23 marzo 2013

Conti semplice sull'uscita dall'euro. Parte prima


Cercherò di spiegarvi, alla mia maniera s'intende,  la svalutazione in contrapposizione ai cambi fissi... ma soprattutto perché Prodi, Monti, Amato, Draghi... etc... ci hanno "ficcato" dentro l'euro, come un condannato a morte a cui si chiede di mettere la testa dentro al cappio che lo strangolerà...
E se sarò bravo a spiegarvelo, capirete che grande truffa è stata perpetrata a danno delle moltitudini di lavoratori italiani condannati alla miseria per fare arricchire pochi capitalisti parassiti e cedere ricchezza, sovranità e, soprattutto, la nostra dignità, ad una nazione verso la quale non abbiamo mai avuto grande simpatia: la Germania.
Ora che la rivoluzione è già in corso, ognuno ha il dovere di assumersi le sue responsabilità e fare la sua parte... io che scrivo, voi che leggete e, soprattutto, quegli altri, quelli che nell'euro ci hanno condotto, mantenuto e, ancora oggi, paventano grandi catastrofi se dovessimo uscirne...
Quando conduci milioni di lavoratori alla miseria non puoi sfuggire alla tua responsabilità "traccheggiando dialetticamente", ma devi essere pronto anche a pagare in prima persona i danni che hai procurato a così tante persone...
Non puoi invocare il principio di ignoranza (non lo sapevo) quando tanti altri si sono tolti la vita a causa di una tua errata decisione che li ha rovinati. Devi pagare tanto quanto hai fatto pagare a quelli... soprattutto se, contro ogni evidenza, persisti nell'errore e legittimi il sospetto che la tua non sia stata ingenua ignoranza, ma malsana malafede...
Io vi chiederò, dunque, di ricordarvi i nomi e le facce di coloro che, ancora oggi, difendono (o, peggio, ci impongono) l'euro senza spiegarcene i motivi... contando sull'ignoranza di chi l'ascolta... Costoro, quando tutto si compirà, dovranno rispondere della miseria in cui hanno condotto il popolo italiano e, soprattutto, delle migliaia di suicidi che ciò ha comportato.
Ma prima devo spiegarvi (con i numeri) la truffa compiuta ai danni dei lavoratori italiani... e non dovrò lasciarvi dubbi... diversamente non sarei diverso da quegli altri... quelli di cui, come un pubblico ministero, chiedo la condanna...
Per farlo mi avvarrò di una esempio estremamente semplice: due ditte una italiana e l'altra tedesca che producono bicarbonato di sodio... la bianca e banale polverina che fa passare il bruciore di stomaco.
Facciamo due ipotesi di ulteriore semplificazione: tutti i costi di produzione siano costi del lavoro (stipendi, salari, etc..) e, all'anno zero (ad esempio il 2003) i costi erano uguali per entrambe le aziende ed ammontavano ad 1.0 euro a scatola, sicché, vendendo a 1.15 euro, entrambe guadagnavano 15 centesimi (lordi) a scatola, ovvero 9.0 centesimi dopo tasse.
Questa, dunque, è la situazione nel 2003...
Azienda italianaAzienda tedesca
Numero di scatole vendute10.000.00010.000.000
Prezzo di vendita a scatola1,151,15
Dati in euro X 000
Fatturato Euro X 000011.50011.500
Costo del lavoro10.00010.000
Utile lordo1.5001.500
Imposte600600
Utile netto900900
Mezzi propri11.25011.250
Roe8,0%8,0%
... ed entrambe le aziende guadagnano un decoroso 8.0% sui loro mezzi propri.
Spostiamoci di 10 anni in avanti (al 2013) e supponiamo che l'azienda italiana abbia subito un aumento dei costi del 20% (che significa un incremento dell'1.85% l'anno) e, dunque, si trova nella situazione sotto...
Azienda italianaAzienda tedesca
Numero di scatole vendute10.000.00010.000.000
Prezzo di vendita a scatola1,151,15
Dati in euro X 000
Fatturato Euro X 000011.50011.500
Costo del lavoro12.00010.000
Utile lordo-5001.500
Imposte0600
Utile netto-500900
Mezzi propri11.25011.250
Roe-4,6%8,0%
L'azienda italiana adesso ha costi per 1.2 euro a scatola (ovvero 12 milioni di euro complessivamente) a fronte di un prezzo di vendita che è rimasto lo stesso (1.15 euro a scatola) perché l'azienda tedesca non ha subito nessun aumento di costi e, quindi, continua a praticare gli stessi prezzi di prima... e se l'italiana aumentasse i suoi prezzi (per recuperare i suoi maggiori costi) perderebbe i suoi clienti (... che si chiederebbero perché mai dovrebbero pagare a 1.38 euro a scatola dagli italiani, ciò che si può tranquillamente comprare dai tedeschi a 1.15 euro?).
Ebbene... cosa può succedere a questo punto?
Ci sono tre sole soluzioni:
  • 1) L'azienda italiana chiude a lascia tutto il mercato alla tedesca;
  • 2) L'azienda italiana si rivolge ai suoi dipendenti e gli chiede una riduzione di stipendi e salari del 20%;
  • 3) L'azienda italiana chiede al governo italiano di tornare alla lira e di svalutare del 20%.
Altro non c'è.
La prima soluzione significa che, supponendo che tutte le aziende italiane siano nelle stesse condizioni, si realizza il "default industriale" dell'Italia: poco a poco tutte le aziende chiudono ed il paese diventa "terzo mondo"...
Nell'Italia reale, è quello che sta succedendo da quando siamo entrati nell'euro (dal 2002 ad oggi abbiamo già perso il 30% della nostra produzione industriale)... e, quindi, l'esempio qui fatto, per quanto semplificato, rappresenta la realtà del paese.
La seconda soluzione significa fare pagare ai lavoratori il costo della competitività perduta a causa dell'euro...
