21 ottobre 2007

Una nonlegge per gli Inpunibili. Gelli docet


Due settimane fa, ad Annozero, avevo evocato Licio Gelli e il Piano di rinascita della P2 e me ne hanno dette di tutti i colori. In realtà, ero stato troppo ottimista. Ormai siamo oltre Gelli, oltre la P2. Siamo al golpe politico-giudiziario.
Per una volta, inseguire gli aspetti tecnico-giuridici della decisione del Procuratore generale di Catanzaro di strappare di mano l’inchiesta “Why Not” su Prodi, Mastella & C. al titolare, cioè al pm Luigi De Magistris, è inutile e fuorviante. Meglio andare subito alla sostanza, che è questa: il magistrato che aveva raccolto elementi sufficienti per indagare Mastella per abuso, truffa e finanziamento illecito, cioè riteneva di aver trovato i soldi, non potrà portare a termine la sua indagine, ormai in dirittura d’arrivo. Il fascicolo passerà a un altro magistrato, che impiegherà mesi per studiarsi tutti gli atti. E, se non vorrà fare la fine di De Magistris - attaccato da destra e da sinistra, difeso da nessuno, ispezionato per mesi e mesi, trascinato dinanzi al Csm, proposto per il trasferimento immediato e infine espropriato del suo lavoro - ascolterà l’amorevole consiglio che gli danno il governo e l’opposizione una volta tanto compatte: archiviare tutto, lasciar perdere, voltarsi dall’altra parte.
Checchè se ne dica, questa non è una questione privata fra De Magistris e Mastella. Questa è la soluzione finale dopo vent’anni di guerra della politica alla Giustizia. E’ il coronamento del sogno dei vari Gelli, Craxi e Berlusconi di fermare sul nascere le indagini sul potere. Gelli, Craxi e Berlusconi, nella loro ingenuità, pensavano che per farlo occorresse modificare la Costituzione, scrivendoci che la carriera dei pm è separata da quella dei giudici e che le procure devono obbedire al governo.
Mastella e chi gli sta dietro hanno capito che non occorre cambiare le norme: basta creare le condizioni di fatto perché tutto ciò accada. Appena un pm apre un fascicolo sugli amici di un ministro, se ne chiede il trasferimento (del pm, non del ministro). Anche se la richiesta non sta in piedi, non importa: quando il magistrato arriverà al sodo, salendo di livello dagli amici del ministro al ministro stesso, il ministro sosterrà che il pm lo fa perché ce l’ha con lui. E, col gioco delle tre carte, riuscirà a convincere qualche alto magistrato a scambiare le cause con gli effetti e a scippare l’indagine al pm per “incompatibilità”. Come se fosse il pm ad avercela col ministro, e non il ministro ad avercela col pm. Si chiama “guerra preventiva”, e non l’ha neppure inventata Mastella. L’aveva già teorizzata Mao: “Colpirne uno per educarne cento”. Funziona.” Marco Travaglio

20 ottobre 2007

Insetti Robot: La CIA sperimenta


NEW YORK - Vanessa Alarcon li ha visti per la prima volta il mese scorso, nel corso di una manifestazione contro la guerra a Lafayette Square. "Ho sentito qualcuno esclamare: "Santo cielo, guardate là"". Così ricorda la studentessa di New York all'ultimo anno di università. "Ho alzato lo sguardo e mi sono chiesta che cosa fossero... sembravano libellule o elicotteri in miniatura. Di certo, però, non erano insetti". Bernard Crane, avvocato di Washington, era anche lui tra la folla. "Mai visto nulla del genere in vita mia. Erano troppo grandi per essere libellule".

Questi sono soltanto alcuni tra i tanti avvistamenti avvenuti nel corso di recenti avvenimenti politici a Washington e New York. In molti sospettano che si possa trattare di droni (veicoli aerei telecomandati, Ndt) a forma di insetto, strumenti hi-tech di sorveglianza messi forse a punto dal Dipartimento per la Sicurezza Interna. Altri, invece, pensano che dopo tutto non sono altro che libellule, un'antica specie di insetti che perfino i biologi concordano essere molto somiglianti tanto a robot che a piccole creature.

