18 ottobre 2007

Marion, facci vedere i soldi!


E’ difficile da credere che tu sia riuscita a buttare via tutti quei sudati soldi provenienti dalle sponsorizzazioni. Immagino che ora non ti possa affidare ad avvocati “ostruzionisti” perchè sei andata a dire tutte quelle balle ai federali.

Gli atleti dell’atletica leggera sono proprio come i monaci birmani –completamente dipendenti dalle elemosine. Non c’è affatto da meravigliarsi che il doping sia comparso insieme alle promozioni televisive.

Mi ricordo di quando le università non facevano affari con le aziende produttrici di calzature sportive. È forse un’altra coincidenza che il denaro abbia iniziato a scorrere quando le aziende di scarpe spostarono la produzione da luoghi “semplicemente con bassi salari” tipo Taiwan e la Corea del sud a paesi da super sfruttamento come la Cina e l’Indonesia?

E’ difficile criticare questa strategia da un punto di vista del business; una volta contai 37 pubblicità fotografiche in un unico supplemento sportivo di USA Today. Un funzionario sportivo universitario una volta definì “quasi incomprensibile” che la Adidas desse $ 7,5 milioni l’anno alla Università del Michigan (sottraendola alla Nike). Ciò era in realtà parte di un enorme gara al rialzo iniziata dalla Nike quando offrì centotré milioni di dollari all’anno alla nazionale tedesca di calcio. Ma loro si tennero la Adidas e i soli suoi $ 70 milioni all’anno.

L’Adidas si sente potente dopo essersi divorata la Reebok lo scorso anno–rendendo miliardario l’esibizionista dei “diritti umani” Paul Fireman. Il gigante tedesco delle scarpe si è recentemente vantato che l’acquisizione ha fatto aumentare l’influenza dell’azienda presso i fornitori. In parole povere ciò vuol dire prezzi più bassi pagati alle fabbriche e più sofferenza per i lavoratori.

Quanto la Nike aveva offerto alla squadra tedesca era quasi l’intero budget per il “marketing internazionale” a disposizione del gigante delle scarpe appena 15 anni fa. È un grande aiuto quando dittatori compiacenti (disperati?) congelano per 10 anni il salario minimo, come è successo in Vietnam tra il 1996 e il 2006. L’80% delle scarpe sportive di marca sono oggi prodotte in paesi con il partito unico.

Per tornare a Marion Jones: alla Nike piacciono le donne forti, vero? Dipende. Le donne coraggiose, che si oppongono ai brutali appaltatori di queste aziende, vengono distrutte, sono solo detriti ai bordi della catena di montaggio dei beni globali.

C’è una parola per descrivere questo modello di commercio “avido di steroidi”: spietato. La parola è stata usata per descrivere nel 2003, nel suo necrologio, il padre degli agenti di marketing sportivo. Egli era “spietato” quando si trattava di far ottenere a Tiger Woods o Derek Jeter tutto ciò che potevano ottenere dalla Nike (gli agenti sportivi ottengono il 20% degli accordi di sponsorizzazione, ma solo circa il 3% dei contratti dei giocatori con i club sportivi).

“Fatemi vedere i soldi!”

Jeff Ballinger

Articolo originale
Show Me da Money, Marion!

Hard to believe that you could burn through all that sweat-stained endorsement cash. I guess that you really can’t scrimp on “stonewalling” lawyers when you’ve been fibbing to the feds.

Track and field athletes used to be like Burmese monks–dependent on alms. Is it really any wonder that performance-enhancing drugs appeared about the same time as image-enhancing TV ads?

I can also remember when universities did no deals with sports shoe companies. Is it another coincidence that the money really started to flow when shoe companies shifted production from ‘merely low-wage’ locales like S. Korea and Taiwan to super-exploitation sites in China and Indonesia? Hard to argue with the strategy from a business point of view; I once counted 37 swooshes in photos in a single USA Today sports section. One university sports official called it “almost unfathomable” that Adidas is giving $7.5 million a year to the University of Michigan (snatching it from Nike). This was actually part of a macho bidding war started by Nike when it offered $103 million per year to Germany’s national soccer team. They retained Adidas for a mere $70 mil./yr.

Adidas is feeling flush after gobbling up Reebok last year - making that “human rights” poseur, Paul Fireman, a billionaire. The German shoe giant bragged recently that the acquisition increased the company’s leverage with suppliers. In plain language, that means lower prices paid to factories and more pain for workers.

What Nike offered the German team was nearly the entire “international marketing” budget for the shoe giant just 15 years ago. It helps when compliant (desperate?) dictators will freeze the minimum wage for 10 years, as happened in Vietnam (1996-2006). Eighty percent of expensive sport shoes are now made in one-party states.

Back to Marion Jones: Nike likes strong women , right? That depends. Brave women who’ll stand up to brutal shoe contractors get sacked, just detritus along the global commodity chain roadside.

There is a word for this ‘greed-on-steroids’ business model: ruthless. The word was used to describe the father of the sports agent business in his 2003 obituary. He was “ruthless” in getting Tiger Woods or Derek Jeter all that they could get from Nike (sports agents get 20% of endorsement deals, but only around 3% of player’s contracts with sports clubs).

“Show me da money!”

