08 luglio 2008

Il pizzo di Berlusconi



In Sicilia, quando un cittadino non si piega, gli tagliano le gomme della macchina. Se capisce, bene. Se non capisce, gli fanno saltare la macchina. Se capisce, bene. Se non capisce gli mettono anche una bomba carta alla serranda del negozio. Se poi il tipo non vuole saltare assieme al negozio con tutta la sua famiglia, deve accettare il dialogo. Solo che in Sicilia si chiama “pizzo”, si chiama racket, si chiama estorsione. Arrivano uomini del dialogo e gli fanno una proposta. Gli dicono di aver saputo degli attentati, di essere molto dispiaciuti e gli offrono protezione. Da chi? Da loro stessi. Sono loro che mettono le bombe e loro che offrono protezione, da sé stessi. Il dialogo ha un prezzo. È una tangente, un pizzo. Il commerciante dovrà pagare un tot al mese agli estorsori per evitare ulteriori guai.
Alla fine, se paga, che cosa ha vinto? Ha vinto la mafia, non ha vinto lui. Non ha vinto il dialogo. Ha vinto la violenza.

Trasferite questo sistema di operare a Roma. A Roma succedono le stesse cose, soltanto che cambiano le parole. C’è un signore che arriva al potere e immediatamente comincia a rovinare la giustizia, a sfasciare tutto. Presenta una legge per far saltare 100.000 processi, perché ne ha uno anche lui. Poi ne fa un’altra che impedisce ai magistrati di fare le intercettazioni e di scoprire i reati, e di scoprire le prove per incastrare i colpevoli di quei reati. Poi va in televisione dice che se non si scoprono i colpevoli dei reati è colpa della magistratura che è una metastasi, che è politicizzata, che è un cancro. È colpa dei giudici che sono dei fannulloni. È colpa dei giudici che si occupano solo di lui. È colpa dei giudici che sono antropologicamente diversi dalla razza umana che sono dei matti, che sono psicolabili, che sono golpisti, che sono fascisti, che sono terroristi. E che non a caso, nei sondaggi, la loro credibilità diminuisce. I magistrati a questo punto alzano le braccia. Ma ciò non basta. Lui a questo punto fa una legge, ma questa la fa presentare da Tremonti, che taglia i fondi per la giustizia, fino al 40%. 10% il primo anno, 20% il secondo, e poi taglia anche gli stipendi ai magistrati, che già sono pagati un terzo, un quarto, un quinto di quanto è pagato un piccolo manager di una piccola azienda. A questo punto, dopo averli prostrati e ridotti alla rovina, si manifesta qualcuno che offre il dialogo. E dice: “eh, abbiamo saputo che vi stanno impedendo di fare il vostro lavoro, di fare i vostri processi, di fare le intercettazioni, vi stanno impedendo di scoprire i reati; vi insultano. Volete il dialogo? Cifra modica: si chiama Lodo Alfano. Se voi vi dimenticate i processi al Presidente del Consiglio, se vi dimenticate – o le lasciate evaporare, o le mangiate o le bruciate, o le cestinate – le intercettazioni del Presidente del Consiglio (intercettazioni indirette, non è lui che viene intercettato, sono di solito dei mascalzoni con i quali lui è solito parlare, perché sono tutti amici suoi). Bene, se accettate di pagare questa modica cifra, questa sommetta, allora arriva il dialogo: gli altri processi ve li facciamo fare, le intercettazioni ve le lasciamo fare, magari non vi tagliamo nemmeno gli stipendi e non vi tagliamo nemmeno i fondi. Magari assumiamo anche qualche cancelliere. Magari paghiamo anche la benzina per le volanti che devono andare a fare le indagini, con sopra i poliziotti. Dipende da voi. Dialogate, o volete lo scontro?” Ecco, una tecnica estorsiva che a Palermo si chiama racket, a Roma si chiama dialogo. Alla fine, se i magistrati cedono, chi ha vinto? Hanno vinto loro, ha vinto il dialogo? Ha vinto la distensione? Ha vinto la pace? Ha vinto l’estorsore, che politicamente parlando, in questo caso, è il nostro Presidente del Consiglio. Il nostro Presidente del Consiglio che ne sta combinando una al giorno, quando non ne combina due, e che ha bisogno di nascondere questa realtà agghiacciante che sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vede – anche perché molti giornalisti e molti commentatori fanno finta di non vederla. Esattamente come molti intellettuali facevano finta di non vedere il fascismo alle sue origini. E sono stati ricordati nei libri di storia perché era quelli che parlavano d’altro, erano quelli che dicevano di non esagerare. Quelli che dicevano che bisognava dialogare con Mussolini. Erano quelli che dicevano: “ma insomma, anche lui farà delle cose buone. Ma insomma, certo è un po’ rude, però ha anche il suo consenso. Ha preso i voti.” Ecco, sono questi che verranno ricordati nei libri di storia per non aver fatto nulla e per non aver fatto nulla in una fase come questa. Sono loro i principali alleati del regime.
Sono anche alcuni sedicenti oppositori, quelli che ElleKappa chiama “diversamente concordi”, che non dicono mai una parola definitiva. Che non riescono a dire “no!”, ma: “trattiamo, mettiamoci d’accordo, dialoghiamo. Togliete la legge blocca processi e noi ve ne facciamo una che blocca solo quel processo, in fondo a voi interessa solo quel processo, mica gli altri.” Non si rendono conto nemmeno del fatto che a settant’anni dalle leggi razziali, stanno passando delle leggi razziali. Nell’Italia del 2008 sono già passate un paio di leggi razziali e altre sono in preparazione. Sono quelle leggi che trattano in maniera diversa i cittadini o le persone umane, a seconda della loro provenienza, della loro razza, o del colore della loro pelle. Una l'ha approvata il Capo dello Stato senza colpo ferire, senza battere ciglio: si chiama "aggravante speciale per gli extracomunitari clandestini". Stabilisce questo: se io, italiano bianco di razza ariana, rapino un milione di euro una banca e do un ceffone a una guardia giurata becco, poniamo, dieci anni. Se lo stesso reato, la stessa rapina, per lo stesso importo di un milione di euro, dando lo stesso ceffone alla guardia giurata, lo commette un immigrato irregolare senza i documenti prende dieci anni più x. X è l'aggravante razziale. Abbiamo fatto lo stesso danno, commesso lo stesso reato ma alla stessa azione non segue la stessa reazione dello Stato, ne segue una diversa. Perchè? Perchè lui viene da fuori e io sono indigeno. Infatti vuoi mettere la soddisfazione? "A te chi ti ha rapinato?" "A me un italiano" "Ah che culo, invece a me un extracomunitario!" Come se il danno che può fare un extracomunitario compiendo la stessa azione fosse maggiore. Questa non è una legge per la sicurezza, è una legge razziale che non da ne più ne meno sicurezza rispetto a quella che avevamo prima perchè la sicurezza passa attraverso la certezza dei cittadini che chiunque abbia commesso un reato viene punito con una pena proporzionata. Non c'entra la qualità di chi ha commesso quel reato: tutti devono essere uguali di fronte alla legge. Questo stabilisce la nostra Costituzione e la Corte Costituzionale ha stabilito che questo diritto spetta anche ai cittadini che non sono ancora cittadini, e forse non lo saranno mai, ma li processiamo noi. Nei nostri tribunali tutti devono essere trattati nello stesso modo. L'articolo 3 della costituzione dice che nessuno può essere diverso da altri davanti alla legge per questioni di razza, religione, provenienza, status sociale, condizione sociale.

Nessuno può essere diverso per la carica che occupa, per la religione che professa, per il colore della sua pelle. Nessuno può essere diverso per l'etnia da cui proviene. Bene, con un'ordinanza amministrativa di ordine pubblico, così è stata presentata, il ministro Maroni che peraltro è una persona di solito sensata, normale, moderata e con la quale si può parlare, ha fatto una cosa di cui forse nemmeno lui si rende conto perchè nessuno, intorno a lui, o quasi nessuno, gliene fa rendere conto. Io ho contato due o tre commenti negativi: Barbara Spinelli sulla Stampa di ieri, Furio Colombo sulla Stampa di ieri e molte associazioni di volontariato. Addirittura la Chiesa, addirittura Famiglia Cristiana. E' la norma che prevede la schedatura dei rom, compresi i bambini. Dopo le aggressioni ai rom nei campi, dopo i raid punitivi - le squadracce fasciste o di qualunque colore siano, contro i rom cioè contro un'etnia non contro una persona che ha fatto qualcosa e per la quale voglio reagire. Contro un'intera comunità, solo per la sua provenienza, etnia, religione, solo per il suo essere nomade io colpisco indiscriminatamente nel mucchio. I raid.

