14 settembre 2008

Brontolo, Pisolo e Ceausescu



Cominciamo a fare un bilancio a consuntivo sulla fine dell'ultima stagione turistica e vediamo se troviamo dei punti di tangenza con il più grande salvataggio finanziario della storia americana sui due colossi Fannie Mae e Freddie Mac. In prima battuta abbiamo i mass media che sembrano non accorgersi di come in Italia ci sia stato un crollo delle presenze turistiche, stiamo parlando di un milione di turisti in meno, corrispondenti a un - 35 % per le giornate feriali ed un - 15 % nei weekend. Dati che fanno decisamente crollare una delle industrie più floride che avevamo un tempo in Italia: quella turistica. L'incoming turistico si è ormai modificato già da qualche anno, trasformandosi in orde di famiglie morte di fame dell'Europa dell'Est (unite a quelle italiane) che passano una settimana nella Riviera Adriatica in alberghi da 20 euro a notte. Prendete Rimini (una volta la capitale del turismo italiano) e guardate come si è trasformata progressivamente in nemmeno dieci anni.

A fronte di una barbarica orda di morti di fame (che acquista la mortadella e la birra al supermercato per consumarle nelle camere di alberghi ormai fatiscenti) si contrappongono copiose schiere di miliardari russi (con le loro accompagnatrici dai facili costumi) che rappresentano l'essenza del capitalismo marcio del nuovo secolo: da Cortina a Capri, da Forte dei Marmi alla Costa Smeralda, da Taormina al Lido di Venezia, sono ormai gli unici che fanno la bella vita, sperperando all'inverosimile capitali e risorse che mai hanno meritatamente quadagnato. Sono loro che stanno sostenendo il mercato immobiliare, soprattutto nelle aree turistiche, comprando alla cieca il nuovo ed il vecchio, senza badare al prezzo. Forse perchè l'esigenza primaria non è l'investimento immobiliare ma il riciclo di denaro di dubbia provenienza. Hanno talmente comprato spingendo i prezzi in alto, al punto da portare i miniappartamenti a Jesolo al modico importo di 500.000 euro. Vorrei conoscere l'investitore italiano (per non chiamarlo il pirla della situazione) che si compra per quell'importo un buco in una località che vive di turismo si e no due mesi all'anno, con il sole ad intermittenza, il mare che assomiglia ad una fogna a cielo aperto ed infine l'allegra compagnia di zanzare di giorno e di notte !

Possiamo suddividere l'imprenditoria turistica in Italia in due grandi classi (anche se qualcuno si salva ancora, ma rappresenta una morente minoranza all'interno di prosperosa maggioranza): la classe dei Brontolo e quella dei Pisolo. La prima si lamenta, brontola appunto, di come ormai il mercato del soggiorno turistico si sia frantumato, ridotto, trasformato quasi svanito, sostituito da un puerile turismo hit and run italiano (stile mordi e fuggi) che a stento trova una sua posizione di nicchia tra le orde dei nuovi morti di fame. La seconda classe, quella dei Pisolo, è più infantile, quasi fanciullesca, infatti mentre pisola, quindi dorme, si sollazza a sognare. E sogna i decenni nel passato in cui il benessere italiano lo si misurava dalle due settimane in pensione completa di tutta la famiglia, in cui non ci si faceva mancare nulla, dai bomboloni alla crema al cono con quattro palline di gelato per i bambini in spiaggia.

Sia Brontolo che Pisolo purtroppo nel pieno della loro vocazione imprenditoriale non hanno fatto i conti con le diaboliche trasformazioni socioeconomiche che lentamente si sono verificate in questi ultimi dieci anni: prima fra tutte la distruzione della capacità di risparmio. Senza risparmio non vi è futuro: da secondo popolo al mondo per propensione al risparmio siamo scivolati, per non dire piombati, miseramente sul fondo della classifica. L'Italiano medio non risparmia, anzi deve andare a prestito per evitare l'apnea finanziaria. Quando il portafoglio si contrae, si inizia a tagliare il superfluo (quindi le vacanze, anche se le vacanze di superfluo hanno veramente poco, rappresentano un momento di appagamento sociale nella vita di ognuno di noi). Comunque grazie al ricorso al debito qualche migliaia di scellerati hanno ugualmente deciso di trascorrere una vacanza, anche se non capisco che tipo di beneficio psicofisico possa avere un momento di svago realizzato con questa architettura finanziaria.

Brontolo e Pisolo non si stanno ancora rendendo conto di quello che sta accadendo nel loro settore ed attorno a loro, più che brontolare sulla attuale situazione congiunturale e sognare le geste di un passato che non rivedranno mai più, oltre non sanno fare. Proprio come tanti altri imprenditori italiani in altri settori dell'economia che hanno prosperato sin tanto che la torta era grande per tutti, vi era risparmio generato ogni mese e la globalizzazione non aveva ancora fatto capolino. Diverso è avere vocazione e spirito imprenditoriale dall'essere un imprenditore. Proprio per questo motivo oggi abbiamo aziende che si sforzano scioccamente a stare in piedi quando non comprendono che sono innanzi ad un mutamento di scenario epocale, e per questo dovrebbero quanto prima abbandonare la nave prima che essa trascini quel poco messo da parte nel fondo dell'abisso.

Quanto è accaduto con il salvataggio di Fannie Mac e Freddie Mae non si discosta molto dalla lettura sin qui proposta: che sia un albergo nell'adriatico o qualsiasi altra attività imprenditoriale il destino è tristemente segnato. Il debito e la sua facilità di accesso ha consentito a molti paesi di continuare a consumare come se nessuno si stesse accorgendo di quanto stava accadendo. Dall'acquisto della prima casa con i mutui ad intervento integrale, alle vacanze a rate, alle carte di credito revolving (la prossima bolla che scoppierà entro un anno), tutto questo ha portato ad una saturazione finanziaria nel lungo termine insostenibile.
Crollo dell'incoming turistico e salvataggio delle due grandi banche americane vengono affrontati dai mass media con lo stesso approccio: l'importante è nascondere e non far trafugare la sostanzialità del problema (ovvero che ci troviamo innanzi ad una depressione economica senza precedenti). Tutti i mass media sono in pole position per magnificare il salvataggio finanziario che permetterà al sistema (o forse dovremmo definirlo il malato moribondo) di continuare a stare in piedi. Nessuno si sofferma a sottolineare come i relativi titoli azionari si siano ormai polverizzati (solo Lunedì 8 Settembre le quotazioni hanno collassato oltre l'80 %) e di come queste mega iniezioni di liquidità si ripercuoteranno sulle spalle e sui portafogli del popolo americano, andando a peggiorare ulteriormente lo scenario socioeconomico della scassata locomotiva statunitense.

