09 gennaio 2007

6.000.000 di morti, un Olocausto è storia vera o verosimile?


Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. (goebbels)
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di
questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il
totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi
hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite
da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve
essere citata. La cifra di 6 000 000 dopo essere stata ripetuta per Milioni
di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata
ufficiale. Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in
possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la
guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la
Palestina e la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del
libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of
the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in
quell'anno era di 15,713,638 (vedi foto a lato). La stessa fonte nel 1940
riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15,319,359. Se lo studio statistico
del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante
la guerra, ma subì un piccolo incremento.
Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si
potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra
di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi
scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di
Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una
sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che
Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni
di ebrei erano stati liquidati.
La testimonianza di Höttl fu accettata dalla corte senza che la difesa
potesse esaminare il teste. Höttl nonstante fosse stato un membro delle SS
che si macchio di crimini dopo la sua confessione fu rilasciato e comincio a
lavorare come agente per la CIA. Nel 2001 la CIA rese pubblica la cartella
su Höttl (scritto anche Hoettl) intitolata, "Analysis of the Name File of
Wilhelm Hoettl" di circa 600 pagine. Nel documento Höttl viene descritto
come una fonte poco attendibile che regolarmente fabbricava informazioni per
chiunque lo avrebbero pagato. Nelle parole di uno dei ricercatore della CIA:
«Hoettl's name file is approximately 600 pages, one of the largest of those
released to the public so far. The size of the file owes to Hoettl's postwar
career as a peddler of intelligence, good and bad, to anyone who would pay
him. Reports link Hoettl to twelve different intelligence services,
including the U.S., Yugoslav, Austrian, Israeli, Romanian, Vatican, Swiss,
French, West German, Russian, Hungarian and British.»
Dalla cartella della CIA emerge anche l`interessante fatto che Höttl poco
dopo il suo arresto nel maggio 1945 cominciò subito a lavorare per il U.S.
Office of Strategic Services (OSS) predecessore della CIA e che fu allora,
quando lavorava per l`OSS, che "confessò" la cifra di sei milioni. Nel
profilo della CIA su Höttl dopo il suo arresto egli viene descritto:
«Upon his arrest, Hoettl played to the interests of his captors ...»
La prima apparizione della cifra di "sei milioni di morti" avviene
nel`Ottobre del 1919 sulla rivista Ebraica di New York, The American Hebrew.
(clicca sull`immagine per leggere l`articolo)
Come se non bastasse la cifra dei Sei Milioni appare incredibilmente gia 25
anni prima! Nel 1919 un ex governatore dello stato di New York, Martin
Glynn, pubblico un`articolo intitolato, "The Crucifixion of Jews Must
Stop!," sul quotidiano ebraico americano, American Hebrew di New York, dove
egli ripetutamente parla "dell`imminete morte di sei milioni di ebrei in
europa" in quello che egli chiama un`"olocausto".
Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio
statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione
dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche
dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata,
durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud
America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai tedeschi, i
sovietici non consentirono di ritornare all'ovest. In conclusione, afferma
Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai
nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono
morti, ma sopravvissuti alla guerra.
Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono
costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque
stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è
una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad
ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al
grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare
la leggenda dei 6 milioni).
D'altronde in Das jüdische Paradox (Europaische Verlagsantstalt, 1976, p.
263), Nahum Goldmann, che fu per parecchi anni presidente del Congresso
mondiale ebraico, scrive questo:
«Ma nel 1945 c'erano circa 600.000 ebrei sopravvissuti nei campi di
concentramento che nessun paese voleva accogliere».
Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi
hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee,
nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra,
itedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera.
Franco Deana

08 gennaio 2007

Promotori finanziari: una triste verità



Sono ormai da svariati anni che mi batto per portare a conoscenza dei risparmiatori la triste verità sul settore bancario e sulle reti di promozione finanziaria.
I recenti crack finanziari, con i relativi processi tuttora pendenti, non fanno altro che confermare, ancora una volta, quanto questi soggetti portino i loro clienti a compiere operazioni in pieno conflitto di interessi e a sottoscrivere prodotti troppo onerosi e sottoperformanti.
Questa figura professionale nasce circa quindici anni fa, con la legge 191 che istituiva le SIM (società d’intermediazione finanziaria) e, di fatto, non faceva altro che rendere il mercato della gestione del risparmio un autentico monopolio per i gruppi bancari.

Da questa riforma nasce il promotore finanziario: una figura il cui compito solleva non poche perplessità sui meccanismi d’efficienza e trasparenza con cui dovrebbero essere gestiti i risparmi e gli investimenti delle persone che si appoggiano al suo operato.
Tanto per iniziare, dovete sapere che il promotore finanziario è legato, attraverso un monomandato di rappresentanza, alla sua banca o sim, con la quale s’impegna a non promuovere o distribuire i prodotti di altri concorrenti. Il promotore percepisce la sua remunerazione sul volume dei prodotti che riesce a collocare tra il pubblico risparmiatore e viene pagato dalla stessa banca.

