18 settembre 2007

Gli aumenti automatici dei politici. Perchè?


Oggi le news battono vicende quotidiane come due pesi e due misure vengono fatte quotidianamente fra i cittadini e la casta.
Cose che si ripetono quotidianamente anche se i giornalisti non sono così sensibili a cogliere queste sfumature. Blondet, traccia con lucidità gli schieramenti che si fronteggiano e le corporazioni e caste che approfittano di questo sciagurato momento storico. Ma, il petrolio, i mutui, Grillo sono leve per sollevare un macigno che se inizia a rotolare può travolgere tutto questo sistema fondato su menzogne, caste e aridità sia culturale che intellettuale.

Uno vorrebbe parlare d'altro, ma non si può.
Ci tocca fare i blogghisti. Ci tocca incanaglirci, per colpa loro.
Due notizie da rassegna-stampa mattutina.
La prima: i senatori hanno ricevuto un ulteriore aumento automatico di 200 euro mensili.
Molti dicono di non essersene accorti: ovvio, 200 euro possono sfuggire su un emolumento che, con gli ammenicoli, giunge a 15 mila euro al mese.
Netti.
L'aumento è automatico, nel senso che scatta con gli aumenti (parimenti automatici) gratificati alla magistratura.
Ma alla Camera, vista l'aria che tira, hanno almeno soprasseduto.
Al Senato no: lì, c'è Bertinotti.
E' la prova che ciò che si chiama «sinistra» oggi non è altro che il corpo sociale dei miliardari di Stato, l'oligarchia dei parassiti pubblici.
Seconda notizia: la magistratura ha messo in libertà lo zingaro (pardon: rom) che guidando ubriaco, ad aprile ad Ascoli, ha ammazzato quattro passanti.
Cinque mesi per una strage.
I giudici dicono: non si poteva tenerlo in galera di più, in attesa di giudizio.
Tanto più che «collaborava», infatti ha confessato anche una tentata rapina.
Del resto, l'hanno mandato agli arresti domiciliari.
Che significato abbiano arresti «domiciliari» per un nomade in roulotte, è facile capire: hanno reso il delinquente introvabile uccel di bosco.
Più di quei cinque mesi, non pagherà.
Un cittadini obietta, mite, che la magistratura pare usare due pesi e due misure: dopotutto, ha comminato due anni e mezzo a quel cittadino esasperato che ha sciolto gli ormeggi del panfilo di Della Valle, dove dormiva beato Mastella.
Due anni e mezzo.
Interviene un altro cittadino (dell'Ulivo) e protesta: basta con questa antipolitica!

Le due situazioni sono diverse: il rom non è stato ancora giudicato, certamente i giudici gli infliggeranno - dopo processo - molti più anni che al cittadino anti-Mastella.
Così non si fa che alimentare il qualunquismo.
Il giornalista (di La Repubblica) gli dà ragione.
Invece il cittadino non-qualunquista ha torto marcio.
Il cittadino che ha sciolto gli ormeggi è stato giudicato per direttissima.
Quanto al rom stragista, i giudici non hanno trovato il tempo, in cinque mesi, di mandarlo al processo.
Qui, niente direttissima.
E' evidente cosa la magistratura - la magistratura come casta, come burocrazia inadempiente - considera «allarme sociale»: non lo zingaro ubriaco che ammazza comuni cittadini (cioè noi), ma il cittadino che turba il sonno di Mastella con un dispettuccio.
Per quello la punizione deve essere rapida ed esemplare, fino alla giustizia sommaria.
Per lo zingaro no, si può aspettare.
Fino a far decorrere i termini per incuria.
I crimini contro i cittadini sono lasciati impuniti.
Le mancanze di rispetto contro la Casta, sono ferocemente represse.
I due episodi vanno letti insieme, perchè sono fenomeni della stessa classe parassitaria, ne rivelano la mentalità, e il disprezzo con cui ci tratta.
Un' imprenditrice che, per subentrare al padre nella titolarità della piccola azienda, deve produrre documenti bollati per 27 chili - là dove basterebbe una auto-dichiarazione alla Camera di Commercio - conferma la mentalità della casta ancora più chiaramente: per costoro, il nemico è il cittadino normale intento a normali legittime occupazioni.
E' quello che va messo sotto asfissiante controllo dai molteplici enti burocratici pubblici che si occupano di lui; è quello ad essere sospetto in ogni sua azione, e che deve provare ad ogni passo le sue buone intenzioni.
Il rom criminale omicida, invece, dalla casta è ritenuto degno di fiducia.

Lì, nessun controllo: vada agli arresti «domiciliari» nel camper, poi si ripresenti, fra un paio d'anni, a giudizio.
La burocrazia inadempiente non ha nemmeno la coscienza che la sua esistenza (costosissima) si legittima con l'agevolare le attività economiche produttive: è lì, invece, per ostacolarle, tassarle, controllarle in modo schiacciante.
Nella sua stupidità, è disposta a strozzare l'oca dalle uova d'oro, da cui dipendono infine i suoi emolumenti miliardari.
Quel che interessa al corpo che si proclama «servizio pubblico» è mettere il cittadino al proprio servizio: provi lui che è onesto, produca i documenti, le carte (bollate, ossia tassate) per dimostrare che ha diritto di agire.
Ciò dice che una sola è la battaglia politica urgente, che la gente che spera in Beppe Grillo deve tenersi fissa in testa: detto brutalmente, la lotta di coloro che i soldi all'erario li versano, contro coloro che i soldi dall'erario li prendono.
E' molto semplice.
Il rischio è che la protesta civile - degnissima - si sgrani in richieste secondare, ecologiste (Pecoraro Scanio è già lì a sfregarsi le mani), e faccia perdere di vista la battaglia primaria e preliminare.
Ma già vedete come reagiscono: che vuole questo Grillo, disturba, eccone un altro a volersi far eleggere.
Non c'è più posto, non ci sono più soldi, sono tutti nostri.
Tutti a proclamare: non ci può essere democrazia senza partiti!
Senza partiti, solo la dittatura!
Fascisti! .
Mica solo a «sinistra», naturalmente.
Berlusconi è irritatissimo: stava già confezionando la sua tribuna artificiale, la Brambilla, ed ecco arriva questo Grillo a disturbare.

