29 gennaio 2008

Iperinflazione


Mentre tutte le banche si affannano ad iniettare liquidità al sistema finanziario si assiste al declino della carta moneta o titoli spazzatura.
La Storia si ripete, una storia già vissuta nel periodo passato.


I febbrili sforzi per salvare il sistema finanziario internazionale, come la psicotica riduzione del 0.75% del tasso di sconto della Riserva Federale e il piano di “stimolo” di Bush/Paulson, non soltanto sono inutili e inefficienti, ma causeranno un ritorno di fiamma spettacolare. Questo è, nella sostanza, il monito dell’economista e statista americano Lyndon H. LaRouche Jr.: il sistema finanziario è ormai defunto. Qualunque tentativo di salvare il valore fittizio dei milioni di miliardi di dollari circolanti in forma di titoli finanziarii, è destinato a fallire: anzi, qualunque nazione che fosse sufficientemente folle da farsi tentare da una simile ricetta, sarebbe distrutta.

Il sistema finanziario globale, inclusi gli Stati Uniti e l'Europa, entra in un periodo comparabile a quello della Germania di Weimar nell’autunno 1923. Se i danni dell’iperinflazione di allora rimasero in larga misura circoscritti alla Germania stessa, quelli derivanti dal crac odierno sono e saranno globali. Nessun sistema nazionale potrà sopravvivere ai suoi effetti; forse, entro l’anno appena cominciato le nazioni stesse si disferanno.

Il Trattato di Versailles, ratificato alla fine della prima guerra mondiale, prevedeva delle riparazioni di guerra così ingenti, da renderne impossibile il pagamento da parte della Germania sconfitta: l’intenzione era precisamente quella di impedirle di funzionare. Cercando di onorare i suoi impegni, la Germania cominciò a stampare moneta, finanziando così i suoi assegni di riparazione e le necessità della sua economia al grande costo dell’instabilità del marco. Lo stimolo monetario inasprì la situazioni a livelli talmente inauditi che fu coniato apposta il termine “iperinflazione”, per individuarne l’orrore.

Mentre l’economia tedesca crollava, il governo rispose con la stampa di ulteriore moneta a mo’ di stimolo: il valore del Reichsmark cominciò così a precipitare. Durante il periodo 1913-1915 esso si era attestato intorno al valore di 4 marchi per un dollaro, raggiungendo il rapporto di circa sei marchi per dollaro nel periodo 1917-1918. La situazione cominciò a peggiorare poco dopo: i 20 Reichsmark per dollaro del 1919 divennero 62 Reichsmark nel 1920, quindi 105 Reichsmark nel 1921. Alla fine si raggiunse il fondo, con 1886 Reichsmark nel 1922 e un incredibile cambio di 535 miliardi di Reichsmark per lo stesso dollaro, nel 1923. Durante lo stesso periodo l’indice del costo della vita subì un passaggio dal livello di 100 del 1912, al livello di 1019 del 1920, fino al mostruoso livello di 657 miliardi del 23 novembre 1923. Questi sono i dati dell’Istituto di Statistica della Germania.

Come abbiamo detto, è il mondo intero, oggi, a conoscere un collasso iperinflattivo sullo stile della Germania di Weimar. Molte, e simili, ne sono le ragioni. Le azioni della Riserva Federale e della Banca Centrale Europea, così come di altre banche centrali e degli stessi governi; la loro determinazione a cercare di stimolare il morto (il sistema finanziario, appunto), sperando nella sua risurrezione; il loro cieco rifiuto di riconoscere la verità; tutto questo contribuisce a mettere in scena una vera e propria tragedia classica. Bloccati dalla paura, questi moderni Amleto stanno preferendo la distruzione di tutto ciò che hanno di più caro, piuttosto che abbandonare la malriposta fede nelle fallimentari politiche monetarie.

Le nazioni d’Europa, macinate dagli accordi di Maastricht anti-sovranità, hanno rinunciato al loro potere di reagire alla crisi. Questo significa che il peso ricade sugli Stati Uniti, in accordo con i poteri e le responsabilità previsti dalla loro Costituzione: essi devono non soltanto restituirsi a sé stessi, ma salvare il mondo intero. Piuttosto che continuare la strada dei folli tentativi di stimolazione del cadavere, il governo degli Stati Uniti d’America deve usare i suoi poteri sovrani per sottoporre il suo intero sistema finanziario ad una procedura di riorganizzazione fallimentare, stabilendo un precedente e un contesto per le azioni equivalenti che le altri nazioni vorranno intraprendere. Il passo cruciale da compiere innanzitutto, è l’approvazione del disegno di legge di LaRouche in protezione dei proprietari di casa e delle banche (preso in considerazione da un numero crescente di consigli comunali e di assemblee legislative statali), per erigere una muraglia di protezione degli aspetti essenziali delle infrastrutture economiche di base e della popolazione stessa, in modo da mantenere l’economia fisica in grado di funzionare, una volta evitati i danni causati dal crollo finanziario.
Fonte :Movisol

27 gennaio 2008

Prigionieri del MOSTRO/DEBITO


Il bravo Pierluigi Paoletti affronta la questione crisi italiana e globale guardando solo i numeri. Un mostro che cresce in modo spaventoso, con la delicatezza, di un elefante in un negozio di swarovski.

