione di aiuto e sostegno all’economia e ha utilizzato in modo “distorto” questa possibilità a tal punto che il sistema bancario può arrivare a prestare oltre 50 volte quello che i correntisti hanno depositato, annullando qualsiasi legame con l’economia reale.
Infatti la riserva obbligatoria delle banche oggi è al 2% ed in alcuni casi allo 0% e questo significa che il moltiplicatore bancario è (1/0,02-1) = 49; Tanto per capirci 100 euro depositati con i vari passaggi nel sistema possono “lievitare” fino a diventare 4.900, molto di più con riserva 0, semplicemente con un click del loro computer.
Potete trovare vari riferimenti nel gruppo di centrofondi dove si è svolta questa discussione, grazie a tutti coloro che hanno dato il loro contributo http://groups.google.com/group/centrofondi?hl=it
http://studimonetari.org/articoli/riservafrazionariaduepercento.html articolo di Marco Saba
http://www.centrofondi.it/articoli/credito_bancario_Munerotto.pdf studio di Federico Munerotto
http://www.centrofondi.it/articoli/Magia_Frazionaria.xls simulazione in excel di Davide911
Sui numeri e le percentuali della riserva obbligatoria consultare anche la Tav. 5 a pag. 11
http://www.bancaditalia.it/statistiche/indica/pimemo/pimemo08/pimemo08/suppl_01_08.pdf
Questo “scollamento” dall’economia reale ha creato dei potenti squilibri che oggi sono sotto gli occhi di tutti: l’indebitamento oltre ogni ragionevole limite
che si è impennato dopo gli anni ’90, che ha le caratteristiche tipiche della crescita
esponenziale degli interessi come abbiamo già avuto modo di esaminare nel report “A
quando la fine del paese dei balocchi” http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf e che si ritrova anche nelle famose curve di LaRouche www.movisol.org
In queste curve appare evidente come, al crescere del tempo, gli aggregati finanziari e monetari hanno un andamento esponenziale a danno dell’economia reale che invece decresce velocemente.
Episodi come la globalizzazione e lo sdoganamento della Cina hanno avuto l’unico scopo di procrastinare questo meccanismo perverso mascherando le reali condizioni del mondo economico.
Oltretutto dobbiamo pensare che il sistema bancario fruendo di leggi che gli impediscono di portare in bilancio la reale situazione (il denaro creato elettronicamente dal nulla) grazie agli accordi GAAP (Generally Accepted Accounting Principles), evade agli stati cifre esorbitanti, in Italia svariate centinaia di miliardi di euro, che da soli ridarebbero slancio alle economie in crisi. Ma non è ancora tutto. Dal 1998 con l’ultima riforma bancaria che porta il nome di Mario Draghi (vi ricorda qualcuno?) e fatta guarda caso con l’inasprirsi della curva del debito, le banche si sono tolte, con l’avallo dei politici, anche il divieto di entrare nei consigli di amministrazione delle società da loro finanziate, con il risultato che oggi oltre il 90% delle aziende sono governate e sono di fatto di proprietà dei gruppi bancari. E purtroppo la situazione si aggraverà ulteriormente quando si sentiranno gli effetti devastanti di Basilea2 che alzerà la riserva obbligatoria chiudendo repentinamente il rubinetto del credito con la conseguenza che moltissime aziende si ritroveranno nell’impossibilità di rientrare dalle linee di credito che gli erano state concesse a causa delle pessime condizioni dell’economia.
La situazione è molto critica e necessita da una parte dell’intervento della politica, quella sana, che imponga al sistema bancario una moratoria condonando almeno il 40% degli interessi dovuti, come chiede per i mutui l’economista Nino Galloni nel suo ultimo libro “Il grande mutuo” editori riuniti, liberando così risorse economiche indispensabili alla vita di un paese.
La politica poi dovrà farsi carico di far pagare le dovute tasse al sistema bancario, che poi si potrebbe anche accontentare della restituzione del capitale senza gli interessi visto che ha creato solo elettronicamente quel denaro. Riportare alla funzione sociale il mondo bancario è la priorità di questo periodo.
Nell’attesa che la politica faccia il suo dovere, ma visto l’andazzo della “casta” dovremo ricordarglielo noi, dobbiamo attivarci sganciandoci dal treno impazzito della globalizzazione, ritornando a risanare le economie locali, ricostruendo il mercato, oggi distrutto, alle nostre imprese e dando nuovo potere di acquisto alle famiglie attraverso l’adozione dei Buoni Locali http://www.centrofondi.it/report/scheda_BuoniLocali.pdf .
Altro sistema non c’è e il tempo ormai è scaduto quindi gambe in spalla e al lavoro che dobbiamo ricostruire di nuovo il nostro mondo!

Fonte: Centrofondi.it

10 gennaio 2008

Un miliardo di dollari per il TRADING?