La Lega (cadavere vivente) è ancora più allarmata: questo ci toglie il monopolio della protesta qualunquista, ci ruba spazio sui TG mentre versiamo l'ampolla padana.
Eppure ci sono dei senatori leghisti: ma non hanno protestato per l'aumento di 200 euro, mica l'hanno rifiutato (demagoghi per un giorno), manco se ne sono accorti.
Il loro qualunquismo ha dei chiari limiti.
Nello stesso tempo, la Lega ha ridimensionato La Padania - costa troppo, bisogna risparmiare, i 4 miliardi annui di sostegno pubblico non bastano - e perciò hanno licenziato 11 giornalisti.
I più bravi, ossia i più indipendenti (gli yes-men sono stati assorbiti dal partito cadavere, con stipendio).
Anzi, peggio che licenziato: li hanno messi in cassa integrazione a 900 euro mensili, così non hanno nemmeno la liquidazione (mi correggo: la liquidazione non c'è più per nessuno, si sono incamerati anche il TFR, è una loro «riforma»).
La Lega ha voluto un giornale che non si vende, ma a pagare non è la Lega - partito che, come tutte le cose inutili, durerà in eterno - ma i giornalisti che hanno dovuto fare un giornale sbagliato.
Mica facile, dopo essere stati magari per dieci anni a lavorare per La Padania, trovare lavoro in altro giornale: sei bollato.
Hai dato al partito-cadavere anche la tua credibilità professionale, e lui l'ha sm… di m… di maiale, alla Calderoli.
La Lega è la Casta, non c'è differenza: noi 15 mila euro, voi 900.
Ecco tutto: semplicissima la lotta da fare, senza perdersi in rivoli secondari.
Un lettore mi racconta la comparsata di Prodi da Bruno Vespa.
Io me la sono risparmiata: Vespa è un altro della casta, la TV di Stato lo paga una serqua di miliardi, pari a 3.287 euro l'ora.
Per quali qualità è pagato Vespa?
Perchè è ben «posizionato».
Rendita di posizione, come tutti loro.
Miliardario pubblico.
Parassita.
Al sicuro da ogni sciagura, di quelle che subiscono i colleghi de La Padania.
C'è un modo di essere «giornalisti» che rende miliardi.
Un altro che porta alla Cassa integrazione a 900 euro.

Ebbene: da Vespa, Prodi beato e arrogante ci ha insultato tutti.
Contro il «popolo di Grillo», ha detto: «Attenzione, la società italiana non è meglio dei politici. Guardate i recenti concorsi nelle università».
Doppio, triplo insulto.
Anzitutto, perchè sono appunto le istituzioni corrotte che corrompono il popolo: il cittadino deve diventare «cliente» delle loro clientele, altrimenti non fa carriera e non trova lavoro; manco trova un banco all'università.
E le istituzioni le hanno corrotte loro.
Inoltre, la gente che dà fiducia a Grillo - dopo essere stata ripetutamente tradita da altri - è, almeno in via di principio, proprio quella società che paga le tasse e che non ne ha benefici. Quella che il servizio pubblico ha messo al proprio servizio, come una torma di schiavi.
Se non è «migliore dei politici», aspira ad esserne migliore.
Non chiede favori clientelari, ma che altri non ne approfittino: chiede insomma l'uguaglianza di fronte alla legge, un minimo di sanità nella «democrazia».
Il terzo insulto è il peggiore.
E' come sentirsi fare l'occhiolino da uno sfruttatore di prostitute: ma va là che non sei meglio di me, anche a te piacciono le pollastrelle...
O il rom liberato che ci dice, strizzando l'occhio: ma dài, anche a te piace bere...
Ciò è ripugnante.
Sotto sotto, c'è l'invito vergognoso: non fateci la morale, venite invece nelle nostre clientele, profittate della greppia, ci sono ancora delle briciole per voi.
Guardate il rom, è libero.
Guardate il cittadino che ha sciolto il panfilo a Mastella: s'è beccato due anni e mezzo.
Siate disonesti, conviene anche a voi.
Che rispondere a chi ti strizza l'occhio così?
L'impulso è ricorrere alla violenza: del resto, una politica seria sa che al fondo c'è sempre la violenza.
La violenza deve essere «ultima ratio», ma quando l'oppressione di un'oligarchia delinquenziale giunge a certi punti, cacciarla con la forza diventa un dovere.
Anzitutto verso se stessi.

Il punto è che la Casta ha il monopolio della violenza.
Per di più, «legale».
Ha al suo servizio mezzo milione di poliziotti, carabinieri, finanzieri, e tutti i giudici.
Non ci mette niente a schiacciarci.
Questo ci dovrebbe dire come la battaglia in cui la gente che segue Grillo s'è messa sia pericolosa, fatale.
Bisognerebbe almeno guadagnarsi i tutori dell'ordine.
Ai finanzieri: il senatore a vita vi manda a comprare la cocaina, vi ha reso suoi servi, vi disonora. Vi conviene?
Ai carabinieri e ai PS: quante volte dovrete riarrestare il rom pluriomicida, reso uccel di bosco dalla «giustizia», a rischio della vostra vita?
Magistrati imberbi, ideologici, insindacabili e ben pagati vi umiliano, vanificano ogni giorno il vostro lavoro difficile, per una paga che è meno della metà di quello che danno a Vespa per un'ora.
Dove sta la giustizia che avete giurato di difendere?

17 settembre 2007

La speculazione delle banche a carico dei c\c


Le banche negli ultimi tempi hanno macinato utili spaventosi. Le loro fusioni solo per una sorta di accaparramento clienti. Non tutti sanno dei metodi sempre più sofisticati e truffaldini operati da gestori di banche o superbanche.

