19 gennaio 2013

Deutsche Bank non è più intoccabile

Una volta la Deutsche Bank era rispettata come pilastro dell'economia tedesca basata sull'industria, ma oggi essa è un attore della bisca finanziaria internazionale come tutte le altre megabanche. Negli ultimi due anni essa è stata colpita da scandali e denunce che hanno inferto duri colpi alla sua immagine. Attualmente la banca è sotto inchiesta per falso in bilancio allo scopo di nascondere pesanti perdite sui derivati del ramo statunitense. Secondo Eric Ben-Artzi, ex funzionario della DB che ora è testimone della procura di New York, le perdite si aggiravano attorno ai 10 miliardi di dollari nel 2008. Oltre a queste accuse, c'è l'inchiesta sulla manipolazione del Libor compiuta assieme a numerose altre banche, che avrebbe fruttato alla DB "almeno 500 milioni di euro di profitti nel 2008 da scambi agganciati al tasso d'interesse", secondo il Wall Street Journal. Queste transazioni riguardavano l'8,5% dei profitti di DB nel 2008 (5,9 miliardi di euro). La DB ha respinto le accuse definendole "categoricamente false", ma questa è una difesa scontata. La manipolazione del Libor ha comportato pesanti oneri per enti locali, famiglie e imprese che avevano contratto prestiti e mutui con le banche, legati all'andamento del tasso interbancario e spesso agganciati a contratti swaps. Perciò ci si attende che la DB dovrà pagare ingenti multe e forse, come è accaduto per l'UBS, ci saranno conseguenze penali per i suoi dirigenti. L'azione di polizia era stata attivata nel contesto di una presunta complicità della banca in un caso di frode e ostruzione della giustizia che riguarda il traffico di certificati di emissione CO2. Quello dei certificati di emissione è un mercato già finito nel mirino degli inquirenti per casi di evasione dell'IVA e riciclaggio di denaro sporco. La lista dei guai giudiziari in cui è incappata la Deutsche Bank nel 2011-2012 comprende circa 20 casi, a partire dal divieto di negoziare derivati per sei mesi imposto nel febbraio 2011 in Sud Corea e dalla sentenza costituzionale sull'accordo swap con la ditta Ille nel marzo dello stesso anno. Per menzionarne alcuni: La Commissione UE sta indagando su casi di CDS fraudolenti che coinvolgono la DB assieme ad altre banche; La città di Los Angeles ha denunciato la banca per casi di esproprio illegale: La Federal Housing Financial Administration degli Stati Uniti ha aperto un'inchiesta su frodi immobiliari; Il Serious Fraud Office del Regno Unito sta indagando su cartolarizzazioni emesse dalla DB; Numerosi fondi pensione USA e enti locali in Italia hanno promosso azioni legali contro DB per i famigerati contratti derivati; Le recenti sentenze emesse contro la Deutsche Bank – nel caso del Comune di Milano e del gruppo Kirch nel dicembre 2012 – e un cambiato atteggiamento dei media, specialmente in Germania, mostrano che l'aura di intoccabilità che circondava finora la banca è svanita, e che è arrivato il "momento di Pecora". by (MoviSol)

18 gennaio 2013

Una campagna elettorale senza "futuro"

E' davvero possibile abolire l'IMU? E, soprattutto, può il Professor Monti, dopo averla introdotta, dichiararsi pronto a ridiscuterla? Ma se Berlusconi dovesse fare il Ministro dell'Economia chi sarà Premier? Cosa dire di quelle "giudichesse comuniste" che hanno condannato il Cavaliere a versare, ogni giorno, alla sua ex moglie più di quanto un italiano medio incassa in cinque anni? La lotta all'evasione è sufficiente a risanare le casse dell'Erario? Sono questi e tanti altri - ma non molti di più - gli argomenti attorno ai quali, da settimane sono - e ci resteranno ancora per settimane - al centro di dibattiti televisivi, talk show e tribune elettorali.

Pressione fiscale, lotta all'evasione, legalità, questione morale e mercato del lavoro sono le principali questioni - per non dire tutte - attorno alle quali i leader di tutti i piccoli e grandi schieramenti, vecchi o nuovi che siano nell'agone politico, si giocheranno la campagna elettorale, cercando di accaparrarsi più poltrone possibili in Parlamento.