Nonostante le varie crisi i mercati borsistici rilevano una elevata liquidità.
Le " mani forti" hanno in mano il mercato e lo muovono a loro piacimento. Il caso petrolio e oro troppo forte sono indici di situazione esplosiva. Ma sono veri questi indicatori o sono manipolati come PIL e debito?
Un caso emblematico lo ha scoperto la rete di Etleboro alla FED.


Dinanzi a noi si apre l'ennesimo canale virtuale finanziario, ma stavolta i soggetti coinvolti ricoprono un ruolo di importanza primaria sulla scena internazionale. Un cittadino di Singapore , Teo Hui Kiat, deposita presso la Federal Reserve dei titoli emessi dal Tesoro Americano dal valore nominale di oltre US$ 500.000.000, presenti sulla piazza finanziaria svizzera. Sulla base della documentazione che vi mostriamo la Federal Reserve prende in custodia i suddetti titoli, per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari, emettendo un "custodial safekeeping receipt" ( ricevuta di deposito ) , autenticato dalle firme del Governatore Bernard Bernanke e del Vice-Governatore Roger W. Ferguson. I titoli, oggetto dell'operazione, circolano al momento sulle piazze finanziarie svizzere, e sono utilizzati in programmi di trading.
Come noto, tutti i programmi di rating sono tassativamente vietati dagli organi internazionali, essendo operazioni che, movimentando grandi somme di denaro a fronte dell'emissione di un titolo virtuale - spesso inesigibile e infruttuoso - nascondono tentativi di speculazione e di riciclaggio. Allo stesso tempo, notiamo che la prassi dei controlli da parte delle Istituzioni è rigida e impenetrabile, proteggendo spesso il sistema vizioso Trader-Istituto di credito. La crisi subprime ha appunto dimostrato il fallimento del sistema di supervisione e di controllo delle Istituzioni governative sul sistema bancario e finanziario. Così il mancato intervento da parte dell'Istituto di vigilanza equivale ad una complicità, lasciando il sospetto che sia l'ente emittente stesso ad utilizzare il titolo per scopi estranei a quanto stabilito dai regolamenti del mercato e dalle leggi nazionali e internazionali.
Occorre infatti considerare che tali titoli di debito al portatore, denominati per cifre molto elevate, possono essere utilizzati - nonostante siano le società di Trading a reperirli e certificarne la validità - da parte di Banche, Fondazioni e Multinazionali per creare grandi fondi dal nulla, medianti i quali costituire assets, liquidità e tesorerie. Il tutto viaggiando sul limite della legalità consentita e al di sopra delle normali condizioni stabilite per le transazioni, anche se dall'ammontare irrisorio. Un paradosso che sfiora l'assurdo, considerando che proprio recentemente le misure di contrasto al riciclaggio e al finanziamento illecito sono state inasprite, in relazione alla necessità di controllare ed eliminare le fonti di finanziamento al terrorismo.

A rivelare l'illiceità dell'operazione dovrebbe essere la fonte emittente dei titoli stessi - facendo così ricorso alle liste dei titoli non validi esistenti sul mercato - oppure lo scopo della transazione: rappresentano questi i controlli che la Banca Centrale e o l'Istituto di credito dovrebbe effettuare per garantire sicurezza e trasparenza sul mercato. Qualora tuttavia, i controlli non vengano fatti e si venga a creare una rete tra i diversi attori che va a eliminare e nascondere le tracce, è ovvio che il cerchio si chiude e non esiste entità che può intervenire. È da tali meccanismi, chiusi e inavvicinabili dai Governi stessi, che scaturiscono le speculazioni su scala globale, la creazione del denaro e il finanziamento ai conflitti mondiali. Questo e nient'altro. Al di là della rete bancaria e finanziaria, circondata da una costellazione di società, non esiste altro canale per i cosiddetti terroristi o per i criminali: ogni operazione portata a termine accade perché è il sistema che lo permette, in quanto le regole all'interno cui muoversi sono prestabilite. Per tale motivo, possiamo affermare che la guerra finanziamento del terrorismo è la più grande bufala che i nostri politici abbiano inventato, per dimostrare il loro impegno nella lotta contro il crimine, contro le truffe o la corruzione. Da tempo però queste illusioni sono svanite, perché il sistema ha fallito, ha rivelato delle falle e tutti noi dobbiamo pagare ora per tali errori.