I lavoratori, difatti, dovranno accettare salari inferiori del 20%... ma non tutti, solo quelli esposti alla concorrenza internazionale (per i quali si pone il problema di allinearsi ai prezzi di vendita dei concorrenti esteri)... quelli non esposti (impiegati pubblici, farmacisti, tassisti, notai, ed in generale tutti quelli che operano in mercati "chiusi") manterranno i loro "privilegi" e non subiranno (provvisoriamente) alcuna decurtazione...
Sicché i lavoratori esposti alla concorrenza internazionale (che supponiamo essere il 50% del totale) si vedranno ridurre del 20% i loro stipendi, mentre i prezzi  si ridurranno solo del 10% (il 50% li riduce del 20%, e l'altro 50% non ha bisogno di ridurre alcunché) e, quindi, subiranno una riduzione del 10% del loro potere d'acquisto...
Cosa dovranno fare a quel punto?
... Ridurre del 10% i loro consumi (guadagni il 10% in meno... spendi il 10% meno)...
E questo cosa comporta?
Recessione... ovviamente: se i consumi del 50% degli italiani si riducono del 10%, significa che i consumi totali si riducono del 5.0%... e siccome i consumi interni rappresentano circa il 60% del Pil, questo si riduce del 3.0% (il 60% del 5.0%)...
... Vi ricorda qualcosa questa riduzione del 3.0% del Pil?
... Cosa succede alle aziende che sono interessate a quel calo dei consumi (che porta alla riduzione del 3.0% del Pil)?
... Vendono di meno e, quindi, devono ridurre le loro produzioni... ed in conseguenza di ciò devono licenziare... ridurre... chiudere, ovvero causare altre riduzioni dei consumi da parte dei lavoratori che sono licenziati o messi in cassa integrazione.
Significa altre riduzioni di consumi... di Pil... di produzione... etc...
In poche parole, significa "spirale recessiva"... esattamente quella in cui siamo entrati noi nel 2002... prima come stagnazione e poi come recessione che è diventata sempre più dura...
E chi paga in questa spirale recessiva?
Tutti i lavoratori... alla fine anche i tassisti, i farmacisti e tutti quegli altri che inizialmente erano rimasti al riparo dalla crisi vengono colpiti perché quando i consumi calano... calano (più o meno) per tutti i settori...
E chi non viene colpito... anzi si arricchisce?
Quelli che non campano di "lavoro"... ma "speculano" sui mercati finanziari... ovvero i "capitalisti" che, grazie ad una moneta forte, possono comprare a basso prezzo ciò che è in vendita...
Quando il PD e SEL difendono l'euro e ci mantengono dentro... stanno, dunque, difendendo il capitale a scapito del lavoro...
Capite perché non vanno più nelle fabbriche a parlare con i lavoratori?
Capite perché il piano Merkel prevedeva Bersani + Monti al governo? ... Entrambi difendono i capitalisti... ma i primi (quelli del PD) hanno anche la faccia tosta di proclamarsi un partito di sinistra...
E la terza soluzione (la svalutazione)?
Torni alla lira, la svaluti del 20% (rispetto alla moneta dei tedeschi) e, quindi, sul mercato i prezzi dell'azienda italiana sono uguali a quelli della tedesca...
Chi paga in questo caso?
Quelli che hanno soldi che impiegano fuori dai confini nazionali (gli speculatori internazionali, le mafie che riciclano i loro proventi all'estero, gli evasori fiscali, i politici che portano i soldi in Svizzera... etc.. )... sono loro che ci rimettono il 20% quando convertono i loro denari nelle valute straniere...
E chi lascia i suoi soldi in Italia e non ha contatti con l'estero?
... Quasi manco si accorge della svalutazione...
Perché "quasi"?
Alcuni prodotti "obbligati" (tipo il petrolio) costeranno il 20% in più (rispetto a prima) e siccome rappresentano circa il 6% del Pil, produrranno un aumento dei prezzi interni del (20% x 6%=) 1.2%... un quasi zero...
Ed i lavoratori?
Percepiranno lo stesso stipendio di prima e, con l'esclusione dei prodotti obbligatoriamente importati, non si accorgeranno neanche della svalutazione...
In conclusione: la svalutazione danneggia prevalentemente i ricchi capitalisti, mentre la riduzione dei costi interni danneggia prevalentemente i lavoratori...
E non è un'opinione, ma matematica...
Cosa ha fatto l'Italia con l'entrata nell'euro?
Ha scelto di privilegiare i ricchi capitalisti a scapito dei poveracci che campano del loro lavoro...
... Ci credereste che a condurci dentro l'euro siano stati Prodi, Amato, Bersani, D'Alema... tutti coloro, cioè, che qualche anno prima si professavano "partito dei lavoratori"...??
... E ci credereste che per condurci in quella gabbia mortale, ci abbiano imposto tasse spaventose e ci abbiano anche raccontato l'ignobile balla che gli "altri europei" non ci volevano e, dunque, dovevamo "guadagnarci la loro fiducia"?
Capite cosa intendo quando dico che... vi chiederò, dunque, di ricordarvi i nomi e le facce di coloro che, ancora oggi, difendono (o, peggio, ci impongono) l'euro senza spiegarcene i motivi... contando sull'ignoranza di chi l'ascolta... Costoro, quando tutto si compirà, dovranno rispondere della miseria in cui hanno condotto il popolo italiano e, soprattutto, delle migliaia di suicidi che ciò ha comportato...
Non basta mandarli a casa, bisognerà mandarli di fronte ad un tribunale speciale con l'accusa di alto tradimento...
... E che resti di monito nei secoli a venire...