Già qui, possiamo fare una prima osservazione per comprendere la loro remunerazione: i prodotti che promuovono non hanno lo stesso tasso di provvigione, di solito, i più rischiosi per voi sono i più remunerativi per loro ( per esempio, i fondi azionari high tech).
Il conflitto d’interessi è sin troppo evidente: chi vi assicura che il vostro promotore non vi faccia sottoscrivere quel tipo di prodotto che magari a lui genera il massimo di retrocessione provvigionale? Nel dubbio, meglio starne fuori.

Come se questo non bastasse, immaginate che il vostro promotore sia un soggetto dinamico, preparato (ne ho conosciuti solo due sino ad ora) e sapiente conoscitore dell’andamento dei mercati, pur tuttavia, se fosse a conoscenza di un prodotto o forma di investimento particolarmente interessante, offerto magari da un concorrente, non potrebbe proporvelo. Eventualmente, se la sua etica professionale fosse significativamente ineccepibile, vi potrebbe indirizzare da un promotore a lui concorrente (in quanto appartenente ad un’altra rete di promozione e/o banca), ma con il rischio di perdervi definitivamente come cliente investitore, nel qual caso voi decideste di migrare tutte le vostre disponibilità su quella stessa banca. Farebbe bella figura, ma perderebbe un cliente.

Non dimenticate, a questo punto, le spiegazioni che devono dare gli stessi promotori alle direzioni d’area, quando perdono un cliente per interruzione del rapporto e/o migrazione verso un concorrente.
Nella maggior parte dei casi, invece, ho visto tutto il possibile per screditare l’avversario o il concorrente, arrivando a dire che di quella banca non c’è da fidarsi, che in passato i rendimenti erano stati mediocri, che il suo personale è incompetente e così via.

Recentemente ho potuto constatare di persona tutto questo proprio dal personale di sportello di alcune banche del mio territorio, le quali, in seguito alle mie recenti conferenze, in cui rappresentavo la convenienza di un noto conto di liquidità (di un gruppo bancario europeo), queste stesse, vedendo come molti loro correntisti volevano aderirvi, iniziarono a denigrarlo, affermando che non bisogna fidarsi, che la tale banca poteva fallire, che il tasso di rendimento non era poi così elevato e che loro avevano un prodotto migliore, meno rischioso e così via.

Tutto questo perché subirono un forte drenaggio di liquidità a scapito dei loro prodotti: mi piacerebbe farvi i nomi e cognomi di queste persone, ma, come al solito, rischierei una querela ed un mega-risarcimento di danni. Che ci volete fare: siamo in Italia.
Come se non bastasse, il promotore risulta essere anche un professionista la cui opera di consulenza non è indipendente, in quanto anche qui, come per il settore bancario, se la direzione di area della sua rete di promozione ha deciso che per il prossimo trimestre si deve raggiungere un determinato budget di raccolta su un nuovo prodotto da poco emesso, state certi che il vostro promotore vi telefonerà, dicendovi che dovete switchare dal vecchio prodotto, che vi aveva fatto sottoscrivere alcuni mesi fa, per entrare in quello nuovo fresco fresco che sta per uscire. Alla faccia dell’indipendenza e della trasparenza. Con molta probabilità, sarà un prodotto che contempla una commissione d’ingresso per la sua sottoscrizione.

Vi siete mai fermati a pensare a cosa servono le commissioni d’ingresso? Ve lo dico io: a pagare il vostro promotore. Eh sì, perché, quando investite 100.000 euro su un fondo azionario e vi dicono che per entrare su questo fondo dovete pagare una commissione pari al 2-4-5%, quel denaro serve per pagare anche lo stesso promotore !
Accidenti che servizio brillante, pagate per non avere nulla in cambio, anzi, per la verità, pagate per avere una persona che, con il vostro denaro, farà il possibile per massimizzare il proprio tornaconto (raramente coincide anche con il vostro, per non dire quasi mai).

Perciò, come dico sempre durante i miei show finanziari, chi è desideroso di continuare a sodomizzarsi con questo sistema, ne ha piene facoltà.
Quanto sopra potrebbe essere esteso anche al sistema bancario italiano: il vero cancro terminale del nostro paese. Tuttavia p rima di procedere alla rappresentazione dello stato del mercato bancario italiano, di fatto monopolizzato da quattro grandi gruppi, nati si e no da qualche anno in seguito a forzati meccanismi di accorpamento e concentrazione, ritengo opportuno schematizzare la situazione sul mercato statunitense, forse il più brillante al mondo da questo punto di vista.

Dopo il crack del 29, che portò al fallimento centinaia di banche private ed al collasso del sistema creditizio, il legislatore americano, sotto le vesti di Franklin Delano Roosevelt, all’interno del piano per rilanciare gli investimenti industriali e non, il famoso New Deal, fece varare il “Glass Steagall Act”, dal nome dei deputati che al Congresso proposero la legge.
Questa disposizione legislativa, concepita più di 75 anni fa, rappresenta, senza alcun dubbio, il più efficiente sistema per salvaguardare il denaro in tutte le sue forme ed usi, tutelando i suoi aventi diritto, sia essi risparmiatori che investitori.

Il Glass Steagall Act impone una netta ed inviolabile separazione tra due tipologie di banche: quelle di prestito e quelle d’investimento.
Ciò significa che la banca, una volta deciso di strutturare, distribuire e promuovere prodotti e formule per investire i risparmi, può fare solo ed esclusivamente quello. Lo stesso accade per la banca di credito commerciale, la quale può generare la sua redditività solo attraverso la remunerazione sul prestito del denaro.