Il debito è stata la molla con la quale si è scelto di far crescere il mondo occidentale.
Attraverso la necessità di restituire più di quanto si è ricevuto in prestito le persone, le imprese hanno ricevuto lo stimolo per fare sempre di più, ingegnandosi per mettere a frutto i propri investimenti. Questo artificio, almeno nel dopoguerra, ha messo in moto la ricostruzione ed ha premiato chiunque abbia intrapreso un’attività imprenditoriale, ma anche i lavoratori dipendenti sono stati promossi dal sistema a “consumatori” http://www.centrofondi.it/articoli/commercio_anima.htm e quindi hanno visto il proprio reddito
aumentare e di conseguenza anche il loro tenore di vita.
Il debito nel dopoguerra è stato un poderoso stimolo all’economia drenando il denaro e mettendo in moto quel meccanismo virtuoso di crescita economica.
Il perché è intuitivo, dopo una guerra ci sono tantissime cose da (ri)costruire, mercati
vergini da sviluppare, portare una classe operaia e impiegatizia a consumare in modo da alimentare e rendere duraturo e stabile l’intero meccanismo ecc.
In una situazione del genere il debito viene assorbito benissimo anche se gli enormi proventi da questo generati entrano in tasche private, leggi banche.
In quegli anni un dollaro di debito generava oltre 4 dollari e questo è accaduto, ovviamente con alti e bassi, fino agli anni ’80 -’90.
La questione si è complicata quando il debito ha iniziato l’ascesa esponenziale che ha
portato il livello di indebitamento ai livelli attuali erodendo enormi fette di reddito
necessarie per il normale ed equilibrato andamento della vita economica, come abbiamo avuto modo di vedere nell’ultimo report sulla funzione sociale delle banche.
Nella situazione in cui siamo, un dollaro di debito non produce più niente e ci si deveindebitare anche per vivere e questo non è più sostenibile. Uno studio pubblicato ieri della Confcommercio ha evidenziato come gli stipendi siano rimasti ai livelli del 1992, mentre iprezzi sappiamo che sono praticamente raddoppiati e quindi il potere di acquisto dimezzato.
Come si può uscire da questo incubo in cui la fine è annunciata? Adottando l’unica possibile soluzione ovvero una moratoria dei debiti o addirittura un azzeramento dell’intero debito.
Conoscendo i meccanismi di creazione del denaro e sapendo come quei debiti sianoillegittimi, noi propendiamo ovviamente per la seconda ipotesi.
Non esiste altra soluzione.
E non è che gli antichi non conoscessero i danni e la pericolosità del meccanismo degli interessi composti, infatti nella più famosa preghiera cristiana, il Padre Nostro, si recita: dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e appare così chiara la funzione del Giubileo che azzerava ogni 50 anni idebiti, spirituali e materiali (oggi solo quelli spirituali).
Ma anche l’anno Sabbatico, ogni 7 anni, del popolo ebraico ha la stessa funzione pratica e non è un caso che l’Islam abbia messo al bando l’usura e la pratica di richiedere interessi.
Pio XI nel 1931 nella Quadragesimo Anno scrisse: «E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione di ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di unadispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene poi più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugnoil danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso,
di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare. (…) Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò… non meno funesto ed esecrabile,
l'imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene» (numero 105- 106 - 109).
Adesso però il Moloch che è stato creato, vive di vita propria e sta dando i suoi colpi
violenti che una classe dirigente impotente, ignora.
Classe politica IMPOTENTE perché grazie ad i vari passaggi giuridici, trattato di Maastricht, riforma costituzionale ed altre piccolezze del genere, ha messo nelle mani di organi sovranazionali imposti e non eletti da nessuno, come la commissione europea, il
WTO, il FMI, la Banca Mondiale, la BCE, La Banca dei Regolamenti ecc., è assolutamente impotente e non può altro che spartirsi le ricchezze di uno stato, ma consoliamoci che in tutto il mondo ormai allo sfascio,accade la stessa cosa.
Nuove elezioni quindi non potranno fare assolutamente NIENTE se non far continuare il banchetto agli avvoltoi che si spartiscono la carcassa. E qui destra sinistra e centro sono allo
stesso modo complici e colpevoli di questo stato di cose.
In questo momento il Moloch sta tirando colpi che mettono in ginocchio ogni tipo di potere che ha permesso di arrivare a questo punto, sia esso politico, economico o addirittura religioso.
In pratica il mostro sta seguendo la strada della creatura creata dallo scienziato Victor
Frankenstein (Bankestein per Marco Saba) che si vendica contro chi lo ha generato.
Oggi il potere nel suo insieme non ha alternative e se non prenderà in considerazione un suo ravvedimento sarà vittima della propria ingordigia.
Il ravvedimento, è bene precisare che richiede molta intelligenza e sinceramente è una qualità che oggi è scomparsa letteralmente chi ha una qualche responsabilità di governo, Prodi, Fini, Veltroni, Padoa Schioppa, Berlusconi, Bondi, Dini, Draghi, Trichet, Bernanke, Bush, Hilary Clinton&C, Sarkozy ecc. al massimo possono fare gli interpreti principali di un varietà o i pagliacci di un circo.
E allora, cari amici, solo noi abbiamo la possibilità di venire fuori da questa palude di sabbie mobili, rendendoci conto che nelle nostre mani è il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.
Bisogna mettere da parte la stanchezza ed il pessimismo di vivere e farci restituire il potere che ci appartiene di decidere le nostre sorti.
Nessun altro potrà fare questo lavoro al posto nostro e quindi, come oramai facciamo damolto tempo, incoraggiamo a rimboccarci le maniche e attuare quel cambiamento che le istituzioni ci negano. Il futuro è quello che riusciamo a costruirci da ora in poi mettendoci a costruire insieme una rete di rapporti e collaborazioni che a grandi passi ci indicheranno la strada da seguire. Se vi fa piacere saperlo molti lo stanno già facendo e vi invitiamo a vedere domani rai due dalle 11.00 in poi dove saremo con i ragazzi di Napoli ad illustrare il nostro progetto sui Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina).
La FED intanto inietta morfina al malato terminale abbassando i tassi in modo preoccupante che fa intravedere la pericolosità della situazione. Alla Fed si contrappone una BCE cheminacciando di aumentare i tassi, farebbe sbellicare dal ridere se avessimo ancora la forza dell’ironia. La realtà è che la bce cerca di agevolare in tutti i modi l’operazione recupero americana per dargli slancio per le elezioni.