di G. Migliorino

22 marzo 2013

La strategia della tensione ritorna?

Che probabilità ci sono che il PD faccia un governo con il PDL? E quelle di farlo con il M5S?
 ... 29.5% governo PD + PDL; 24.0% governo PD + M5S. L'opzione largamente maggioritaria (46.5%), al momento, è il ritorno alle urne entro l'autunno. Vi invito ad osservare come si è dissolto il piano Merkel (Bersani + Monti) subito dopo l'esito elettorale che ha consegnato Monti all'archivio degli italiani da dimenticare, e la sua presenza sulla scena politica come un ricordo imbarazzante nella storia di questo paese. A dirlo, ancora una volta, è la Borsa che esprime le sue opinioni attraverso i prezzi e, dunque, sono "pareri informati e pesati". Le possibilità del M5S da andare al governo con il PD (l'ipotesi PDL+M5S, al momento, non esiste) sono, ovviamente, aumentate all'aumentare del consenso elettorale del Movimento di Grillo... impennandosi dopo lo scrutinio. Nonostante ciò, se governo sarà, al momento è ancora più probabile quello PD + PDL (5.5 punti di vantaggio sull'altra). Perché? I motivi sono "infinitamente grandi e numerosi". Vediamone qualcuno... Come fa il PD ad accettare l'azzeramento dei rimborsi elettorali che, di fatto, lo condannerebbe all'estinzione? Come fa il PD ad accettare l'azzeramento delle sovvenzioni pubbliche ai giornali, che farebbe incazzare (di brutto) il suo editore di riferimento (Carlo De Benedetti)? ... E potrei continuare con una lista pressoché inesauribile di temi cari al M5S ed inaccettabili dal PD. Dall'altra parte, Silvio Berlusconi ha disperato bisogno di una qualche immunità governativa per tentare di arginare la nuova offensiva della magistratura (... è pericolosissimo il nuovo processo di Napoli per la presunta corruzione verso De Gregorio ai tempi della caduta del governo Prodi) e, quindi, dove assolutamente tornare al governo... oppure essere indispensabile per la tenuta del governo che spera di formare con il centro-sinistra... Da una parte, quindi, l'accordo con Grillo è, allo stato dei fatti, pressoché impossibile... mentre, dall'altra, l'accordo con Berlusconi è, da quest'ultimo, caldeggiato e molto gradito... E' ovvio, tuttavia, che se il PD facesse l'accordo con il PDL, alle prossime elezioni rischierebbe di perdere altri 4 milioni di voti (a vantaggio di M5S) e, quindi, il ricorso alle urne entro l'autunno è, ad oggi, l'opzione più probabile. Ma se si andasse ancora all'elezioni, non sarebbe un disastro per l'economia? Ma quando mai...?? ... E' vero il contrario: al disastro ci hanno condotto tutti i governi che abbiamo avuto negli ultimi anni! Aldo Ravelli (il più grande ribassista di tutti i tempi della Borsa italiana) usava dire che le uniche occasioni quando si "sentiva" di comprare (piuttosto che vendere allo scoperto) erano quando cadevano i governi che, finalmente, non facevano più danni e, dunque, l'economia italiana poteva rifiatare... In effetti, nelle numerosissime crisi di governo della prima Repubblica, nel 72% dei casi la Borsa ha risposto con dei rialzi... L'esempio a noi più vicino, tuttavia, è il Belgio: recentemente è stata oltre un anno senza governo, sperimentando un ottimo anno (il migliore dal 1990) dal punto di vista della crescita economica... ... E, dunque, tranquillizzatevi: stare senza governo per sei mesi... meglio ancora se per dodici (o più), è una buona notizia. ... Ma Bersani, D'Alema, Berlusconi... etc... dicono che non avere un governo sarebbe una tragedia...!! Appunto; questa è la dimostrazione evidente che è vero il contrario. Non riuscire a fare il governo sarebbe una tragedia per loro. Picciotti, queste marmaglie che ci hanno condotto al baratro, non hanno ancora capito che il loro tempo è scaduto... Tentano ancora di "bidonarci" con le loro carrozze a cavalli, mentre John Ford sta già producendo le automobili in serie... Perché credete che abbiano "ceduto" le piazze a Grillo durante la campagna elettorali? I servizi segreti li hanno informati che era pericoloso "affrontare" il "popolo" all'aperto : non si potevano escludere atti di violenza contro di loro o veri e propri attentati... Quindi si sono "rinchiusi" negli studi televisivi o, al massimo, in qualche sala ben vigilata e protetta da schiere di guardie del corpo. ... E l'allarme non è ancora rientrato, anzi: si teme un'escalation della protesta popolare e, dunque, per tutti i "vecchi" politici più in vista, il consiglio (dei suddetti servizi segreti) è di evitare qualsiasi contatto con la gente... Ha ragione Grillo: sono accerchiati... e non gli resta che arrendersi... ... Altro che continuare con queste cazzate in politichese... Come faccio a sapere queste cose a proposito dei servizi segreti? ... Sono notizie d'agenzia riportate dalla stampa inglese... ma non da quella italiana... Dal che si capisce che tipo di giornalismo abbiamo in Italia... !!?? ... I nostri giornalisti sono "dipendenti"... esattamente come il contabile o la centralinista di un'azienda... Se il "padrone" gli dice di scrivere che le donne hanno il pisello, questi ti raccontano che un virus sconosciuto, nottetempo, le ha fatto diventare tutte trans... Giuliano Ferrara, a cinque giorni dal voto, ci raccontava che il M5S stava crollando e non avrebbe preso neanche il 13%... Eugenio Scalfari, Ferruccio De Bortoli e le altre "grandi firme" dei "grandi quotidiani", non hanno capito niente di quello che stava per succedere... e continuano a non avere la benché minima idea di quello che succederà... Nessuno di loro è abituato ad ascoltare... pensano e scrivono cose di altri tempi... di quando c'erano ancora le carrozze a cavalli e neanche loro si sono accorti che John Ford sta già producendo le automobili in serie... Tutti di parlano di spread senza avere capito che si tratta della svalutazione implicita di un paese "costretto" nell'euro... fin quando non sarà "costretto" ad uscirne... Appena accennano alla Borsa, riescono a dire sette minchiate in sei parole... Sull'economia hanno qualche "nozione usa e getta" rubata a qualche libro letto distrattamente... oppure si adeguano alle opinioni (interessi?) dei loro padroni... ... E tutti noi siamo costretti a "sostenere la loro ignoranza" (e più sono ignoranti e disponibili, e più i loro padroni li gradiscono) attraverso il finanziamento pubblico ai giornali... ... Come stupirsi se il numero di copie vendute è in continuo calo... e senza i soldi dello Stato sarebbero costretti tutti a chiudere? Capite perché il PD (e, a maggior ragione, il PDL) non può accettare l'agenda Grillo (che prevede anche l'azzeramento di quel finanziamento vergognoso... da parassiti... ai giornali)? Torniamo agli attentati: vi ricordate quelli degli anni 70-80'... la famosa strategia della tensione? Erano organi dello Stato, oppure paesi nostri alleati (nella Nato), ad organizzarli per creare paura, ansia, scontento... richiesta di ordine e pace sociale... Perché? Per fare passare l'idea del "pericolo rosso" e "imporre" leggi restrittive delle libertà individuali... Negli anni 70' io ero studente al Politecnico di Torino ed almeno una volta al mese, la Polizia veniva a "caricarci" alla maniera delle centurie romane (casco, scudo e manganello... bombe lacrimogene e, se necessario, pistole automatiche)... E più loro ci "caricavano", e più noi diventavamo "duri e violenti": non ti metti a discutere con chi viene a picchiarti; per prima cosa cerchi di non "prenderle" e, subito dopo, cerchi di fargli passare la voglia di farlo un'altra volta (significa che gliele suoni tu a lui)... Sicché gli scontri diventavano sempre più frequenti e brutali e, quindi, le città italiane di quegli anni, a volte si trasformavano in campi di battaglia dove polizia e studenti davano vita ad un'autentica guerriglia urbana. Questo dava ai mezzi di informazione ufficiali (Rai e grandi giornali) l'ulteriore pretesto per "raccontare" l'Italia come un posto di efferati attentati a cui bisognava dare risposte dure e ferme (e poneva ai nostri padri il dubbio se non fosse più giusto avviarci al lavoro dei campi, piuttosto che mandarci all'Università)... Poi abbiamo scoperto che quegli attentati (da cui partiva tutta quella violenza) erano organizzati dalla Stato stesso (o da nazioni amiche) per creare quel clima da guerra civile che doveva spegnere la "rivoluzione del 68" ed il pericolo di un enorme cambiamento planetario (che si temeva potesse essere un grande tsunami comunista)... ... E allora mi viene spontaneo pensare che, per far abortire la rivoluzione in atto (quella del M5S), basterebbe fare qualche attentato ben mirato... e farne ricadere la colpa sui simpatizzanti "grillini"... ... Magari inventando una fantomatica "Brigata stellare" che "firma" i suoi attentati lasciando il proprio simbolo: qualcosa tipo le 5 stelle che, se ricordate, ha molte affinità con la stella a cinque punte delle Brigate rosse... Cosa succederebbe a quel punto? Gran parte dei simpatizzanti del M5S avrebbe paura e, terrorizzata da quella prospettiva di sangue ed odio, tornerebbe nell'alveo dei partiti tradizionali che, saranno anche ladri ed inconcludenti, ma consentono di vivere nella relativa tranquillità del nulla... Fantascienza? Assolutamente no: roba già vista molte volte nei millenni della storia dell'uomo... Se non l'avete ancora fatto, vi consiglio di vedere l'ultimo film di Matt Damon "Promised land"... e scoprirete perché una ricca azienda energetica multinazionale, ha interesse a pagare qualcuno per avversarla e denunciarla con forza in pubblico... Guardatelo e capirete cosa voglio dire... Ricordatevi di ciò che sto qui scrivendo se tra qualche settimana (o mese) si comincerà a parlare di "clima di violenza"... "possibilità di attentati"... "necessità di intervenire con fermezza"... ... Paisani, se la rivoluzione a 5 stelle vince (soprattutto per il referendum sull'euro), la grande Germania è seriamente nella cacca. Non vi aspetterete mica che il fuhrer la faccia vincere senza "reagire"...??