Il come, l'ha spiegato su «Libero Mercato» Andrea Consoli, un imprenditore che dai derivati è stato rovinato.
Non che lui abbia chiesto alla banca di comprargli dei derivati.
No, lui voleva solo un ampliamento del fido di 100 mila euro, non poi tanto per un'azienda come la sua, con 25 dipendenti e 3,5 milioni di euro di fatturato.
La risposta delle banche con cui lavora - Intesa San Paolo e Unicredit - è stata picche.
«La direzione Unicredit ci chiede performances più alte», ha risposto un funzionario, «ed oggi i risultati non si fanno con gli interessi passivi che i clienti pagano sui prestiti concessi, ma con strumenti finanziari diversi. Ma se voi collaborate all'aumento dei nostri risultati, vi lasciamo sforare dal fido in essere».
E come collaborare?
«Potremmo aprire un prestito vincolato di una certa somma che in realtà voi non riceverete e quindi non dovrete restituirci. In cambio vi lasceremo sconfinare oltre il vostro fido».
Non c'è altro da fare.
L'imprenditore si trova ad accettare, firmando documenti, un prestito fittizio («Che non dovrete restituirci») pari a un milione di yen.
Perchè yen, se i miei clienti sono italiani, anzi concittadini?
L'imprenditore non se lo chiede.
Evidentemente, Unicredit sta facendo «carry trade»: compra yen a tasso zero, e li investe in tassi alti in Europa.
Ma non lo fa a proprio rischio: obbliga una impresa ignara ad accollarselo.
Quanto alla concessione di sforare, non è un regalo: sul fido il cliente paga il 9%, sugli sforamenti il 13,50%.
Un affare aggiuntivo.
Passa il tempo.
Di colpo, le altre banche con cui l'azienda lavora gli ingiungono il rientro: il suo indebitamento è eccessivo rispetto al giro d'affari.
E difatti, il peso degli oneri finanziari dell'azienda prima sana è salito a 85 mila euro d'interessi. Di cui 35 mila sono gli interessi sul prestito in yen, mai ricevuto, mai utilizzato e non utilizzabile.
Nulla di grave, risponde il funzionario Unicredit: le offriamo un prestito semestrale di 75 mila euro, rinnovabile, con cui potrà chiudere i conti presso le altre banche.
C'è una sola, piccola condizione: acquisti uno strumento finanziario «piuttosto conveniente», sempre per aiutare la banca a fare i risultati «veri» chiesti dalla sede centrale.
Lo strumento finanziario conveniente è un derivato, una scommessa sul cambio euro-dollaro: inutile per il cliente, che non esporta e quindi non ha rischi di cambio.
Appunto, risponde il funzionario: alla peggio, il derivato per lei è ininfluente, alla meglio ci guadagna anche lei.
«Oggi anche le aziende medie si affacciano, contestualmente alla loro attività, sui mercati finanziari».
Ancora una volta, l'imprenditore deve accettare.
Compra il derivato.
Solo più tardi si accorgerà che «quando sottoscrivi un derivato, contestualmente sottoscrivi (spesso senza saperlo) il prestito per accedere al derivato, la parte chiamata 'il nominale'».
Nel caso dell'imprenditore, il nominale era 500 mila dollari.
La banca che non gli ha ampliato un fido di 100 mila euro (troppo rischioso), ora lo ha esposto per mezzo milione di dollari.
Su questo prestito, il cliente paga interessi passivi «da vertigini», schiacciato dall'effetto-leva tipico della strumento «piuttosto conveniente».
Ancora una volta, la banca speculava sulla finanza creativa, ma a spese del cliente produttivo.
Non è il caso di raccontare il resto.
Le altre offerte di salvataggio avanzate da Unicredit a favore dell'impresa che Unicredit ha rovinato: messa l'azienda sotto un consorzio «di garanzia» di perfetti sconosciuti (trovati dalla banca), l'offerta di un altro derivato (stavolta da un milione di euro), la richiesta di sempre nuove garanzie per le quali l'imprenditore ha ipotecato la casa di proprietà...
Tutto inutile, perchè le spese bancarie, commissioni e interessi passivi hanno mangiato tutto, tutto.
Fino al giorno in cui un bancario arriva nel negozio e, di fronte ai clienti, gli urla di pagare sull'unghia 5 mila euro, un assegno passivo emesso sul conto corrente.
Ma il conto corrente non aveva un attivo di 20 mila euro?

Non più: la banca l'aveva prosciugato qualche ora prima, per pagarsi le competenze sue e gli interessi del famoso derivato.
Un derivato che non aveva venduto, nonostante l'ordine del cliente.
Il quale scopre altro: per esempio di avere quattro conti anzichè i due che sapeva, evidentemente su cui la banca faceva operazioni a suo nome, e a sua insaputa.
Ora, la vittima ha portato i libri in tribunale.
Fallito: 25 dipendenti sul lastrico.
Un'azienda sana strangolata da Unicredit.
Con i metodi che l'imprenditore descrive.
Se ha detto la verità, questi metodi sono una intera biblioteca di delitti, crimini penali e civili evidenti: patto leonino, truffa, usura, falsi...
In altri Paesi, un magistrato avrebbe già aperto una pratica contro Alessandro Profumo e i suoi complici, lo ridurrebbe alla condizione di galeotto come è accaduto in USA ai mascalzoni di Enron, suoi pari.
Ma in Italia, queste denunce cadono nel vuoto.
Non c'è un giudice a Verona, sede di Unicredit.
Profumo, Geronzi, Bazoli, i nostri splendidi banchieri, sono ammanicati con la Casta, protetti dalla Casta, parte di essa.
Hanno speculato sui derivati, ma non ci hanno perso niente.
Hanno fatto perdere non si sa quante piccole imprese che andavano bene, che i derivati nemmeno sapevano cosa fossero, e non ne avevano bisogno.
Vedete: qui non c'è «l'alta moralità della mano invisibile».
Qui ci sono zampini e zamponi che ti derubano, ti spogliano e ti mandano in fallimento in due modi: con le tasse e con l'usura truffaldina.
Ma l'entità è la stessa, ed una sola.
Qui, il nostro '29 non somiglierà a quello inglese.

