14 gennaio 2008

Un'accelerazione della "deflazione" o depressione?


La gente tornerà a fare shopping abbastanza presto?
«Per altri tre-quattro mesi non sarà chiaro a quanto arriverà il rallentamento», dicono gli analisti di Shore Capital.
Lo chiamano rallentamento.
Pudico eufemismo.
Il processo che quegli analisti descrivono - prezzi bassi ma nessuno compra, aspettando che abbassino ancora - si chiama «deflazione» ed è il segno che la recessione sta per diventare «depressione».
Qualcosa del genere sta avvenendo anche in Italia nel settore immobiliare.
Nei modi rallentati propri di un mercato ingessato, come il nostro, da vincoli di locazione, tasse e spese notarili.
Ma il segnale che il boom della case sta cedendo viene da un breve articolo apparso su 24 Ore e segnalatoci da un lettore: «Arrivano i saldi immobiliari. La sede italiana del gruppo americano Remax ha presentato a Milano una maxi operazione di sconti che riguarda 500 tra i 10mila immobili detenuti in portafoglio e pubblicati online. Il motivo è il riconoscimento che il mercato immobiliare sta rallentando: il numero di compravendite nel 2008 è previsto in calo del 7% (fonte: Scenari immobiliari), il tempo medio di attesa è salito a 5 mesi (fonte: Nomisma)».
La Remax è un’agenzia immobiliare, tipo una grossa Tecnocasa.
Ecco come ha fatto: «Lo scorso 15 ottobre Remax Italia ha stampato i prezzi di tutti gli immobili presenti sul proprio sito; ha consegnato l’elenco al notaio; ha chiamato tutti i proprietari chiedendo loro se volevano partecipare all’iniziativa e ha registrato la percentuale di sconto che i proprietari interessati erano disposti a fare».
La manovra è ragionevole.
In Italia, i proprietari che hanno messo in vendita la casa tengono duro chiedendo prezzi da boom, ormai irrealisti, anche perché questi proprietari-venditori di solito non hanno un mutuo da pagare su quella casa, e dunque possono aspettare.
Ma i compratori non si fanno avanti, anche perché loro il mutuo devono accenderlo, se non vedono prezzi più bassi.
Il mercato è dunque immobile, cinque mesi per vendere un appartamento, calo delle compravendite del 7%.
La Remax tenta giustamente di rimettere in moto il mercato (se no lei non vede le grasse commissioni) chiedendo ai venditori di aderire volontariamente a ribassi, più realistici.
Ed ecco il risultato secondo 24 Ore: «Ha aderito all'iniziativa il 5% dei proprietari che in media ha scontato il prezzo dell’immobile dell’8,8% (Milano 8%, a Roma 12%, a Novara 25%). Meno dell’11,3% di sconto medio previsto da Nomisma per quest’anno, ma pur sempre una base di partenza della trattativa a un prezzo più basso».
«Si tratta di immobili di 220 località diverse proveniente per il 55% da Lombardia e Piemonte. Il valore medio dell’immobile scontato è di 268mila, superiore alla media di 250mila del valore degli immobili compravenduti riscontrata da Nomisma nel secondo semestre 2007 (per gli immobili acquistati con mutuo). Il picco massimo degli sconti (-47%) è stato raggiunto a Torino con un immobile che da una richiesta di 38mila euro è sceso a 20mila euro. Il valore degli immobili, che saranno online lunedì (i ‘saldi’ andranno avanti fino al 29 febbraio), va da 40mila a 4 milioni di euro».
Dunque: saldi di case in regioni «ricche» e assetate di tetto, Piemonte e Lombardia.
Tipici buoni appartamenti da 3-4 locali.
Lasciando perdere la super-offerta dell’immobile di Torino offerto col 47% di sconto (sarà un garage umido…), sembra conveniente.
Si può pensare che parecchi corrano a comprare con lo sconto di fine stagione.
Invece no.
Lo consiglia anche 24 Ore: «Lasciarsi ingolosire dall’offerta conviene davvero? Se si acquista con uno sconto del 10% oggi, in effetti, si corre il rischio che a fine anno il calo del mercato risulti analogo. Il rendimento dell’investimento da rivalutazione dell’immobile, in questo caso, sarebbe di fatto nullo. Insomma, chi può rimandare l’acquisto farebbe bene ad aspettare da qualche mese a fine anno per capire dove va davvero il mercato».
Dunque anche il giornale della Confindustria consiglia: aspettate a comprare casa, fra qualche mese i prezzi saranno ancora più bassi.
E’ il meccanismo psicologico che porta alla deflazione.
E presto coinvolgerà tutti gli acquisti che possono essere rimandati, con le conseguenze storiche della deflazione.
Presto offriranno sconti su auto, computer, elettrodomestici, iPod, telefonici ed altre carabattole elettroniche, poi scarpe e vestiario.
Non dite: bello, finalmente i prezzi calano!
Se potessimo mangiare computer e iPod sarebbe bello, ma mangiamo grano e carne e latte, che rincarano su scala mondiale, e vengono trasportati dal petrolio, che rincara e rincarerà per la domanda crescente dei nuovi consumatori-giganti, Cina e India.
