28 gennaio 2013

MPS: un caso di crisi finanziaria sistemica








Lo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena è più grave di quanto lo si stia dipingendo. Però vediamo di non trasformarlo nella solita bega provinciale a metà strada tra la politica e i giochi elettorali.
Si tratta, invece, della nota questione, profonda e sistemica, della finanza globale e delle sue crisi mai affrontate.
I responsabili dello scandalo e della truffa, se la magistratura li individuerà e ne accerterà le violazioni del codice penale, meritano la galera ed il sequestro dei beni.
I controllori, che non hanno saputo controllare, a cominciare dalla Banca d’Italia, devono comunque spiegare il loro operato e trarne eventualmente le necessarie conclusioni.
A noi preme anche sottolineare e mostrare gli aspetti sistemici ed internazionali che stanno all’origine della crisi e, anche in questo caso, a monte e a valle della frode.
E’ sorprendente l’indignazione di fronte a questo scandalo. Come se ogni frode sia scollegata dalle tante altre e abbia una semplice valenza locale.
Non tutti sanno che tra gli azionisti di Mps c’è anche la banca americana JP Morgan Chase. Essa è la prima al mondo per operazioni in derivati finanziari. L’ultimo rapporto dell’Office of the Comptroller of the Currency (Occ) negli Usa indica che alla fine del terzo trimestre del 2012 essa deteneva derivati over the counter (otc) per un valore nozionale di ben 71 trilioni di dollari!
Come è noto gli otc sono contrattati nell’assoluta opacità, al di fuori dei mercati ufficiali e tenuti fuori bilancio.
Anche la frode Mps ne è la prova provata. Vi era, infatti, un contratto tenuto segreto in cassaforte e mai riportato sui libri contabili.
Questi casi esplodono quando bisogna coprire le perdite di qualcosa che ufficialmente “non esiste” o non dovrebbe esistere.
La JP Morgan quindi controlla quasi un terzo di tutti i derivati attivati dalle banche americane, che sono 227 trilioni di dollari. Detiene inoltre un nono di tutte gli otc mondiali che, secondo l’ultima stima della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, ammontano a 639 trilioni di dollari!
Con una presenza attiva della succitata banca americana, non è sorprendente che anche Mps si sia immersa nella palude dei più rischiosi derivati finanziari. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!
Dai risultati delle indagini finora emersi apprendiamo che Mps, per coprire le rilevanti perdite derivanti da operazioni in derivati, noti come “Alexandria”, fatte tra l’altro con la Dresdner Bank tedesca, nel luglio 2009 aveva sottoscritto un altro cosiddetto “veicolo strutturato” in derivati. Ancora più rischioso e segreto con la finanziaria giapponese Nomura.
Con tale operazione apparentemente sparivano le perdite ma Mps si impegnava a sostenere i costi  del nuovo derivato finanziario per almeno trenta anni.
Dopo il fallimento della Lehman Brothers nell’autunno del 2008, la Nomura è diventata la più aggressiva finanziaria impegnata nei più esotici e rischiosi derivati. Nel 2009, infatti, essa ha rilevato tutte le strutture europee e asiatiche della Lehman, “arruolando” anche i suoi massimi manager e circa 8.500 operatori finanziari. Non è un caso che la Nomura sia coinvolta in moltissime operazioni finanziarie internazionali ad alto rischio. Molte delle quali anche in Italia.
Un altro “veicolo” speculativo in derivati finanziari, emerso dalle indagini, è il “Santorini”, stipulato da Mps con la Deutsche Bank, la quale nell’ultimo periodo è nell’occhio del ciclone per tantissime indagini per truffa da parte delle autorità tedesche.
Un certo sconcerto suscita il “regalo” di  4 miliardi di euro fatto al pericolante Banco Santander spagnolo nell’acquisizione di Antonveneta.
Come si può notare molte di queste operazioni sono state fatte dopo l’esplosione della crisi del 2007-8. Gli attori, come da noi ripetutamente evidenziato, hanno continuato a muoversi con la stessa spregiudicatezza e irresponsabilità. Essi contavano e ancora contano su due cose: essere troppo grandi e sistemici per poter essere lasciati fallire e sulle politiche conseguenti di salvataggio bancario da parte dei governi.
E’ un gioco mortale per le economie e per i paesi coinvolti. Deve finire. Riteniamo che il caso Mps debba diventare per l’Italia e per l’Europa l’occasione per costringere anche gli Usa, il Giappone e gli altri paesi del G20 a ripulire la finanza dai titoli tossici. Altrimenti si rischiano nuove “bombe finanziarie” con ulteriori devastazioni delle economie e con la frustrazione di ogni speranza di ripresa. Anche in Italia. 