13 settembre 2007

I Goiym e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion



Pubblicati la prima volta sul Times di Londra l'8 maggio 1920, esso dava un largo sunto dei "Protocolli dei Savi Anziani di Sion", annunziando che questi furono pubblicati in Russia a Tsarkoye Sielo nel 1905 e che la biblioteca del British Museum ne possedeva una copia autografa col timbro di entrata del 10 agosto 1906, n. 3926 d 17. Una grave questione si è dibattuta e si dibatte tutt'ora sull'autenticità dei Protocolli. Non voglio dissimularla, sia per omaggio alla verità, sia perché i poco scrupolosi non ne abusino. Anzi eviterei di voler risolvere la questione nel senso formale, e d'altronde la discussione è troppo lunga e complessa perché qui possa riprodurla, tanto più che vi sono sempre convinti sostenitori d'ambo le parti. In ogni caso lascio all'intelligenza ed alla coscienza di ognuno chiedersi almeno come sia stato possibile che 101 anni fa fu redatto un documento simile che ad oggi risulta più vero che mai. Potere della profezia ispirata o progetto politico mirato?
Quelli che seguono sono alcuni stralci che prego il lettore di leggere e meditare attentamente.
"Il grosso della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a coloro che sono sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di partito, che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla base di argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa dipende da una maggioranza casuale o predisposta la quale, nella sua totale ignoranza dei misteri politici, approva risoluzioni assurde, seminando in questo modo i germi dell'anarchia. La politica non ha niente in comune con la morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un accorto politico, conseguentemente non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere all'astuzia ed all'ipocrisia. L'onestà e la sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica." (Prot. I)
"Sceglieremo fra il pubblico, amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno esperienza dell'arte di governare, e perciò saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro giuoco; pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri (oggi chiamati anche consulenti o esperti - ndr), specialmente educati fino dall'infanzia nell'arte di governare il mondo". (Prot. I)
"Per indurre gli amanti del potere a fare cattivo uso dei loro diritti, aizzammo tutte le Potenze, le une contro le altre, incoraggiandone le tendenze liberali verso l'indipendenza. Abbiamo fomentato ogni impresa in questo senso, ponendo così delle armi formidabili nelle mani di tutti i partiti, e abbiamo fatto sì che il potere fosse la mèta di ogni ambizione. I governi li abbiamo trasformati in arene dove si combattono le guerre di partito. Fra poco il disordine ed il fallimento appariranno ovunque. Chiacchieroni irrefrenabili trasformano le assemblee parlamentari ed amministrative in riunioni di controversia. Giornalisti audaci, e sfacciati scrittori di opuscoli, attaccano continuamente i poteri amministrativi. L'abuso del potere preparerà definitivamente il crollo di tutte le istituzioni e tutto cadrà sotto i colpi della popolazione inferocita". (Prot. III)
"L'intensificazione di missioni militari, nonché l'aumento della polizia sono pure essenziali alla riuscita dei nostri progetti. Per noi è essenziale aggiustare le cose in modo, che oltre noi, in tutti i paesi non ci sia altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa. In tutta l'Europa, e con l'aiuto dell'Europa, sugli altri continenti dobbiamo fomentare sedizioni, dissensi e ostilità reciproche. In questo si ha un doppio vantaggio: in primo luogo, con tali mezzi otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben conto che abbiamo il potere di suscitare qualunque rivolta a piacer nostro, ed in secondo luogo quello di ristabilire l'ordine come e quando da noi desiderato". (Prot. VII)
Non faccio ulteriori commenti o parallelismi con situazioni politiche passate e attuali, anche perchè lo spazio non lo consente, ma credo che sia sotto gli occhi di tutti quanto sopra detto sia oggi più verace che mai. Nessuno può negare che un programma reso pubblico nel 1905 abbia oggi il suo pieno, stupefacente, spaventoso e terribile adempimento, e non solo in genere ma in molti punti particolari.
Forse ecco il perchè le politiche nazionali risultano insufficienti e inefficaci donandoci ogni giorno lo spettacolo quotidiano di cui tutti sono stufi, ma su cui "pennaroli" audaci e sfacciati vivono traendone denari. Vediamo una grande troupe in scena, di consapevoli o inconsapevoli egosite marionette al servizio di loro stessi e della ELITE che li usa.
Le masse tollerano da parte dei loro attuali dittatori, presidenti dei consigli e Ministri, degli abusi per il più piccolo dei quali avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo stato di cose? Perché le masse sono tanto illogiche nel farsi un concetto degli avvenimenti? La ragione è che i despoti persuadono il popolo, per mezzo dei loro agenti, che l'abuso del potere con evidente danno allo Stato (o Popolo – ndr) è compiuto per uno scopo elevato, vale a dire per ottenere la prosperità della popolazione e per l'amore della fratellanza internazionale, dell'unione e dell'eguaglianza. Si capisce che questi agenti non dicono al popolo, che tale unificazione può essere ottenuta soltanto sotto il nostro dominio; di modo che vediamo la popolazione condannare gl'innocenti ed assolvere i colpevoli, convinta che potrà sempre fare ciò che le pare e piace. La plebe, data questa sua condizione mentale, distrugge tutto ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque. (Prot. III)
Ci diranno che il genere di potere assoluto che suggerisco non si confà col progresso attuale della civiltà, ma vi dimostrerò, invece, che è proprio vero il contrario. Allorquando i popoli consideravano i loro sovrani come l'espressione della volontà di Dio, si sottomettevano tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui infondemmo nelle popolazioni il concetto dei loro diritti, esse cominciarono a considerare i Re come semplici mortali. Al cospetto della plebe la Santa unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche la religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne afferrato da noi. Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative contiamo quella di saper governare le masse e gl'individui per mezzo di fraseologie astute, di teorie confezionate furbamente, di regole di vita e di ogni altro mezzo d'inganno allettante. Tutte queste teorie, che i Goiym non comprendono affatto, sono basate sull'analisi e sull'osservazione unite ad una così sapiente argomentazione, che non trova l'uguale fra i nostri rivali, così come essi non possono competere con noi nella costruzione di piani di azione politica. (Prot. V)
Il liberalismo fece nascere i governi costituzionali, che sostituirono la monarchia, l'unica forma sana di governo dei Goiym. La forma costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è la scuola di tutto ciò che indebolisce l'efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno contribuito a rendere i sovrani deboli ed inattivi, rendendoli in tal modo inutili e superflui; ed è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti.
Allora l'istituzione dell'era repubblicana diventò possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella persona di un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le nostre creature e i nostri schiavi. Così minammo i Goiym, o piuttosto, le nazioni dei Goiym.
In un prossimo futuro faremo del presidente un agente responsabile. Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in esecuzione i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il nostro "fantoccio". Cosa c'importa se le fila dei cacciatori d'impieghi s'indeboliscono; se l'impossibilità di trovare un presidente genera delle confusioni che indeboliranno, in definitiva, il Paese?
Per ottenere questi risultati predisporremo le cose in modo che siano eletti alla carica presidenziale individui bacati, che abbiano nel loro passato un qualche grande scandalo, o qualche altra transazione losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele esecutore dei nostri piani, perché temerà di essere denunziato, e sarà sotto l'influenza di questa paura la quale si impadronirà di colui il quale, salito al potere, è ansioso di conservarsi i privilegi e gli onori inerenti alla sua alta carica. (Quante analogie tra i vari Berlusconi, Bush, Blair, ecc.? - ndr) Il Parlamento eleggerà, proteggerà e metterà al coperto il presidente, ma noi toglieremo al Parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi, nonché di mutare le esistenti.
Questo potere lo conferiremo ad un presidente responsabile, il quale sarà una semplice marionetta nelle nostre mani. Così il potere presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di vario genere, ma noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il diritto di appellarsi al popolo direttamente, al disopra dei rappresentanti della nazione, vale a dire, di appellarsi a quel popolo che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della plebe.
Inoltre, daremo al presidente la facoltà di proclamare la legge marziale. Spiegheremo questa prerogativa col fatto, che il presidente, essendo il capo dell'esercito, deve averlo ai suoi comandi per proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa protezione un dovere per il rappresentante responsabile della repubblica. (Non è cosi in USA e molti paesi? - ndr). Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della situazione recondita sarà nelle nostre mani, e nessuno all'infuori di noi controllerà la legislazione. Inoltre, quando introdurremo la nuova costituzione repubblicana, col pretesto della segretezza di Stato toglieremo al Parlamento il diritto di discutere l'opportunità delle misure prese dal governo in momenti cruciali. Con questa nuova costituzione ridurremo al minimo il numero dei rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le passioni politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi rappresentanti diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla nazione. Il Presidente avrà la facoltà di nominare il presidente ed il vice presidente della Camera dei deputati e del Senato.
“Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e, per amor di pace, sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale”. (Prot. IX)
Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e, per amor di pace, sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale”. (Prot. IX)
Possibile che 101 anni fa avevano programmato la nostra vita politica attuale? E Grillo uomo consapevole o meno nelle mani di costoro cosa potrà fare in seguito? Siamo pronti a capire davvero il mondo e l'Universo ?

