10 ottobre 2011

Non è più il tempo delle parole




http://baskerville.blog.kataweb.it/files/baskerville/images/roger_olmos.jpg

Non è più il tempo delle parole. È venuto quello della violenza. Non intendo, naturalmente, la violenza terroristica. Del terrorismo ne abbiamo avuto abbastanza, in Italia, negli anni Settanta e nei primi Ottanta, un terrorismo favorito dall'inerzia e a volte dalla complicità, soprattutto di una parte del Partito socialista, della classe dirigente che non fece nulla per combatterlo finché uccideva gli Mtaj stracci, agenti di custodia, vigili urbani, operai, baristi, e si svegliò solo dopo il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro quando si rese conto che anche i propri esponenti, e non solo cittadini comuni, potevano esserne colpiti. Oltretutto quel terrorismo cavalcava un'ideologia morente, il marxismo-leninismo, che si sarebbe dissolto di lì a pochi anni col crollo dell'Unione Sovietica. In ogni caso il terrorismo, oltre a rafforzare le classi dirigenti che dice di voler combattere, non è moralmente accettabile se non quando si rivolge contro truppe straniere che occupano il territorio nazionale, come avviene in Afghanistan e come fu quello della resistenza italiana peraltro ininfluente, a differenza di quella afgana, dal punto di vista militare.
La violenza di cui parlo qui è quella di massa, non armata ma disposta a lasciare sul terreno qualche morto, com'è stata quella tunisina che nel giro di due soli giorni ha spazzato via il dittatore Ben Alì.
La violenza di massa, di popolo, è giustificata, anzi resa necessaria, da tre elementi. Il primo è generale. Gli altri due riguardano precisamente l'Italia.
1) La democrazia rappresentativa, come credo di aver dimostrato in "Sudditi. Manifesto contro la democrazia", non è la democrazia, ma un sistema di oligarchie, politiche ed economiche, che schiacciano il singolo, colui che conserva quel tanto di rispetto di sé, dal rifiutare gli umilianti infeudamenti a una di queste mafie, e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata.
2) Nelle altre democrazie occidentali questa sostanza di fondo viene mascherata con un rispetto delle forme della democrazia. Non è molto, ma è perlomeno qualcosa perché, come diceva La Rochefoucauld, "l'ipocrisia è il prezzo che il vizio paga alla virtù". In Italia sono saltate anche le forme della democrazia. Si accetta, come cosa naturale, che delinquenti, criminali, troie siano i nostri cosiddetti rappresentanti. E la nostra libertà si riduce a scegliere, ogni cinque anni, da quale delinquente o puttana preferiamo essere comandati. Che questa classe dirigente, di maggioranza ma anche di opposizione, non faccia più nemmeno finta di occuparsi del bene collettivo ma pensi solo ad autoperpetuarsi lo si è visto con chiarezza in questa crisi economica. È stato tutto un azzuffarsi per scaricarsi l'un l'altro responsabilità che sono, sia pur in misura diversa, di tutti e per ritagliarsi ulteriori microfettine o macrofettone di potere.
Mentre agli italiani, anche e soprattutto a quelli che hanno lavorato onestamente tutta una vita, si chiedevano altri sacrifici, costoro si tenevano ben stretti i propri privilegi. Noi, per questa classe di parassiti profumatamente pagati per non fare assolutamente nulla, come i nobili dell'ancien régime, non siamo che asini al basto, pecore da tosare.
1) Poi c'è il fenomeno Berlusconi. Un presidente del Consiglio che definisce il Paese che ha governato per dieci anni "un Paese di merda" non lo si era ancora mai visto, sotto nessuna latitudine. Ci aspettavamo quindi un sussulto, un soprassalto di dignità da parte degli italiani. Non per un malinteso senso di orgoglio nazionale, ma perché, quell'espressione offende tutti noi, uomini e donne, singolarmente presi, dandoci dei "pezzi di merda". Ci aspettavamo quindi che gli italiani scendessero in strada, non per il solito e inconcludente sciopero alla Camusso, ma per dirigersi, con bastoní, con randelli, con mazze da baseball, con forconi verso la villa di Arcore o Palazzo Grazioli o qualsiasi altro bordello abitato dall'energumeno, per cercare di sfondare i cordoni di polizia e l'esercito privato da cui, come un signorotto feudale, si fa proteggere, per dargli il fatto suo. Invece la cosa, di una gravità inaudita, è passata come se nulla fosse. Anzi sul sito del Corriere della Sera Pierluigi Battista ha difeso Berlusconi affermando che dire che "l'Italia è un Paese di merda" non è reato.
Che c'entra? Non tutte le cose che hanno rilevanza politica sono reati. Se un premier dicesse "da oggi tutti gli stipendi sono dimezzati" nemme-
no questo sarebbe un reato, ma non per ciò i cittadini perderebbero il diritto di difendersi. Fino a quando tollereremo che questo mitomane schizoide, questa faccia di bronzo, questa faccia di palta, questa faccia
di merda, questo corruttore di magistrati, (nessuno crederà, sul serio, che Prevìti abbia pagato in proprio il giudice Metta per "aggiustare" il Lodo Mondadori a favor di Fininvest), corruttore di testimoni (Mills), corruttore della Guardia di Finanza, concussore della polizia (caso Ruby), creatore dí colossali "fondi neri", campione dell'evasione e dell'"elusione", ci insulti impunemente e altrettanto impunemente violi quelle leggi che noi cittadini siamo chiamati invece a rispettare?
Ma, in fondo, Berlusconi è utile. Perché, con la sua arroganza, con la mancanza di qualsiasi prudenza, smaschera la sostanza della democrazia, di qualsiasi democrazia: impunità per i membri delle oligarchie dominanti, "in galera subito e buttare via le chiavi" per i reati da strada che son quelli commessi dai povericristí.
La solita, vecchia, cara, schifosa giustizia di classe.
Le democrazie rappresentative vanno quindi abbattute. E non è affatto necessario, come le oligarchie dominanti vogliono far credere per poter continuare a ruminare in tranquillità i propri privilegi, che siano seguite da dittature. Sí può pensare a sistemi comunitari, a una sorta dì feudalesimo senza feudatari, o ad altro. Comunque cominciamo a liberarci di questo sistema. Ciò che verrà dopo si vedrà. Quello che non è più possibile tollerare è continuare a star seduti, come se nulla fosse, su una truffa che dura da due secoli.