Per le imprese, non sarà bello per niente.
Perché le imprese sono indebitate, e se non vendono non servono il debito con le banche.
Dapprima offriranno sconti; poiché la gente aspetta altri ribassi, i loro magazzini e piazzali si affolleranno di invenduto, e costeranno di più.
Arriva il punto in cui i profitti, limati, non bastano a pagare le rate dei fidi.
Cominceranno a fallire, con perdita di esportazioni, produzione, lavoro, profitti, disoccupazione crescente.
Per l’Italia, il processo sarà aggravato non primariamente - come in Gran Bretagna e in USA - dalle follie della finanza speculativa e dai consumatori stra-indebitati, ma dalla tassazione spoliatrice di Visco, peggiorata dalla truffa dell’IVA.
Lo Stato non paga i crediti IVA alle imprese, è noto.
Visco ha abolita la norma che consentiva di defalcare i crediti IVA compensandoli con altri contributi dovuti (altre tasse, contributi INPS, eccetera).
I piccoli imprenditori devono pagare l’IVA che non devono (e che non si sa se rivedranno mai restituita), e pagare anche le tasse e i balzelli più esosi d’Europa, mentre vendono meno e con profitti minori.
Aggrediti da tutti i lati, dallo Stato e dal mercato, soccomberanno presto.
La restituzione dell’IVA diventa cruciale per le piccole imprese, per quelle marginali: è il denaro liquido che serve loro per continuare ad operare.
Siccome Visco se lo trattiene, le imprese devono procurarsi denaro in banca, ad interessi che non scenderanno certo.
Visco dà il colpo di grazia ad un’economia reale che già arranca, sfiancata e meno produttiva delle altre europee.
Dunque ecco il futuro: avremo deflazione (prezzi calanti) per auto e iPod, di cui possiamo fare a meno, ma inflazione dei beni necessari ogni giorno, cibo, carburante, riscaldamento.
Naturalmente Visco dovrebbe accelerare almeno i rimborsi IVA.
Pensate lo farà?
Nemmeno per sogno.
Lui e l’altro complice Padoa Schioppa hanno appena ricevuto le lodi di Almunia, l’eurocretino: bravi, avete ridotto il debito pubblico all’1,3% del PIL.
Trichet, il governatore della Banca Centrale Europea, ha aggiunto: state solo attenti all’inflazione e ai prezzi.
Trichet si preoccupa dell’inflazione, mentre ci sono segni di delazione (in certi prezzi).
Anche la Federal Reserve di Chicago, nel 1929, si preoccupava dell’inflazione, mentre la deflazione era in pieno corso (2).
La FED rialzò i tassi d’interesse per due volte nel 1931.
Trichet sta facendo lo stesso.
Incompetenti, contabili e non economisti.
Ad Almunia non importa un fico che il «risanamento» sia stato ottenuto non con la riduzione della spesa pubblica corrente (anzi, aumentata quasi del 4%), né con la riduzione degli interessi sul debito (aumentati del 12,2%), bensì esclusivamente con l’ipertassazione: più 13% dalle imposte dirette (chi di voi ha guadagnato il 13% in più, l’anno scorso?), aggravio delle imposte indirette (più 4%), dei contributi sociali (più 5,8%, con pari aumento del costo del lavoro) e addirittura un aggravio del 40,6% delle imposte in conto capitale (praticamente raddoppiate: e sono imposte che intaccano non il reddito dei contribuenti ma il loro patrimonio o capitale, quindi la capacità di azione imprenditoriale).
Ad Almunia non interessa il trucco del mancato pagamento dell’IVA, vera truffa di Stato a danno dei cittadini.
E nemmeno l’altro trucco nei conti di Padoa Schioppa: le minori uscite sono dovute in grande parte al blocco degli «investimenti pubblici».
Lo Stato smette di spendere in infrastrutture pubbliche che servono all’economia, ma non smette di spendere per i suoi stipendi, auto blu ed aerei.
Anzi la spesa corrente sta per aumentare di nuovo perché pende il contratto del pubblico impiego: gli statali vogliono i loro 4-5 miliardi di euro di aumento complessivo, più il recupero dell’inflazione.
Lo vogliono da noi contribuenti che non abbiamo aumenti, e men che meno il recupero dell’inflazione.
Il «risanamento» lodato di Padoa Schioppa è dunque insostenibile nel tempo.
Quando gli statali avranno i loro aumenti, già non ci sarà più.
E i contribuenti dovranno pagare forse un 10 miliardi aggiuntivi.
Ce la faremo?
Alla fine, calerà anche l’introito tributario, per forza: i falliti non pagano tante tasse, e nemmeno i disoccupati.
E nemmeno i proprietari di case invendute pagano più le super-imposte sugli immobili, imposte in conto capitale, quelle che sono raddoppiate.
Come dice Tremonti: «E’ l’economia che determina i conti pubblici, non il contrario».
Visco e Padoa Schioppa credono giusto l’opposto, che i conti pubblici siano una variabile indipendente dall’economia, e che si possa «risanare» il debito pubblico a forza di tasse spoliatrici mentre i produttori smettono di produrre per la depressione mondiale.
Vedremo chi ha ragione.

