04 dicembre 2007

PENSIERI PERICOLOSI: Le Confessioni di un criminale americano


“Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato è la morte” --Winston Smith, da 1984 di George Orwell

Se aveste ancora bisogno di prove che la maggior parte degli “stimati” membri del nostro Congresso sono membri di una criminale ed elitaria classe dominante, che considera quelli che come noi appartengono alle classi povere e lavoratrici con lo stesso sdegno che la maggior parte della gente riserva agli scarafaggi, non avreste bisogno di andare oltre l'HR 1955.

Il novantatré per cento dello schifo che ci “rappresenta” alla Camera ha votato a favore del "Violent Radicalization and Homegrown Terrorism Prevention Act" del 2007 (H.R. 1955). Una volta che questo vile pezzo di legislazione sarà passato al Senato e il sociopatico a Pennsylvania Avenue lo avrà gioiosamente approvato, il meccanismo sarà a disposizione dei nostri signori e padroni per dare inizio a programmi che faranno sembrare COINTELPRO e l'omicidio di Fred Hampton giochi da bambini.

Secondo i “migliori” tra i nostri plutocrati americani, non possiamo permetterci il “lusso” del dissenso. Stiamo facendo la guerra al terrorismo, una minaccia alla sopravvivenza dell' American Way of Life, che sappiamo non essere negoziabile. Inoltre, i dissidenti rappresentano semplicemente un ostacolo al terrorismo all'ingrosso che stiamo infliggendo ad intere nazioni per portare loro “libertà e democrazia”. Come Bill O’Reilly ha suggerito su Faux News questa settimana, la sola “cosa sana” da fare è sostenere l'esercito. E i contestatori della guerra devono essere arrestati. Non importa se stiamo o no commettendo atroci crimini di guerra; ignorate le vostre coscienze, tifate per i nostri, ringraziate un veterano e non rompete!

Sotto il "Violent Radicalization and Homegrown Terrorism Prevention Act" del 2007 di imminente approvazione, le polizie di stato e locale uniranno le loro forze all' FBI, al DHS [Departement of Homeland Security, Dipartimento della difesa nazionale, ndt], all' ICE [Immigration and Customs Enforcements, il principale braccio investigativo del DHS, ndt] e simili entità fasciste per eradicare le ideologie, i piani, la “propaganda correlata al terrorismo”, ed ogni altra “erbaccia” che potrebbe saltare fuori per “minacciare” l' “estetica” dei terreni vergini della nostra gloriosa corporatocrazia, resi copiosamente fertili dai cadaveri dei milioni di vittime delle nostre conquiste imperiali e neoliberiste.

All'interno della costruzione orwelliana dell'HR 1955, non so se verrei classificato come un radicale violento o come un terrorista interno. Forse secondo l'autorità sarei entrambe le cose. Se non fossi nessuna delle due, significherebbe che avrei venduto la mia anima e accettato la protezione dell'ultima delle canaglie. Che incubo sarebbe!

Si, America, sono uno psico-criminale. Eccoti la mia confessione:

1. Pur avendo profondi dubbi sulla pena di morte per diverse ragioni, sospenderò volentieri questi timori una volta che il crescente malcontento sociale avrà raggiunto una massa critica. Poche cose mi darebbero più soddisfazione che vedere gente come Bush, Cheney, Condi, O’Reilly, Perle, Clarence Thomas, Bolton, Negroponte e un mucchio di altri che hanno commesso e reso possibili alcuni dei più gravi crimini della storia pendere senza vita dalla estremità di una corda.

2. Considero il Sionismo una malattia mentale. Gli apparati criminali che si spacciano per strutture governative a Washington e a Gerusalemme hanno bisogno di “essere cancellate dalla mappa del mondo”. La maggior parte degli elettori statunitensi e israeliani guarda al proprio governo con disgusto e disprezzo. Entrambi i governi sono infettati dai sostenitori della piaga sionista e frequentemente implementano delle politiche funzionali ad infliggere una degradante miseria a milioni di esseri umani.

3. Sebbene io non vi partecipi direttamente, mi auguro che un grande successo coroni gli sforzi dell'Animal Liberation Front (ALF). Sotto il nostro depravato sistema capitalista, le proprietà che l'ALF distrugge e i profitti che essi ostacolano sono sacri. Eppure i miliardi di esseri senzienti che essi difendono sono meri oggetti che possiamo arbitrariamente sottoporre a menomazione, tortura e morte.

4. Mi oppongo all'industria dell'Olocausto. I Sionisti hanno dirottato e strumentalizzato una orribile tragedia, la hanno cinicamente impiegata per attuare le loro pulizie etniche contro i Palestinesi, e la hanno utilizzata come giustificazione per la costante esistenza del mostruoso stato di Israele. Nonostante sia profondamente tragico che i Nazisti abbiano torturato e ucciso così tanti Ebrei, ci fu anche un numero considerevole di Rom, omosessuali e socialisti che patì un destino simile. Inoltre, ci sono stati molti genocidi nel corso della storia umana, compreso quello che abbiamo inflitto agli Iracheni con la prima guerra del Golfo, le odiose sanzioni economiche di Clinton e l'attuale occupazione illegale.

5. Desidero ardentemente il collasso dell'Impero Americano. Anche se non possiamo prevedere cosa sorgerà a prenderne il posto, per lo meno ci si presenterà un'opportunità per creare un ordine sociopolitico più umano e giusto.

6. Credo che il mondo sarebbe un posto molto migliore se Wall Street e Madison Avenue cessassero di esistere. L'ingordigia, il narcisismo e lo sfruttamento vomitati dalle entità e attività che esse rappresentano sono tossine per l'animo umano.

7. Ammiro e sostengo persone ed entità demonizzate come Hugo Chavez, Fidel Castro e Hamas come veri campioni dei popoli vittimizzati. La nostra classe dominante li ritrae come “minacce” o “terroristi” perché hanno le palle per resistere ai più grandi, ignobili e potenti bulli della storia. Sono perfetti? No. Sono da ammirare? Senza dubbio.

8. Disprezzo la bandiera americana. Dall'11 Settembre, la sua onnipresenza di fatto ha aiutato a promuovere una forma cancerogena di patriottismo e nativismo. La bandiera “a stelle e a strisce” è diventata un simbolo di imperialismo, oppressione e terrorismo di stato. Ah, si, e ho bruciato una bandiera americana.

9. Considero il capitalismo un abominio e un crimine contro l'umanità, gli altri esseri senzienti del pianeta e la Terra. Sto aggressivamente perseguendo la sua morte attraverso i miei sforzi intellettuali, comprese la scrittura, l'educazione, la motivazione e le pubblicazioni sulla mia invenzione, il Thomas Paine’s Corner.