E sono, naturalmente, gli stessi i temi sui quali i mezzi busti più famosi della scena televisiva italiana e le penne più in vista della nostra carta stampata amano intervistare veterani ed esordienti nella campagna elettorale.

Nessuno appare curioso di sapere cosa il Professor Monti, il Cavalier Berlusconi, il favorito Bersani o uno qualsiasi dei tanti sfidanti pensano di Internet e, più in generale, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione come volano per la crescita culturale, democratica ed economica del Paese?

E, naturalmente, nessuno dei contendenti, aspiranti parlamentari - ivi incluso, per la verità, il Comico della Rete per antonomasia, Beppe Grillo - appare ansioso di dire la sua sull'argomento.

Eppure la Commissione Europea - e non un qualsiasi smanettone fanatico di Internet o un esponente del Partito Pirata - non ha alcun dubbio nel dire che "La crescita sostenibile e la competitività future dell'Europa dipendono in larga misura dalla sua capacità di accettare la trasformazione digitale in tutta la sua complessità" ed a stimare "che la metà della crescita complessiva della produttività dipenda dagli investimenti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione".

Sono le parole con le quali si apre la Comunicazione della Commissione europea al Consiglio ed al Parlamento dello scorso 18 dicembre.

Ci sarà almeno un aspirante parlamentare o un giornalista politico che l'abbia letta? "In Europa i lavoratori impiegati nel settore delle TIC sono più di 4 milioni, ripartiti in diversi settori, e crescono del 3% l'anno malgrado la crisi" ma - sono sempre parole della Commissione - "entro il 2015, in Europa non saranno coperti tra i 700 000 e 1 milione di posti di lavoro nelle TIC a causa della mancanza di personale competente."

Possibile che a nessuno, neppure in campagna elettorale, interessi la possibilità di combattere la piaga della disoccupazione giovanile stimolando - come suggerito dalla Commissione "il numero complessivo degli esperti in materia di TIC [Tecnologie dell'informazione e della comunicazione], nonché la loro occupabilità e mobilità"?
Non è più facile, più serio e costruttivo proporre ricette per consentire ai giovani di occupare posti di lavoro già esistenti in Europa piuttosto che continuare a raccontare favole sulla creazione di nuove centinaia di migliaia di posti di lavoro?

"La piena attuazione dell'agenda digitale potrebbe aumentare il PIL europeo del 5% o di 1 500 EUR a persona nei prossimi otto anni, potenziando gli investimenti nelle TIC, migliorando il livello delle competenze digitali della forza lavoro e riformando le condizioni quadro dell'economia di internet. In tal modo, inoltre, a breve termine si creerebbero 1,2 milioni di posti di lavoro nella costruzione di infrastrutture e 3,8 milioni di posti di lavoro in tutti i settori dell'economia nel lungo termine."

Neppure numeri e previsioni di questo genere bastano per porre Internet ed il digitale al centro della campagna elettorale?

"Se il commercio elettronico crescesse fino a rappresentare il 15% del totale del settore del commercio al dettaglio e gli ostacoli al mercato unico fossero eliminati, si stima che i vantaggi complessivi in termini di benessere dei consumatori ammonterebbero a circa 204 miliardi di EUR, pari all'1,7% del PIL dell'UE", si legge nella Comunicazione della Commissione.

Ha senso davanti a certe prospettive concrete spendere tempo ed energie a confrontarsi sui cento mila euro al giorno che il Cavalier Berlusconi deve a Donna Lario? "Soltanto gli appalti elettronici consentono un risparmio di 100 miliardi di EUR all'anno e l'eGovernment può ridurre i costi amministrativi del 15-20%" senza contare che "il riutilizzo dei dati del settore pubblico...creerà un valore economico pari a 140 miliardi di EUR".

Eccola la più importante riforma della pubblica amministrazione della quale abbiamo bisogno.

Ce n'è abbastanza per scommetterci un'intera campagna elettorale senza neppure il bisogno di promettere agli elettori qualcosa che non si sarà poi in condizione di mantenere.