Nessuna agenzia ammette di aver messo a punto droni spia delle dimensioni di un insetto, ma molteplici agenzie governative ed enti privati degli Stati Uniti effettivamente hanno ammesso che ci stanno provando. Alcune società di ricerca sovvenzionate con fondi federali stanno perfino allevando insetti vivi nei quali sono stati inseriti chip elettronici. Gli insetti robot - in inglese "robobug" - avrebbero la possibilità di seguire i sospetti, di guidare sul bersaglio i missili o di perlustrare le macerie degli edifici crollati alla ricerca di sopravvissuti.

A onor del vero, la Cia aveva messo a punto una libellula spia già negli anni Sessanta, e perfino gli scettici ammettono che un'agenzia potrebbe realmente essere riuscita in gran segreto a rendere una cosa del genere operativa e funzionale. Velivoli robot sono usati dall'esercito sin dalla Seconda guerra mondiale. Dai documenti del Dipartimento della Difesa emerge che sono oggi in uso un centinaio di modelli diversi, alcuni piccoli come uccellini, altri delle dimensioni di un piccolo aereo.

Nonostante tutto, però, passare dalle dimensioni di un uccellino a quelle di un insetto non è soltanto questione di dimensioni più minuscole. È soltanto in tempi molto recenti che gli scienziati sono infatti pervenuti a comprendere fino in fondo in che modo gli insetti riescano a volare, un'impresa biomeccanica che, nonostante tutti quanti ne siamo testimoni oculari, per decenni è stata ritenuta "teoricamente impossibile".

Risale soltanto a un mese fa la scoperta, effettuata da alcuni ricercatori della Cornell University di come le libellule regolino il movimento delle loro ali anteriori e posteriori per risparmiare energia quando si librano in volo. Problema che gli esperti di robotica non riescono invece a risolvere in quanto i loro velivoli (almeno quelli conosciuti) tendono a consumare molta energia e necessitano quindi di batterie molto grandi e pesanti.
La Cia è stata tra le prime ad affrontare il problema.

L'insectothopter, messo a punto dall'ufficio Ricerche e Sviluppo della Cia trenta anni fa, era in tutto e per tutto simile a una libellula e conteneva un minuscolo motore a benzina in grado di azionare quattro ali. Era in grado di volare, ma alla fine fu considerato un insuccesso perché non era riusciva ad affrontare i venti di traverso. Che il Dipartimento della Difesa sia impegnato a cercare di mettere a punto una cosa del genere pare però pressoché assodato. Alcuni ricercatori stanno inserendo alcuni chip nelle pupe delle falene - lo stadio intermedio tra il bruco e la farfalla adulta in grado di volare - per far sì che si schiudano "falene cyborg" perfettamente sane.

Ma c'è anche chi prendendo ispirazione dalla Cia, sta cercando di costruire velivoli in grado di volare con carburanti chimici piuttosto che a batteria. L'Entomopter, ancora nelle fasi iniziali di sviluppo presso i laboratori del Georgia Institute of Technology, simile a un aereo giocattolo più che a un insetto, trasforma il combustibile liquido in gas bollente, che aziona quattro ali che battono e attrezzature varie.

Anche se un giorno tutte le difficoltà e gli ostacoli tecnici dovessero essere superati, i micro-velivoli dalle dimensioni di un insetto saranno sempre un investimento rischioso. "Possono essere ingoiati da un uccello, rimanere impigliati in una ragnatela. Per quanto intelligente possa essere se un uccello arriva a 30miglia orarie non c'è modo di evitarlo. Insomma non sono utilizzabili per operazioni di spionaggio".

Ma allora, che cosa hanno visto Crane, Alarcon e qualche altro manifestante presente alla marcia di Washington? E che cosa vide nel 2004, durante la Convention Nazionale Repubblicana di New York, un osservatore - forse un manifestante paranoico che marciava per la pace - che descrisse su Internet una "libellula nera immobile nell'aria a una trentina di metri d'altezza, nel bel mezzo della Settima strada, che pareva fissarci"?