26 gennaio 2008

Cioccolatini indigesti?



Adesso è il tempo delle dimissioni. Ce n'è per tutti belli e/o brutti .
Dopo aver festeggiato alla palermitana, qualcosa sarà andata di traverso, forse la crema sapeva troppo di rhum, oppure, alcuni cioccolatini, i famosi fiat, non avevano un buon retrogusto
.

Il vicerè di Sicilia, Totò Cuffaro si dimette. E’ il trionfo dei cannoli. Più cannoli per tutti. Cannoli in famiglia per salutare il ritorno in famiglia del figliol prodigo. Cannoli in piazza per l’opposizione guidata da Rita Borsellino che aveva organizzato una manifestazione per chiederne le dimissioni. Le dimissioni ci sono state, in aula, e l’assemblea regionale è stata sciolta. La parola passa ai cittadini che dovranno votare entro tre mesi per eleggere il nuovo presidente e il nuovo parlamento.
«Mio fratello si dimette da governatore». Poco prima dell'intervento di Salvatore Cuffaro, era stato il fratello del presidente della Regione Sicilia a rompere gli indugi. «Si dimetterà, ce lo ha detto. Non poteva fare altrimenti, questo accanimento giudiziario ma anche politico non poteva andare avanti». «Lo accoglieremo in famiglia per dargli la serenità che merita - ha aggiunto Silvio Cuffaro -. Ora sì che vale la pena di fare festa con i cannoli».
Una festa in piazza è stata organizzata dal centrosinistra e da diverse associazioni della società civile. «L'iniziativa resta. Se prima aveva il senso di una richiesta di dimissioni, adesso assume il valore di una presa d'atto che punta a chiedere un rilancio dell'isola libera da ogni condizionamento in una regione in cui, dopo le prese di posizioni degli imprenditori, anche la politica ha il compito di fare la sua parte» ha spiegato la leader dell'Unione all'Ars Rita Borsellino.
«Ci saremo e saremo in migliaia e con noi porteremo 100 chili di cannoli che sono un simbolo della Sicilia pulita e migliore e non di coloro che pensano soltanto a fare affari e a difendere il proprio potere» ha aggiunto uno degli organizzatori, Pietro Galluccio.
Le principesche dimissioni del vicerè favoreggiatore di singoli mafiosi non di Cosa Nostra nel suo complesso. "Francamente preferisco la via dell'umiltà. Lo faccio per non tradire quegli ideali ai quali sono stato educato, lo faccio per la mia famiglia e lo faccio come ultimo atto di rispetto verso i siciliani, che in questi anni ho servito con dedizione, semplicità e con quella onestà che sono certo mi verrà completamente riconosciuta". Ha detto il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, in aula all'Assemblea regionale siciliana durante l'annuncio delle sue dimissioni. "Fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva -aggiunge il governatore-, ci sarà una verità processuale e una verità sostanziale. Con la mia decisione rispetterò la prima".
Peccato che la verità dei fatti narra di incontri nel retrobottega di un elegante negozio di lingerie tra l viceré e un imprenditore-politico-mafioso per parlare di notizie riservate. Totò lo ha sempre affermato, non ha favorito la mafia ma singoli mafiosi. Ah, meno male. Che galantuomo.
Totò, il vicerè, avrà almeno comprato una ghepierre?
"Già al momento della sentenza sentivo dentro di me il dovere di compiere questo passo, ma ho deciso di attendere fino all'approvazione del bilancio e della legge Finanziaria per senso di responsabilità verso una terra che continuerò ad amare e che in questi anni ho servito fedelmente". Ha detto ancora il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, intervenendo in aula per annunciare le sue dimissioni irrevocabili. "Non potevo lasciare -ha detto ancora- che ogni mia decisione fosse assunta senza conoscere la volontà dell'assemblea regionale. Le dimissioni non sono dunque frutto di alcun automatismo ma costituiscono una scelta personale assunta per ragioni umane e politiche".
Scelte umane, come quella di festeggiare con i cannoli, la condanna in primo grado a cinque anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ogni uomo è un’isola…