di Massimo Fini


09 ottobre 2011

Il rating nostrano

Il mercato sconta mesi (o anni) prima, le informazioni; se non fosse così, i PDN non guadagnerebbero ed i QQQ non perderebbero...

Supponete, per assurdo, che non ci fossero PDN (investitori informati ed accorti) né tantomeno QQQ (investitori disinformati e polli)... tutti i partecipanti al gioco, dunque, pendessero dalle labbra delle agenzie di rating o dalle altre fonti di informazione.

Bene; se così fosse, cosa succederebbe nel momento in cui una notizia price sensitive arrivasse sul mercato?

Tutti a comprare se la notizia fosse positiva... e tutti a vendere se fosse negativa.

E chi ci guadagnerebbe?

Nessuno. Non ci sarebbe alcun profitto... non ci sarebbe "mercato" (il mercato presuppone che alcuni guadagnano ed altri perdono)... e, quindi, non ci sarebbero neanche scambi.

In poche parole: se il "mercato" non scontasse prima le informazioni... il mercato stesso non esisterebbe.

Il mercato, dunque, per esistere deve scontare in anticipo le condizioni future (... buy the rumours and sell the news...).

Per fare un esempio banale: i PDN non comprano Fiat per gli utili che sta facendo nel 2011, ma per quelli che farà dal 2012 in poi.

Per restare, quindi, nell'ambito rating del debito sovrano italiano, in un recente report scrivevo che i rating delle tre agenzie (Moody's, S&P e Fitch) sono superati di anni luce dai rating effettivi, già impliciti nei prezzi di mercato. Tant'è che quando le situazioni "esplodono" (Argentina, Russia, Grecia etc..) le agenzie sono costrette ad inseguire quei prezzi di mercato (che incorporano già il default probabile) con tagli profondissimi dei loro precedenti rating...

In quello stesso report scrivevo che lo spread tra Btp e Bund (arrivato adesso in prossimità dei 400 punti base), incorpora un rating dell'Italia intorno alla B (probabilità di fallimento a 5 anni intorno al 35%) molto più basso di quanto S&P gli abbia assegnato qualche giorno fa (A)... ovvero probabilità di fallimento inferiore all'1%...