Assistiamo ormai da un anno ad interventi straordinari da parte di tutte le banche centrali del pianeta nel penoso tentativo di tappare ogni falla che inizia ad aprirsi, con risultati piuttosto preoccupanti. In realtà non si fa altro che continuare a spostare in avanti il giorno del decesso. Il PIL mondiale è palesemente in recessione, nemmeno sull'euro si crede più visto il recente crollo estivo, a dimostrazione che anche l'Europa presto avrà le sue banche in difficoltà. A tal proposito vi consiglio di detenere sotto forma liquida più denaro possibile (nel senso di banconote cartacee). Due anni fa venni bannato come un catastrofista dalla penna facile proprio dal personale di banca che adesso si ritrova a casa licenziato: vedete voi a chi credere d'ora innanzi. Fatevi questa domanda: chi salverà le banche europee che non possono essere salvate dalla BCE e non possono contare sugli intervento di stato ? Purtroppo l'intero pianeta è un'economia che si basa ancora sul dollaro, per quanto l'euro abbia fatto sentire in questi ultimi due anni la sua voce. Non vi è soluzione indolore al male che ha colpito l'intero sistema economico, la convergenza diabolica di quattro variabili in crisi: risparmio, investimenti immobiliari, energia e materie prime.

Un sistema economico cessa di esistere quando non sono più controllabili i soggetti economici coinvolti e quando il benessere cessa di essere diffuso in maniera capillare. In molti considerano il crollo del muro di Berlino (09/11/1989) come l'evento storico che ha messo fine al comunismo o meglio come l'evento che ha spronato al cambiamento ed alla rivoluzione da un sistema economico che aveva portato e causato povertà e malessere sociale (nonostante promettesse esattamente il contrario). Dal punto di vista puramente economico io sostengo che dovrebbe essere il Natale dello stesso anno con la fucilazione di Nicolae Ceausescu, la data che individua il punto di non ritorno. Il dittatore rumeno venne barbaramente trucidato mediante fucilazione assieme alla moglie Elena in seguito alla sentenza casalinga di un tribunale volante del popolo che lo aveva accusato di aver distrutto l'economia nazionale, aver condotto la popolazione rumena alla povertà ed aver consentito ad alcune corporations di accumulare illegalmente enormi ricchezze.

Io sto aspettando. Sto aspettando quello che presto verrà scritto nei libri di scuola nei prossimi anni: qualcuno pagherà per quello che sta accadendo in quest'epoca. Proprio come Ceausescu per la Romania con il suo regime comunista, anche oggi qualcuno ben individuato sta portando molti paesi drogati dalle false aspettative del suo regime economico (la globalizzazione) ad uno stadio di povertà, disagio e malessere sociale per tanti ed in uno spudorato arricchimento per pochi. Quando l'esasperazione economica sarà portata all'estremo, si tratterà solo di aspettare la conseguente rivoluzione sociale proclamata dai tanti Brontolo e Pisolo e la successiva quanto salutare fucilazione di un altro Ceausescu

