28 maggio 2008

Politica, Camorra e Fantasia: le nostre Specialità


I carabinieri del NOE hanno eseguito il 27 maggio 25 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di dipendenti e funzionari del Commissariato ai rifiuti della regione Campania. I reati contestati sarebbero traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato e l’indagine nata da un’intercettazione avrebbe come oggetto il trattamento improprio delle ecoballe frantumate e sversate in discarica.

Il Prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha ricevuto un avviso di garanzia concernente un atto da lui firmato, riguardante alcune prescrizioni alle quali avrebbe dovuto attenersi Fibe s.p.a. La società Fibe del gruppo Impregilo che gestiva l’intero ciclo dei rifiuti in Campania è attualmente sotto inchiesta insieme al presidente della Regione Antonio Bassolino. Michele Greco, attuale dirigente della Regione Campania e precedentemente alla Protezione civile, risulta fra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, così come resterà “confinata” ai domiciliari Marta De Gennaro, già vice del sottosegretario Guido Bertolaso e responsabile del settore sanità della Protezione civile...

La nuova inchiesta culminata con le ordinanze del 27 maggio, portata avanti dai PM Paolo Sirleo e Giuseppe Loviello che in precedenza avevano già rinviato a giudizio i vertici della società Impregilo e lo stesso presidente Bassolino, mette in luce in maniera impietosa le profonde connivenze che intercorrono fra quella multinazionale del malaffare che è la camorra, molti rappresentanti della classe politica campana e delle istituzioni, unitamente ad elementi di spicco dell’imprenditoria nostrana. Non è facile comprendere (e forse non lo sarà mai) se sia stata la camorra a gestire la politica, le istituzioni e le società private, oppure viceversa sia stato il “carrozzone istituzionale” a gestire la camorra, ma dovrebbe essere ormai chiaro a tutti come l’emergenza dei rifiuti di Napoli sia stata ingenerata dall’operato di questo sodalizio criminale che proprio all’interno dell’emergenza ha costruito e continua a costruire profitti miliardari sulle spalle di tutti i cittadini italiani e in particolar modo di quelli campani che oltre a pagare il conto economico come tutti gli altri, hanno perso il diritto alla salute come le esperienze di chi vive nel “triangolo della morte” stanno tristemente a dimostrare.

Il parlamentare Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl alla Camera, sembra invece vivere in un microcosmo costruito ad hoc dove le inchieste dei magistrati restano relegate nel novero della fantasia e la camorra, quella vera, è costituita dai cittadini napoletani che protestano, non perché si rifiutino di accettare di buon grado un futuro di tumori per sé stessi e per i loro figli, ma semplicemente in quanto “pagati” per farlo dalla camorra stessa.
Bocchino in un’intervista resa al Giornale, a metà fra il delirio onirico e l’esercizio della più becera disinformazione, rende noto perfino il “tariffario camorrista” oltretutto superscontato dal momento che a suo dire basterebbero 20 euro per far bruciare un cassonetto, 50 euro per costituire un blocco stradale e 100 euro per un’intera giornata di protesta.

Non sappiamo quanti euro siano stati necessari per indurre il deputato Bocchino a gettare discredito sulle spalle dei cittadini napoletani che protestano, anche se probabilmente si è trattato di un conto abbastanza salato, ma siamo certi che questo fulgido esempio di uomo politico nostrano non si è mai avventurato fra le fila dei contestatori di Napoli per cercare la conferma delle sue parole. Avrebbe trovato uomini e donne che stanno difendendo con i denti il loro diritto ad avere un futuro e sono costretti a combattere “gratis” ogni giorno, non solo contro la camorra ma anche contro beceri politicanti senza arte né parte che ne sostengono l’operato dispensando a piene mani la disinformazione.
Marco Cedolin