Picciotti, mi state seguendo?

Il taglio di rating da parte di S&P è, allo stato dei fatti, una supercazzola e, il mercato, è già anni luce avanti... tra il rating di S&P (A) e quello incorporato nei prezzi di mercato (B) ci sono ben NOVE gradini... tanti quanti, cioè, ne passano tra una probabilità di fallimento inferiore all'1% e un'altra intorno al 35%.

Allora queste agenzie sono superate costantemente dai mercati?

E che novità è... certo che lo sono...??!!

... Fin qui i loro rating "sopravvalutati" non hanno "risparmiato" agli investitori "disattenti" delle grandiose "cetriolate DeLuxe" (Lehman, Subprime, Parmalat etc..).

Picciotti, le agenzie sono pagate dalle aziende o dagli Stati di cui fanno le valutazioni... cos'altro vi aspettereste se non "giudizi molto benevoli ed addomesticati"?

Torniamo, per fare un esempio concreto, all'Italia: Berlusconi si è "lamentato" del "giudizio politico" relativo al recente downgrade di S&P... ma non ha fatto alcun riferimento al fatto che i prezzi di mercato dei Btp italiani scontano un rating di nove gradini inferiore.

Adesso ditemi, se S&P è "comunista"... come sono i mercati (che già da mesi sono nove gradini più in basso di S&P)?

Al signor Berlusconi, dunque, bisognerebbe chiedere: quanti soldi da lo Stato italiano alle agenzie di rating, affinché queste gli accordino dei giudizi tanto benevoli (nove gradini superiori ai rating di mercato)?

Avete capito come ci pigliano per il culo?

Da una parte quelli (le agenzie) che fingono di fare la faccia feroce (minacciando altri downgrade di uno o due gradini, mentre il mercato è già nove gradini sotto) e dall'altra questi (Berlusconi e la sua corte di nani e ballerine) che se ne lamentano "vibratamente"... facendo finta di dimenticare che nessuno, sano di mente, comprerebbe i Btp italiani, se fossero prezzati secondo i rating delle agenzie.

Mi capite?

E chi la pijia nder culo?

Tutti quelli che ci credono (per quanto incredibile possa sembrare, ancora ce ne sono) ed hanno comprato Btp come se, davvero, l'Italia avesse una probabilità inferiore all'1% di fare default.

E chi sono quelli che non ci credono... (tutti pericolosi speculatori comunisti... ovviamente)?

Leggete la seguente notizia d'agenzia odierna: ... Lloyd's of London, il più antico gruppo assicurativo inglese, ha ritirato i depositi dalle banche di alcuni Paesi periferici dell'Eurozona. Lo riporta Bloomberg, citando le parole di Luke Savage, direttore finanziario del gruppo, contattato telefonicamente dall'agenzia Usa. Ieri erano circolate indiscrezioni relative a un'operazione analoga effettuata dal primo gruppo ingegneristico europeo: la tedesca Siemens...

I Lloyd di Londra e la Siemens, questi noti bolscevichi, hanno ritirato i depositi dalle banche dei Piigs... perché?

Per il semplicissimo motivo che queste sono piene di titoli di Stato italiani, greci, portoghesi... etc.. il cui valore continua a scendere... e, dunque, se continua così, temono un default fragoroso...

Sono loro (prima di loro avevano fatto lo stesso la Deutche Bank ed altri ben noti leninisti dello stesso tenore) che, infischiandosene dei rating di S&P (e degli altri due compari), ritirano i loro piccioli e spingono in alto gli spread...

... E codesti, non solo se ne sbattono i ciufoli dei rating ufficiali... ma si muovono sempre prima di tutti gli altri.

... Non so se mi ho capito...??

di G. Migliorino

08 ottobre 2011

Documenti segreti sulla tragedia di Ustica: i missili dei caccia francesi Nato

Documenti segreti libici svelano la tragedia di Ustica e come Gheddafi si salvò riparando a Malta

ustica_-_dc-9-itavia-ustica
Secondo i resoconti dei media italiani, i documenti riservati trovati negli archivi del servizio segreto libico, dopo la caduta di Tripoli, che sono ora nelle mani di Human Rights Watch, dimostrano ciò che ha provocato l’abbattimento del Dc-9 Itavia sul Mediterraneo, presso l’isola di Ustica, il 27 giugno 1980. Ottantuno persone a bordo del volo, sulla rotta da Bologna a Palermo, sono morte.