Ma i raid li fanno i delinquenti, vengono puniti! Questo stesso modo di procedere l'ha fatto il governo, prima istituendo in alcune grandi città un commissario straordinario per i rom. Come se si dovesse fare un commissario straordinario per gli australiani, per quelli che vengono dalla Groenlandia, un commissariato straordinario per quelli che vengono dall'India. No: il commissario straordinario per i rom.

Altra legge razziale. L'ultima legge razziale è quella che prende le impronte. Non a tutti: io non sono contrario a prenderle a tutti.

Abbiamo un quadrettino sulla nostra carta d'identità che prevede il prelievo delle impronte per essere certi di associare a un'impronta, cioè un segno di riconoscimento chiaro, l'identità che uno dichiara nel suo documento. Può essere molto utile per combattere la criminalità di importazione che italiani e immigrati debbano dare allo Stato italiano la loro impronta per associarla a un nome.C’è il problema che molto spesso chi viene in Italia per delinquere fornisce false generalità e falsa nazionalità. Perché? Perché ogni volta che viene preso risulta sempre la prima volta, e beneficia della sospensione condizionale della pena. Non ha aggravanti, nel caso sia recidivo. Bene, si prendessero le impronte di tutti, dopodichè, “non mi vuoi dare la tua identità reale? Te la do io: ti chiami Pippo!”. Da quel momento Pippo ha quell’impronta e ogni volta che verrà fermato risulterà che è già stato fermato per i suoi precedenti e quindi verrà trattato anche lui come gli italiani che hanno dei precedenti. Con le loro aggravanti e, a un certo punto, senza la sospensione condizionale della pena. Questo è un modo corretto, in uno Stato serio, di comportarsi nei confronti di chi non può permettersi di calpestare il territorio di un Paese, senza un nome e senza una identità. Questo è un modo per dargliela. Naturalmente se si investono molti soldi , non se si tagliano i fondi. Se si investono molti soldi nella sicurezza per creare una grande banca dati delle impronte, come quella dell’FBI, affinché chiunque, italiano o straniero, viene sorpreso, si verifica che stia dando le generalità giusto o che non stia usando un documento falso, o che non stia dando un nome falso. Per investire alla fine si riesce a ottenere il risultato che l’impronta appoggiata sul monitor del computer portatile del poliziotto aiuta a risalire immediatamente all’identità e agli eventuali precedenti. Si fa per tutti. Non si fa per i rom e basta. Se si fa per i rom e basta non è una misura di sicurezza, ma una misura razzista. Il fatto che non si riesca più a distinguere le due cose e che non si capisca che la nostra sicurezza non migliorerà di un millimetro, non migliorerà di nulla nel caso in cui abbiamo prelevato le impronte di tanti bambini rom facendogli anche dichiarare la loro etnia e la loro religione – perché questo sta avvenendo in alcune città italiane – questo è molto grave, anche perché noi siamo un Paese che settant’anni fa ha fatto le Leggi Razziali. E le Leggi Razziali erano una importazione dalla Germania di un razzismo di Stato che ha provocato lo sterminio di due comunità: la comunità ebraica e la comunità rom. Diversi per etnia erano, per i nazisti e per i loro servi italiani, i rom e gli ebrei. Schedare i rom, oltre a essere un vergogna, è anche un bruttissimo ricordo per quello che è accaduto settant’anni fa e al quale nessuno, nemmeno i fascisti risciacquati a Fiuggi e ridipinti da Fini, dovrebbe mai ritornare.
Ecco, questo è quello per cui si deve manifestare domani. Una serie di provvedimenti spot, alcuni razzisti, altri che devastano la legge, altri che devastano la Costituzione, tutti a danno dei cittadini, tutti a danno dell’immagine dell’Italia. Tutti a danno della nostra dignità, tutti a danno della nostra Costituzione, che vengono presi in sequenza: una legge incostituzionale al giorno perché così il Capo dello Stato non potrà mica bocciarle tutte. Qualcuna, in nome del dialogo, ce la dovrà pur concedere. È contro questo che bisogna manifestare. È a favore dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, è a favore della verità e del dire la verità ai cittadini. È a favore della sicurezza vera, e non quella finta fatta con provvedimenti molto gravi, e allo stesso tempo dall’efficacia assolutamente nulla.

Se poi proprio si vuole cominciare da uno piccolo per prendergli le impronte, cominciamo a prenderle al Presidente del Consiglio e a tutti coloro che gli stanno attorno e che stanno lavorando contro la nostra sicurezza.

M. Travaglio

da segnalare l'ottimo articolo di Giuseppe d'Avanzo: le magie dell'Intoccabile

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/politica/giustizia-5/magie-intoccabile/magie-intoccabile.html

Il ritorno di madame Pompadour

Vignetta di Molly Bezz

C’è un discreto scarto fra gli editoriali pensosi alla Pigi Battista sul malaugurato “scontro fra politica e giustizia” e sul “dialogo costituente” che forse ritorna grazie agli estintori quirinaleschi, e i resoconti dei “retroscenisti” alla Scodinzolini, sempre appostati nella pochette di questo e quello. Da giorni sono mobilitate a colpi di codici e pandette, precedenti giurisprudenziali e citazioni dotte il Capo dello Stato, il Csm, la Corte Costituzionale, il Parlamento, il Governo, l’Associazione Nazionale Magistrati, le Camere Penali, l’Associazione Costituzionalisti Italiani, l’Autorità Garante della Privacy, presto fors’anche la Commissione Europea, l’Alta Corte di Giustizia di Lussemburgo e la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Il tutto perché un ometto, un certo Al Pappone, ha un problema molto più prosaico e urgente, che Vittorio Feltri ha voluto sintetizzare su “Libero” con un titolo in chiaroscuro: “Il guaio è la gnocca”.

In sintesi: l’han beccato a parlare al telefono di e con certe ragazze che lui chiama “le mie fanciulle” (per distinguerle dalle “mie bambine”, che sarebbero le ministre Carfagna, Brambilla e Gelmini) e che, non sapendo recitare, devono lavorare per Raifiction dell’amico Agostino Saccà. Il quale s’incarica poi di “migliorare” prima dell’uso quelle dall’aria “un po’ strappona” (“strappona che a Roma vuol dire bona, bonacciona, capito? Diciamo non anglosassone”, precisava l’insigne linguista). Ricapitolando: le “fanciulle” le paghiamo noi col canone; le “bambine” le paghiamo pure noi con la diaria parlamentare e lo stipendio ministeriale. Poi ci sono quelle brave: ecco, quelle le prende Mediaset.

Ma si sa com’è fatta la gnocca: inizialmente si presenta bene, col volto suadente e seducente che fa impazzire i maschi latini e non, compreso l’attempato latrin lover brianzolo. Poi però la gnocca s’incattivisce, comincia a chiedere, presenta il conto. Se non l’accontenti, va in giro a raccontare cose poco carine. Non ci sono più le gnocche di una volta, che si tacitavano con una boutique. Oggi c’è la gnocca presidenziale, molto più pretenziosa. Quando va bene, vuole “la parte” a Raifiction, ma mica un “ruolino”: protagonista. Altre più sofisticate puntano a un ministero. E i ministeri, specie dopo la malaugurata riforma Bassanini, sono pochini. Mentre le gnocche sono tante, troppe. E il dicastero lo vogliono col portafoglio, mica senza. Antonella, per esempio, è insoddisfatta: “Sta diventando pericolosa, è pazza, s’è messa in testa che io la odio, che ho bloccato la sua carriera artistica. È andata a dire delle cose pazzesche in giro. Agostino, falle una telefonata e dille che continuo a dirti: io devo far lavorare la Troise. Sottolinea un mio ruolo attivo...”. Si potrebbe fare ministro anche lei, o almeno sottosegretario. Ma con quale delega? Al senatore italo-australiano Nino Randazzo, in cambio del ribaltone, Al Pappone aveva offerto quella all’Oceania. Ma ad Antonella? Viceministro alle Autoreggenti? Ai Wonderbra? All’Intimissimo? Ecco: a un certo punto la gnocca ha una mutazione genetica, diventa perfida, ti si rivolta contro. E che si fa contro l’invasione delle ultragnocche? Superman aveva la Kriptonite. Al Pappone ha il Decreto. E,se qualcuno obietta che non c’è necessità né urgenza, gliele spiega lui, la necessità e l’urgenza: o esce il decreto o escono le telefonate.