"La connettività internet ad alta velocità è il fondamento dell'economia digitale, senza il quale servizi essenziali come il cloud computing, la sanità online (eHealth), le città intelligenti, i servizi audiovisivi, nonché i benefici da essi derivati, semplicemente non potrebbero essere attuati. Un aumento del 10% della penetrazione della banda larga potrebbe determinare un aumento pari all'1-1,5% del PIL annuale30 o potrebbe aumentare la produttività del lavoro dell'1,5% nei prossimi cinque anni."

Come si fa dinanzi a certi dati a lasciare alzare un politico da una qualsiasi poltrona televisiva senza avergli domandato come pensa di garantire a tutte le imprese ed a tutti i cittadini italiani l'accesso ad un'infrastruttura di connettività efficiente e neutrale?

"La società e l'economia dell'UE devono trasformarsi in un'Europa digitale, in cui l'intera popolazione possa sfruttare le tecnologie, i mezzi di comunicazione e i contenuti digitali", scrive la Commissione, che, poi aggiunge come "la crescita incontenibile dell'utilizzo delle TIC nella vita quotidiana contribuisce più di qualunque altra innovazione tecnologica a mutare radicalmente l'economia e la società nel loro complesso. Nel prossimo decennio, le TIC potranno contribuire a un radicale cambiamento della società e dei sistemi di produzione, consentendo una crescita e un benessere maggiori grazie a un incremento dell'efficienza, a nuovi prodotti, a nuovi servizi e a servizi pubblici più sviluppati".

Come è possibile candidarsi alla guida del Paese senza aver chiaro in testa che questi sono gli argomenti, i problemi e le opportunità che fanno la differenza e che senza il Paese non ha futuro.

Ma non sarebbe giusto prendersela solo con i candidati.

La colpa è anche - e, forse, soprattutto - nostra e dei tanti giornalisti televisivi e della carta stampata che per pigrizia, accondiscendenza o arretratezza culturale non spingono Lorsignori a confrontarsi anche e soprattutto sul "futuro", raccontando al Paese come lo pensano di regalargliene uno anche e, soprattutto, in digitale.

Non lasciamo che, anche questa volta, la campagna elettorale sia senza "futuro".