Fonti: Bojs

18 settembre 2007

Gli aumenti automatici dei politici. Perchè?


Oggi le news battono vicende quotidiane come due pesi e due misure vengono fatte quotidianamente fra i cittadini e la casta.
Cose che si ripetono quotidianamente anche se i giornalisti non sono così sensibili a cogliere queste sfumature. Blondet, traccia con lucidità gli schieramenti che si fronteggiano e le corporazioni e caste che approfittano di questo sciagurato momento storico. Ma, il petrolio, i mutui, Grillo sono leve per sollevare un macigno che se inizia a rotolare può travolgere tutto questo sistema fondato su menzogne, caste e aridità sia culturale che intellettuale.

Uno vorrebbe parlare d'altro, ma non si può.
Ci tocca fare i blogghisti. Ci tocca incanaglirci, per colpa loro.
Due notizie da rassegna-stampa mattutina.
La prima: i senatori hanno ricevuto un ulteriore aumento automatico di 200 euro mensili.
Molti dicono di non essersene accorti: ovvio, 200 euro possono sfuggire su un emolumento che, con gli ammenicoli, giunge a 15 mila euro al mese.
Netti.
L'aumento è automatico, nel senso che scatta con gli aumenti (parimenti automatici) gratificati alla magistratura.
Ma alla Camera, vista l'aria che tira, hanno almeno soprasseduto.
Al Senato no: lì, c'è Bertinotti.
E' la prova che ciò che si chiama «sinistra» oggi non è altro che il corpo sociale dei miliardari di Stato, l'oligarchia dei parassiti pubblici.
Seconda notizia: la magistratura ha messo in libertà lo zingaro (pardon: rom) che guidando ubriaco, ad aprile ad Ascoli, ha ammazzato quattro passanti.
Cinque mesi per una strage.
I giudici dicono: non si poteva tenerlo in galera di più, in attesa di giudizio.
Tanto più che «collaborava», infatti ha confessato anche una tentata rapina.
Del resto, l'hanno mandato agli arresti domiciliari.
Che significato abbiano arresti «domiciliari» per un nomade in roulotte, è facile capire: hanno reso il delinquente introvabile uccel di bosco.
Più di quei cinque mesi, non pagherà.
Un cittadini obietta, mite, che la magistratura pare usare due pesi e due misure: dopotutto, ha comminato due anni e mezzo a quel cittadino esasperato che ha sciolto gli ormeggi del panfilo di Della Valle, dove dormiva beato Mastella.
Due anni e mezzo.
Interviene un altro cittadino (dell'Ulivo) e protesta: basta con questa antipolitica!

Le due situazioni sono diverse: il rom non è stato ancora giudicato, certamente i giudici gli infliggeranno - dopo processo - molti più anni che al cittadino anti-Mastella.
Così non si fa che alimentare il qualunquismo.
Il giornalista (di La Repubblica) gli dà ragione.
Invece il cittadino non-qualunquista ha torto marcio.
Il cittadino che ha sciolto gli ormeggi è stato giudicato per direttissima.
Quanto al rom stragista, i giudici non hanno trovato il tempo, in cinque mesi, di mandarlo al processo.
Qui, niente direttissima.
E' evidente cosa la magistratura - la magistratura come casta, come burocrazia inadempiente - considera «allarme sociale»: non lo zingaro ubriaco che ammazza comuni cittadini (cioè noi), ma il cittadino che turba il sonno di Mastella con un dispettuccio.
Per quello la punizione deve essere rapida ed esemplare, fino alla giustizia sommaria.
Per lo zingaro no, si può aspettare.
Fino a far decorrere i termini per incuria.
I crimini contro i cittadini sono lasciati impuniti.
Le mancanze di rispetto contro la Casta, sono ferocemente represse.
I due episodi vanno letti insieme, perchè sono fenomeni della stessa classe parassitaria, ne rivelano la mentalità, e il disprezzo con cui ci tratta.
Un' imprenditrice che, per subentrare al padre nella titolarità della piccola azienda, deve produrre documenti bollati per 27 chili - là dove basterebbe una auto-dichiarazione alla Camera di Commercio - conferma la mentalità della casta ancora più chiaramente: per costoro, il nemico è il cittadino normale intento a normali legittime occupazioni.
E' quello che va messo sotto asfissiante controllo dai molteplici enti burocratici pubblici che si occupano di lui; è quello ad essere sospetto in ogni sua azione, e che deve provare ad ogni passo le sue buone intenzioni.
Il rom criminale omicida, invece, dalla casta è ritenuto degno di fiducia.

Lì, nessun controllo: vada agli arresti «domiciliari» nel camper, poi si ripresenti, fra un paio d'anni, a giudizio.
La burocrazia inadempiente non ha nemmeno la coscienza che la sua esistenza (costosissima) si legittima con l'agevolare le attività economiche produttive: è lì, invece, per ostacolarle, tassarle, controllarle in modo schiacciante.
Nella sua stupidità, è disposta a strozzare l'oca dalle uova d'oro, da cui dipendono infine i suoi emolumenti miliardari.
Quel che interessa al corpo che si proclama «servizio pubblico» è mettere il cittadino al proprio servizio: provi lui che è onesto, produca i documenti, le carte (bollate, ossia tassate) per dimostrare che ha diritto di agire.
Ciò dice che una sola è la battaglia politica urgente, che la gente che spera in Beppe Grillo deve tenersi fissa in testa: detto brutalmente, la lotta di coloro che i soldi all'erario li versano, contro coloro che i soldi dall'erario li prendono.
E' molto semplice.
Il rischio è che la protesta civile - degnissima - si sgrani in richieste secondare, ecologiste (Pecoraro Scanio è già lì a sfregarsi le mani), e faccia perdere di vista la battaglia primaria e preliminare.
Ma già vedete come reagiscono: che vuole questo Grillo, disturba, eccone un altro a volersi far eleggere.
Non c'è più posto, non ci sono più soldi, sono tutti nostri.
Tutti a proclamare: non ci può essere democrazia senza partiti!
Senza partiti, solo la dittatura!
Fascisti! .
Mica solo a «sinistra», naturalmente.
Berlusconi è irritatissimo: stava già confezionando la sua tribuna artificiale, la Brambilla, ed ecco arriva questo Grillo a disturbare.