di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

Disintossichiamoci o l’ultima dose sarà letale



Che l’agenda Monti sia stata un disastro su tutti i fronti lo hanno capito anche gli stessi sostenitori di tale governo pseudo tecnico. Tutti i parametri, e sottolineo i “loro parametri” sono peggiorati, è un dato storico. Ma allora perché tale “uomo” ha ancora il coraggio di ripresentarsi per continuare la sua “agenda”? Semplice, ubbidisce agli ordini. Il motivo è che il suo operato, per chi lo ha mandato a fare quello che doveva fare, è andato benissimo. Sfasciare l’Italia per favorire la Germania, e far recuperare soldi alle banche internazionali. L’italiota teledipendente non riesce ad avere una visione complessiva sui meccanismi della finanza internazionale e continua a pensare che destra, sinistra e ancor peggio il "centro" possa essere una soluzione politica alla questione.
La crisi indotta dal sistema finanziario non  dipende dal popolo (cattivo evasore) cosi come non dipende dal sistema produttivo (che chiude per mancanza di liquidità), dipende da "meccanismi internazionali" a cui dobbiamo obbedire. ll sistema produttivo certamente si rovinerà continua questa anemia  monetaria forzata. Se si continua a credere che la credibilità italiana dipende da un certo "Monti" che estorce ricchezza al popolo italiano per darla ai mercati speculativi sanguinari, la strada per la catastrofe è segnata. Sempre tardi sarà la benvenuta la divisione tra banche d'affari e banche commerciali, ma gli alieni arriveranno certamente prima.
L’applicazione pedissequa del neoliberismo dove il profitto per il profitto giustifica qualsiasi mezzo con l’imposizione coatta di una "moneta debito" privata non controllabile da una politica unitaria europea assolutamente inesistente, fa succedere che: la "BCE" pensa solo a salvare i suoi azionisti a scapito della popolazione europea, i mercati pensano solo a fare il proprio profitto, gli stati sono solo dei miseri crumiri  a servizio delle lobby bancarie a danno dei popoli. Lo ribadisco da tempo non può esistere una politica economica se non strettamente correlata ad una politica monetaria.
Con l'euro nessuno stato, compresa la Germania, può seriamente fare politiche economiche poiché questo euro vive di autonomia emissiva propria secondo criteri completamente staccati dal tessuto produttivo. Gli interessi sul denaro si dovrebbero calcolare secondo la capacità produttiva del paese ed invece vengono stabiliti da società di rating controllate dagli stessi investitori. Uno stato con propria capacità ed autonomia monetaria può regolare la quantità di liquidità secondo le proprie esigenze produttive senza dover sottostare agli umori degli investitori internazionali. 
Continuare a pensare che un'unica politica monetaria, tra l’altro perversa come quella della BCE, possa essere di aiuto ad economie completamente diverse come quelle delle nazioni europee, è da pazzi, da TSO giornaliero. Ma allora perché si continua per questa strada? Probabilmente perché ormai tutti, soprattutto la Germania è entrata nell’ottica di raccogliere al più presto tutto quello che si può raccogliere e poi abbandonare la "nave euro" piena di drogati, "ognun per se e Dio per tutti". Tra l’altro bisogna anche sbrigarsi a trasformare le liquidità in beni reali prima del crollo.
L’anemia monetaria indotta serve anche a questo, a comprarsi beni e aziende di stato e lasciare il cerino (euro) in mano all’ultimo coglione pensando di aver saldato parte del debito. La svendita del patrimonio come vorrebbe qualche lista (tra le migliaia che stanno sorgendo come funghi) è l’errore più grande che si possa fare, perché è proprio la strada che ci hanno preparato per caderci dentro. I beni e le aziende non devono essere vendute, ma messe a redito, e non farci profitto vendendole, tanto e vero che le caserme non siamo riusciti a venderle mente Finmeccanica ed ENI si.
Allora se queste aziende facevano profitto perché si sono vendute? Vogliamo dire che la politica è complice? Sarebbe da alto tradimento allo stato italiano ma lasciamo stare. Le politiche Keynesiane che sono spesso troppo bistrattate sono l’unica soluzione, certamente vanno rivisitate secondo il nuovo contesto storico e sociale, in una economia sempre più tecnologica che erode posti di lavoro. La piena occupazioni lasciando i modelli vecchi è una utopia come è una utopia realizzarla con la flessibilità se non in minimissima parte. La logica dei servizi deve ritornare, solo per fare un esempio siamo stufi di sentire dischetti registrati, basterebbe una stupida legge che imponesse la risposta obbligatoria di una persona fisica.