 di G. Migliorino

21 marzo 2013

La sindrome dei Balcani

Per alcuni anni il partito di maggioranza relativa in Svizzera (Unione democratica di centro, fondata dall'industriale Christoph Blocher) è stato una forza politica intollerante, xenofoba, attraversata da umori razzisti e pregiudizialmente ostile a qualsiasi forma di integrazione europea. Le sue posizioni non erano condivise dagli altri maggiori partiti democratici (cristiano-sociali, socialisti, liberali) ma non hanno impedito che fra questi fratelli nemici si stabilisse un pragmatico rapporto di collaborazione nell'interesse del Paese. È accaduto perché tutti, anche Blocher, hanno capito che un dissidio interno, portato alle sue estreme conseguenze, avrebbe impedito alla Confederazione di affrontare e superare le grandi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni. Il risultato della convivenza fra i maggiori partiti svizzeri, nell'ambito di una grande coalizione, è un Paese prospero in cui le grandi banche hanno risanato i propri conti, la maggiore preoccupazione della Banca centrale è quella di evitare che l'eccessivo apprezzamento della moneta nazionale pregiudichi le esportazioni, il tasso di disoccupazione è al 3,1%, i cittadini elettori dicono no alla riduzione delle ore di lavoro e sì a quella dei bonus con cui i banchieri gratificano se stessi L'Italia ha imboccato la strada opposta. I partiti e persino le istituzioni (fra cui la stessa magistratura) non hanno altro orizzonte fuorché quello della propria sopravvivenza, della propria identità, della difesa delle proprie prerogative. Conosciamo bene i nostri mali: spese inutili, un Parlamento pletorico, una classe politica avida, una burocrazia e una giustizia paralizzanti, un gettito fiscale che non giova alla crescita perché serve in buona parte a pagare i debiti del Paese. Ma ogniqualvolta un governo cerca di prendere il toro per le corna, quasi tutti vedono nelle riforme soltanto il danno che potrebbe derivarne per la famiglia politica o sindacale a cui appartengono. Come nella penisola balcanica all'inizio degli anni Novanta, il desiderio di sfogare la propria rabbia e punire il «nemico» prevale su qualsiasi altra riflessione. Per un breve periodo (i primi mesi del governo Monti) abbiamo sperato che le maggiori forze politiche avrebbero assicurato all'esecutivo la loro collaborazione. Più recentemente abbiamo sperato che il risultato inconcludente delle elezioni avrebbe costretto i maggiori partiti (quelli che hanno grosso modo programmi convergenti) ad accantonare i loro dissensi. Avrebbero dato al Paese un governo e al Movimento 5 Stelle lo spettacolo di una classe dirigente ancora capace di un soprassalto di orgoglio e buon senso. È accaduto esattamente il contrario. Nessuno è disposto a sacrificare qualcosa o a fare un passo indietro. Come nei Balcani, durante il decennio degli anni Novanta, si è perduto, a quanto sembra, il sentimento di un destino comune. I primi ad accorgersene saranno i partner europei e, naturalmente, i mercati. Quando constateranno che l'Italia balcanizzata è soltanto un campo di battaglia fra corporazioni economiche e istituzionali, tutti smetteranno di attendere il suo risanamento e cominceranno a scommettere sul suo collasso. Il costo del debito aumenterà e tutto diventerà ancora più difficile. Beninteso, quel giorno le battaglie corporative che hanno paralizzato il Paese avranno perduto qualsiasi significato: non vi sarà più niente da spartire. La sindrome dei Balcani Per alcuni anni il partito di maggioranza relativa in Svizzera (Unione democratica di centro, fondata dall'industriale Christoph Blocher) è stato una forza politica intollerante, xenofoba, attraversata da umori razzisti e pregiudizialmente ostile a qualsiasi forma di integrazione europea. Le sue posizioni non erano condivise dagli altri maggiori partiti democratici (cristiano-sociali, socialisti, liberali) ma non hanno impedito che fra questi fratelli nemici si stabilisse un pragmatico rapporto di collaborazione nell'interesse del Paese. È accaduto perché tutti, anche Blocher, hanno capito che un dissidio interno, portato alle sue estreme conseguenze, avrebbe impedito alla Confederazione di affrontare e superare le grandi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni. Il risultato della convivenza fra i maggiori partiti svizzeri, nell'ambito di una grande coalizione, è un Paese prospero in cui le grandi banche hanno risanato i propri conti, la maggiore preoccupazione della Banca centrale è quella di evitare che l'eccessivo apprezzamento della moneta nazionale pregiudichi le esportazioni, il tasso di disoccupazione è al 3,1%, i cittadini elettori dicono no alla riduzione delle ore di lavoro e sì a quella dei bonus con cui i banchieri gratificano se stessi L'Italia ha imboccato la strada opposta. I partiti e persino le istituzioni (fra cui la stessa magistratura) non hanno altro orizzonte fuorché quello della propria sopravvivenza, della propria identità, della difesa delle proprie prerogative. Conosciamo bene i nostri mali: spese inutili, un Parlamento pletorico, una classe politica avida, una burocrazia e una giustizia paralizzanti, un gettito fiscale che non giova alla crescita perché serve in buona parte a pagare i debiti del Paese. Ma ogniqualvolta un governo cerca di prendere il toro per le corna, quasi tutti vedono nelle riforme soltanto il danno che potrebbe derivarne per la famiglia politica o sindacale a cui appartengono. Come nella penisola balcanica all'inizio degli anni Novanta, il desiderio di sfogare la propria rabbia e punire il «nemico» prevale su qualsiasi altra riflessione. Per un breve periodo (i primi mesi del governo Monti) abbiamo sperato che le maggiori forze politiche avrebbero assicurato all'esecutivo la loro collaborazione. Più recentemente abbiamo sperato che il risultato inconcludente delle elezioni avrebbe costretto i maggiori partiti (quelli che hanno grosso modo programmi convergenti) ad accantonare i loro dissensi. Avrebbero dato al Paese un governo e al Movimento 5 Stelle lo spettacolo di una classe dirigente ancora capace di un soprassalto di orgoglio e buon senso. È accaduto esattamente il contrario. Nessuno è disposto a sacrificare qualcosa o a fare un passo indietro. Come nei Balcani, durante il decennio degli anni Novanta, si è perduto, a quanto sembra, il sentimento di un destino comune. I primi ad accorgersene saranno i partner europei e, naturalmente, i mercati. Quando constateranno che l'Italia balcanizzata è soltanto un campo di battaglia fra corporazioni economiche e istituzionali, tutti smetteranno di attendere il suo risanamento e cominceranno a scommettere sul suo collasso. Il costo del debito aumenterà e tutto diventerà ancora più difficile. Beninteso, quel giorno le battaglie corporative che hanno paralizzato il Paese avranno perduto qualsiasi significato: non vi sarà più niente da spartire.
 di Sergio Romano