Fermiamo gli speculatori sul petrolio



Quali fattori stanno causando la rapida salita del prezzo di petrolio, gasolio e dei prodotti da riscaldamento?
Cosa si dovrebbe fare in questo caso?
Non contate sulla Casa Bianca - con Bush e Cheney immersi nel petrolio - o sul congresso - che ha ascoltato quei potenti petrolieri i quali sanno che nulla sta per accadere a Capitol Hill.
La scorsa settimana il prezzo del greggio raggiunse quasi i $130 al barile dopo aver raggiunto anche i $140.
La causa immediata?
Il petroliere T. Boone Pickens pensa che presto il petrolio potrebbe arrivare a $150 Goldman Sachs dice $200 al barile. Essi si stanno riferendo a quella che può essere chiamata la festa del lancio del prezzo al New York Mercantile Exchange. (NYMEX)
Intanto, i consumatori, i lavoratori e i piccoli imprenditori soffrono per il prezzo della benzina $4 al gallone e del diesel a $4,50. Soffrono ma non protestano come fecero i camionisti indipendenti.
Una rivolta di piccole imprese e dei consumatori sarebbe politicamente forte. Ma cosa otterrebbe una rivolta?
Il governo è paralizzato e non sarà capace di agire se il petrolio arriverà a $200 o $400 al barile.
Washington, D.C. lascia la gente senza difesa e non ha una strategia per quando questo accadrà.
Il petrolio era a $50 al barile a Gennaio 2007, a $75 ad Agosto 2007. Ora a $130 o più al barile, è chiaro che il suo prezzo è un affare speculativo che non deriva da offerta e da domanda fisica. Una merce basilare - il petrolio - è gestita da speculatori che si basano sulla diceria, l'avidità e la paura di predizioni incontrollate.
Col tempo dall'inizio del 2007, la domanda di petrolio USA è calata del 1% e quella mondiale è cresciuta del 1,3 per cento.
Le forniture di greggio sono abbondanti, secondo il Wall Street Journal, "i commercianti del greggio dicono che il loro mercato soffre per l'eccesso di fornitura non per la carenza".
L'Iran, ad esempio, ha in magazzino 25 milioni di barili di greggio acido e pesante e Hossein kazempour Ardebili (amministratore del petrolio iraniano) dice: "non ci sono compratori, il mercato ha più petrolio del necessario".
Mike Wittner, ricercatore capo della Societe Generale di Londra è d'accordo.
"Ci sono vari segnali che dicono in modo chiaro che i mercati sono ben riforniti di greggio".
Nella storia il petrolio ha spesso sofferto a causa del controllo dei monopolisti.
Fin dall'inizio del XIX secolo (il tempo di John D. Rockefeller, e del monopolio della Standard Oil) fino all'emergenza dell'oligopolio delle "Sette Sorelle" fatto da Standard Oil, Shell, BP, Texaco, Mobil, Gulf e Socal, fino alla crescita dell'OPEC che rappresenta i maggiori stati produttori, il prezzo da "mercato libero" del petrolio è stato un miraggio.
Nonostante lo smantellamento della Standard Oil (fatto da una legge governativa di circa 100 anni fa che vendette i cartelli) gli oligopoli d'acquisto si ricostituirono.
Per un intreccio ironico, il prezzo più importante è deciso dall'OPEC (che produce solo il 40% del petrolio mondiale) e dai petrolieri grazie agli speculatori dei mercati delle merci.
Che cosa accade al non regolato di fatto New York Mercantile Exchange (NIMEX) (senza la Commissione sul commercio dei Futures sulle merci -CFTC - crebbero le richieste a cauzione e, sfortunatamente i vostri acquisti personali non tassati) che è oggi il posto dove i titoli petroliferi volano fino al cielo.
L'OPEC e i grandi petrolieri raccolgono i benefici e dicono che la colpa è degli speculatori. Date nuovi significati al "passaggio di responsabilità".
D. Fineman, presidente di Mitchell Supreme Fuel Co. a Orange, New Jersey, riepilogò i fatti: "I mercati dell'energia sono stati controllati per troppo tempo dai fondi hedge e da speculatori, che manipolano in modo artificiale i numeri a proprio beneficio. Il mercato corrente non è basato sui sani principi dell'offerta e della domanda ma è sempre più manovrato dalle compagnie e da speculatori che stanno aumentando i prezzi per la loro avidità".
Harry C. Johnson, ex banchiere che lavorò per molti anni al Big Oil e che diresse una piccola impresa petrolifera in Oklahoma, biasima il CFTC, il Ministero dell'energia, la pubblica amministrazione, e il Congresso, come "incapaci di risolvere un problema che con probabilità costa agli americani 1 miliardo di dollari al giorno".
Egli cita "degli esperti industriali che guadagnano molto dal prezzo alto del greggio, e che hanno detto in modo chiaro che il prezzo del greggio, senza la speculazione, sarebbe tra i $50 e i $60 a barile".
Immaginate, il nostro governo permette che il prezzo della benzina e del gasolio da riscaldamento sia deciso nel casinò di Wall Street detto NYMEX. La gente necessita di una protezione regolatrice dagli speculatori e di una tassa sui profitti eccessivi derivanti dal Big Oil.
Inoltre, un governo sano vedrebbe le attuali crisi del prezzo come un'opportunità per migliorare le ferrovie, la loro dimensione e la loro tecnologia.
Un governo sano taglierebbe i sussidi e le scappatoie fiscali per i profitti del Big Oil e dei carburanti fossili e avvierebbe una missione statale per "solarizzare" l'economia e avere forti risparmi dalla tecnologia di conservazione energetica, dagli edifici adattati, e promuovendo gli standard di efficienza per motoveicoli, apparecchi domestici, macchine industriali e impianti elettrici.
Questi sono i modi permanenti per avere l'indipendenza energetica, ridurre il nostro deficit commerciale, creare buoni lavori che potrebbero essere esportati e proteggere la salute ambientale della gente e della natura.
Queste sono le riforme e i miglioramenti che una lotta del piccolo imprenditore, del lavoratore e del consumatore deciso realizzerebbe nelle prossime settimane.
Che dici America?

di Ralph Nader

Tradotto da F. Allegri

Merrill Lynch: gli Stati Uniti affrontano una crisi globale del credito


Il Ministero del Tesoro statunitense ha pochi giorni per agire prima che all’estero perdano la pazienza

La Merrill Lynch [importante banca d’affari e d’investimento con sede a New York, ndt] ha annunciato che gli Stati Uniti potrebbero dover affrontare una “crisi finanziaria” globale entro alcuni mesi in seguito al fallimento di Fannie Mae e Freddie Mac [rispettivamente Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan and Mortgage Corporation, due maxi-banche di credito fondiario, ndt ] nel mondo.

Le sorti del Paese dipendono dalla decisione degli investitori asiatici, russi e del Medio Oriente di finanziare buona parte del disavanzo di 700 miliardi di dollari (350 miliardi di sterline) sul conto delle partite correnti, mettendo il Paese in una situazione di rischio peggiore di quella giapponese dei primi anni Novanta dopo lo scoppio della bolla speculativa dell’indice Nikkei [segmento della Borsa di Tokyo, paniere dei 225 titoli principali, ndt]. La Gran Bretagna e gli altri paesi anglosassoni in deficit potrebbero dover fare fronte a una simile ritirata degli investitori stranieri.

“Il Giappone era in grado di ridurre i suoi tassi d’interesse a zero”, ha detto Alex Patelis, il responsabile dell’economia estera della Merrill.

“Sarà molto difficile per l’America farlo. All’estero non forniranno volentieri capitale. Nessuno sa dov’è il limite”.

Brian Bethune, responsabile del settore finanza ed economia presso Global Insight [prestigioso istituto di ricerca economica e finanziaria, ndt], ha detto che il Tesoro statunitense ha due o tre giorni di tempo per immettere liquidità per sostenere il suo piano di salvataggio o, altrimenti, dovrà affrontare una crisi pericolosa della quale potrebbe perdere il controllo.

“Non è tempo per i politici di sottovalutare, ancora una volta, il rischio strutturale al sistema finanziario e l’enorme danno che questo causerà all’economia. Servono azioni aggressive e audaci, e servono ora” ha detto.