17 gennaio 2013

Il FMI si pente dell'austerità ma si giustifica come i nazisti a Norimberga



 Ai processi di Norimberga, i funzionari del Terzo Reich tentarono di difendersi sostenendo di non aver capito, all'epoca, dove avrebbe condotto la politica razzista. Ma furono condannati per crimini contro l'umanità. Similmente, il FMI ha pubblicato oggi un rapporto che riguardo alla medicina–killer imposta dalla Troika a Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia sostiene di non aver capito dove essa avrebbe condotto.
La popolazione greca muore. Quella irlandese emigra in massa. Anche spagnoli e portoghesi emigrano, rovistano nelle pattumiere e nei loro paesi crolla la natalità. Sottolineando l'assurdità della situazione, un alto funzionario del ministero della Sanità portoghese si è appellato ai cittadini il 28 dicembre a non ammalarsi, perché rischierebbero di far fallire il sistema sanitario nazionale! Ora l'economista capo del FMI, Olivier Blanchard, assieme al collega Daniel Leigh, ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che il Fondo ha sbagliato formulando, chiedendo e imponendo l'austerità alla Grecia, senza capire quali sarebbero stati i risultati. Il Washington Post del 4 gennaio l'ha definito un "mea culpa sommerso in un profondo pozzo di calcoli".
Nell'elaborare il primo pacchetto di "salvataggio" nel 2010, gli economisti del FMI ritennero che la Grecia avrebbe potuto "tagliare profondamente la spesa pubblica e rapidamente tornare alla crescita economica e all'aumento dell'occupazione". Invece, 30 mesi dopo, l'economia si contrae al ritmo annuale dell'8 per cento e il debito pubblico è salito al 175% del PIL.
"Le previsioni sottovalutarono significativamente l'aumento della disoccupazione e il declino nella domanda interna associati al consolidamento fiscale", scrivono Blanchard e Leigh. Infatti, essi calcolarono – senza spiegare il perché – che per ogni punto di PIL tagliato dal bilancio si sarebbe verificato un calo del PIL dello 0,5%. Invece, "le circostanze dell'economia europea" hanno portato la contrazione almeno all'1,5%, producendo la "spirale del debito" che affligge la Grecia almeno dal 2010.
I tagli hanno provocato una catastrofe umanitaria in Grecia, ma ciononostante il direttore del FMI Christine Lagarde chiedeva ulteriori "correzioni" e tasse ad ogni stadio, lanciando invettive contro gli evasori. I cosiddetti memoranda hanno provocato l'emigrazione di massa, distrutto i diritti dei lavoratori con la scusa della produttività ma in realtà per pagare un debito impagabile. Sono probabilmente responsabili della morte precoce di migliaia di persone e minacciano la vita di milioni di cittadini in un paese di 10 milioni di abitanti.
I crimini che ora il FMI sostiene essere frutto del caso comprendono la riduzione dei salari dei dipendenti pubblici del 25-50%, la riduzione del salario minimo del 50% e la disoccupazione ufficiale al 26% (58% tra i giovani), non tenendo conto dell'emigrazione. Sono state aumentate le imposte senza riguardo per gli strati più poveri. Un litro di olio da riscaldamento costa più della benzina diesel. Si brucia legno per riscaldare le case, il che ha portato ad un aumento del 400% dell'inquinamento ad Atene.
Mentre i suicidi sono aumentati di almeno il 50%, si muore veramente a causa della distruzione del sistema sanitario, i cui fondi sono stati tagliati del 30%. Il governo non rimborsa le farmacie e i pazienti sono costretti a pagare in contanti, il che significa per molti rinunciare alle cure per i cuore, il cancro e ad altri medicinali costosi. In molti casi, le imprese farmaceutiche internazionali hanno sospeso le vendite alla Grecia. E nonostante il blocco delle assunzioni negli ultimi tre anni, il memorandum firmato a dicembre esige un'ulteriore riduzione del 10% nel numero dei medici.

by (MoviSol) 

19 gennaio 2013

Deutsche Bank non è più intoccabile

Una volta la Deutsche Bank era rispettata come pilastro dell'economia tedesca basata sull'industria, ma oggi essa è un attore della bisca finanziaria internazionale come tutte le altre megabanche. Negli ultimi due anni essa è stata colpita da scandali e denunce che hanno inferto duri colpi alla sua immagine. Attualmente la banca è sotto inchiesta per falso in bilancio allo scopo di nascondere pesanti perdite sui derivati del ramo statunitense. Secondo Eric Ben-Artzi, ex funzionario della DB che ora è testimone della procura di New York, le perdite si aggiravano attorno ai 10 miliardi di dollari nel 2008. Oltre a queste accuse, c'è l'inchiesta sulla manipolazione del Libor compiuta assieme a numerose altre banche, che avrebbe fruttato alla DB "almeno 500 milioni di euro di profitti nel 2008 da scambi agganciati al tasso d'interesse", secondo il Wall Street Journal. Queste transazioni riguardavano l'8,5% dei profitti di DB nel 2008 (5,9 miliardi di euro). La DB ha respinto le accuse definendole "categoricamente false", ma questa è una difesa scontata. La manipolazione del Libor ha comportato pesanti oneri per enti locali, famiglie e imprese che avevano contratto prestiti e mutui con le banche, legati all'andamento del tasso interbancario e spesso agganciati a contratti swaps. Perciò ci si attende che la DB dovrà pagare ingenti multe e forse, come è accaduto per l'UBS, ci saranno conseguenze penali per i suoi dirigenti. L'azione di polizia era stata attivata nel contesto di una presunta complicità della banca in un caso di frode e ostruzione della giustizia che riguarda il traffico di certificati di emissione CO2. Quello dei certificati di emissione è un mercato già finito nel mirino degli inquirenti per casi di evasione dell'IVA e riciclaggio di denaro sporco. La lista dei guai giudiziari in cui è incappata la Deutsche Bank nel 2011-2012 comprende circa 20 casi, a partire dal divieto di negoziare derivati per sei mesi imposto nel febbraio 2011 in Sud Corea e dalla sentenza costituzionale sull'accordo swap con la ditta Ille nel marzo dello stesso anno. Per menzionarne alcuni: La Commissione UE sta indagando su casi di CDS fraudolenti che coinvolgono la DB assieme ad altre banche; La città di Los Angeles ha denunciato la banca per casi di esproprio illegale: La Federal Housing Financial Administration degli Stati Uniti ha aperto un'inchiesta su frodi immobiliari; Il Serious Fraud Office del Regno Unito sta indagando su cartolarizzazioni emesse dalla DB; Numerosi fondi pensione USA e enti locali in Italia hanno promosso azioni legali contro DB per i famigerati contratti derivati; Le recenti sentenze emesse contro la Deutsche Bank – nel caso del Comune di Milano e del gruppo Kirch nel dicembre 2012 – e un cambiato atteggiamento dei media, specialmente in Germania, mostrano che l'aura di intoccabilità che circondava finora la banca è svanita, e che è arrivato il "momento di Pecora". by (MoviSol)

