09 giugno 2008

Le speculazioni protette dall'ONU



Si chiude il vertice Fao 2008 a Roma, e lascia dietro di sé delusione e rabbia, nella consapevolezza che ormai non esiste alcun organismo che sia in grado di far valere il rispetto dei popoli e dei diritti umani senza farsi influenzare dagli interessi economici dei poteri e dei governi forti. La dichiarazione si conclude con un invito generico alla Fao e ad altre organizzazioni internazionali a "monitorare e analizzare la sicurezza alimentare mondiale in tutte le sue dimensioni, e sviluppare strategie per migliorarli". La più grande delusione resta tuttavia l'immobilismo nei confronti dell’allarmante problema della speculazione finanziaria, che vanifica ogni sforzo produttivo o commerciale, per far fronte al rincaro dei prezzi, e punta il dito esclusivamente sui biocarburanti.

Il vertice Fao si conclude lasciando dietro di sé delusione e rabbia, nella consapevolezza che ormai non esiste alcun organismo che sia in grado di far valere il rispetto dei popoli e dei diritti umani senza farsi influenzare dagli interessi economici dei poteri e dei governi forti. Le conclusioni, racchiuse in un semplice documento, riducono le misure di contrasto all’emergenza alimentare a futuri finanziamenti nei confronti dei Paesi più deboli, al controllo della produzione di biocarburanti e alla necessità di una maggiore liberalizzazione dei mercati agricoli. La dichiarazione si conclude con un invito generico alla Fao e ad altre organizzazioni internazionali a "monitorare e analizzare la sicurezza alimentare mondiale in tutte le sue dimensioni, e sviluppare strategie per migliorarli". Per quanto riguarda il rincaro dei prezzi, nessuna concreta iniziativa, tranne la stigmatica enunciazione sulla necessità di "intraprendere iniziative per moderare fluttuazioni anomale dei prezzi dei cereali". Questa, probabilmente, la più grande delusione di un vertice tanto inutile quanto ipocrita, che si rifiuta così di affrontare l’allarmante problema della speculazione finanziaria, che vanifica ogni sforzo produttivo o commerciale, per far fronte al rincaro dei prezzi, e punta il dito esclusivamente sui biocarburanti, demonizzati al punto da ipotizzare un divieto per la loro produzione.

Tuttavia, i punti più controversi restano le proposte di aumentare la libera circolazione dei beni agricoli sul mercato, riducendo le barriere doganali e impedendo le politiche di molti Paesi di limitare le esportazioni di cibo, diminuire le esportazioni di semi, bloccare le frontiere per non far entrare aiuti alimentare che possono distruggere il mercato interno. Tornano inoltre gli Ogm come sistema per risolvere la crisi alimentare, divenuti ormai un’arma chimica contro la differenziazione biologica e uno strumento per l’imposizione del monopolio di determinante entità economiche. Si stima infatti che da questa crisi, le più grandi imprese operanti nel settore agro-alimentare abbiano registrato impennate esponenziali dei loro ricavi: la Cargill ha annunciato un aumento dei profitti in un solo quadrimestre dell'86%, Bunge del 77%, Archer Daniel Midland's del 65%. Allo stesso tempo continuano le spinte per la liberalizzazione dei mercati, proponendo così l’ingresso dei Paesi in via di Sviluppo nell'ambito del General Agreement on Trade in Services (GATS) o di altri negoziati multilaterali o bilaterali, e intensificando le regole in discussione nel Doha Round. Si rischia tuttavia, in tal modo, di intensificare la crisi rendendo i prezzi dei generi alimentari ancora più volatili, aumentando la dipendenza dei paesi in via di sviluppo dalle importazioni e così anche più inarrestabili le crisi alimentari.

Non resta che constatare che, come sempre a prevalere sono gli interessi economici di potenze petrolifere e caste finanziarie sempre più forti, utilizzando l’Onu e la rete di Organismi internazionali per difendere una vera e propria strategia economica in atto. Da una parte si va a contrastare la concorrenza di altri tipi di combustibili, spacciando la crisi alimentare come conseguenza della distrazione delle coltivazione dalle derrate, mentre dall’altra si usa la speculazione finanziaria per esasperare il rincaro delle commodities e legittimare le politiche di liberalizzazione e l’adozione di organismi geneticamente modificati. Un vero e proprio circolo vizioso, in realtà sempre più inarrestabile, in quanto ci troviamo dinanzi alla crisi economica dell’epoca moderna più preoccupante degli ultimi anni, che a confronto quella degli anni ’70 potrebbe sembrare una semplice "congiuntura sfavorevole", in quanto si va ad intrecciare con la crisi dei mercati finanziari, e lo stesso crollo delle istituzioni Statali, a favore delle entità sovranazionali ormai sempre più forti. Le situazioni di emergenza divengono, in tale contesto, solo un mezzo per imporre una sorta di "ristrutturazione economica forzata", al fine di rafforzare il controllo delle risorse idriche e alimentari, nonché dei combustibili.