E’ vero che il direttore di “Europa”, dalla clandestinità, ha invitato i giornalisti veri a “censurarle”. Perché, come dice Al Pappone, “si fa un uso politico delle intercettazioni”. Ma se denunciare l’uso politico dei pentiti, dei testimoni e delle toghe rosse è facile, dimostrare che pure le microspie si mettono d’accordo per incastrare gli avversari politici è decisamente più arduo. Qui non è la parola di un altro contro la tua: è la tua parola contro la tua. E lui le sue le conosce bene, perché le ha pronunciate lui. Veronica, intanto, ha smesso di scrivere ai giornali e prende appunti. Su tutto. Anche su quella graziosa signorina dal cognome giacobino, Virginia Saint-Just, che avrebbe avuto l’appoggio di Silvio nel divorzio dal marito agente segreto, più un alloggio gratis a Campo de’ Fiori, mentre l’ex consorte veniva licenziato dal Sisde. Ecco, non sia mai che anche Veronica facesse un uso politico della vicenda, magari per portargli via tutto con una bella separazione con buonuscita. Se qualche membro del Csm ci è rimasto male nell’apprendere dal Colle che è vietato definire incostituzionale una legge incostituzionale, sappia che è per una causa di forza maggiore: la gnocca. “Costituzione” non si può più dire. Gnocca invece sì.

M. Travaglio

La repubblica delle banche


Banche come magliari


Le banche possono agire meglio dei magliari e molto meglio della


mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. Anzi, il limite c’è, è il


crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono


tutto, la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti, che spiegano


bene e dettagliatamente, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto,


mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una


mazza ferrata.


Ho conosciuto un grande uomo. Un vero economista, che ha salvato


la vita a un numero incredibile di persone. Il suo nome è Muhammad Yunus,


premio Nobel per la pace nel 2006. Grazie a lui, anche i mendicanti


hanno potuto avere credito. E hanno sempre restituito i soldi. Altro che i


finanzieri delle nostre parti; 85.000 mendicanti sono clienti stimati della


Grameen Bank di Muhammad Yunus e per merito suo hanno avuto la


possibilità di cambiare la loro vita. In Italia succede il contrario: entri in


banca senza avere problemi e ne esci costretto a chiedere la carità.



I pifferai del debito


L’istigazione al debito non è un delitto. Dovrebbe però esserlo. Interessi


del 15/20% non sono considerati usura, ma sono usura. I produttori


guadagnano sugli interessi delle rate, non sul valore del prodotto.


Quello che dà più fastidio – di questi pifferai del debito, di


questi apripista della bancarotta familiare, di questi usurai con la cravatta


da manager, di questi avvoltoi del TAEG – è la loro faccia da


c..o. La lira vinse l’Oscar della moneta, quando l’Italia risparmiava.


C’era la giornata del risparmio. L’Italia non aveva debito pubblico. Ai


bambini si regalava il porcellino salvadanaio. Adesso c’è la giornata


del debito. Dura 365 giorni all’anno. Gli interessi da usura sono l’obiettivo


di chi vende. L’auto, lo schermo al plasma, la cucina sono accessori


al credito al consumo. Se il risparmio era il motore dello sviluppo,


il debito è il motore del sottosviluppo. Il Bollettino statistico


della Banca d’Italia “Istituzioni monetarie e finanziarie: banche e fondi


monetari” spiega, con le sue tabelle, come i componenti delle famiglie


italiane si stiano trasformando in accattoni. Negli anni ’60 eravamo


poveri, ma senza debiti. Oggi siamo precari, ma con i debiti.


Nel novembre del 2007 sono stati accordati prestiti per 537 miliardi di


euro, il 9% in più rispetto al 2006.


La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all’indebitamento,


è quasi raddoppiata, in dieci anni. «Nell’ultimo decennio – scrive Bankitalia


– i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato,


superando il 30% del PIL nel primo trimestre 2007 (erano il 18% nel


1996)». Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle famiglie


è progredito a un ritmo ancora più elevato, passando dai 493,395 miliardi


del 2006 ai 537,829 del 2007, con una crescita del 9%. Secondo stime


di Bankitalia, il costo sostenuto dalle famiglie per il “servizio del


debito” (pagamento degli interessi e rimborso delle quote di capitale)


è passato dal 6,55% del 2005 al 7% del 2006. È una balla l’affermazione


che siamo indietro rispetto agli altri Paesi e che dobbiamo indebitarci


di più per stare al passo. È una mascalzonata.



Buon Natale! E non indebitatevi più, se potete!


Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è


un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di


sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi: la vita


delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. È un capitalismo


di cartapesta, avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato


dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e


da domande di prima elementare. Il sesso è business, nei marciapie-


di, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è fatta


tangenti, corruzione, frodi fiscali, false fatturazioni, corruzione giudiziaria,


finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi


tutti, sono colpevoli di avidità. Ricordo, da bambino, la corsa al cotechino,


posto al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi


mangiava più velocemente, arrivava al cotechino. Non c’è più, quella


competizione, e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano


sempre prima in cucina. La contraddizione di un Paese ossessionato


dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà?


La gente non si rassegna a essere povera; se non può essere


ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti.


Quanto vale, il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è


un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. È una


droga, che fa impazzire la società – più della cocaina, più dell’eroina


– e genera mostri che uccidono. Non indebitatevi più, se potete, e a


Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di


Beppe. Buon Natale!



Le liberalizzazioni del Governo


Il Mondo ha pubblicato un articolo, in cui si afferma che Bersani ha


fatto delle liberalizzazioni leggere leggere. Senza toccare, per ora, i poteri


forti. Le banche sono state solo sfiorate da “punture di spillo” come


l’adeguamento contestuale, a seguito di decisioni di politica monetaria,


dei tassi debitori e creditori di un cliente. È una richiesta che


pare ovvia. Se aumenta il costo del denaro, aumenta sia per il cliente


che per la banca. E la banca non può lucrarci sopra; anzi, le banche


avrebbero dovuto allineare i tassi senza aspettare che lo imponesse lo


Stato. Il nuovo presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Corrado


Faissola, non ci sta e rilascia delle dichiarazioni – in un’intervista


pubblicata il 5 agosto 2006 – che vanno interpretate: «Di questa norma


non si sentiva proprio il bisogno», va letto: «Lucrare sui clienti è legittimo».


«Non ha creato vantaggi per la concorrenza; anzi fornisce ulterio-


ri motivi di conflitto tra le banche e i clienti», va letto: «Adesso i clienti


possono incazzarsi con le banche a norma di legge, se li fregano».


«Quanto all’applicazione delle nuove regole, decideranno le singole


banche. Voglio dire che non si tratta di una norma imperativa, ma di indirizzo,


ed è suscettibile di molte interpretazioni, come accade per tutte


le leggi», va letto: «Interpreteremo la legge, anzi l’indirizzo, e poi faremo


un po’ come ci pare». Secondo le associazioni dei consumatori, alla


data del 16 novembre 2007, a sedici mesi dall’entrata in vigore


dell’art. 10 del decreto Bersani, vigente dal 4 luglio 2006, sulla simmetria


dei tassi, che imponeva l’adeguamento automatico dei tassi creditori


(per i clienti) sui depositi e sui libretti di risparmio a seguito delle


variazioni della Banca Centrale Europea, le banche hanno continuato a


operare come prima, intascando 5,9 miliardi di euro. Cinque miliardi e


novecento milioni di euro, ben 11.493.993 miliardi delle vecchie lirette,


che dovevano andare ai correntisti e ai depositanti, sono stati lucrati


dalle banche per l’interpretazione della legge: a conferma della profezia


del presidente dell’ABI Faissola, che già non sentiva il bisogno di una


norma, che le banche non hanno applicato, e questo senza che il Governo


abbia mosso un dito.



I consigli interessati delle banche


Faissola si è anche soffermato sull’aumento del tasso di interesse


della Banca Centrale Europea e sugli aumenti dei mutui. Al giornalista


che ha chiesto se le banche sono responsabili di aver suggerito il tasso


variabile aumentando i rischi dei clienti di fronte ai rialzi dei tassi, ha


risposto: «Il rincaro dei mutui sarà automatico visto che l’ammontare


della rata fa riferimento al tasso di mercato». Va letto: «Non faremo prigionieri


». E «Mi pare strano che chi ha contratto un mutuo al 2% pensasse


che i tassi sarebbero ancora scesi e non, come sta accadendo, saliti…


Il cliente lo chiedeva (il tasso variabile), era troppo appetibile». Va


letto: «Noi pensiamo agli interessi della banca, non a quelli del cliente».


