08 luglio 2008

La repubblica delle banche


Banche come magliari


Le banche possono agire meglio dei magliari e molto meglio della


mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. Anzi, il limite c’è, è il


crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono


tutto, la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti, che spiegano


bene e dettagliatamente, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto,


mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una


mazza ferrata.


Ho conosciuto un grande uomo. Un vero economista, che ha salvato


la vita a un numero incredibile di persone. Il suo nome è Muhammad Yunus,


premio Nobel per la pace nel 2006. Grazie a lui, anche i mendicanti


hanno potuto avere credito. E hanno sempre restituito i soldi. Altro che i


finanzieri delle nostre parti; 85.000 mendicanti sono clienti stimati della


Grameen Bank di Muhammad Yunus e per merito suo hanno avuto la


possibilità di cambiare la loro vita. In Italia succede il contrario: entri in


banca senza avere problemi e ne esci costretto a chiedere la carità.



I pifferai del debito


L’istigazione al debito non è un delitto. Dovrebbe però esserlo. Interessi


del 15/20% non sono considerati usura, ma sono usura. I produttori


guadagnano sugli interessi delle rate, non sul valore del prodotto.


Quello che dà più fastidio – di questi pifferai del debito, di


questi apripista della bancarotta familiare, di questi usurai con la cravatta


da manager, di questi avvoltoi del TAEG – è la loro faccia da


c..o. La lira vinse l’Oscar della moneta, quando l’Italia risparmiava.


C’era la giornata del risparmio. L’Italia non aveva debito pubblico. Ai


bambini si regalava il porcellino salvadanaio. Adesso c’è la giornata


del debito. Dura 365 giorni all’anno. Gli interessi da usura sono l’obiettivo


di chi vende. L’auto, lo schermo al plasma, la cucina sono accessori


al credito al consumo. Se il risparmio era il motore dello sviluppo,


il debito è il motore del sottosviluppo. Il Bollettino statistico


della Banca d’Italia “Istituzioni monetarie e finanziarie: banche e fondi


monetari” spiega, con le sue tabelle, come i componenti delle famiglie


italiane si stiano trasformando in accattoni. Negli anni ’60 eravamo


poveri, ma senza debiti. Oggi siamo precari, ma con i debiti.


Nel novembre del 2007 sono stati accordati prestiti per 537 miliardi di


euro, il 9% in più rispetto al 2006.


La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all’indebitamento,


è quasi raddoppiata, in dieci anni. «Nell’ultimo decennio – scrive Bankitalia


– i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato,


superando il 30% del PIL nel primo trimestre 2007 (erano il 18% nel


1996)». Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle famiglie


è progredito a un ritmo ancora più elevato, passando dai 493,395 miliardi


del 2006 ai 537,829 del 2007, con una crescita del 9%. Secondo stime


di Bankitalia, il costo sostenuto dalle famiglie per il “servizio del


debito” (pagamento degli interessi e rimborso delle quote di capitale)


è passato dal 6,55% del 2005 al 7% del 2006. È una balla l’affermazione


che siamo indietro rispetto agli altri Paesi e che dobbiamo indebitarci


di più per stare al passo. È una mascalzonata.



Buon Natale! E non indebitatevi più, se potete!


Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è


un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di


sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi: la vita


delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. È un capitalismo


di cartapesta, avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato


dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e


da domande di prima elementare. Il sesso è business, nei marciapie-


di, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è fatta


tangenti, corruzione, frodi fiscali, false fatturazioni, corruzione giudiziaria,


finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi


tutti, sono colpevoli di avidità. Ricordo, da bambino, la corsa al cotechino,


posto al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi


mangiava più velocemente, arrivava al cotechino. Non c’è più, quella


competizione, e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano


sempre prima in cucina. La contraddizione di un Paese ossessionato


dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà?


La gente non si rassegna a essere povera; se non può essere


ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti.


