
L’idea di cospirazioni bancarie segrete che controllino il paese e l’economia globale sono un fatto assodato tra i teorici del complotto che accatastano munizioni, bottiglie d’acqua e burro di arachidi. Dopo l’audizione al Congresso di questa settimana sul salvataggio di American International Group, dovrete chiedervi se dopotutto questi personaggi siano veramente dei pazzi.
L’audizione di mercoledì ha descritto un gruppo segreto che ha distribuito miliardi di dollari a banche di favore, operando grazie alla poca sorveglianza da parte dei funzionari pubblici o di quelli designati.
Stiamo parlando della Federal Reserve Bank di New York, il cui ruolo come parte più influente del sistema di Riserva Federale – tralasciando la vicenda del salvataggio di AIG – merita un ulteriore esame del Congresso.
Nel novembre 2008 la Fed di New York si trova nella difficile posizione di dover decidere se acquistare, per circa 30 miliardi di dollari, contratti assicurativi che AIG vendeva su titoli di debito tossici alle banche, tra cui Goldman Sachs Group Inc., Merrill Lynch & Co., Societe Generale e Deutsche Bank AG. Quella decisione, sostengono i critici, è consistita in un salvataggio dalla porta di servizio per le banche, che hanno ricevuto un prezzo pieno per contratti che avrebbero avuto un valore di gran lunga inferiore se fosse stato permesso il fallimento di AIG.
Quella decisione era giunta alcune settimane dopo che la Federal Reserve e il Dipartimento del Tesoro avevano sostenuto AIG sulla scia della dichiarazione di insolvenza di Lehman Brothers di metà settembre.
Salvare il sistema
Il Segretario al Tesoro Timothy Geithner era il responsabile della Fed di New York all’epoca delle manovre di AIG. Nel corso dell’audizione di mercoledì, Geithner ha sostenuto che la banca di New York doveva acquistare i contratti assicurativi, conosciuti anche come credit default swaps, per impedire ad AIG di fallire, cosa che avrebbe minacciato il sistema finanziario.
L’audizione di fronte alla Commissione di Sorveglianza e delle Riforme della Camera si è anche concentrata su quello che molti al Congresso credono sia stato il susseguente tentativo da parte della Fed di New York di insabbiare i dettagli dell’acquisto e chi ne abbia tratto profitto.
Continuando su questa linea di indagine, l’audizione ha rivelato alcuni dei meccanismi interni della Fed di New York e il ruolo enorme che riveste nel sistema bancario. Questo approfondimento ha un particolare valore considerato che la Fed di New York è un istituto semi-governativo che non è soggetto alle ingerenze dei cittadini come le normali richieste di informazioni, a differenza della Federal Reserve.
Questa impenetrabilità risulta molto comoda poiché la banca è lo strumento privilegiato per numerosi programmi di salvataggio della Fed. E’ come se la Fed di New York fosse l’organizzazione per le operazioni segrete per la banca centrale nazionale.
I capi di Geithner
La Fed di New York è una delle 12 banche della Federal Reserve che operano sotto la supervisione del consiglio di amministrazione della Federal Reserve, presieduta da Ben Bernanke. I presidenti delle banche membre sono nominati da consigli direttivi formati da nove membri, nominati a loro volta perlopiù da altre banche.
Come ha detto a Geithner la deputata Marcy Kaptur durante l’audizione: “Molte persone credono che il presidente della Fed di New York lavori per il governo degli Stati Uniti. Ma in realtà voi lavorate per le banche private che vi hanno eletto”.
Ciononostante la Fed di New York ha avuto un ruolo indispensabile nel salvataggio delle banche da parte del governo, spesso ricevendo a sorpresa carta bianca per comportarsi come se dovesse prendere lei stessa le decisioni.
Considerate AIG. Prendiamo le parole di Geithner che un fallimento per sistemare i default swap dell’assicuratore avrebbe portato ad un Armageddon finanziario. Tenuto conto della posta in gioco, potreste pensare che Geithner avesse coordinato le azioni con l’allora Segretario al Tesoro Henry Paulson. Eppure Paulson aveva testimoniato che non era informato sui fatti.
“Non avevo alcun coinvolgimento nel pagamento alle controparti, assolutamente nessun coinvolgimento”.
La smentita di Bernanke
Anche il presidente della Fed Bernanke non era coinvolto. In una risposta scritta alle interpellanze del deputato Darrell Issa, Bernanke ha dichiarato che “non era direttamente coinvolto nei negoziati” con le banche controparti di AIG.
Dovete chiedervi chi allora era veramente responsabile del futuro finanziario del nostro paese se AIG rappresentava una minaccia così seria come sosteneva Geithner.
Le domande sulla responsabilità della Fed di New York sono sorte dopo la nomina di Geithner a Segretario al Tesoro, il 24 novembre 2008, da parte dell’allora presidente eletto Barack Obama. Geithner ha affermato che si era astenuto dalle attività giornaliere della banca, anche se in realtà non aveva mai firmato una lettera formale di incompatibilità.