Con ogni probabilità, secondo Jerry Louton, entomologo del Museo Nazionale di Storia Naturale, hanno visto delle vere libellule, se si tiene conto che Washington ospita alcune specie di grandi dimensioni e decorazioni spettacolari, che possono lasciare sbalorditi. Ma in realtà ci sarebbero anche alcuni dettagli che secondo lui non quadrano affatto. Tre distinte persone presenti alla dimostrazione di Washington hanno descritto una fila di sfere, dalle dimensioni di piccole bacche, attaccate alla coda delle grandi libellule - un'attrezzatura che Louton non riesce a spiegarsi. Oltre tutto hanno anche riferito di aver visto almeno tre libellule far manovra all'unisono e "le libellule non volano mai in gruppo".

Mara Verheyden-Hilliard di Partnership for Civil Justice ha detto che il suo gruppo sta svolgendo indagini sulle dichiarazioni dei testimoni e ha presentato una richiesta formale di informazioni con il Freedom of Information Act inoltrata a svariate agenzie federali. Secondo lei, se simili dispositivi dovessero essere usati per spiare gli attivisti politici si tratterebbe di una "significativa violazione dei diritti civili della popolazione".

(Copyright The Washington Post-la Repubblica

18 ottobre 2007

Marion, facci vedere i soldi!


E’ difficile da credere che tu sia riuscita a buttare via tutti quei sudati soldi provenienti dalle sponsorizzazioni. Immagino che ora non ti possa affidare ad avvocati “ostruzionisti” perchè sei andata a dire tutte quelle balle ai federali.

Gli atleti dell’atletica leggera sono proprio come i monaci birmani –completamente dipendenti dalle elemosine. Non c’è affatto da meravigliarsi che il doping sia comparso insieme alle promozioni televisive.

Mi ricordo di quando le università non facevano affari con le aziende produttrici di calzature sportive. È forse un’altra coincidenza che il denaro abbia iniziato a scorrere quando le aziende di scarpe spostarono la produzione da luoghi “semplicemente con bassi salari” tipo Taiwan e la Corea del sud a paesi da super sfruttamento come la Cina e l’Indonesia?

E’ difficile criticare questa strategia da un punto di vista del business; una volta contai 37 pubblicità fotografiche in un unico supplemento sportivo di USA Today. Un funzionario sportivo universitario una volta definì “quasi incomprensibile” che la Adidas desse $ 7,5 milioni l’anno alla Università del Michigan (sottraendola alla Nike). Ciò era in realtà parte di un enorme gara al rialzo iniziata dalla Nike quando offrì centotré milioni di dollari all’anno alla nazionale tedesca di calcio. Ma loro si tennero la Adidas e i soli suoi $ 70 milioni all’anno.

L’Adidas si sente potente dopo essersi divorata la Reebok lo scorso anno–rendendo miliardario l’esibizionista dei “diritti umani” Paul Fireman. Il gigante tedesco delle scarpe si è recentemente vantato che l’acquisizione ha fatto aumentare l’influenza dell’azienda presso i fornitori. In parole povere ciò vuol dire prezzi più bassi pagati alle fabbriche e più sofferenza per i lavoratori.

Quanto la Nike aveva offerto alla squadra tedesca era quasi l’intero budget per il “marketing internazionale” a disposizione del gigante delle scarpe appena 15 anni fa. È un grande aiuto quando dittatori compiacenti (disperati?) congelano per 10 anni il salario minimo, come è successo in Vietnam tra il 1996 e il 2006. L’80% delle scarpe sportive di marca sono oggi prodotte in paesi con il partito unico.

Per tornare a Marion Jones: alla Nike piacciono le donne forti, vero? Dipende. Le donne coraggiose, che si oppongono ai brutali appaltatori di queste aziende, vengono distrutte, sono solo detriti ai bordi della catena di montaggio dei beni globali.

C’è una parola per descrivere questo modello di commercio “avido di steroidi”: spietato. La parola è stata usata per descrivere nel 2003, nel suo necrologio, il padre degli agenti di marketing sportivo. Egli era “spietato” quando si trattava di far ottenere a Tiger Woods o Derek Jeter tutto ciò che potevano ottenere dalla Nike (gli agenti sportivi ottengono il 20% degli accordi di sponsorizzazione, ma solo circa il 3% dei contratti dei giocatori con i club sportivi).

“Fatemi vedere i soldi!”