fonte:tratto da M. Blondet

12 gennaio 2008

Perchè le banche hanno questo potere?


Anche senza essere economisti, si intuisce che la quantità di moneta necessaria ad una comunità sia quella che riflette i beni ed i servizi presenti sul mercato, più una quantità di denaro che permette alla comunità di fare investimenti che poi porteranno benessere a tutti.
Investimenti che riguardano la sfera della persona come la preparazione culturale (scuola),l’assistenza sanitaria, per passare poi alle infrastrutture (strade, ponti ecc.), ricerca e applicazione di nuove tecnologie e via dicendo.
Nelle comunità semplici dove si usava il baratto non era possibile fare tutta questa serie di investimenti semplicemente perché questi hanno la caratteristica di dare i loro frutti in un futuro mentre il baratto prevede solo lo scambio di beni già presenti. In questo tipo di comunità l’unico investimento possibile era il risparmio, ad esempio si toglieva una quota di semi di grano dal raccolto che permetteva la semina l’anno successivo e negli anni buoni si poteva pensare di scambiare la quota in surplus magari con un bue che sarebbe andato ad agevolare il lavoro dei campi.
Nel mondo moderno, con l’avvento della moneta, le comunità si sono potute evolvere in poco tempo grazie alla possibilità di anticipare la ricchezza futura attraverso l’indebitamento. Indebitarsi infatti non significa altro che materializzare guadagni futuri. Un artificio che consente alla comunità nel suo insieme di poter progredire molto più velocemente. Non ho sufficienti soldi per comprare quel macchinario che mi consentirà di aumentare la produzione? Mi faccio anticipare il guadagno che avrò da questo investimento e restituirò quanto mi è stato anticipato con l’incremento di lavoro. Lo stesso accade, o meglio dovrebbe accadere, allo Stato che dovendo costruire una strada si indebita con se stesso (la comunità) per materializzare le risorse per costruire quella strada che permetterà alla comunità di viaggiare meglio e fare scambi con maggiore facilità.
In questo quadro l’indebitamento assume una funzione di acceleratore dello sviluppo sociale. La banca quindi assume la funzione di “pompa” che rimette in circolo la ricchezza,moltiplicandola e svolge così un compito nobile, di cuore dell’intera comunità.
Così sarebbe se si limitasse ad anticipare ricchezza futura e per questo servizio chiedesse un giusto compenso, ma…
Eh sì anche qui c’è un “ma” e grosso come una casa: la banca non solo immette ricchezza futura (investimenti) che poi ritornerà alla comunità come incremento della ricchezza permanente, ma anticipa anche denaro che MAI si tradurrà in ricchezza reale e per questo, attraverso il debito impoverisce anziché arricchire. Anzi così facendo si impadronisce progressivamente di tutte le ricchezze attualmente disponibili.
Lo ritenete impossibile? Niente è impossibile se si può creare denaro e chiedere un interesse. Ora andiamo vedere come accade.