Questo ha lasciato i problemi relativi alle rivelazioni sull’accordo nelle mani degli avvocati e del personale delle banca, invece che ad un alto dirigente. Quei dipendenti non volevano che i dettagli sull’acquisto degli swaps divenissero pubblici.
Il personale della Fed di New York e gli avvocati esterni della Davis Polk & Wardell avevano curato le comunicazioni di AIG agli investitori ed erano intervenuti con la Securities and Exchange Commission per proteggere i dettagli sulle transazioni d’acquisto, secondo un rapporto redatto da Issa. Che la Fed di New York, un organismo semi-governativo, sia stato in grado di dare ordini alla SEC, un’agenzia del ramo esecutivo, merita un’audizione al Congresso a parte.
In seguito, quando è diventato chiaro che le informazioni sarebbe state divulgate, uno dei componenti del gruppo di legali della Fed di New York, James Bergin, ha inviato una e-mail ai colleghi dicendo: “Sono portato a credere che questo treno partirà presto dalla stazione e dovremo concentrare i nostri sforzi su come spiegare questa storia nel miglior modo possibile. Ci sono state troppe persone coinvolte nelle trattative – troppe controparti, troppi avvocati e consulenti, troppa gente di AIG – per nascondere le informazioni ad un Congresso così deciso”.
Pensate all’enormità di queste affermazioni. Un membro di un organismo di poca responsabilità pubblica e che esiste per servire i banchieri si lamenta dell’impossibilità di tenere all’oscuro il Congresso.
Questo smentisce la cultura della segretezza molto diffusa all’interno della Fed di New York. Il presidente della Commissione Edolphus Towns ha fatto notare nel corso dell’audizione che la banca all’inizio si era rifiutata di divulgare persino i nomi delle altre banche che hanno tratto profitto dalle sue azioni, sostenendo che queste informazioni danneggerebbero in qualche modo AIG.
‘La propensione alla segretezza’
“In effetti, quando le informazioni sono state alla fine pubblicate, sotto pressione del Congresso, non è accaduto nulla”, ha affermato Towns. “Non hanno avuto assolutamente alcun effetto sulle attività o sulla situazione finanziaria di AIG. Ma hanno avuto un effetto sulla credibilità della Federal Reserve e hanno messo in discussione questa sua propensione alla segretezza”.
Ora, non sto dicendo che il Congresso dovrebbe immischiarsi nelle decisioni sui tassi di interesse o gestire nei minini dettagli la regolamentazione bancaria. Né penso che dovremmo tutti metterci in testa un cappello di carta stagnola [1] e iniziare ad inveire contro la Commissione Trilaterale.
Eppure dovrebbere ribollire a tutti quanti il sangue quando le agenzie irresponsabili e non elette scelgono i vincitori del sistema bancario cercando di dribblare il Congresso, proprio mentre i contribuenti sono obbligati a dare a prestito, spendere e garantire all’incirca 8 miliardi di dollari per sostenere il sistema finanziario.
di David Reilly
Se è vero che tre coincidenze fanno una prova, come diceva il grande principe del foro Carnelutti, che cosa succede quando le coincidenze sono decine? La Regione Lazio fa un concorso per assumere 141 impiegati e 25 dirigenti, si presentano in 94 mila e dei 116 già dichiarati vincitori ben 37 sono casualmente collaboratori dei politici: una decina riferibili al centrodestra e i restanti al centrosinistra. In Campania con una mano si tagliano le consulenze e con l’altra si confermano per tre anni 46 dirigenti in scadenza. La Liguria, ha raccontato il Sole 24 ore, bandisce un contratto per regolarizzare i precari regionali. Nelle Marche si approva un piano per stabilizzare i dipendenti a termine, senza escludere gli staff di assessori e consiglieri. Ma si potrebbe continuare, con i generosi stanziamenti anticrisi (1,2 miliardi) della Lombardia, il taglio dell’addizionale Irpef deciso dal Veneto... È in vista delle elezioni che molti amministratori locali danno il meglio di sé.
Le sanatorie, per esempio, sono un classico. E non soltanto quando interessano i precari. Semplicemente memorabile quella approvata dalla Regione Campania nel 2000, che riguardava la bellezza di 25.368 alloggi pubblici occupati abusivamente. Era un venerdì. Il venerdì precedente la domenica delle elezioni regionali. Ma come si può pretendere che la classe dirigente regionale non cada in tentazione prima del voto, se l’esempio del livello istituzionale superiore è quel che è? Basta vedere cosa accade tutte le volte che si comincia a sentire odore di scioglimento delle Camere. Da scuola è il caso dell’abolizione del canone Rai per gli ultrasettantacinquenni non abbienti, previsto nella Finanziaria 2008 con uno stanziamento simbolico di 500 mila euro.