18 gennaio 2013

Una campagna elettorale senza "futuro"

E' davvero possibile abolire l'IMU? E, soprattutto, può il Professor Monti, dopo averla introdotta, dichiararsi pronto a ridiscuterla? Ma se Berlusconi dovesse fare il Ministro dell'Economia chi sarà Premier? Cosa dire di quelle "giudichesse comuniste" che hanno condannato il Cavaliere a versare, ogni giorno, alla sua ex moglie più di quanto un italiano medio incassa in cinque anni? La lotta all'evasione è sufficiente a risanare le casse dell'Erario? Sono questi e tanti altri - ma non molti di più - gli argomenti attorno ai quali, da settimane sono - e ci resteranno ancora per settimane - al centro di dibattiti televisivi, talk show e tribune elettorali.

Pressione fiscale, lotta all'evasione, legalità, questione morale e mercato del lavoro sono le principali questioni - per non dire tutte - attorno alle quali i leader di tutti i piccoli e grandi schieramenti, vecchi o nuovi che siano nell'agone politico, si giocheranno la campagna elettorale, cercando di accaparrarsi più poltrone possibili in Parlamento.

E sono, naturalmente, gli stessi i temi sui quali i mezzi busti più famosi della scena televisiva italiana e le penne più in vista della nostra carta stampata amano intervistare veterani ed esordienti nella campagna elettorale.

Nessuno appare curioso di sapere cosa il Professor Monti, il Cavalier Berlusconi, il favorito Bersani o uno qualsiasi dei tanti sfidanti pensano di Internet e, più in generale, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione come volano per la crescita culturale, democratica ed economica del Paese?

E, naturalmente, nessuno dei contendenti, aspiranti parlamentari - ivi incluso, per la verità, il Comico della Rete per antonomasia, Beppe Grillo - appare ansioso di dire la sua sull'argomento.

Eppure la Commissione Europea - e non un qualsiasi smanettone fanatico di Internet o un esponente del Partito Pirata - non ha alcun dubbio nel dire che "La crescita sostenibile e la competitività future dell'Europa dipendono in larga misura dalla sua capacità di accettare la trasformazione digitale in tutta la sua complessità" ed a stimare "che la metà della crescita complessiva della produttività dipenda dagli investimenti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione".

Sono le parole con le quali si apre la Comunicazione della Commissione europea al Consiglio ed al Parlamento dello scorso 18 dicembre.

Ci sarà almeno un aspirante parlamentare o un giornalista politico che l'abbia letta? "In Europa i lavoratori impiegati nel settore delle TIC sono più di 4 milioni, ripartiti in diversi settori, e crescono del 3% l'anno malgrado la crisi" ma - sono sempre parole della Commissione - "entro il 2015, in Europa non saranno coperti tra i 700 000 e 1 milione di posti di lavoro nelle TIC a causa della mancanza di personale competente."