Abbiamo visto la funzione sociale che la banca assumerebbe se si limitasse a fare da cuore del sistema facendo circolare la ricchezza creando così altra ricchezza. Per questo prezioso servizio la banca è lecito che richieda un compenso, ma niente oltre a questo perché si limita a materializzare la ricchezza che verrà restituita da colui che metterà in opera l’investimento. Addirittura il solo fatto di esistere è una ricchezza per la comunità e per questo la persona dovrebbe ricevere quel tanto che gli permetta di vivere decorosamente e tutto questo sarebbe possibile senza togliere niente a nessuno, attualmente questo non è possibile semplicemente perché le istituzioni finanziarie hanno stravolto il loro ruolo all’interno della comunità, sia essa locale, nazionale o internazionale.
Le banche, infatti, oltre a farsi pagare il servizio, applicano anche un tasso di interesse. Il tasso di interesse non intacca la bontà dell’investimento se la ricchezza che riuscirò a produrre sarà superiore a quello che mi costa reperire le risorse. Il fatto è che la banca indebita anche per la vita normale dell’azienda (anticipo fatture, cassa ecc.) e anche per la vita quotidiana dell’individuo (auto, frigorifero, televisione ecc.) non solo investimenti che produrranno ricchezza, per questo a lungo andare il tasso di interesse impoverisce anziché arricchire.
Oltre a questo la banca non si limita a “pompare” nel sistema i depositi dei correntisti, cioè la ricchezza che viene risparmiata e che rimarrebbe inutilizzata, ma su questi crea denaro elettronico e magicamente anticipa quella ricchezza che dovrebbe essere creata. Anche qui non facciamo gli ortodossi e non la condanniamo per questo perché rientrerebbe comunque nella sua funzione sociale di anticipare una ricchezza che arriverà dall’investimento.
Il problema è che la banca ormai da molto tempo si è allontanata dalla sua funzione di aiuto e sostegno all’economia e ha utilizzato in modo “distorto” questa possibilità a tal punto che il sistema bancario può arrivare a prestare oltre 50 volte quello che i correntisti hanno depositato, annullando qualsiasi legame con l’economia reale.
Infatti la riserva obbligatoria delle banche oggi è al 2% ed in alcuni casi allo 0% e questo significa che il moltiplicatore bancario è (1/0,02-1) = 49; Tanto per capirci 100 euro depositati con i vari passaggi nel sistema possono “lievitare” fino a diventare 4.900, molto di più con riserva 0, semplicemente con un click del loro computer.
Potete trovare vari riferimenti nel gruppo di centrofondi dove si è svolta questa discussione, grazie a tutti coloro che hanno dato il loro contributo http://groups.google.com/group/centrofondi?hl=it
http://studimonetari.org/articoli/riservafrazionariaduepercento.html articolo di Marco Saba
http://www.centrofondi.it/articoli/credito_bancario_Munerotto.pdf studio di Federico Munerotto
http://www.centrofondi.it/articoli/Magia_Frazionaria.xls simulazione in excel di Davide911
Sui numeri e le percentuali della riserva obbligatoria consultare anche la Tav. 5 a pag. 11
http://www.bancaditalia.it/statistiche/indica/pimemo/pimemo08/pimemo08/suppl_01_08.pdf
Questo “scollamento” dall’economia reale ha creato dei potenti squilibri che oggi sono sotto gli occhi di tutti: l’indebitamento oltre ogni ragionevole limite