Un mese dopo quella decisione improvvisamente si materializzavano le elezioni. Altrettanto improvvisamente, nel decreto milleproroghe, quei 500 mila euro diventavano 26 milioni, mentre spariva l’ostacolo rappresentato dall’obbligo di un successivo decreto per mettere in moto concretamente lo sgravio. L’obiettivo evidente era quello di rendere immediata l’esenzione, moltiplicare il numero dei beneficiari e incassare più voti. Ma non è andata esattamente così. Dei voti, neanche l’ombra. E due anni dopo, nell’indifferenza generale, i poveri anziani pagano sempre il canone nonostante siano esentati per legge: la Rai dice di aspettare ancora un decreto che nessuno sa di dover fare. Tutto questo a dimostrazione del fatto che talvolta scelte del genere possono essere perfino controproducenti. Anche se per chi le ha fatte non cambia niente.
Il conto tocca all’amministrazione che verrà dopo. Se si vincono le elezioni, bene: altrimenti, poco male. I sei milioni e mezzo di spesa in più che l’attuale Consiglio regionale del Lazio lascia in eredità al prossimo (l’aumento è dell’8,1%, dieci volte l’inflazione del 2009), in qualche modo salteranno fuori. Come anche i denari necessari alle iniziative clientelari di altre Regioni. I cui promotori devono soltanto sperare che un bel giorno i contribuenti elettori non si accorgano che a rimetterci, in fondo, sono sempre soltanto loro. Ecco perché, se ancora c’è tempo, tutti quanti dovrebbero darsi una bella regolata.
di Sergio Rizzo
Una giornalista parla di questo argomento che pare dimenticato da tutti i media. I lettori hanno risposto in modo massiccio intervenendo sul problema ma , i veri interessi sono chiari?Dovremo aspettare un altro Beppe Grillo, infatti quello attuale lo ha già dimenticato il problema. Evviva la sovranità virtuale. 
Ringrazio tutti coloro (e sono molti) che mi hanno scritto compiacendosi della pubblicazione su di quotidiano politico (Il Giornale) del mio articolo sulla questione della sovranità monetaria. Il silenzio da parte di tutti gli organi d’informazione, su un argomento determinante per l’indipendenza politica ed economica della Nazione come questo, è sempre stato così assoluto che l’apparizione di un solo articolo ha suscitato meraviglia e addirittura entusiasmo da parte dei lettori, sia di quelli che ignoravano del tutto il problema, sia e soprattutto di quelli che si battono da anni in questo campo ma che sanno bene che il silenzio dei giornalisti rappresenta la prova sostanziale dell’impossibilità di uscire dalla prigione.
Ebbene io prego tutti di non scrivere a me ma al Direttore Vittorio Feltri; di inondarlo di lettere, o nella rubrica apposita del sito web del Giornale, o in quella del quotidiano a stampa, oppure nelle rubriche riservate ai Lettori di altri organi di informazione perché, senza l’interesse e l’appoggio forte, esplicito, il più numeroso possibile dei Lettori, lo sforzo che è stato fatto per uscire allo scoperto non servirà a nulla.
Nessuno ci tornerà più sopra o, diciamo meglio, a nessuno sarà più permesso tornarci sopra. Si tratta di una battaglia davvero all’ultimo sangue, alla quale, però, tutti possono partecipare purché non si lasci spazio al silenzio neanche per un giorno. Banche, Banche, Banche: dobbiamo parlare sempre di Banche.
Faccio un esempio: coloro che abitano a Roma, non si sa per quale misteriosa ragione devono pagare la tassa per i rifiuti attraverso le agenzie della Banca Popolare di Sondrio. Viene logico domandarsi: Sondrio? Perché Sondrio? Il giro di denaro dei contribuenti del Comune di Roma è senza dubbio imponente, ma non sappiamo chi siano coloro che ci guadagnano visto che non conosciamo i nomi degli azionisti della Banca Popolare di Sondrio. Perché mai non dovrebbero essere i cittadini di Roma? Insomma si torna al problema principale: perché le Istituzioni - comunali, provinciali, regionali, nazionali - si servono di banche? E nel caso fosse utile servirsi di banche, perché debbono essere “private”? Perché i cittadini non debbono sapere chi ci guadagna e non essere eventualmente essi stessi a guadagnarci? Perché lo Stato non può possedere una sua banca? (Lo ripetiamo nel caso qualcuno ancora non lo sapesse: la Banca d’Italia non è la “Banca d’Italia” in quanto appartiene ad azionisti privati; dovremmo anzi proporci anche il compito di farle cambiare il nome per non indurre in errore i cittadini). Quello che per ora si può cominciare a fare è mettere in pubblico il nome delle banche di cui si servono gli Amministratori dei Comuni nei quali abitano i lettori di questo sito e di altri siti interessati alla questione monetaria. Certamente saranno molti i cittadini che, come si sorprendono gli abitanti di Roma di dover pagare la tassa per i rifiuti alla Banca di Sondrio, si sorprenderanno delle stranissime scelte, o predilezioni bancarie, dei propri amministratori. E’ probabile che ne vedremo delle belle e che, incrociando i dati, riusciremo forse a capire quali interessi possano avere oltre che Roma a Sondrio anche, chissà, Palermo a Trieste.