09 gennaio 2008

Il caos globale



Nell'intervista mandata in onda il 27 dicembre dalla National Public Radio, l'ex presidente della Federal Reserve USA sir Alan Greenspan ha ammesso candidamente che il sistema finanziario e monetario mondiale è spacciato. “La previsione che debbo fare”, ha affermato il primo regista delle bolle finanziarie degli ultimi vent'anni, “è che ad un certo punto si verificherà l'imprevisto, che ci metterà a tappeto ... Le probabilità di questo sviluppo stanno aumentando, mi pare, perché siamo entrati in zone vulnerabili”. Egli ha detto inoltre: “Siamo giunti ad una svolta e i miglioramenti straordinari verificatisi nell'economia mondiale negli ultimi quindici anni sono transitori, e stanno per cambiare ... Dunque, ritengo che si vada verso un ribaltamento di tutto questo processo”.
In effetti, le parole di Greenspan non descrivono le dimensioni del crac finanziario in corso, per il quale non esistono soluzioni di ordine “monetario”, come Lyndon LaRouche spiegò già in una webcast a Washington il 25 luglio scorso. Ai vertici dell'oligarchia finanziaria della City di Londra ci si rende conto che il crac irreversibile sta accelerando. Negli ultimi mesi sono andati in fumo attivi bancari per circa 1500 mila miliardi di dollari e un volume analogo è andato in fumo nei mercati borsistici. La crisi che colpisce nel primo trimestre del 2008, e che coinvolge il settore assicurativo e quello dei titoli derivati, sarà di dimensioni ben più drammatiche della crisi dei mutui USA del 2007, che al confronto sembrerà poca cosa.
Soltanto in questo contesto possono essere inquadrate e comprese l'ondata di assassinii politici, l'esplosione di scontri etnici e religiosi e la diffusione globale del caos. Nessuno di questi fenomeni può essere considerato un avvenimento locale o regionale. Sono tutti parte di un'unica strategia mirante ad un unico obiettivo globale: distruggere gli stati nazionali, lanciare la guerra asimmetrica mondiale, protratta per più generazioni, e consolidare il controllo sui giacimenti delle materie prime del pianeta nelle mani dei cartelli privati anglo-olandesi.
Jacques Attali, ex consigliere del presidente Mitterrand, ha recentemente riconosciuto il nesso tra la realtà finanziaria e l'esplosione del caos in un commento apparso il 3 gennaio sul settimanale finanziario francese L'Express: “Che l'assassinio di un leader dell'opposizione in un paese del Sud [Pakistan - ndr] scombussoli così gravemente i mercati finanziari asiatici, e con essi quelli del mondo intero, rivela la fragilità estrema del pianeta ... Il mondo intero sembra correre verso il precipizio. Come se si preparasse una collisione tra due treni a piena velocità”.
La paternità del caos globale non è da attribuirsi agli “anglo-americani” ma piuttosto ad un Impero Britannico “invisibile” ed all'estesa oligarchia anglo-olandese che esso serve. Qualche lettore potrà dubitare che Londra sia ancora il centro dell'impero, capace di scatenare il caos, ma da un punto di vista storico, i contorni di un impero britannico “invisibile” non sfuggono tanto facilmente.
Primo, praticamente tutti i centri finanziari offshore che dominano il sistema finanziario deregolamentato e globalizzato si trovano nelle colonie britanniche o olandesi. Secondo, da decenni gli inglesi dominano l'industria privata dei mercenari, imprese che operano in coordinazione con i grandi cartelli britannici delle materie prime che già posseggono gran parte dei diritti minerari in Africa, Australia e America Latina. Terzo, il Commonwealth delle Nazioni, presieduto dalla regina Elisabetta II, è composto da 53 paesi che rappresentano un quinto delle terre emerse ed una notevole percentuale delle risorse strategiche e della popolazione del globo.
Questo apparato è stato messo in moto per fomentare il caos e provocare i conflitti. Poiché il sistema finanziario globale non può essere “riformato” ed è certo che Londra non si sottometterà mai volontariamente ad una riorganizzazione fallimentare che consenta alle nazioni di ripristinare il proprio controllo sovrano sul credito e sulla moneta, essa non potrà che giocare l'unica carta che le resta, il caos globale.