Gli aumenti dei mutui saranno insostenibili per molte famiglie, che fi-


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ne faranno le loro case? Chi ci guadagnerà da questa situazione? Secondo


gli stessi dati dell’ABI, su 3,5 milioni di mutui erogati, al 30 aprile


2007, per un controvalore di 255 miliardi di euro, ben 3,2 milioni, ossia


il 91%, erano a tassi indicizzati legati all’Euribor. Da un monitoraggio


su venti tribunali, le stime dei pignoramenti e delle esecuzioni


immobiliari sono cresciute del 24% in media, nel 2007, rispetto al 2006.


E l’ABI ha costituito “Asteimmobili” nei tribunali fallimentari, per “facilitare


i fallimenti”.



I manovratori dell’Euribor


Le variazioni del parametro di riferimento dei mutui indicizzati,


l’Euribor – nome terribile, che già spaventa da solo e fa tremare le vene


ai polsi di ben 3,2 milioni di famiglie indebitate a tasso variabile,


perché le banche non davano proprio il tasso fisso o lo sconsigliavano


– non sono stabilite dalla Banca Centrale Europea, ma da 44 banche


impelagate con i mutui sub prime americani, gli stessi cartolarizzati, inseriti


nelle “salsicce”, rivenduti sui mercati globali.


Sarà una pura coincidenza, se Societè Generali e UBS, due delle 44


banche padrone dell’Euribor, il 10 dicembre 2007 hanno dovuto svalutare


di 13,4 miliardi di dollari i loro portafogli. Due tra le maggiori


banche europee, facenti parte delle 44 banche che determinano il tasso


Euribor, hanno annunciato, il 10 dicembre 2007, una svalutazione


di 10 miliardi di dollari (UBS) per effetto dei sub prime, mentre la Societè


Generale – SocGen, la “banca col buco intorno” che ha perso 5


miliardi di euro giocando con i derivati – acquisterà 3,4 miliardi di


dollari di attività da un suo veicolo di investimento per evitare una


svendita degli asset SIV, epicentro della crisi dei mutui ipotecari.


In un solo giorno, dal 28 al 29 novembre 2007, i tassi Euribor sono


aumentati di 0,64 punti base, passando da 4,169 a 4,809, con un aggravio


di 45 euro mensili (540 euro l’anno) su un mutuo da 100.000 euro.


SocGen, Siv, Ubs; dietro le sigle terrificanti si nascondono gli gnomi


che manovrano i mercati sulla pelle di risparmiatori e debitori.



Banche padrone di Bankitalia


La Banca d’Italia è una società per azioni, anche se con uno statuto


un po’ particolare riguardo ai diritti e al tipo di partecipazione dei soci.


Le quote sono di varie banche e, in misura minore, di compagnie


d’assicurazioni e dell’INPS. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha identificato


il 90,17% della proprietà della Banca d’Italia. Notare che due banche


da sole “controllano” la Banca d’Italia: Intesa-San Paolo IMI e Unicredit


Capitalia. Ma se loro “controllano” la Banca d’Italia, come fa la


Banca d’Italia a controllarle? Il risparmio è sacro! Si risparmia per essere


risparmiati, ma le banche non risparmiano niente e nessuno. Vale


la pena di risparmiare in Italia? Uno fatica per mettere da parte


qualcosa e subito gli si avventa sopra un esercito di mangiasoldi. La


situazione è davvero brutta.



Fuggire dal risparmio “gestito”


La maggior parte dei risparmiatori è ormai nelle mani del risparmio


gestito, che è un’enorme macchina costruita e perfezionata dalle banche


con la benedizione della Banca d’Italia. I numeri parlano chiaro:


dare in gestione i propri soldi significa rimetterci. Lo confermano i dati


del 2006, con i fondi obbligazionari, che hanno fruttato 1,7% in meno


dei Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), e i fondi azionari con il 5,6%


in meno delle azioni delle aziende italiane quotate. Purtroppo è così da


vent’anni. Anche senza Bertinotti, gli Italiani pagano già una patrimoniale,


solo che anziché lo Stato, la incassano banche, gestori, venditori


d’investimenti. È tutto vero, e la gravità dei danni provocati dal risparmio


gestito è documentata al Dipartimento di Matematica dell’Università


di Torino. Persino l’ufficio studi di Mediobanca ripete da anni


che i fondi comuni hanno reso regolarmente meno dei Bot; quindi


non c’è motivo di indugiare: ogni momento è buono per salvare il salvabile,


disinvestendo fondi e gestioni. Ogni momento va bene, per togliersi


da dosso un groviglio di sanguisughe. Per andare sul sicuro, ci


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sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione – i BTPI o le OATEI francesi


– osteggiati dalle banche. Anche i buoni postali fruttiferi ordinari


non sono da buttare via: non danno il brivido della finanza, ma garantiscono


sempre quanto è stato versato. Da evitare invece le altre proposte


delle Poste che stanno copiando i prodotti bancari. Index, Linked,


My way, For you: statene sempre alla larga. Belin, avete una consulenza


finanziaria gratis da un genovese, cosa volete di più?



La repubblica delle banche


Oltre che nella repubblica delle banche, siamo caduti in pieno nella


repubblica delle banane. Cosa pretendono di fare l’Adusbef e l’autore


del libro? La rivoluzione? Lo sanno tutti che sono le banche a finanziare


il sistema, i partiti, la politica, i giornali, le televisioni. Direttamente,


o tramite le fondazioni bancarie, per non dare nell’occhio. Più che la repubblica


delle banche, sembra la dittatura delle banche, morbida, soft,


perfezionata negli ovattati salottini al riparo da orecchie indiscrete.


Tanto non devono rendere conto a nessuno. Con una mano ti tolgono i


soldi, con l’altra fingono di restituirteli. Li chiamano “bilanci di missione”.


Dopo averti massacrato con May Way, For You e altri prodotti


dai nomi esotici, appioppato assicurazioni obbligatorie di 5-6.000 euro


su mutui denominati “Sonni tranquilli”, che non ti fanno dormire la


notte per l’aumento delle rate e il prolungamento degli anni di durata,


fino a 70-80 anni; ti fanno la carità, destinando, nel 2006, «erogazioni


per 1,6 miliardi di euro a 28 mila progetti realizzati a favore di arte e


cultura, filantropia e volontariato, istruzione e formazione, ricerca, salute


pubblica, assistenza sociale, sviluppo delle comunità locali». L’istituzione


senese MPS «è prima in Italia e seconda in Europa tra le fondazioni


bancarie, grazie ai 197 milioni di euro erogati. 61 milioni sono


stati destinati allo sviluppo locale, 29 all’arte e ai beni culturali, 23 all’istruzione,


13 alla sanità» (Fonte: relazione MPS 2007).


Si basano sulla fiducia, ma non si fidano l’una dell’altra e sono diventate


il fanalino di coda, secondo l’ultima indagine Demos nella fi-


ducia nelle istituzioni, al terzultimo posto poco prima del parlamento


degli inquisiti e dei partiti.



Ribellatevi alla dittatura delle banche


Ribellarsi alle dittatura delle banche è cosa buona e giusta. Per evitare


in futuro che, con un colpo di clic sul computer, questi colletti bianchi


possano caricare di commissioni e spese il conto corrente, addebitandovi


poche decine di euro, che nel caso del ragionier Fiorani – quello dal


bacio in fronte a Fazio e alla moglie Cristina Rosati – ammontavano a


centinaia di milioni, dovete ribellarvi, finché siete in tempo, alla dittatura


delle banche. Chiedete sempre prima, rompete le scatole, non firmate


mai i fogli che vi mettono davanti; domandate ogni volta che entrate in


banca, i tassi e le condizioni del vostro conto corrente, che si chiama così


perché lestamente vi possono addebitare le somme che vogliono con


una semplice comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ex governatore di


Bankitalia Fazio è stato cacciato dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino,


ed era un dilettante, un provinciale, al cospetto del suo successore,


raffinato professionista espressione della grande finanza internazionale.


Ultimo, spassionato consiglio: fidarsi è bene, ma non fidarsi delle


banche è meglio! Non fidatevi mai delle banche!