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RIFIUTI: PM, COLOSSALE OPERA INQUINAMENTO DEL TERRITORIO
(ANSA) - NAPOLI, 27 MAG - Una "colossale opera di inquinamento del territorio, posta in essere anche grazie a connivenze presenti ai più alti livelli e perseguita anche confidando nella possibilità di nascondere, proprio sotto le tonnellate di quei rifiuti che si dovrebbero smaltire correttamente, la pessima gestione degli stessi". Così i pm della procura di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo descrivono, nell'ordinanza firmata dal gip Rosanna Saraceno, lo scenario dei presunti illeciti alla base dell'operazione "Rompiballé. Secondo i magistrati, per quanto riguarda i soggetti privati coinvolti nell'inchiesta "le vicende dimostrano la persistenza di un modello di gestione piegato esclusivamente ad interessi economici e quindi incline, anzi aduso a violare qualsiasi interesse collettivo" compresi "quelli della salute e dell'ambiente". Le responsabilità dei soggetti pubblici riguardano invece "l'assoluta lontananza dell'anelito, o quantomeno, dal 'mero' dovere di garantire il rispetto della legge e, attraverso questa, la tutela degli interessi pubblici sottesi, in favore di una attività preordinata solo a garantire l'apparenza della 'propria efficienza ed efficacia di funzionari addetti''.

RIFIUTI: PM,GRAVISSIMI DANNI AMBIENTALI ED A SALUTE PUBBLICA
(ANSA) - NAPOLI, 27 MAG - Le irregolarità nella gestione dei rifiuti, al centro della nuova inchiesta della procura di Napoli, hanno prodotto - secondo gli inquirenti - "gravissimi risvolti sia ambientali che in danno della salute pubblica". E' stato accertato, ad esempio, che nelle discariche di Villaricca (Napoli) e di Lo Uttaro (Caserta) sono stati smaltiti rifiuti diversi da quelli per i quali gli impianti erano stati progettati e autorizzati. E in questi conferimenti, "nella consapevolezza piena" di alcuni funzionari del commissariato così come di esponenti e collaboratori delle società di gestione Fibe e Fisia, "non sono mancati neppure rifiuti pericolosi". (ANSA).

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I 25 destinatari dei provvedimenti di arresto:

- Marta Di Gennaro, responsabile del settore sanitario della Protezione civile, in passato il vice di Bertolaso all'epoca in cui era stato commissario straordinario per l'emergenza rifiuti
- Lorenzo Bragantini, direttore tecnico Ecolog, l'azienda che organizza il trasporto dei rifiuti in treno verso la Germania
- Roberto Cetera, amministratore delegato Ecolog
- Massimo Malvagna, amministratore delegato Fibe spa
- Andrea Orazio Monaco, capo impianto Cdr, combustibile derivato da rifiuti, presso l'impianto Caivano
- Sergio Asprone, responsabile gestione impianti Fibe
- Elpidio Angelino, capo impianto Cdr Giugliano (Napoli)
- Silvio Astronomo, capo impianto Cdr Casalduni (Benevento)
- Pasquale Moschella, capo impianto Cdr Santa Maria Capua a Vetere (Caserta)
- Giuseppina Marra, funzionario Provincia di Caserta
- Alessandro Di Giacomo, capo impianto Cdr di Pianodardine (Avellino)
- Ernesto Picarone, responsabile ambiente ingegneria di Fibe e Fisia-Italimpianti
- Domenico Ruggiero, capo impianto Cdr di Battipaglia (Salerno)
- Giovanni De Laurentiis, responsabile operatore Fisia-Italimpianti
- Angelo Pelliccia, dirigente Fibe e Fibe Campania
- Leonello Serva, ex Commissariato, oggi dipendente dell'Apat, agenzia per la protezione dell'ambiente
- Filippo Rallo, responsabile per i Cdr Campania della Fisia
- Massimo Cortese, responsabile gestione dei Cdr campani
- Giuseppe Sorace
- Michele Greco, dirigente della Regione Campania, già dipendente della Protezione civile.

27 maggio 2008

Il decreto Rifiuti


A qualcuno serve necessariamente aprire nuove discariche per continuare a nascondere di tutto. Questa tensione, questa crisi, è stata studiata a tavolino per creare con la forza discariche e inceneritori non solo per il grande business dell'incenerimento, ma anche e soprattutto per far sparire o bruciare qualcosa di veramente grosso. Il business dei rifiuti tossici è IL BUSINESS per eccellenza e la Campania è da decenni meta privilegiata di rifiuti tossici di ogni genere sversati nei campi, sui rifiuti urbani in strada poi dati alle fiamme, nelle cave e nelle discariche poi legalizzate dallo Stato.