La Lega (cadavere vivente) è ancora più allarmata: questo ci toglie il monopolio della protesta qualunquista, ci ruba spazio sui TG mentre versiamo l'ampolla padana.
Eppure ci sono dei senatori leghisti: ma non hanno protestato per l'aumento di 200 euro, mica l'hanno rifiutato (demagoghi per un giorno), manco se ne sono accorti.
Il loro qualunquismo ha dei chiari limiti.
Nello stesso tempo, la Lega ha ridimensionato La Padania - costa troppo, bisogna risparmiare, i 4 miliardi annui di sostegno pubblico non bastano - e perciò hanno licenziato 11 giornalisti.
I più bravi, ossia i più indipendenti (gli yes-men sono stati assorbiti dal partito cadavere, con stipendio).
Anzi, peggio che licenziato: li hanno messi in cassa integrazione a 900 euro mensili, così non hanno nemmeno la liquidazione (mi correggo: la liquidazione non c'è più per nessuno, si sono incamerati anche il TFR, è una loro «riforma»).
La Lega ha voluto un giornale che non si vende, ma a pagare non è la Lega - partito che, come tutte le cose inutili, durerà in eterno - ma i giornalisti che hanno dovuto fare un giornale sbagliato.
Mica facile, dopo essere stati magari per dieci anni a lavorare per La Padania, trovare lavoro in altro giornale: sei bollato.
Hai dato al partito-cadavere anche la tua credibilità professionale, e lui l'ha sm… di m… di maiale, alla Calderoli.
La Lega è la Casta, non c'è differenza: noi 15 mila euro, voi 900.
Ecco tutto: semplicissima la lotta da fare, senza perdersi in rivoli secondari.
Un lettore mi racconta la comparsata di Prodi da Bruno Vespa.
Io me la sono risparmiata: Vespa è un altro della casta, la TV di Stato lo paga una serqua di miliardi, pari a 3.287 euro l'ora.
Per quali qualità è pagato Vespa?
Perchè è ben «posizionato».
Rendita di posizione, come tutti loro.
Miliardario pubblico.
Parassita.
Al sicuro da ogni sciagura, di quelle che subiscono i colleghi de La Padania.
C'è un modo di essere «giornalisti» che rende miliardi.
Un altro che porta alla Cassa integrazione a 900 euro.

Ebbene: da Vespa, Prodi beato e arrogante ci ha insultato tutti.
Contro il «popolo di Grillo», ha detto: «Attenzione, la società italiana non è meglio dei politici. Guardate i recenti concorsi nelle università».
Doppio, triplo insulto.
Anzitutto, perchè sono appunto le istituzioni corrotte che corrompono il popolo: il cittadino deve diventare «cliente» delle loro clientele, altrimenti non fa carriera e non trova lavoro; manco trova un banco all'università.
E le istituzioni le hanno corrotte loro.
Inoltre, la gente che dà fiducia a Grillo - dopo essere stata ripetutamente tradita da altri - è, almeno in via di principio, proprio quella società che paga le tasse e che non ne ha benefici. Quella che il servizio pubblico ha messo al proprio servizio, come una torma di schiavi.
Se non è «migliore dei politici», aspira ad esserne migliore.
Non chiede favori clientelari, ma che altri non ne approfittino: chiede insomma l'uguaglianza di fronte alla legge, un minimo di sanità nella «democrazia».
Il terzo insulto è il peggiore.
E' come sentirsi fare l'occhiolino da uno sfruttatore di prostitute: ma va là che non sei meglio di me, anche a te piacciono le pollastrelle...
O il rom liberato che ci dice, strizzando l'occhio: ma dài, anche a te piace bere...
Ciò è ripugnante.
Sotto sotto, c'è l'invito vergognoso: non fateci la morale, venite invece nelle nostre clientele, profittate della greppia, ci sono ancora delle briciole per voi.
Guardate il rom, è libero.
Guardate il cittadino che ha sciolto il panfilo a Mastella: s'è beccato due anni e mezzo.
Siate disonesti, conviene anche a voi.
Che rispondere a chi ti strizza l'occhio così?
L'impulso è ricorrere alla violenza: del resto, una politica seria sa che al fondo c'è sempre la violenza.
La violenza deve essere «ultima ratio», ma quando l'oppressione di un'oligarchia delinquenziale giunge a certi punti, cacciarla con la forza diventa un dovere.
Anzitutto verso se stessi.

Il punto è che la Casta ha il monopolio della violenza.
Per di più, «legale».
Ha al suo servizio mezzo milione di poliziotti, carabinieri, finanzieri, e tutti i giudici.
Non ci mette niente a schiacciarci.
Questo ci dovrebbe dire come la battaglia in cui la gente che segue Grillo s'è messa sia pericolosa, fatale.
Bisognerebbe almeno guadagnarsi i tutori dell'ordine.
Ai finanzieri: il senatore a vita vi manda a comprare la cocaina, vi ha reso suoi servi, vi disonora. Vi conviene?
Ai carabinieri e ai PS: quante volte dovrete riarrestare il rom pluriomicida, reso uccel di bosco dalla «giustizia», a rischio della vostra vita?
Magistrati imberbi, ideologici, insindacabili e ben pagati vi umiliano, vanificano ogni giorno il vostro lavoro difficile, per una paga che è meno della metà di quello che danno a Vespa per un'ora.
Dove sta la giustizia che avete giurato di difendere?

17 settembre 2007

La speculazione delle banche a carico dei c\c


Le banche negli ultimi tempi hanno macinato utili spaventosi. Le loro fusioni solo per una sorta di accaparramento clienti. Non tutti sanno dei metodi sempre più sofisticati e truffaldini operati da gestori di banche o superbanche.