''Prendo atto della decisione del Presidente della Regione e annuncio che si procederà entro i successivi tre mesi all'elezione del nuovo presidente''. Ha detto il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, intervenendo in aula subito dopo l'annuncio delle dimissioni. Ogni isola ha i suoi uomini. E ogni umo i suoi piatti preferiti. Totò i cannoli, Micciché… insisto, meglio gli arancini di Montalbano.
Ed ogni isola festeggia le condanne a modo suo. Al suo ingresso a palazzo dei Normanni, il vicerè, era stato accolto da uno scrosciante applauso di molti deputati della maggioranza. «Tutti i gruppi parlamentari del centrodestra hanno fatto a Cuffaro una richiesta affettuosa e istituzionale di restare al suo posto. Tutti i gruppi hanno ribadito il senso della fiducia votata giovedì scorso» aveva detto il capogruppo di An all'Assemblea regionale, Salvino Caputo. Insomma, la moratoria sulla pena di mrte ha avuto i suoi effetti anche sugli ex forcaioli di An.
Il presidente dell'Assemblea Gianfranco Miccichè, di Forza Italia, ha commentato: «Tutti apprezzino il senso di responsabilità di Cuffaro. Nella mia pur breve vita politica non mi era mai capitato di assistere all'assunzione di scelte, sia dal punto di vista umano che politico, così difficili». Anche se poi non così, tempestive. Ci permettiamo di aggiungere. Peccato che i politici siciliani non curino meglio le persone che frequentano. A Palermo come a Roma, ministero delle Finanze incluso.
Nel chiudere la seduta dell'Ars Miccichè ha ricordato che «le elezioni saranno indette entro tre mesi dallo scioglimento come previsto dalla legge. Nelle more il governatore e gli assessori manterranno i poteri per l'ordinaria amministrazione». È la prima volta nella storia dell'autonomia siciliana che viene sciolta l'Assemblea regionale. Era ora.
Il leader dell'Udc Casini esprime «un profondo apprezzamento per il suo senso delle istituzioni e per il suo amore per la Sicilia». «La polemica mafia-antimafia non si può fare sulla pelle di Cuffaro e dell'Udc anche da parte di chi, in questi giorni, ha avuto un po' troppe amnesie - ha detto il leader dell’Udc - . Sono certo che tra qualche mese, quando Cuffaro sarà assolto da tutte le accuse, tanti sciacalli di queste ore saranno in prima fila a chiedergli scusa». Vedremo.
Duro il commento di Antonio Di Pietro: «Non si dimette per scelta personale e senso di responsabilità, bensì per evitare un provvedimento che lo avrebbe obbligato a rassegnarle. Cuffaro anticipa una decisione dettata dall'ordinamento vigente, come ho ampiamente argomentato nella lettera che inviai giorni fa al presidente Prodi e ai ministri Lanzillotta e Amato. Le dimissioni di Cuffaro, quindi sono ben altro che un atto etico e morale. La grave condanna riportata e le motivazioni della sentenza non lasciano dubbi: le dimissioni erano e sono l'unica strada da prendere».
Ma ai cannoli no, la famiglia dei vicerè non rinuncia. E sia. Più cannoli per tutti.
Pino Finocchiaro

29 gennaio 2008

Iperinflazione


Mentre tutte le banche si affannano ad iniettare liquidità al sistema finanziario si assiste al declino della carta moneta o titoli spazzatura.
La Storia si ripete, una storia già vissuta nel periodo passato.