Non entro nei meriti tecnici o giuridici della legge, immaginate che vi abbia sintetizzato al massimo la ratio che sta dietro a questa legge: innanzitutto creare soggetti fortemente specializzati, quasi di nicchia, con competenze molto dedicate.
In Italia invece che cosa avviene: abbiamo banche che vi possono vendere, come se fossero un grande discount ricco di merce di seconda qualità, polizze vita, assicurazioni auto, conti correnti, prestiti per cassa, piani di accumulo, telefoni cellulari in promozione e a rate, certificati di deposito, quote di fondi da loro stesse creati e altre forme succedanee di investimento generico o in qualche modo personalizzato.

Così facendo, abbiamo un soggetto autorizzato a vendere quasi tutto, con il solo scopo di generare una proliferazione di commissioni ad ogni richiesta di servizio dell’investitore.
Qui sta il problema principale del sistema bancario italiano, ovvero che ogni banca, presa nella sua genericità, per creare la propria redditività, punta sulle cosiddette aree di ricavo per prestazione di servizio: questo significa che il suo scopo è quello di chiedervi il massimo, per darvi un servizio che negli altri paesi europei e statunitensi si considera scontato all’interno del rapporto di conto corrente.

Quindi un bonifico vi può costare anche 5 euro, un invio di estratto conto 3 euro, una richiesta di elenco movimenti altri 3 euro, una telefonata che vi fanno per avvisarvi su una nuova emissione 2 euro e così via. Tutto questo crea a loro una redditività certa impressionante, priva tuttavia di rischio bancario, non male quindi come rapporto rischio/beneficio.
Mentre quando andate a chiedere un prestito o rinegoziate un vecchio fido, passano voi, vostra moglie e i vostri genitori ai raggi x, oppure vi chiedono in garanzia 100 per prestarvi 50: negli USA, invece, le banche finanziano sulla base di ipotesi di redditività e business plans, piuttosto che di sole garanzie.

Non mi esprimo sul personale che lavora in banca (anche se qualcuno fa eccezione) il cui grado di competenza e di efficienza è diretta conseguenza di quanto rappresentato sopra, in quanto, se nascono e si evolvono banche prive di una propria specializzazione, capite serenamente che il personale che vi lavora non deve avere chissà quali competenze e/o capacità per lavorarvi.
Anzi, nella maggior parte dei casi, trovate innanzi agli sportelli persone frustrate, impantanate in un lavoro che non ha futuro, destinate per anni a contare il denaro e gli assegni, oppure a passare carte su carte tra lo sportello e la direzione amministrativa.

Come se non bastasse, questo li demotiva ancora di più: pertanto scordatevi di trovare quello che conosce la vera evoluzione e l’andamento dei mercati azionari e ve li sa commentare, anche perché, se lo sapesse fare e vorrebbe consigliare come posizionarvi sul mercato in maniera efficiente, non lo potrebbe fare. Già, non lo potrebbe fare, in quanto, dall’alto, gli vengono imposti dei budget commerciali circa la vendita di questo o quel prodotto, da poco ideato dalla stessa banca per la quale lavora.
Ecco perché non vi dovete fidare di quello che vi propongono: primo, perché innanzi a voi ci sta una persona che del mercato e delle sue opportunità non sa quasi nulla; secondo, perché quello che vi presenta, o vi spinge ad acquistare, deve prima portare ricchezza alla stessa banca. Riprova di questo sono stati i disastrosi collocamenti delle obbligazioni Cirio e Parmalat, assieme a tanti altri prodotti porcheria, grazie a cui le banche hanno trasformato il credito, che vantavano nei confronti di questi due gruppi industriali, in prestiti obbligazionari da piazzare come super opportunità da non farsi sfuggire al pensionato mammalucco di turno. Chi pensa di recuperare qualcosa da questi collocamenti rimarrà ulteriormente deluso.

Eugenio Benetazzo

02 gennaio 2007

Bond: Titoli di Stato quando servono

La magia del Natale non poteva essere tale senza la simpatica apparizione su Italia-Uno del mago-prestigiatore David Copperfield. Qualche noioso dirà che non si dice "prestigiatore", ma bensì "prestidigitatore". Voi fate finta di niente e proseguite.
Perché di magie ce ne sono tante, da dire. E di vecchi tromboni ammuffiti ne abbiamo già abbastanza, non credete? Allora, David è un mago che ha fatto sparire tante cose.
Tipo: la statua della Libertà. A noi servirebbe questo mago per far sparire la truffa del debito pubblico, no? Ma il mago si è innamorato, e per solidarietà anche lo scrivente ha fatto qualcosa di simile. In questo inverno con un sole bellissimo, non si può non innamorarsi. Copperfield ha fatto sparire di tutto, ma non ha mai fatto sparire un processo. Questi americani sono dei dilettanti: qua in Italia è sparito un processo dalla Procura di Roma solo perché alla fine volevano interrogare il capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Il Prefetto De Gennaro. Come già avevo scritto: nessuno è prefetto!
Questa carica borbonica non ha niente a che vedere con la democrazia, in cui uno si elegge, più o meno liberamente, i suoi carnefici. Ma qui dobbiamo spiegare, almeno per simpatia verso certi periti imperiti, che la Costituzione è stata varata ben prima della Corte Costituzionale. Cioè, che la Corte l'hanno fatta ben dopo per fare un sacco di troiai prima, per non essere giudicati. Gli alti traditori. Cugini dei cugini, tutti sardi.
Non c'è peggior sardo di chi non vuol sentire.
No, aspetta: c'è il sardo paraculo che dà le dimissioni da traditore a vita, perché comunque gli rimane una carica, quella di suonatore...
Capito mi hai?
Ma torniamo a Bond. Ultimamente è uscito che Ian Fleming, lo scrittore dei romanzi di James Bond, era stato *davvero* un agente dei servizi anglosuonati. Aveva - come dire - detto la verità burlando. Ti ricordi la sua segretaria? Moneypenny? In italiano vuol dire: moneta-spiccioli. In italiano vuol dire che Fleming aveva cercato di avvisarci che i servizi sono schiavi dei banchieri mannari, già dagli anni '60 del secolo scorso.