Quanto vale, il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è


un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. È una


droga, che fa impazzire la società – più della cocaina, più dell’eroina


– e genera mostri che uccidono. Non indebitatevi più, se potete, e a


Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di


Beppe. Buon Natale!



Le liberalizzazioni del Governo


Il Mondo ha pubblicato un articolo, in cui si afferma che Bersani ha


fatto delle liberalizzazioni leggere leggere. Senza toccare, per ora, i poteri


forti. Le banche sono state solo sfiorate da “punture di spillo” come


l’adeguamento contestuale, a seguito di decisioni di politica monetaria,


dei tassi debitori e creditori di un cliente. È una richiesta che


pare ovvia. Se aumenta il costo del denaro, aumenta sia per il cliente


che per la banca. E la banca non può lucrarci sopra; anzi, le banche


avrebbero dovuto allineare i tassi senza aspettare che lo imponesse lo


Stato. Il nuovo presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Corrado


Faissola, non ci sta e rilascia delle dichiarazioni – in un’intervista


pubblicata il 5 agosto 2006 – che vanno interpretate: «Di questa norma


non si sentiva proprio il bisogno», va letto: «Lucrare sui clienti è legittimo».


«Non ha creato vantaggi per la concorrenza; anzi fornisce ulterio-


ri motivi di conflitto tra le banche e i clienti», va letto: «Adesso i clienti


possono incazzarsi con le banche a norma di legge, se li fregano».


«Quanto all’applicazione delle nuove regole, decideranno le singole


banche. Voglio dire che non si tratta di una norma imperativa, ma di indirizzo,


ed è suscettibile di molte interpretazioni, come accade per tutte


le leggi», va letto: «Interpreteremo la legge, anzi l’indirizzo, e poi faremo


un po’ come ci pare». Secondo le associazioni dei consumatori, alla


data del 16 novembre 2007, a sedici mesi dall’entrata in vigore


dell’art. 10 del decreto Bersani, vigente dal 4 luglio 2006, sulla simmetria


dei tassi, che imponeva l’adeguamento automatico dei tassi creditori


(per i clienti) sui depositi e sui libretti di risparmio a seguito delle


variazioni della Banca Centrale Europea, le banche hanno continuato a


operare come prima, intascando 5,9 miliardi di euro. Cinque miliardi e


novecento milioni di euro, ben 11.493.993 miliardi delle vecchie lirette,


che dovevano andare ai correntisti e ai depositanti, sono stati lucrati


dalle banche per l’interpretazione della legge: a conferma della profezia


del presidente dell’ABI Faissola, che già non sentiva il bisogno di una


norma, che le banche non hanno applicato, e questo senza che il Governo


abbia mosso un dito.



I consigli interessati delle banche


Faissola si è anche soffermato sull’aumento del tasso di interesse


della Banca Centrale Europea e sugli aumenti dei mutui. Al giornalista


che ha chiesto se le banche sono responsabili di aver suggerito il tasso


variabile aumentando i rischi dei clienti di fronte ai rialzi dei tassi, ha


risposto: «Il rincaro dei mutui sarà automatico visto che l’ammontare


della rata fa riferimento al tasso di mercato». Va letto: «Non faremo prigionieri


». E «Mi pare strano che chi ha contratto un mutuo al 2% pensasse


che i tassi sarebbero ancora scesi e non, come sta accadendo, saliti…


Il cliente lo chiedeva (il tasso variabile), era troppo appetibile». Va


letto: «Noi pensiamo agli interessi della banca, non a quelli del cliente».


Gli aumenti dei mutui saranno insostenibili per molte famiglie, che fi-


repubblica delle banche corretto 16-06-2008 16:07 Pagina 8


ne faranno le loro case? Chi ci guadagnerà da questa situazione? Secondo


gli stessi dati dell’ABI, su 3,5 milioni di mutui erogati, al 30 aprile


2007, per un controvalore di 255 miliardi di euro, ben 3,2 milioni, ossia


il 91%, erano a tassi indicizzati legati all’Euribor. Da un monitoraggio


su venti tribunali, le stime dei pignoramenti e delle esecuzioni


immobiliari sono cresciute del 24% in media, nel 2007, rispetto al 2006.