che si è impennato dopo gli anni ’90, che ha le caratteristiche tipiche della crescita
esponenziale degli interessi come abbiamo già avuto modo di esaminare nel report “A
quando la fine del paese dei balocchi” http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf e che si ritrova anche nelle famose curve di LaRouche www.movisol.org
In queste curve appare evidente come, al crescere del tempo, gli aggregati finanziari e monetari hanno un andamento esponenziale a danno dell’economia reale che invece decresce velocemente.
Episodi come la globalizzazione e lo sdoganamento della Cina hanno avuto l’unico scopo di procrastinare questo meccanismo perverso mascherando le reali condizioni del mondo economico.
Oltretutto dobbiamo pensare che il sistema bancario fruendo di leggi che gli impediscono di portare in bilancio la reale situazione (il denaro creato elettronicamente dal nulla) grazie agli accordi GAAP (Generally Accepted Accounting Principles), evade agli stati cifre esorbitanti, in Italia svariate centinaia di miliardi di euro, che da soli ridarebbero slancio alle economie in crisi. Ma non è ancora tutto. Dal 1998 con l’ultima riforma bancaria che porta il nome di Mario Draghi (vi ricorda qualcuno?) e fatta guarda caso con l’inasprirsi della curva del debito, le banche si sono tolte, con l’avallo dei politici, anche il divieto di entrare nei consigli di amministrazione delle società da loro finanziate, con il risultato che oggi oltre il 90% delle aziende sono governate e sono di fatto di proprietà dei gruppi bancari. E purtroppo la situazione si aggraverà ulteriormente quando si sentiranno gli effetti devastanti di Basilea2 che alzerà la riserva obbligatoria chiudendo repentinamente il rubinetto del credito con la conseguenza che moltissime aziende si ritroveranno nell’impossibilità di rientrare dalle linee di credito che gli erano state concesse a causa delle pessime condizioni dell’economia.
La situazione è molto critica e necessita da una parte dell’intervento della politica, quella sana, che imponga al sistema bancario una moratoria condonando almeno il 40% degli interessi dovuti, come chiede per i mutui l’economista Nino Galloni nel suo ultimo libro “Il grande mutuo” editori riuniti, liberando così risorse economiche indispensabili alla vita di un paese.
La politica poi dovrà farsi carico di far pagare le dovute tasse al sistema bancario, che poi si potrebbe anche accontentare della restituzione del capitale senza gli interessi visto che ha creato solo elettronicamente quel denaro. Riportare alla funzione sociale il mondo bancario è la priorità di questo periodo.
Nell’attesa che la politica faccia il suo dovere, ma visto l’andazzo della “casta” dovremo ricordarglielo noi, dobbiamo attivarci sganciandoci dal treno impazzito della globalizzazione, ritornando a risanare le economie locali, ricostruendo il mercato, oggi distrutto, alle nostre imprese e dando nuovo potere di acquisto alle famiglie attraverso l’adozione dei Buoni Locali http://www.centrofondi.it/report/scheda_BuoniLocali.pdf .
Altro sistema non c’è e il tempo ormai è scaduto quindi gambe in spalla e al lavoro che dobbiamo ricostruire di nuovo il nostro mondo!