Bethune ha detto che il Ministero del Tesoro dovrebbe immettere 20 miliardi di dollari di capitale pubblico. Questo a sua volta potrebbe attirare 20 miliardi di dollari di capitale privato. Fondi di tale portata dovrebbero essere abbastanza per le due agenzie che, in questo modo, in qualunque ipotesi, si potrebbero salvare prima degli effetti del crollo del mercato immobiliare statunitense.

Ha detto che le preoccupazioni riguardo al “moral hazard” – alimentato dai sostenitori intransigenti dell’economia di mercato alla Casa Bianca e dalle rappresentanze dei media statunitensi – stanno rallentando il raggiungimento di una soluzione. “Non possiamo esitare. I mercati possono essere brutali. Dobbiamo spezzare la catena prima del crollo della fiducia”.

Fannie e Freddie – le due istituzioni finanziarie più grandi al mondo – erogano quasi la metà dei 12 trilioni di dollari dell’intera industria ipotecaria statunitense. Ma questo dato non esprime appieno la loro importanza vitale in questo frangente. Le due agenzie operano in qualità di società di prestiti immobiliari di ultima istanza nel mercato immobiliare, fornendo l’80 % di tutti i nuovi mutui.

Più o meno 1 trilione e mezzo di dollari del debito AAA [ad elevata solvibilità, ndt] di Fannie e Freddie – e di altre GSE èimprese “sponsorizzate dal governo” statunitensi, ndt ] – è adesso in mani straniere. La grande incognita è ora scoprire se la pazienza degli stranieri non si esaurirà nel momento in cui le perdite aumenteranno e il dollaro sarà in ribasso.

Hiroshi Watanabe, numero due della banca centrale giapponese, ieri ha scosso i mercati quando ha raccomandato alle banche e alle compagnie assicuratrici giapponesi di trattare il debito delle agenzie statunitensi con cautela. I due gruppi di istituzioni sono in possesso di circa 56 miliardi di questi bond. La Mitsubishi UFJ possiede 3 miliardi di dollari. La Nippon Life 2,5.

Ma la parte del leone la fanno le banche centrali della Cina, della Russia e delle potenze petrolifere. Tutti questi paesi potrebbero fin troppo facilmente innescare una corsa al dollaro e mettere gli Stati Uniti in ginocchio, se dovessero decidere che è nel loro interesse strategico farlo.

Era improbabile, secondo Patelis, che qualcuno volesse provocare una svalutazione, mettendo sul mercato sottocosto i propri pacchetti azionari. Al contrario, probabilmente si accumuleranno i titoli di debito statunitense e anglosassone ad un tasso più lento. Solo questo permetterà ai paesi aventi un bilancio in deficit di lottare per colmare il buco nel bilancio. “Non vedo come la situazione attuale possa prolungarsi per altri sei mesi”, ha detto.

La Merrill Lynch ha annunciato che i governi stranieri hanno aggiunto 241 miliardi di dollari al debito dell’agenzia statunitense solo nello scorso anno poiché le loro riserve estere esplodevano, rappresentando un terzo del finanziamento totale per l’attuale deficit. (Oggi possiedono 985 miliardi di dollari in tutto). Secondo la maggior parte delle valutazioni, la Cina possiede circa 400 miliardi di dollari, la Russia 150 miliardi di dollari e l’Arabia Saudita e gli altri stati del Golfo almeno 200.

L’inflazione globale si sta ora imponendo in modo categorico. Buona parte dell’Asia ha la necessità di alzare bruscamente i tassi d’interesse, portando via i capitali dal Nord America. Questo potrebbe far crescere i rendimenti dei titoli e delle obbligazioni del Tesoro statunitense, inasprendo il credito in un momento in cui gli Stati Uniti sono già in caduta libera.

Il viceministro russo delle finanze, Dmitry Pankin, ha detto che il crollo congiunto delle azioni condivise della Fannie e della Freddie nella settimana scorsa è stato irrilevante perché il loro debito è stato garantito dal governo statunitense, che lo ha inserito nel piano di salvataggio.

“Non vediamo la ragione di cambiare alcunché perché la valutazione del debito di queste agenzie non è cambiata”, ha detto.

Gli esperti in politica estera dubitano che il quadro sia così semplice. È probabile che la Russia usi i suoi 530 miliardi di dollari di riserve di capitale per negoziare su importanti questioni diplomatiche, magari per scoraggiare gli Stati Uniti dall’estendere l’adesione alla Nato all’Ucraina e alla Georgia.

Vladimir Putin, l’attuale premier russo, ha ribadito più volte che la sua nazione ha ingaggiato una nuova Guerra Fredda con gli Stati Uniti. È evidente che Mosca è entusiasta all’idea di umiliare gli Stati Uniti, a patto che i costi necessari non siano troppo alti per la Russia stessa.

La Cina è vista come un partner più affidabile, per il suo desiderio, certamente più forte, di una stabilità globale. Il Segretario del Ministero del Tesoro Hank Paulson ha lasciato intendere l’esistenza di rapporti con l’élite cinese, risalente ai suoi giorni alla Goldman Sachs [una delle più grandi e affermate banche d’affari al mondo, con sede legale a New York, ndt], quando visitò il paese più di 70 volte.

Brad Setter, del Consiglio statunitense per i Rapporti Esteri, ha detto che i Cinesi sono impegnati a sostenere Fannie e Freddie, non per ultimo per garantire che i loro prestiti siano “onorati in tempo e per intero”.

David Bloom, attuale amministratore della HSBC [colosso bancario europeo, ndt], ha affermato che la paura che le banche regionali possano iniziare a vacillare dopo il fallimento di IndyMac è adesso la minaccia più grande per il dollaro.