Infatti, le crisi che colpiscono i vari settori vitali per l’economia tendono a coordinarsi sempre di più, confluendo tra di loro e aggregandosi, perché la crisi alimentare che oggi affrontiamo è una propagazione della crisi finanziaria, che è anche origine di quella petrolifera. Tutte le variabili in gioco - cibo , petrolio e acqua - sono oggetto di un processo della manipolazione simultanea del mercato intenzionale. L’aumento del petrolio e la svalutazione della moneta di riserva ha scatenato la speculazione sulle commodities, e così l’aumento dei prezzi alimentari e la necessità di utilizzare combustibili alternativi; allo stesso tempo il prezzo dell’acqua ha subito ulteriori speculazioni come conseguenza delle politiche globali di privatizzazione delle risorse idriche. Ecco dunque che le lobbies cambiano e si moltiplicano, e non si riducono solo a quelle petrolifere, ma abbracciano anche quelle operanti nelle biotecnologie agro-industriali, i giganti dell’acqua. A favorire il loro consolidamento sta giocando un importante ruolo le stesse Nazioni Unite che stravolgono la realtà degli eventi, parlando della crisi della produzione, quando i dati rivelano che alcuni Paesi hanno addirittura moltiplicato le esportazioni facendo fronte alla stessa produzione di bio-combustibili. Tali contraddizioni e anomalie rivelano ancora di più il grande disastro del disfacimento delle Organizzazioni Internazionali, che crollano insieme agli Stati-Nazione e ai diritti degli Stati sovrani.
Fonte: Etleboro

Rifkin, l'energia fai-da-te


Mentre il governo incassa altri 6 punti di fiducia inizia un nuovo calvario sul Nucleare. Vincerà lo Statista Berlusconi e il generale Scajola o il buonsenso dei vari premi Nobel ed economisti ambientali di turno? Si sa, tanto il governo di nani e ballerine attua tutto per il consenso, gli applausi facili preparati dall'animatore di turno. Noi spettatori coinvolti in questo gioco pronti a fare le vittime.

Le centrali sono una "soluzione di retroguardia" e non risolveranno il problema.
Dopo l'incidente di Krsko il guru dell'economia all'idrogeno spiega perché l'Italia sbaglia.

UNA fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi anni tutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio di emissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo.

Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più.

E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale".


L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?

"Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Jan%u0161a e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".

Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri?

"Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl".

Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo?

"Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido di carbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale.

Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui".

Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"?

"Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...".

Ci sono altri ostacoli lungo questa strada?

"Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili".

Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo?

"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio.

Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani".


Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è?

"Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata".

Se questi sono i dati che uso ne fa la politica?

"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche".

In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra?

"Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo".

E il modello democratico, invece?

"È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet".


Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?
"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".

Ci dica come si affronta questa transizione.

"Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla".

Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così?

"In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia".

A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché?

"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anche l'energia è somministrata da un'entità superiore".

di RICCARDO STAGLIANÒ

08 giugno 2008

La nave dei folli


Da un po di tempo viviamo in una ipnosi collettiva che ci fa bere tutte le menzogne
lavate e spacciate dai giullari di corte come vere.
In questo contesto Paoletti fa un passo indietro e, comincia a vedere e spiegare quello che non si può vedere e che non si può spiegare. La sua una fonte importante e valorosa nei meandri dei politici-economici utili come gli anemometri.