La mano dell'impero dietro il caos globale

Le tessere principali che compongono il quadro del caos globale britannico:
* Pakistan: l'assassinio di Benazir Bhutto ha fatto precipitare il paese e l'intera regione nel caos. Mentre l'amministrazione Bush ha esibito in Pakistan la stessa incompetenza e cretineria sfoggiata nell'invasione e occupazione dell'Iraq, l'Inghilterra è riuscita a pervenire passo dopo passo al suo obiettivo strategico: frammentazione del Pakistan e creazione di un'entità separatista, “terra di nessuno”, sul confine con l'Afghanistan, che serve come fonte di instabilità a lungo termine, di guerra asimmetrica e di operazioni economiche di mercato nero, in particolare per i traffici di oppio della “Mezzaluna d'oro”.
Inoltre è assodato che parlamentari britannici hanno finanziato i separatisti fondamentalisti Beluci in Pakistan, che dall'Afghanistan sono stati espulsi agenti dell'MI6 britannico che guidavano e finanziavano i Talibani e che la polizia britannica in Iraq ha preparato l'invasione e poi le condizioni per frammentare l'Irak in tre parti: meridionale, centrale e regione curda.
* Thailandia: in un articolo del 19 dicembre, il settimanale finanziario britannico The Economist aveva messo in guardia l'ex primo ministro Thaksin Shinawatra, attualmente in esilio, che egli sarà il “Benazir Bhutto della Thailandia” se si azzarda a rimettere piede nel suo paese dopo le elezioni del 23 dicembre. Dopo l'assassinio della Bhutto, Thaksin ha dichiarato di temere per la propria incolumità. Inoltre la monarchia thailandese rischia una crisi di successione visto il peggiorare delle condizioni di salute del vecchio re. Il caos potrebbe facilmente diffondersi dalla Thailandia in tutta l'Asia Sudorientale.
* Malesia: Un gruppo minoritario della destra (Gruppo di azione dei diritti Hindu) si è andato affermando nel paese, che a Nord confina con la Thailandia. Ora l'arresto del suo leader, P. Uthayakumar, potrebbe sfociare in una destabilizzazione del paese. L'organizzazione vanterebbe collegamenti con i terroristi Tigri Tamil, il movimento separatista del Sri Lanka responsabile di un recente attentato dinamitardo nel paese costato la vita a diverse persone.
* Kenya: lo scoppio di violenze nel paese africano a seguito di elezioni contestate ha provocato la morte di 300 persone e lo spostamento di 250 mila rifugiati. La mano britannica in questa destabilizzazione, che minaccia di trasformarsi in un genocidio, è palese. In effetti, né il presidente Mwai Kibaki, né il leader dell'opposizione Raila Odinga possono in alcun modo sperare di mettere la situazione sotto controllo perché sono ambedue manipolati dalla Camera dei Lord. Il principale burattinaio è Lord Steel of Aikwood, esponente del partito liberal-democratico che è in contatto con Kibaki da 25 anni, ma che ha anche aiutato Odinga a creare il Partito Liberal-democratico del Kenya diventandone il presidente. Steel è stato socio di affari di Tony Buckingham, il fondatore di una delle più note imprese private di mercenari, la Executive Outcome. Egli figura inoltre nel consiglio di amministrazione della Royal Africa Society, organismo personalmente patrocinato da Elisabetta II e finanziato dalle grandi imprese minerarie come Anglo America, Rio Tinto e DeBeers. La società è presieduta da lord Holme of Cheltenham, collega di Steel, che siede nel board della Rio Tinto ed è membro del Privy Council, il consiglio della corona.
Fonte: movisol

12 gennaio 2008

Perchè le banche hanno questo potere?


Anche senza essere economisti, si intuisce che la quantità di moneta necessaria ad una comunità sia quella che riflette i beni ed i servizi presenti sul mercato, più una quantità di denaro che permette alla comunità di fare investimenti che poi porteranno benessere a tutti.
Investimenti che riguardano la sfera della persona come la preparazione culturale (scuola),l’assistenza sanitaria, per passare poi alle infrastrutture (strade, ponti ecc.), ricerca e applicazione di nuove tecnologie e via dicendo.
Nelle comunità semplici dove si usava il baratto non era possibile fare tutta questa serie di investimenti semplicemente perché questi hanno la caratteristica di dare i loro frutti in un futuro mentre il baratto prevede solo lo scambio di beni già presenti. In questo tipo di comunità l’unico investimento possibile era il risparmio, ad esempio si toglieva una quota di semi di grano dal raccolto che permetteva la semina l’anno successivo e negli anni buoni si poteva pensare di scambiare la quota in surplus magari con un bue che sarebbe andato ad agevolare il lavoro dei campi.
Nel mondo moderno, con l’avvento della moneta, le comunità si sono potute evolvere in poco tempo grazie alla possibilità di anticipare la ricchezza futura attraverso l’indebitamento. Indebitarsi infatti non significa altro che materializzare guadagni futuri. Un artificio che consente alla comunità nel suo insieme di poter progredire molto più velocemente. Non ho sufficienti soldi per comprare quel macchinario che mi consentirà di aumentare la produzione? Mi faccio anticipare il guadagno che avrò da questo investimento e restituirò quanto mi è stato anticipato con l’incremento di lavoro. Lo stesso accade, o meglio dovrebbe accadere, allo Stato che dovendo costruire una strada si indebita con se stesso (la comunità) per materializzare le risorse per costruire quella strada che permetterà alla comunità di viaggiare meglio e fare scambi con maggiore facilità.
In questo quadro l’indebitamento assume una funzione di acceleratore dello sviluppo sociale. La banca quindi assume la funzione di “pompa” che rimette in circolo la ricchezza,moltiplicandola e svolge così un compito nobile, di cuore dell’intera comunità.
Così sarebbe se si limitasse ad anticipare ricchezza futura e per questo servizio chiedesse un giusto compenso, ma…
Eh sì anche qui c’è un “ma” e grosso come una casa: la banca non solo immette ricchezza futura (investimenti) che poi ritornerà alla comunità come incremento della ricchezza permanente, ma anticipa anche denaro che MAI si tradurrà in ricchezza reale e per questo, attraverso il debito impoverisce anziché arricchire. Anzi così facendo si impadronisce progressivamente di tutte le ricchezze attualmente disponibili.
Lo ritenete impossibile? Niente è impossibile se si può creare denaro e chiedere un interesse. Ora andiamo vedere come accade.