E' chiaro che se questa azienda deve rispondere ad un sistema ci competizione sfrenata per produrre profitto di cui oltre il 50% va allo stato ciò non potrà avvenire mai perché si è perso il principio della "natura sociale" dell'impresa.  Che il libero mercato si autoregoli è la più grande barzelletta mai inventa, in quanto i fenomeni di "cartello" la dicono lunga sulla libera concorrenza. Non a caso il neoliberismo predica uno “stato snello”, proprio perché cosi da meno fastidio ai poteri finanziari, alle multinazionali alle banche d’affari. Diversa è la burocrazia statale che certamente va snellita, ma non bisogna confondere le cose, uno stato snello anche di sovranità monetaria non è più uno stato che può occuparsi del suo popolo.
Lo stato compatibilmente alla evoluzione tecnologica deve essere il "motore dell’economia" sia con interventi diretti ossia con "potere di spesa" senza sottostare al vincolo di usura internazionale, sia con interventi indiretti, facilitando settori con detassazioni e sburocratizzazioni. Introdurre le politiche keynesiane senza prevedere una trasformazione della economia e una ridistribuzione reale del redito (C.H. Douglas), significa non voler arrivare al risultato. In tutto questo è fondamentale ragionare fortemente in termini di "autonomia", poiché il primo intoppo che si avrà è proprio sulla bilancia con l’estero.
Ridurre al massimo le dipendenze soprattutto energetiche, oltre che culturali e politiche. In una famiglia prima di compare altre bottiglie di vino si va a vedere se nella dispensa siano rimaste bottiglie e solo dopo avere appurato che non c’è niente si va a comprare e solo se è necessario. Le multinazionali, le compagnie petrolifere, le società finanziarie non vogliono sentire parlare di questi argomenti, tacciandoli come “orrore” poiché ogni nazione deve approvvigionarsi da queste, infatti queste vengono si comprano le nostre industrie e poi ci vendono ciò che era nostro.
Per far si che funzioni quindi il sistema keynesiano (ma anche sistema MATTEI) è importante che ci siamo della premesse chiare: attuare un sistema massimo di ottimizzazione di *risorse locali* (in altri tempi si sarebbe chiamato protezionismo) in termini di  risorse, energia, idee, uomini, tutto quello che si può produrre, fare in Italia va fatto in Italia, con italiani. Poi avere una "moneta sovrana" proprietà del popolo con  la possibilità anche di monete locali, questo per radicare il più possibile la ricchezza al territorio. Piano di riconversione industriale con studi e ricerche (il più possibile italiane) per la bonifica dei territori, mari inquinati, ristrutturazione di tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato con finanziamenti diretti ed indiretti. Sistemazione del sistema idrogeologico e forestale nazionale. Creazione di cooperative di servizi per la sanità e gli anziani visto che la popolazione italiana sta lentamente invecchiando.
Redito minimo di cittadinanza a tutti. Finanziamento della ricerca in ogni settore soprattutto nel settore delle energie rinnovabili. Ristrutturazione e riforma di tutto il sistema d’istruzione, dagli edifici, ai programmi, ai testi, ai corsi, alla valorizzazione dei docenti. Piano di riqualificazione e risparmio energetico di tutti gli edifici pubblici e privati. Piano di consolidamento degli edifici sotto il profilo sismico. Piano di ingegnerizzazione ed infrastruttura per internet sia via cavo che WIFI libero per tutti. Mi sono limitato solo ad alcuni settori tralasciando per esempio il turismo e l’arte che sono un altro immenso settore di lavoro potenziale, solo per dire che la “mancanza di lavoro” è una pura illazione se solo ci fosse una classe dirigente che non ragionasse con le mutande sopra gli occhi del profitto facile e mentalmente drogati di neoliberismo con visione solo dell'oggi.
Se solo si capisse che i signori che odiano il protezionismo sono i primi ad aver creato dei monopoli monetari, energetici, alimentari,ecc super potetti, si invertirebbe subito la tendenza. La strada è lunga tortuosa perché siamo stati drogati di neoliberismo da oltre venti anni dove ci hanno raccontato una storia distorta per farci credere che i buoni erano cattivi e che i cattivi erano
buoni e questo è il risultato, "spogliati di ogni ricchezza". La disintossicazione è lunga e difficile e spesso fallimentare. L’euro è stata l’ultima droga in ordine di tempo che ci hanno somministrato per distruggere la “nazione” e ridurci solo a un “paese” (come un altro). Certo si potrebbero  rinegoziare i trattati di Lisbona,  Maastricht, il MES, nonché il funzionamento della stessa BCE, ma è più facile  che “Israele faccia pace con la Palestina” che questa macchina da guerra civile dell’Europa cambi!!! (e gli hanno dato pure il Nobel).
Restare nell’euro equivale a suicidarsi.
Giuseppe Turrisi

27 gennaio 2013

Astensione o voto di protesta? Breviario per delegittimare il sistema




Come delegittimare in una logica parlamentare l’intera classe politica italiana?
La classe politica italiana: asservita, complice, coesa
Il governo tecnico è stato il culmine della decadenza intellettuale e morale della Seconda Repubblica e dell’intera classe politica italiana. Le ricette “lacrime e sangue” del curatore fallimentare Mario Monti architettate ad arte dalla Troika (Fmi, Bce e Ue) ed inclini a far pagare ai lavoratori italiani i tassi d’interesse sui titoli di Stato al fine di risanare il debito pubblico (che nel frattempo è pure aumentato rispetto agli anni precedenti!) sono state sostenute per un anno intero da tutti i partiti (eccetto qualcuno), Pd, Pdl e Udc in primis. L’attuale campagna elettorale? La dialettica? Santoro vs Berlusconi? Un teatrino tutto democratico, un sistema che si regge su due gambe contrapposte ma che permettono comunque sia al corpo oligarchico di camminare.
La logica parlamentare: l’astensione, la scheda bianca o la scheda annullata come diritto e non come imposizione 
Le elezioni sono la massima espressione di un regime democratico. Sono anche l’unica modalità con cui poter decidere i propri rappresentanti all’interno degli organi legislativi e di fatto intavolare il destino politico del Paese in cui si risiede e vive. Tuttavia il voto è un diritto e non un’imposizione. Il non-voto, che una legge abolita nel 1990 e mai applicata penalizzava, è oggi legittimo né più né meno del voto. Essa corrisponde esattamente a una volontà dell’elettore, così come andare a votare e mettere una croce su un simbolo, o su un sì o un no. Chiunque non sia soddisfatto delle offerte sulla scheda o non sia interessato a fare quella scelta ha l’astensione dal voto come strumento e come diritto. Punto.
Come delegittimare un intero sistema? Che fare?
Pertanto l’astensionismo strategico non è una vera e propria soluzione per scardinare la partitocrazia ed esprimere il dissenso, poiché l’astensione dal voto non ha una proiezione istituzionale. Inoltre dalle esperienze anglo-americane ed europee degli ultimi anni, le classi dirigenti democraticamente “elette” si sono auto-legittimate con delle percentuali ridicole di votanti. Di fatto astenersi dal voto vorrebbe dire concretamente permettere proprio a quella classe politica asservita, complice e coesa di governare il Paese.
È anche vero però che se gli astenuti fossero almeno il 75 per cento dell’elettorato e questi ultimi si rivoltassero (in piazza) contro l’auto-legittimazione degli eletti, l’intera macchina sistemica sarebbe destinata a crollare. Tuttavia il blocco degli astenuti non è un corpo organico, organizzato, omogeneo e per questo, difficilmente, riuscirebbe a spodestare un sistema “democraticamente” eletto il quale, comunque, soffocherebbe la protesta in maniera democratica e subdola come avviene ormai da decenni. Di fatto l’astensione potrebbe essere un’arma utile unicamente per chi ha l’intenzione di partorire un gruppo, un movimento o un’associazione politica con prospettive istituzionali in un’ottica rivoluzionaria o riformista, in poche parole influente e di opinione al livello nazionale.
Mentre per chi desiderasse manifestare il proprio dissenso senza inclinazioni politico-associazionistiche sarebbe meglio concedere il suffragio a quelle formazioni extra-parlamentari che si sono opposte da sempre nella società ad un esecutivo tecnico e antidemocratico ed ai partiti che lo hanno consentito. Senza fornire indicazioni di voto specifiche, è necessario votare per i partiti della protesta. In questo caso “il voto utile”, anche se con i suoi limiti, andrebbe sicuramente al Movimento 5 Stelle, tuttavia il 24 e 25 febbraio Beppe Grillo non sarà il solo portavoce del dissenso nazionale dato che a concorrere ci sono tanti partiti anti-sistema, come ci sono tante liste territoriali prive di ideologia che potrebbero avere soluzioni interessanti.

di Sebastiano Caputo 

28 gennaio 2013

MPS: un caso di crisi finanziaria sistemica








Lo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena è più grave di quanto lo si stia dipingendo. Però vediamo di non trasformarlo nella solita bega provinciale a metà strada tra la politica e i giochi elettorali.
Si tratta, invece, della nota questione, profonda e sistemica, della finanza globale e delle sue crisi mai affrontate.
I responsabili dello scandalo e della truffa, se la magistratura li individuerà e ne accerterà le violazioni del codice penale, meritano la galera ed il sequestro dei beni.
I controllori, che non hanno saputo controllare, a cominciare dalla Banca d’Italia, devono comunque spiegare il loro operato e trarne eventualmente le necessarie conclusioni.
A noi preme anche sottolineare e mostrare gli aspetti sistemici ed internazionali che stanno all’origine della crisi e, anche in questo caso, a monte e a valle della frode.
E’ sorprendente l’indignazione di fronte a questo scandalo. Come se ogni frode sia scollegata dalle tante altre e abbia una semplice valenza locale.
Non tutti sanno che tra gli azionisti di Mps c’è anche la banca americana JP Morgan Chase. Essa è la prima al mondo per operazioni in derivati finanziari. L’ultimo rapporto dell’Office of the Comptroller of the Currency (Occ) negli Usa indica che alla fine del terzo trimestre del 2012 essa deteneva derivati over the counter (otc) per un valore nozionale di ben 71 trilioni di dollari!
Come è noto gli otc sono contrattati nell’assoluta opacità, al di fuori dei mercati ufficiali e tenuti fuori bilancio.
Anche la frode Mps ne è la prova provata. Vi era, infatti, un contratto tenuto segreto in cassaforte e mai riportato sui libri contabili.
Questi casi esplodono quando bisogna coprire le perdite di qualcosa che ufficialmente “non esiste” o non dovrebbe esistere.
La JP Morgan quindi controlla quasi un terzo di tutti i derivati attivati dalle banche americane, che sono 227 trilioni di dollari. Detiene inoltre un nono di tutte gli otc mondiali che, secondo l’ultima stima della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, ammontano a 639 trilioni di dollari!
Con una presenza attiva della succitata banca americana, non è sorprendente che anche Mps si sia immersa nella palude dei più rischiosi derivati finanziari. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!
Dai risultati delle indagini finora emersi apprendiamo che Mps, per coprire le rilevanti perdite derivanti da operazioni in derivati, noti come “Alexandria”, fatte tra l’altro con la Dresdner Bank tedesca, nel luglio 2009 aveva sottoscritto un altro cosiddetto “veicolo strutturato” in derivati. Ancora più rischioso e segreto con la finanziaria giapponese Nomura.
Con tale operazione apparentemente sparivano le perdite ma Mps si impegnava a sostenere i costi  del nuovo derivato finanziario per almeno trenta anni.
Dopo il fallimento della Lehman Brothers nell’autunno del 2008, la Nomura è diventata la più aggressiva finanziaria impegnata nei più esotici e rischiosi derivati. Nel 2009, infatti, essa ha rilevato tutte le strutture europee e asiatiche della Lehman, “arruolando” anche i suoi massimi manager e circa 8.500 operatori finanziari. Non è un caso che la Nomura sia coinvolta in moltissime operazioni finanziarie internazionali ad alto rischio. Molte delle quali anche in Italia.
Un altro “veicolo” speculativo in derivati finanziari, emerso dalle indagini, è il “Santorini”, stipulato da Mps con la Deutsche Bank, la quale nell’ultimo periodo è nell’occhio del ciclone per tantissime indagini per truffa da parte delle autorità tedesche.
Un certo sconcerto suscita il “regalo” di  4 miliardi di euro fatto al pericolante Banco Santander spagnolo nell’acquisizione di Antonveneta.
Come si può notare molte di queste operazioni sono state fatte dopo l’esplosione della crisi del 2007-8. Gli attori, come da noi ripetutamente evidenziato, hanno continuato a muoversi con la stessa spregiudicatezza e irresponsabilità. Essi contavano e ancora contano su due cose: essere troppo grandi e sistemici per poter essere lasciati fallire e sulle politiche conseguenti di salvataggio bancario da parte dei governi.
E’ un gioco mortale per le economie e per i paesi coinvolti. Deve finire. Riteniamo che il caso Mps debba diventare per l’Italia e per l’Europa l’occasione per costringere anche gli Usa, il Giappone e gli altri paesi del G20 a ripulire la finanza dai titoli tossici. Altrimenti si rischiano nuove “bombe finanziarie” con ulteriori devastazioni delle economie e con la frustrazione di ogni speranza di ripresa. Anche in Italia. 