In realtà, siccome anche qui in Italia ci riusciamo a fare le ricerche quando vogliamo, si scopre che i servizi li ha addirittura fondati - quelli moderni - la Banca d'Inghilterra nel 1694.
Lo scemo che ci avevano messo a fare il governatore - allora - era un pazzo scatenato di nome Isaac Newton. Lo misero lì perché, quando si era messo a fare il professore di università, gli studenti dopo la prima lezione non tornarono più. Ma lui continuò per sei mesi a fare lezione ad una classe completamente vuota. Capisci? Una specie del progenitore di Mario Draghi.
Come si dice, quando i servizi non bastano, si sono inventati i Bond. Lo stato falsario corrotto, d'accordo con la cosca dei guardiani del bidone vuoto del capitalismo esoterico, del capitalismo satanico (anche i satanisti ormai si sono disgustati), ha preso la corte della monarchia e li ha fatti assumere nei ruoli chiave del potere della mistificazione monetaria.
Per questo ci sono ottomila traditori della patria assunti come "dipendenti della banca d'italia". Pensa te! Non c'è la banca, e non c'è più nemmeno l'italia.
Non c'è mai stata la banca d'italia: all'inizio la chiamarono Banca Nazionale, e cominciarono subito a falsificare le banconote. Ne stampavano quattro volte di più rispetto all'oro che avevano in cassa.
Idea di Cavour, che morì esattamente l'anno dopo che si era inventata questa mega-sòla: nel 1862.
Come a dire: il diavolo fa le pentole...
Ma a noi italiani romantici non ci è bastato: abbiamo voluto fare presidenti della Repubblica ben due marpioni ex-governatori della banca centrale... Einaudi e Carletto.
L'ultimo presidente lo abbiamo scelto con questo criterio, Napolitano: doveva essere l'ex ministro dell'Interno che aveva coperto la vergogna della morte dell'ex agente speciale Donatoni. Coperta di sangue, quella vergogna. Ammazzato per sbaglio dai colleghi, comunque, trovandosi facendo, i nostri solerti agenti ne hanno fatti fuori altri quattro, giusto per far rimanere la notizia in Europa.
L'Italia è governata dai maiali più uguali, ogni tanto qualcuno ha un rigetto. Per esempio: Andreotti. Ha detto: non voto questa finanziaria da supermarket. La notizia è affogata nell'ennesimo sciopero falso degli scribacchini del Corriere della Serva, l'Italia, serva del signoraggio.
Come a dire: se fai le cose giuste non ti caca nessuno, nel paese delle banane raddrizzate abilmente dalle sigle fasulle di servizi che non sono altro che una polizia politica. Una? Molte più di una. Qui hanno anche arrestato il mago dei puffi, Garganella, per "calunnia". Ma gli alti traditori a vita sono sempre lì, e ogni anno si aumentano lo stipendio. Secondo me, ve lo meritate proprio, se non vi ribellate.
Vogliamo uscire da questa geopolitica italiana? Andiamo negli USA. Allora, Bond. Gli americani vaccari sono molto furbi: nella seconda guerra mondiale cominciarono a stampare dollari che avevano il sigillo GIALLO. Per spacciare quelle banconote nel Nord-Africa. L'idea era: se perdiamo la guerra, diciamo che sono false.

Poi, ovviamente, da quando hanno cominciato a comprare i voti, in Italia nel 1946, le banconote non bastavano più. Si sono inventati di spacciare i "Bond", i buoni del Tesoro. Ora capite il titolo, bravi.
Come funziona la sòla dei Bond? Se sei bravo, sono veri. Se diventi cattivo, oppure muori, col cavolo che te li rimborsiamo. Vedi la storia della vedova di Marcos, ex capo delle Filippine.
Quindi, maliziosamente, inutilmente, Ian fleming aveva cercato di avvisarci per tempo. Ma non è servito. Tanto è vero che nella storia dei titolo falsi qui in Italia ci cascò pure Martelli, episodio ben presto messo a tacere. Ma come diceva il cantante francese Brassens: (dei misteri) "se la gente vuole - la mia voce narra, sennò io le rimetto - nella mia chitarra...".