Stiamo assistendo al crollo di questo sistema basato volutamente su importanti squilibri chepermettono alla ricchezza di scendere come in un imbuto dritto nelle tasche di pochissimi.
Crollano i passeggeri di Alitalia ad Aprile (- 25,9%).
Crollano le vendite di auto -17,56% a maggio ed è il 5° mese consecutivo.
Crollano gli utili delle società europee del 24% nel primo trimestre.
Crollano i consumi nella zona euro -2,9% in un anno, la maggiore diminuzione dal 1995.
Crolla il settore più forte dell’economia inglese, quello dei servizi
Crolla la fiducia dei consumatori Usa a 59 punti il livello più basso dal 1980
(dati raccolti da Davide 912 sulla lista di Centrofondi).
Per quanto riguarda l’Italia il declino è stato costante dal 1970 (sotto il PIL)
Ancor prima della cosiddetta globalizzazione noi eravamo già sulla strada del declino, la nostra è una crisi non momentanea ma di sistema.
La risposta della politica è stata quella di consegnare ai poteri finanziari la propria (e la nostra) testa, con Maastricht e oggi Lisbona http://www.disinformazione.it/trattato_lisbona.htm mentre
i gruppi di potere nostrani si spartivano i ricchissimi monopoli ex pubblici abbandonando sempre più la produzione vera e propria. Ecco allora l’interesse per televisioni, autostrade, telefonia, energia, rifiuti, immobili di pregio ex patrimonio pubblico ecc. Nel frattempo il lavoro si è degradato perché in competizione con l’est europa e l’Asia il divario di retribuzione è talmente grande da precarizzare e diminuire le nostre retribuzioni.
Il fatto è che con punti di partenza così distanti, l’equilibrio necessariamente si colloca in un punto molto più basso per noi e anche se nell’est si raddoppiano gli stipendi (da 100 a 200 euro) ancora molta strada si deve fare per raggiungere gli standard occidentali dei 1000,1300 euro. Ecco che l’occidente non lavora e produce più mentre l’Asia e l’est europa si surriscaldano.
Le autorità finanziarie hanno cercato di compensare inondando di liquidità il sistema, ma a causa del fatto che la nuova moneta è sempre emessa, a parte rari e ininfluenti casi*, a fronte di un indebitamento dello stato e dei privati, possiamo dire che l’effetto dagli anni ’90 aumentato dal 2000 è stato solo quello di mostrare una facciata di ricchezza basata solo sull’indebitamento ed il risultato è che oggi il debito mondiale è una cosa enorme e ingestibile *nel caso di emissione di denaro cartaceo da parte della banca centrale una parte degli interessi attivi derivante dalla gestione delle riserve vengono retrocessi allo stato (0,8 mld contro i 70mld
pagati annualmente dallo stato). La crisi sistemica è stata già descritta in questo report http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf ed oggi ci stiamo pericolosamente avvicinando al punto di non ritorno.
L’economia finanziaria ed il debito assorbono quote sempre più imponenti di ricchezza reale che viene negata alla vita quotidiana, ancora, per poco, opulenta per l’occidente e sottola soglia di sopravvivenza per gran parte del resto del mondo. La crisi alimentare di cui si sta tanto parlando è una cosa che tocca e toccherà tutti indistintamente se non saremo in grado di offrire risposte adeguate a questo stato di cose.
Se aspettiamo aiuti dalle istituzioni stiamo freschi. Draghi (anche il nome è evocativo) nella sua relazione annuale ha snocciolato ovvietà sottolineate dal plauso dei cortigiani:i giovani sono pagati poco, bisogna diminuire le tasse, bisogna lavorare di più e andare in pensione più tardi ecc. ecc. ecc. e intanto la bce combatte l’inflazione da lei stessa creata paventando improbabili aumenti di tassi che aumenterebbero la forza dell’euro sul dollaro e i disagi delle famiglie; a questo proposito proponiamo di “licenziare” tutta la banca d’italia che per dire queste banalità si prende la piccolissima cifra di 1,5 mld di euro (3.000 miliardidi vecchie lire) per il proprio sostentamento e per “vigilare” sui propri azionisti e padroni…nel contempo l’Ocse ci mette in guardia dal deficit che aumenta….e la FAO disquisisce, a tavola ovviamente, su come risolvere la fame nel mondo cercando aiuti finanziari che finirebbero nelle tasche delle multinazionali del seme e dei fertilizzanti per distruggere e schiavizzare ancora di più le popolazioni del sud del mondo.
Intanto in Italia si impone con il pugno di ferro gli inceneritori, o chiamati da alcuni incancritori, picchiando pericolosissimi padri e madri di famiglia che si sono stufati di prenderlo sempre in tasca da Garibaldi e Cavour in poi.
Sarà che siamo maliziosi, ma nessuno ci toglie dalla testa che il problema dei rifiuti sia stato creato ad arte per imporre obsoleti incancritori e favorire le solite lobbies che sui rifiuti hanno fatto il loro tesoro.
Poi, sempre lo stato, risolve il problema energetico con improbabili centrali a carbone pulito (!?) o nucleari come se fossimo tutti dei deficienti che non utilizzano la rete per informarsi e si mettono in azione i mass media del regime per pilotare le masse verso l’inesorabile olocausto, tanto di qualcosa si deve morire no?. Come se non bastasse sulla difficile strada del governo ci si mette anche quell’incidentucolo della centrale slovena che prontamente viene sminuito e ridotto al silenzio da politici, oncologi, saltimbanchi e meretrici di corte.