Mentre la crisi, che si acuisce ad arte, continua, la produzione e lo stoccaggio di scorie terrificanti procede, e il loro smaltimento diventa sempre più pressante ed improrogabile.
L'unica via di fuga, l'unico mezzo possibile era quello di scavare altre buche col pretesto di ripulire la Campania dai rifiuti tal quale e costuire inceneritori per bruciare le ecoballe (che nessuno vuole perchè zeppe di rifiuti cancerogeni) ed i rifiuti via via prodotti una volta esaurite le discariche.
La realtà invece supera la fantasia ed il Comitato Allarme Rifiuti Tossici rende noto...
quello che il testo del decreto, a prima vista un'accozzaglia di articoli di legge e codici incomprensibili, afferma in maniera sconcertante.

Gli artt 8 e 9 sono quelli della verità, sono quelli dove va ricercata la motivazione di tutto.
Sia i termovalorizzatori e sia le discariche devono nascere con lo scopo ben preciso di bruciare o interrare (in discariche su cui non viene effettuata alcuna VIA) anche rifiuti pericolosi o non meglio specificati.
Le stesse ceneri tossiche, prodotte dalla combustione dei futuri inceneritori, che andrebbero conferite in discariche speciali, si prevede vengano sversate nei 10 siti stabiliti dal decreto: tutti dicono che l'inceneritore non fa male, nessuno che le ceneri prodotte sono vere e proprie bombe ecologiche.

I comma 2 dell'art 8 e 9 sono di portata criminale e per questo sono scritti in un modo scarsamente comprensibile. L'urgenza di aprire nuove discariche appare così una scusa con cui poter aggirare normative nazionali ed europee in tema di smaltimento rifiuti.

Ancora una volta sorge il dubbio che la crisi campana sia stata studiata a tavolino per avviare, con la scusa dell'emergenza, discariche ed inceneritori, col pericolo di affossare eventuali procedimenti in corso (si veda la vicenda Lo Uttaro) e far sparire dietro 2 commi di un decreto un po' di disastri ambientali pregressi.
Il business dei rifiuti tossici è il business per eccellenza, più del petrolio e del tabacco. Questi rifiuti pericolosi vengono prodotti tutti i giorni in ogni parte del mondo e in quantità mostruose: del loro smaltimento è in atto una rudimentale semplificazione ai danni della salute dei cittadini campani.

Di seguito gli articoli incriminati:

Art. 8, comma 2: In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, ed agli articoli 191 e 208 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e' autorizzato nella regione Campania, per un triennio rispetto al termine di cui al citato articolo 2, l'esercizio degli impianti in cui i rifiuti, aventi codice CER 19.12.10, 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, 20.03.01, sono scaricati e stoccati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento.

Art. 8, comma 3: E' prorogato per un triennio rispetto al termine di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, lo stoccaggio dei rifiuti aventi codice CER 19.12.10, 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, 20.03.01, in attesa di smaltimento, nonche' il deposito dei rifiuti stessi presso qualsiasi area di deposito temporaneo.

Art. 9, comma 2: Gli impianti di cui al comma 1 sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.12.12; 19.05.01; 19.05.03; 20.03.01; 19.01.12; 19.01.14; 19.02.06; presso i suddetti impianti e' inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.01.11*; 19.01.13*; 19.02.05*, nonche' 19.12.11* per il solo parametro «idrocarburi totali», provenienti dagli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani, alla stregua delle previsioni derogatorie di cui all'articolo 18.

Come si legge, gli impianti individuati dal decreto sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER:

19.12.12:: altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19.12.11 (che sarebbe altri rifiuti. compresi i materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose) [cmq previste sotto]

19.05.01: parte di rifiuti urbani e simili non compostata

19.05.03: compost fuori specifica

20.03.01: rifiuti dei mercati

19.01.12: ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce 19.01.11 (ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose) [cmq previste sotto]

19.01.14: ceneri leggere, diverse da quelle di cui alla voce 19.01.13 (ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose) [cmq previste sotto]

19.02.06: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, diversi da quelli di cui alla voce 19.02.05 (fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose) [comunque previsti sotto]

ed ancora:

19.01.11*: ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose (tipicamente ceneri prodotte dagli inceneritori)
19.01.13*: ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose (tipicamente ceneri prodotte dagli inceneritori, sono considerate pericolose e vengono solitamente smaltite in discariche speciali)
19.02.05*: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose
19.12.11*: altri rifiuti (compresi i materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose
marco M.