di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

Disintossichiamoci o l’ultima dose sarà letale



Che l’agenda Monti sia stata un disastro su tutti i fronti lo hanno capito anche gli stessi sostenitori di tale governo pseudo tecnico. Tutti i parametri, e sottolineo i “loro parametri” sono peggiorati, è un dato storico. Ma allora perché tale “uomo” ha ancora il coraggio di ripresentarsi per continuare la sua “agenda”? Semplice, ubbidisce agli ordini. Il motivo è che il suo operato, per chi lo ha mandato a fare quello che doveva fare, è andato benissimo. Sfasciare l’Italia per favorire la Germania, e far recuperare soldi alle banche internazionali. L’italiota teledipendente non riesce ad avere una visione complessiva sui meccanismi della finanza internazionale e continua a pensare che destra, sinistra e ancor peggio il "centro" possa essere una soluzione politica alla questione.
La crisi indotta dal sistema finanziario non  dipende dal popolo (cattivo evasore) cosi come non dipende dal sistema produttivo (che chiude per mancanza di liquidità), dipende da "meccanismi internazionali" a cui dobbiamo obbedire. ll sistema produttivo certamente si rovinerà continua questa anemia  monetaria forzata. Se si continua a credere che la credibilità italiana dipende da un certo "Monti" che estorce ricchezza al popolo italiano per darla ai mercati speculativi sanguinari, la strada per la catastrofe è segnata. Sempre tardi sarà la benvenuta la divisione tra banche d'affari e banche commerciali, ma gli alieni arriveranno certamente prima.
L’applicazione pedissequa del neoliberismo dove il profitto per il profitto giustifica qualsiasi mezzo con l’imposizione coatta di una "moneta debito" privata non controllabile da una politica unitaria europea assolutamente inesistente, fa succedere che: la "BCE" pensa solo a salvare i suoi azionisti a scapito della popolazione europea, i mercati pensano solo a fare il proprio profitto, gli stati sono solo dei miseri crumiri  a servizio delle lobby bancarie a danno dei popoli. Lo ribadisco da tempo non può esistere una politica economica se non strettamente correlata ad una politica monetaria.
Con l'euro nessuno stato, compresa la Germania, può seriamente fare politiche economiche poiché questo euro vive di autonomia emissiva propria secondo criteri completamente staccati dal tessuto produttivo. Gli interessi sul denaro si dovrebbero calcolare secondo la capacità produttiva del paese ed invece vengono stabiliti da società di rating controllate dagli stessi investitori. Uno stato con propria capacità ed autonomia monetaria può regolare la quantità di liquidità secondo le proprie esigenze produttive senza dover sottostare agli umori degli investitori internazionali. 
Continuare a pensare che un'unica politica monetaria, tra l’altro perversa come quella della BCE, possa essere di aiuto ad economie completamente diverse come quelle delle nazioni europee, è da pazzi, da TSO giornaliero. Ma allora perché si continua per questa strada? Probabilmente perché ormai tutti, soprattutto la Germania è entrata nell’ottica di raccogliere al più presto tutto quello che si può raccogliere e poi abbandonare la "nave euro" piena di drogati, "ognun per se e Dio per tutti". Tra l’altro bisogna anche sbrigarsi a trasformare le liquidità in beni reali prima del crollo.
L’anemia monetaria indotta serve anche a questo, a comprarsi beni e aziende di stato e lasciare il cerino (euro) in mano all’ultimo coglione pensando di aver saldato parte del debito. La svendita del patrimonio come vorrebbe qualche lista (tra le migliaia che stanno sorgendo come funghi) è l’errore più grande che si possa fare, perché è proprio la strada che ci hanno preparato per caderci dentro. I beni e le aziende non devono essere vendute, ma messe a redito, e non farci profitto vendendole, tanto e vero che le caserme non siamo riusciti a venderle mente Finmeccanica ed ENI si.
Allora se queste aziende facevano profitto perché si sono vendute? Vogliamo dire che la politica è complice? Sarebbe da alto tradimento allo stato italiano ma lasciamo stare. Le politiche Keynesiane che sono spesso troppo bistrattate sono l’unica soluzione, certamente vanno rivisitate secondo il nuovo contesto storico e sociale, in una economia sempre più tecnologica che erode posti di lavoro. La piena occupazioni lasciando i modelli vecchi è una utopia come è una utopia realizzarla con la flessibilità se non in minimissima parte. La logica dei servizi deve ritornare, solo per fare un esempio siamo stufi di sentire dischetti registrati, basterebbe una stupida legge che imponesse la risposta obbligatoria di una persona fisica.