Per tacitare il popolo arrabbiato per quella tassa occulta ed ingiusta che è l’inflazione, il governo emana provvedimenti di aiuto alle famiglie, sbandiera l’accordo sui mutui come una vittoria sul sistema bancario mentre la realtà è che converte in rata fissa i mutui e mette la durata variabile cosicché la schiavitù del mutuo può durare anche tutta la vita e oltre, da 30-40 anni anche 50 o 60 e di questo naturalmente dobbiamo anche ringraziare…Con squillare di trombe si toglie l’ici sulla prima casa con la gioia dei comuni che rimangono senza soldi subito, con una promessa, del governo, di restituire in altra forma il mancato introito. Se pensiamo che l’aumento della benzina fa incamerare 5 mld e che la manovra ici costa 2 mld di euro, allora possiamo dire che si pagano tasse per 3 mld di euro in più dell’anno scorso e chi le paga? Chi lavora naturalmente, autotrasportatori, rappresentanti, imprese, gli stessi consumatori che vedranno i prezzi aumentare ecc. ecc. E ancora opere ciclopiche e inutili che mai si realizzeranno, ma che costeranno alla collettività sudore e sangue.
Sorvoliamo su quei criminali degli immigrati che spinti dalla fame osano turbare i nostri sonni tranquilli e che meritano ben altro che semplici espulsioni! E mettiamo una citazione a sostegno del nostro pensiero (grazie Nello!)
Un giorno vennero a prendere me...
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertold Brecht)
Come è brutto vedere le cose da questo punto di vista….si soffre e siamo assaliti dalla nausea e dal vomito!
Il fatto è che si cerca di far fronte alle modificazioni che avanzano velocemente con metodi vecchi, con istituzioni vecchie e svuotate da ogni potere, con persone vecchie che vogliono trovare il proprio tornaconto in tutto, prima agevolando i poteri finanziari internazionali, poi agevolando i poteri interni e nostrani, il tutto condito con una sostanza fascista (mal)mascherata dal buonismo della democrazia e aiutata dalla grancassa della propaganda di regime (mondiale).
Ma quanto ancora ci vuole al popolo a dire basta a vedere che il RE E’ NUDO?
Dicevamo prima che se aspettiamo loro stiamo freschi e allora vogliamo soccombere lentamente e inesorabilmente vedendo le saracinesche dei negozi chiudere uno dopo l’altro, le aziende fallire lasciando per strada posti di lavoro a favore di megacentricommerciali vere cattedrali di un mondo illusorio e finto oppure iniziare a ricostruire e salvare quello che rimane di uno splendido paese formato da tanta brava gente piena di creatività e entusiasmo?
Riprendiamo il nostro destino nelle nostre mani e guardiamoci negli occhi, immigrati
compresi, per aiutarci reciprocamente a svegliarci da questo incubo, il peggiore che la mente umana potesse concepire e che farebbe impallidire lo stesso Orwell.
Nonostante tutto questo squallore e sfacelo è possibile fare qualcosa. Come? Facendo l’esatto contrario di quello che ci dicono di fare. Attuando la “guerriglia economica” riscoprendo i prodotti locali invece di comprare quelli della globalizzazione, ricostruendo il tessuto sociale anziché combatterci, aiutandoci gli uni con gli altri invece di guardarci in cagnesco e “competere”, tendere una mano all’altro e insieme uscire da questo pantano invece che affidarsi ai pifferai magici di turno, usando uno strumento monetario come lo Scec che non crea, ma libera progressivamente dal debito. Ormai da anni ci dedichiamo a questa attività “sovversiva” che ad aprile ha dato vita ad ArcipelagoSCEC www.arcipelagoscec.org e vi possiamo dire che di forze belle e desiderose di fare questo paese è ancora pieno. Oggi centinaia di persone in tutta Italia stanno lavorando a questo rivoluzionario progetto http://www.centrofondi.it/articoli/Progetto_Buoni_Locali.pdf che a ben vedere assomiglia tanto alla scoperta dell’acqua calda, ma quando l’acqua calda non c’è più perché si sono privatizzati anche quella, allora anche questa diventa una cosa rivoluzionaria e innovativa .
Addirittura stanno arrivando a sostenerci nel nostro lavoro enti locali di tutti i colori dell’arcobaleno e enti religiosi che hanno a cuore il loro territorio, dentro Arcipelago ci sono professionisti, economisti, laici, preti, operai, famiglie, artigiani, commercianti, professori universitari, scrittori, gente di tutte le estrazioni sociali e politiche, di tutte le razze (in una conferenza un ragazzo del Senegal ha chiesto come si può attuare il progetto nel suo paese).
Quello che dobbiamo imparare è che dobbiamo spogliarci delle etichette, dei luoghi comuni: ad es. dicono peste e corna dei napoletani e della gente del sud in generale, ma a Napoli c’è il gruppo più attivo e creativo del nostro Arcipelago e il sud sta lavorando alacremente al suo riscatto, esaltando le sue caratteristiche. Man mano che andiamo avanti vediamo che le forze positive si stanno aggregando spontaneamente intorno a questa idea e programmatori informatici, architetti, commercialisti, aziendalisti, esperti vari ci stanno aiutando volontariamente e senza compenso ad attuare una nuova economia, una nuova società, quella vera, quella che sa che il proprio benessere dipende da quello di tutti, che rompe la catena dello sfruttamento e inizia quella della solidarietà quella della SOLIDARIETA’ CHE CAMMINA (SCEC) Quello che questa splendida avventura offre alle persone che si avvicinano ad essa, è una visione di un futuro che gli permette di guardare gli altri con occhi diversi, di sapere che ci sono persone oneste come loro, che costruiscono in comunione e trasparenza il proprio futuro, quando questo futuro è messo in serio pericolo da un manipolo di irresponsabili.
Non so a voi, ma a noi ci vengono i brividi di gioia ogni volta che persone nuove si aggregano a noi. Nel nostro gruppo diciamo che con ArcipelagoSCEC ha preso il varo la “nave dei folli” quei folli che credono nell’uomo e che si possa cambiare le cose nonostante tutto e tutti, che sono legati dalla condivisione di un sogno e dalla consapevolezza di assistere alla morte del bruco e alla nascita della farfalla
http://www.centrofondi.it/report/report_06_05_07.pdf .
Perché Arcipelago? Perché ci siamo stufati di avere la nostra isola felice e vogliamo costruire invece tante isole felici, nel nostro ArcipelagoSCEC dove naviga a gonfie vele la nave dei folli, cosa aspetti ad unirti a noi?
fonte: centrofondi.it