10. Ho conosciuto, accolto e aiutato i cosiddetti immigrati “illegali”, e continuerò a farlo. La gente che si riversa negli USA dal Messico lo fa a causa della degradante povertà causata dal nostro terrorismo economico neoliberista, il NAFTA, e dal nostro sostegno alle loro oligarchie di destra che applicano gioiosamente il Washington Consensus, una ricetta per diffondere la miseria tra le loro classi povere e lavoratrici. L'”immigrazione illegale” è una migrazione forzata causata dalle sempre crescenti arroganza e avarizia della nostra opulenta élite.

Per la delusione di quelli tra voi che rimangono schiavi delle catene intellettuali del vostro indottrinamento o che sono zelanti reazionari, ho diritto a rimanere negli USA tanto quanto ne avete voi. E non voglio andare volontariamente da nessuna parte. Quindi risparmiatevi le email in cui mi si offre un passaggio su un traghetto per la Russia. Una cosa su cui possiamo probabilmente essere concordi è la santità del Secondo Emendamento. La mia calibro 38 e le mie cartucce da 12 sono pronte, giusto nel caso in cui avessi bisogno di esercitare il mio diritto a difendere famiglia, casa e affetti.

Nel frattempo, vediamo se uno psico-criminale come me, che non ha commesso crimini, non ha precedenti violenti e che non ha formulato piani per fomentare violenza o per impegnarsi in atti violenti diventerà un obiettivo dell'apparato orwelliano del regime di Bush una volta che avranno letto la mia confessione.

Jason Miller

29 novembre 2007

UN SISTEMA FINANZIARIO SOTTO ASSEDIO



"Se si includono questi argomenti [i benefici promessi nella Previdenza Sociale, Assistenza Sanitaria Nazionale, nella Gestione dei Veterani ed in altri programmi di assistenza], si stima l'onere totale [del debito] al valore attuale del dollaro sia di circa 53 trilioni di dollari. Messa diversamente, l'onere totale corrente stimato è di quasi 175.000 dollari per ogni americano; ed ogni giorno quell'onere diventa più grande."
David Walker, Revisore Generale dei Conti degli Stati Uniti

"Le forze economiche che guidano l'equilibrio globale di risparmio e investimento si sono sviluppate nel decennio scorso, cosicché la ripidezza del recente declino nei rendimenti di lunga durata del dollaro e nei tassi a lungo termine collegati, suggerisce che possa essere in opera qualcosa di più ampio".
Alan Greenspan, ex presidente FED, 20 luglio 2005

"Il buco nero dei subprime sembra sempre più profondo, più scuro e spaventoso di quanto [le banche] pensino. Hanno avuto ricadute su... circa il 40 % del cumulo della parte di prestito speculativo e lì ci sono decisamente dei segni di disgelo".
Tony James, Presidente e CEO del Blackstone Group LP


Il sistema finanziario globale basato sul dollaro è in crisi e sta minacciando la prosperità e la stabilità di molte economie.
Eccessi finanziari di ogni genere hanno insidiato la sua legittimità e la sua efficienza. Il dollaro USA sta perdendo la sua predominanza come principale valuta di riserva internazionale mentre molte banche sono travolte dal subbuglio della crisi dei crediti subprime.

Lo scenario generale è la bolla senza precedenti dei beni immobili che c'è stata in tutto il mondo dal 1995 al 2005. Negli Stati Uniti, ad esempio, i prezzi delle case occupate dai proprietari sono aumentati annualmente di una media di circa il 9 %. Il valore di mercato del capitale delle case occupate dal proprietario negli Stati Uniti è aumentato da un po' meno di 8 trilioni di dollari del 1995 ad un po' più di 18 trilioni nel 2005. Da allora si sta contraendo, confermando il funzionamento del ciclo di 18 anni del mercato immobiliare teorizzato da Kuznets, che va dal picco del 1987 al picco del 2005.

Ciò che rende questo periodo particolarmente pericoloso è il fatto che è in gioco anche il ciclo dei 54 anni di Kondratieff di inflazione-disinflazione-deflazione, iniziato nel 1949 dopo che i prezzi si erano scongelati. L'inflazione mondiale è poi salita per venti anni fino al 1980, seguita da un periodo di disinflazione sotto la FED di Volcker. L'entrata della Cina nella World Trade Organization (WTO) l'11 dicembre 2001, con i suoi lavoratori in abbondanza e stipendi bassi, ha liberato notevoli forze deflazionistiche in tutto il mondo. Ciò a sua volta ha poi condotto ad aspettative di un'inflazione più bassa che hanno aperto la strada alla FED di Greenspan per tenere i tassi d'interesse ad un livello anormalmente basso.

Tassi di interesse persistentemente bassi ed aspettative di bassa inflazione hanno portato ad una frenesia nei prestiti e ad un vasto aumento nella valutazione del mercato, non solo dei beni immobili ma anche delle azioni e delle obbligazioni. Le banche ed altri istituti di credito ipotecario hanno approfittato dell'occasione per introdurre alcune innovazioni finanziarie per finanziare l'esplosione del mercato ipotecario. Queste innovazioni hanno provocato lo spaccamento del tradizionale collegamento diretto fra mutuatario e prestatore e la riduzione del rischio del prestatore normalmente associato ai prestiti ipotecari.

Quindi, con la connivenza delle agenzie di rating e del Sistema della Federal Reserve, grandi banche hanno inventato nuovi prodotti finanziari sotto vari nomi tipo "obbligazioni collateralizzate" (CBOs), "obbligazioni di debito collateralizzate" (CDOs), anche chiamate "veicoli di investimento strutturati" (SIVs), che hanno avuto le caratteristiche di cambiale finanziaria a breve termine fluttuante. Nel mercato delle ipoteche residenziali, ad esempio, i mediatori di ipoteche ed i prestatori "al minuto" vendevano i loro prestiti ipotecari alle banche, che a loro volta ne facevano un unico pacco e lo spezzettavano in differenti classi di titoli garantiti da ipoteche (RMBS), che portavano differenti livelli di rischio e di guadagno, prima di venderli agli investitori.

Quindi questi nuovi strumenti finanziari erano il risultato finale di un processo di "conversione dei beni in titoli" ed erano fette di pacchetti di prestiti, non solo prestiti ipotecari ma anche debiti delle carte di credito, prestiti per automobili, prestiti agli studenti ed altri crediti esigibili a breve termine. Ogni fetta portava un differente onere di rischio ed un differente rendimento. Con la benedizione delle agenzie di rating, le banche sono andate persino un po' oltre ed hanno cominciato a riunire le fette finanziarie più rischiose in pacchetti ancor più rischiosi dividendoli ancora per venderli agli investitori in cerca di rendimenti elevati.