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Beppe Grillo


08 luglio 2008

Il pizzo di Berlusconi



In Sicilia, quando un cittadino non si piega, gli tagliano le gomme della macchina. Se capisce, bene. Se non capisce, gli fanno saltare la macchina. Se capisce, bene. Se non capisce gli mettono anche una bomba carta alla serranda del negozio. Se poi il tipo non vuole saltare assieme al negozio con tutta la sua famiglia, deve accettare il dialogo. Solo che in Sicilia si chiama “pizzo”, si chiama racket, si chiama estorsione. Arrivano uomini del dialogo e gli fanno una proposta. Gli dicono di aver saputo degli attentati, di essere molto dispiaciuti e gli offrono protezione. Da chi? Da loro stessi. Sono loro che mettono le bombe e loro che offrono protezione, da sé stessi. Il dialogo ha un prezzo. È una tangente, un pizzo. Il commerciante dovrà pagare un tot al mese agli estorsori per evitare ulteriori guai.
Alla fine, se paga, che cosa ha vinto? Ha vinto la mafia, non ha vinto lui. Non ha vinto il dialogo. Ha vinto la violenza.

Trasferite questo sistema di operare a Roma. A Roma succedono le stesse cose, soltanto che cambiano le parole. C’è un signore che arriva al potere e immediatamente comincia a rovinare la giustizia, a sfasciare tutto. Presenta una legge per far saltare 100.000 processi, perché ne ha uno anche lui. Poi ne fa un’altra che impedisce ai magistrati di fare le intercettazioni e di scoprire i reati, e di scoprire le prove per incastrare i colpevoli di quei reati. Poi va in televisione dice che se non si scoprono i colpevoli dei reati è colpa della magistratura che è una metastasi, che è politicizzata, che è un cancro. È colpa dei giudici che sono dei fannulloni. È colpa dei giudici che si occupano solo di lui. È colpa dei giudici che sono antropologicamente diversi dalla razza umana che sono dei matti, che sono psicolabili, che sono golpisti, che sono fascisti, che sono terroristi. E che non a caso, nei sondaggi, la loro credibilità diminuisce. I magistrati a questo punto alzano le braccia. Ma ciò non basta. Lui a questo punto fa una legge, ma questa la fa presentare da Tremonti, che taglia i fondi per la giustizia, fino al 40%. 10% il primo anno, 20% il secondo, e poi taglia anche gli stipendi ai magistrati, che già sono pagati un terzo, un quarto, un quinto di quanto è pagato un piccolo manager di una piccola azienda. A questo punto, dopo averli prostrati e ridotti alla rovina, si manifesta qualcuno che offre il dialogo. E dice: “eh, abbiamo saputo che vi stanno impedendo di fare il vostro lavoro, di fare i vostri processi, di fare le intercettazioni, vi stanno impedendo di scoprire i reati; vi insultano. Volete il dialogo? Cifra modica: si chiama Lodo Alfano. Se voi vi dimenticate i processi al Presidente del Consiglio, se vi dimenticate – o le lasciate evaporare, o le mangiate o le bruciate, o le cestinate – le intercettazioni del Presidente del Consiglio (intercettazioni indirette, non è lui che viene intercettato, sono di solito dei mascalzoni con i quali lui è solito parlare, perché sono tutti amici suoi). Bene, se accettate di pagare questa modica cifra, questa sommetta, allora arriva il dialogo: gli altri processi ve li facciamo fare, le intercettazioni ve le lasciamo fare, magari non vi tagliamo nemmeno gli stipendi e non vi tagliamo nemmeno i fondi. Magari assumiamo anche qualche cancelliere. Magari paghiamo anche la benzina per le volanti che devono andare a fare le indagini, con sopra i poliziotti. Dipende da voi. Dialogate, o volete lo scontro?” Ecco, una tecnica estorsiva che a Palermo si chiama racket, a Roma si chiama dialogo. Alla fine, se i magistrati cedono, chi ha vinto? Hanno vinto loro, ha vinto il dialogo? Ha vinto la distensione? Ha vinto la pace? Ha vinto l’estorsore, che politicamente parlando, in questo caso, è il nostro Presidente del Consiglio. Il nostro Presidente del Consiglio che ne sta combinando una al giorno, quando non ne combina due, e che ha bisogno di nascondere questa realtà agghiacciante che sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vede – anche perché molti giornalisti e molti commentatori fanno finta di non vederla. Esattamente come molti intellettuali facevano finta di non vedere il fascismo alle sue origini. E sono stati ricordati nei libri di storia perché era quelli che parlavano d’altro, erano quelli che dicevano di non esagerare. Quelli che dicevano che bisognava dialogare con Mussolini. Erano quelli che dicevano: “ma insomma, anche lui farà delle cose buone. Ma insomma, certo è un po’ rude, però ha anche il suo consenso. Ha preso i voti.” Ecco, sono questi che verranno ricordati nei libri di storia per non aver fatto nulla e per non aver fatto nulla in una fase come questa. Sono loro i principali alleati del regime.
Sono anche alcuni sedicenti oppositori, quelli che ElleKappa chiama “diversamente concordi”, che non dicono mai una parola definitiva. Che non riescono a dire “no!”, ma: “trattiamo, mettiamoci d’accordo, dialoghiamo. Togliete la legge blocca processi e noi ve ne facciamo una che blocca solo quel processo, in fondo a voi interessa solo quel processo, mica gli altri.” Non si rendono conto nemmeno del fatto che a settant’anni dalle leggi razziali, stanno passando delle leggi razziali. Nell’Italia del 2008 sono già passate un paio di leggi razziali e altre sono in preparazione. Sono quelle leggi che trattano in maniera diversa i cittadini o le persone umane, a seconda della loro provenienza, della loro razza, o del colore della loro pelle. Una l'ha approvata il Capo dello Stato senza colpo ferire, senza battere ciglio: si chiama "aggravante speciale per gli extracomunitari clandestini". Stabilisce questo: se io, italiano bianco di razza ariana, rapino un milione di euro una banca e do un ceffone a una guardia giurata becco, poniamo, dieci anni. Se lo stesso reato, la stessa rapina, per lo stesso importo di un milione di euro, dando lo stesso ceffone alla guardia giurata, lo commette un immigrato irregolare senza i documenti prende dieci anni più x. X è l'aggravante razziale. Abbiamo fatto lo stesso danno, commesso lo stesso reato ma alla stessa azione non segue la stessa reazione dello Stato, ne segue una diversa. Perchè? Perchè lui viene da fuori e io sono indigeno. Infatti vuoi mettere la soddisfazione? "A te chi ti ha rapinato?" "A me un italiano" "Ah che culo, invece a me un extracomunitario!" Come se il danno che può fare un extracomunitario compiendo la stessa azione fosse maggiore. Questa non è una legge per la sicurezza, è una legge razziale che non da ne più ne meno sicurezza rispetto a quella che avevamo prima perchè la sicurezza passa attraverso la certezza dei cittadini che chiunque abbia commesso un reato viene punito con una pena proporzionata. Non c'entra la qualità di chi ha commesso quel reato: tutti devono essere uguali di fronte alla legge. Questo stabilisce la nostra Costituzione e la Corte Costituzionale ha stabilito che questo diritto spetta anche ai cittadini che non sono ancora cittadini, e forse non lo saranno mai, ma li processiamo noi. Nei nostri tribunali tutti devono essere trattati nello stesso modo. L'articolo 3 della costituzione dice che nessuno può essere diverso da altri davanti alla legge per questioni di razza, religione, provenienza, status sociale, condizione sociale.

Nessuno può essere diverso per la carica che occupa, per la religione che professa, per il colore della sua pelle. Nessuno può essere diverso per l'etnia da cui proviene. Bene, con un'ordinanza amministrativa di ordine pubblico, così è stata presentata, il ministro Maroni che peraltro è una persona di solito sensata, normale, moderata e con la quale si può parlare, ha fatto una cosa di cui forse nemmeno lui si rende conto perchè nessuno, intorno a lui, o quasi nessuno, gliene fa rendere conto. Io ho contato due o tre commenti negativi: Barbara Spinelli sulla Stampa di ieri, Furio Colombo sulla Stampa di ieri e molte associazioni di volontariato. Addirittura la Chiesa, addirittura Famiglia Cristiana. E' la norma che prevede la schedatura dei rom, compresi i bambini. Dopo le aggressioni ai rom nei campi, dopo i raid punitivi - le squadracce fasciste o di qualunque colore siano, contro i rom cioè contro un'etnia non contro una persona che ha fatto qualcosa e per la quale voglio reagire. Contro un'intera comunità, solo per la sua provenienza, etnia, religione, solo per il suo essere nomade io colpisco indiscriminatamente nel mucchio. I raid.