09 giugno 2008

Le speculazioni protette dall'ONU



Si chiude il vertice Fao 2008 a Roma, e lascia dietro di sé delusione e rabbia, nella consapevolezza che ormai non esiste alcun organismo che sia in grado di far valere il rispetto dei popoli e dei diritti umani senza farsi influenzare dagli interessi economici dei poteri e dei governi forti. La dichiarazione si conclude con un invito generico alla Fao e ad altre organizzazioni internazionali a "monitorare e analizzare la sicurezza alimentare mondiale in tutte le sue dimensioni, e sviluppare strategie per migliorarli". La più grande delusione resta tuttavia l'immobilismo nei confronti dell’allarmante problema della speculazione finanziaria, che vanifica ogni sforzo produttivo o commerciale, per far fronte al rincaro dei prezzi, e punta il dito esclusivamente sui biocarburanti.

Il vertice Fao si conclude lasciando dietro di sé delusione e rabbia, nella consapevolezza che ormai non esiste alcun organismo che sia in grado di far valere il rispetto dei popoli e dei diritti umani senza farsi influenzare dagli interessi economici dei poteri e dei governi forti. Le conclusioni, racchiuse in un semplice documento, riducono le misure di contrasto all’emergenza alimentare a futuri finanziamenti nei confronti dei Paesi più deboli, al controllo della produzione di biocarburanti e alla necessità di una maggiore liberalizzazione dei mercati agricoli. La dichiarazione si conclude con un invito generico alla Fao e ad altre organizzazioni internazionali a "monitorare e analizzare la sicurezza alimentare mondiale in tutte le sue dimensioni, e sviluppare strategie per migliorarli". Per quanto riguarda il rincaro dei prezzi, nessuna concreta iniziativa, tranne la stigmatica enunciazione sulla necessità di "intraprendere iniziative per moderare fluttuazioni anomale dei prezzi dei cereali". Questa, probabilmente, la più grande delusione di un vertice tanto inutile quanto ipocrita, che si rifiuta così di affrontare l’allarmante problema della speculazione finanziaria, che vanifica ogni sforzo produttivo o commerciale, per far fronte al rincaro dei prezzi, e punta il dito esclusivamente sui biocarburanti, demonizzati al punto da ipotizzare un divieto per la loro produzione.

Tuttavia, i punti più controversi restano le proposte di aumentare la libera circolazione dei beni agricoli sul mercato, riducendo le barriere doganali e impedendo le politiche di molti Paesi di limitare le esportazioni di cibo, diminuire le esportazioni di semi, bloccare le frontiere per non far entrare aiuti alimentare che possono distruggere il mercato interno. Tornano inoltre gli Ogm come sistema per risolvere la crisi alimentare, divenuti ormai un’arma chimica contro la differenziazione biologica e uno strumento per l’imposizione del monopolio di determinante entità economiche. Si stima infatti che da questa crisi, le più grandi imprese operanti nel settore agro-alimentare abbiano registrato impennate esponenziali dei loro ricavi: la Cargill ha annunciato un aumento dei profitti in un solo quadrimestre dell'86%, Bunge del 77%, Archer Daniel Midland's del 65%. Allo stesso tempo continuano le spinte per la liberalizzazione dei mercati, proponendo così l’ingresso dei Paesi in via di Sviluppo nell'ambito del General Agreement on Trade in Services (GATS) o di altri negoziati multilaterali o bilaterali, e intensificando le regole in discussione nel Doha Round. Si rischia tuttavia, in tal modo, di intensificare la crisi rendendo i prezzi dei generi alimentari ancora più volatili, aumentando la dipendenza dei paesi in via di sviluppo dalle importazioni e così anche più inarrestabili le crisi alimentari.

Non resta che constatare che, come sempre a prevalere sono gli interessi economici di potenze petrolifere e caste finanziarie sempre più forti, utilizzando l’Onu e la rete di Organismi internazionali per difendere una vera e propria strategia economica in atto. Da una parte si va a contrastare la concorrenza di altri tipi di combustibili, spacciando la crisi alimentare come conseguenza della distrazione delle coltivazione dalle derrate, mentre dall’altra si usa la speculazione finanziaria per esasperare il rincaro delle commodities e legittimare le politiche di liberalizzazione e l’adozione di organismi geneticamente modificati. Un vero e proprio circolo vizioso, in realtà sempre più inarrestabile, in quanto ci troviamo dinanzi alla crisi economica dell’epoca moderna più preoccupante degli ultimi anni, che a confronto quella degli anni ’70 potrebbe sembrare una semplice "congiuntura sfavorevole", in quanto si va ad intrecciare con la crisi dei mercati finanziari, e lo stesso crollo delle istituzioni Statali, a favore delle entità sovranazionali ormai sempre più forti. Le situazioni di emergenza divengono, in tale contesto, solo un mezzo per imporre una sorta di "ristrutturazione economica forzata", al fine di rafforzare il controllo delle risorse idriche e alimentari, nonché dei combustibili.