Come si è a lungo sospettato, i documenti confermano che un missile aveva colpito l’aereo, dopo che era stato scambiato per un aereo che trasportava il leader libico Muammar Gheddafi.

Secondo i documenti, due jet francesi all’inizio attaccarono l’aereo, e poi s’impegnarono in un duello con un solitario caccia MiG, che portava le insegne della Jamahiriya, e che si pensava scortasse il colonnello Gheddafi, fino a quando non impattò nella regione montuosa della Sila, nel sud d’Italia. Il colonnello Gheddafi, informato in tempo dell’attacco, riparò a Malta, dove atterrò col suo Tupolev, secondo i documenti.

Sembrerebbe, dalle carte dei servizi segreti trovate, che Gheddafi sia stato informato dai servizi segreti italiani (SISMI), che stava per essere attaccato, e aveva cercato rifugio a Malta.

Le autorità italiane hanno isolato l’area in cui il MiG cadde, e un giornalista e un fotografo, che cercavano di scoprirne la vicenda, al momento, furono arrestati e trattenuti per ore dalla polizia, fino a che non svelarono ciò che avevano documentato. Più tardi, le autorità libiche affermarono che il pilota del MiG era in volo di addestramento, quando avrebbe perso la rotta. Il suo cadavere, che era già stato sepolto, fu riesumato; l’autopsia venne effettuata e il cadavere fu poi rimpatriato in Libia. Pochi giorni dopo, il 7 luglio 1980, una bomba distrusse gli uffici della Libyan Arab Airlines, a Freedom Square, a La Valletta, e ci fu anche un tentativo di incendio doloso dell’Istituto libico di Cultura, a Palace Square, in quel periodo.

Secondo un libro del giornalista e storico francese, Henri Weill, la bomba e l’incendio doloso furono opera dei servizi segreti francesi, lo SDECE, come anche un attacco a una nave libica, a Genova. Poi, meno di un mese dopo, il 2 agosto 1980, un’enorme bomba distrusse la maggior parte della stazione ferroviaria di Bologna, e 80 persone furono uccise. La responsabilità dell’attacco terroristico non è mai stata stabilita con certezza. Proprio questa settimana, un tribunale italiano ha ordinato al governo di pagare 100 milioni di euro di danni civili ai parenti delle 81 persone uccise nel disastro aereo del 1980, che tuttora rimane ancora uno dei misteri più duraturi dell’Italia, almeno fino a quando i documenti scoperti questa settimana, saranno studiati a fondo.

Il governo italiano ha dichiarato che avrebbe fatto ricorso contro la decisione del tribunale civile di Palermo, che ritiene i ministeri della difesa e dei trasporti responsabili di aver omesso di garantire la sicurezza del volo. Tra le altre teorie sulle cause dell’incidente, vi era quella di una bomba a bordo o che l’aereo fosse stato accidentalmente preso in mezzo a un duello aereo.

L’avvocato Daniele Osnato, che insieme a un manipolo di avvocati rappresentati i parenti delle 81 vittime, ha detto che la giustizia è stata finalmente fatta. Oltre a determinare che i ministeri competenti non erano riusciti a proteggere il volo, ha detto, il tribunale ha anche concluso che erano colpevoli di aver nascosto la verità e di aver distrutto le prove.

Un’altra teoria sul dogfight aereo, aveva avuto credito dal giudice Rosario Priore, il quale aveva inizialmente accusato dei generali di esserne i responsabili. Il giudice Priore aveva teorizzato che un missile, lanciato da un caccia statunitense o da un altro aereo della NATO, avesse accidentalmente colpito il jet di linea interna italiano, durante il tentativo di abbattere un aereo libico.

Funzionari francesi, statunitensi e della NATO, hanno a lungo negato qualsiasi attività militare nei cieli, quella notte.