E' chiaro che se questa azienda deve rispondere ad un sistema ci competizione sfrenata per produrre profitto di cui oltre il 50% va allo stato ciò non potrà avvenire mai perché si è perso il principio della "natura sociale" dell'impresa.  Che il libero mercato si autoregoli è la più grande barzelletta mai inventa, in quanto i fenomeni di "cartello" la dicono lunga sulla libera concorrenza. Non a caso il neoliberismo predica uno “stato snello”, proprio perché cosi da meno fastidio ai poteri finanziari, alle multinazionali alle banche d’affari. Diversa è la burocrazia statale che certamente va snellita, ma non bisogna confondere le cose, uno stato snello anche di sovranità monetaria non è più uno stato che può occuparsi del suo popolo.
Lo stato compatibilmente alla evoluzione tecnologica deve essere il "motore dell’economia" sia con interventi diretti ossia con "potere di spesa" senza sottostare al vincolo di usura internazionale, sia con interventi indiretti, facilitando settori con detassazioni e sburocratizzazioni. Introdurre le politiche keynesiane senza prevedere una trasformazione della economia e una ridistribuzione reale del redito (C.H. Douglas), significa non voler arrivare al risultato. In tutto questo è fondamentale ragionare fortemente in termini di "autonomia", poiché il primo intoppo che si avrà è proprio sulla bilancia con l’estero.
Ridurre al massimo le dipendenze soprattutto energetiche, oltre che culturali e politiche. In una famiglia prima di compare altre bottiglie di vino si va a vedere se nella dispensa siano rimaste bottiglie e solo dopo avere appurato che non c’è niente si va a comprare e solo se è necessario. Le multinazionali, le compagnie petrolifere, le società finanziarie non vogliono sentire parlare di questi argomenti, tacciandoli come “orrore” poiché ogni nazione deve approvvigionarsi da queste, infatti queste vengono si comprano le nostre industrie e poi ci vendono ciò che era nostro.
Per far si che funzioni quindi il sistema keynesiano (ma anche sistema MATTEI) è importante che ci siamo della premesse chiare: attuare un sistema massimo di ottimizzazione di *risorse locali* (in altri tempi si sarebbe chiamato protezionismo) in termini di  risorse, energia, idee, uomini, tutto quello che si può produrre, fare in Italia va fatto in Italia, con italiani. Poi avere una "moneta sovrana" proprietà del popolo con  la possibilità anche di monete locali, questo per radicare il più possibile la ricchezza al territorio. Piano di riconversione industriale con studi e ricerche (il più possibile italiane) per la bonifica dei territori, mari inquinati, ristrutturazione di tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato con finanziamenti diretti ed indiretti. Sistemazione del sistema idrogeologico e forestale nazionale. Creazione di cooperative di servizi per la sanità e gli anziani visto che la popolazione italiana sta lentamente invecchiando.
Redito minimo di cittadinanza a tutti. Finanziamento della ricerca in ogni settore soprattutto nel settore delle energie rinnovabili. Ristrutturazione e riforma di tutto il sistema d’istruzione, dagli edifici, ai programmi, ai testi, ai corsi, alla valorizzazione dei docenti. Piano di riqualificazione e risparmio energetico di tutti gli edifici pubblici e privati. Piano di consolidamento degli edifici sotto il profilo sismico. Piano di ingegnerizzazione ed infrastruttura per internet sia via cavo che WIFI libero per tutti. Mi sono limitato solo ad alcuni settori tralasciando per esempio il turismo e l’arte che sono un altro immenso settore di lavoro potenziale, solo per dire che la “mancanza di lavoro” è una pura illazione se solo ci fosse una classe dirigente che non ragionasse con le mutande sopra gli occhi del profitto facile e mentalmente drogati di neoliberismo con visione solo dell'oggi.
Se solo si capisse che i signori che odiano il protezionismo sono i primi ad aver creato dei monopoli monetari, energetici, alimentari,ecc super potetti, si invertirebbe subito la tendenza. La strada è lunga tortuosa perché siamo stati drogati di neoliberismo da oltre venti anni dove ci hanno raccontato una storia distorta per farci credere che i buoni erano cattivi e che i cattivi erano
buoni e questo è il risultato, "spogliati di ogni ricchezza". La disintossicazione è lunga e difficile e spesso fallimentare. L’euro è stata l’ultima droga in ordine di tempo che ci hanno somministrato per distruggere la “nazione” e ridurci solo a un “paese” (come un altro). Certo si potrebbero  rinegoziare i trattati di Lisbona,  Maastricht, il MES, nonché il funzionamento della stessa BCE, ma è più facile  che “Israele faccia pace con la Palestina” che questa macchina da guerra civile dell’Europa cambi!!! (e gli hanno dato pure il Nobel).
Restare nell’euro equivale a suicidarsi.
Giuseppe Turrisi