Abbiamo visto la funzione sociale che la banca assumerebbe se si limitasse a fare da cuore del sistema facendo circolare la ricchezza creando così altra ricchezza. Per questo prezioso servizio la banca è lecito che richieda un compenso, ma niente oltre a questo perché si limita a materializzare la ricchezza che verrà restituita da colui che metterà in opera l’investimento. Addirittura il solo fatto di esistere è una ricchezza per la comunità e per questo la persona dovrebbe ricevere quel tanto che gli permetta di vivere decorosamente e tutto questo sarebbe possibile senza togliere niente a nessuno, attualmente questo non è possibile semplicemente perché le istituzioni finanziarie hanno stravolto il loro ruolo all’interno della comunità, sia essa locale, nazionale o internazionale.
Le banche, infatti, oltre a farsi pagare il servizio, applicano anche un tasso di interesse. Il tasso di interesse non intacca la bontà dell’investimento se la ricchezza che riuscirò a produrre sarà superiore a quello che mi costa reperire le risorse. Il fatto è che la banca indebita anche per la vita normale dell’azienda (anticipo fatture, cassa ecc.) e anche per la vita quotidiana dell’individuo (auto, frigorifero, televisione ecc.) non solo investimenti che produrranno ricchezza, per questo a lungo andare il tasso di interesse impoverisce anziché arricchire.
Oltre a questo la banca non si limita a “pompare” nel sistema i depositi dei correntisti, cioè la ricchezza che viene risparmiata e che rimarrebbe inutilizzata, ma su questi crea denaro elettronico e magicamente anticipa quella ricchezza che dovrebbe essere creata. Anche qui non facciamo gli ortodossi e non la condanniamo per questo perché rientrerebbe comunque nella sua funzione sociale di anticipare una ricchezza che arriverà dall’investimento.
Il problema è che la banca ormai da molto tempo si è allontanata dalla sua funzione di aiuto e sostegno all’economia e ha utilizzato in modo “distorto” questa possibilità a tal punto che il sistema bancario può arrivare a prestare oltre 50 volte quello che i correntisti hanno depositato, annullando qualsiasi legame con l’economia reale.
Infatti la riserva obbligatoria delle banche oggi è al 2% ed in alcuni casi allo 0% e questo significa che il moltiplicatore bancario è (1/0,02-1) = 49; Tanto per capirci 100 euro depositati con i vari passaggi nel sistema possono “lievitare” fino a diventare 4.900, molto di più con riserva 0, semplicemente con un click del loro computer.
Potete trovare vari riferimenti nel gruppo di centrofondi dove si è svolta questa discussione, grazie a tutti coloro che hanno dato il loro contributo http://groups.google.com/group/centrofondi?hl=it
http://studimonetari.org/articoli/riservafrazionariaduepercento.html articolo di Marco Saba
http://www.centrofondi.it/articoli/credito_bancario_Munerotto.pdf studio di Federico Munerotto
http://www.centrofondi.it/articoli/Magia_Frazionaria.xls simulazione in excel di Davide911
Sui numeri e le percentuali della riserva obbligatoria consultare anche la Tav. 5 a pag. 11
http://www.bancaditalia.it/statistiche/indica/pimemo/pimemo08/pimemo08/suppl_01_08.pdf
Questo “scollamento” dall’economia reale ha creato dei potenti squilibri che oggi sono sotto gli occhi di tutti: l’indebitamento oltre ogni ragionevole limite
che si è impennato dopo gli anni ’90, che ha le caratteristiche tipiche della crescita
esponenziale degli interessi come abbiamo già avuto modo di esaminare nel report “A
quando la fine del paese dei balocchi” http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf e che si ritrova anche nelle famose curve di LaRouche www.movisol.org
In queste curve appare evidente come, al crescere del tempo, gli aggregati finanziari e monetari hanno un andamento esponenziale a danno dell’economia reale che invece decresce velocemente.
Episodi come la globalizzazione e lo sdoganamento della Cina hanno avuto l’unico scopo di procrastinare questo meccanismo perverso mascherando le reali condizioni del mondo economico.
Oltretutto dobbiamo pensare che il sistema bancario fruendo di leggi che gli impediscono di portare in bilancio la reale situazione (il denaro creato elettronicamente dal nulla) grazie agli accordi GAAP (Generally Accepted Accounting Principles), evade agli stati cifre esorbitanti, in Italia svariate centinaia di miliardi di euro, che da soli ridarebbero slancio alle economie in crisi. Ma non è ancora tutto. Dal 1998 con l’ultima riforma bancaria che porta il nome di Mario Draghi (vi ricorda qualcuno?) e fatta guarda caso con l’inasprirsi della curva del debito, le banche si sono tolte, con l’avallo dei politici, anche il divieto di entrare nei consigli di amministrazione delle società da loro finanziate, con il risultato che oggi oltre il 90% delle aziende sono governate e sono di fatto di proprietà dei gruppi bancari. E purtroppo la situazione si aggraverà ulteriormente quando si sentiranno gli effetti devastanti di Basilea2 che alzerà la riserva obbligatoria chiudendo repentinamente il rubinetto del credito con la conseguenza che moltissime aziende si ritroveranno nell’impossibilità di rientrare dalle linee di credito che gli erano state concesse a causa delle pessime condizioni dell’economia.
La situazione è molto critica e necessita da una parte dell’intervento della politica, quella sana, che imponga al sistema bancario una moratoria condonando almeno il 40% degli interessi dovuti, come chiede per i mutui l’economista Nino Galloni nel suo ultimo libro “Il grande mutuo” editori riuniti, liberando così risorse economiche indispensabili alla vita di un paese.
La politica poi dovrà farsi carico di far pagare le dovute tasse al sistema bancario, che poi si potrebbe anche accontentare della restituzione del capitale senza gli interessi visto che ha creato solo elettronicamente quel denaro. Riportare alla funzione sociale il mondo bancario è la priorità di questo periodo.
Nell’attesa che la politica faccia il suo dovere, ma visto l’andazzo della “casta” dovremo ricordarglielo noi, dobbiamo attivarci sganciandoci dal treno impazzito della globalizzazione, ritornando a risanare le economie locali, ricostruendo il mercato, oggi distrutto, alle nostre imprese e dando nuovo potere di acquisto alle famiglie attraverso l’adozione dei Buoni Locali http://www.centrofondi.it/report/scheda_BuoniLocali.pdf .
Altro sistema non c’è e il tempo ormai è scaduto quindi gambe in spalla e al lavoro che dobbiamo ricostruire di nuovo il nostro mondo!