Fonte originale in inglese: AlFatah69
Traduzione italiana di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: libyanfreepress

10 ottobre 2011

Non è più il tempo delle parole




http://baskerville.blog.kataweb.it/files/baskerville/images/roger_olmos.jpg

Non è più il tempo delle parole. È venuto quello della violenza. Non intendo, naturalmente, la violenza terroristica. Del terrorismo ne abbiamo avuto abbastanza, in Italia, negli anni Settanta e nei primi Ottanta, un terrorismo favorito dall'inerzia e a volte dalla complicità, soprattutto di una parte del Partito socialista, della classe dirigente che non fece nulla per combatterlo finché uccideva gli Mtaj stracci, agenti di custodia, vigili urbani, operai, baristi, e si svegliò solo dopo il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro quando si rese conto che anche i propri esponenti, e non solo cittadini comuni, potevano esserne colpiti. Oltretutto quel terrorismo cavalcava un'ideologia morente, il marxismo-leninismo, che si sarebbe dissolto di lì a pochi anni col crollo dell'Unione Sovietica. In ogni caso il terrorismo, oltre a rafforzare le classi dirigenti che dice di voler combattere, non è moralmente accettabile se non quando si rivolge contro truppe straniere che occupano il territorio nazionale, come avviene in Afghanistan e come fu quello della resistenza italiana peraltro ininfluente, a differenza di quella afgana, dal punto di vista militare.
La violenza di cui parlo qui è quella di massa, non armata ma disposta a lasciare sul terreno qualche morto, com'è stata quella tunisina che nel giro di due soli giorni ha spazzato via il dittatore Ben Alì.
La violenza di massa, di popolo, è giustificata, anzi resa necessaria, da tre elementi. Il primo è generale. Gli altri due riguardano precisamente l'Italia.
1) La democrazia rappresentativa, come credo di aver dimostrato in "Sudditi. Manifesto contro la democrazia", non è la democrazia, ma un sistema di oligarchie, politiche ed economiche, che schiacciano il singolo, colui che conserva quel tanto di rispetto di sé, dal rifiutare gli umilianti infeudamenti a una di queste mafie, e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata.
2) Nelle altre democrazie occidentali questa sostanza di fondo viene mascherata con un rispetto delle forme della democrazia. Non è molto, ma è perlomeno qualcosa perché, come diceva La Rochefoucauld, "l'ipocrisia è il prezzo che il vizio paga alla virtù". In Italia sono saltate anche le forme della democrazia. Si accetta, come cosa naturale, che delinquenti, criminali, troie siano i nostri cosiddetti rappresentanti. E la nostra libertà si riduce a scegliere, ogni cinque anni, da quale delinquente o puttana preferiamo essere comandati. Che questa classe dirigente, di maggioranza ma anche di opposizione, non faccia più nemmeno finta di occuparsi del bene collettivo ma pensi solo ad autoperpetuarsi lo si è visto con chiarezza in questa crisi economica. È stato tutto un azzuffarsi per scaricarsi l'un l'altro responsabilità che sono, sia pur in misura diversa, di tutti e per ritagliarsi ulteriori microfettine o macrofettone di potere.
Mentre agli italiani, anche e soprattutto a quelli che hanno lavorato onestamente tutta una vita, si chiedevano altri sacrifici, costoro si tenevano ben stretti i propri privilegi. Noi, per questa classe di parassiti profumatamente pagati per non fare assolutamente nulla, come i nobili dell'ancien régime, non siamo che asini al basto, pecore da tosare.
1) Poi c'è il fenomeno Berlusconi. Un presidente del Consiglio che definisce il Paese che ha governato per dieci anni "un Paese di merda" non lo si era ancora mai visto, sotto nessuna latitudine. Ci aspettavamo quindi un sussulto, un soprassalto di dignità da parte degli italiani. Non per un malinteso senso di orgoglio nazionale, ma perché, quell'espressione offende tutti noi, uomini e donne, singolarmente presi, dandoci dei "pezzi di merda". Ci aspettavamo quindi che gli italiani scendessero in strada, non per il solito e inconcludente sciopero alla Camusso, ma per dirigersi, con bastoní, con randelli, con mazze da baseball, con forconi verso la villa di Arcore o Palazzo Grazioli o qualsiasi altro bordello abitato dall'energumeno, per cercare di sfondare i cordoni di polizia e l'esercito privato da cui, come un signorotto feudale, si fa proteggere, per dargli il fatto suo. Invece la cosa, di una gravità inaudita, è passata come se nulla fosse. Anzi sul sito del Corriere della Sera Pierluigi Battista ha difeso Berlusconi affermando che dire che "l'Italia è un Paese di merda" non è reato.
Che c'entra? Non tutte le cose che hanno rilevanza politica sono reati. Se un premier dicesse "da oggi tutti gli stipendi sono dimezzati" nemme-
no questo sarebbe un reato, ma non per ciò i cittadini perderebbero il diritto di difendersi. Fino a quando tollereremo che questo mitomane schizoide, questa faccia di bronzo, questa faccia di palta, questa faccia
di merda, questo corruttore di magistrati, (nessuno crederà, sul serio, che Prevìti abbia pagato in proprio il giudice Metta per "aggiustare" il Lodo Mondadori a favor di Fininvest), corruttore di testimoni (Mills), corruttore della Guardia di Finanza, concussore della polizia (caso Ruby), creatore dí colossali "fondi neri", campione dell'evasione e dell'"elusione", ci insulti impunemente e altrettanto impunemente violi quelle leggi che noi cittadini siamo chiamati invece a rispettare?
Ma, in fondo, Berlusconi è utile. Perché, con la sua arroganza, con la mancanza di qualsiasi prudenza, smaschera la sostanza della democrazia, di qualsiasi democrazia: impunità per i membri delle oligarchie dominanti, "in galera subito e buttare via le chiavi" per i reati da strada che son quelli commessi dai povericristí.
La solita, vecchia, cara, schifosa giustizia di classe.
Le democrazie rappresentative vanno quindi abbattute. E non è affatto necessario, come le oligarchie dominanti vogliono far credere per poter continuare a ruminare in tranquillità i propri privilegi, che siano seguite da dittature. Sí può pensare a sistemi comunitari, a una sorta dì feudalesimo senza feudatari, o ad altro. Comunque cominciamo a liberarci di questo sistema. Ciò che verrà dopo si vedrà. Quello che non è più possibile tollerare è continuare a star seduti, come se nulla fosse, su una truffa che dura da due secoli.