Infatti, le crisi che colpiscono i vari settori vitali per l’economia tendono a coordinarsi sempre di più, confluendo tra di loro e aggregandosi, perché la crisi alimentare che oggi affrontiamo è una propagazione della crisi finanziaria, che è anche origine di quella petrolifera. Tutte le variabili in gioco - cibo , petrolio e acqua - sono oggetto di un processo della manipolazione simultanea del mercato intenzionale. L’aumento del petrolio e la svalutazione della moneta di riserva ha scatenato la speculazione sulle commodities, e così l’aumento dei prezzi alimentari e la necessità di utilizzare combustibili alternativi; allo stesso tempo il prezzo dell’acqua ha subito ulteriori speculazioni come conseguenza delle politiche globali di privatizzazione delle risorse idriche. Ecco dunque che le lobbies cambiano e si moltiplicano, e non si riducono solo a quelle petrolifere, ma abbracciano anche quelle operanti nelle biotecnologie agro-industriali, i giganti dell’acqua. A favorire il loro consolidamento sta giocando un importante ruolo le stesse Nazioni Unite che stravolgono la realtà degli eventi, parlando della crisi della produzione, quando i dati rivelano che alcuni Paesi hanno addirittura moltiplicato le esportazioni facendo fronte alla stessa produzione di bio-combustibili. Tali contraddizioni e anomalie rivelano ancora di più il grande disastro del disfacimento delle Organizzazioni Internazionali, che crollano insieme agli Stati-Nazione e ai diritti degli Stati sovrani.
Fonte: Etleboro

Rifkin, l'energia fai-da-te


Mentre il governo incassa altri 6 punti di fiducia inizia un nuovo calvario sul Nucleare. Vincerà lo Statista Berlusconi e il generale Scajola o il buonsenso dei vari premi Nobel ed economisti ambientali di turno? Si sa, tanto il governo di nani e ballerine attua tutto per il consenso, gli applausi facili preparati dall'animatore di turno. Noi spettatori coinvolti in questo gioco pronti a fare le vittime.

Le centrali sono una "soluzione di retroguardia" e non risolveranno il problema.
Dopo l'incidente di Krsko il guru dell'economia all'idrogeno spiega perché l'Italia sbaglia.

UNA fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi anni tutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio di emissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo.

Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più.

E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale".


L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?

"Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Jan%u0161a e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".

Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri?

"Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl".

Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo?

"Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido di carbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale.

Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui".

Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"?

"Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...".

Ci sono altri ostacoli lungo questa strada?

"Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili".

Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo?

"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio.

Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani".


Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è?

"Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata".

Se questi sono i dati che uso ne fa la politica?

"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche".

In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra?

"Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo".

E il modello democratico, invece?

"È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet".


Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?
"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".

Ci dica come si affronta questa transizione.

"Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla".

Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così?

"In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia".

A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché?

"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anche l'energia è somministrata da un'entità superiore".

di RICCARDO STAGLIANÒ

08 giugno 2008

La nave dei folli


Da un po di tempo viviamo in una ipnosi collettiva che ci fa bere tutte le menzogne
lavate e spacciate dai giullari di corte come vere.
In questo contesto Paoletti fa un passo indietro e, comincia a vedere e spiegare quello che non si può vedere e che non si può spiegare. La sua una fonte importante e valorosa nei meandri dei politici-economici utili come gli anemometri.