“Siamo in piena svalutazione del dollaro”, ha detto. “È una lotta all’ultimo sangue: oggi i mercati credono più nell’euro che nel dollaro, anche se l’indice di fiducia tedesco elaborato dall’istituto Zew è stato assolutamente negativo”.
di Ambrose Evans-Pritchard

14 settembre 2008

Brontolo, Pisolo e Ceausescu



Cominciamo a fare un bilancio a consuntivo sulla fine dell'ultima stagione turistica e vediamo se troviamo dei punti di tangenza con il più grande salvataggio finanziario della storia americana sui due colossi Fannie Mae e Freddie Mac. In prima battuta abbiamo i mass media che sembrano non accorgersi di come in Italia ci sia stato un crollo delle presenze turistiche, stiamo parlando di un milione di turisti in meno, corrispondenti a un - 35 % per le giornate feriali ed un - 15 % nei weekend. Dati che fanno decisamente crollare una delle industrie più floride che avevamo un tempo in Italia: quella turistica. L'incoming turistico si è ormai modificato già da qualche anno, trasformandosi in orde di famiglie morte di fame dell'Europa dell'Est (unite a quelle italiane) che passano una settimana nella Riviera Adriatica in alberghi da 20 euro a notte. Prendete Rimini (una volta la capitale del turismo italiano) e guardate come si è trasformata progressivamente in nemmeno dieci anni.

A fronte di una barbarica orda di morti di fame (che acquista la mortadella e la birra al supermercato per consumarle nelle camere di alberghi ormai fatiscenti) si contrappongono copiose schiere di miliardari russi (con le loro accompagnatrici dai facili costumi) che rappresentano l'essenza del capitalismo marcio del nuovo secolo: da Cortina a Capri, da Forte dei Marmi alla Costa Smeralda, da Taormina al Lido di Venezia, sono ormai gli unici che fanno la bella vita, sperperando all'inverosimile capitali e risorse che mai hanno meritatamente quadagnato. Sono loro che stanno sostenendo il mercato immobiliare, soprattutto nelle aree turistiche, comprando alla cieca il nuovo ed il vecchio, senza badare al prezzo. Forse perchè l'esigenza primaria non è l'investimento immobiliare ma il riciclo di denaro di dubbia provenienza. Hanno talmente comprato spingendo i prezzi in alto, al punto da portare i miniappartamenti a Jesolo al modico importo di 500.000 euro. Vorrei conoscere l'investitore italiano (per non chiamarlo il pirla della situazione) che si compra per quell'importo un buco in una località che vive di turismo si e no due mesi all'anno, con il sole ad intermittenza, il mare che assomiglia ad una fogna a cielo aperto ed infine l'allegra compagnia di zanzare di giorno e di notte !

Possiamo suddividere l'imprenditoria turistica in Italia in due grandi classi (anche se qualcuno si salva ancora, ma rappresenta una morente minoranza all'interno di prosperosa maggioranza): la classe dei Brontolo e quella dei Pisolo. La prima si lamenta, brontola appunto, di come ormai il mercato del soggiorno turistico si sia frantumato, ridotto, trasformato quasi svanito, sostituito da un puerile turismo hit and run italiano (stile mordi e fuggi) che a stento trova una sua posizione di nicchia tra le orde dei nuovi morti di fame. La seconda classe, quella dei Pisolo, è più infantile, quasi fanciullesca, infatti mentre pisola, quindi dorme, si sollazza a sognare. E sogna i decenni nel passato in cui il benessere italiano lo si misurava dalle due settimane in pensione completa di tutta la famiglia, in cui non ci si faceva mancare nulla, dai bomboloni alla crema al cono con quattro palline di gelato per i bambini in spiaggia.

Sia Brontolo che Pisolo purtroppo nel pieno della loro vocazione imprenditoriale non hanno fatto i conti con le diaboliche trasformazioni socioeconomiche che lentamente si sono verificate in questi ultimi dieci anni: prima fra tutte la distruzione della capacità di risparmio. Senza risparmio non vi è futuro: da secondo popolo al mondo per propensione al risparmio siamo scivolati, per non dire piombati, miseramente sul fondo della classifica. L'Italiano medio non risparmia, anzi deve andare a prestito per evitare l'apnea finanziaria. Quando il portafoglio si contrae, si inizia a tagliare il superfluo (quindi le vacanze, anche se le vacanze di superfluo hanno veramente poco, rappresentano un momento di appagamento sociale nella vita di ognuno di noi). Comunque grazie al ricorso al debito qualche migliaia di scellerati hanno ugualmente deciso di trascorrere una vacanza, anche se non capisco che tipo di beneficio psicofisico possa avere un momento di svago realizzato con questa architettura finanziaria.

Brontolo e Pisolo non si stanno ancora rendendo conto di quello che sta accadendo nel loro settore ed attorno a loro, più che brontolare sulla attuale situazione congiunturale e sognare le geste di un passato che non rivedranno mai più, oltre non sanno fare. Proprio come tanti altri imprenditori italiani in altri settori dell'economia che hanno prosperato sin tanto che la torta era grande per tutti, vi era risparmio generato ogni mese e la globalizzazione non aveva ancora fatto capolino. Diverso è avere vocazione e spirito imprenditoriale dall'essere un imprenditore. Proprio per questo motivo oggi abbiamo aziende che si sforzano scioccamente a stare in piedi quando non comprendono che sono innanzi ad un mutamento di scenario epocale, e per questo dovrebbero quanto prima abbandonare la nave prima che essa trascini quel poco messo da parte nel fondo dell'abisso.

Quanto è accaduto con il salvataggio di Fannie Mac e Freddie Mae non si discosta molto dalla lettura sin qui proposta: che sia un albergo nell'adriatico o qualsiasi altra attività imprenditoriale il destino è tristemente segnato. Il debito e la sua facilità di accesso ha consentito a molti paesi di continuare a consumare come se nessuno si stesse accorgendo di quanto stava accadendo. Dall'acquisto della prima casa con i mutui ad intervento integrale, alle vacanze a rate, alle carte di credito revolving (la prossima bolla che scoppierà entro un anno), tutto questo ha portato ad una saturazione finanziaria nel lungo termine insostenibile.
Crollo dell'incoming turistico e salvataggio delle due grandi banche americane vengono affrontati dai mass media con lo stesso approccio: l'importante è nascondere e non far trafugare la sostanzialità del problema (ovvero che ci troviamo innanzi ad una depressione economica senza precedenti). Tutti i mass media sono in pole position per magnificare il salvataggio finanziario che permetterà al sistema (o forse dovremmo definirlo il malato moribondo) di continuare a stare in piedi. Nessuno si sofferma a sottolineare come i relativi titoli azionari si siano ormai polverizzati (solo Lunedì 8 Settembre le quotazioni hanno collassato oltre l'80 %) e di come queste mega iniezioni di liquidità si ripercuoteranno sulle spalle e sui portafogli del popolo americano, andando a peggiorare ulteriormente lo scenario socioeconomico della scassata locomotiva statunitense.