23 marzo 2013

Conti semplice sull'uscita dall'euro. Parte prima


Cercherò di spiegarvi, alla mia maniera s'intende,  la svalutazione in contrapposizione ai cambi fissi... ma soprattutto perché Prodi, Monti, Amato, Draghi... etc... ci hanno "ficcato" dentro l'euro, come un condannato a morte a cui si chiede di mettere la testa dentro al cappio che lo strangolerà...
E se sarò bravo a spiegarvelo, capirete che grande truffa è stata perpetrata a danno delle moltitudini di lavoratori italiani condannati alla miseria per fare arricchire pochi capitalisti parassiti e cedere ricchezza, sovranità e, soprattutto, la nostra dignità, ad una nazione verso la quale non abbiamo mai avuto grande simpatia: la Germania.
Ora che la rivoluzione è già in corso, ognuno ha il dovere di assumersi le sue responsabilità e fare la sua parte... io che scrivo, voi che leggete e, soprattutto, quegli altri, quelli che nell'euro ci hanno condotto, mantenuto e, ancora oggi, paventano grandi catastrofi se dovessimo uscirne...
Quando conduci milioni di lavoratori alla miseria non puoi sfuggire alla tua responsabilità "traccheggiando dialetticamente", ma devi essere pronto anche a pagare in prima persona i danni che hai procurato a così tante persone...
Non puoi invocare il principio di ignoranza (non lo sapevo) quando tanti altri si sono tolti la vita a causa di una tua errata decisione che li ha rovinati. Devi pagare tanto quanto hai fatto pagare a quelli... soprattutto se, contro ogni evidenza, persisti nell'errore e legittimi il sospetto che la tua non sia stata ingenua ignoranza, ma malsana malafede...
Io vi chiederò, dunque, di ricordarvi i nomi e le facce di coloro che, ancora oggi, difendono (o, peggio, ci impongono) l'euro senza spiegarcene i motivi... contando sull'ignoranza di chi l'ascolta... Costoro, quando tutto si compirà, dovranno rispondere della miseria in cui hanno condotto il popolo italiano e, soprattutto, delle migliaia di suicidi che ciò ha comportato.
Ma prima devo spiegarvi (con i numeri) la truffa compiuta ai danni dei lavoratori italiani... e non dovrò lasciarvi dubbi... diversamente non sarei diverso da quegli altri... quelli di cui, come un pubblico ministero, chiedo la condanna...
Per farlo mi avvarrò di una esempio estremamente semplice: due ditte una italiana e l'altra tedesca che producono bicarbonato di sodio... la bianca e banale polverina che fa passare il bruciore di stomaco.
Facciamo due ipotesi di ulteriore semplificazione: tutti i costi di produzione siano costi del lavoro (stipendi, salari, etc..) e, all'anno zero (ad esempio il 2003) i costi erano uguali per entrambe le aziende ed ammontavano ad 1.0 euro a scatola, sicché, vendendo a 1.15 euro, entrambe guadagnavano 15 centesimi (lordi) a scatola, ovvero 9.0 centesimi dopo tasse.
Questa, dunque, è la situazione nel 2003...
Azienda italianaAzienda tedesca
Numero di scatole vendute10.000.00010.000.000
Prezzo di vendita a scatola1,151,15
Dati in euro X 000
Fatturato Euro X 000011.50011.500
Costo del lavoro10.00010.000
Utile lordo1.5001.500
Imposte600600
Utile netto900900
Mezzi propri11.25011.250
Roe8,0%8,0%
... ed entrambe le aziende guadagnano un decoroso 8.0% sui loro mezzi propri.
Spostiamoci di 10 anni in avanti (al 2013) e supponiamo che l'azienda italiana abbia subito un aumento dei costi del 20% (che significa un incremento dell'1.85% l'anno) e, dunque, si trova nella situazione sotto...
Azienda italianaAzienda tedesca
Numero di scatole vendute10.000.00010.000.000
Prezzo di vendita a scatola1,151,15
Dati in euro X 000
Fatturato Euro X 000011.50011.500
Costo del lavoro12.00010.000
Utile lordo-5001.500
Imposte0600
Utile netto-500900
Mezzi propri11.25011.250
Roe-4,6%8,0%
L'azienda italiana adesso ha costi per 1.2 euro a scatola (ovvero 12 milioni di euro complessivamente) a fronte di un prezzo di vendita che è rimasto lo stesso (1.15 euro a scatola) perché l'azienda tedesca non ha subito nessun aumento di costi e, quindi, continua a praticare gli stessi prezzi di prima... e se l'italiana aumentasse i suoi prezzi (per recuperare i suoi maggiori costi) perderebbe i suoi clienti (... che si chiederebbero perché mai dovrebbero pagare a 1.38 euro a scatola dagli italiani, ciò che si può tranquillamente comprare dai tedeschi a 1.15 euro?).
Ebbene... cosa può succedere a questo punto?
Ci sono tre sole soluzioni:
  • 1) L'azienda italiana chiude a lascia tutto il mercato alla tedesca;
  • 2) L'azienda italiana si rivolge ai suoi dipendenti e gli chiede una riduzione di stipendi e salari del 20%;
  • 3) L'azienda italiana chiede al governo italiano di tornare alla lira e di svalutare del 20%.
Altro non c'è.
La prima soluzione significa che, supponendo che tutte le aziende italiane siano nelle stesse condizioni, si realizza il "default industriale" dell'Italia: poco a poco tutte le aziende chiudono ed il paese diventa "terzo mondo"...
Nell'Italia reale, è quello che sta succedendo da quando siamo entrati nell'euro (dal 2002 ad oggi abbiamo già perso il 30% della nostra produzione industriale)... e, quindi, l'esempio qui fatto, per quanto semplificato, rappresenta la realtà del paese.
La seconda soluzione significa fare pagare ai lavoratori il costo della competitività perduta a causa dell'euro...