di Massimo Fini


09 ottobre 2011

Il rating nostrano

Il mercato sconta mesi (o anni) prima, le informazioni; se non fosse così, i PDN non guadagnerebbero ed i QQQ non perderebbero...

Supponete, per assurdo, che non ci fossero PDN (investitori informati ed accorti) né tantomeno QQQ (investitori disinformati e polli)... tutti i partecipanti al gioco, dunque, pendessero dalle labbra delle agenzie di rating o dalle altre fonti di informazione.

Bene; se così fosse, cosa succederebbe nel momento in cui una notizia price sensitive arrivasse sul mercato?

Tutti a comprare se la notizia fosse positiva... e tutti a vendere se fosse negativa.

E chi ci guadagnerebbe?

Nessuno. Non ci sarebbe alcun profitto... non ci sarebbe "mercato" (il mercato presuppone che alcuni guadagnano ed altri perdono)... e, quindi, non ci sarebbero neanche scambi.

In poche parole: se il "mercato" non scontasse prima le informazioni... il mercato stesso non esisterebbe.

Il mercato, dunque, per esistere deve scontare in anticipo le condizioni future (... buy the rumours and sell the news...).

Per fare un esempio banale: i PDN non comprano Fiat per gli utili che sta facendo nel 2011, ma per quelli che farà dal 2012 in poi.

Per restare, quindi, nell'ambito rating del debito sovrano italiano, in un recente report scrivevo che i rating delle tre agenzie (Moody's, S&P e Fitch) sono superati di anni luce dai rating effettivi, già impliciti nei prezzi di mercato. Tant'è che quando le situazioni "esplodono" (Argentina, Russia, Grecia etc..) le agenzie sono costrette ad inseguire quei prezzi di mercato (che incorporano già il default probabile) con tagli profondissimi dei loro precedenti rating...

In quello stesso report scrivevo che lo spread tra Btp e Bund (arrivato adesso in prossimità dei 400 punti base), incorpora un rating dell'Italia intorno alla B (probabilità di fallimento a 5 anni intorno al 35%) molto più basso di quanto S&P gli abbia assegnato qualche giorno fa (A)... ovvero probabilità di fallimento inferiore all'1%...