Deliri Nucleari

La classe dirigente italiana continua a mostrare limiti sempre più evidenti che prendono corpo in questi primi giorni di governo Berlusconi, durante i quali il nuovo esecutivo sta tentando in maniera molto maldestra di dipingersi addosso un’immagine di modernità ed innovazione assolutamente inesistente.
Riuscire ad immaginare come elementi di novità i personaggi che compongono l’armata Brancaleone creata dal Cavaliere richiede l’ausilio di davvero molta fantasia, in quanto politicanti imbolsiti come Matteoli, Schifani, Maroni, Sacconi e tanti altri, in questa veste risultano davvero impresentabili. Ma neppure la fantasia potrebbe venirci in aiuto se tentassimo d’interpretare in chiave di modernità ciò che il governo si propone di “creare” nell’ambito dell’energia e dei rifiuti.

La costruzione “a pioggia” di nuovi inceneritori (in Campania sono già diventati quattro) in mancanza di qualunque strategia concernente la creazione di un circolo virtuoso dei rifiuti, lascia semplicemente basiti, in quanto nulla risulta essere...
più anacronistico dell’incenerimento del pattume e basterebbe gettare una rapida occhiata verso gli altri Paesi, non solo europei, per rendersi conto che siamo rimasti gli unici a destinare ogni risorsa disponibile verso una tecnologia nella quale all’interno dei paesi “sviluppati” ormai più nessuno crede.

All’insana passione per la pratica dell’incenerimento, nuova come potrebbe esserlo un dinosauro, sta affiancandosi in questi giorni anche una martellante ed ossessiva campagna in favore del ritorno delle centrali nucleari, bandite dal nostro Paese nel 1987 grazie al risultato di un referendum.
L’armata Berlusconi, che ancora dovrebbe spiegare agli italiani cosa intenderà fare delle tonnellate di rifiuti radioattivi attualmente stipati in depositi di fortuna, come quello di Saluggia, dove inquinano le falde acquifere e migrano regolarmente nell’ambiente, sta tentando in ogni modo di riportare l’Italia sulla via dell’atomo, spacciando la scelta nucleare come un qualcosa di nuovo e moderno.

Non esistono elementi di novità nella scelta atomica, così come negli inceneritori, anche se si tentano giochi di prestigio sintattici definendoli nucleare di “nuova generazione” e “termovalorizzatori”, così come non esiste novità nella banda di governo che pretenderebbe di “rialzare l’Italia” mentre non riesce neppure a rialzare gli occhi da terra per volgere lo sguardo verso i Paesi che le stanno attorno. Quasi tutti i Paesi “sviluppati” con l’eccezione della Francia, del Giappone e pochi altri hanno da tempo smesso d’investire nel nucleare in quanto la gestione (lo smaltimento in quest’ambito non esiste) delle scorie radioattive risulta troppo costosa e pericolosa. Quasi tutti i Paesi “sviluppati” stanno orientando altrove i propri programmi energetici, ma di questo il “nuovo” governo sembra non essersi assolutamente accorto, tanta e tale risulta la limitazione di capacità e d’idee che affligge i componenti del nuovo esecutivo.

Se lor Signori, come dicono, intendono raccogliere l’eredità del “vecchio nucleare”, inizino a parlarci delle scorie di Saluggia e dell’acquedotto del Monferrato che ne raccoglie la radioattività, delle centrali dismesse che nessuna osa demolire perché darebbero origine a nuove scorie che non si saprebbe dove stipare, della realtà incontrovertibile che testimonia come il Gotha della scienza mondiale di fronte al problema delle scorie nucleari si sia da tempo arreso ed abbia abdicato da quello che avrebbe dovuto essere il suo ruolo.
Inizino a parlarci di queste cose gli illuminati del nuovo governo e soprattutto inizino a guardare anche i paesi che stanno loro intorno, così potranno evitare di continuare a proporre come novità inusitate pratiche che altrove si stanno abbandonando come vecchie, antieconomiche ed ambientalmente insostenibili.