Nessun commento:

18 ottobre 2007

Marion, facci vedere i soldi!


E’ difficile da credere che tu sia riuscita a buttare via tutti quei sudati soldi provenienti dalle sponsorizzazioni. Immagino che ora non ti possa affidare ad avvocati “ostruzionisti” perchè sei andata a dire tutte quelle balle ai federali.

Gli atleti dell’atletica leggera sono proprio come i monaci birmani –completamente dipendenti dalle elemosine. Non c’è affatto da meravigliarsi che il doping sia comparso insieme alle promozioni televisive.

Mi ricordo di quando le università non facevano affari con le aziende produttrici di calzature sportive. È forse un’altra coincidenza che il denaro abbia iniziato a scorrere quando le aziende di scarpe spostarono la produzione da luoghi “semplicemente con bassi salari” tipo Taiwan e la Corea del sud a paesi da super sfruttamento come la Cina e l’Indonesia?

E’ difficile criticare questa strategia da un punto di vista del business; una volta contai 37 pubblicità fotografiche in un unico supplemento sportivo di USA Today. Un funzionario sportivo universitario una volta definì “quasi incomprensibile” che la Adidas desse $ 7,5 milioni l’anno alla Università del Michigan (sottraendola alla Nike). Ciò era in realtà parte di un enorme gara al rialzo iniziata dalla Nike quando offrì centotré milioni di dollari all’anno alla nazionale tedesca di calcio. Ma loro si tennero la Adidas e i soli suoi $ 70 milioni all’anno.

L’Adidas si sente potente dopo essersi divorata la Reebok lo scorso anno–rendendo miliardario l’esibizionista dei “diritti umani” Paul Fireman. Il gigante tedesco delle scarpe si è recentemente vantato che l’acquisizione ha fatto aumentare l’influenza dell’azienda presso i fornitori. In parole povere ciò vuol dire prezzi più bassi pagati alle fabbriche e più sofferenza per i lavoratori.

Quanto la Nike aveva offerto alla squadra tedesca era quasi l’intero budget per il “marketing internazionale” a disposizione del gigante delle scarpe appena 15 anni fa. È un grande aiuto quando dittatori compiacenti (disperati?) congelano per 10 anni il salario minimo, come è successo in Vietnam tra il 1996 e il 2006. L’80% delle scarpe sportive di marca sono oggi prodotte in paesi con il partito unico.

Per tornare a Marion Jones: alla Nike piacciono le donne forti, vero? Dipende. Le donne coraggiose, che si oppongono ai brutali appaltatori di queste aziende, vengono distrutte, sono solo detriti ai bordi della catena di montaggio dei beni globali.

C’è una parola per descrivere questo modello di commercio “avido di steroidi”: spietato. La parola è stata usata per descrivere nel 2003, nel suo necrologio, il padre degli agenti di marketing sportivo. Egli era “spietato” quando si trattava di far ottenere a Tiger Woods o Derek Jeter tutto ciò che potevano ottenere dalla Nike (gli agenti sportivi ottengono il 20% degli accordi di sponsorizzazione, ma solo circa il 3% dei contratti dei giocatori con i club sportivi).

“Fatemi vedere i soldi!”

Jeff Ballinger

Articolo originale
Show Me da Money, Marion!

Hard to believe that you could burn through all that sweat-stained endorsement cash. I guess that you really can’t scrimp on “stonewalling” lawyers when you’ve been fibbing to the feds.

Track and field athletes used to be like Burmese monks–dependent on alms. Is it really any wonder that performance-enhancing drugs appeared about the same time as image-enhancing TV ads?

I can also remember when universities did no deals with sports shoe companies. Is it another coincidence that the money really started to flow when shoe companies shifted production from ‘merely low-wage’ locales like S. Korea and Taiwan to super-exploitation sites in China and Indonesia? Hard to argue with the strategy from a business point of view; I once counted 37 swooshes in photos in a single USA Today sports section. One university sports official called it “almost unfathomable” that Adidas is giving $7.5 million a year to the University of Michigan (snatching it from Nike). This was actually part of a macho bidding war started by Nike when it offered $103 million per year to Germany’s national soccer team. They retained Adidas for a mere $70 mil./yr.

Adidas is feeling flush after gobbling up Reebok last year - making that “human rights” poseur, Paul Fireman, a billionaire. The German shoe giant bragged recently that the acquisition increased the company’s leverage with suppliers. In plain language, that means lower prices paid to factories and more pain for workers.

What Nike offered the German team was nearly the entire “international marketing” budget for the shoe giant just 15 years ago. It helps when compliant (desperate?) dictators will freeze the minimum wage for 10 years, as happened in Vietnam (1996-2006). Eighty percent of expensive sport shoes are now made in one-party states.

Back to Marion Jones: Nike likes strong women , right? That depends. Brave women who’ll stand up to brutal shoe contractors get sacked, just detritus along the global commodity chain roadside.

There is a word for this ‘greed-on-steroids’ business model: ruthless. The word was used to describe the father of the sports agent business in his 2003 obituary. He was “ruthless” in getting Tiger Woods or Derek Jeter all that they could get from Nike (sports agents get 20% of endorsement deals, but only around 3% of player’s contracts with sports clubs).

“Show me da money!”

Nessun commento: