Si dice che in Italia il Governo non ci sia e che quando finalmente si fa notare è soltanto per peggiorare le cose.   In un certo senso non si può negare questa situazione che fino a   qualche tempo fa era almeno attenuata da una politica estera saggia e   coraggiosa, miseramente smarritasi nel deserto libico, tra le dune   iraniane e nella steppa russa. Da Tripoli ci stanno cacciando a pedate   francesi e inglesi, da Teheran siamo scappati alle prime minacce degli   americani e con Mosca ci siamo evirati da soli dopo le giravolte sul   South Stream.Ma se è vero che il Belpaese va alla deriva senza timonieri   occorre ugualmente dire che l’ammutinamento dei partiti di   centro-sinistra nei luoghi della dialettica democratica non facilita   l’inversione della rotta. Oggi tutto è riposto nelle mani di vertici   istituzionali che utilizzano impropriamente la loro carica per smentire   od ostacolare qualsiasi decisione prendano il Premier ed il suo   Gabinetto. Tra i rimbrotti di un Presidente della Camera bello,   abbronzato e con la stessa passione obamiana per i fondali marini e le   reprimende di un Presidente della Repubblica che parla un ottimo inglese   e si muove con una sospetta ed umbertina regalità atlantica, si stanno   esaurendo le speranze peninsulari di evitare il decisivo assalto   piratesco alla sua sovranità nazionale. I due reggenti di Montecitorio e   del Quirinale stanno sopperendo allo scoordinamento dell’opposizione,   incapace di formare un’unica massa d’urto contro l’odiato caimano nano   (tale specie esiste davvero in natura e non soltanto in politica),   utilizzando le loro esclusive prerogative istituzionali come una   trappola per topi adattata ai rettili. Non c’è più quella storica   sinergia tra organi dello Stato, indispensabile a tenere unita la   nazione in fasi storiche delicate come quella in corso, perché esso è   stato svuotato della sua identità per essere riconvertito in una agenzia   di disbrigo degli affari stranieri. Inoltre, tanto Fini che Napolitano   devono supplire all’immobilismo e alla mancanza di idee del principale   partito della coalizione, lasciato nelle mani di un dipendente della   premiata tortellineria Giovanni Rana, il quale si scuoce nel brodo delle   sue correnti e si fa cucinare da un ex Pm con la vocazione per le cene   segrete e i minestroni giustizialisti. Bersani, nel tentativo di  tenere  insieme le disiecta membra dell’alleanza, sta pure snaturando le  sue  qualità. Messi da parte gli studi ha preso a bighellonare sui  tetti e  nelle piazze come un qualunque debosciato fuori corso. Il  risultato è  ovviamente pessimo. Egli si atteggia a manifestante esperto  ma si muove  meccanicamente come un grigio burocrate di partito nel bel  mezzo di un  rave party. Dopo un po’ il trucco si vede e così partono  bordate di  fischi contro il suo mascheramento posticcio. Se B. regge  ancora,  nonostante la tempesta che investe lui e la sua maggioranza, lo  deve  pertanto all’incapacità dei suoi nemici che pure con l’aiuto di  ambienti  internazionali e con l’appoggio di una magistratura  "persecutoria" non  sono in grado di speronarlo definitivamente. Nel  frattempo però a finire  fuori carreggiata è il Paese che sbanda sui  dossi della crisi e si  avvicina pericolosamente alla scarpata. Sulla  via del multipolarismo ci  sono tanti crocicchi e prima ancora di  giungere ai bivi dell'Epoca si  deve sapere almeno dove si sta andando  per non ritrovarsi al punto di  partenza o persino ancora più indietro  rispetto allo start. Il percorso  può essere modificato strada facendo  ma senza dimenticare la meta  finale. Veniamo dai fasti dei secoli  passati e vogliamo giungere dove il  futuro riserverà all’Italia il  posto che le spetta. Marciamo in cattiva  compagnia e con guide corrotte  che ci sviano nelle selve oscure per  farci sbranare dai lupi. Non  possiamo pertanto assecondare chi vuol fare  di noi agnellini da  banchetto che finiscono immancabilmente o  sacrificati o divorati.  Questo nelle storielle, figurarsi nella Storia  con la S maiuscola.  L'Italia merita tutt'altro finale della favola.
di Gianni Petrosillo