Stiamo assistendo al crollo di questo sistema basato volutamente su importanti squilibri chepermettono alla ricchezza di scendere come in un imbuto dritto nelle tasche di pochissimi.
Crollano i passeggeri di Alitalia ad Aprile (- 25,9%).
Crollano le vendite di auto -17,56% a maggio ed è il 5° mese consecutivo.
Crollano gli utili delle società europee del 24% nel primo trimestre.
Crollano i consumi nella zona euro -2,9% in un anno, la maggiore diminuzione dal 1995.
Crolla il settore più forte dell’economia inglese, quello dei servizi
Crolla la fiducia dei consumatori Usa a 59 punti il livello più basso dal 1980
(dati raccolti da Davide 912 sulla lista di Centrofondi).
Per quanto riguarda l’Italia il declino è stato costante dal 1970 (sotto il PIL)
Ancor prima della cosiddetta globalizzazione noi eravamo già sulla strada del declino, la nostra è una crisi non momentanea ma di sistema.
La risposta della politica è stata quella di consegnare ai poteri finanziari la propria (e la nostra) testa, con Maastricht e oggi Lisbona http://www.disinformazione.it/trattato_lisbona.htm mentre
i gruppi di potere nostrani si spartivano i ricchissimi monopoli ex pubblici abbandonando sempre più la produzione vera e propria. Ecco allora l’interesse per televisioni, autostrade, telefonia, energia, rifiuti, immobili di pregio ex patrimonio pubblico ecc. Nel frattempo il lavoro si è degradato perché in competizione con l’est europa e l’Asia il divario di retribuzione è talmente grande da precarizzare e diminuire le nostre retribuzioni.
Il fatto è che con punti di partenza così distanti, l’equilibrio necessariamente si colloca in un punto molto più basso per noi e anche se nell’est si raddoppiano gli stipendi (da 100 a 200 euro) ancora molta strada si deve fare per raggiungere gli standard occidentali dei 1000,1300 euro. Ecco che l’occidente non lavora e produce più mentre l’Asia e l’est europa si surriscaldano.
Le autorità finanziarie hanno cercato di compensare inondando di liquidità il sistema, ma a causa del fatto che la nuova moneta è sempre emessa, a parte rari e ininfluenti casi*, a fronte di un indebitamento dello stato e dei privati, possiamo dire che l’effetto dagli anni ’90 aumentato dal 2000 è stato solo quello di mostrare una facciata di ricchezza basata solo sull’indebitamento ed il risultato è che oggi il debito mondiale è una cosa enorme e ingestibile *nel caso di emissione di denaro cartaceo da parte della banca centrale una parte degli interessi attivi derivante dalla gestione delle riserve vengono retrocessi allo stato (0,8 mld contro i 70mld
pagati annualmente dallo stato). La crisi sistemica è stata già descritta in questo report http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf ed oggi ci stiamo pericolosamente avvicinando al punto di non ritorno.
L’economia finanziaria ed il debito assorbono quote sempre più imponenti di ricchezza reale che viene negata alla vita quotidiana, ancora, per poco, opulenta per l’occidente e sottola soglia di sopravvivenza per gran parte del resto del mondo. La crisi alimentare di cui si sta tanto parlando è una cosa che tocca e toccherà tutti indistintamente se non saremo in grado di offrire risposte adeguate a questo stato di cose.
Se aspettiamo aiuti dalle istituzioni stiamo freschi. Draghi (anche il nome è evocativo) nella sua relazione annuale ha snocciolato ovvietà sottolineate dal plauso dei cortigiani:i giovani sono pagati poco, bisogna diminuire le tasse, bisogna lavorare di più e andare in pensione più tardi ecc. ecc. ecc. e intanto la bce combatte l’inflazione da lei stessa creata paventando improbabili aumenti di tassi che aumenterebbero la forza dell’euro sul dollaro e i disagi delle famiglie; a questo proposito proponiamo di “licenziare” tutta la banca d’italia che per dire queste banalità si prende la piccolissima cifra di 1,5 mld di euro (3.000 miliardidi vecchie lire) per il proprio sostentamento e per “vigilare” sui propri azionisti e padroni…nel contempo l’Ocse ci mette in guardia dal deficit che aumenta….e la FAO disquisisce, a tavola ovviamente, su come risolvere la fame nel mondo cercando aiuti finanziari che finirebbero nelle tasche delle multinazionali del seme e dei fertilizzanti per distruggere e schiavizzare ancora di più le popolazioni del sud del mondo.
Intanto in Italia si impone con il pugno di ferro gli inceneritori, o chiamati da alcuni incancritori, picchiando pericolosissimi padri e madri di famiglia che si sono stufati di prenderlo sempre in tasca da Garibaldi e Cavour in poi.
Sarà che siamo maliziosi, ma nessuno ci toglie dalla testa che il problema dei rifiuti sia stato creato ad arte per imporre obsoleti incancritori e favorire le solite lobbies che sui rifiuti hanno fatto il loro tesoro.
Poi, sempre lo stato, risolve il problema energetico con improbabili centrali a carbone pulito (!?) o nucleari come se fossimo tutti dei deficienti che non utilizzano la rete per informarsi e si mettono in azione i mass media del regime per pilotare le masse verso l’inesorabile olocausto, tanto di qualcosa si deve morire no?. Come se non bastasse sulla difficile strada del governo ci si mette anche quell’incidentucolo della centrale slovena che prontamente viene sminuito e ridotto al silenzio da politici, oncologi, saltimbanchi e meretrici di corte.