Picciotti, mi state seguendo?

Il taglio di rating da parte di S&P è, allo stato dei fatti, una supercazzola e, il mercato, è già anni luce avanti... tra il rating di S&P (A) e quello incorporato nei prezzi di mercato (B) ci sono ben NOVE gradini... tanti quanti, cioè, ne passano tra una probabilità di fallimento inferiore all'1% e un'altra intorno al 35%.

Allora queste agenzie sono superate costantemente dai mercati?

E che novità è... certo che lo sono...??!!

... Fin qui i loro rating "sopravvalutati" non hanno "risparmiato" agli investitori "disattenti" delle grandiose "cetriolate DeLuxe" (Lehman, Subprime, Parmalat etc..).

Picciotti, le agenzie sono pagate dalle aziende o dagli Stati di cui fanno le valutazioni... cos'altro vi aspettereste se non "giudizi molto benevoli ed addomesticati"?

Torniamo, per fare un esempio concreto, all'Italia: Berlusconi si è "lamentato" del "giudizio politico" relativo al recente downgrade di S&P... ma non ha fatto alcun riferimento al fatto che i prezzi di mercato dei Btp italiani scontano un rating di nove gradini inferiore.

Adesso ditemi, se S&P è "comunista"... come sono i mercati (che già da mesi sono nove gradini più in basso di S&P)?

Al signor Berlusconi, dunque, bisognerebbe chiedere: quanti soldi da lo Stato italiano alle agenzie di rating, affinché queste gli accordino dei giudizi tanto benevoli (nove gradini superiori ai rating di mercato)?

Avete capito come ci pigliano per il culo?

Da una parte quelli (le agenzie) che fingono di fare la faccia feroce (minacciando altri downgrade di uno o due gradini, mentre il mercato è già nove gradini sotto) e dall'altra questi (Berlusconi e la sua corte di nani e ballerine) che se ne lamentano "vibratamente"... facendo finta di dimenticare che nessuno, sano di mente, comprerebbe i Btp italiani, se fossero prezzati secondo i rating delle agenzie.

Mi capite?

E chi la pijia nder culo?

Tutti quelli che ci credono (per quanto incredibile possa sembrare, ancora ce ne sono) ed hanno comprato Btp come se, davvero, l'Italia avesse una probabilità inferiore all'1% di fare default.

E chi sono quelli che non ci credono... (tutti pericolosi speculatori comunisti... ovviamente)?

Leggete la seguente notizia d'agenzia odierna: ... Lloyd's of London, il più antico gruppo assicurativo inglese, ha ritirato i depositi dalle banche di alcuni Paesi periferici dell'Eurozona. Lo riporta Bloomberg, citando le parole di Luke Savage, direttore finanziario del gruppo, contattato telefonicamente dall'agenzia Usa. Ieri erano circolate indiscrezioni relative a un'operazione analoga effettuata dal primo gruppo ingegneristico europeo: la tedesca Siemens...

I Lloyd di Londra e la Siemens, questi noti bolscevichi, hanno ritirato i depositi dalle banche dei Piigs... perché?

Per il semplicissimo motivo che queste sono piene di titoli di Stato italiani, greci, portoghesi... etc.. il cui valore continua a scendere... e, dunque, se continua così, temono un default fragoroso...

Sono loro (prima di loro avevano fatto lo stesso la Deutche Bank ed altri ben noti leninisti dello stesso tenore) che, infischiandosene dei rating di S&P (e degli altri due compari), ritirano i loro piccioli e spingono in alto gli spread...

... E codesti, non solo se ne sbattono i ciufoli dei rating ufficiali... ma si muovono sempre prima di tutti gli altri.

... Non so se mi ho capito...??

di G. Migliorino

08 ottobre 2011

Documenti segreti sulla tragedia di Ustica: i missili dei caccia francesi Nato

Documenti segreti libici svelano la tragedia di Ustica e come Gheddafi si salvò riparando a Malta

ustica_-_dc-9-itavia-ustica
Secondo i resoconti dei media italiani, i documenti riservati trovati negli archivi del servizio segreto libico, dopo la caduta di Tripoli, che sono ora nelle mani di Human Rights Watch, dimostrano ciò che ha provocato l’abbattimento del Dc-9 Itavia sul Mediterraneo, presso l’isola di Ustica, il 27 giugno 1980. Ottantuno persone a bordo del volo, sulla rotta da Bologna a Palermo, sono morte.