Marco Saba

09 gennaio 2007

6.000.000 di morti, un Olocausto è storia vera o verosimile?


Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. (goebbels)
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di
questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il
totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi
hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite
da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve
essere citata. La cifra di 6 000 000 dopo essere stata ripetuta per Milioni
di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata
ufficiale. Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in
possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la
guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la
Palestina e la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del
libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of
the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in
quell'anno era di 15,713,638 (vedi foto a lato). La stessa fonte nel 1940
riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15,319,359. Se lo studio statistico
del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante
la guerra, ma subì un piccolo incremento.
Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si
potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra
di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi
scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di
Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una
sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che
Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni
di ebrei erano stati liquidati.
La testimonianza di Höttl fu accettata dalla corte senza che la difesa
potesse esaminare il teste. Höttl nonstante fosse stato un membro delle SS
che si macchio di crimini dopo la sua confessione fu rilasciato e comincio a
lavorare come agente per la CIA. Nel 2001 la CIA rese pubblica la cartella
su Höttl (scritto anche Hoettl) intitolata, "Analysis of the Name File of
Wilhelm Hoettl" di circa 600 pagine. Nel documento Höttl viene descritto
come una fonte poco attendibile che regolarmente fabbricava informazioni per
chiunque lo avrebbero pagato. Nelle parole di uno dei ricercatore della CIA:
«Hoettl's name file is approximately 600 pages, one of the largest of those
released to the public so far. The size of the file owes to Hoettl's postwar
career as a peddler of intelligence, good and bad, to anyone who would pay
him. Reports link Hoettl to twelve different intelligence services,
including the U.S., Yugoslav, Austrian, Israeli, Romanian, Vatican, Swiss,
French, West German, Russian, Hungarian and British.»
Dalla cartella della CIA emerge anche l`interessante fatto che Höttl poco
dopo il suo arresto nel maggio 1945 cominciò subito a lavorare per il U.S.
Office of Strategic Services (OSS) predecessore della CIA e che fu allora,
quando lavorava per l`OSS, che "confessò" la cifra di sei milioni. Nel
profilo della CIA su Höttl dopo il suo arresto egli viene descritto:
«Upon his arrest, Hoettl played to the interests of his captors ...»
La prima apparizione della cifra di "sei milioni di morti" avviene
nel`Ottobre del 1919 sulla rivista Ebraica di New York, The American Hebrew.
(clicca sull`immagine per leggere l`articolo)
Come se non bastasse la cifra dei Sei Milioni appare incredibilmente gia 25
anni prima! Nel 1919 un ex governatore dello stato di New York, Martin
Glynn, pubblico un`articolo intitolato, "The Crucifixion of Jews Must
Stop!," sul quotidiano ebraico americano, American Hebrew di New York, dove
egli ripetutamente parla "dell`imminete morte di sei milioni di ebrei in
europa" in quello che egli chiama un`"olocausto".
Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio
statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione
dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche
dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata,
durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud
America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai tedeschi, i
sovietici non consentirono di ritornare all'ovest. In conclusione, afferma
Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai
nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono
morti, ma sopravvissuti alla guerra.
Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono
costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque
stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è
una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad
ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al
grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare
la leggenda dei 6 milioni).
D'altronde in Das jüdische Paradox (Europaische Verlagsantstalt, 1976, p.
263), Nahum Goldmann, che fu per parecchi anni presidente del Congresso
mondiale ebraico, scrive questo:
«Ma nel 1945 c'erano circa 600.000 ebrei sopravvissuti nei campi di
concentramento che nessun paese voleva accogliere».
Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi
hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee,
nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra,
itedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera.
Franco Deana

08 gennaio 2007

Promotori finanziari: una triste verità



Sono ormai da svariati anni che mi batto per portare a conoscenza dei risparmiatori la triste verità sul settore bancario e sulle reti di promozione finanziaria.
I recenti crack finanziari, con i relativi processi tuttora pendenti, non fanno altro che confermare, ancora una volta, quanto questi soggetti portino i loro clienti a compiere operazioni in pieno conflitto di interessi e a sottoscrivere prodotti troppo onerosi e sottoperformanti.
Questa figura professionale nasce circa quindici anni fa, con la legge 191 che istituiva le SIM (società d’intermediazione finanziaria) e, di fatto, non faceva altro che rendere il mercato della gestione del risparmio un autentico monopolio per i gruppi bancari.

Da questa riforma nasce il promotore finanziario: una figura il cui compito solleva non poche perplessità sui meccanismi d’efficienza e trasparenza con cui dovrebbero essere gestiti i risparmi e gli investimenti delle persone che si appoggiano al suo operato.
Tanto per iniziare, dovete sapere che il promotore finanziario è legato, attraverso un monomandato di rappresentanza, alla sua banca o sim, con la quale s’impegna a non promuovere o distribuire i prodotti di altri concorrenti. Il promotore percepisce la sua remunerazione sul volume dei prodotti che riesce a collocare tra il pubblico risparmiatore e viene pagato dalla stessa banca.