Il come, l'ha spiegato su «Libero Mercato» Andrea Consoli, un imprenditore che dai derivati è stato rovinato.
Non che lui abbia chiesto alla banca di comprargli dei derivati.
No, lui voleva solo un ampliamento del fido di 100 mila euro, non poi tanto per un'azienda come la sua, con 25 dipendenti e 3,5 milioni di euro di fatturato.
La risposta delle banche con cui lavora - Intesa San Paolo e Unicredit - è stata picche.
«La direzione Unicredit ci chiede performances più alte», ha risposto un funzionario, «ed oggi i risultati non si fanno con gli interessi passivi che i clienti pagano sui prestiti concessi, ma con strumenti finanziari diversi. Ma se voi collaborate all'aumento dei nostri risultati, vi lasciamo sforare dal fido in essere».
E come collaborare?
«Potremmo aprire un prestito vincolato di una certa somma che in realtà voi non riceverete e quindi non dovrete restituirci. In cambio vi lasceremo sconfinare oltre il vostro fido».
Non c'è altro da fare.
L'imprenditore si trova ad accettare, firmando documenti, un prestito fittizio («Che non dovrete restituirci») pari a un milione di yen.
Perchè yen, se i miei clienti sono italiani, anzi concittadini?
L'imprenditore non se lo chiede.
Evidentemente, Unicredit sta facendo «carry trade»: compra yen a tasso zero, e li investe in tassi alti in Europa.
Ma non lo fa a proprio rischio: obbliga una impresa ignara ad accollarselo.
Quanto alla concessione di sforare, non è un regalo: sul fido il cliente paga il 9%, sugli sforamenti il 13,50%.
Un affare aggiuntivo.
Passa il tempo.
Di colpo, le altre banche con cui l'azienda lavora gli ingiungono il rientro: il suo indebitamento è eccessivo rispetto al giro d'affari.
E difatti, il peso degli oneri finanziari dell'azienda prima sana è salito a 85 mila euro d'interessi. Di cui 35 mila sono gli interessi sul prestito in yen, mai ricevuto, mai utilizzato e non utilizzabile.
Nulla di grave, risponde il funzionario Unicredit: le offriamo un prestito semestrale di 75 mila euro, rinnovabile, con cui potrà chiudere i conti presso le altre banche.
C'è una sola, piccola condizione: acquisti uno strumento finanziario «piuttosto conveniente», sempre per aiutare la banca a fare i risultati «veri» chiesti dalla sede centrale.
Lo strumento finanziario conveniente è un derivato, una scommessa sul cambio euro-dollaro: inutile per il cliente, che non esporta e quindi non ha rischi di cambio.
Appunto, risponde il funzionario: alla peggio, il derivato per lei è ininfluente, alla meglio ci guadagna anche lei.
«Oggi anche le aziende medie si affacciano, contestualmente alla loro attività, sui mercati finanziari».
Ancora una volta, l'imprenditore deve accettare.
Compra il derivato.
Solo più tardi si accorgerà che «quando sottoscrivi un derivato, contestualmente sottoscrivi (spesso senza saperlo) il prestito per accedere al derivato, la parte chiamata 'il nominale'».
Nel caso dell'imprenditore, il nominale era 500 mila dollari.
La banca che non gli ha ampliato un fido di 100 mila euro (troppo rischioso), ora lo ha esposto per mezzo milione di dollari.
Su questo prestito, il cliente paga interessi passivi «da vertigini», schiacciato dall'effetto-leva tipico della strumento «piuttosto conveniente».
Ancora una volta, la banca speculava sulla finanza creativa, ma a spese del cliente produttivo.
Non è il caso di raccontare il resto.
Le altre offerte di salvataggio avanzate da Unicredit a favore dell'impresa che Unicredit ha rovinato: messa l'azienda sotto un consorzio «di garanzia» di perfetti sconosciuti (trovati dalla banca), l'offerta di un altro derivato (stavolta da un milione di euro), la richiesta di sempre nuove garanzie per le quali l'imprenditore ha ipotecato la casa di proprietà...
Tutto inutile, perchè le spese bancarie, commissioni e interessi passivi hanno mangiato tutto, tutto.
Fino al giorno in cui un bancario arriva nel negozio e, di fronte ai clienti, gli urla di pagare sull'unghia 5 mila euro, un assegno passivo emesso sul conto corrente.
Ma il conto corrente non aveva un attivo di 20 mila euro?

Non più: la banca l'aveva prosciugato qualche ora prima, per pagarsi le competenze sue e gli interessi del famoso derivato.
Un derivato che non aveva venduto, nonostante l'ordine del cliente.
Il quale scopre altro: per esempio di avere quattro conti anzichè i due che sapeva, evidentemente su cui la banca faceva operazioni a suo nome, e a sua insaputa.
Ora, la vittima ha portato i libri in tribunale.
Fallito: 25 dipendenti sul lastrico.
Un'azienda sana strangolata da Unicredit.
Con i metodi che l'imprenditore descrive.
Se ha detto la verità, questi metodi sono una intera biblioteca di delitti, crimini penali e civili evidenti: patto leonino, truffa, usura, falsi...
In altri Paesi, un magistrato avrebbe già aperto una pratica contro Alessandro Profumo e i suoi complici, lo ridurrebbe alla condizione di galeotto come è accaduto in USA ai mascalzoni di Enron, suoi pari.
Ma in Italia, queste denunce cadono nel vuoto.
Non c'è un giudice a Verona, sede di Unicredit.
Profumo, Geronzi, Bazoli, i nostri splendidi banchieri, sono ammanicati con la Casta, protetti dalla Casta, parte di essa.
Hanno speculato sui derivati, ma non ci hanno perso niente.
Hanno fatto perdere non si sa quante piccole imprese che andavano bene, che i derivati nemmeno sapevano cosa fossero, e non ne avevano bisogno.
Vedete: qui non c'è «l'alta moralità della mano invisibile».
Qui ci sono zampini e zamponi che ti derubano, ti spogliano e ti mandano in fallimento in due modi: con le tasse e con l'usura truffaldina.
Ma l'entità è la stessa, ed una sola.
Qui, il nostro '29 non somiglierà a quello inglese.