Marco della Luna, uno degli autori del bellissimo saggio intitolato “Euroschiavi” (Arianna ed.), si occupa con il suo Centro Studi Monetario proprio di questo tipo di accertamento: chi siano gli azionisti delle Banche. Contiamo sul suo aiuto, anche se la questione principale rimane la mancanza di sovranità monetaria dell’Italia. A dire la verità questa mancanza, naturalmente decisa a suo tempo da “maschi”, appare alle donne addirittura assurda, anzi comica, in quanto nessuno al mondo sa meglio delle donne come la loro minorità sociale, la difficoltà insuperabile a diventare “libere”, quali che fossero i loro meriti e i loro sforzi, ha attraversato pietrificata secoli e secoli solo e soltanto per questo motivo: non avevano denaro proprio e non se lo potevano procurare lavorando (per questo le prostitute si vantavano di essere libere a fronte delle donne “per bene”: guadagnavano dei soldi). Si può chiacchierare oggi quanto si vuole esaltando la dichiarazione dei diritti dell’Uomo, l’uguaglianza di tutti gli individui, quale che sia il sesso, la religione, ecc. ecc., ma è stato il lavoro retribuito, o meglio, è stato soltanto poter possedere in proprio del denaro a rendere le donne libere e indipendenti.
Come può, dunque, una Nazione essere “libera” se non è padrona dei soldi con i quali vive? La cosa più grottesca, poi, è la “giustificazione” che viene invocata per tale stato di cose: i politici non saprebbero regolare nel modo giusto il flusso del denaro da immettere nel mercato se fossero liberi di crearlo. Non vogliamo neanche evocare le terribili crisi economiche che si sono succedute nel tempo, provocate con il loro comportamento dagli abilissimi banchieri messi al posto dei politici proprio, a sentir loro, perché questo non accadesse. Rispondere con questa evocazione sarebbe come avallare una tale presa in giro dei cittadini. Nel momento in cui ai politici abbiamo devoluto, in nostra rappresentanza, il potere di fare le leggi, abbiamo devoluto tutto, assolutamente tutto quello che ci riguarda. Ben più che la quantità di denaro necessaria al mercato: il nostro territorio, il rapporto con amici e nemici, guerra, tassazione, diritto, educazione dei nostri figli. La costituzione italiana afferma che la sovranità appartiene al popolo. Quindi anche quella monetaria. Si tratta di studiare un modo per riappropriarsene. Esistono già diverse proposte in proposito. Ritengo che rivolgersi ai magistrati per delle cause singole, come indicato da alcuni studiosi del problema, sia un sistema, per quanto giusto in teoria, troppo lento e poco efficace a livello di consapevolezza collettiva in quanto, anche quando le cause si concludono con una vittoria del cittadino, sussiste pur sempre il silenzio dei mezzi d’informazione che le sprofonda nel nulla. Io mi auguro che si formi un Partito, nel quale convergano, superando piccole differenze di punti di vista, tutti i movimenti già esistenti, un Partito che si presenti all’opinione pubblica con l’unica etichetta della battaglia contro i Banchieri per riappropriarsi della sovranità monetaria. E’ questo l’unico modo, dato che vi sono obbligati per legge, per costringere i giornalisti a parlarne e per poter discutere apertamente di problemi di cui la maggioranza dei cittadini è all’oscuro. So che è difficile rinunciare a ciò che contraddistingue un gruppo dall’altro, ma nessuna battaglia è “per l’Italia” più di questa. E- ne sono sicura- non soltanto per l’Italia. Diversi paesi (in questi giorni si è spesso alluso alla Grecia, che però, piccola e povera com’è, non ha avuto il coraggio di mettersi contro l’UE) non desiderano altro che avere un buon motivo per rinunciare all’euro e allontanarsi anche così a poco a poco da quel Impero in fallimento che è l’Unione Europea.
Il progetto ultimo dei banchieri - una sola moneta in tutto il mondo, un solo governo in tutto il mondo – è con tutta evidenza un progetto privo di realtà. E’ questo che dobbiamo gridare a viso aperto: i grandi Banchieri che ci guidano sono dei folli giocolieri privi di principio di realtà, pronti a gettare al vento vite, valori, affetti di tutto il pianeta così come ne hanno gettato al vento le ricchezze nell’ultima crisi. I loro sogni di potere globale sono vuoti tanto quanto i “salsicciotti” con i quali hanno riempito le Borse di tutto il mondo. Denunciarli è un dovere assoluto, fermarli è un dovere assoluto.
di Ida Magli

L’idea di cospirazioni bancarie segrete che controllino il paese e l’economia globale sono un fatto assodato tra i teorici del complotto che accatastano munizioni, bottiglie d’acqua e burro di arachidi. Dopo l’audizione al Congresso di questa settimana sul salvataggio di American International Group, dovrete chiedervi se dopotutto questi personaggi siano veramente dei pazzi.