Già qui, possiamo fare una prima osservazione per comprendere la loro remunerazione: i prodotti che promuovono non hanno lo stesso tasso di provvigione, di solito, i più rischiosi per voi sono i più remunerativi per loro ( per esempio, i fondi azionari high tech).
Il conflitto d’interessi è sin troppo evidente: chi vi assicura che il vostro promotore non vi faccia sottoscrivere quel tipo di prodotto che magari a lui genera il massimo di retrocessione provvigionale? Nel dubbio, meglio starne fuori.

Come se questo non bastasse, immaginate che il vostro promotore sia un soggetto dinamico, preparato (ne ho conosciuti solo due sino ad ora) e sapiente conoscitore dell’andamento dei mercati, pur tuttavia, se fosse a conoscenza di un prodotto o forma di investimento particolarmente interessante, offerto magari da un concorrente, non potrebbe proporvelo. Eventualmente, se la sua etica professionale fosse significativamente ineccepibile, vi potrebbe indirizzare da un promotore a lui concorrente (in quanto appartenente ad un’altra rete di promozione e/o banca), ma con il rischio di perdervi definitivamente come cliente investitore, nel qual caso voi decideste di migrare tutte le vostre disponibilità su quella stessa banca. Farebbe bella figura, ma perderebbe un cliente.

Non dimenticate, a questo punto, le spiegazioni che devono dare gli stessi promotori alle direzioni d’area, quando perdono un cliente per interruzione del rapporto e/o migrazione verso un concorrente.
Nella maggior parte dei casi, invece, ho visto tutto il possibile per screditare l’avversario o il concorrente, arrivando a dire che di quella banca non c’è da fidarsi, che in passato i rendimenti erano stati mediocri, che il suo personale è incompetente e così via.

Recentemente ho potuto constatare di persona tutto questo proprio dal personale di sportello di alcune banche del mio territorio, le quali, in seguito alle mie recenti conferenze, in cui rappresentavo la convenienza di un noto conto di liquidità (di un gruppo bancario europeo), queste stesse, vedendo come molti loro correntisti volevano aderirvi, iniziarono a denigrarlo, affermando che non bisogna fidarsi, che la tale banca poteva fallire, che il tasso di rendimento non era poi così elevato e che loro avevano un prodotto migliore, meno rischioso e così via.

Tutto questo perché subirono un forte drenaggio di liquidità a scapito dei loro prodotti: mi piacerebbe farvi i nomi e cognomi di queste persone, ma, come al solito, rischierei una querela ed un mega-risarcimento di danni. Che ci volete fare: siamo in Italia.
Come se non bastasse, il promotore risulta essere anche un professionista la cui opera di consulenza non è indipendente, in quanto anche qui, come per il settore bancario, se la direzione di area della sua rete di promozione ha deciso che per il prossimo trimestre si deve raggiungere un determinato budget di raccolta su un nuovo prodotto da poco emesso, state certi che il vostro promotore vi telefonerà, dicendovi che dovete switchare dal vecchio prodotto, che vi aveva fatto sottoscrivere alcuni mesi fa, per entrare in quello nuovo fresco fresco che sta per uscire. Alla faccia dell’indipendenza e della trasparenza. Con molta probabilità, sarà un prodotto che contempla una commissione d’ingresso per la sua sottoscrizione.

Vi siete mai fermati a pensare a cosa servono le commissioni d’ingresso? Ve lo dico io: a pagare il vostro promotore. Eh sì, perché, quando investite 100.000 euro su un fondo azionario e vi dicono che per entrare su questo fondo dovete pagare una commissione pari al 2-4-5%, quel denaro serve per pagare anche lo stesso promotore !
Accidenti che servizio brillante, pagate per non avere nulla in cambio, anzi, per la verità, pagate per avere una persona che, con il vostro denaro, farà il possibile per massimizzare il proprio tornaconto (raramente coincide anche con il vostro, per non dire quasi mai).

Perciò, come dico sempre durante i miei show finanziari, chi è desideroso di continuare a sodomizzarsi con questo sistema, ne ha piene facoltà.
Quanto sopra potrebbe essere esteso anche al sistema bancario italiano: il vero cancro terminale del nostro paese. Tuttavia p rima di procedere alla rappresentazione dello stato del mercato bancario italiano, di fatto monopolizzato da quattro grandi gruppi, nati si e no da qualche anno in seguito a forzati meccanismi di accorpamento e concentrazione, ritengo opportuno schematizzare la situazione sul mercato statunitense, forse il più brillante al mondo da questo punto di vista.

Dopo il crack del 29, che portò al fallimento centinaia di banche private ed al collasso del sistema creditizio, il legislatore americano, sotto le vesti di Franklin Delano Roosevelt, all’interno del piano per rilanciare gli investimenti industriali e non, il famoso New Deal, fece varare il “Glass Steagall Act”, dal nome dei deputati che al Congresso proposero la legge.
Questa disposizione legislativa, concepita più di 75 anni fa, rappresenta, senza alcun dubbio, il più efficiente sistema per salvaguardare il denaro in tutte le sue forme ed usi, tutelando i suoi aventi diritto, sia essi risparmiatori che investitori.

Il Glass Steagall Act impone una netta ed inviolabile separazione tra due tipologie di banche: quelle di prestito e quelle d’investimento.
Ciò significa che la banca, una volta deciso di strutturare, distribuire e promuovere prodotti e formule per investire i risparmi, può fare solo ed esclusivamente quello. Lo stesso accade per la banca di credito commerciale, la quale può generare la sua redditività solo attraverso la remunerazione sul prestito del denaro.