13 settembre 2007

I Goiym e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion



Pubblicati la prima volta sul Times di Londra l'8 maggio 1920, esso dava un largo sunto dei "Protocolli dei Savi Anziani di Sion", annunziando che questi furono pubblicati in Russia a Tsarkoye Sielo nel 1905 e che la biblioteca del British Museum ne possedeva una copia autografa col timbro di entrata del 10 agosto 1906, n. 3926 d 17. Una grave questione si è dibattuta e si dibatte tutt'ora sull'autenticità dei Protocolli. Non voglio dissimularla, sia per omaggio alla verità, sia perché i poco scrupolosi non ne abusino. Anzi eviterei di voler risolvere la questione nel senso formale, e d'altronde la discussione è troppo lunga e complessa perché qui possa riprodurla, tanto più che vi sono sempre convinti sostenitori d'ambo le parti. In ogni caso lascio all'intelligenza ed alla coscienza di ognuno chiedersi almeno come sia stato possibile che 101 anni fa fu redatto un documento simile che ad oggi risulta più vero che mai. Potere della profezia ispirata o progetto politico mirato?
Quelli che seguono sono alcuni stralci che prego il lettore di leggere e meditare attentamente.
"Il grosso della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a coloro che sono sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di partito, che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla base di argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa dipende da una maggioranza casuale o predisposta la quale, nella sua totale ignoranza dei misteri politici, approva risoluzioni assurde, seminando in questo modo i germi dell'anarchia. La politica non ha niente in comune con la morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un accorto politico, conseguentemente non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere all'astuzia ed all'ipocrisia. L'onestà e la sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica." (Prot. I)
"Sceglieremo fra il pubblico, amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno esperienza dell'arte di governare, e perciò saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro giuoco; pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri (oggi chiamati anche consulenti o esperti - ndr), specialmente educati fino dall'infanzia nell'arte di governare il mondo". (Prot. I)
"Per indurre gli amanti del potere a fare cattivo uso dei loro diritti, aizzammo tutte le Potenze, le une contro le altre, incoraggiandone le tendenze liberali verso l'indipendenza. Abbiamo fomentato ogni impresa in questo senso, ponendo così delle armi formidabili nelle mani di tutti i partiti, e abbiamo fatto sì che il potere fosse la mèta di ogni ambizione. I governi li abbiamo trasformati in arene dove si combattono le guerre di partito. Fra poco il disordine ed il fallimento appariranno ovunque. Chiacchieroni irrefrenabili trasformano le assemblee parlamentari ed amministrative in riunioni di controversia. Giornalisti audaci, e sfacciati scrittori di opuscoli, attaccano continuamente i poteri amministrativi. L'abuso del potere preparerà definitivamente il crollo di tutte le istituzioni e tutto cadrà sotto i colpi della popolazione inferocita". (Prot. III)
"L'intensificazione di missioni militari, nonché l'aumento della polizia sono pure essenziali alla riuscita dei nostri progetti. Per noi è essenziale aggiustare le cose in modo, che oltre noi, in tutti i paesi non ci sia altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa. In tutta l'Europa, e con l'aiuto dell'Europa, sugli altri continenti dobbiamo fomentare sedizioni, dissensi e ostilità reciproche. In questo si ha un doppio vantaggio: in primo luogo, con tali mezzi otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben conto che abbiamo il potere di suscitare qualunque rivolta a piacer nostro, ed in secondo luogo quello di ristabilire l'ordine come e quando da noi desiderato". (Prot. VII)
Non faccio ulteriori commenti o parallelismi con situazioni politiche passate e attuali, anche perchè lo spazio non lo consente, ma credo che sia sotto gli occhi di tutti quanto sopra detto sia oggi più verace che mai. Nessuno può negare che un programma reso pubblico nel 1905 abbia oggi il suo pieno, stupefacente, spaventoso e terribile adempimento, e non solo in genere ma in molti punti particolari.
Forse ecco il perchè le politiche nazionali risultano insufficienti e inefficaci donandoci ogni giorno lo spettacolo quotidiano di cui tutti sono stufi, ma su cui "pennaroli" audaci e sfacciati vivono traendone denari. Vediamo una grande troupe in scena, di consapevoli o inconsapevoli egosite marionette al servizio di loro stessi e della ELITE che li usa.
Le masse tollerano da parte dei loro attuali dittatori, presidenti dei consigli e Ministri, degli abusi per il più piccolo dei quali avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo stato di cose? Perché le masse sono tanto illogiche nel farsi un concetto degli avvenimenti? La ragione è che i despoti persuadono il popolo, per mezzo dei loro agenti, che l'abuso del potere con evidente danno allo Stato (o Popolo – ndr) è compiuto per uno scopo elevato, vale a dire per ottenere la prosperità della popolazione e per l'amore della fratellanza internazionale, dell'unione e dell'eguaglianza. Si capisce che questi agenti non dicono al popolo, che tale unificazione può essere ottenuta soltanto sotto il nostro dominio; di modo che vediamo la popolazione condannare gl'innocenti ed assolvere i colpevoli, convinta che potrà sempre fare ciò che le pare e piace. La plebe, data questa sua condizione mentale, distrugge tutto ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque. (Prot. III)
Ci diranno che il genere di potere assoluto che suggerisco non si confà col progresso attuale della civiltà, ma vi dimostrerò, invece, che è proprio vero il contrario. Allorquando i popoli consideravano i loro sovrani come l'espressione della volontà di Dio, si sottomettevano tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui infondemmo nelle popolazioni il concetto dei loro diritti, esse cominciarono a considerare i Re come semplici mortali. Al cospetto della plebe la Santa unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche la religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne afferrato da noi. Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative contiamo quella di saper governare le masse e gl'individui per mezzo di fraseologie astute, di teorie confezionate furbamente, di regole di vita e di ogni altro mezzo d'inganno allettante. Tutte queste teorie, che i Goiym non comprendono affatto, sono basate sull'analisi e sull'osservazione unite ad una così sapiente argomentazione, che non trova l'uguale fra i nostri rivali, così come essi non possono competere con noi nella costruzione di piani di azione politica. (Prot. V)
Il liberalismo fece nascere i governi costituzionali, che sostituirono la monarchia, l'unica forma sana di governo dei Goiym. La forma costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è la scuola di tutto ciò che indebolisce l'efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno contribuito a rendere i sovrani deboli ed inattivi, rendendoli in tal modo inutili e superflui; ed è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti.
Allora l'istituzione dell'era repubblicana diventò possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella persona di un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le nostre creature e i nostri schiavi. Così minammo i Goiym, o piuttosto, le nazioni dei Goiym.
In un prossimo futuro faremo del presidente un agente responsabile. Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in esecuzione i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il nostro "fantoccio". Cosa c'importa se le fila dei cacciatori d'impieghi s'indeboliscono; se l'impossibilità di trovare un presidente genera delle confusioni che indeboliranno, in definitiva, il Paese?
Per ottenere questi risultati predisporremo le cose in modo che siano eletti alla carica presidenziale individui bacati, che abbiano nel loro passato un qualche grande scandalo, o qualche altra transazione losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele esecutore dei nostri piani, perché temerà di essere denunziato, e sarà sotto l'influenza di questa paura la quale si impadronirà di colui il quale, salito al potere, è ansioso di conservarsi i privilegi e gli onori inerenti alla sua alta carica. (Quante analogie tra i vari Berlusconi, Bush, Blair, ecc.? - ndr) Il Parlamento eleggerà, proteggerà e metterà al coperto il presidente, ma noi toglieremo al Parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi, nonché di mutare le esistenti.
Questo potere lo conferiremo ad un presidente responsabile, il quale sarà una semplice marionetta nelle nostre mani. Così il potere presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di vario genere, ma noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il diritto di appellarsi al popolo direttamente, al disopra dei rappresentanti della nazione, vale a dire, di appellarsi a quel popolo che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della plebe.
Inoltre, daremo al presidente la facoltà di proclamare la legge marziale. Spiegheremo questa prerogativa col fatto, che il presidente, essendo il capo dell'esercito, deve averlo ai suoi comandi per proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa protezione un dovere per il rappresentante responsabile della repubblica. (Non è cosi in USA e molti paesi? - ndr). Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della situazione recondita sarà nelle nostre mani, e nessuno all'infuori di noi controllerà la legislazione. Inoltre, quando introdurremo la nuova costituzione repubblicana, col pretesto della segretezza di Stato toglieremo al Parlamento il diritto di discutere l'opportunità delle misure prese dal governo in momenti cruciali. Con questa nuova costituzione ridurremo al minimo il numero dei rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le passioni politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi rappresentanti diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla nazione. Il Presidente avrà la facoltà di nominare il presidente ed il vice presidente della Camera dei deputati e del Senato.
“Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e, per amor di pace, sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale”. (Prot. IX)
Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e, per amor di pace, sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale”. (Prot. IX)
Possibile che 101 anni fa avevano programmato la nostra vita politica attuale? E Grillo uomo consapevole o meno nelle mani di costoro cosa potrà fare in seguito? Siamo pronti a capire davvero il mondo e l'Universo ?

Fonti: Bojs