L’audizione di mercoledì ha descritto un gruppo segreto che ha distribuito miliardi di dollari a banche di favore, operando grazie alla poca sorveglianza da parte dei funzionari pubblici o di quelli designati.
Stiamo parlando della Federal Reserve Bank di New York, il cui ruolo come parte più influente del sistema di Riserva Federale – tralasciando la vicenda del salvataggio di AIG – merita un ulteriore esame del Congresso.
Nel novembre 2008 la Fed di New York si trova nella difficile posizione di dover decidere se acquistare, per circa 30 miliardi di dollari, contratti assicurativi che AIG vendeva su titoli di debito tossici alle banche, tra cui Goldman Sachs Group Inc., Merrill Lynch & Co., Societe Generale e Deutsche Bank AG. Quella decisione, sostengono i critici, è consistita in un salvataggio dalla porta di servizio per le banche, che hanno ricevuto un prezzo pieno per contratti che avrebbero avuto un valore di gran lunga inferiore se fosse stato permesso il fallimento di AIG.
Quella decisione era giunta alcune settimane dopo che la Federal Reserve e il Dipartimento del Tesoro avevano sostenuto AIG sulla scia della dichiarazione di insolvenza di Lehman Brothers di metà settembre.
Salvare il sistema
Il Segretario al Tesoro Timothy Geithner era il responsabile della Fed di New York all’epoca delle manovre di AIG. Nel corso dell’audizione di mercoledì, Geithner ha sostenuto che la banca di New York doveva acquistare i contratti assicurativi, conosciuti anche come credit default swaps, per impedire ad AIG di fallire, cosa che avrebbe minacciato il sistema finanziario.
L’audizione di fronte alla Commissione di Sorveglianza e delle Riforme della Camera si è anche concentrata su quello che molti al Congresso credono sia stato il susseguente tentativo da parte della Fed di New York di insabbiare i dettagli dell’acquisto e chi ne abbia tratto profitto.
Continuando su questa linea di indagine, l’audizione ha rivelato alcuni dei meccanismi interni della Fed di New York e il ruolo enorme che riveste nel sistema bancario. Questo approfondimento ha un particolare valore considerato che la Fed di New York è un istituto semi-governativo che non è soggetto alle ingerenze dei cittadini come le normali richieste di informazioni, a differenza della Federal Reserve.
Questa impenetrabilità risulta molto comoda poiché la banca è lo strumento privilegiato per numerosi programmi di salvataggio della Fed. E’ come se la Fed di New York fosse l’organizzazione per le operazioni segrete per la banca centrale nazionale.
I capi di Geithner
La Fed di New York è una delle 12 banche della Federal Reserve che operano sotto la supervisione del consiglio di amministrazione della Federal Reserve, presieduta da Ben Bernanke. I presidenti delle banche membre sono nominati da consigli direttivi formati da nove membri, nominati a loro volta perlopiù da altre banche.
Come ha detto a Geithner la deputata Marcy Kaptur durante l’audizione: “Molte persone credono che il presidente della Fed di New York lavori per il governo degli Stati Uniti. Ma in realtà voi lavorate per le banche private che vi hanno eletto”.
Ciononostante la Fed di New York ha avuto un ruolo indispensabile nel salvataggio delle banche da parte del governo, spesso ricevendo a sorpresa carta bianca per comportarsi come se dovesse prendere lei stessa le decisioni.
Considerate AIG. Prendiamo le parole di Geithner che un fallimento per sistemare i default swap dell’assicuratore avrebbe portato ad un Armageddon finanziario. Tenuto conto della posta in gioco, potreste pensare che Geithner avesse coordinato le azioni con l’allora Segretario al Tesoro Henry Paulson. Eppure Paulson aveva testimoniato che non era informato sui fatti.
“Non avevo alcun coinvolgimento nel pagamento alle controparti, assolutamente nessun coinvolgimento”.
La smentita di Bernanke
Anche il presidente della Fed Bernanke non era coinvolto. In una risposta scritta alle interpellanze del deputato Darrell Issa, Bernanke ha dichiarato che “non era direttamente coinvolto nei negoziati” con le banche controparti di AIG.
Dovete chiedervi chi allora era veramente responsabile del futuro finanziario del nostro paese se AIG rappresentava una minaccia così seria come sosteneva Geithner.
Le domande sulla responsabilità della Fed di New York sono sorte dopo la nomina di Geithner a Segretario al Tesoro, il 24 novembre 2008, da parte dell’allora presidente eletto Barack Obama. Geithner ha affermato che si era astenuto dalle attività giornaliere della banca, anche se in realtà non aveva mai firmato una lettera formale di incompatibilità.