Ma i raid li fanno i delinquenti, vengono puniti! Questo stesso modo di procedere l'ha fatto il governo, prima istituendo in alcune grandi città un commissario straordinario per i rom. Come se si dovesse fare un commissario straordinario per gli australiani, per quelli che vengono dalla Groenlandia, un commissariato straordinario per quelli che vengono dall'India. No: il commissario straordinario per i rom.

Altra legge razziale. L'ultima legge razziale è quella che prende le impronte. Non a tutti: io non sono contrario a prenderle a tutti.

Abbiamo un quadrettino sulla nostra carta d'identità che prevede il prelievo delle impronte per essere certi di associare a un'impronta, cioè un segno di riconoscimento chiaro, l'identità che uno dichiara nel suo documento. Può essere molto utile per combattere la criminalità di importazione che italiani e immigrati debbano dare allo Stato italiano la loro impronta per associarla a un nome.C’è il problema che molto spesso chi viene in Italia per delinquere fornisce false generalità e falsa nazionalità. Perché? Perché ogni volta che viene preso risulta sempre la prima volta, e beneficia della sospensione condizionale della pena. Non ha aggravanti, nel caso sia recidivo. Bene, si prendessero le impronte di tutti, dopodichè, “non mi vuoi dare la tua identità reale? Te la do io: ti chiami Pippo!”. Da quel momento Pippo ha quell’impronta e ogni volta che verrà fermato risulterà che è già stato fermato per i suoi precedenti e quindi verrà trattato anche lui come gli italiani che hanno dei precedenti. Con le loro aggravanti e, a un certo punto, senza la sospensione condizionale della pena. Questo è un modo corretto, in uno Stato serio, di comportarsi nei confronti di chi non può permettersi di calpestare il territorio di un Paese, senza un nome e senza una identità. Questo è un modo per dargliela. Naturalmente se si investono molti soldi , non se si tagliano i fondi. Se si investono molti soldi nella sicurezza per creare una grande banca dati delle impronte, come quella dell’FBI, affinché chiunque, italiano o straniero, viene sorpreso, si verifica che stia dando le generalità giusto o che non stia usando un documento falso, o che non stia dando un nome falso. Per investire alla fine si riesce a ottenere il risultato che l’impronta appoggiata sul monitor del computer portatile del poliziotto aiuta a risalire immediatamente all’identità e agli eventuali precedenti. Si fa per tutti. Non si fa per i rom e basta. Se si fa per i rom e basta non è una misura di sicurezza, ma una misura razzista. Il fatto che non si riesca più a distinguere le due cose e che non si capisca che la nostra sicurezza non migliorerà di un millimetro, non migliorerà di nulla nel caso in cui abbiamo prelevato le impronte di tanti bambini rom facendogli anche dichiarare la loro etnia e la loro religione – perché questo sta avvenendo in alcune città italiane – questo è molto grave, anche perché noi siamo un Paese che settant’anni fa ha fatto le Leggi Razziali. E le Leggi Razziali erano una importazione dalla Germania di un razzismo di Stato che ha provocato lo sterminio di due comunità: la comunità ebraica e la comunità rom. Diversi per etnia erano, per i nazisti e per i loro servi italiani, i rom e gli ebrei. Schedare i rom, oltre a essere un vergogna, è anche un bruttissimo ricordo per quello che è accaduto settant’anni fa e al quale nessuno, nemmeno i fascisti risciacquati a Fiuggi e ridipinti da Fini, dovrebbe mai ritornare.
Ecco, questo è quello per cui si deve manifestare domani. Una serie di provvedimenti spot, alcuni razzisti, altri che devastano la legge, altri che devastano la Costituzione, tutti a danno dei cittadini, tutti a danno dell’immagine dell’Italia. Tutti a danno della nostra dignità, tutti a danno della nostra Costituzione, che vengono presi in sequenza: una legge incostituzionale al giorno perché così il Capo dello Stato non potrà mica bocciarle tutte. Qualcuna, in nome del dialogo, ce la dovrà pur concedere. È contro questo che bisogna manifestare. È a favore dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, è a favore della verità e del dire la verità ai cittadini. È a favore della sicurezza vera, e non quella finta fatta con provvedimenti molto gravi, e allo stesso tempo dall’efficacia assolutamente nulla.

Se poi proprio si vuole cominciare da uno piccolo per prendergli le impronte, cominciamo a prenderle al Presidente del Consiglio e a tutti coloro che gli stanno attorno e che stanno lavorando contro la nostra sicurezza.

M. Travaglio

da segnalare l'ottimo articolo di Giuseppe d'Avanzo: le magie dell'Intoccabile

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/politica/giustizia-5/magie-intoccabile/magie-intoccabile.html

Il ritorno di madame Pompadour

Vignetta di Molly Bezz

C’è un discreto scarto fra gli editoriali pensosi alla Pigi Battista sul malaugurato “scontro fra politica e giustizia” e sul “dialogo costituente” che forse ritorna grazie agli estintori quirinaleschi, e i resoconti dei “retroscenisti” alla Scodinzolini, sempre appostati nella pochette di questo e quello. Da giorni sono mobilitate a colpi di codici e pandette, precedenti giurisprudenziali e citazioni dotte il Capo dello Stato, il Csm, la Corte Costituzionale, il Parlamento, il Governo, l’Associazione Nazionale Magistrati, le Camere Penali, l’Associazione Costituzionalisti Italiani, l’Autorità Garante della Privacy, presto fors’anche la Commissione Europea, l’Alta Corte di Giustizia di Lussemburgo e la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Il tutto perché un ometto, un certo Al Pappone, ha un problema molto più prosaico e urgente, che Vittorio Feltri ha voluto sintetizzare su “Libero” con un titolo in chiaroscuro: “Il guaio è la gnocca”.

In sintesi: l’han beccato a parlare al telefono di e con certe ragazze che lui chiama “le mie fanciulle” (per distinguerle dalle “mie bambine”, che sarebbero le ministre Carfagna, Brambilla e Gelmini) e che, non sapendo recitare, devono lavorare per Raifiction dell’amico Agostino Saccà. Il quale s’incarica poi di “migliorare” prima dell’uso quelle dall’aria “un po’ strappona” (“strappona che a Roma vuol dire bona, bonacciona, capito? Diciamo non anglosassone”, precisava l’insigne linguista). Ricapitolando: le “fanciulle” le paghiamo noi col canone; le “bambine” le paghiamo pure noi con la diaria parlamentare e lo stipendio ministeriale. Poi ci sono quelle brave: ecco, quelle le prende Mediaset.

Ma si sa com’è fatta la gnocca: inizialmente si presenta bene, col volto suadente e seducente che fa impazzire i maschi latini e non, compreso l’attempato latrin lover brianzolo. Poi però la gnocca s’incattivisce, comincia a chiedere, presenta il conto. Se non l’accontenti, va in giro a raccontare cose poco carine. Non ci sono più le gnocche di una volta, che si tacitavano con una boutique. Oggi c’è la gnocca presidenziale, molto più pretenziosa. Quando va bene, vuole “la parte” a Raifiction, ma mica un “ruolino”: protagonista. Altre più sofisticate puntano a un ministero. E i ministeri, specie dopo la malaugurata riforma Bassanini, sono pochini. Mentre le gnocche sono tante, troppe. E il dicastero lo vogliono col portafoglio, mica senza. Antonella, per esempio, è insoddisfatta: “Sta diventando pericolosa, è pazza, s’è messa in testa che io la odio, che ho bloccato la sua carriera artistica. È andata a dire delle cose pazzesche in giro. Agostino, falle una telefonata e dille che continuo a dirti: io devo far lavorare la Troise. Sottolinea un mio ruolo attivo...”. Si potrebbe fare ministro anche lei, o almeno sottosegretario. Ma con quale delega? Al senatore italo-australiano Nino Randazzo, in cambio del ribaltone, Al Pappone aveva offerto quella all’Oceania. Ma ad Antonella? Viceministro alle Autoreggenti? Ai Wonderbra? All’Intimissimo? Ecco: a un certo punto la gnocca ha una mutazione genetica, diventa perfida, ti si rivolta contro. E che si fa contro l’invasione delle ultragnocche? Superman aveva la Kriptonite. Al Pappone ha il Decreto. E,se qualcuno obietta che non c’è necessità né urgenza, gliele spiega lui, la necessità e l’urgenza: o esce il decreto o escono le telefonate.

E’ vero che il direttore di “Europa”, dalla clandestinità, ha invitato i giornalisti veri a “censurarle”. Perché, come dice Al Pappone, “si fa un uso politico delle intercettazioni”. Ma se denunciare l’uso politico dei pentiti, dei testimoni e delle toghe rosse è facile, dimostrare che pure le microspie si mettono d’accordo per incastrare gli avversari politici è decisamente più arduo. Qui non è la parola di un altro contro la tua: è la tua parola contro la tua. E lui le sue le conosce bene, perché le ha pronunciate lui. Veronica, intanto, ha smesso di scrivere ai giornali e prende appunti. Su tutto. Anche su quella graziosa signorina dal cognome giacobino, Virginia Saint-Just, che avrebbe avuto l’appoggio di Silvio nel divorzio dal marito agente segreto, più un alloggio gratis a Campo de’ Fiori, mentre l’ex consorte veniva licenziato dal Sisde. Ecco, non sia mai che anche Veronica facesse un uso politico della vicenda, magari per portargli via tutto con una bella separazione con buonuscita. Se qualche membro del Csm ci è rimasto male nell’apprendere dal Colle che è vietato definire incostituzionale una legge incostituzionale, sappia che è per una causa di forza maggiore: la gnocca. “Costituzione” non si può più dire. Gnocca invece sì.

M. Travaglio

La repubblica delle banche


Banche come magliari


Le banche possono agire meglio dei magliari e molto meglio della


mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. Anzi, il limite c’è, è il


crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono


tutto, la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti, che spiegano


bene e dettagliatamente, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto,


mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una


mazza ferrata.


Ho conosciuto un grande uomo. Un vero economista, che ha salvato


la vita a un numero incredibile di persone. Il suo nome è Muhammad Yunus,


premio Nobel per la pace nel 2006. Grazie a lui, anche i mendicanti


hanno potuto avere credito. E hanno sempre restituito i soldi. Altro che i


finanzieri delle nostre parti; 85.000 mendicanti sono clienti stimati della


Grameen Bank di Muhammad Yunus e per merito suo hanno avuto la


possibilità di cambiare la loro vita. In Italia succede il contrario: entri in


banca senza avere problemi e ne esci costretto a chiedere la carità.



I pifferai del debito


L’istigazione al debito non è un delitto. Dovrebbe però esserlo. Interessi


del 15/20% non sono considerati usura, ma sono usura. I produttori


guadagnano sugli interessi delle rate, non sul valore del prodotto.


Quello che dà più fastidio – di questi pifferai del debito, di


questi apripista della bancarotta familiare, di questi usurai con la cravatta


da manager, di questi avvoltoi del TAEG – è la loro faccia da


c..o. La lira vinse l’Oscar della moneta, quando l’Italia risparmiava.


C’era la giornata del risparmio. L’Italia non aveva debito pubblico. Ai


bambini si regalava il porcellino salvadanaio. Adesso c’è la giornata


del debito. Dura 365 giorni all’anno. Gli interessi da usura sono l’obiettivo


di chi vende. L’auto, lo schermo al plasma, la cucina sono accessori


al credito al consumo. Se il risparmio era il motore dello sviluppo,


il debito è il motore del sottosviluppo. Il Bollettino statistico


della Banca d’Italia “Istituzioni monetarie e finanziarie: banche e fondi


monetari” spiega, con le sue tabelle, come i componenti delle famiglie


italiane si stiano trasformando in accattoni. Negli anni ’60 eravamo


poveri, ma senza debiti. Oggi siamo precari, ma con i debiti.


Nel novembre del 2007 sono stati accordati prestiti per 537 miliardi di


euro, il 9% in più rispetto al 2006.


La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all’indebitamento,


è quasi raddoppiata, in dieci anni. «Nell’ultimo decennio – scrive Bankitalia


– i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato,


superando il 30% del PIL nel primo trimestre 2007 (erano il 18% nel


1996)». Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle famiglie


è progredito a un ritmo ancora più elevato, passando dai 493,395 miliardi


del 2006 ai 537,829 del 2007, con una crescita del 9%. Secondo stime


di Bankitalia, il costo sostenuto dalle famiglie per il “servizio del


debito” (pagamento degli interessi e rimborso delle quote di capitale)


è passato dal 6,55% del 2005 al 7% del 2006. È una balla l’affermazione


che siamo indietro rispetto agli altri Paesi e che dobbiamo indebitarci


di più per stare al passo. È una mascalzonata.



Buon Natale! E non indebitatevi più, se potete!


Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è


un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di


sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi: la vita


delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. È un capitalismo


di cartapesta, avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato


dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e


da domande di prima elementare. Il sesso è business, nei marciapie-


di, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è fatta


tangenti, corruzione, frodi fiscali, false fatturazioni, corruzione giudiziaria,


finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi


tutti, sono colpevoli di avidità. Ricordo, da bambino, la corsa al cotechino,


posto al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi


mangiava più velocemente, arrivava al cotechino. Non c’è più, quella


competizione, e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano


sempre prima in cucina. La contraddizione di un Paese ossessionato


dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà?


La gente non si rassegna a essere povera; se non può essere


ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti.


Quanto vale, il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è


un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. È una


droga, che fa impazzire la società – più della cocaina, più dell’eroina


– e genera mostri che uccidono. Non indebitatevi più, se potete, e a


Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di


Beppe. Buon Natale!



Le liberalizzazioni del Governo


Il Mondo ha pubblicato un articolo, in cui si afferma che Bersani ha


fatto delle liberalizzazioni leggere leggere. Senza toccare, per ora, i poteri


forti. Le banche sono state solo sfiorate da “punture di spillo” come


l’adeguamento contestuale, a seguito di decisioni di politica monetaria,


dei tassi debitori e creditori di un cliente. È una richiesta che


pare ovvia. Se aumenta il costo del denaro, aumenta sia per il cliente


che per la banca. E la banca non può lucrarci sopra; anzi, le banche


avrebbero dovuto allineare i tassi senza aspettare che lo imponesse lo


Stato. Il nuovo presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Corrado


Faissola, non ci sta e rilascia delle dichiarazioni – in un’intervista


pubblicata il 5 agosto 2006 – che vanno interpretate: «Di questa norma


non si sentiva proprio il bisogno», va letto: «Lucrare sui clienti è legittimo».


«Non ha creato vantaggi per la concorrenza; anzi fornisce ulterio-


ri motivi di conflitto tra le banche e i clienti», va letto: «Adesso i clienti


possono incazzarsi con le banche a norma di legge, se li fregano».


«Quanto all’applicazione delle nuove regole, decideranno le singole


banche. Voglio dire che non si tratta di una norma imperativa, ma di indirizzo,


ed è suscettibile di molte interpretazioni, come accade per tutte


le leggi», va letto: «Interpreteremo la legge, anzi l’indirizzo, e poi faremo


un po’ come ci pare». Secondo le associazioni dei consumatori, alla


data del 16 novembre 2007, a sedici mesi dall’entrata in vigore


dell’art. 10 del decreto Bersani, vigente dal 4 luglio 2006, sulla simmetria


dei tassi, che imponeva l’adeguamento automatico dei tassi creditori


(per i clienti) sui depositi e sui libretti di risparmio a seguito delle


variazioni della Banca Centrale Europea, le banche hanno continuato a


operare come prima, intascando 5,9 miliardi di euro. Cinque miliardi e


novecento milioni di euro, ben 11.493.993 miliardi delle vecchie lirette,


che dovevano andare ai correntisti e ai depositanti, sono stati lucrati


dalle banche per l’interpretazione della legge: a conferma della profezia


del presidente dell’ABI Faissola, che già non sentiva il bisogno di una


norma, che le banche non hanno applicato, e questo senza che il Governo


abbia mosso un dito.



I consigli interessati delle banche


Faissola si è anche soffermato sull’aumento del tasso di interesse


della Banca Centrale Europea e sugli aumenti dei mutui. Al giornalista


che ha chiesto se le banche sono responsabili di aver suggerito il tasso


variabile aumentando i rischi dei clienti di fronte ai rialzi dei tassi, ha


risposto: «Il rincaro dei mutui sarà automatico visto che l’ammontare


della rata fa riferimento al tasso di mercato». Va letto: «Non faremo prigionieri


». E «Mi pare strano che chi ha contratto un mutuo al 2% pensasse


che i tassi sarebbero ancora scesi e non, come sta accadendo, saliti…


Il cliente lo chiedeva (il tasso variabile), era troppo appetibile». Va


letto: «Noi pensiamo agli interessi della banca, non a quelli del cliente».