Jeff Ballinger

Articolo originale
Show Me da Money, Marion!

Hard to believe that you could burn through all that sweat-stained endorsement cash. I guess that you really can’t scrimp on “stonewalling” lawyers when you’ve been fibbing to the feds.

Track and field athletes used to be like Burmese monks–dependent on alms. Is it really any wonder that performance-enhancing drugs appeared about the same time as image-enhancing TV ads?

I can also remember when universities did no deals with sports shoe companies. Is it another coincidence that the money really started to flow when shoe companies shifted production from ‘merely low-wage’ locales like S. Korea and Taiwan to super-exploitation sites in China and Indonesia? Hard to argue with the strategy from a business point of view; I once counted 37 swooshes in photos in a single USA Today sports section. One university sports official called it “almost unfathomable” that Adidas is giving $7.5 million a year to the University of Michigan (snatching it from Nike). This was actually part of a macho bidding war started by Nike when it offered $103 million per year to Germany’s national soccer team. They retained Adidas for a mere $70 mil./yr.

Adidas is feeling flush after gobbling up Reebok last year - making that “human rights” poseur, Paul Fireman, a billionaire. The German shoe giant bragged recently that the acquisition increased the company’s leverage with suppliers. In plain language, that means lower prices paid to factories and more pain for workers.

What Nike offered the German team was nearly the entire “international marketing” budget for the shoe giant just 15 years ago. It helps when compliant (desperate?) dictators will freeze the minimum wage for 10 years, as happened in Vietnam (1996-2006). Eighty percent of expensive sport shoes are now made in one-party states.

Back to Marion Jones: Nike likes strong women , right? That depends. Brave women who’ll stand up to brutal shoe contractors get sacked, just detritus along the global commodity chain roadside.

There is a word for this ‘greed-on-steroids’ business model: ruthless. The word was used to describe the father of the sports agent business in his 2003 obituary. He was “ruthless” in getting Tiger Woods or Derek Jeter all that they could get from Nike (sports agents get 20% of endorsement deals, but only around 3% of player’s contracts with sports clubs).

“Show me da money!”

21 ottobre 2007

Una nonlegge per gli Inpunibili. Gelli docet


Due settimane fa, ad Annozero, avevo evocato Licio Gelli e il Piano di rinascita della P2 e me ne hanno dette di tutti i colori. In realtà, ero stato troppo ottimista. Ormai siamo oltre Gelli, oltre la P2. Siamo al golpe politico-giudiziario.
Per una volta, inseguire gli aspetti tecnico-giuridici della decisione del Procuratore generale di Catanzaro di strappare di mano l’inchiesta “Why Not” su Prodi, Mastella & C. al titolare, cioè al pm Luigi De Magistris, è inutile e fuorviante. Meglio andare subito alla sostanza, che è questa: il magistrato che aveva raccolto elementi sufficienti per indagare Mastella per abuso, truffa e finanziamento illecito, cioè riteneva di aver trovato i soldi, non potrà portare a termine la sua indagine, ormai in dirittura d’arrivo. Il fascicolo passerà a un altro magistrato, che impiegherà mesi per studiarsi tutti gli atti. E, se non vorrà fare la fine di De Magistris - attaccato da destra e da sinistra, difeso da nessuno, ispezionato per mesi e mesi, trascinato dinanzi al Csm, proposto per il trasferimento immediato e infine espropriato del suo lavoro - ascolterà l’amorevole consiglio che gli danno il governo e l’opposizione una volta tanto compatte: archiviare tutto, lasciar perdere, voltarsi dall’altra parte.
Checchè se ne dica, questa non è una questione privata fra De Magistris e Mastella. Questa è la soluzione finale dopo vent’anni di guerra della politica alla Giustizia. E’ il coronamento del sogno dei vari Gelli, Craxi e Berlusconi di fermare sul nascere le indagini sul potere. Gelli, Craxi e Berlusconi, nella loro ingenuità, pensavano che per farlo occorresse modificare la Costituzione, scrivendoci che la carriera dei pm è separata da quella dei giudici e che le procure devono obbedire al governo.
Mastella e chi gli sta dietro hanno capito che non occorre cambiare le norme: basta creare le condizioni di fatto perché tutto ciò accada. Appena un pm apre un fascicolo sugli amici di un ministro, se ne chiede il trasferimento (del pm, non del ministro). Anche se la richiesta non sta in piedi, non importa: quando il magistrato arriverà al sodo, salendo di livello dagli amici del ministro al ministro stesso, il ministro sosterrà che il pm lo fa perché ce l’ha con lui. E, col gioco delle tre carte, riuscirà a convincere qualche alto magistrato a scambiare le cause con gli effetti e a scippare l’indagine al pm per “incompatibilità”. Come se fosse il pm ad avercela col ministro, e non il ministro ad avercela col pm. Si chiama “guerra preventiva”, e non l’ha neppure inventata Mastella. L’aveva già teorizzata Mao: “Colpirne uno per educarne cento”. Funziona.” Marco Travaglio