E l’ABI ha costituito “Asteimmobili” nei tribunali fallimentari, per “facilitare


i fallimenti”.



I manovratori dell’Euribor


Le variazioni del parametro di riferimento dei mutui indicizzati,


l’Euribor – nome terribile, che già spaventa da solo e fa tremare le vene


ai polsi di ben 3,2 milioni di famiglie indebitate a tasso variabile,


perché le banche non davano proprio il tasso fisso o lo sconsigliavano


– non sono stabilite dalla Banca Centrale Europea, ma da 44 banche


impelagate con i mutui sub prime americani, gli stessi cartolarizzati, inseriti


nelle “salsicce”, rivenduti sui mercati globali.


Sarà una pura coincidenza, se Societè Generali e UBS, due delle 44


banche padrone dell’Euribor, il 10 dicembre 2007 hanno dovuto svalutare


di 13,4 miliardi di dollari i loro portafogli. Due tra le maggiori


banche europee, facenti parte delle 44 banche che determinano il tasso


Euribor, hanno annunciato, il 10 dicembre 2007, una svalutazione


di 10 miliardi di dollari (UBS) per effetto dei sub prime, mentre la Societè


Generale – SocGen, la “banca col buco intorno” che ha perso 5


miliardi di euro giocando con i derivati – acquisterà 3,4 miliardi di


dollari di attività da un suo veicolo di investimento per evitare una


svendita degli asset SIV, epicentro della crisi dei mutui ipotecari.


In un solo giorno, dal 28 al 29 novembre 2007, i tassi Euribor sono


aumentati di 0,64 punti base, passando da 4,169 a 4,809, con un aggravio


di 45 euro mensili (540 euro l’anno) su un mutuo da 100.000 euro.


SocGen, Siv, Ubs; dietro le sigle terrificanti si nascondono gli gnomi


che manovrano i mercati sulla pelle di risparmiatori e debitori.



Banche padrone di Bankitalia


La Banca d’Italia è una società per azioni, anche se con uno statuto


un po’ particolare riguardo ai diritti e al tipo di partecipazione dei soci.


Le quote sono di varie banche e, in misura minore, di compagnie


d’assicurazioni e dell’INPS. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha identificato


il 90,17% della proprietà della Banca d’Italia. Notare che due banche


da sole “controllano” la Banca d’Italia: Intesa-San Paolo IMI e Unicredit


Capitalia. Ma se loro “controllano” la Banca d’Italia, come fa la


Banca d’Italia a controllarle? Il risparmio è sacro! Si risparmia per essere


risparmiati, ma le banche non risparmiano niente e nessuno. Vale


la pena di risparmiare in Italia? Uno fatica per mettere da parte


qualcosa e subito gli si avventa sopra un esercito di mangiasoldi. La


situazione è davvero brutta.



Fuggire dal risparmio “gestito”


La maggior parte dei risparmiatori è ormai nelle mani del risparmio


gestito, che è un’enorme macchina costruita e perfezionata dalle banche


con la benedizione della Banca d’Italia. I numeri parlano chiaro:


dare in gestione i propri soldi significa rimetterci. Lo confermano i dati


del 2006, con i fondi obbligazionari, che hanno fruttato 1,7% in meno


dei Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), e i fondi azionari con il 5,6%


in meno delle azioni delle aziende italiane quotate. Purtroppo è così da


vent’anni. Anche senza Bertinotti, gli Italiani pagano già una patrimoniale,


solo che anziché lo Stato, la incassano banche, gestori, venditori


d’investimenti. È tutto vero, e la gravità dei danni provocati dal risparmio


gestito è documentata al Dipartimento di Matematica dell’Università


di Torino. Persino l’ufficio studi di Mediobanca ripete da anni


che i fondi comuni hanno reso regolarmente meno dei Bot; quindi


non c’è motivo di indugiare: ogni momento è buono per salvare il salvabile,


disinvestendo fondi e gestioni. Ogni momento va bene, per togliersi


da dosso un groviglio di sanguisughe. Per andare sul sicuro, ci


repubblica delle banche corretto 16-06-2008 16:07 Pagina 10


sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione – i BTPI o le OATEI francesi