Gli aumenti dei mutui saranno insostenibili per molte famiglie, che fi-


repubblica delle banche corretto 16-06-2008 16:07 Pagina 8


ne faranno le loro case? Chi ci guadagnerà da questa situazione? Secondo


gli stessi dati dell’ABI, su 3,5 milioni di mutui erogati, al 30 aprile


2007, per un controvalore di 255 miliardi di euro, ben 3,2 milioni, ossia


il 91%, erano a tassi indicizzati legati all’Euribor. Da un monitoraggio


su venti tribunali, le stime dei pignoramenti e delle esecuzioni


immobiliari sono cresciute del 24% in media, nel 2007, rispetto al 2006.


E l’ABI ha costituito “Asteimmobili” nei tribunali fallimentari, per “facilitare


i fallimenti”.



I manovratori dell’Euribor


Le variazioni del parametro di riferimento dei mutui indicizzati,


l’Euribor – nome terribile, che già spaventa da solo e fa tremare le vene


ai polsi di ben 3,2 milioni di famiglie indebitate a tasso variabile,


perché le banche non davano proprio il tasso fisso o lo sconsigliavano


– non sono stabilite dalla Banca Centrale Europea, ma da 44 banche


impelagate con i mutui sub prime americani, gli stessi cartolarizzati, inseriti


nelle “salsicce”, rivenduti sui mercati globali.


Sarà una pura coincidenza, se Societè Generali e UBS, due delle 44


banche padrone dell’Euribor, il 10 dicembre 2007 hanno dovuto svalutare


di 13,4 miliardi di dollari i loro portafogli. Due tra le maggiori


banche europee, facenti parte delle 44 banche che determinano il tasso


Euribor, hanno annunciato, il 10 dicembre 2007, una svalutazione


di 10 miliardi di dollari (UBS) per effetto dei sub prime, mentre la Societè


Generale – SocGen, la “banca col buco intorno” che ha perso 5


miliardi di euro giocando con i derivati – acquisterà 3,4 miliardi di


dollari di attività da un suo veicolo di investimento per evitare una


svendita degli asset SIV, epicentro della crisi dei mutui ipotecari.


In un solo giorno, dal 28 al 29 novembre 2007, i tassi Euribor sono


aumentati di 0,64 punti base, passando da 4,169 a 4,809, con un aggravio


di 45 euro mensili (540 euro l’anno) su un mutuo da 100.000 euro.


SocGen, Siv, Ubs; dietro le sigle terrificanti si nascondono gli gnomi


che manovrano i mercati sulla pelle di risparmiatori e debitori.



Banche padrone di Bankitalia


La Banca d’Italia è una società per azioni, anche se con uno statuto


un po’ particolare riguardo ai diritti e al tipo di partecipazione dei soci.


Le quote sono di varie banche e, in misura minore, di compagnie


d’assicurazioni e dell’INPS. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha identificato


il 90,17% della proprietà della Banca d’Italia. Notare che due banche


da sole “controllano” la Banca d’Italia: Intesa-San Paolo IMI e Unicredit


Capitalia. Ma se loro “controllano” la Banca d’Italia, come fa la


Banca d’Italia a controllarle? Il risparmio è sacro! Si risparmia per essere


risparmiati, ma le banche non risparmiano niente e nessuno. Vale


la pena di risparmiare in Italia? Uno fatica per mettere da parte


qualcosa e subito gli si avventa sopra un esercito di mangiasoldi. La


situazione è davvero brutta.



Fuggire dal risparmio “gestito”


La maggior parte dei risparmiatori è ormai nelle mani del risparmio


gestito, che è un’enorme macchina costruita e perfezionata dalle banche


con la benedizione della Banca d’Italia. I numeri parlano chiaro:


dare in gestione i propri soldi significa rimetterci. Lo confermano i dati


del 2006, con i fondi obbligazionari, che hanno fruttato 1,7% in meno


dei Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), e i fondi azionari con il 5,6%


in meno delle azioni delle aziende italiane quotate. Purtroppo è così da


vent’anni. Anche senza Bertinotti, gli Italiani pagano già una patrimoniale,


solo che anziché lo Stato, la incassano banche, gestori, venditori


d’investimenti. È tutto vero, e la gravità dei danni provocati dal risparmio


gestito è documentata al Dipartimento di Matematica dell’Università


di Torino. Persino l’ufficio studi di Mediobanca ripete da anni


che i fondi comuni hanno reso regolarmente meno dei Bot; quindi


non c’è motivo di indugiare: ogni momento è buono per salvare il salvabile,


disinvestendo fondi e gestioni. Ogni momento va bene, per togliersi


da dosso un groviglio di sanguisughe. Per andare sul sicuro, ci


repubblica delle banche corretto 16-06-2008 16:07 Pagina 10


sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione – i BTPI o le OATEI francesi


– osteggiati dalle banche. Anche i buoni postali fruttiferi ordinari


non sono da buttare via: non danno il brivido della finanza, ma garantiscono


sempre quanto è stato versato. Da evitare invece le altre proposte


delle Poste che stanno copiando i prodotti bancari. Index, Linked,


My way, For you: statene sempre alla larga. Belin, avete una consulenza


finanziaria gratis da un genovese, cosa volete di più?



La repubblica delle banche


Oltre che nella repubblica delle banche, siamo caduti in pieno nella


repubblica delle banane. Cosa pretendono di fare l’Adusbef e l’autore


del libro? La rivoluzione? Lo sanno tutti che sono le banche a finanziare


il sistema, i partiti, la politica, i giornali, le televisioni. Direttamente,


o tramite le fondazioni bancarie, per non dare nell’occhio. Più che la repubblica


delle banche, sembra la dittatura delle banche, morbida, soft,


perfezionata negli ovattati salottini al riparo da orecchie indiscrete.


Tanto non devono rendere conto a nessuno. Con una mano ti tolgono i


soldi, con l’altra fingono di restituirteli. Li chiamano “bilanci di missione”.


Dopo averti massacrato con May Way, For You e altri prodotti


dai nomi esotici, appioppato assicurazioni obbligatorie di 5-6.000 euro


su mutui denominati “Sonni tranquilli”, che non ti fanno dormire la


notte per l’aumento delle rate e il prolungamento degli anni di durata,


fino a 70-80 anni; ti fanno la carità, destinando, nel 2006, «erogazioni


per 1,6 miliardi di euro a 28 mila progetti realizzati a favore di arte e


cultura, filantropia e volontariato, istruzione e formazione, ricerca, salute


pubblica, assistenza sociale, sviluppo delle comunità locali». L’istituzione


senese MPS «è prima in Italia e seconda in Europa tra le fondazioni


bancarie, grazie ai 197 milioni di euro erogati. 61 milioni sono


stati destinati allo sviluppo locale, 29 all’arte e ai beni culturali, 23 all’istruzione,


13 alla sanità» (Fonte: relazione MPS 2007).


Si basano sulla fiducia, ma non si fidano l’una dell’altra e sono diventate


il fanalino di coda, secondo l’ultima indagine Demos nella fi-


ducia nelle istituzioni, al terzultimo posto poco prima del parlamento


degli inquisiti e dei partiti.



Ribellatevi alla dittatura delle banche


Ribellarsi alle dittatura delle banche è cosa buona e giusta. Per evitare


in futuro che, con un colpo di clic sul computer, questi colletti bianchi


possano caricare di commissioni e spese il conto corrente, addebitandovi


poche decine di euro, che nel caso del ragionier Fiorani – quello dal


bacio in fronte a Fazio e alla moglie Cristina Rosati – ammontavano a


centinaia di milioni, dovete ribellarvi, finché siete in tempo, alla dittatura


delle banche. Chiedete sempre prima, rompete le scatole, non firmate


mai i fogli che vi mettono davanti; domandate ogni volta che entrate in


banca, i tassi e le condizioni del vostro conto corrente, che si chiama così


perché lestamente vi possono addebitare le somme che vogliono con


una semplice comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ex governatore di


Bankitalia Fazio è stato cacciato dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino,


ed era un dilettante, un provinciale, al cospetto del suo successore,


raffinato professionista espressione della grande finanza internazionale.


Ultimo, spassionato consiglio: fidarsi è bene, ma non fidarsi delle


banche è meglio! Non fidatevi mai delle banche!


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Beppe Grillo