20 ottobre 2007

Insetti Robot: La CIA sperimenta


NEW YORK - Vanessa Alarcon li ha visti per la prima volta il mese scorso, nel corso di una manifestazione contro la guerra a Lafayette Square. "Ho sentito qualcuno esclamare: "Santo cielo, guardate là"". Così ricorda la studentessa di New York all'ultimo anno di università. "Ho alzato lo sguardo e mi sono chiesta che cosa fossero... sembravano libellule o elicotteri in miniatura. Di certo, però, non erano insetti". Bernard Crane, avvocato di Washington, era anche lui tra la folla. "Mai visto nulla del genere in vita mia. Erano troppo grandi per essere libellule".

Questi sono soltanto alcuni tra i tanti avvistamenti avvenuti nel corso di recenti avvenimenti politici a Washington e New York. In molti sospettano che si possa trattare di droni (veicoli aerei telecomandati, Ndt) a forma di insetto, strumenti hi-tech di sorveglianza messi forse a punto dal Dipartimento per la Sicurezza Interna. Altri, invece, pensano che dopo tutto non sono altro che libellule, un'antica specie di insetti che perfino i biologi concordano essere molto somiglianti tanto a robot che a piccole creature.

Nessuna agenzia ammette di aver messo a punto droni spia delle dimensioni di un insetto, ma molteplici agenzie governative ed enti privati degli Stati Uniti effettivamente hanno ammesso che ci stanno provando. Alcune società di ricerca sovvenzionate con fondi federali stanno perfino allevando insetti vivi nei quali sono stati inseriti chip elettronici. Gli insetti robot - in inglese "robobug" - avrebbero la possibilità di seguire i sospetti, di guidare sul bersaglio i missili o di perlustrare le macerie degli edifici crollati alla ricerca di sopravvissuti.

A onor del vero, la Cia aveva messo a punto una libellula spia già negli anni Sessanta, e perfino gli scettici ammettono che un'agenzia potrebbe realmente essere riuscita in gran segreto a rendere una cosa del genere operativa e funzionale. Velivoli robot sono usati dall'esercito sin dalla Seconda guerra mondiale. Dai documenti del Dipartimento della Difesa emerge che sono oggi in uso un centinaio di modelli diversi, alcuni piccoli come uccellini, altri delle dimensioni di un piccolo aereo.

Nonostante tutto, però, passare dalle dimensioni di un uccellino a quelle di un insetto non è soltanto questione di dimensioni più minuscole. È soltanto in tempi molto recenti che gli scienziati sono infatti pervenuti a comprendere fino in fondo in che modo gli insetti riescano a volare, un'impresa biomeccanica che, nonostante tutti quanti ne siamo testimoni oculari, per decenni è stata ritenuta "teoricamente impossibile".

Risale soltanto a un mese fa la scoperta, effettuata da alcuni ricercatori della Cornell University di come le libellule regolino il movimento delle loro ali anteriori e posteriori per risparmiare energia quando si librano in volo. Problema che gli esperti di robotica non riescono invece a risolvere in quanto i loro velivoli (almeno quelli conosciuti) tendono a consumare molta energia e necessitano quindi di batterie molto grandi e pesanti.
La Cia è stata tra le prime ad affrontare il problema.