Assistiamo ormai da un anno ad interventi straordinari da parte di tutte le banche centrali del pianeta nel penoso tentativo di tappare ogni falla che inizia ad aprirsi, con risultati piuttosto preoccupanti. In realtà non si fa altro che continuare a spostare in avanti il giorno del decesso. Il PIL mondiale è palesemente in recessione, nemmeno sull'euro si crede più visto il recente crollo estivo, a dimostrazione che anche l'Europa presto avrà le sue banche in difficoltà. A tal proposito vi consiglio di detenere sotto forma liquida più denaro possibile (nel senso di banconote cartacee). Due anni fa venni bannato come un catastrofista dalla penna facile proprio dal personale di banca che adesso si ritrova a casa licenziato: vedete voi a chi credere d'ora innanzi. Fatevi questa domanda: chi salverà le banche europee che non possono essere salvate dalla BCE e non possono contare sugli intervento di stato ? Purtroppo l'intero pianeta è un'economia che si basa ancora sul dollaro, per quanto l'euro abbia fatto sentire in questi ultimi due anni la sua voce. Non vi è soluzione indolore al male che ha colpito l'intero sistema economico, la convergenza diabolica di quattro variabili in crisi: risparmio, investimenti immobiliari, energia e materie prime.

Un sistema economico cessa di esistere quando non sono più controllabili i soggetti economici coinvolti e quando il benessere cessa di essere diffuso in maniera capillare. In molti considerano il crollo del muro di Berlino (09/11/1989) come l'evento storico che ha messo fine al comunismo o meglio come l'evento che ha spronato al cambiamento ed alla rivoluzione da un sistema economico che aveva portato e causato povertà e malessere sociale (nonostante promettesse esattamente il contrario). Dal punto di vista puramente economico io sostengo che dovrebbe essere il Natale dello stesso anno con la fucilazione di Nicolae Ceausescu, la data che individua il punto di non ritorno. Il dittatore rumeno venne barbaramente trucidato mediante fucilazione assieme alla moglie Elena in seguito alla sentenza casalinga di un tribunale volante del popolo che lo aveva accusato di aver distrutto l'economia nazionale, aver condotto la popolazione rumena alla povertà ed aver consentito ad alcune corporations di accumulare illegalmente enormi ricchezze.

Io sto aspettando. Sto aspettando quello che presto verrà scritto nei libri di scuola nei prossimi anni: qualcuno pagherà per quello che sta accadendo in quest'epoca. Proprio come Ceausescu per la Romania con il suo regime comunista, anche oggi qualcuno ben individuato sta portando molti paesi drogati dalle false aspettative del suo regime economico (la globalizzazione) ad uno stadio di povertà, disagio e malessere sociale per tanti ed in uno spudorato arricchimento per pochi. Quando l'esasperazione economica sarà portata all'estremo, si tratterà solo di aspettare la conseguente rivoluzione sociale proclamata dai tanti Brontolo e Pisolo e la successiva quanto salutare fucilazione di un altro Ceausescu