Vendendo questi nuovi strumenti di debito agli investitori in cerca di rendimenti sempre più elevati, compresi i fondi monetari protetti ed i fondi pensione, le banche sono state doppiamente ricompensate. In primo luogo, per i loro sforzi hanno riscosso meravigliosi diritti di gestione. Ma in secondo luogo e di maggior importanza, hanno scaricato il rischio dei prestiti all'ignaro compratore di tali titoli, perché nel caso di default dei prestiti originali, la banca l'avrebbe fatta franca. Erano stati già pagati ed erano stati liberati dal rischio di default e di preclusione sui prestiti originali.

Il ruolo residuo delle banche era di raccogliere e distribuire interesse, finchè i mutuatari avevano effettuato i loro pagamenti degli interessi. Ma se i pagamenti si arrestavano, le perdite di capitale incontrate a causa del declino nel valore di prestiti non performanti sarebbero invece state sostenute dagli investitori dei CBO e CDO. Le stesse banche non avrebbero sofferto perdite e sarebbero state libere di usare le loro basi di capitale per impegnarsi in ulteriori vantaggiosi prestiti. Infatti, gli investitori alla fine della catena divennero i reali prestatori di ipoteca (senza raccogliere tutte le ricompense di tali rischiosi prestiti) e le banche poterono riutilizzare il loro capitale per arricchirsi sempre più con le loro operazioni di prestito. Questo era il periodo migliore per le banche e si abbuffavano senza freno. Alcune di loro hanno pagato ai loro impiegati decine di miliardi di dollari in indennità di fine d'anno.

Quindi, ed è qui che la FED ed altre agenzie di controllo sono venute a mancare, i prestatori di ipoteca di prima linea sono diventati sempre più aggressivi nei loro prestiti, con la completa certezza che avrebbero potuto scaricare proficuamente il rischio a valle. Ciò spiega l'espansione del mercato di ipoteche "subprime" in cui il prestito è stato fatto senza pagamenti in acconto, nessun pagamento d'interessi per un certo periodo e niente domande riguardo reddito e solvibilità del mutuatario. Queste non erano normali pratiche di prestito. Simili "schemi di Ponzi" [Charles Ponzi all'inizio del XX secolo divenne celebre, e venne arrestato, per investimenti fraudolenti ad alto profitto che presero il suo nome, ndt] non potevano durare per sempre. E quando i prezzi delle case hanno iniziato a calare, sono aumentati anche i pignoramenti, scuotendo così fino alle fondamenta la nuova casa finanziaria di carte. Le banche divennero le riluttanti proprietarie a valori molto ribassati di parte delle proprietà pignorate.

Perchè allora tante banche sono in difficoltà finanziarie, se il rischio del prestatore era stato trasferito agli ignari investitori? Essenzialmente, perché quando è scoppiato il boom delle case, la giacenza delle banche di "titoli con garanzia collaterale" invenduti era insolitamente alto. Quando il pifferaio ha smesso di suonare e gli investitori hanno smesso di comprare i rischiosi investimenti di recente creazione, il loro valore è precipitato in una notte e le banche sono rimaste con perdite enormi che non si sono ancora completamente riflesse nei loro bilanci finanziari. Quindi, le banche che non hanno scaricato i loro stock di pacchetti ipotecari sono state costrette ad accettare la proprietà di beni pignorati, a valori molto ribassati. Con poco o nessun collaterale dietro i prestiti, le perdite per crediti inesigibili sono diventate inevitabili.

Poiché nessuno sa per certo il valore di qualcosa che non è commerciato, serviranno mesi prima che le banche vengano a capo del totale delle perdite che hanno sofferto nei loro stock di "titoli basati su beni" preconfezionati ed invenduti. È più di una normale "crisi di liquidità" o di un "restringimento del credito " (che risulta quando la banca presta a breve termine ed investe in beni di lunga durata non liquidi); è più come una "crisi di solvibilità" se la base di capitale delle banche è sopraffatta dalla scoperta di enormi perdite finanziarie incontrate quando le banche sono costrette a vendere beni ipotecati in un mercato immobiliare in depressione.

E' questa confusione di operazioni bancarie e finanziarie che si sta sviluppando davanti ai nostri occhi e che sta minacciando il sistema finanziario americano ed internazionale. Ci sono quattro classi di perdenti. In primo luogo, gli acquirenti di case che hanno comprato le proprietà a prezzi inflazionati con poco o nessun acconto e che ora rischiano il pignoramento. In secondo luogo, gli investitori che hanno comprato cambiali finanziarie garantite con ipoteche non liquide e che sono in allarme per il rischio di perdere una parte o tutti i loro investimenti. In terzo luogo, gli azionisti delle banche che hanno tratto profitto finchè il sistema ha funzionato senza difficoltà ma che ora devono far fronte a valori delle azioni in declino. E, per concludere, chiunque tema di diventare vittima, direttamente o indirettamente, del rallentamento economico prossimo venturo.

Rodrigue Tremblay

27 novembre 2007

Energia pulita con le fonti alternative




Un quadrato di 210 per 210 chilometri. Poco più grande di metà della pianura padana. Ma nel Sahara.
«Questo quadrato ipotetico rappresenterebbe comunque poco più di un millesimo dei deserti esistenti – spiega il premio Nobel Carlo Rubbia – ma su di lui il Sole ogni anno irraggia in media 15 terawatt di energia, tanti quanti ne consuma l'intera nostra civiltà. E supponiamo, come ci dicono i trend, che al 2030 si vada al raddoppio. Si tratterebbe solo di aggiungere un altro millesimo di deserto solare, e di metterlo al lavoro».

Questo è il sogno energetico che ormai da più di un decennio muove centinaia di menti e di organizzazioni, pubbliche e private, non solo in Europa ma anche nel Nord-Africa, nel Mediterraneo e negli Usa. E non è solo un sogno, ma una necessità: «al 2025 l'Europa a 25 avrà un deficit elettrico di metà dei suoi consumi – dice Hans Muller-Steinaghen, del Dlr, centro aerospaziale tedesco – pari a oltre 230 gigawatt (l'Italia al 2030 per 16 gigawatt, ndr), a mano a mano che le vecchie centrali fossili verranno dismesse. E altri 230 aggiuntivi verranno dalla crescita dei consumi elettrici dei paesi Mediterranei e del Medio Oriente. Un fabbisogno enorme, che solo una fonte può sostenere: il grande solare desertico, l'unica con un potenziale di oltre cento volte gli scenari più estremi».

Per tre anni gli esperti tedeschi, guidati dal ministero dell'Ambiente di Berlino (insieme a colleghi giordani, marocchini, egiziani e algerini) hanno lavorato sugli scenari tecnologici di Trans-Csp e Med-Csp, due grossi volumi, irti di cifre e grafici, su come dovrà cambiare l'intero contesto energetico dei due continenti. Europa, Nord-Africa e Medio Oriente interconnessi da una sola rete elettrica ad alta capacità di trasporto in corrente continua, e grandi centrali solari termodinamiche a concentrazione desertiche (Csp, concentrated solar power) in grado di produrre e inviare centinaia di gigawatt di potenza fin nel nord-Europa, oltre a soddisfare i consumi locali (anche di acqua desalinizzata). Una visione grandiosa, quasi temeraria (uno dei suoi primi sostenitori, negli anni '90, è stato Carlo Rubbia), ma che ora comincia a diventare realtà.

Se ne è avuta una prova in occasione di World Solar Power 2007, la prima conferenza internazionale sul Csp tenutasi in Europa, a Siviglia. Una tre giorni che ha visto la partecipazione di un centinaio tra aziende, centri di ricerca e istituti finanziari provenienti da Europa, Usa e Medio Oriente. L'occasione per l'organizzatore, la spagnola Abengoa, di esibire la sua creatura solare nuova di zecca, la grande centrale Ps10 con i suoi 600 specchi da 120 metri quadri sempre puntati sulla torre centrale alta 115 metri a Sanlucar, capace di produrre 10 megawatt. Attiva dallo scorso giugno, Ps10 è la prima del suo genere di tipo commerciale (dopo una quindicina di torri solari di ricerca costruite negli ultimi venti anni) ed è già in costruzione Ps20, di doppia potenza (12mila case servite) e poi è allo studio Ps 50, con tecnologie ancora in fase di sviluppo.

Il caso spagnolo, infatti, è il primo e più massiccio segnale di movimento concreto. Lo scorso 25 maggio il Governo di Madrid ha assicurato, per decreto, una generosa tariffa elettrica incentivata per le centrali solari Csp fino a 50 megawatt: 26,9 centesimi di euro per chilowattora (quasi tre volte il prezzo di mercato) fissi per 25 anni. «Abbastanza per far partire i progetti con le tecnologie solari attuali – osserva Mark Geyer di Solar Paces, l'associazione mondiale del solare termodinamico – per ripagare gli investimenti e i finanziamenti. E soprattutto per avviare quella curva di apprendimento che, al 2020, dovrebbe far scendere il costo del chilowattora solare sotto la soglia magica dei dieci centesimi, competitiva con il gas e il carbone. A quella data gravati da una carbon tax o dal sequestro della CO2».

E la Spagna, con le sue grandi pianure meridionali a tassi di insolazione nord-africani, sta correndo: «Al ministero finora sono affluiti progetti per ben 4.100 megawatt complessivi, di cui 412 megawatt già approvati – spiega Almudena Carrasco della Red Electrica de Espana – una risposta ben superiore alle previsioni». Oggi si contano almeno 35 centrali solari in fase di avvio o di progetto, con una chiara concentrazione in Andalusia e in tutto il centro-sud spagnolo. «La maggiore concentrazione europea, e soltanto noi di Abengoa contiamo di investire due miliardi di euro in un sistema di quattro impianti a SanLucar-Siviglia da 131 megawatt complessivi – spiega Santiago Seage, presidente di Abengoa Solar – ma gli investimenti sono in moto in tutto il mondo. Ad oggi noi stimiamo progetti per 6 gigawatt complessivi (e 20 miliardi di euro) in Europa del Sud, Usa, Nordafrica e Medio Oriente. E presto si aggiungerà alla lista l'Asia, oltre alle prevedibili centrali australiane. E saranno in prima fila anche India e Cina».

Restiamo però al Mediterraneo. Marocco e Algeria sono già della partita. Il primo a Ain Ben Mathar, con un impianto ibrido solare Csp (20 megawatt) e gas a ciclo combinato da 470 megawatt. E i primi 183mila metri quadrati di specchi solari serviranno agli ingegneri marocchini per farsi le ossa, dal 2010 sulla nuova tecnologia. E poi replicarla per esportare in Europa, via interconnessione con la Spagna, elettricità pulita e a basso costo.

Altrettanto, e forse anche di più, per l'Algeria. Qui è stata già avviata una tariffa incentivata (non lontana da quella spagnola) e il primo passo prevede un impianto solare-gas da 160 megawatt a Hassi r'Mel. «Ma in questo complesso gasiero al centro dell'Algeria contiamo di sviluppare un tecnopolo solare tra i primi al mondo: al 2015 – dice Tewfik Hasni, direttore generale di Neal (New Energy Algeria, nuova consociata di Sonatrach) – prevediamo un investimento da un miliardo di dollari per 500 megawatt diretti al mercato interno e al 2020 un salto a 18 miliardi di dollari con un obbiettivo di 6mila megawatt solari per esportare elettricità in Europa. E vogliamo fare di Hassi r'Mel un punto di eccellenza mondiale, anche per lo sviluppo di nuove tecnologie». «E quella algerina è oggi la scommessa più massiccia, forse persino superiore a quella spagnola», commenta Carlo Rubbia.

Questi i progetti operativi presentati alla tre giorni di Siviglia. Ma anche Tunisia, Libia e Egitto stanno muovendosi. Israele ha già due centrali solari in funzione (e vari aziende leader, tra cui Solel e Luz due) mentre negli Emirati, ad Abu Dhabi, è stata recentemente inaugurata una intera nuova università tecnica, il Masdar Institute of Technology, interamente dedicata alle rinnovabili e con apporti del Mit e dell'Imperial College.

Il sogno dell'integrazione elettrica-solare del Mediterraneo, oltre ai collegamenti già attivi (Spagna-Marocco) prevede poi, al 2010, altri dodici elettrodotti (in tecnologia a corrente continua ad alto voltaggio) di cui quattro cross-mediterranei. E la Terna ha già annunciato il collegamento dalla Sicilia a Tunisi. Ma a questi dovrebbero seguire connessioni dirette con la Libia e dalla Sardegna all'Algeria. Mentre dalle coste spagnole partirà un cavo fino ad Orano.

E via Turchia la rete ad alta potenza risalirà fino in Germania. «Obbiettivo: al 2050 almeno 80 gigawatt affluiranno in Europa da una ventina di siti solari sulle altre sponde – conclude Muller-Steinaghen –. E almeno il 15% del consumo elettrico europeo dovrà essere assicurato, via solare, a 5-7 centesimi per chilowattora. Non è questione di sogni, ma di sopravvivenza e di sostenibilità. Per entrambi. Dobbiamo mettere al lavoro il nuovo oro del deserto».


Giuseppe Caravita

04 dicembre 2007

PENSIERI PERICOLOSI: Le Confessioni di un criminale americano


“Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato è la morte” --Winston Smith, da 1984 di George Orwell

Se aveste ancora bisogno di prove che la maggior parte degli “stimati” membri del nostro Congresso sono membri di una criminale ed elitaria classe dominante, che considera quelli che come noi appartengono alle classi povere e lavoratrici con lo stesso sdegno che la maggior parte della gente riserva agli scarafaggi, non avreste bisogno di andare oltre l'HR 1955.

Il novantatré per cento dello schifo che ci “rappresenta” alla Camera ha votato a favore del "Violent Radicalization and Homegrown Terrorism Prevention Act" del 2007 (H.R. 1955). Una volta che questo vile pezzo di legislazione sarà passato al Senato e il sociopatico a Pennsylvania Avenue lo avrà gioiosamente approvato, il meccanismo sarà a disposizione dei nostri signori e padroni per dare inizio a programmi che faranno sembrare COINTELPRO e l'omicidio di Fred Hampton giochi da bambini.

Secondo i “migliori” tra i nostri plutocrati americani, non possiamo permetterci il “lusso” del dissenso. Stiamo facendo la guerra al terrorismo, una minaccia alla sopravvivenza dell' American Way of Life, che sappiamo non essere negoziabile. Inoltre, i dissidenti rappresentano semplicemente un ostacolo al terrorismo all'ingrosso che stiamo infliggendo ad intere nazioni per portare loro “libertà e democrazia”. Come Bill O’Reilly ha suggerito su Faux News questa settimana, la sola “cosa sana” da fare è sostenere l'esercito. E i contestatori della guerra devono essere arrestati. Non importa se stiamo o no commettendo atroci crimini di guerra; ignorate le vostre coscienze, tifate per i nostri, ringraziate un veterano e non rompete!

Sotto il "Violent Radicalization and Homegrown Terrorism Prevention Act" del 2007 di imminente approvazione, le polizie di stato e locale uniranno le loro forze all' FBI, al DHS [Departement of Homeland Security, Dipartimento della difesa nazionale, ndt], all' ICE [Immigration and Customs Enforcements, il principale braccio investigativo del DHS, ndt] e simili entità fasciste per eradicare le ideologie, i piani, la “propaganda correlata al terrorismo”, ed ogni altra “erbaccia” che potrebbe saltare fuori per “minacciare” l' “estetica” dei terreni vergini della nostra gloriosa corporatocrazia, resi copiosamente fertili dai cadaveri dei milioni di vittime delle nostre conquiste imperiali e neoliberiste.

All'interno della costruzione orwelliana dell'HR 1955, non so se verrei classificato come un radicale violento o come un terrorista interno. Forse secondo l'autorità sarei entrambe le cose. Se non fossi nessuna delle due, significherebbe che avrei venduto la mia anima e accettato la protezione dell'ultima delle canaglie. Che incubo sarebbe!

Si, America, sono uno psico-criminale. Eccoti la mia confessione:

1. Pur avendo profondi dubbi sulla pena di morte per diverse ragioni, sospenderò volentieri questi timori una volta che il crescente malcontento sociale avrà raggiunto una massa critica. Poche cose mi darebbero più soddisfazione che vedere gente come Bush, Cheney, Condi, O’Reilly, Perle, Clarence Thomas, Bolton, Negroponte e un mucchio di altri che hanno commesso e reso possibili alcuni dei più gravi crimini della storia pendere senza vita dalla estremità di una corda.

2. Considero il Sionismo una malattia mentale. Gli apparati criminali che si spacciano per strutture governative a Washington e a Gerusalemme hanno bisogno di “essere cancellate dalla mappa del mondo”. La maggior parte degli elettori statunitensi e israeliani guarda al proprio governo con disgusto e disprezzo. Entrambi i governi sono infettati dai sostenitori della piaga sionista e frequentemente implementano delle politiche funzionali ad infliggere una degradante miseria a milioni di esseri umani.

3. Sebbene io non vi partecipi direttamente, mi auguro che un grande successo coroni gli sforzi dell'Animal Liberation Front (ALF). Sotto il nostro depravato sistema capitalista, le proprietà che l'ALF distrugge e i profitti che essi ostacolano sono sacri. Eppure i miliardi di esseri senzienti che essi difendono sono meri oggetti che possiamo arbitrariamente sottoporre a menomazione, tortura e morte.

4. Mi oppongo all'industria dell'Olocausto. I Sionisti hanno dirottato e strumentalizzato una orribile tragedia, la hanno cinicamente impiegata per attuare le loro pulizie etniche contro i Palestinesi, e la hanno utilizzata come giustificazione per la costante esistenza del mostruoso stato di Israele. Nonostante sia profondamente tragico che i Nazisti abbiano torturato e ucciso così tanti Ebrei, ci fu anche un numero considerevole di Rom, omosessuali e socialisti che patì un destino simile. Inoltre, ci sono stati molti genocidi nel corso della storia umana, compreso quello che abbiamo inflitto agli Iracheni con la prima guerra del Golfo, le odiose sanzioni economiche di Clinton e l'attuale occupazione illegale.

5. Desidero ardentemente il collasso dell'Impero Americano. Anche se non possiamo prevedere cosa sorgerà a prenderne il posto, per lo meno ci si presenterà un'opportunità per creare un ordine sociopolitico più umano e giusto.

6. Credo che il mondo sarebbe un posto molto migliore se Wall Street e Madison Avenue cessassero di esistere. L'ingordigia, il narcisismo e lo sfruttamento vomitati dalle entità e attività che esse rappresentano sono tossine per l'animo umano.

7. Ammiro e sostengo persone ed entità demonizzate come Hugo Chavez, Fidel Castro e Hamas come veri campioni dei popoli vittimizzati. La nostra classe dominante li ritrae come “minacce” o “terroristi” perché hanno le palle per resistere ai più grandi, ignobili e potenti bulli della storia. Sono perfetti? No. Sono da ammirare? Senza dubbio.

8. Disprezzo la bandiera americana. Dall'11 Settembre, la sua onnipresenza di fatto ha aiutato a promuovere una forma cancerogena di patriottismo e nativismo. La bandiera “a stelle e a strisce” è diventata un simbolo di imperialismo, oppressione e terrorismo di stato. Ah, si, e ho bruciato una bandiera americana.

9. Considero il capitalismo un abominio e un crimine contro l'umanità, gli altri esseri senzienti del pianeta e la Terra. Sto aggressivamente perseguendo la sua morte attraverso i miei sforzi intellettuali, comprese la scrittura, l'educazione, la motivazione e le pubblicazioni sulla mia invenzione, il Thomas Paine’s Corner.

10. Ho conosciuto, accolto e aiutato i cosiddetti immigrati “illegali”, e continuerò a farlo. La gente che si riversa negli USA dal Messico lo fa a causa della degradante povertà causata dal nostro terrorismo economico neoliberista, il NAFTA, e dal nostro sostegno alle loro oligarchie di destra che applicano gioiosamente il Washington Consensus, una ricetta per diffondere la miseria tra le loro classi povere e lavoratrici. L'”immigrazione illegale” è una migrazione forzata causata dalle sempre crescenti arroganza e avarizia della nostra opulenta élite.

Per la delusione di quelli tra voi che rimangono schiavi delle catene intellettuali del vostro indottrinamento o che sono zelanti reazionari, ho diritto a rimanere negli USA tanto quanto ne avete voi. E non voglio andare volontariamente da nessuna parte. Quindi risparmiatevi le email in cui mi si offre un passaggio su un traghetto per la Russia. Una cosa su cui possiamo probabilmente essere concordi è la santità del Secondo Emendamento. La mia calibro 38 e le mie cartucce da 12 sono pronte, giusto nel caso in cui avessi bisogno di esercitare il mio diritto a difendere famiglia, casa e affetti.

Nel frattempo, vediamo se uno psico-criminale come me, che non ha commesso crimini, non ha precedenti violenti e che non ha formulato piani per fomentare violenza o per impegnarsi in atti violenti diventerà un obiettivo dell'apparato orwelliano del regime di Bush una volta che avranno letto la mia confessione.

Jason Miller

29 novembre 2007

UN SISTEMA FINANZIARIO SOTTO ASSEDIO



"Se si includono questi argomenti [i benefici promessi nella Previdenza Sociale, Assistenza Sanitaria Nazionale, nella Gestione dei Veterani ed in altri programmi di assistenza], si stima l'onere totale [del debito] al valore attuale del dollaro sia di circa 53 trilioni di dollari. Messa diversamente, l'onere totale corrente stimato è di quasi 175.000 dollari per ogni americano; ed ogni giorno quell'onere diventa più grande."
David Walker, Revisore Generale dei Conti degli Stati Uniti

"Le forze economiche che guidano l'equilibrio globale di risparmio e investimento si sono sviluppate nel decennio scorso, cosicché la ripidezza del recente declino nei rendimenti di lunga durata del dollaro e nei tassi a lungo termine collegati, suggerisce che possa essere in opera qualcosa di più ampio".
Alan Greenspan, ex presidente FED, 20 luglio 2005

"Il buco nero dei subprime sembra sempre più profondo, più scuro e spaventoso di quanto [le banche] pensino. Hanno avuto ricadute su... circa il 40 % del cumulo della parte di prestito speculativo e lì ci sono decisamente dei segni di disgelo".
Tony James, Presidente e CEO del Blackstone Group LP


Il sistema finanziario globale basato sul dollaro è in crisi e sta minacciando la prosperità e la stabilità di molte economie.
Eccessi finanziari di ogni genere hanno insidiato la sua legittimità e la sua efficienza. Il dollaro USA sta perdendo la sua predominanza come principale valuta di riserva internazionale mentre molte banche sono travolte dal subbuglio della crisi dei crediti subprime.

Lo scenario generale è la bolla senza precedenti dei beni immobili che c'è stata in tutto il mondo dal 1995 al 2005. Negli Stati Uniti, ad esempio, i prezzi delle case occupate dai proprietari sono aumentati annualmente di una media di circa il 9 %. Il valore di mercato del capitale delle case occupate dal proprietario negli Stati Uniti è aumentato da un po' meno di 8 trilioni di dollari del 1995 ad un po' più di 18 trilioni nel 2005. Da allora si sta contraendo, confermando il funzionamento del ciclo di 18 anni del mercato immobiliare teorizzato da Kuznets, che va dal picco del 1987 al picco del 2005.

Ciò che rende questo periodo particolarmente pericoloso è il fatto che è in gioco anche il ciclo dei 54 anni di Kondratieff di inflazione-disinflazione-deflazione, iniziato nel 1949 dopo che i prezzi si erano scongelati. L'inflazione mondiale è poi salita per venti anni fino al 1980, seguita da un periodo di disinflazione sotto la FED di Volcker. L'entrata della Cina nella World Trade Organization (WTO) l'11 dicembre 2001, con i suoi lavoratori in abbondanza e stipendi bassi, ha liberato notevoli forze deflazionistiche in tutto il mondo. Ciò a sua volta ha poi condotto ad aspettative di un'inflazione più bassa che hanno aperto la strada alla FED di Greenspan per tenere i tassi d'interesse ad un livello anormalmente basso.

Tassi di interesse persistentemente bassi ed aspettative di bassa inflazione hanno portato ad una frenesia nei prestiti e ad un vasto aumento nella valutazione del mercato, non solo dei beni immobili ma anche delle azioni e delle obbligazioni. Le banche ed altri istituti di credito ipotecario hanno approfittato dell'occasione per introdurre alcune innovazioni finanziarie per finanziare l'esplosione del mercato ipotecario. Queste innovazioni hanno provocato lo spaccamento del tradizionale collegamento diretto fra mutuatario e prestatore e la riduzione del rischio del prestatore normalmente associato ai prestiti ipotecari.

Quindi, con la connivenza delle agenzie di rating e del Sistema della Federal Reserve, grandi banche hanno inventato nuovi prodotti finanziari sotto vari nomi tipo "obbligazioni collateralizzate" (CBOs), "obbligazioni di debito collateralizzate" (CDOs), anche chiamate "veicoli di investimento strutturati" (SIVs), che hanno avuto le caratteristiche di cambiale finanziaria a breve termine fluttuante. Nel mercato delle ipoteche residenziali, ad esempio, i mediatori di ipoteche ed i prestatori "al minuto" vendevano i loro prestiti ipotecari alle banche, che a loro volta ne facevano un unico pacco e lo spezzettavano in differenti classi di titoli garantiti da ipoteche (RMBS), che portavano differenti livelli di rischio e di guadagno, prima di venderli agli investitori.

Quindi questi nuovi strumenti finanziari erano il risultato finale di un processo di "conversione dei beni in titoli" ed erano fette di pacchetti di prestiti, non solo prestiti ipotecari ma anche debiti delle carte di credito, prestiti per automobili, prestiti agli studenti ed altri crediti esigibili a breve termine. Ogni fetta portava un differente onere di rischio ed un differente rendimento. Con la benedizione delle agenzie di rating, le banche sono andate persino un po' oltre ed hanno cominciato a riunire le fette finanziarie più rischiose in pacchetti ancor più rischiosi dividendoli ancora per venderli agli investitori in cerca di rendimenti elevati.