L'insectothopter, messo a punto dall'ufficio Ricerche e Sviluppo della Cia trenta anni fa, era in tutto e per tutto simile a una libellula e conteneva un minuscolo motore a benzina in grado di azionare quattro ali. Era in grado di volare, ma alla fine fu considerato un insuccesso perché non era riusciva ad affrontare i venti di traverso. Che il Dipartimento della Difesa sia impegnato a cercare di mettere a punto una cosa del genere pare però pressoché assodato. Alcuni ricercatori stanno inserendo alcuni chip nelle pupe delle falene - lo stadio intermedio tra il bruco e la farfalla adulta in grado di volare - per far sì che si schiudano "falene cyborg" perfettamente sane.

Ma c'è anche chi prendendo ispirazione dalla Cia, sta cercando di costruire velivoli in grado di volare con carburanti chimici piuttosto che a batteria. L'Entomopter, ancora nelle fasi iniziali di sviluppo presso i laboratori del Georgia Institute of Technology, simile a un aereo giocattolo più che a un insetto, trasforma il combustibile liquido in gas bollente, che aziona quattro ali che battono e attrezzature varie.

Anche se un giorno tutte le difficoltà e gli ostacoli tecnici dovessero essere superati, i micro-velivoli dalle dimensioni di un insetto saranno sempre un investimento rischioso. "Possono essere ingoiati da un uccello, rimanere impigliati in una ragnatela. Per quanto intelligente possa essere se un uccello arriva a 30miglia orarie non c'è modo di evitarlo. Insomma non sono utilizzabili per operazioni di spionaggio".

Ma allora, che cosa hanno visto Crane, Alarcon e qualche altro manifestante presente alla marcia di Washington? E che cosa vide nel 2004, durante la Convention Nazionale Repubblicana di New York, un osservatore - forse un manifestante paranoico che marciava per la pace - che descrisse su Internet una "libellula nera immobile nell'aria a una trentina di metri d'altezza, nel bel mezzo della Settima strada, che pareva fissarci"?

Con ogni probabilità, secondo Jerry Louton, entomologo del Museo Nazionale di Storia Naturale, hanno visto delle vere libellule, se si tiene conto che Washington ospita alcune specie di grandi dimensioni e decorazioni spettacolari, che possono lasciare sbalorditi. Ma in realtà ci sarebbero anche alcuni dettagli che secondo lui non quadrano affatto. Tre distinte persone presenti alla dimostrazione di Washington hanno descritto una fila di sfere, dalle dimensioni di piccole bacche, attaccate alla coda delle grandi libellule - un'attrezzatura che Louton non riesce a spiegarsi. Oltre tutto hanno anche riferito di aver visto almeno tre libellule far manovra all'unisono e "le libellule non volano mai in gruppo".

Mara Verheyden-Hilliard di Partnership for Civil Justice ha detto che il suo gruppo sta svolgendo indagini sulle dichiarazioni dei testimoni e ha presentato una richiesta formale di informazioni con il Freedom of Information Act inoltrata a svariate agenzie federali. Secondo lei, se simili dispositivi dovessero essere usati per spiare gli attivisti politici si tratterebbe di una "significativa violazione dei diritti civili della popolazione".

(Copyright The Washington Post-la Repubblica

18 ottobre 2007

Marion, facci vedere i soldi!


E’ difficile da credere che tu sia riuscita a buttare via tutti quei sudati soldi provenienti dalle sponsorizzazioni. Immagino che ora non ti possa affidare ad avvocati “ostruzionisti” perchè sei andata a dire tutte quelle balle ai federali.

Gli atleti dell’atletica leggera sono proprio come i monaci birmani –completamente dipendenti dalle elemosine. Non c’è affatto da meravigliarsi che il doping sia comparso insieme alle promozioni televisive.

Mi ricordo di quando le università non facevano affari con le aziende produttrici di calzature sportive. È forse un’altra coincidenza che il denaro abbia iniziato a scorrere quando le aziende di scarpe spostarono la produzione da luoghi “semplicemente con bassi salari” tipo Taiwan e la Corea del sud a paesi da super sfruttamento come la Cina e l’Indonesia?