I febbrili sforzi per salvare il sistema finanziario internazionale, come la psicotica riduzione del 0.75% del tasso di sconto della Riserva Federale e il piano di “stimolo” di Bush/Paulson, non soltanto sono inutili e inefficienti, ma causeranno un ritorno di fiamma spettacolare. Questo è, nella sostanza, il monito dell’economista e statista americano Lyndon H. LaRouche Jr.: il sistema finanziario è ormai defunto. Qualunque tentativo di salvare il valore fittizio dei milioni di miliardi di dollari circolanti in forma di titoli finanziarii, è destinato a fallire: anzi, qualunque nazione che fosse sufficientemente folle da farsi tentare da una simile ricetta, sarebbe distrutta.

Il sistema finanziario globale, inclusi gli Stati Uniti e l'Europa, entra in un periodo comparabile a quello della Germania di Weimar nell’autunno 1923. Se i danni dell’iperinflazione di allora rimasero in larga misura circoscritti alla Germania stessa, quelli derivanti dal crac odierno sono e saranno globali. Nessun sistema nazionale potrà sopravvivere ai suoi effetti; forse, entro l’anno appena cominciato le nazioni stesse si disferanno.

Il Trattato di Versailles, ratificato alla fine della prima guerra mondiale, prevedeva delle riparazioni di guerra così ingenti, da renderne impossibile il pagamento da parte della Germania sconfitta: l’intenzione era precisamente quella di impedirle di funzionare. Cercando di onorare i suoi impegni, la Germania cominciò a stampare moneta, finanziando così i suoi assegni di riparazione e le necessità della sua economia al grande costo dell’instabilità del marco. Lo stimolo monetario inasprì la situazioni a livelli talmente inauditi che fu coniato apposta il termine “iperinflazione”, per individuarne l’orrore.

Mentre l’economia tedesca crollava, il governo rispose con la stampa di ulteriore moneta a mo’ di stimolo: il valore del Reichsmark cominciò così a precipitare. Durante il periodo 1913-1915 esso si era attestato intorno al valore di 4 marchi per un dollaro, raggiungendo il rapporto di circa sei marchi per dollaro nel periodo 1917-1918. La situazione cominciò a peggiorare poco dopo: i 20 Reichsmark per dollaro del 1919 divennero 62 Reichsmark nel 1920, quindi 105 Reichsmark nel 1921. Alla fine si raggiunse il fondo, con 1886 Reichsmark nel 1922 e un incredibile cambio di 535 miliardi di Reichsmark per lo stesso dollaro, nel 1923. Durante lo stesso periodo l’indice del costo della vita subì un passaggio dal livello di 100 del 1912, al livello di 1019 del 1920, fino al mostruoso livello di 657 miliardi del 23 novembre 1923. Questi sono i dati dell’Istituto di Statistica della Germania.

Come abbiamo detto, è il mondo intero, oggi, a conoscere un collasso iperinflattivo sullo stile della Germania di Weimar. Molte, e simili, ne sono le ragioni. Le azioni della Riserva Federale e della Banca Centrale Europea, così come di altre banche centrali e degli stessi governi; la loro determinazione a cercare di stimolare il morto (il sistema finanziario, appunto), sperando nella sua risurrezione; il loro cieco rifiuto di riconoscere la verità; tutto questo contribuisce a mettere in scena una vera e propria tragedia classica. Bloccati dalla paura, questi moderni Amleto stanno preferendo la distruzione di tutto ciò che hanno di più caro, piuttosto che abbandonare la malriposta fede nelle fallimentari politiche monetarie.

Le nazioni d’Europa, macinate dagli accordi di Maastricht anti-sovranità, hanno rinunciato al loro potere di reagire alla crisi. Questo significa che il peso ricade sugli Stati Uniti, in accordo con i poteri e le responsabilità previsti dalla loro Costituzione: essi devono non soltanto restituirsi a sé stessi, ma salvare il mondo intero. Piuttosto che continuare la strada dei folli tentativi di stimolazione del cadavere, il governo degli Stati Uniti d’America deve usare i suoi poteri sovrani per sottoporre il suo intero sistema finanziario ad una procedura di riorganizzazione fallimentare, stabilendo un precedente e un contesto per le azioni equivalenti che le altri nazioni vorranno intraprendere. Il passo cruciale da compiere innanzitutto, è l’approvazione del disegno di legge di LaRouche in protezione dei proprietari di casa e delle banche (preso in considerazione da un numero crescente di consigli comunali e di assemblee legislative statali), per erigere una muraglia di protezione degli aspetti essenziali delle infrastrutture economiche di base e della popolazione stessa, in modo da mantenere l’economia fisica in grado di funzionare, una volta evitati i danni causati dal crollo finanziario.
Fonte :Movisol

27 gennaio 2008

Prigionieri del MOSTRO/DEBITO


Il bravo Pierluigi Paoletti affronta la questione crisi italiana e globale guardando solo i numeri. Un mostro che cresce in modo spaventoso, con la delicatezza, di un elefante in un negozio di swarovski.