I lavoratori, difatti, dovranno accettare salari inferiori del 20%... ma non tutti, solo quelli esposti alla concorrenza internazionale (per i quali si pone il problema di allinearsi ai prezzi di vendita dei concorrenti esteri)... quelli non esposti (impiegati pubblici, farmacisti, tassisti, notai, ed in generale tutti quelli che operano in mercati "chiusi") manterranno i loro "privilegi" e non subiranno (provvisoriamente) alcuna decurtazione...
Sicché i lavoratori esposti alla concorrenza internazionale (che supponiamo essere il 50% del totale) si vedranno ridurre del 20% i loro stipendi, mentre i prezzi  si ridurranno solo del 10% (il 50% li riduce del 20%, e l'altro 50% non ha bisogno di ridurre alcunché) e, quindi, subiranno una riduzione del 10% del loro potere d'acquisto...
Cosa dovranno fare a quel punto?
... Ridurre del 10% i loro consumi (guadagni il 10% in meno... spendi il 10% meno)...
E questo cosa comporta?
Recessione... ovviamente: se i consumi del 50% degli italiani si riducono del 10%, significa che i consumi totali si riducono del 5.0%... e siccome i consumi interni rappresentano circa il 60% del Pil, questo si riduce del 3.0% (il 60% del 5.0%)...
... Vi ricorda qualcosa questa riduzione del 3.0% del Pil?
... Cosa succede alle aziende che sono interessate a quel calo dei consumi (che porta alla riduzione del 3.0% del Pil)?
... Vendono di meno e, quindi, devono ridurre le loro produzioni... ed in conseguenza di ciò devono licenziare... ridurre... chiudere, ovvero causare altre riduzioni dei consumi da parte dei lavoratori che sono licenziati o messi in cassa integrazione.
Significa altre riduzioni di consumi... di Pil... di produzione... etc...
In poche parole, significa "spirale recessiva"... esattamente quella in cui siamo entrati noi nel 2002... prima come stagnazione e poi come recessione che è diventata sempre più dura...
E chi paga in questa spirale recessiva?
Tutti i lavoratori... alla fine anche i tassisti, i farmacisti e tutti quegli altri che inizialmente erano rimasti al riparo dalla crisi vengono colpiti perché quando i consumi calano... calano (più o meno) per tutti i settori...
E chi non viene colpito... anzi si arricchisce?
Quelli che non campano di "lavoro"... ma "speculano" sui mercati finanziari... ovvero i "capitalisti" che, grazie ad una moneta forte, possono comprare a basso prezzo ciò che è in vendita...
Quando il PD e SEL difendono l'euro e ci mantengono dentro... stanno, dunque, difendendo il capitale a scapito del lavoro...
Capite perché non vanno più nelle fabbriche a parlare con i lavoratori?
Capite perché il piano Merkel prevedeva Bersani + Monti al governo? ... Entrambi difendono i capitalisti... ma i primi (quelli del PD) hanno anche la faccia tosta di proclamarsi un partito di sinistra...
E la terza soluzione (la svalutazione)?
Torni alla lira, la svaluti del 20% (rispetto alla moneta dei tedeschi) e, quindi, sul mercato i prezzi dell'azienda italiana sono uguali a quelli della tedesca...
Chi paga in questo caso?
Quelli che hanno soldi che impiegano fuori dai confini nazionali (gli speculatori internazionali, le mafie che riciclano i loro proventi all'estero, gli evasori fiscali, i politici che portano i soldi in Svizzera... etc.. )... sono loro che ci rimettono il 20% quando convertono i loro denari nelle valute straniere...
E chi lascia i suoi soldi in Italia e non ha contatti con l'estero?
... Quasi manco si accorge della svalutazione...
Perché "quasi"?
Alcuni prodotti "obbligati" (tipo il petrolio) costeranno il 20% in più (rispetto a prima) e siccome rappresentano circa il 6% del Pil, produrranno un aumento dei prezzi interni del (20% x 6%=) 1.2%... un quasi zero...
Ed i lavoratori?
Percepiranno lo stesso stipendio di prima e, con l'esclusione dei prodotti obbligatoriamente importati, non si accorgeranno neanche della svalutazione...
In conclusione: la svalutazione danneggia prevalentemente i ricchi capitalisti, mentre la riduzione dei costi interni danneggia prevalentemente i lavoratori...
E non è un'opinione, ma matematica...
Cosa ha fatto l'Italia con l'entrata nell'euro?
Ha scelto di privilegiare i ricchi capitalisti a scapito dei poveracci che campano del loro lavoro...
... Ci credereste che a condurci dentro l'euro siano stati Prodi, Amato, Bersani, D'Alema... tutti coloro, cioè, che qualche anno prima si professavano "partito dei lavoratori"...??
... E ci credereste che per condurci in quella gabbia mortale, ci abbiano imposto tasse spaventose e ci abbiano anche raccontato l'ignobile balla che gli "altri europei" non ci volevano e, dunque, dovevamo "guadagnarci la loro fiducia"?
Capite cosa intendo quando dico che... vi chiederò, dunque, di ricordarvi i nomi e le facce di coloro che, ancora oggi, difendono (o, peggio, ci impongono) l'euro senza spiegarcene i motivi... contando sull'ignoranza di chi l'ascolta... Costoro, quando tutto si compirà, dovranno rispondere della miseria in cui hanno condotto il popolo italiano e, soprattutto, delle migliaia di suicidi che ciò ha comportato...
Non basta mandarli a casa, bisognerà mandarli di fronte ad un tribunale speciale con l'accusa di alto tradimento...
... E che resti di monito nei secoli a venire...