Come si è a lungo sospettato, i documenti confermano che un missile aveva colpito l’aereo, dopo che era stato scambiato per un aereo che trasportava il leader libico Muammar Gheddafi.

Secondo i documenti, due jet francesi all’inizio attaccarono l’aereo, e poi s’impegnarono in un duello con un solitario caccia MiG, che portava le insegne della Jamahiriya, e che si pensava scortasse il colonnello Gheddafi, fino a quando non impattò nella regione montuosa della Sila, nel sud d’Italia. Il colonnello Gheddafi, informato in tempo dell’attacco, riparò a Malta, dove atterrò col suo Tupolev, secondo i documenti.

Sembrerebbe, dalle carte dei servizi segreti trovate, che Gheddafi sia stato informato dai servizi segreti italiani (SISMI), che stava per essere attaccato, e aveva cercato rifugio a Malta.

Le autorità italiane hanno isolato l’area in cui il MiG cadde, e un giornalista e un fotografo, che cercavano di scoprirne la vicenda, al momento, furono arrestati e trattenuti per ore dalla polizia, fino a che non svelarono ciò che avevano documentato. Più tardi, le autorità libiche affermarono che il pilota del MiG era in volo di addestramento, quando avrebbe perso la rotta. Il suo cadavere, che era già stato sepolto, fu riesumato; l’autopsia venne effettuata e il cadavere fu poi rimpatriato in Libia. Pochi giorni dopo, il 7 luglio 1980, una bomba distrusse gli uffici della Libyan Arab Airlines, a Freedom Square, a La Valletta, e ci fu anche un tentativo di incendio doloso dell’Istituto libico di Cultura, a Palace Square, in quel periodo.

Secondo un libro del giornalista e storico francese, Henri Weill, la bomba e l’incendio doloso furono opera dei servizi segreti francesi, lo SDECE, come anche un attacco a una nave libica, a Genova. Poi, meno di un mese dopo, il 2 agosto 1980, un’enorme bomba distrusse la maggior parte della stazione ferroviaria di Bologna, e 80 persone furono uccise. La responsabilità dell’attacco terroristico non è mai stata stabilita con certezza. Proprio questa settimana, un tribunale italiano ha ordinato al governo di pagare 100 milioni di euro di danni civili ai parenti delle 81 persone uccise nel disastro aereo del 1980, che tuttora rimane ancora uno dei misteri più duraturi dell’Italia, almeno fino a quando i documenti scoperti questa settimana, saranno studiati a fondo.

Il governo italiano ha dichiarato che avrebbe fatto ricorso contro la decisione del tribunale civile di Palermo, che ritiene i ministeri della difesa e dei trasporti responsabili di aver omesso di garantire la sicurezza del volo. Tra le altre teorie sulle cause dell’incidente, vi era quella di una bomba a bordo o che l’aereo fosse stato accidentalmente preso in mezzo a un duello aereo.

L’avvocato Daniele Osnato, che insieme a un manipolo di avvocati rappresentati i parenti delle 81 vittime, ha detto che la giustizia è stata finalmente fatta. Oltre a determinare che i ministeri competenti non erano riusciti a proteggere il volo, ha detto, il tribunale ha anche concluso che erano colpevoli di aver nascosto la verità e di aver distrutto le prove.

Un’altra teoria sul dogfight aereo, aveva avuto credito dal giudice Rosario Priore, il quale aveva inizialmente accusato dei generali di esserne i responsabili. Il giudice Priore aveva teorizzato che un missile, lanciato da un caccia statunitense o da un altro aereo della NATO, avesse accidentalmente colpito il jet di linea interna italiano, durante il tentativo di abbattere un aereo libico.

Funzionari francesi, statunitensi e della NATO, hanno a lungo negato qualsiasi attività militare nei cieli, quella notte.

Fonte originale in inglese: AlFatah69
Traduzione italiana di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: libyanfreepress