Fonte: Centrofondi.it

10 gennaio 2008

Un miliardo di dollari per il TRADING?


Nonostante le varie crisi i mercati borsistici rilevano una elevata liquidità.
Le " mani forti" hanno in mano il mercato e lo muovono a loro piacimento. Il caso petrolio e oro troppo forte sono indici di situazione esplosiva. Ma sono veri questi indicatori o sono manipolati come PIL e debito?
Un caso emblematico lo ha scoperto la rete di Etleboro alla FED.


Dinanzi a noi si apre l'ennesimo canale virtuale finanziario, ma stavolta i soggetti coinvolti ricoprono un ruolo di importanza primaria sulla scena internazionale. Un cittadino di Singapore , Teo Hui Kiat, deposita presso la Federal Reserve dei titoli emessi dal Tesoro Americano dal valore nominale di oltre US$ 500.000.000, presenti sulla piazza finanziaria svizzera. Sulla base della documentazione che vi mostriamo la Federal Reserve prende in custodia i suddetti titoli, per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari, emettendo un "custodial safekeeping receipt" ( ricevuta di deposito ) , autenticato dalle firme del Governatore Bernard Bernanke e del Vice-Governatore Roger W. Ferguson. I titoli, oggetto dell'operazione, circolano al momento sulle piazze finanziarie svizzere, e sono utilizzati in programmi di trading.
Come noto, tutti i programmi di rating sono tassativamente vietati dagli organi internazionali, essendo operazioni che, movimentando grandi somme di denaro a fronte dell'emissione di un titolo virtuale - spesso inesigibile e infruttuoso - nascondono tentativi di speculazione e di riciclaggio. Allo stesso tempo, notiamo che la prassi dei controlli da parte delle Istituzioni è rigida e impenetrabile, proteggendo spesso il sistema vizioso Trader-Istituto di credito. La crisi subprime ha appunto dimostrato il fallimento del sistema di supervisione e di controllo delle Istituzioni governative sul sistema bancario e finanziario. Così il mancato intervento da parte dell'Istituto di vigilanza equivale ad una complicità, lasciando il sospetto che sia l'ente emittente stesso ad utilizzare il titolo per scopi estranei a quanto stabilito dai regolamenti del mercato e dalle leggi nazionali e internazionali.
Occorre infatti considerare che tali titoli di debito al portatore, denominati per cifre molto elevate, possono essere utilizzati - nonostante siano le società di Trading a reperirli e certificarne la validità - da parte di Banche, Fondazioni e Multinazionali per creare grandi fondi dal nulla, medianti i quali costituire assets, liquidità e tesorerie. Il tutto viaggiando sul limite della legalità consentita e al di sopra delle normali condizioni stabilite per le transazioni, anche se dall'ammontare irrisorio. Un paradosso che sfiora l'assurdo, considerando che proprio recentemente le misure di contrasto al riciclaggio e al finanziamento illecito sono state inasprite, in relazione alla necessità di controllare ed eliminare le fonti di finanziamento al terrorismo.