Non entro nei meriti tecnici o giuridici della legge, immaginate che vi abbia sintetizzato al massimo la ratio che sta dietro a questa legge: innanzitutto creare soggetti fortemente specializzati, quasi di nicchia, con competenze molto dedicate.
In Italia invece che cosa avviene: abbiamo banche che vi possono vendere, come se fossero un grande discount ricco di merce di seconda qualità, polizze vita, assicurazioni auto, conti correnti, prestiti per cassa, piani di accumulo, telefoni cellulari in promozione e a rate, certificati di deposito, quote di fondi da loro stesse creati e altre forme succedanee di investimento generico o in qualche modo personalizzato.

Così facendo, abbiamo un soggetto autorizzato a vendere quasi tutto, con il solo scopo di generare una proliferazione di commissioni ad ogni richiesta di servizio dell’investitore.
Qui sta il problema principale del sistema bancario italiano, ovvero che ogni banca, presa nella sua genericità, per creare la propria redditività, punta sulle cosiddette aree di ricavo per prestazione di servizio: questo significa che il suo scopo è quello di chiedervi il massimo, per darvi un servizio che negli altri paesi europei e statunitensi si considera scontato all’interno del rapporto di conto corrente.

Quindi un bonifico vi può costare anche 5 euro, un invio di estratto conto 3 euro, una richiesta di elenco movimenti altri 3 euro, una telefonata che vi fanno per avvisarvi su una nuova emissione 2 euro e così via. Tutto questo crea a loro una redditività certa impressionante, priva tuttavia di rischio bancario, non male quindi come rapporto rischio/beneficio.
Mentre quando andate a chiedere un prestito o rinegoziate un vecchio fido, passano voi, vostra moglie e i vostri genitori ai raggi x, oppure vi chiedono in garanzia 100 per prestarvi 50: negli USA, invece, le banche finanziano sulla base di ipotesi di redditività e business plans, piuttosto che di sole garanzie.

Non mi esprimo sul personale che lavora in banca (anche se qualcuno fa eccezione) il cui grado di competenza e di efficienza è diretta conseguenza di quanto rappresentato sopra, in quanto, se nascono e si evolvono banche prive di una propria specializzazione, capite serenamente che il personale che vi lavora non deve avere chissà quali competenze e/o capacità per lavorarvi.
Anzi, nella maggior parte dei casi, trovate innanzi agli sportelli persone frustrate, impantanate in un lavoro che non ha futuro, destinate per anni a contare il denaro e gli assegni, oppure a passare carte su carte tra lo sportello e la direzione amministrativa.

Come se non bastasse, questo li demotiva ancora di più: pertanto scordatevi di trovare quello che conosce la vera evoluzione e l’andamento dei mercati azionari e ve li sa commentare, anche perché, se lo sapesse fare e vorrebbe consigliare come posizionarvi sul mercato in maniera efficiente, non lo potrebbe fare. Già, non lo potrebbe fare, in quanto, dall’alto, gli vengono imposti dei budget commerciali circa la vendita di questo o quel prodotto, da poco ideato dalla stessa banca per la quale lavora.
Ecco perché non vi dovete fidare di quello che vi propongono: primo, perché innanzi a voi ci sta una persona che del mercato e delle sue opportunità non sa quasi nulla; secondo, perché quello che vi presenta, o vi spinge ad acquistare, deve prima portare ricchezza alla stessa banca. Riprova di questo sono stati i disastrosi collocamenti delle obbligazioni Cirio e Parmalat, assieme a tanti altri prodotti porcheria, grazie a cui le banche hanno trasformato il credito, che vantavano nei confronti di questi due gruppi industriali, in prestiti obbligazionari da piazzare come super opportunità da non farsi sfuggire al pensionato mammalucco di turno. Chi pensa di recuperare qualcosa da questi collocamenti rimarrà ulteriormente deluso.

Eugenio Benetazzo

02 gennaio 2007

Bond: Titoli di Stato quando servono

La magia del Natale non poteva essere tale senza la simpatica apparizione su Italia-Uno del mago-prestigiatore David Copperfield. Qualche noioso dirà che non si dice "prestigiatore", ma bensì "prestidigitatore". Voi fate finta di niente e proseguite.
Perché di magie ce ne sono tante, da dire. E di vecchi tromboni ammuffiti ne abbiamo già abbastanza, non credete? Allora, David è un mago che ha fatto sparire tante cose.
Tipo: la statua della Libertà. A noi servirebbe questo mago per far sparire la truffa del debito pubblico, no? Ma il mago si è innamorato, e per solidarietà anche lo scrivente ha fatto qualcosa di simile. In questo inverno con un sole bellissimo, non si può non innamorarsi. Copperfield ha fatto sparire di tutto, ma non ha mai fatto sparire un processo. Questi americani sono dei dilettanti: qua in Italia è sparito un processo dalla Procura di Roma solo perché alla fine volevano interrogare il capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Il Prefetto De Gennaro. Come già avevo scritto: nessuno è prefetto!
Questa carica borbonica non ha niente a che vedere con la democrazia, in cui uno si elegge, più o meno liberamente, i suoi carnefici. Ma qui dobbiamo spiegare, almeno per simpatia verso certi periti imperiti, che la Costituzione è stata varata ben prima della Corte Costituzionale. Cioè, che la Corte l'hanno fatta ben dopo per fare un sacco di troiai prima, per non essere giudicati. Gli alti traditori. Cugini dei cugini, tutti sardi.
Non c'è peggior sardo di chi non vuol sentire.
No, aspetta: c'è il sardo paraculo che dà le dimissioni da traditore a vita, perché comunque gli rimane una carica, quella di suonatore...
Capito mi hai?
Ma torniamo a Bond. Ultimamente è uscito che Ian Fleming, lo scrittore dei romanzi di James Bond, era stato *davvero* un agente dei servizi anglosuonati. Aveva - come dire - detto la verità burlando. Ti ricordi la sua segretaria? Moneypenny? In italiano vuol dire: moneta-spiccioli. In italiano vuol dire che Fleming aveva cercato di avvisarci che i servizi sono schiavi dei banchieri mannari, già dagli anni '60 del secolo scorso.