MarcoCedolin

28 maggio 2008

Politica, Camorra e Fantasia: le nostre Specialità


I carabinieri del NOE hanno eseguito il 27 maggio 25 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di dipendenti e funzionari del Commissariato ai rifiuti della regione Campania. I reati contestati sarebbero traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato e l’indagine nata da un’intercettazione avrebbe come oggetto il trattamento improprio delle ecoballe frantumate e sversate in discarica.

Il Prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha ricevuto un avviso di garanzia concernente un atto da lui firmato, riguardante alcune prescrizioni alle quali avrebbe dovuto attenersi Fibe s.p.a. La società Fibe del gruppo Impregilo che gestiva l’intero ciclo dei rifiuti in Campania è attualmente sotto inchiesta insieme al presidente della Regione Antonio Bassolino. Michele Greco, attuale dirigente della Regione Campania e precedentemente alla Protezione civile, risulta fra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, così come resterà “confinata” ai domiciliari Marta De Gennaro, già vice del sottosegretario Guido Bertolaso e responsabile del settore sanità della Protezione civile...

La nuova inchiesta culminata con le ordinanze del 27 maggio, portata avanti dai PM Paolo Sirleo e Giuseppe Loviello che in precedenza avevano già rinviato a giudizio i vertici della società Impregilo e lo stesso presidente Bassolino, mette in luce in maniera impietosa le profonde connivenze che intercorrono fra quella multinazionale del malaffare che è la camorra, molti rappresentanti della classe politica campana e delle istituzioni, unitamente ad elementi di spicco dell’imprenditoria nostrana. Non è facile comprendere (e forse non lo sarà mai) se sia stata la camorra a gestire la politica, le istituzioni e le società private, oppure viceversa sia stato il “carrozzone istituzionale” a gestire la camorra, ma dovrebbe essere ormai chiaro a tutti come l’emergenza dei rifiuti di Napoli sia stata ingenerata dall’operato di questo sodalizio criminale che proprio all’interno dell’emergenza ha costruito e continua a costruire profitti miliardari sulle spalle di tutti i cittadini italiani e in particolar modo di quelli campani che oltre a pagare il conto economico come tutti gli altri, hanno perso il diritto alla salute come le esperienze di chi vive nel “triangolo della morte” stanno tristemente a dimostrare.

Il parlamentare Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl alla Camera, sembra invece vivere in un microcosmo costruito ad hoc dove le inchieste dei magistrati restano relegate nel novero della fantasia e la camorra, quella vera, è costituita dai cittadini napoletani che protestano, non perché si rifiutino di accettare di buon grado un futuro di tumori per sé stessi e per i loro figli, ma semplicemente in quanto “pagati” per farlo dalla camorra stessa.
Bocchino in un’intervista resa al Giornale, a metà fra il delirio onirico e l’esercizio della più becera disinformazione, rende noto perfino il “tariffario camorrista” oltretutto superscontato dal momento che a suo dire basterebbero 20 euro per far bruciare un cassonetto, 50 euro per costituire un blocco stradale e 100 euro per un’intera giornata di protesta.

Non sappiamo quanti euro siano stati necessari per indurre il deputato Bocchino a gettare discredito sulle spalle dei cittadini napoletani che protestano, anche se probabilmente si è trattato di un conto abbastanza salato, ma siamo certi che questo fulgido esempio di uomo politico nostrano non si è mai avventurato fra le fila dei contestatori di Napoli per cercare la conferma delle sue parole. Avrebbe trovato uomini e donne che stanno difendendo con i denti il loro diritto ad avere un futuro e sono costretti a combattere “gratis” ogni giorno, non solo contro la camorra ma anche contro beceri politicanti senza arte né parte che ne sostengono l’operato dispensando a piene mani la disinformazione.
Marco Cedolin