A rivelare l'illiceità dell'operazione dovrebbe essere la fonte emittente dei titoli stessi - facendo così ricorso alle liste dei titoli non validi esistenti sul mercato - oppure lo scopo della transazione: rappresentano questi i controlli che la Banca Centrale e o l'Istituto di credito dovrebbe effettuare per garantire sicurezza e trasparenza sul mercato. Qualora tuttavia, i controlli non vengano fatti e si venga a creare una rete tra i diversi attori che va a eliminare e nascondere le tracce, è ovvio che il cerchio si chiude e non esiste entità che può intervenire. È da tali meccanismi, chiusi e inavvicinabili dai Governi stessi, che scaturiscono le speculazioni su scala globale, la creazione del denaro e il finanziamento ai conflitti mondiali. Questo e nient'altro. Al di là della rete bancaria e finanziaria, circondata da una costellazione di società, non esiste altro canale per i cosiddetti terroristi o per i criminali: ogni operazione portata a termine accade perché è il sistema che lo permette, in quanto le regole all'interno cui muoversi sono prestabilite. Per tale motivo, possiamo affermare che la guerra finanziamento del terrorismo è la più grande bufala che i nostri politici abbiano inventato, per dimostrare il loro impegno nella lotta contro il crimine, contro le truffe o la corruzione. Da tempo però queste illusioni sono svanite, perché il sistema ha fallito, ha rivelato delle falle e tutti noi dobbiamo pagare ora per tali errori.

09 gennaio 2008

Il caos globale



Nell'intervista mandata in onda il 27 dicembre dalla National Public Radio, l'ex presidente della Federal Reserve USA sir Alan Greenspan ha ammesso candidamente che il sistema finanziario e monetario mondiale è spacciato. “La previsione che debbo fare”, ha affermato il primo regista delle bolle finanziarie degli ultimi vent'anni, “è che ad un certo punto si verificherà l'imprevisto, che ci metterà a tappeto ... Le probabilità di questo sviluppo stanno aumentando, mi pare, perché siamo entrati in zone vulnerabili”. Egli ha detto inoltre: “Siamo giunti ad una svolta e i miglioramenti straordinari verificatisi nell'economia mondiale negli ultimi quindici anni sono transitori, e stanno per cambiare ... Dunque, ritengo che si vada verso un ribaltamento di tutto questo processo”.
In effetti, le parole di Greenspan non descrivono le dimensioni del crac finanziario in corso, per il quale non esistono soluzioni di ordine “monetario”, come Lyndon LaRouche spiegò già in una webcast a Washington il 25 luglio scorso. Ai vertici dell'oligarchia finanziaria della City di Londra ci si rende conto che il crac irreversibile sta accelerando. Negli ultimi mesi sono andati in fumo attivi bancari per circa 1500 mila miliardi di dollari e un volume analogo è andato in fumo nei mercati borsistici. La crisi che colpisce nel primo trimestre del 2008, e che coinvolge il settore assicurativo e quello dei titoli derivati, sarà di dimensioni ben più drammatiche della crisi dei mutui USA del 2007, che al confronto sembrerà poca cosa.
Soltanto in questo contesto possono essere inquadrate e comprese l'ondata di assassinii politici, l'esplosione di scontri etnici e religiosi e la diffusione globale del caos. Nessuno di questi fenomeni può essere considerato un avvenimento locale o regionale. Sono tutti parte di un'unica strategia mirante ad un unico obiettivo globale: distruggere gli stati nazionali, lanciare la guerra asimmetrica mondiale, protratta per più generazioni, e consolidare il controllo sui giacimenti delle materie prime del pianeta nelle mani dei cartelli privati anglo-olandesi.
Jacques Attali, ex consigliere del presidente Mitterrand, ha recentemente riconosciuto il nesso tra la realtà finanziaria e l'esplosione del caos in un commento apparso il 3 gennaio sul settimanale finanziario francese L'Express: “Che l'assassinio di un leader dell'opposizione in un paese del Sud [Pakistan - ndr] scombussoli così gravemente i mercati finanziari asiatici, e con essi quelli del mondo intero, rivela la fragilità estrema del pianeta ... Il mondo intero sembra correre verso il precipizio. Come se si preparasse una collisione tra due treni a piena velocità”.
La paternità del caos globale non è da attribuirsi agli “anglo-americani” ma piuttosto ad un Impero Britannico “invisibile” ed all'estesa oligarchia anglo-olandese che esso serve. Qualche lettore potrà dubitare che Londra sia ancora il centro dell'impero, capace di scatenare il caos, ma da un punto di vista storico, i contorni di un impero britannico “invisibile” non sfuggono tanto facilmente.
Primo, praticamente tutti i centri finanziari offshore che dominano il sistema finanziario deregolamentato e globalizzato si trovano nelle colonie britanniche o olandesi. Secondo, da decenni gli inglesi dominano l'industria privata dei mercenari, imprese che operano in coordinazione con i grandi cartelli britannici delle materie prime che già posseggono gran parte dei diritti minerari in Africa, Australia e America Latina. Terzo, il Commonwealth delle Nazioni, presieduto dalla regina Elisabetta II, è composto da 53 paesi che rappresentano un quinto delle terre emerse ed una notevole percentuale delle risorse strategiche e della popolazione del globo.
Questo apparato è stato messo in moto per fomentare il caos e provocare i conflitti. Poiché il sistema finanziario globale non può essere “riformato” ed è certo che Londra non si sottometterà mai volontariamente ad una riorganizzazione fallimentare che consenta alle nazioni di ripristinare il proprio controllo sovrano sul credito e sulla moneta, essa non potrà che giocare l'unica carta che le resta, il caos globale.