Possibile che a nessuno, neppure in campagna elettorale, interessi la possibilità di combattere la piaga della disoccupazione giovanile stimolando - come suggerito dalla Commissione "il numero complessivo degli esperti in materia di TIC [Tecnologie dell'informazione e della comunicazione], nonché la loro occupabilità e mobilità"?
Non è più facile, più serio e costruttivo proporre ricette per consentire ai giovani di occupare posti di lavoro già esistenti in Europa piuttosto che continuare a raccontare favole sulla creazione di nuove centinaia di migliaia di posti di lavoro?

"La piena attuazione dell'agenda digitale potrebbe aumentare il PIL europeo del 5% o di 1 500 EUR a persona nei prossimi otto anni, potenziando gli investimenti nelle TIC, migliorando il livello delle competenze digitali della forza lavoro e riformando le condizioni quadro dell'economia di internet. In tal modo, inoltre, a breve termine si creerebbero 1,2 milioni di posti di lavoro nella costruzione di infrastrutture e 3,8 milioni di posti di lavoro in tutti i settori dell'economia nel lungo termine."

Neppure numeri e previsioni di questo genere bastano per porre Internet ed il digitale al centro della campagna elettorale?

"Se il commercio elettronico crescesse fino a rappresentare il 15% del totale del settore del commercio al dettaglio e gli ostacoli al mercato unico fossero eliminati, si stima che i vantaggi complessivi in termini di benessere dei consumatori ammonterebbero a circa 204 miliardi di EUR, pari all'1,7% del PIL dell'UE", si legge nella Comunicazione della Commissione.

Ha senso davanti a certe prospettive concrete spendere tempo ed energie a confrontarsi sui cento mila euro al giorno che il Cavalier Berlusconi deve a Donna Lario? "Soltanto gli appalti elettronici consentono un risparmio di 100 miliardi di EUR all'anno e l'eGovernment può ridurre i costi amministrativi del 15-20%" senza contare che "il riutilizzo dei dati del settore pubblico...creerà un valore economico pari a 140 miliardi di EUR".

Eccola la più importante riforma della pubblica amministrazione della quale abbiamo bisogno.

Ce n'è abbastanza per scommetterci un'intera campagna elettorale senza neppure il bisogno di promettere agli elettori qualcosa che non si sarà poi in condizione di mantenere.

"La connettività internet ad alta velocità è il fondamento dell'economia digitale, senza il quale servizi essenziali come il cloud computing, la sanità online (eHealth), le città intelligenti, i servizi audiovisivi, nonché i benefici da essi derivati, semplicemente non potrebbero essere attuati. Un aumento del 10% della penetrazione della banda larga potrebbe determinare un aumento pari all'1-1,5% del PIL annuale30 o potrebbe aumentare la produttività del lavoro dell'1,5% nei prossimi cinque anni."

Come si fa dinanzi a certi dati a lasciare alzare un politico da una qualsiasi poltrona televisiva senza avergli domandato come pensa di garantire a tutte le imprese ed a tutti i cittadini italiani l'accesso ad un'infrastruttura di connettività efficiente e neutrale?

"La società e l'economia dell'UE devono trasformarsi in un'Europa digitale, in cui l'intera popolazione possa sfruttare le tecnologie, i mezzi di comunicazione e i contenuti digitali", scrive la Commissione, che, poi aggiunge come "la crescita incontenibile dell'utilizzo delle TIC nella vita quotidiana contribuisce più di qualunque altra innovazione tecnologica a mutare radicalmente l'economia e la società nel loro complesso. Nel prossimo decennio, le TIC potranno contribuire a un radicale cambiamento della società e dei sistemi di produzione, consentendo una crescita e un benessere maggiori grazie a un incremento dell'efficienza, a nuovi prodotti, a nuovi servizi e a servizi pubblici più sviluppati".

Come è possibile candidarsi alla guida del Paese senza aver chiaro in testa che questi sono gli argomenti, i problemi e le opportunità che fanno la differenza e che senza il Paese non ha futuro.

Ma non sarebbe giusto prendersela solo con i candidati.

La colpa è anche - e, forse, soprattutto - nostra e dei tanti giornalisti televisivi e della carta stampata che per pigrizia, accondiscendenza o arretratezza culturale non spingono Lorsignori a confrontarsi anche e soprattutto sul "futuro", raccontando al Paese come lo pensano di regalargliene uno anche e, soprattutto, in digitale.