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RIFIUTI: PM, COLOSSALE OPERA INQUINAMENTO DEL TERRITORIO
(ANSA) - NAPOLI, 27 MAG - Una "colossale opera di inquinamento del territorio, posta in essere anche grazie a connivenze presenti ai più alti livelli e perseguita anche confidando nella possibilità di nascondere, proprio sotto le tonnellate di quei rifiuti che si dovrebbero smaltire correttamente, la pessima gestione degli stessi". Così i pm della procura di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo descrivono, nell'ordinanza firmata dal gip Rosanna Saraceno, lo scenario dei presunti illeciti alla base dell'operazione "Rompiballé. Secondo i magistrati, per quanto riguarda i soggetti privati coinvolti nell'inchiesta "le vicende dimostrano la persistenza di un modello di gestione piegato esclusivamente ad interessi economici e quindi incline, anzi aduso a violare qualsiasi interesse collettivo" compresi "quelli della salute e dell'ambiente". Le responsabilità dei soggetti pubblici riguardano invece "l'assoluta lontananza dell'anelito, o quantomeno, dal 'mero' dovere di garantire il rispetto della legge e, attraverso questa, la tutela degli interessi pubblici sottesi, in favore di una attività preordinata solo a garantire l'apparenza della 'propria efficienza ed efficacia di funzionari addetti''.

RIFIUTI: PM,GRAVISSIMI DANNI AMBIENTALI ED A SALUTE PUBBLICA
(ANSA) - NAPOLI, 27 MAG - Le irregolarità nella gestione dei rifiuti, al centro della nuova inchiesta della procura di Napoli, hanno prodotto - secondo gli inquirenti - "gravissimi risvolti sia ambientali che in danno della salute pubblica". E' stato accertato, ad esempio, che nelle discariche di Villaricca (Napoli) e di Lo Uttaro (Caserta) sono stati smaltiti rifiuti diversi da quelli per i quali gli impianti erano stati progettati e autorizzati. E in questi conferimenti, "nella consapevolezza piena" di alcuni funzionari del commissariato così come di esponenti e collaboratori delle società di gestione Fibe e Fisia, "non sono mancati neppure rifiuti pericolosi". (ANSA).

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I 25 destinatari dei provvedimenti di arresto:

- Marta Di Gennaro, responsabile del settore sanitario della Protezione civile, in passato il vice di Bertolaso all'epoca in cui era stato commissario straordinario per l'emergenza rifiuti
- Lorenzo Bragantini, direttore tecnico Ecolog, l'azienda che organizza il trasporto dei rifiuti in treno verso la Germania
- Roberto Cetera, amministratore delegato Ecolog
- Massimo Malvagna, amministratore delegato Fibe spa
- Andrea Orazio Monaco, capo impianto Cdr, combustibile derivato da rifiuti, presso l'impianto Caivano
- Sergio Asprone, responsabile gestione impianti Fibe
- Elpidio Angelino, capo impianto Cdr Giugliano (Napoli)
- Silvio Astronomo, capo impianto Cdr Casalduni (Benevento)
- Pasquale Moschella, capo impianto Cdr Santa Maria Capua a Vetere (Caserta)
- Giuseppina Marra, funzionario Provincia di Caserta
- Alessandro Di Giacomo, capo impianto Cdr di Pianodardine (Avellino)
- Ernesto Picarone, responsabile ambiente ingegneria di Fibe e Fisia-Italimpianti
- Domenico Ruggiero, capo impianto Cdr di Battipaglia (Salerno)
- Giovanni De Laurentiis, responsabile operatore Fisia-Italimpianti
- Angelo Pelliccia, dirigente Fibe e Fibe Campania
- Leonello Serva, ex Commissariato, oggi dipendente dell'Apat, agenzia per la protezione dell'ambiente
- Filippo Rallo, responsabile per i Cdr Campania della Fisia
- Massimo Cortese, responsabile gestione dei Cdr campani
- Giuseppe Sorace
- Michele Greco, dirigente della Regione Campania, già dipendente della Protezione civile.

27 maggio 2008

Il decreto Rifiuti


A qualcuno serve necessariamente aprire nuove discariche per continuare a nascondere di tutto. Questa tensione, questa crisi, è stata studiata a tavolino per creare con la forza discariche e inceneritori non solo per il grande business dell'incenerimento, ma anche e soprattutto per far sparire o bruciare qualcosa di veramente grosso. Il business dei rifiuti tossici è IL BUSINESS per eccellenza e la Campania è da decenni meta privilegiata di rifiuti tossici di ogni genere sversati nei campi, sui rifiuti urbani in strada poi dati alle fiamme, nelle cave e nelle discariche poi legalizzate dallo Stato.