La mano dell'impero dietro il caos globale

Le tessere principali che compongono il quadro del caos globale britannico:
* Pakistan: l'assassinio di Benazir Bhutto ha fatto precipitare il paese e l'intera regione nel caos. Mentre l'amministrazione Bush ha esibito in Pakistan la stessa incompetenza e cretineria sfoggiata nell'invasione e occupazione dell'Iraq, l'Inghilterra è riuscita a pervenire passo dopo passo al suo obiettivo strategico: frammentazione del Pakistan e creazione di un'entità separatista, “terra di nessuno”, sul confine con l'Afghanistan, che serve come fonte di instabilità a lungo termine, di guerra asimmetrica e di operazioni economiche di mercato nero, in particolare per i traffici di oppio della “Mezzaluna d'oro”.
Inoltre è assodato che parlamentari britannici hanno finanziato i separatisti fondamentalisti Beluci in Pakistan, che dall'Afghanistan sono stati espulsi agenti dell'MI6 britannico che guidavano e finanziavano i Talibani e che la polizia britannica in Iraq ha preparato l'invasione e poi le condizioni per frammentare l'Irak in tre parti: meridionale, centrale e regione curda.
* Thailandia: in un articolo del 19 dicembre, il settimanale finanziario britannico The Economist aveva messo in guardia l'ex primo ministro Thaksin Shinawatra, attualmente in esilio, che egli sarà il “Benazir Bhutto della Thailandia” se si azzarda a rimettere piede nel suo paese dopo le elezioni del 23 dicembre. Dopo l'assassinio della Bhutto, Thaksin ha dichiarato di temere per la propria incolumità. Inoltre la monarchia thailandese rischia una crisi di successione visto il peggiorare delle condizioni di salute del vecchio re. Il caos potrebbe facilmente diffondersi dalla Thailandia in tutta l'Asia Sudorientale.
* Malesia: Un gruppo minoritario della destra (Gruppo di azione dei diritti Hindu) si è andato affermando nel paese, che a Nord confina con la Thailandia. Ora l'arresto del suo leader, P. Uthayakumar, potrebbe sfociare in una destabilizzazione del paese. L'organizzazione vanterebbe collegamenti con i terroristi Tigri Tamil, il movimento separatista del Sri Lanka responsabile di un recente attentato dinamitardo nel paese costato la vita a diverse persone.
* Kenya: lo scoppio di violenze nel paese africano a seguito di elezioni contestate ha provocato la morte di 300 persone e lo spostamento di 250 mila rifugiati. La mano britannica in questa destabilizzazione, che minaccia di trasformarsi in un genocidio, è palese. In effetti, né il presidente Mwai Kibaki, né il leader dell'opposizione Raila Odinga possono in alcun modo sperare di mettere la situazione sotto controllo perché sono ambedue manipolati dalla Camera dei Lord. Il principale burattinaio è Lord Steel of Aikwood, esponente del partito liberal-democratico che è in contatto con Kibaki da 25 anni, ma che ha anche aiutato Odinga a creare il Partito Liberal-democratico del Kenya diventandone il presidente. Steel è stato socio di affari di Tony Buckingham, il fondatore di una delle più note imprese private di mercenari, la Executive Outcome. Egli figura inoltre nel consiglio di amministrazione della Royal Africa Society, organismo personalmente patrocinato da Elisabetta II e finanziato dalle grandi imprese minerarie come Anglo America, Rio Tinto e DeBeers. La società è presieduta da lord Holme of Cheltenham, collega di Steel, che siede nel board della Rio Tinto ed è membro del Privy Council, il consiglio della corona.
Fonte: movisol