Fermiamo gli speculatori sul petrolio



Quali fattori stanno causando la rapida salita del prezzo di petrolio, gasolio e dei prodotti da riscaldamento?
Cosa si dovrebbe fare in questo caso?
Non contate sulla Casa Bianca - con Bush e Cheney immersi nel petrolio - o sul congresso - che ha ascoltato quei potenti petrolieri i quali sanno che nulla sta per accadere a Capitol Hill.
La scorsa settimana il prezzo del greggio raggiunse quasi i $130 al barile dopo aver raggiunto anche i $140.
La causa immediata?
Il petroliere T. Boone Pickens pensa che presto il petrolio potrebbe arrivare a $150 Goldman Sachs dice $200 al barile. Essi si stanno riferendo a quella che può essere chiamata la festa del lancio del prezzo al New York Mercantile Exchange. (NYMEX)
Intanto, i consumatori, i lavoratori e i piccoli imprenditori soffrono per il prezzo della benzina $4 al gallone e del diesel a $4,50. Soffrono ma non protestano come fecero i camionisti indipendenti.
Una rivolta di piccole imprese e dei consumatori sarebbe politicamente forte. Ma cosa otterrebbe una rivolta?
Il governo è paralizzato e non sarà capace di agire se il petrolio arriverà a $200 o $400 al barile.
Washington, D.C. lascia la gente senza difesa e non ha una strategia per quando questo accadrà.
Il petrolio era a $50 al barile a Gennaio 2007, a $75 ad Agosto 2007. Ora a $130 o più al barile, è chiaro che il suo prezzo è un affare speculativo che non deriva da offerta e da domanda fisica. Una merce basilare - il petrolio - è gestita da speculatori che si basano sulla diceria, l'avidità e la paura di predizioni incontrollate.
Col tempo dall'inizio del 2007, la domanda di petrolio USA è calata del 1% e quella mondiale è cresciuta del 1,3 per cento.
Le forniture di greggio sono abbondanti, secondo il Wall Street Journal, "i commercianti del greggio dicono che il loro mercato soffre per l'eccesso di fornitura non per la carenza".
L'Iran, ad esempio, ha in magazzino 25 milioni di barili di greggio acido e pesante e Hossein kazempour Ardebili (amministratore del petrolio iraniano) dice: "non ci sono compratori, il mercato ha più petrolio del necessario".
Mike Wittner, ricercatore capo della Societe Generale di Londra è d'accordo.
"Ci sono vari segnali che dicono in modo chiaro che i mercati sono ben riforniti di greggio".
Nella storia il petrolio ha spesso sofferto a causa del controllo dei monopolisti.
Fin dall'inizio del XIX secolo (il tempo di John D. Rockefeller, e del monopolio della Standard Oil) fino all'emergenza dell'oligopolio delle "Sette Sorelle" fatto da Standard Oil, Shell, BP, Texaco, Mobil, Gulf e Socal, fino alla crescita dell'OPEC che rappresenta i maggiori stati produttori, il prezzo da "mercato libero" del petrolio è stato un miraggio.
Nonostante lo smantellamento della Standard Oil (fatto da una legge governativa di circa 100 anni fa che vendette i cartelli) gli oligopoli d'acquisto si ricostituirono.
Per un intreccio ironico, il prezzo più importante è deciso dall'OPEC (che produce solo il 40% del petrolio mondiale) e dai petrolieri grazie agli speculatori dei mercati delle merci.
Che cosa accade al non regolato di fatto New York Mercantile Exchange (NIMEX) (senza la Commissione sul commercio dei Futures sulle merci -CFTC - crebbero le richieste a cauzione e, sfortunatamente i vostri acquisti personali non tassati) che è oggi il posto dove i titoli petroliferi volano fino al cielo.
L'OPEC e i grandi petrolieri raccolgono i benefici e dicono che la colpa è degli speculatori. Date nuovi significati al "passaggio di responsabilità".
D. Fineman, presidente di Mitchell Supreme Fuel Co. a Orange, New Jersey, riepilogò i fatti: "I mercati dell'energia sono stati controllati per troppo tempo dai fondi hedge e da speculatori, che manipolano in modo artificiale i numeri a proprio beneficio. Il mercato corrente non è basato sui sani principi dell'offerta e della domanda ma è sempre più manovrato dalle compagnie e da speculatori che stanno aumentando i prezzi per la loro avidità".
Harry C. Johnson, ex banchiere che lavorò per molti anni al Big Oil e che diresse una piccola impresa petrolifera in Oklahoma, biasima il CFTC, il Ministero dell'energia, la pubblica amministrazione, e il Congresso, come "incapaci di risolvere un problema che con probabilità costa agli americani 1 miliardo di dollari al giorno".
Egli cita "degli esperti industriali che guadagnano molto dal prezzo alto del greggio, e che hanno detto in modo chiaro che il prezzo del greggio, senza la speculazione, sarebbe tra i $50 e i $60 a barile".
Immaginate, il nostro governo permette che il prezzo della benzina e del gasolio da riscaldamento sia deciso nel casinò di Wall Street detto NYMEX. La gente necessita di una protezione regolatrice dagli speculatori e di una tassa sui profitti eccessivi derivanti dal Big Oil.
Inoltre, un governo sano vedrebbe le attuali crisi del prezzo come un'opportunità per migliorare le ferrovie, la loro dimensione e la loro tecnologia.
Un governo sano taglierebbe i sussidi e le scappatoie fiscali per i profitti del Big Oil e dei carburanti fossili e avvierebbe una missione statale per "solarizzare" l'economia e avere forti risparmi dalla tecnologia di conservazione energetica, dagli edifici adattati, e promuovendo gli standard di efficienza per motoveicoli, apparecchi domestici, macchine industriali e impianti elettrici.
Questi sono i modi permanenti per avere l'indipendenza energetica, ridurre il nostro deficit commerciale, creare buoni lavori che potrebbero essere esportati e proteggere la salute ambientale della gente e della natura.
Queste sono le riforme e i miglioramenti che una lotta del piccolo imprenditore, del lavoratore e del consumatore deciso realizzerebbe nelle prossime settimane.
Che dici America?

di Ralph Nader

Tradotto da F. Allegri

Merrill Lynch: gli Stati Uniti affrontano una crisi globale del credito


Il Ministero del Tesoro statunitense ha pochi giorni per agire prima che all’estero perdano la pazienza

La Merrill Lynch [importante banca d’affari e d’investimento con sede a New York, ndt] ha annunciato che gli Stati Uniti potrebbero dover affrontare una “crisi finanziaria” globale entro alcuni mesi in seguito al fallimento di Fannie Mae e Freddie Mac [rispettivamente Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan and Mortgage Corporation, due maxi-banche di credito fondiario, ndt ] nel mondo.

Le sorti del Paese dipendono dalla decisione degli investitori asiatici, russi e del Medio Oriente di finanziare buona parte del disavanzo di 700 miliardi di dollari (350 miliardi di sterline) sul conto delle partite correnti, mettendo il Paese in una situazione di rischio peggiore di quella giapponese dei primi anni Novanta dopo lo scoppio della bolla speculativa dell’indice Nikkei [segmento della Borsa di Tokyo, paniere dei 225 titoli principali, ndt]. La Gran Bretagna e gli altri paesi anglosassoni in deficit potrebbero dover fare fronte a una simile ritirata degli investitori stranieri.

“Il Giappone era in grado di ridurre i suoi tassi d’interesse a zero”, ha detto Alex Patelis, il responsabile dell’economia estera della Merrill.

“Sarà molto difficile per l’America farlo. All’estero non forniranno volentieri capitale. Nessuno sa dov’è il limite”.

Brian Bethune, responsabile del settore finanza ed economia presso Global Insight [prestigioso istituto di ricerca economica e finanziaria, ndt], ha detto che il Tesoro statunitense ha due o tre giorni di tempo per immettere liquidità per sostenere il suo piano di salvataggio o, altrimenti, dovrà affrontare una crisi pericolosa della quale potrebbe perdere il controllo.

“Non è tempo per i politici di sottovalutare, ancora una volta, il rischio strutturale al sistema finanziario e l’enorme danno che questo causerà all’economia. Servono azioni aggressive e audaci, e servono ora” ha detto.