Per tacitare il popolo arrabbiato per quella tassa occulta ed ingiusta che è l’inflazione, il governo emana provvedimenti di aiuto alle famiglie, sbandiera l’accordo sui mutui come una vittoria sul sistema bancario mentre la realtà è che converte in rata fissa i mutui e mette la durata variabile cosicché la schiavitù del mutuo può durare anche tutta la vita e oltre, da 30-40 anni anche 50 o 60 e di questo naturalmente dobbiamo anche ringraziare…Con squillare di trombe si toglie l’ici sulla prima casa con la gioia dei comuni che rimangono senza soldi subito, con una promessa, del governo, di restituire in altra forma il mancato introito. Se pensiamo che l’aumento della benzina fa incamerare 5 mld e che la manovra ici costa 2 mld di euro, allora possiamo dire che si pagano tasse per 3 mld di euro in più dell’anno scorso e chi le paga? Chi lavora naturalmente, autotrasportatori, rappresentanti, imprese, gli stessi consumatori che vedranno i prezzi aumentare ecc. ecc. E ancora opere ciclopiche e inutili che mai si realizzeranno, ma che costeranno alla collettività sudore e sangue.
Sorvoliamo su quei criminali degli immigrati che spinti dalla fame osano turbare i nostri sonni tranquilli e che meritano ben altro che semplici espulsioni! E mettiamo una citazione a sostegno del nostro pensiero (grazie Nello!)
Un giorno vennero a prendere me...
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertold Brecht)
Come è brutto vedere le cose da questo punto di vista….si soffre e siamo assaliti dalla nausea e dal vomito!
Il fatto è che si cerca di far fronte alle modificazioni che avanzano velocemente con metodi vecchi, con istituzioni vecchie e svuotate da ogni potere, con persone vecchie che vogliono trovare il proprio tornaconto in tutto, prima agevolando i poteri finanziari internazionali, poi agevolando i poteri interni e nostrani, il tutto condito con una sostanza fascista (mal)mascherata dal buonismo della democrazia e aiutata dalla grancassa della propaganda di regime (mondiale).
Ma quanto ancora ci vuole al popolo a dire basta a vedere che il RE E’ NUDO?
Dicevamo prima che se aspettiamo loro stiamo freschi e allora vogliamo soccombere lentamente e inesorabilmente vedendo le saracinesche dei negozi chiudere uno dopo l’altro, le aziende fallire lasciando per strada posti di lavoro a favore di megacentricommerciali vere cattedrali di un mondo illusorio e finto oppure iniziare a ricostruire e salvare quello che rimane di uno splendido paese formato da tanta brava gente piena di creatività e entusiasmo?
Riprendiamo il nostro destino nelle nostre mani e guardiamoci negli occhi, immigrati
compresi, per aiutarci reciprocamente a svegliarci da questo incubo, il peggiore che la mente umana potesse concepire e che farebbe impallidire lo stesso Orwell.
Nonostante tutto questo squallore e sfacelo è possibile fare qualcosa. Come? Facendo l’esatto contrario di quello che ci dicono di fare. Attuando la “guerriglia economica” riscoprendo i prodotti locali invece di comprare quelli della globalizzazione, ricostruendo il tessuto sociale anziché combatterci, aiutandoci gli uni con gli altri invece di guardarci in cagnesco e “competere”, tendere una mano all’altro e insieme uscire da questo pantano invece che affidarsi ai pifferai magici di turno, usando uno strumento monetario come lo Scec che non crea, ma libera progressivamente dal debito. Ormai da anni ci dedichiamo a questa attività “sovversiva” che ad aprile ha dato vita ad ArcipelagoSCEC www.arcipelagoscec.org e vi possiamo dire che di forze belle e desiderose di fare questo paese è ancora pieno. Oggi centinaia di persone in tutta Italia stanno lavorando a questo rivoluzionario progetto http://www.centrofondi.it/articoli/Progetto_Buoni_Locali.pdf che a ben vedere assomiglia tanto alla scoperta dell’acqua calda, ma quando l’acqua calda non c’è più perché si sono privatizzati anche quella, allora anche questa diventa una cosa rivoluzionaria e innovativa .
Addirittura stanno arrivando a sostenerci nel nostro lavoro enti locali di tutti i colori dell’arcobaleno e enti religiosi che hanno a cuore il loro territorio, dentro Arcipelago ci sono professionisti, economisti, laici, preti, operai, famiglie, artigiani, commercianti, professori universitari, scrittori, gente di tutte le estrazioni sociali e politiche, di tutte le razze (in una conferenza un ragazzo del Senegal ha chiesto come si può attuare il progetto nel suo paese).
Quello che dobbiamo imparare è che dobbiamo spogliarci delle etichette, dei luoghi comuni: ad es. dicono peste e corna dei napoletani e della gente del sud in generale, ma a Napoli c’è il gruppo più attivo e creativo del nostro Arcipelago e il sud sta lavorando alacremente al suo riscatto, esaltando le sue caratteristiche. Man mano che andiamo avanti vediamo che le forze positive si stanno aggregando spontaneamente intorno a questa idea e programmatori informatici, architetti, commercialisti, aziendalisti, esperti vari ci stanno aiutando volontariamente e senza compenso ad attuare una nuova economia, una nuova società, quella vera, quella che sa che il proprio benessere dipende da quello di tutti, che rompe la catena dello sfruttamento e inizia quella della solidarietà quella della SOLIDARIETA’ CHE CAMMINA (SCEC) Quello che questa splendida avventura offre alle persone che si avvicinano ad essa, è una visione di un futuro che gli permette di guardare gli altri con occhi diversi, di sapere che ci sono persone oneste come loro, che costruiscono in comunione e trasparenza il proprio futuro, quando questo futuro è messo in serio pericolo da un manipolo di irresponsabili.
Non so a voi, ma a noi ci vengono i brividi di gioia ogni volta che persone nuove si aggregano a noi. Nel nostro gruppo diciamo che con ArcipelagoSCEC ha preso il varo la “nave dei folli” quei folli che credono nell’uomo e che si possa cambiare le cose nonostante tutto e tutti, che sono legati dalla condivisione di un sogno e dalla consapevolezza di assistere alla morte del bruco e alla nascita della farfalla
http://www.centrofondi.it/report/report_06_05_07.pdf .
Perché Arcipelago? Perché ci siamo stufati di avere la nostra isola felice e vogliamo costruire invece tante isole felici, nel nostro ArcipelagoSCEC dove naviga a gonfie vele la nave dei folli, cosa aspetti ad unirti a noi?
fonte: centrofondi.it