Il debito è stata la molla con la quale si è scelto di far crescere il mondo occidentale.
Attraverso la necessità di restituire più di quanto si è ricevuto in prestito le persone, le imprese hanno ricevuto lo stimolo per fare sempre di più, ingegnandosi per mettere a frutto i propri investimenti. Questo artificio, almeno nel dopoguerra, ha messo in moto la ricostruzione ed ha premiato chiunque abbia intrapreso un’attività imprenditoriale, ma anche i lavoratori dipendenti sono stati promossi dal sistema a “consumatori” http://www.centrofondi.it/articoli/commercio_anima.htm e quindi hanno visto il proprio reddito
aumentare e di conseguenza anche il loro tenore di vita.
Il debito nel dopoguerra è stato un poderoso stimolo all’economia drenando il denaro e mettendo in moto quel meccanismo virtuoso di crescita economica.
Il perché è intuitivo, dopo una guerra ci sono tantissime cose da (ri)costruire, mercati
vergini da sviluppare, portare una classe operaia e impiegatizia a consumare in modo da alimentare e rendere duraturo e stabile l’intero meccanismo ecc.
In una situazione del genere il debito viene assorbito benissimo anche se gli enormi proventi da questo generati entrano in tasche private, leggi banche.
In quegli anni un dollaro di debito generava oltre 4 dollari e questo è accaduto, ovviamente con alti e bassi, fino agli anni ’80 -’90.
La questione si è complicata quando il debito ha iniziato l’ascesa esponenziale che ha
portato il livello di indebitamento ai livelli attuali erodendo enormi fette di reddito
necessarie per il normale ed equilibrato andamento della vita economica, come abbiamo avuto modo di vedere nell’ultimo report sulla funzione sociale delle banche.
Nella situazione in cui siamo, un dollaro di debito non produce più niente e ci si deveindebitare anche per vivere e questo non è più sostenibile. Uno studio pubblicato ieri della Confcommercio ha evidenziato come gli stipendi siano rimasti ai livelli del 1992, mentre iprezzi sappiamo che sono praticamente raddoppiati e quindi il potere di acquisto dimezzato.
Come si può uscire da questo incubo in cui la fine è annunciata? Adottando l’unica possibile soluzione ovvero una moratoria dei debiti o addirittura un azzeramento dell’intero debito.
Conoscendo i meccanismi di creazione del denaro e sapendo come quei debiti sianoillegittimi, noi propendiamo ovviamente per la seconda ipotesi.
Non esiste altra soluzione.
E non è che gli antichi non conoscessero i danni e la pericolosità del meccanismo degli interessi composti, infatti nella più famosa preghiera cristiana, il Padre Nostro, si recita: dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e appare così chiara la funzione del Giubileo che azzerava ogni 50 anni idebiti, spirituali e materiali (oggi solo quelli spirituali).
Ma anche l’anno Sabbatico, ogni 7 anni, del popolo ebraico ha la stessa funzione pratica e non è un caso che l’Islam abbia messo al bando l’usura e la pratica di richiedere interessi.
Pio XI nel 1931 nella Quadragesimo Anno scrisse: «E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione di ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di unadispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene poi più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugnoil danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso,
di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare. (…) Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò… non meno funesto ed esecrabile,
l'imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene» (numero 105- 106 - 109).
Adesso però il Moloch che è stato creato, vive di vita propria e sta dando i suoi colpi
violenti che una classe dirigente impotente, ignora.
Classe politica IMPOTENTE perché grazie ad i vari passaggi giuridici, trattato di Maastricht, riforma costituzionale ed altre piccolezze del genere, ha messo nelle mani di organi sovranazionali imposti e non eletti da nessuno, come la commissione europea, il
WTO, il FMI, la Banca Mondiale, la BCE, La Banca dei Regolamenti ecc., è assolutamente impotente e non può altro che spartirsi le ricchezze di uno stato, ma consoliamoci che in tutto il mondo ormai allo sfascio,accade la stessa cosa.
Nuove elezioni quindi non potranno fare assolutamente NIENTE se non far continuare il banchetto agli avvoltoi che si spartiscono la carcassa. E qui destra sinistra e centro sono allo
stesso modo complici e colpevoli di questo stato di cose.
In questo momento il Moloch sta tirando colpi che mettono in ginocchio ogni tipo di potere che ha permesso di arrivare a questo punto, sia esso politico, economico o addirittura religioso.
In pratica il mostro sta seguendo la strada della creatura creata dallo scienziato Victor
Frankenstein (Bankestein per Marco Saba) che si vendica contro chi lo ha generato.
Oggi il potere nel suo insieme non ha alternative e se non prenderà in considerazione un suo ravvedimento sarà vittima della propria ingordigia.
Il ravvedimento, è bene precisare che richiede molta intelligenza e sinceramente è una qualità che oggi è scomparsa letteralmente chi ha una qualche responsabilità di governo, Prodi, Fini, Veltroni, Padoa Schioppa, Berlusconi, Bondi, Dini, Draghi, Trichet, Bernanke, Bush, Hilary Clinton&C, Sarkozy ecc. al massimo possono fare gli interpreti principali di un varietà o i pagliacci di un circo.
E allora, cari amici, solo noi abbiamo la possibilità di venire fuori da questa palude di sabbie mobili, rendendoci conto che nelle nostre mani è il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.
Bisogna mettere da parte la stanchezza ed il pessimismo di vivere e farci restituire il potere che ci appartiene di decidere le nostre sorti.
Nessun altro potrà fare questo lavoro al posto nostro e quindi, come oramai facciamo damolto tempo, incoraggiamo a rimboccarci le maniche e attuare quel cambiamento che le istituzioni ci negano. Il futuro è quello che riusciamo a costruirci da ora in poi mettendoci a costruire insieme una rete di rapporti e collaborazioni che a grandi passi ci indicheranno la strada da seguire. Se vi fa piacere saperlo molti lo stanno già facendo e vi invitiamo a vedere domani rai due dalle 11.00 in poi dove saremo con i ragazzi di Napoli ad illustrare il nostro progetto sui Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina).
La FED intanto inietta morfina al malato terminale abbassando i tassi in modo preoccupante che fa intravedere la pericolosità della situazione. Alla Fed si contrappone una BCE cheminacciando di aumentare i tassi, farebbe sbellicare dal ridere se avessimo ancora la forza dell’ironia. La realtà è che la bce cerca di agevolare in tutti i modi l’operazione recupero americana per dargli slancio per le elezioni.