Bethune ha detto che il Ministero del Tesoro dovrebbe immettere 20 miliardi di dollari di capitale pubblico. Questo a sua volta potrebbe attirare 20 miliardi di dollari di capitale privato. Fondi di tale portata dovrebbero essere abbastanza per le due agenzie che, in questo modo, in qualunque ipotesi, si potrebbero salvare prima degli effetti del crollo del mercato immobiliare statunitense.

Ha detto che le preoccupazioni riguardo al “moral hazard” – alimentato dai sostenitori intransigenti dell’economia di mercato alla Casa Bianca e dalle rappresentanze dei media statunitensi – stanno rallentando il raggiungimento di una soluzione. “Non possiamo esitare. I mercati possono essere brutali. Dobbiamo spezzare la catena prima del crollo della fiducia”.

Fannie e Freddie – le due istituzioni finanziarie più grandi al mondo – erogano quasi la metà dei 12 trilioni di dollari dell’intera industria ipotecaria statunitense. Ma questo dato non esprime appieno la loro importanza vitale in questo frangente. Le due agenzie operano in qualità di società di prestiti immobiliari di ultima istanza nel mercato immobiliare, fornendo l’80 % di tutti i nuovi mutui.

Più o meno 1 trilione e mezzo di dollari del debito AAA [ad elevata solvibilità, ndt] di Fannie e Freddie – e di altre GSE èimprese “sponsorizzate dal governo” statunitensi, ndt ] – è adesso in mani straniere. La grande incognita è ora scoprire se la pazienza degli stranieri non si esaurirà nel momento in cui le perdite aumenteranno e il dollaro sarà in ribasso.

Hiroshi Watanabe, numero due della banca centrale giapponese, ieri ha scosso i mercati quando ha raccomandato alle banche e alle compagnie assicuratrici giapponesi di trattare il debito delle agenzie statunitensi con cautela. I due gruppi di istituzioni sono in possesso di circa 56 miliardi di questi bond. La Mitsubishi UFJ possiede 3 miliardi di dollari. La Nippon Life 2,5.

Ma la parte del leone la fanno le banche centrali della Cina, della Russia e delle potenze petrolifere. Tutti questi paesi potrebbero fin troppo facilmente innescare una corsa al dollaro e mettere gli Stati Uniti in ginocchio, se dovessero decidere che è nel loro interesse strategico farlo.

Era improbabile, secondo Patelis, che qualcuno volesse provocare una svalutazione, mettendo sul mercato sottocosto i propri pacchetti azionari. Al contrario, probabilmente si accumuleranno i titoli di debito statunitense e anglosassone ad un tasso più lento. Solo questo permetterà ai paesi aventi un bilancio in deficit di lottare per colmare il buco nel bilancio. “Non vedo come la situazione attuale possa prolungarsi per altri sei mesi”, ha detto.

La Merrill Lynch ha annunciato che i governi stranieri hanno aggiunto 241 miliardi di dollari al debito dell’agenzia statunitense solo nello scorso anno poiché le loro riserve estere esplodevano, rappresentando un terzo del finanziamento totale per l’attuale deficit. (Oggi possiedono 985 miliardi di dollari in tutto). Secondo la maggior parte delle valutazioni, la Cina possiede circa 400 miliardi di dollari, la Russia 150 miliardi di dollari e l’Arabia Saudita e gli altri stati del Golfo almeno 200.

L’inflazione globale si sta ora imponendo in modo categorico. Buona parte dell’Asia ha la necessità di alzare bruscamente i tassi d’interesse, portando via i capitali dal Nord America. Questo potrebbe far crescere i rendimenti dei titoli e delle obbligazioni del Tesoro statunitense, inasprendo il credito in un momento in cui gli Stati Uniti sono già in caduta libera.

Il viceministro russo delle finanze, Dmitry Pankin, ha detto che il crollo congiunto delle azioni condivise della Fannie e della Freddie nella settimana scorsa è stato irrilevante perché il loro debito è stato garantito dal governo statunitense, che lo ha inserito nel piano di salvataggio.

“Non vediamo la ragione di cambiare alcunché perché la valutazione del debito di queste agenzie non è cambiata”, ha detto.

Gli esperti in politica estera dubitano che il quadro sia così semplice. È probabile che la Russia usi i suoi 530 miliardi di dollari di riserve di capitale per negoziare su importanti questioni diplomatiche, magari per scoraggiare gli Stati Uniti dall’estendere l’adesione alla Nato all’Ucraina e alla Georgia.

Vladimir Putin, l’attuale premier russo, ha ribadito più volte che la sua nazione ha ingaggiato una nuova Guerra Fredda con gli Stati Uniti. È evidente che Mosca è entusiasta all’idea di umiliare gli Stati Uniti, a patto che i costi necessari non siano troppo alti per la Russia stessa.

La Cina è vista come un partner più affidabile, per il suo desiderio, certamente più forte, di una stabilità globale. Il Segretario del Ministero del Tesoro Hank Paulson ha lasciato intendere l’esistenza di rapporti con l’élite cinese, risalente ai suoi giorni alla Goldman Sachs [una delle più grandi e affermate banche d’affari al mondo, con sede legale a New York, ndt], quando visitò il paese più di 70 volte.

Brad Setter, del Consiglio statunitense per i Rapporti Esteri, ha detto che i Cinesi sono impegnati a sostenere Fannie e Freddie, non per ultimo per garantire che i loro prestiti siano “onorati in tempo e per intero”.

David Bloom, attuale amministratore della HSBC [colosso bancario europeo, ndt], ha affermato che la paura che le banche regionali possano iniziare a vacillare dopo il fallimento di IndyMac è adesso la minaccia più grande per il dollaro.

“Siamo in piena svalutazione del dollaro”, ha detto. “È una lotta all’ultimo sangue: oggi i mercati credono più nell’euro che nel dollaro, anche se l’indice di fiducia tedesco elaborato dall’istituto Zew è stato assolutamente negativo”.
di Ambrose Evans-Pritchard