Non lasciamo che, anche questa volta, la campagna elettorale sia senza "futuro".

17 gennaio 2013

Il FMI si pente dell'austerità ma si giustifica come i nazisti a Norimberga



 Ai processi di Norimberga, i funzionari del Terzo Reich tentarono di difendersi sostenendo di non aver capito, all'epoca, dove avrebbe condotto la politica razzista. Ma furono condannati per crimini contro l'umanità. Similmente, il FMI ha pubblicato oggi un rapporto che riguardo alla medicina–killer imposta dalla Troika a Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia sostiene di non aver capito dove essa avrebbe condotto.
La popolazione greca muore. Quella irlandese emigra in massa. Anche spagnoli e portoghesi emigrano, rovistano nelle pattumiere e nei loro paesi crolla la natalità. Sottolineando l'assurdità della situazione, un alto funzionario del ministero della Sanità portoghese si è appellato ai cittadini il 28 dicembre a non ammalarsi, perché rischierebbero di far fallire il sistema sanitario nazionale! Ora l'economista capo del FMI, Olivier Blanchard, assieme al collega Daniel Leigh, ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che il Fondo ha sbagliato formulando, chiedendo e imponendo l'austerità alla Grecia, senza capire quali sarebbero stati i risultati. Il Washington Post del 4 gennaio l'ha definito un "mea culpa sommerso in un profondo pozzo di calcoli".
Nell'elaborare il primo pacchetto di "salvataggio" nel 2010, gli economisti del FMI ritennero che la Grecia avrebbe potuto "tagliare profondamente la spesa pubblica e rapidamente tornare alla crescita economica e all'aumento dell'occupazione". Invece, 30 mesi dopo, l'economia si contrae al ritmo annuale dell'8 per cento e il debito pubblico è salito al 175% del PIL.
"Le previsioni sottovalutarono significativamente l'aumento della disoccupazione e il declino nella domanda interna associati al consolidamento fiscale", scrivono Blanchard e Leigh. Infatti, essi calcolarono – senza spiegare il perché – che per ogni punto di PIL tagliato dal bilancio si sarebbe verificato un calo del PIL dello 0,5%. Invece, "le circostanze dell'economia europea" hanno portato la contrazione almeno all'1,5%, producendo la "spirale del debito" che affligge la Grecia almeno dal 2010.
I tagli hanno provocato una catastrofe umanitaria in Grecia, ma ciononostante il direttore del FMI Christine Lagarde chiedeva ulteriori "correzioni" e tasse ad ogni stadio, lanciando invettive contro gli evasori. I cosiddetti memoranda hanno provocato l'emigrazione di massa, distrutto i diritti dei lavoratori con la scusa della produttività ma in realtà per pagare un debito impagabile. Sono probabilmente responsabili della morte precoce di migliaia di persone e minacciano la vita di milioni di cittadini in un paese di 10 milioni di abitanti.
I crimini che ora il FMI sostiene essere frutto del caso comprendono la riduzione dei salari dei dipendenti pubblici del 25-50%, la riduzione del salario minimo del 50% e la disoccupazione ufficiale al 26% (58% tra i giovani), non tenendo conto dell'emigrazione. Sono state aumentate le imposte senza riguardo per gli strati più poveri. Un litro di olio da riscaldamento costa più della benzina diesel. Si brucia legno per riscaldare le case, il che ha portato ad un aumento del 400% dell'inquinamento ad Atene.
Mentre i suicidi sono aumentati di almeno il 50%, si muore veramente a causa della distruzione del sistema sanitario, i cui fondi sono stati tagliati del 30%. Il governo non rimborsa le farmacie e i pazienti sono costretti a pagare in contanti, il che significa per molti rinunciare alle cure per i cuore, il cancro e ad altri medicinali costosi. In molti casi, le imprese farmaceutiche internazionali hanno sospeso le vendite alla Grecia. E nonostante il blocco delle assunzioni negli ultimi tre anni, il memorandum firmato a dicembre esige un'ulteriore riduzione del 10% nel numero dei medici.

by (MoviSol)