Vendendo questi nuovi strumenti di debito agli investitori in cerca di rendimenti sempre più elevati, compresi i fondi monetari protetti ed i fondi pensione, le banche sono state doppiamente ricompensate. In primo luogo, per i loro sforzi hanno riscosso meravigliosi diritti di gestione. Ma in secondo luogo e di maggior importanza, hanno scaricato il rischio dei prestiti all'ignaro compratore di tali titoli, perché nel caso di default dei prestiti originali, la banca l'avrebbe fatta franca. Erano stati già pagati ed erano stati liberati dal rischio di default e di preclusione sui prestiti originali.

Il ruolo residuo delle banche era di raccogliere e distribuire interesse, finchè i mutuatari avevano effettuato i loro pagamenti degli interessi. Ma se i pagamenti si arrestavano, le perdite di capitale incontrate a causa del declino nel valore di prestiti non performanti sarebbero invece state sostenute dagli investitori dei CBO e CDO. Le stesse banche non avrebbero sofferto perdite e sarebbero state libere di usare le loro basi di capitale per impegnarsi in ulteriori vantaggiosi prestiti. Infatti, gli investitori alla fine della catena divennero i reali prestatori di ipoteca (senza raccogliere tutte le ricompense di tali rischiosi prestiti) e le banche poterono riutilizzare il loro capitale per arricchirsi sempre più con le loro operazioni di prestito. Questo era il periodo migliore per le banche e si abbuffavano senza freno. Alcune di loro hanno pagato ai loro impiegati decine di miliardi di dollari in indennità di fine d'anno.

Quindi, ed è qui che la FED ed altre agenzie di controllo sono venute a mancare, i prestatori di ipoteca di prima linea sono diventati sempre più aggressivi nei loro prestiti, con la completa certezza che avrebbero potuto scaricare proficuamente il rischio a valle. Ciò spiega l'espansione del mercato di ipoteche "subprime" in cui il prestito è stato fatto senza pagamenti in acconto, nessun pagamento d'interessi per un certo periodo e niente domande riguardo reddito e solvibilità del mutuatario. Queste non erano normali pratiche di prestito. Simili "schemi di Ponzi" [Charles Ponzi all'inizio del XX secolo divenne celebre, e venne arrestato, per investimenti fraudolenti ad alto profitto che presero il suo nome, ndt] non potevano durare per sempre. E quando i prezzi delle case hanno iniziato a calare, sono aumentati anche i pignoramenti, scuotendo così fino alle fondamenta la nuova casa finanziaria di carte. Le banche divennero le riluttanti proprietarie a valori molto ribassati di parte delle proprietà pignorate.

Perchè allora tante banche sono in difficoltà finanziarie, se il rischio del prestatore era stato trasferito agli ignari investitori? Essenzialmente, perché quando è scoppiato il boom delle case, la giacenza delle banche di "titoli con garanzia collaterale" invenduti era insolitamente alto. Quando il pifferaio ha smesso di suonare e gli investitori hanno smesso di comprare i rischiosi investimenti di recente creazione, il loro valore è precipitato in una notte e le banche sono rimaste con perdite enormi che non si sono ancora completamente riflesse nei loro bilanci finanziari. Quindi, le banche che non hanno scaricato i loro stock di pacchetti ipotecari sono state costrette ad accettare la proprietà di beni pignorati, a valori molto ribassati. Con poco o nessun collaterale dietro i prestiti, le perdite per crediti inesigibili sono diventate inevitabili.

Poiché nessuno sa per certo il valore di qualcosa che non è commerciato, serviranno mesi prima che le banche vengano a capo del totale delle perdite che hanno sofferto nei loro stock di "titoli basati su beni" preconfezionati ed invenduti. È più di una normale "crisi di liquidità" o di un "restringimento del credito " (che risulta quando la banca presta a breve termine ed investe in beni di lunga durata non liquidi); è più come una "crisi di solvibilità" se la base di capitale delle banche è sopraffatta dalla scoperta di enormi perdite finanziarie incontrate quando le banche sono costrette a vendere beni ipotecati in un mercato immobiliare in depressione.

E' questa confusione di operazioni bancarie e finanziarie che si sta sviluppando davanti ai nostri occhi e che sta minacciando il sistema finanziario americano ed internazionale. Ci sono quattro classi di perdenti. In primo luogo, gli acquirenti di case che hanno comprato le proprietà a prezzi inflazionati con poco o nessun acconto e che ora rischiano il pignoramento. In secondo luogo, gli investitori che hanno comprato cambiali finanziarie garantite con ipoteche non liquide e che sono in allarme per il rischio di perdere una parte o tutti i loro investimenti. In terzo luogo, gli azionisti delle banche che hanno tratto profitto finchè il sistema ha funzionato senza difficoltà ma che ora devono far fronte a valori delle azioni in declino. E, per concludere, chiunque tema di diventare vittima, direttamente o indirettamente, del rallentamento economico prossimo venturo.

Rodrigue Tremblay

27 novembre 2007

Energia pulita con le fonti alternative




Un quadrato di 210 per 210 chilometri. Poco più grande di metà della pianura padana. Ma nel Sahara.
«Questo quadrato ipotetico rappresenterebbe comunque poco più di un millesimo dei deserti esistenti – spiega il premio Nobel Carlo Rubbia – ma su di lui il Sole ogni anno irraggia in media 15 terawatt di energia, tanti quanti ne consuma l'intera nostra civiltà. E supponiamo, come ci dicono i trend, che al 2030 si vada al raddoppio. Si tratterebbe solo di aggiungere un altro millesimo di deserto solare, e di metterlo al lavoro».

Questo è il sogno energetico che ormai da più di un decennio muove centinaia di menti e di organizzazioni, pubbliche e private, non solo in Europa ma anche nel Nord-Africa, nel Mediterraneo e negli Usa. E non è solo un sogno, ma una necessità: «al 2025 l'Europa a 25 avrà un deficit elettrico di metà dei suoi consumi – dice Hans Muller-Steinaghen, del Dlr, centro aerospaziale tedesco – pari a oltre 230 gigawatt (l'Italia al 2030 per 16 gigawatt, ndr), a mano a mano che le vecchie centrali fossili verranno dismesse. E altri 230 aggiuntivi verranno dalla crescita dei consumi elettrici dei paesi Mediterranei e del Medio Oriente. Un fabbisogno enorme, che solo una fonte può sostenere: il grande solare desertico, l'unica con un potenziale di oltre cento volte gli scenari più estremi».