E’ difficile criticare questa strategia da un punto di vista del business; una volta contai 37 pubblicità fotografiche in un unico supplemento sportivo di USA Today. Un funzionario sportivo universitario una volta definì “quasi incomprensibile” che la Adidas desse $ 7,5 milioni l’anno alla Università del Michigan (sottraendola alla Nike). Ciò era in realtà parte di un enorme gara al rialzo iniziata dalla Nike quando offrì centotré milioni di dollari all’anno alla nazionale tedesca di calcio. Ma loro si tennero la Adidas e i soli suoi $ 70 milioni all’anno.

L’Adidas si sente potente dopo essersi divorata la Reebok lo scorso anno–rendendo miliardario l’esibizionista dei “diritti umani” Paul Fireman. Il gigante tedesco delle scarpe si è recentemente vantato che l’acquisizione ha fatto aumentare l’influenza dell’azienda presso i fornitori. In parole povere ciò vuol dire prezzi più bassi pagati alle fabbriche e più sofferenza per i lavoratori.

Quanto la Nike aveva offerto alla squadra tedesca era quasi l’intero budget per il “marketing internazionale” a disposizione del gigante delle scarpe appena 15 anni fa. È un grande aiuto quando dittatori compiacenti (disperati?) congelano per 10 anni il salario minimo, come è successo in Vietnam tra il 1996 e il 2006. L’80% delle scarpe sportive di marca sono oggi prodotte in paesi con il partito unico.

Per tornare a Marion Jones: alla Nike piacciono le donne forti, vero? Dipende. Le donne coraggiose, che si oppongono ai brutali appaltatori di queste aziende, vengono distrutte, sono solo detriti ai bordi della catena di montaggio dei beni globali.

C’è una parola per descrivere questo modello di commercio “avido di steroidi”: spietato. La parola è stata usata per descrivere nel 2003, nel suo necrologio, il padre degli agenti di marketing sportivo. Egli era “spietato” quando si trattava di far ottenere a Tiger Woods o Derek Jeter tutto ciò che potevano ottenere dalla Nike (gli agenti sportivi ottengono il 20% degli accordi di sponsorizzazione, ma solo circa il 3% dei contratti dei giocatori con i club sportivi).

“Fatemi vedere i soldi!”

Jeff Ballinger

Articolo originale
Show Me da Money, Marion!

Hard to believe that you could burn through all that sweat-stained endorsement cash. I guess that you really can’t scrimp on “stonewalling” lawyers when you’ve been fibbing to the feds.

Track and field athletes used to be like Burmese monks–dependent on alms. Is it really any wonder that performance-enhancing drugs appeared about the same time as image-enhancing TV ads?

I can also remember when universities did no deals with sports shoe companies. Is it another coincidence that the money really started to flow when shoe companies shifted production from ‘merely low-wage’ locales like S. Korea and Taiwan to super-exploitation sites in China and Indonesia? Hard to argue with the strategy from a business point of view; I once counted 37 swooshes in photos in a single USA Today sports section. One university sports official called it “almost unfathomable” that Adidas is giving $7.5 million a year to the University of Michigan (snatching it from Nike). This was actually part of a macho bidding war started by Nike when it offered $103 million per year to Germany’s national soccer team. They retained Adidas for a mere $70 mil./yr.

Adidas is feeling flush after gobbling up Reebok last year - making that “human rights” poseur, Paul Fireman, a billionaire. The German shoe giant bragged recently that the acquisition increased the company’s leverage with suppliers. In plain language, that means lower prices paid to factories and more pain for workers.

What Nike offered the German team was nearly the entire “international marketing” budget for the shoe giant just 15 years ago. It helps when compliant (desperate?) dictators will freeze the minimum wage for 10 years, as happened in Vietnam (1996-2006). Eighty percent of expensive sport shoes are now made in one-party states.

Back to Marion Jones: Nike likes strong women , right? That depends. Brave women who’ll stand up to brutal shoe contractors get sacked, just detritus along the global commodity chain roadside.

There is a word for this ‘greed-on-steroids’ business model: ruthless. The word was used to describe the father of the sports agent business in his 2003 obituary. He was “ruthless” in getting Tiger Woods or Derek Jeter all that they could get from Nike (sports agents get 20% of endorsement deals, but only around 3% of player’s contracts with sports clubs).

“Show me da money!”