In realtà, siccome anche qui in Italia ci riusciamo a fare le ricerche quando vogliamo, si scopre che i servizi li ha addirittura fondati - quelli moderni - la Banca d'Inghilterra nel 1694.
Lo scemo che ci avevano messo a fare il governatore - allora - era un pazzo scatenato di nome Isaac Newton. Lo misero lì perché, quando si era messo a fare il professore di università, gli studenti dopo la prima lezione non tornarono più. Ma lui continuò per sei mesi a fare lezione ad una classe completamente vuota. Capisci? Una specie del progenitore di Mario Draghi.
Come si dice, quando i servizi non bastano, si sono inventati i Bond. Lo stato falsario corrotto, d'accordo con la cosca dei guardiani del bidone vuoto del capitalismo esoterico, del capitalismo satanico (anche i satanisti ormai si sono disgustati), ha preso la corte della monarchia e li ha fatti assumere nei ruoli chiave del potere della mistificazione monetaria.
Per questo ci sono ottomila traditori della patria assunti come "dipendenti della banca d'italia". Pensa te! Non c'è la banca, e non c'è più nemmeno l'italia.
Non c'è mai stata la banca d'italia: all'inizio la chiamarono Banca Nazionale, e cominciarono subito a falsificare le banconote. Ne stampavano quattro volte di più rispetto all'oro che avevano in cassa.
Idea di Cavour, che morì esattamente l'anno dopo che si era inventata questa mega-sòla: nel 1862.
Come a dire: il diavolo fa le pentole...
Ma a noi italiani romantici non ci è bastato: abbiamo voluto fare presidenti della Repubblica ben due marpioni ex-governatori della banca centrale... Einaudi e Carletto.
L'ultimo presidente lo abbiamo scelto con questo criterio, Napolitano: doveva essere l'ex ministro dell'Interno che aveva coperto la vergogna della morte dell'ex agente speciale Donatoni. Coperta di sangue, quella vergogna. Ammazzato per sbaglio dai colleghi, comunque, trovandosi facendo, i nostri solerti agenti ne hanno fatti fuori altri quattro, giusto per far rimanere la notizia in Europa.
L'Italia è governata dai maiali più uguali, ogni tanto qualcuno ha un rigetto. Per esempio: Andreotti. Ha detto: non voto questa finanziaria da supermarket. La notizia è affogata nell'ennesimo sciopero falso degli scribacchini del Corriere della Serva, l'Italia, serva del signoraggio.
Come a dire: se fai le cose giuste non ti caca nessuno, nel paese delle banane raddrizzate abilmente dalle sigle fasulle di servizi che non sono altro che una polizia politica. Una? Molte più di una. Qui hanno anche arrestato il mago dei puffi, Garganella, per "calunnia". Ma gli alti traditori a vita sono sempre lì, e ogni anno si aumentano lo stipendio. Secondo me, ve lo meritate proprio, se non vi ribellate.
Vogliamo uscire da questa geopolitica italiana? Andiamo negli USA. Allora, Bond. Gli americani vaccari sono molto furbi: nella seconda guerra mondiale cominciarono a stampare dollari che avevano il sigillo GIALLO. Per spacciare quelle banconote nel Nord-Africa. L'idea era: se perdiamo la guerra, diciamo che sono false.

Poi, ovviamente, da quando hanno cominciato a comprare i voti, in Italia nel 1946, le banconote non bastavano più. Si sono inventati di spacciare i "Bond", i buoni del Tesoro. Ora capite il titolo, bravi.
Come funziona la sòla dei Bond? Se sei bravo, sono veri. Se diventi cattivo, oppure muori, col cavolo che te li rimborsiamo. Vedi la storia della vedova di Marcos, ex capo delle Filippine.
Quindi, maliziosamente, inutilmente, Ian fleming aveva cercato di avvisarci per tempo. Ma non è servito. Tanto è vero che nella storia dei titolo falsi qui in Italia ci cascò pure Martelli, episodio ben presto messo a tacere. Ma come diceva il cantante francese Brassens: (dei misteri) "se la gente vuole - la mia voce narra, sennò io le rimetto - nella mia chitarra...".

Marco Saba