Questo ha lasciato i problemi relativi alle rivelazioni sull’accordo nelle mani degli avvocati e del personale delle banca, invece che ad un alto dirigente. Quei dipendenti non volevano che i dettagli sull’acquisto degli swaps divenissero pubblici.
Il personale della Fed di New York e gli avvocati esterni della Davis Polk & Wardell avevano curato le comunicazioni di AIG agli investitori ed erano intervenuti con la Securities and Exchange Commission per proteggere i dettagli sulle transazioni d’acquisto, secondo un rapporto redatto da Issa. Che la Fed di New York, un organismo semi-governativo, sia stato in grado di dare ordini alla SEC, un’agenzia del ramo esecutivo, merita un’audizione al Congresso a parte.
In seguito, quando è diventato chiaro che le informazioni sarebbe state divulgate, uno dei componenti del gruppo di legali della Fed di New York, James Bergin, ha inviato una e-mail ai colleghi dicendo: “Sono portato a credere che questo treno partirà presto dalla stazione e dovremo concentrare i nostri sforzi su come spiegare questa storia nel miglior modo possibile. Ci sono state troppe persone coinvolte nelle trattative – troppe controparti, troppi avvocati e consulenti, troppa gente di AIG – per nascondere le informazioni ad un Congresso così deciso”.
Pensate all’enormità di queste affermazioni. Un membro di un organismo di poca responsabilità pubblica e che esiste per servire i banchieri si lamenta dell’impossibilità di tenere all’oscuro il Congresso.
Questo smentisce la cultura della segretezza molto diffusa all’interno della Fed di New York. Il presidente della Commissione Edolphus Towns ha fatto notare nel corso dell’audizione che la banca all’inizio si era rifiutata di divulgare persino i nomi delle altre banche che hanno tratto profitto dalle sue azioni, sostenendo che queste informazioni danneggerebbero in qualche modo AIG.
‘La propensione alla segretezza’
“In effetti, quando le informazioni sono state alla fine pubblicate, sotto pressione del Congresso, non è accaduto nulla”, ha affermato Towns. “Non hanno avuto assolutamente alcun effetto sulle attività o sulla situazione finanziaria di AIG. Ma hanno avuto un effetto sulla credibilità della Federal Reserve e hanno messo in discussione questa sua propensione alla segretezza”.
Ora, non sto dicendo che il Congresso dovrebbe immischiarsi nelle decisioni sui tassi di interesse o gestire nei minini dettagli la regolamentazione bancaria. Né penso che dovremmo tutti metterci in testa un cappello di carta stagnola [1] e iniziare ad inveire contro la Commissione Trilaterale.
Eppure dovrebbere ribollire a tutti quanti il sangue quando le agenzie irresponsabili e non elette scelgono i vincitori del sistema bancario cercando di dribblare il Congresso, proprio mentre i contribuenti sono obbligati a dare a prestito, spendere e garantire all’incirca 8 miliardi di dollari per sostenere il sistema finanziario.
di David Reilly
Se è vero che tre coincidenze fanno una prova, come diceva il grande principe del foro Carnelutti, che cosa succede quando le coincidenze sono decine? La Regione Lazio fa un concorso per assumere 141 impiegati e 25 dirigenti, si presentano in 94 mila e dei 116 già dichiarati vincitori ben 37 sono casualmente collaboratori dei politici: una decina riferibili al centrodestra e i restanti al centrosinistra. In Campania con una mano si tagliano le consulenze e con l’altra si confermano per tre anni 46 dirigenti in scadenza. La Liguria, ha raccontato il Sole 24 ore, bandisce un contratto per regolarizzare i precari regionali. Nelle Marche si approva un piano per stabilizzare i dipendenti a termine, senza escludere gli staff di assessori e consiglieri. Ma si potrebbe continuare, con i generosi stanziamenti anticrisi (1,2 miliardi) della Lombardia, il taglio dell’addizionale Irpef deciso dal Veneto... È in vista delle elezioni che molti amministratori locali danno il meglio di sé.
Le sanatorie, per esempio, sono un classico. E non soltanto quando interessano i precari. Semplicemente memorabile quella approvata dalla Regione Campania nel 2000, che riguardava la bellezza di 25.368 alloggi pubblici occupati abusivamente. Era un venerdì. Il venerdì precedente la domenica delle elezioni regionali. Ma come si può pretendere che la classe dirigente regionale non cada in tentazione prima del voto, se l’esempio del livello istituzionale superiore è quel che è? Basta vedere cosa accade tutte le volte che si comincia a sentire odore di scioglimento delle Camere. Da scuola è il caso dell’abolizione del canone Rai per gli ultrasettantacinquenni non abbienti, previsto nella Finanziaria 2008 con uno stanziamento simbolico di 500 mila euro.