26 gennaio 2008

Cioccolatini indigesti?



Adesso è il tempo delle dimissioni. Ce n'è per tutti belli e/o brutti .
Dopo aver festeggiato alla palermitana, qualcosa sarà andata di traverso, forse la crema sapeva troppo di rhum, oppure, alcuni cioccolatini, i famosi fiat, non avevano un buon retrogusto
.

Il vicerè di Sicilia, Totò Cuffaro si dimette. E’ il trionfo dei cannoli. Più cannoli per tutti. Cannoli in famiglia per salutare il ritorno in famiglia del figliol prodigo. Cannoli in piazza per l’opposizione guidata da Rita Borsellino che aveva organizzato una manifestazione per chiederne le dimissioni. Le dimissioni ci sono state, in aula, e l’assemblea regionale è stata sciolta. La parola passa ai cittadini che dovranno votare entro tre mesi per eleggere il nuovo presidente e il nuovo parlamento.
«Mio fratello si dimette da governatore». Poco prima dell'intervento di Salvatore Cuffaro, era stato il fratello del presidente della Regione Sicilia a rompere gli indugi. «Si dimetterà, ce lo ha detto. Non poteva fare altrimenti, questo accanimento giudiziario ma anche politico non poteva andare avanti». «Lo accoglieremo in famiglia per dargli la serenità che merita - ha aggiunto Silvio Cuffaro -. Ora sì che vale la pena di fare festa con i cannoli».
Una festa in piazza è stata organizzata dal centrosinistra e da diverse associazioni della società civile. «L'iniziativa resta. Se prima aveva il senso di una richiesta di dimissioni, adesso assume il valore di una presa d'atto che punta a chiedere un rilancio dell'isola libera da ogni condizionamento in una regione in cui, dopo le prese di posizioni degli imprenditori, anche la politica ha il compito di fare la sua parte» ha spiegato la leader dell'Unione all'Ars Rita Borsellino.
«Ci saremo e saremo in migliaia e con noi porteremo 100 chili di cannoli che sono un simbolo della Sicilia pulita e migliore e non di coloro che pensano soltanto a fare affari e a difendere il proprio potere» ha aggiunto uno degli organizzatori, Pietro Galluccio.
Le principesche dimissioni del vicerè favoreggiatore di singoli mafiosi non di Cosa Nostra nel suo complesso. "Francamente preferisco la via dell'umiltà. Lo faccio per non tradire quegli ideali ai quali sono stato educato, lo faccio per la mia famiglia e lo faccio come ultimo atto di rispetto verso i siciliani, che in questi anni ho servito con dedizione, semplicità e con quella onestà che sono certo mi verrà completamente riconosciuta". Ha detto il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, in aula all'Assemblea regionale siciliana durante l'annuncio delle sue dimissioni. "Fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva -aggiunge il governatore-, ci sarà una verità processuale e una verità sostanziale. Con la mia decisione rispetterò la prima".
Peccato che la verità dei fatti narra di incontri nel retrobottega di un elegante negozio di lingerie tra l viceré e un imprenditore-politico-mafioso per parlare di notizie riservate. Totò lo ha sempre affermato, non ha favorito la mafia ma singoli mafiosi. Ah, meno male. Che galantuomo.
Totò, il vicerè, avrà almeno comprato una ghepierre?
"Già al momento della sentenza sentivo dentro di me il dovere di compiere questo passo, ma ho deciso di attendere fino all'approvazione del bilancio e della legge Finanziaria per senso di responsabilità verso una terra che continuerò ad amare e che in questi anni ho servito fedelmente". Ha detto ancora il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, intervenendo in aula per annunciare le sue dimissioni irrevocabili. "Non potevo lasciare -ha detto ancora- che ogni mia decisione fosse assunta senza conoscere la volontà dell'assemblea regionale. Le dimissioni non sono dunque frutto di alcun automatismo ma costituiscono una scelta personale assunta per ragioni umane e politiche".
Scelte umane, come quella di festeggiare con i cannoli, la condanna in primo grado a cinque anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ogni uomo è un’isola…