Mentre la crisi, che si acuisce ad arte, continua, la produzione e lo stoccaggio di scorie terrificanti procede, e il loro smaltimento diventa sempre più pressante ed improrogabile.
L'unica via di fuga, l'unico mezzo possibile era quello di scavare altre buche col pretesto di ripulire la Campania dai rifiuti tal quale e costuire inceneritori per bruciare le ecoballe (che nessuno vuole perchè zeppe di rifiuti cancerogeni) ed i rifiuti via via prodotti una volta esaurite le discariche.
La realtà invece supera la fantasia ed il Comitato Allarme Rifiuti Tossici rende noto...
quello che il testo del decreto, a prima vista un'accozzaglia di articoli di legge e codici incomprensibili, afferma in maniera sconcertante.

Gli artt 8 e 9 sono quelli della verità, sono quelli dove va ricercata la motivazione di tutto.
Sia i termovalorizzatori e sia le discariche devono nascere con lo scopo ben preciso di bruciare o interrare (in discariche su cui non viene effettuata alcuna VIA) anche rifiuti pericolosi o non meglio specificati.
Le stesse ceneri tossiche, prodotte dalla combustione dei futuri inceneritori, che andrebbero conferite in discariche speciali, si prevede vengano sversate nei 10 siti stabiliti dal decreto: tutti dicono che l'inceneritore non fa male, nessuno che le ceneri prodotte sono vere e proprie bombe ecologiche.

I comma 2 dell'art 8 e 9 sono di portata criminale e per questo sono scritti in un modo scarsamente comprensibile. L'urgenza di aprire nuove discariche appare così una scusa con cui poter aggirare normative nazionali ed europee in tema di smaltimento rifiuti.

Ancora una volta sorge il dubbio che la crisi campana sia stata studiata a tavolino per avviare, con la scusa dell'emergenza, discariche ed inceneritori, col pericolo di affossare eventuali procedimenti in corso (si veda la vicenda Lo Uttaro) e far sparire dietro 2 commi di un decreto un po' di disastri ambientali pregressi.
Il business dei rifiuti tossici è il business per eccellenza, più del petrolio e del tabacco. Questi rifiuti pericolosi vengono prodotti tutti i giorni in ogni parte del mondo e in quantità mostruose: del loro smaltimento è in atto una rudimentale semplificazione ai danni della salute dei cittadini campani.

Di seguito gli articoli incriminati:

Art. 8, comma 2: In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, ed agli articoli 191 e 208 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e' autorizzato nella regione Campania, per un triennio rispetto al termine di cui al citato articolo 2, l'esercizio degli impianti in cui i rifiuti, aventi codice CER 19.12.10, 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, 20.03.01, sono scaricati e stoccati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento.

Art. 8, comma 3: E' prorogato per un triennio rispetto al termine di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, lo stoccaggio dei rifiuti aventi codice CER 19.12.10, 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, 20.03.01, in attesa di smaltimento, nonche' il deposito dei rifiuti stessi presso qualsiasi area di deposito temporaneo.

Art. 9, comma 2: Gli impianti di cui al comma 1 sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.12.12; 19.05.01; 19.05.03; 20.03.01; 19.01.12; 19.01.14; 19.02.06; presso i suddetti impianti e' inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.01.11*; 19.01.13*; 19.02.05*, nonche' 19.12.11* per il solo parametro «idrocarburi totali», provenienti dagli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani, alla stregua delle previsioni derogatorie di cui all'articolo 18.

Come si legge, gli impianti individuati dal decreto sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER:

19.12.12:: altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19.12.11 (che sarebbe altri rifiuti. compresi i materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose) [cmq previste sotto]

19.05.01: parte di rifiuti urbani e simili non compostata

19.05.03: compost fuori specifica

20.03.01: rifiuti dei mercati

19.01.12: ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce 19.01.11 (ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose) [cmq previste sotto]

19.01.14: ceneri leggere, diverse da quelle di cui alla voce 19.01.13 (ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose) [cmq previste sotto]

19.02.06: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, diversi da quelli di cui alla voce 19.02.05 (fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose) [comunque previsti sotto]

ed ancora:

19.01.11*: ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose (tipicamente ceneri prodotte dagli inceneritori)
19.01.13*: ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose (tipicamente ceneri prodotte dagli inceneritori, sono considerate pericolose e vengono solitamente smaltite in discariche speciali)
19.02.05*: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose
19.12.11*: altri rifiuti (compresi i materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose
marco M.