Per tre anni gli esperti tedeschi, guidati dal ministero dell'Ambiente di Berlino (insieme a colleghi giordani, marocchini, egiziani e algerini) hanno lavorato sugli scenari tecnologici di Trans-Csp e Med-Csp, due grossi volumi, irti di cifre e grafici, su come dovrà cambiare l'intero contesto energetico dei due continenti. Europa, Nord-Africa e Medio Oriente interconnessi da una sola rete elettrica ad alta capacità di trasporto in corrente continua, e grandi centrali solari termodinamiche a concentrazione desertiche (Csp, concentrated solar power) in grado di produrre e inviare centinaia di gigawatt di potenza fin nel nord-Europa, oltre a soddisfare i consumi locali (anche di acqua desalinizzata). Una visione grandiosa, quasi temeraria (uno dei suoi primi sostenitori, negli anni '90, è stato Carlo Rubbia), ma che ora comincia a diventare realtà.

Se ne è avuta una prova in occasione di World Solar Power 2007, la prima conferenza internazionale sul Csp tenutasi in Europa, a Siviglia. Una tre giorni che ha visto la partecipazione di un centinaio tra aziende, centri di ricerca e istituti finanziari provenienti da Europa, Usa e Medio Oriente. L'occasione per l'organizzatore, la spagnola Abengoa, di esibire la sua creatura solare nuova di zecca, la grande centrale Ps10 con i suoi 600 specchi da 120 metri quadri sempre puntati sulla torre centrale alta 115 metri a Sanlucar, capace di produrre 10 megawatt. Attiva dallo scorso giugno, Ps10 è la prima del suo genere di tipo commerciale (dopo una quindicina di torri solari di ricerca costruite negli ultimi venti anni) ed è già in costruzione Ps20, di doppia potenza (12mila case servite) e poi è allo studio Ps 50, con tecnologie ancora in fase di sviluppo.

Il caso spagnolo, infatti, è il primo e più massiccio segnale di movimento concreto. Lo scorso 25 maggio il Governo di Madrid ha assicurato, per decreto, una generosa tariffa elettrica incentivata per le centrali solari Csp fino a 50 megawatt: 26,9 centesimi di euro per chilowattora (quasi tre volte il prezzo di mercato) fissi per 25 anni. «Abbastanza per far partire i progetti con le tecnologie solari attuali – osserva Mark Geyer di Solar Paces, l'associazione mondiale del solare termodinamico – per ripagare gli investimenti e i finanziamenti. E soprattutto per avviare quella curva di apprendimento che, al 2020, dovrebbe far scendere il costo del chilowattora solare sotto la soglia magica dei dieci centesimi, competitiva con il gas e il carbone. A quella data gravati da una carbon tax o dal sequestro della CO2».

E la Spagna, con le sue grandi pianure meridionali a tassi di insolazione nord-africani, sta correndo: «Al ministero finora sono affluiti progetti per ben 4.100 megawatt complessivi, di cui 412 megawatt già approvati – spiega Almudena Carrasco della Red Electrica de Espana – una risposta ben superiore alle previsioni». Oggi si contano almeno 35 centrali solari in fase di avvio o di progetto, con una chiara concentrazione in Andalusia e in tutto il centro-sud spagnolo. «La maggiore concentrazione europea, e soltanto noi di Abengoa contiamo di investire due miliardi di euro in un sistema di quattro impianti a SanLucar-Siviglia da 131 megawatt complessivi – spiega Santiago Seage, presidente di Abengoa Solar – ma gli investimenti sono in moto in tutto il mondo. Ad oggi noi stimiamo progetti per 6 gigawatt complessivi (e 20 miliardi di euro) in Europa del Sud, Usa, Nordafrica e Medio Oriente. E presto si aggiungerà alla lista l'Asia, oltre alle prevedibili centrali australiane. E saranno in prima fila anche India e Cina».

Restiamo però al Mediterraneo. Marocco e Algeria sono già della partita. Il primo a Ain Ben Mathar, con un impianto ibrido solare Csp (20 megawatt) e gas a ciclo combinato da 470 megawatt. E i primi 183mila metri quadrati di specchi solari serviranno agli ingegneri marocchini per farsi le ossa, dal 2010 sulla nuova tecnologia. E poi replicarla per esportare in Europa, via interconnessione con la Spagna, elettricità pulita e a basso costo.

Altrettanto, e forse anche di più, per l'Algeria. Qui è stata già avviata una tariffa incentivata (non lontana da quella spagnola) e il primo passo prevede un impianto solare-gas da 160 megawatt a Hassi r'Mel. «Ma in questo complesso gasiero al centro dell'Algeria contiamo di sviluppare un tecnopolo solare tra i primi al mondo: al 2015 – dice Tewfik Hasni, direttore generale di Neal (New Energy Algeria, nuova consociata di Sonatrach) – prevediamo un investimento da un miliardo di dollari per 500 megawatt diretti al mercato interno e al 2020 un salto a 18 miliardi di dollari con un obbiettivo di 6mila megawatt solari per esportare elettricità in Europa. E vogliamo fare di Hassi r'Mel un punto di eccellenza mondiale, anche per lo sviluppo di nuove tecnologie». «E quella algerina è oggi la scommessa più massiccia, forse persino superiore a quella spagnola», commenta Carlo Rubbia.

Questi i progetti operativi presentati alla tre giorni di Siviglia. Ma anche Tunisia, Libia e Egitto stanno muovendosi. Israele ha già due centrali solari in funzione (e vari aziende leader, tra cui Solel e Luz due) mentre negli Emirati, ad Abu Dhabi, è stata recentemente inaugurata una intera nuova università tecnica, il Masdar Institute of Technology, interamente dedicata alle rinnovabili e con apporti del Mit e dell'Imperial College.

Il sogno dell'integrazione elettrica-solare del Mediterraneo, oltre ai collegamenti già attivi (Spagna-Marocco) prevede poi, al 2010, altri dodici elettrodotti (in tecnologia a corrente continua ad alto voltaggio) di cui quattro cross-mediterranei. E la Terna ha già annunciato il collegamento dalla Sicilia a Tunisi. Ma a questi dovrebbero seguire connessioni dirette con la Libia e dalla Sardegna all'Algeria. Mentre dalle coste spagnole partirà un cavo fino ad Orano.

E via Turchia la rete ad alta potenza risalirà fino in Germania. «Obbiettivo: al 2050 almeno 80 gigawatt affluiranno in Europa da una ventina di siti solari sulle altre sponde – conclude Muller-Steinaghen –. E almeno il 15% del consumo elettrico europeo dovrà essere assicurato, via solare, a 5-7 centesimi per chilowattora. Non è questione di sogni, ma di sopravvivenza e di sostenibilità. Per entrambi. Dobbiamo mettere al lavoro il nuovo oro del deserto».


Giuseppe Caravita