– osteggiati dalle banche. Anche i buoni postali fruttiferi ordinari


non sono da buttare via: non danno il brivido della finanza, ma garantiscono


sempre quanto è stato versato. Da evitare invece le altre proposte


delle Poste che stanno copiando i prodotti bancari. Index, Linked,


My way, For you: statene sempre alla larga. Belin, avete una consulenza


finanziaria gratis da un genovese, cosa volete di più?



La repubblica delle banche


Oltre che nella repubblica delle banche, siamo caduti in pieno nella


repubblica delle banane. Cosa pretendono di fare l’Adusbef e l’autore


del libro? La rivoluzione? Lo sanno tutti che sono le banche a finanziare


il sistema, i partiti, la politica, i giornali, le televisioni. Direttamente,


o tramite le fondazioni bancarie, per non dare nell’occhio. Più che la repubblica


delle banche, sembra la dittatura delle banche, morbida, soft,


perfezionata negli ovattati salottini al riparo da orecchie indiscrete.


Tanto non devono rendere conto a nessuno. Con una mano ti tolgono i


soldi, con l’altra fingono di restituirteli. Li chiamano “bilanci di missione”.


Dopo averti massacrato con May Way, For You e altri prodotti


dai nomi esotici, appioppato assicurazioni obbligatorie di 5-6.000 euro


su mutui denominati “Sonni tranquilli”, che non ti fanno dormire la


notte per l’aumento delle rate e il prolungamento degli anni di durata,


fino a 70-80 anni; ti fanno la carità, destinando, nel 2006, «erogazioni


per 1,6 miliardi di euro a 28 mila progetti realizzati a favore di arte e


cultura, filantropia e volontariato, istruzione e formazione, ricerca, salute


pubblica, assistenza sociale, sviluppo delle comunità locali». L’istituzione


senese MPS «è prima in Italia e seconda in Europa tra le fondazioni


bancarie, grazie ai 197 milioni di euro erogati. 61 milioni sono


stati destinati allo sviluppo locale, 29 all’arte e ai beni culturali, 23 all’istruzione,


13 alla sanità» (Fonte: relazione MPS 2007).


Si basano sulla fiducia, ma non si fidano l’una dell’altra e sono diventate


il fanalino di coda, secondo l’ultima indagine Demos nella fi-


ducia nelle istituzioni, al terzultimo posto poco prima del parlamento


degli inquisiti e dei partiti.



Ribellatevi alla dittatura delle banche


Ribellarsi alle dittatura delle banche è cosa buona e giusta. Per evitare


in futuro che, con un colpo di clic sul computer, questi colletti bianchi


possano caricare di commissioni e spese il conto corrente, addebitandovi


poche decine di euro, che nel caso del ragionier Fiorani – quello dal


bacio in fronte a Fazio e alla moglie Cristina Rosati – ammontavano a


centinaia di milioni, dovete ribellarvi, finché siete in tempo, alla dittatura


delle banche. Chiedete sempre prima, rompete le scatole, non firmate


mai i fogli che vi mettono davanti; domandate ogni volta che entrate in


banca, i tassi e le condizioni del vostro conto corrente, che si chiama così


perché lestamente vi possono addebitare le somme che vogliono con


una semplice comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ex governatore di


Bankitalia Fazio è stato cacciato dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino,


ed era un dilettante, un provinciale, al cospetto del suo successore,


raffinato professionista espressione della grande finanza internazionale.


Ultimo, spassionato consiglio: fidarsi è bene, ma non fidarsi delle


banche è meglio! Non fidatevi mai delle banche!


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Beppe Grillo


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08 luglio 2008

La repubblica delle banche


Banche come magliari


Le banche possono agire meglio dei magliari e molto meglio della


mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. Anzi, il limite c’è, è il


crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono


tutto, la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti, che spiegano


bene e dettagliatamente, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto,


mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una


mazza ferrata.


Ho conosciuto un grande uomo. Un vero economista, che ha salvato


la vita a un numero incredibile di persone. Il suo nome è Muhammad Yunus,


premio Nobel per la pace nel 2006. Grazie a lui, anche i mendicanti


hanno potuto avere credito. E hanno sempre restituito i soldi. Altro che i


finanzieri delle nostre parti; 85.000 mendicanti sono clienti stimati della


Grameen Bank di Muhammad Yunus e per merito suo hanno avuto la


possibilità di cambiare la loro vita. In Italia succede il contrario: entri in


banca senza avere problemi e ne esci costretto a chiedere la carità.



I pifferai del debito


L’istigazione al debito non è un delitto. Dovrebbe però esserlo. Interessi


del 15/20% non sono considerati usura, ma sono usura. I produttori


guadagnano sugli interessi delle rate, non sul valore del prodotto.


Quello che dà più fastidio – di questi pifferai del debito, di


questi apripista della bancarotta familiare, di questi usurai con la cravatta


da manager, di questi avvoltoi del TAEG – è la loro faccia da


c..o. La lira vinse l’Oscar della moneta, quando l’Italia risparmiava.


C’era la giornata del risparmio. L’Italia non aveva debito pubblico. Ai


bambini si regalava il porcellino salvadanaio. Adesso c’è la giornata


del debito. Dura 365 giorni all’anno. Gli interessi da usura sono l’obiettivo


di chi vende. L’auto, lo schermo al plasma, la cucina sono accessori


al credito al consumo. Se il risparmio era il motore dello sviluppo,


il debito è il motore del sottosviluppo. Il Bollettino statistico


della Banca d’Italia “Istituzioni monetarie e finanziarie: banche e fondi


monetari” spiega, con le sue tabelle, come i componenti delle famiglie


italiane si stiano trasformando in accattoni. Negli anni ’60 eravamo


poveri, ma senza debiti. Oggi siamo precari, ma con i debiti.


Nel novembre del 2007 sono stati accordati prestiti per 537 miliardi di


euro, il 9% in più rispetto al 2006.


La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all’indebitamento,


è quasi raddoppiata, in dieci anni. «Nell’ultimo decennio – scrive Bankitalia


– i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato,


superando il 30% del PIL nel primo trimestre 2007 (erano il 18% nel


1996)». Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle famiglie


è progredito a un ritmo ancora più elevato, passando dai 493,395 miliardi


del 2006 ai 537,829 del 2007, con una crescita del 9%. Secondo stime


di Bankitalia, il costo sostenuto dalle famiglie per il “servizio del


debito” (pagamento degli interessi e rimborso delle quote di capitale)


è passato dal 6,55% del 2005 al 7% del 2006. È una balla l’affermazione


che siamo indietro rispetto agli altri Paesi e che dobbiamo indebitarci


di più per stare al passo. È una mascalzonata.



Buon Natale! E non indebitatevi più, se potete!


Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è


un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di


sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi: la vita


delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. È un capitalismo


di cartapesta, avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato


dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e


da domande di prima elementare. Il sesso è business, nei marciapie-


di, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è fatta


tangenti, corruzione, frodi fiscali, false fatturazioni, corruzione giudiziaria,


finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi


tutti, sono colpevoli di avidità. Ricordo, da bambino, la corsa al cotechino,


posto al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi


mangiava più velocemente, arrivava al cotechino. Non c’è più, quella


competizione, e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano


sempre prima in cucina. La contraddizione di un Paese ossessionato


dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà?


La gente non si rassegna a essere povera; se non può essere


ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti.


Quanto vale, il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è


un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. È una


droga, che fa impazzire la società – più della cocaina, più dell’eroina


– e genera mostri che uccidono. Non indebitatevi più, se potete, e a


Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di


Beppe. Buon Natale!



Le liberalizzazioni del Governo


Il Mondo ha pubblicato un articolo, in cui si afferma che Bersani ha


fatto delle liberalizzazioni leggere leggere. Senza toccare, per ora, i poteri


forti. Le banche sono state solo sfiorate da “punture di spillo” come


l’adeguamento contestuale, a seguito di decisioni di politica monetaria,


dei tassi debitori e creditori di un cliente. È una richiesta che


pare ovvia. Se aumenta il costo del denaro, aumenta sia per il cliente


che per la banca. E la banca non può lucrarci sopra; anzi, le banche


avrebbero dovuto allineare i tassi senza aspettare che lo imponesse lo


Stato. Il nuovo presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Corrado


Faissola, non ci sta e rilascia delle dichiarazioni – in un’intervista


pubblicata il 5 agosto 2006 – che vanno interpretate: «Di questa norma


non si sentiva proprio il bisogno», va letto: «Lucrare sui clienti è legittimo».


«Non ha creato vantaggi per la concorrenza; anzi fornisce ulterio-


ri motivi di conflitto tra le banche e i clienti», va letto: «Adesso i clienti


possono incazzarsi con le banche a norma di legge, se li fregano».


«Quanto all’applicazione delle nuove regole, decideranno le singole


banche. Voglio dire che non si tratta di una norma imperativa, ma di indirizzo,


ed è suscettibile di molte interpretazioni, come accade per tutte


le leggi», va letto: «Interpreteremo la legge, anzi l’indirizzo, e poi faremo


un po’ come ci pare». Secondo le associazioni dei consumatori, alla


data del 16 novembre 2007, a sedici mesi dall’entrata in vigore


dell’art. 10 del decreto Bersani, vigente dal 4 luglio 2006, sulla simmetria


dei tassi, che imponeva l’adeguamento automatico dei tassi creditori


(per i clienti) sui depositi e sui libretti di risparmio a seguito delle


variazioni della Banca Centrale Europea, le banche hanno continuato a


operare come prima, intascando 5,9 miliardi di euro. Cinque miliardi e


novecento milioni di euro, ben 11.493.993 miliardi delle vecchie lirette,


che dovevano andare ai correntisti e ai depositanti, sono stati lucrati


dalle banche per l’interpretazione della legge: a conferma della profezia


del presidente dell’ABI Faissola, che già non sentiva il bisogno di una


norma, che le banche non hanno applicato, e questo senza che il Governo


abbia mosso un dito.



I consigli interessati delle banche


Faissola si è anche soffermato sull’aumento del tasso di interesse


della Banca Centrale Europea e sugli aumenti dei mutui. Al giornalista


che ha chiesto se le banche sono responsabili di aver suggerito il tasso


variabile aumentando i rischi dei clienti di fronte ai rialzi dei tassi, ha


risposto: «Il rincaro dei mutui sarà automatico visto che l’ammontare


della rata fa riferimento al tasso di mercato». Va letto: «Non faremo prigionieri


». E «Mi pare strano che chi ha contratto un mutuo al 2% pensasse


che i tassi sarebbero ancora scesi e non, come sta accadendo, saliti…


Il cliente lo chiedeva (il tasso variabile), era troppo appetibile». Va


letto: «Noi pensiamo agli interessi della banca, non a quelli del cliente».


Gli aumenti dei mutui saranno insostenibili per molte famiglie, che fi-


repubblica delle banche corretto 16-06-2008 16:07 Pagina 8


ne faranno le loro case? Chi ci guadagnerà da questa situazione? Secondo


gli stessi dati dell’ABI, su 3,5 milioni di mutui erogati, al 30 aprile


2007, per un controvalore di 255 miliardi di euro, ben 3,2 milioni, ossia


il 91%, erano a tassi indicizzati legati all’Euribor. Da un monitoraggio


su venti tribunali, le stime dei pignoramenti e delle esecuzioni


immobiliari sono cresciute del 24% in media, nel 2007, rispetto al 2006.


E l’ABI ha costituito “Asteimmobili” nei tribunali fallimentari, per “facilitare


i fallimenti”.



I manovratori dell’Euribor


Le variazioni del parametro di riferimento dei mutui indicizzati,


l’Euribor – nome terribile, che già spaventa da solo e fa tremare le vene


ai polsi di ben 3,2 milioni di famiglie indebitate a tasso variabile,


perché le banche non davano proprio il tasso fisso o lo sconsigliavano


– non sono stabilite dalla Banca Centrale Europea, ma da 44 banche


impelagate con i mutui sub prime americani, gli stessi cartolarizzati, inseriti


nelle “salsicce”, rivenduti sui mercati globali.


Sarà una pura coincidenza, se Societè Generali e UBS, due delle 44


banche padrone dell’Euribor, il 10 dicembre 2007 hanno dovuto svalutare


di 13,4 miliardi di dollari i loro portafogli. Due tra le maggiori


banche europee, facenti parte delle 44 banche che determinano il tasso


Euribor, hanno annunciato, il 10 dicembre 2007, una svalutazione


di 10 miliardi di dollari (UBS) per effetto dei sub prime, mentre la Societè


Generale – SocGen, la “banca col buco intorno” che ha perso 5


miliardi di euro giocando con i derivati – acquisterà 3,4 miliardi di


dollari di attività da un suo veicolo di investimento per evitare una


svendita degli asset SIV, epicentro della crisi dei mutui ipotecari.


In un solo giorno, dal 28 al 29 novembre 2007, i tassi Euribor sono


aumentati di 0,64 punti base, passando da 4,169 a 4,809, con un aggravio


di 45 euro mensili (540 euro l’anno) su un mutuo da 100.000 euro.


SocGen, Siv, Ubs; dietro le sigle terrificanti si nascondono gli gnomi


che manovrano i mercati sulla pelle di risparmiatori e debitori.



Banche padrone di Bankitalia


La Banca d’Italia è una società per azioni, anche se con uno statuto


un po’ particolare riguardo ai diritti e al tipo di partecipazione dei soci.


Le quote sono di varie banche e, in misura minore, di compagnie


d’assicurazioni e dell’INPS. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha identificato


il 90,17% della proprietà della Banca d’Italia. Notare che due banche


da sole “controllano” la Banca d’Italia: Intesa-San Paolo IMI e Unicredit


Capitalia. Ma se loro “controllano” la Banca d’Italia, come fa la


Banca d’Italia a controllarle? Il risparmio è sacro! Si risparmia per essere


risparmiati, ma le banche non risparmiano niente e nessuno. Vale


la pena di risparmiare in Italia? Uno fatica per mettere da parte


qualcosa e subito gli si avventa sopra un esercito di mangiasoldi. La


situazione è davvero brutta.



Fuggire dal risparmio “gestito”


La maggior parte dei risparmiatori è ormai nelle mani del risparmio


gestito, che è un’enorme macchina costruita e perfezionata dalle banche


con la benedizione della Banca d’Italia. I numeri parlano chiaro:


dare in gestione i propri soldi significa rimetterci. Lo confermano i dati


del 2006, con i fondi obbligazionari, che hanno fruttato 1,7% in meno


dei Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), e i fondi azionari con il 5,6%


in meno delle azioni delle aziende italiane quotate. Purtroppo è così da


vent’anni. Anche senza Bertinotti, gli Italiani pagano già una patrimoniale,


solo che anziché lo Stato, la incassano banche, gestori, venditori


d’investimenti. È tutto vero, e la gravità dei danni provocati dal risparmio


gestito è documentata al Dipartimento di Matematica dell’Università


di Torino. Persino l’ufficio studi di Mediobanca ripete da anni


che i fondi comuni hanno reso regolarmente meno dei Bot; quindi


non c’è motivo di indugiare: ogni momento è buono per salvare il salvabile,


disinvestendo fondi e gestioni. Ogni momento va bene, per togliersi


da dosso un groviglio di sanguisughe. Per andare sul sicuro, ci


repubblica delle banche corretto 16-06-2008 16:07 Pagina 10


sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione – i BTPI o le OATEI francesi


– osteggiati dalle banche. Anche i buoni postali fruttiferi ordinari


non sono da buttare via: non danno il brivido della finanza, ma garantiscono


sempre quanto è stato versato. Da evitare invece le altre proposte


delle Poste che stanno copiando i prodotti bancari. Index, Linked,


My way, For you: statene sempre alla larga. Belin, avete una consulenza


finanziaria gratis da un genovese, cosa volete di più?



La repubblica delle banche


Oltre che nella repubblica delle banche, siamo caduti in pieno nella


repubblica delle banane. Cosa pretendono di fare l’Adusbef e l’autore


del libro? La rivoluzione? Lo sanno tutti che sono le banche a finanziare


il sistema, i partiti, la politica, i giornali, le televisioni. Direttamente,


o tramite le fondazioni bancarie, per non dare nell’occhio. Più che la repubblica


delle banche, sembra la dittatura delle banche, morbida, soft,


perfezionata negli ovattati salottini al riparo da orecchie indiscrete.


Tanto non devono rendere conto a nessuno. Con una mano ti tolgono i


soldi, con l’altra fingono di restituirteli. Li chiamano “bilanci di missione”.


Dopo averti massacrato con May Way, For You e altri prodotti


dai nomi esotici, appioppato assicurazioni obbligatorie di 5-6.000 euro


su mutui denominati “Sonni tranquilli”, che non ti fanno dormire la


notte per l’aumento delle rate e il prolungamento degli anni di durata,


fino a 70-80 anni; ti fanno la carità, destinando, nel 2006, «erogazioni


per 1,6 miliardi di euro a 28 mila progetti realizzati a favore di arte e


cultura, filantropia e volontariato, istruzione e formazione, ricerca, salute


pubblica, assistenza sociale, sviluppo delle comunità locali». L’istituzione


senese MPS «è prima in Italia e seconda in Europa tra le fondazioni


bancarie, grazie ai 197 milioni di euro erogati. 61 milioni sono


stati destinati allo sviluppo locale, 29 all’arte e ai beni culturali, 23 all’istruzione,


13 alla sanità» (Fonte: relazione MPS 2007).


Si basano sulla fiducia, ma non si fidano l’una dell’altra e sono diventate


il fanalino di coda, secondo l’ultima indagine Demos nella fi-


ducia nelle istituzioni, al terzultimo posto poco prima del parlamento


degli inquisiti e dei partiti.



Ribellatevi alla dittatura delle banche


Ribellarsi alle dittatura delle banche è cosa buona e giusta. Per evitare


in futuro che, con un colpo di clic sul computer, questi colletti bianchi


possano caricare di commissioni e spese il conto corrente, addebitandovi


poche decine di euro, che nel caso del ragionier Fiorani – quello dal


bacio in fronte a Fazio e alla moglie Cristina Rosati – ammontavano a


centinaia di milioni, dovete ribellarvi, finché siete in tempo, alla dittatura


delle banche. Chiedete sempre prima, rompete le scatole, non firmate


mai i fogli che vi mettono davanti; domandate ogni volta che entrate in


banca, i tassi e le condizioni del vostro conto corrente, che si chiama così


perché lestamente vi possono addebitare le somme che vogliono con


una semplice comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ex governatore di


Bankitalia Fazio è stato cacciato dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino,


ed era un dilettante, un provinciale, al cospetto del suo successore,


raffinato professionista espressione della grande finanza internazionale.


Ultimo, spassionato consiglio: fidarsi è bene, ma non fidarsi delle


banche è meglio! Non fidatevi mai delle banche!


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Beppe Grillo


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