Un mese dopo quella decisione improvvisamente si materializzavano le elezioni. Altrettanto improvvisamente, nel decreto milleproroghe, quei 500 mila euro diventavano 26 milioni, mentre spariva l’ostacolo rappresentato dall’obbligo di un successivo decreto per mettere in moto concretamente lo sgravio. L’obiettivo evidente era quello di rendere immediata l’esenzione, moltiplicare il numero dei beneficiari e incassare più voti. Ma non è andata esattamente così. Dei voti, neanche l’ombra. E due anni dopo, nell’indifferenza generale, i poveri anziani pagano sempre il canone nonostante siano esentati per legge: la Rai dice di aspettare ancora un decreto che nessuno sa di dover fare. Tutto questo a dimostrazione del fatto che talvolta scelte del genere possono essere perfino controproducenti. Anche se per chi le ha fatte non cambia niente.
Il conto tocca all’amministrazione che verrà dopo. Se si vincono le elezioni, bene: altrimenti, poco male. I sei milioni e mezzo di spesa in più che l’attuale Consiglio regionale del Lazio lascia in eredità al prossimo (l’aumento è dell’8,1%, dieci volte l’inflazione del 2009), in qualche modo salteranno fuori. Come anche i denari necessari alle iniziative clientelari di altre Regioni. I cui promotori devono soltanto sperare che un bel giorno i contribuenti elettori non si accorgano che a rimetterci, in fondo, sono sempre soltanto loro. Ecco perché, se ancora c’è tempo, tutti quanti dovrebbero darsi una bella regolata.
di Sergio Rizzo
Una giornalista parla di questo argomento che pare dimenticato da tutti i media. I lettori hanno risposto in modo massiccio intervenendo sul problema ma , i veri interessi sono chiari?Dovremo aspettare un altro Beppe Grillo, infatti quello attuale lo ha già dimenticato il problema. Evviva la sovranità virtuale. 
Ringrazio tutti coloro (e sono molti) che mi hanno scritto compiacendosi della pubblicazione su di quotidiano politico (Il Giornale) del mio articolo sulla questione della sovranità monetaria. Il silenzio da parte di tutti gli organi d’informazione, su un argomento determinante per l’indipendenza politica ed economica della Nazione come questo, è sempre stato così assoluto che l’apparizione di un solo articolo ha suscitato meraviglia e addirittura entusiasmo da parte dei lettori, sia di quelli che ignoravano del tutto il problema, sia e soprattutto di quelli che si battono da anni in questo campo ma che sanno bene che il silenzio dei giornalisti rappresenta la prova sostanziale dell’impossibilità di uscire dalla prigione.
Ebbene io prego tutti di non scrivere a me ma al Direttore Vittorio Feltri; di inondarlo di lettere, o nella rubrica apposita del sito web del Giornale, o in quella del quotidiano a stampa, oppure nelle rubriche riservate ai Lettori di altri organi di informazione perché, senza l’interesse e l’appoggio forte, esplicito, il più numeroso possibile dei Lettori, lo sforzo che è stato fatto per uscire allo scoperto non servirà a nulla.
Nessuno ci tornerà più sopra o, diciamo meglio, a nessuno sarà più permesso tornarci sopra. Si tratta di una battaglia davvero all’ultimo sangue, alla quale, però, tutti possono partecipare purché non si lasci spazio al silenzio neanche per un giorno. Banche, Banche, Banche: dobbiamo parlare sempre di Banche.
Faccio un esempio: coloro che abitano a Roma, non si sa per quale misteriosa ragione devono pagare la tassa per i rifiuti attraverso le agenzie della Banca Popolare di Sondrio. Viene logico domandarsi: Sondrio? Perché Sondrio? Il giro di denaro dei contribuenti del Comune di Roma è senza dubbio imponente, ma non sappiamo chi siano coloro che ci guadagnano visto che non conosciamo i nomi degli azionisti della Banca Popolare di Sondrio. Perché mai non dovrebbero essere i cittadini di Roma? Insomma si torna al problema principale: perché le Istituzioni - comunali, provinciali, regionali, nazionali - si servono di banche? E nel caso fosse utile servirsi di banche, perché debbono essere “private”? Perché i cittadini non debbono sapere chi ci guadagna e non essere eventualmente essi stessi a guadagnarci? Perché lo Stato non può possedere una sua banca? (Lo ripetiamo nel caso qualcuno ancora non lo sapesse: la Banca d’Italia non è la “Banca d’Italia” in quanto appartiene ad azionisti privati; dovremmo anzi proporci anche il compito di farle cambiare il nome per non indurre in errore i cittadini). Quello che per ora si può cominciare a fare è mettere in pubblico il nome delle banche di cui si servono gli Amministratori dei Comuni nei quali abitano i lettori di questo sito e di altri siti interessati alla questione monetaria. Certamente saranno molti i cittadini che, come si sorprendono gli abitanti di Roma di dover pagare la tassa per i rifiuti alla Banca di Sondrio, si sorprenderanno delle stranissime scelte, o predilezioni bancarie, dei propri amministratori. E’ probabile che ne vedremo delle belle e che, incrociando i dati, riusciremo forse a capire quali interessi possano avere oltre che Roma a Sondrio anche, chissà, Palermo a Trieste.