di G. Migliorino

22 marzo 2013

La strategia della tensione ritorna?

Che probabilità ci sono che il PD faccia un governo con il PDL? E quelle di farlo con il M5S?
 ... 29.5% governo PD + PDL; 24.0% governo PD + M5S. L'opzione largamente maggioritaria (46.5%), al momento, è il ritorno alle urne entro l'autunno. Vi invito ad osservare come si è dissolto il piano Merkel (Bersani + Monti) subito dopo l'esito elettorale che ha consegnato Monti all'archivio degli italiani da dimenticare, e la sua presenza sulla scena politica come un ricordo imbarazzante nella storia di questo paese. A dirlo, ancora una volta, è la Borsa che esprime le sue opinioni attraverso i prezzi e, dunque, sono "pareri informati e pesati". Le possibilità del M5S da andare al governo con il PD (l'ipotesi PDL+M5S, al momento, non esiste) sono, ovviamente, aumentate all'aumentare del consenso elettorale del Movimento di Grillo... impennandosi dopo lo scrutinio. Nonostante ciò, se governo sarà, al momento è ancora più probabile quello PD + PDL (5.5 punti di vantaggio sull'altra). Perché? I motivi sono "infinitamente grandi e numerosi". Vediamone qualcuno... Come fa il PD ad accettare l'azzeramento dei rimborsi elettorali che, di fatto, lo condannerebbe all'estinzione? Come fa il PD ad accettare l'azzeramento delle sovvenzioni pubbliche ai giornali, che farebbe incazzare (di brutto) il suo editore di riferimento (Carlo De Benedetti)? ... E potrei continuare con una lista pressoché inesauribile di temi cari al M5S ed inaccettabili dal PD. Dall'altra parte, Silvio Berlusconi ha disperato bisogno di una qualche immunità governativa per tentare di arginare la nuova offensiva della magistratura (... è pericolosissimo il nuovo processo di Napoli per la presunta corruzione verso De Gregorio ai tempi della caduta del governo Prodi) e, quindi, dove assolutamente tornare al governo... oppure essere indispensabile per la tenuta del governo che spera di formare con il centro-sinistra... Da una parte, quindi, l'accordo con Grillo è, allo stato dei fatti, pressoché impossibile... mentre, dall'altra, l'accordo con Berlusconi è, da quest'ultimo, caldeggiato e molto gradito... E' ovvio, tuttavia, che se il PD facesse l'accordo con il PDL, alle prossime elezioni rischierebbe di perdere altri 4 milioni di voti (a vantaggio di M5S) e, quindi, il ricorso alle urne entro l'autunno è, ad oggi, l'opzione più probabile. Ma se si andasse ancora all'elezioni, non sarebbe un disastro per l'economia? Ma quando mai...?? ... E' vero il contrario: al disastro ci hanno condotto tutti i governi che abbiamo avuto negli ultimi anni! Aldo Ravelli (il più grande ribassista di tutti i tempi della Borsa italiana) usava dire che le uniche occasioni quando si "sentiva" di comprare (piuttosto che vendere allo scoperto) erano quando cadevano i governi che, finalmente, non facevano più danni e, dunque, l'economia italiana poteva rifiatare... In effetti, nelle numerosissime crisi di governo della prima Repubblica, nel 72% dei casi la Borsa ha risposto con dei rialzi... L'esempio a noi più vicino, tuttavia, è il Belgio: recentemente è stata oltre un anno senza governo, sperimentando un ottimo anno (il migliore dal 1990) dal punto di vista della crescita economica... ... E, dunque, tranquillizzatevi: stare senza governo per sei mesi... meglio ancora se per dodici (o più), è una buona notizia. ... Ma Bersani, D'Alema, Berlusconi... etc... dicono che non avere un governo sarebbe una tragedia...!! Appunto; questa è la dimostrazione evidente che è vero il contrario. Non riuscire a fare il governo sarebbe una tragedia per loro. Picciotti, queste marmaglie che ci hanno condotto al baratro, non hanno ancora capito che il loro tempo è scaduto... Tentano ancora di "bidonarci" con le loro carrozze a cavalli, mentre John Ford sta già producendo le automobili in serie... Perché credete che abbiano "ceduto" le piazze a Grillo durante la campagna elettorali? I servizi segreti li hanno informati che era pericoloso "affrontare" il "popolo" all'aperto : non si potevano escludere atti di violenza contro di loro o veri e propri attentati... Quindi si sono "rinchiusi" negli studi televisivi o, al massimo, in qualche sala ben vigilata e protetta da schiere di guardie del corpo. ... E l'allarme non è ancora rientrato, anzi: si teme un'escalation della protesta popolare e, dunque, per tutti i "vecchi" politici più in vista, il consiglio (dei suddetti servizi segreti) è di evitare qualsiasi contatto con la gente... Ha ragione Grillo: sono accerchiati... e non gli resta che arrendersi... ... Altro che continuare con queste cazzate in politichese... Come faccio a sapere queste cose a proposito dei servizi segreti? ... Sono notizie d'agenzia riportate dalla stampa inglese... ma non da quella italiana... Dal che si capisce che tipo di giornalismo abbiamo in Italia... !!?? ... I nostri giornalisti sono "dipendenti"... esattamente come il contabile o la centralinista di un'azienda... Se il "padrone" gli dice di scrivere che le donne hanno il pisello, questi ti raccontano che un virus sconosciuto, nottetempo, le ha fatto diventare tutte trans... Giuliano Ferrara, a cinque giorni dal voto, ci raccontava che il M5S stava crollando e non avrebbe preso neanche il 13%... Eugenio Scalfari, Ferruccio De Bortoli e le altre "grandi firme" dei "grandi quotidiani", non hanno capito niente di quello che stava per succedere... e continuano a non avere la benché minima idea di quello che succederà... Nessuno di loro è abituato ad ascoltare... pensano e scrivono cose di altri tempi... di quando c'erano ancora le carrozze a cavalli e neanche loro si sono accorti che John Ford sta già producendo le automobili in serie... Tutti di parlano di spread senza avere capito che si tratta della svalutazione implicita di un paese "costretto" nell'euro... fin quando non sarà "costretto" ad uscirne... Appena accennano alla Borsa, riescono a dire sette minchiate in sei parole... Sull'economia hanno qualche "nozione usa e getta" rubata a qualche libro letto distrattamente... oppure si adeguano alle opinioni (interessi?) dei loro padroni... ... E tutti noi siamo costretti a "sostenere la loro ignoranza" (e più sono ignoranti e disponibili, e più i loro padroni li gradiscono) attraverso il finanziamento pubblico ai giornali... ... Come stupirsi se il numero di copie vendute è in continuo calo... e senza i soldi dello Stato sarebbero costretti tutti a chiudere? Capite perché il PD (e, a maggior ragione, il PDL) non può accettare l'agenda Grillo (che prevede anche l'azzeramento di quel finanziamento vergognoso... da parassiti... ai giornali)? Torniamo agli attentati: vi ricordate quelli degli anni 70-80'... la famosa strategia della tensione? Erano organi dello Stato, oppure paesi nostri alleati (nella Nato), ad organizzarli per creare paura, ansia, scontento... richiesta di ordine e pace sociale... Perché? Per fare passare l'idea del "pericolo rosso" e "imporre" leggi restrittive delle libertà individuali... Negli anni 70' io ero studente al Politecnico di Torino ed almeno una volta al mese, la Polizia veniva a "caricarci" alla maniera delle centurie romane (casco, scudo e manganello... bombe lacrimogene e, se necessario, pistole automatiche)... E più loro ci "caricavano", e più noi diventavamo "duri e violenti": non ti metti a discutere con chi viene a picchiarti; per prima cosa cerchi di non "prenderle" e, subito dopo, cerchi di fargli passare la voglia di farlo un'altra volta (significa che gliele suoni tu a lui)... Sicché gli scontri diventavano sempre più frequenti e brutali e, quindi, le città italiane di quegli anni, a volte si trasformavano in campi di battaglia dove polizia e studenti davano vita ad un'autentica guerriglia urbana. Questo dava ai mezzi di informazione ufficiali (Rai e grandi giornali) l'ulteriore pretesto per "raccontare" l'Italia come un posto di efferati attentati a cui bisognava dare risposte dure e ferme (e poneva ai nostri padri il dubbio se non fosse più giusto avviarci al lavoro dei campi, piuttosto che mandarci all'Università)... Poi abbiamo scoperto che quegli attentati (da cui partiva tutta quella violenza) erano organizzati dalla Stato stesso (o da nazioni amiche) per creare quel clima da guerra civile che doveva spegnere la "rivoluzione del 68" ed il pericolo di un enorme cambiamento planetario (che si temeva potesse essere un grande tsunami comunista)... ... E allora mi viene spontaneo pensare che, per far abortire la rivoluzione in atto (quella del M5S), basterebbe fare qualche attentato ben mirato... e farne ricadere la colpa sui simpatizzanti "grillini"... ... Magari inventando una fantomatica "Brigata stellare" che "firma" i suoi attentati lasciando il proprio simbolo: qualcosa tipo le 5 stelle che, se ricordate, ha molte affinità con la stella a cinque punte delle Brigate rosse... Cosa succederebbe a quel punto? Gran parte dei simpatizzanti del M5S avrebbe paura e, terrorizzata da quella prospettiva di sangue ed odio, tornerebbe nell'alveo dei partiti tradizionali che, saranno anche ladri ed inconcludenti, ma consentono di vivere nella relativa tranquillità del nulla... Fantascienza? Assolutamente no: roba già vista molte volte nei millenni della storia dell'uomo... Se non l'avete ancora fatto, vi consiglio di vedere l'ultimo film di Matt Damon "Promised land"... e scoprirete perché una ricca azienda energetica multinazionale, ha interesse a pagare qualcuno per avversarla e denunciarla con forza in pubblico... Guardatelo e capirete cosa voglio dire... Ricordatevi di ciò che sto qui scrivendo se tra qualche settimana (o mese) si comincerà a parlare di "clima di violenza"... "possibilità di attentati"... "necessità di intervenire con fermezza"... ... Paisani, se la rivoluzione a 5 stelle vince (soprattutto per il referendum sull'euro), la grande Germania è seriamente nella cacca. Non vi aspetterete mica che il fuhrer la faccia vincere senza "reagire"...??