Deliri Nucleari

La classe dirigente italiana continua a mostrare limiti sempre più evidenti che prendono corpo in questi primi giorni di governo Berlusconi, durante i quali il nuovo esecutivo sta tentando in maniera molto maldestra di dipingersi addosso un’immagine di modernità ed innovazione assolutamente inesistente.
Riuscire ad immaginare come elementi di novità i personaggi che compongono l’armata Brancaleone creata dal Cavaliere richiede l’ausilio di davvero molta fantasia, in quanto politicanti imbolsiti come Matteoli, Schifani, Maroni, Sacconi e tanti altri, in questa veste risultano davvero impresentabili. Ma neppure la fantasia potrebbe venirci in aiuto se tentassimo d’interpretare in chiave di modernità ciò che il governo si propone di “creare” nell’ambito dell’energia e dei rifiuti.

La costruzione “a pioggia” di nuovi inceneritori (in Campania sono già diventati quattro) in mancanza di qualunque strategia concernente la creazione di un circolo virtuoso dei rifiuti, lascia semplicemente basiti, in quanto nulla risulta essere...
più anacronistico dell’incenerimento del pattume e basterebbe gettare una rapida occhiata verso gli altri Paesi, non solo europei, per rendersi conto che siamo rimasti gli unici a destinare ogni risorsa disponibile verso una tecnologia nella quale all’interno dei paesi “sviluppati” ormai più nessuno crede.

All’insana passione per la pratica dell’incenerimento, nuova come potrebbe esserlo un dinosauro, sta affiancandosi in questi giorni anche una martellante ed ossessiva campagna in favore del ritorno delle centrali nucleari, bandite dal nostro Paese nel 1987 grazie al risultato di un referendum.
L’armata Berlusconi, che ancora dovrebbe spiegare agli italiani cosa intenderà fare delle tonnellate di rifiuti radioattivi attualmente stipati in depositi di fortuna, come quello di Saluggia, dove inquinano le falde acquifere e migrano regolarmente nell’ambiente, sta tentando in ogni modo di riportare l’Italia sulla via dell’atomo, spacciando la scelta nucleare come un qualcosa di nuovo e moderno.

Non esistono elementi di novità nella scelta atomica, così come negli inceneritori, anche se si tentano giochi di prestigio sintattici definendoli nucleare di “nuova generazione” e “termovalorizzatori”, così come non esiste novità nella banda di governo che pretenderebbe di “rialzare l’Italia” mentre non riesce neppure a rialzare gli occhi da terra per volgere lo sguardo verso i Paesi che le stanno attorno. Quasi tutti i Paesi “sviluppati” con l’eccezione della Francia, del Giappone e pochi altri hanno da tempo smesso d’investire nel nucleare in quanto la gestione (lo smaltimento in quest’ambito non esiste) delle scorie radioattive risulta troppo costosa e pericolosa. Quasi tutti i Paesi “sviluppati” stanno orientando altrove i propri programmi energetici, ma di questo il “nuovo” governo sembra non essersi assolutamente accorto, tanta e tale risulta la limitazione di capacità e d’idee che affligge i componenti del nuovo esecutivo.

Se lor Signori, come dicono, intendono raccogliere l’eredità del “vecchio nucleare”, inizino a parlarci delle scorie di Saluggia e dell’acquedotto del Monferrato che ne raccoglie la radioattività, delle centrali dismesse che nessuna osa demolire perché darebbero origine a nuove scorie che non si saprebbe dove stipare, della realtà incontrovertibile che testimonia come il Gotha della scienza mondiale di fronte al problema delle scorie nucleari si sia da tempo arreso ed abbia abdicato da quello che avrebbe dovuto essere il suo ruolo.
Inizino a parlarci di queste cose gli illuminati del nuovo governo e soprattutto inizino a guardare anche i paesi che stanno loro intorno, così potranno evitare di continuare a proporre come novità inusitate pratiche che altrove si stanno abbandonando come vecchie, antieconomiche ed ambientalmente insostenibili.

MarcoCedolin