Marco della Luna, uno degli autori del bellissimo saggio intitolato “Euroschiavi” (Arianna ed.), si occupa con il suo Centro Studi Monetario proprio di questo tipo di accertamento: chi siano gli azionisti delle Banche. Contiamo sul suo aiuto, anche se la questione principale rimane la mancanza di sovranità monetaria dell’Italia. A dire la verità questa mancanza, naturalmente decisa a suo tempo da “maschi”, appare alle donne addirittura assurda, anzi comica, in quanto nessuno al mondo sa meglio delle donne come la loro minorità sociale, la difficoltà insuperabile a diventare “libere”, quali che fossero i loro meriti e i loro sforzi, ha attraversato pietrificata secoli e secoli solo e soltanto per questo motivo: non avevano denaro proprio e non se lo potevano procurare lavorando (per questo le prostitute si vantavano di essere libere a fronte delle donne “per bene”: guadagnavano dei soldi). Si può chiacchierare oggi quanto si vuole esaltando la dichiarazione dei diritti dell’Uomo, l’uguaglianza di tutti gli individui, quale che sia il sesso, la religione, ecc. ecc., ma è stato il lavoro retribuito, o meglio, è stato soltanto poter possedere in proprio del denaro a rendere le donne libere e indipendenti.
Come può, dunque, una Nazione essere “libera” se non è padrona dei soldi con i quali vive? La cosa più grottesca, poi, è la “giustificazione” che viene invocata per tale stato di cose: i politici non saprebbero regolare nel modo giusto il flusso del denaro da immettere nel mercato se fossero liberi di crearlo. Non vogliamo neanche evocare le terribili crisi economiche che si sono succedute nel tempo, provocate con il loro comportamento dagli abilissimi banchieri messi al posto dei politici proprio, a sentir loro, perché questo non accadesse. Rispondere con questa evocazione sarebbe come avallare una tale presa in giro dei cittadini. Nel momento in cui ai politici abbiamo devoluto, in nostra rappresentanza, il potere di fare le leggi, abbiamo devoluto tutto, assolutamente tutto quello che ci riguarda. Ben più che la quantità di denaro necessaria al mercato: il nostro territorio, il rapporto con amici e nemici, guerra, tassazione, diritto, educazione dei nostri figli. La costituzione italiana afferma che la sovranità appartiene al popolo. Quindi anche quella monetaria. Si tratta di studiare un modo per riappropriarsene. Esistono già diverse proposte in proposito. Ritengo che rivolgersi ai magistrati per delle cause singole, come indicato da alcuni studiosi del problema, sia un sistema, per quanto giusto in teoria, troppo lento e poco efficace a livello di consapevolezza collettiva in quanto, anche quando le cause si concludono con una vittoria del cittadino, sussiste pur sempre il silenzio dei mezzi d’informazione che le sprofonda nel nulla. Io mi auguro che si formi un Partito, nel quale convergano, superando piccole differenze di punti di vista, tutti i movimenti già esistenti, un Partito che si presenti all’opinione pubblica con l’unica etichetta della battaglia contro i Banchieri per riappropriarsi della sovranità monetaria. E’ questo l’unico modo, dato che vi sono obbligati per legge, per costringere i giornalisti a parlarne e per poter discutere apertamente di problemi di cui la maggioranza dei cittadini è all’oscuro. So che è difficile rinunciare a ciò che contraddistingue un gruppo dall’altro, ma nessuna battaglia è “per l’Italia” più di questa. E- ne sono sicura- non soltanto per l’Italia. Diversi paesi (in questi giorni si è spesso alluso alla Grecia, che però, piccola e povera com’è, non ha avuto il coraggio di mettersi contro l’UE) non desiderano altro che avere un buon motivo per rinunciare all’euro e allontanarsi anche così a poco a poco da quel Impero in fallimento che è l’Unione Europea.
Il progetto ultimo dei banchieri - una sola moneta in tutto il mondo, un solo governo in tutto il mondo – è con tutta evidenza un progetto privo di realtà. E’ questo che dobbiamo gridare a viso aperto: i grandi Banchieri che ci guidano sono dei folli giocolieri privi di principio di realtà, pronti a gettare al vento vite, valori, affetti di tutto il pianeta così come ne hanno gettato al vento le ricchezze nell’ultima crisi. I loro sogni di potere globale sono vuoti tanto quanto i “salsicciotti” con i quali hanno riempito le Borse di tutto il mondo. Denunciarli è un dovere assoluto, fermarli è un dovere assoluto.
di Ida Magli