27 gennaio 2013

Astensione o voto di protesta? Breviario per delegittimare il sistema




Come delegittimare in una logica parlamentare l’intera classe politica italiana?
La classe politica italiana: asservita, complice, coesa
Il governo tecnico è stato il culmine della decadenza intellettuale e morale della Seconda Repubblica e dell’intera classe politica italiana. Le ricette “lacrime e sangue” del curatore fallimentare Mario Monti architettate ad arte dalla Troika (Fmi, Bce e Ue) ed inclini a far pagare ai lavoratori italiani i tassi d’interesse sui titoli di Stato al fine di risanare il debito pubblico (che nel frattempo è pure aumentato rispetto agli anni precedenti!) sono state sostenute per un anno intero da tutti i partiti (eccetto qualcuno), Pd, Pdl e Udc in primis. L’attuale campagna elettorale? La dialettica? Santoro vs Berlusconi? Un teatrino tutto democratico, un sistema che si regge su due gambe contrapposte ma che permettono comunque sia al corpo oligarchico di camminare.
La logica parlamentare: l’astensione, la scheda bianca o la scheda annullata come diritto e non come imposizione 
Le elezioni sono la massima espressione di un regime democratico. Sono anche l’unica modalità con cui poter decidere i propri rappresentanti all’interno degli organi legislativi e di fatto intavolare il destino politico del Paese in cui si risiede e vive. Tuttavia il voto è un diritto e non un’imposizione. Il non-voto, che una legge abolita nel 1990 e mai applicata penalizzava, è oggi legittimo né più né meno del voto. Essa corrisponde esattamente a una volontà dell’elettore, così come andare a votare e mettere una croce su un simbolo, o su un sì o un no. Chiunque non sia soddisfatto delle offerte sulla scheda o non sia interessato a fare quella scelta ha l’astensione dal voto come strumento e come diritto. Punto.
Come delegittimare un intero sistema? Che fare?
Pertanto l’astensionismo strategico non è una vera e propria soluzione per scardinare la partitocrazia ed esprimere il dissenso, poiché l’astensione dal voto non ha una proiezione istituzionale. Inoltre dalle esperienze anglo-americane ed europee degli ultimi anni, le classi dirigenti democraticamente “elette” si sono auto-legittimate con delle percentuali ridicole di votanti. Di fatto astenersi dal voto vorrebbe dire concretamente permettere proprio a quella classe politica asservita, complice e coesa di governare il Paese.
È anche vero però che se gli astenuti fossero almeno il 75 per cento dell’elettorato e questi ultimi si rivoltassero (in piazza) contro l’auto-legittimazione degli eletti, l’intera macchina sistemica sarebbe destinata a crollare. Tuttavia il blocco degli astenuti non è un corpo organico, organizzato, omogeneo e per questo, difficilmente, riuscirebbe a spodestare un sistema “democraticamente” eletto il quale, comunque, soffocherebbe la protesta in maniera democratica e subdola come avviene ormai da decenni. Di fatto l’astensione potrebbe essere un’arma utile unicamente per chi ha l’intenzione di partorire un gruppo, un movimento o un’associazione politica con prospettive istituzionali in un’ottica rivoluzionaria o riformista, in poche parole influente e di opinione al livello nazionale.
Mentre per chi desiderasse manifestare il proprio dissenso senza inclinazioni politico-associazionistiche sarebbe meglio concedere il suffragio a quelle formazioni extra-parlamentari che si sono opposte da sempre nella società ad un esecutivo tecnico e antidemocratico ed ai partiti che lo hanno consentito. Senza fornire indicazioni di voto specifiche, è necessario votare per i partiti della protesta. In questo caso “il voto utile”, anche se con i suoi limiti, andrebbe sicuramente al Movimento 5 Stelle, tuttavia il 24 e 25 febbraio Beppe Grillo non sarà il solo portavoce del dissenso nazionale dato che a concorrere ci sono tanti partiti anti-sistema, come ci sono tante liste territoriali prive di ideologia che potrebbero avere soluzioni interessanti.

di Sebastiano Caputo