 di G. Migliorino

21 marzo 2013

La sindrome dei Balcani

Per alcuni anni il partito di maggioranza relativa in Svizzera (Unione democratica di centro, fondata dall'industriale Christoph Blocher) è stato una forza politica intollerante, xenofoba, attraversata da umori razzisti e pregiudizialmente ostile a qualsiasi forma di integrazione europea. Le sue posizioni non erano condivise dagli altri maggiori partiti democratici (cristiano-sociali, socialisti, liberali) ma non hanno impedito che fra questi fratelli nemici si stabilisse un pragmatico rapporto di collaborazione nell'interesse del Paese. È accaduto perché tutti, anche Blocher, hanno capito che un dissidio interno, portato alle sue estreme conseguenze, avrebbe impedito alla Confederazione di affrontare e superare le grandi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni. Il risultato della convivenza fra i maggiori partiti svizzeri, nell'ambito di una grande coalizione, è un Paese prospero in cui le grandi banche hanno risanato i propri conti, la maggiore preoccupazione della Banca centrale è quella di evitare che l'eccessivo apprezzamento della moneta nazionale pregiudichi le esportazioni, il tasso di disoccupazione è al 3,1%, i cittadini elettori dicono no alla riduzione delle ore di lavoro e sì a quella dei bonus con cui i banchieri gratificano se stessi L'Italia ha imboccato la strada opposta. I partiti e persino le istituzioni (fra cui la stessa magistratura) non hanno altro orizzonte fuorché quello della propria sopravvivenza, della propria identità, della difesa delle proprie prerogative. Conosciamo bene i nostri mali: spese inutili, un Parlamento pletorico, una classe politica avida, una burocrazia e una giustizia paralizzanti, un gettito fiscale che non giova alla crescita perché serve in buona parte a pagare i debiti del Paese. Ma ogniqualvolta un governo cerca di prendere il toro per le corna, quasi tutti vedono nelle riforme soltanto il danno che potrebbe derivarne per la famiglia politica o sindacale a cui appartengono. Come nella penisola balcanica all'inizio degli anni Novanta, il desiderio di sfogare la propria rabbia e punire il «nemico» prevale su qualsiasi altra riflessione. Per un breve periodo (i primi mesi del governo Monti) abbiamo sperato che le maggiori forze politiche avrebbero assicurato all'esecutivo la loro collaborazione. Più recentemente abbiamo sperato che il risultato inconcludente delle elezioni avrebbe costretto i maggiori partiti (quelli che hanno grosso modo programmi convergenti) ad accantonare i loro dissensi. Avrebbero dato al Paese un governo e al Movimento 5 Stelle lo spettacolo di una classe dirigente ancora capace di un soprassalto di orgoglio e buon senso. È accaduto esattamente il contrario. Nessuno è disposto a sacrificare qualcosa o a fare un passo indietro. Come nei Balcani, durante il decennio degli anni Novanta, si è perduto, a quanto sembra, il sentimento di un destino comune. I primi ad accorgersene saranno i partner europei e, naturalmente, i mercati. Quando constateranno che l'Italia balcanizzata è soltanto un campo di battaglia fra corporazioni economiche e istituzionali, tutti smetteranno di attendere il suo risanamento e cominceranno a scommettere sul suo collasso. Il costo del debito aumenterà e tutto diventerà ancora più difficile. Beninteso, quel giorno le battaglie corporative che hanno paralizzato il Paese avranno perduto qualsiasi significato: non vi sarà più niente da spartire. La sindrome dei Balcani Per alcuni anni il partito di maggioranza relativa in Svizzera (Unione democratica di centro, fondata dall'industriale Christoph Blocher) è stato una forza politica intollerante, xenofoba, attraversata da umori razzisti e pregiudizialmente ostile a qualsiasi forma di integrazione europea. Le sue posizioni non erano condivise dagli altri maggiori partiti democratici (cristiano-sociali, socialisti, liberali) ma non hanno impedito che fra questi fratelli nemici si stabilisse un pragmatico rapporto di collaborazione nell'interesse del Paese. È accaduto perché tutti, anche Blocher, hanno capito che un dissidio interno, portato alle sue estreme conseguenze, avrebbe impedito alla Confederazione di affrontare e superare le grandi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni. Il risultato della convivenza fra i maggiori partiti svizzeri, nell'ambito di una grande coalizione, è un Paese prospero in cui le grandi banche hanno risanato i propri conti, la maggiore preoccupazione della Banca centrale è quella di evitare che l'eccessivo apprezzamento della moneta nazionale pregiudichi le esportazioni, il tasso di disoccupazione è al 3,1%, i cittadini elettori dicono no alla riduzione delle ore di lavoro e sì a quella dei bonus con cui i banchieri gratificano se stessi L'Italia ha imboccato la strada opposta. I partiti e persino le istituzioni (fra cui la stessa magistratura) non hanno altro orizzonte fuorché quello della propria sopravvivenza, della propria identità, della difesa delle proprie prerogative. Conosciamo bene i nostri mali: spese inutili, un Parlamento pletorico, una classe politica avida, una burocrazia e una giustizia paralizzanti, un gettito fiscale che non giova alla crescita perché serve in buona parte a pagare i debiti del Paese. Ma ogniqualvolta un governo cerca di prendere il toro per le corna, quasi tutti vedono nelle riforme soltanto il danno che potrebbe derivarne per la famiglia politica o sindacale a cui appartengono. Come nella penisola balcanica all'inizio degli anni Novanta, il desiderio di sfogare la propria rabbia e punire il «nemico» prevale su qualsiasi altra riflessione. Per un breve periodo (i primi mesi del governo Monti) abbiamo sperato che le maggiori forze politiche avrebbero assicurato all'esecutivo la loro collaborazione. Più recentemente abbiamo sperato che il risultato inconcludente delle elezioni avrebbe costretto i maggiori partiti (quelli che hanno grosso modo programmi convergenti) ad accantonare i loro dissensi. Avrebbero dato al Paese un governo e al Movimento 5 Stelle lo spettacolo di una classe dirigente ancora capace di un soprassalto di orgoglio e buon senso. È accaduto esattamente il contrario. Nessuno è disposto a sacrificare qualcosa o a fare un passo indietro. Come nei Balcani, durante il decennio degli anni Novanta, si è perduto, a quanto sembra, il sentimento di un destino comune. I primi ad accorgersene saranno i partner europei e, naturalmente, i mercati. Quando constateranno che l'Italia balcanizzata è soltanto un campo di battaglia fra corporazioni economiche e istituzionali, tutti smetteranno di attendere il suo risanamento e cominceranno a scommettere sul suo collasso. Il costo del debito aumenterà e tutto diventerà ancora più difficile. Beninteso, quel giorno le battaglie corporative che hanno paralizzato il Paese avranno perduto qualsiasi significato: non vi sarà più niente da spartire.
 di Sergio Romano