''Prendo atto della decisione del Presidente della Regione e annuncio che si procederà entro i successivi tre mesi all'elezione del nuovo presidente''. Ha detto il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, intervenendo in aula subito dopo l'annuncio delle dimissioni. Ogni isola ha i suoi uomini. E ogni umo i suoi piatti preferiti. Totò i cannoli, Micciché… insisto, meglio gli arancini di Montalbano.
Ed ogni isola festeggia le condanne a modo suo. Al suo ingresso a palazzo dei Normanni, il vicerè, era stato accolto da uno scrosciante applauso di molti deputati della maggioranza. «Tutti i gruppi parlamentari del centrodestra hanno fatto a Cuffaro una richiesta affettuosa e istituzionale di restare al suo posto. Tutti i gruppi hanno ribadito il senso della fiducia votata giovedì scorso» aveva detto il capogruppo di An all'Assemblea regionale, Salvino Caputo. Insomma, la moratoria sulla pena di mrte ha avuto i suoi effetti anche sugli ex forcaioli di An.
Il presidente dell'Assemblea Gianfranco Miccichè, di Forza Italia, ha commentato: «Tutti apprezzino il senso di responsabilità di Cuffaro. Nella mia pur breve vita politica non mi era mai capitato di assistere all'assunzione di scelte, sia dal punto di vista umano che politico, così difficili». Anche se poi non così, tempestive. Ci permettiamo di aggiungere. Peccato che i politici siciliani non curino meglio le persone che frequentano. A Palermo come a Roma, ministero delle Finanze incluso.
Nel chiudere la seduta dell'Ars Miccichè ha ricordato che «le elezioni saranno indette entro tre mesi dallo scioglimento come previsto dalla legge. Nelle more il governatore e gli assessori manterranno i poteri per l'ordinaria amministrazione». È la prima volta nella storia dell'autonomia siciliana che viene sciolta l'Assemblea regionale. Era ora.
Il leader dell'Udc Casini esprime «un profondo apprezzamento per il suo senso delle istituzioni e per il suo amore per la Sicilia». «La polemica mafia-antimafia non si può fare sulla pelle di Cuffaro e dell'Udc anche da parte di chi, in questi giorni, ha avuto un po' troppe amnesie - ha detto il leader dell’Udc - . Sono certo che tra qualche mese, quando Cuffaro sarà assolto da tutte le accuse, tanti sciacalli di queste ore saranno in prima fila a chiedergli scusa». Vedremo.
Duro il commento di Antonio Di Pietro: «Non si dimette per scelta personale e senso di responsabilità, bensì per evitare un provvedimento che lo avrebbe obbligato a rassegnarle. Cuffaro anticipa una decisione dettata dall'ordinamento vigente, come ho ampiamente argomentato nella lettera che inviai giorni fa al presidente Prodi e ai ministri Lanzillotta e Amato. Le dimissioni di Cuffaro, quindi sono ben altro che un atto etico e morale. La grave condanna riportata e le motivazioni della sentenza non lasciano dubbi: le dimissioni erano e sono l'unica strada da prendere».
Ma ai cannoli no, la famiglia dei vicerè non rinuncia. E sia. Più cannoli per tutti.
Pino Finocchiaro