Fonte: Centrofondi.it

10 gennaio 2008

Un miliardo di dollari per il TRADING?


Nonostante le varie crisi i mercati borsistici rilevano una elevata liquidità.
Le " mani forti" hanno in mano il mercato e lo muovono a loro piacimento. Il caso petrolio e oro troppo forte sono indici di situazione esplosiva. Ma sono veri questi indicatori o sono manipolati come PIL e debito?
Un caso emblematico lo ha scoperto la rete di Etleboro alla FED.


Dinanzi a noi si apre l'ennesimo canale virtuale finanziario, ma stavolta i soggetti coinvolti ricoprono un ruolo di importanza primaria sulla scena internazionale. Un cittadino di Singapore , Teo Hui Kiat, deposita presso la Federal Reserve dei titoli emessi dal Tesoro Americano dal valore nominale di oltre US$ 500.000.000, presenti sulla piazza finanziaria svizzera. Sulla base della documentazione che vi mostriamo la Federal Reserve prende in custodia i suddetti titoli, per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari, emettendo un "custodial safekeeping receipt" ( ricevuta di deposito ) , autenticato dalle firme del Governatore Bernard Bernanke e del Vice-Governatore Roger W. Ferguson. I titoli, oggetto dell'operazione, circolano al momento sulle piazze finanziarie svizzere, e sono utilizzati in programmi di trading.
Come noto, tutti i programmi di rating sono tassativamente vietati dagli organi internazionali, essendo operazioni che, movimentando grandi somme di denaro a fronte dell'emissione di un titolo virtuale - spesso inesigibile e infruttuoso - nascondono tentativi di speculazione e di riciclaggio. Allo stesso tempo, notiamo che la prassi dei controlli da parte delle Istituzioni è rigida e impenetrabile, proteggendo spesso il sistema vizioso Trader-Istituto di credito. La crisi subprime ha appunto dimostrato il fallimento del sistema di supervisione e di controllo delle Istituzioni governative sul sistema bancario e finanziario. Così il mancato intervento da parte dell'Istituto di vigilanza equivale ad una complicità, lasciando il sospetto che sia l'ente emittente stesso ad utilizzare il titolo per scopi estranei a quanto stabilito dai regolamenti del mercato e dalle leggi nazionali e internazionali.
Occorre infatti considerare che tali titoli di debito al portatore, denominati per cifre molto elevate, possono essere utilizzati - nonostante siano le società di Trading a reperirli e certificarne la validità - da parte di Banche, Fondazioni e Multinazionali per creare grandi fondi dal nulla, medianti i quali costituire assets, liquidità e tesorerie. Il tutto viaggiando sul limite della legalità consentita e al di sopra delle normali condizioni stabilite per le transazioni, anche se dall'ammontare irrisorio. Un paradosso che sfiora l'assurdo, considerando che proprio recentemente le misure di contrasto al riciclaggio e al finanziamento illecito sono state inasprite, in relazione alla necessità di controllare ed eliminare le fonti di finanziamento al terrorismo.

A rivelare l'illiceità dell'operazione dovrebbe essere la fonte emittente dei titoli stessi - facendo così ricorso alle liste dei titoli non validi esistenti sul mercato - oppure lo scopo della transazione: rappresentano questi i controlli che la Banca Centrale e o l'Istituto di credito dovrebbe effettuare per garantire sicurezza e trasparenza sul mercato. Qualora tuttavia, i controlli non vengano fatti e si venga a creare una rete tra i diversi attori che va a eliminare e nascondere le tracce, è ovvio che il cerchio si chiude e non esiste entità che può intervenire. È da tali meccanismi, chiusi e inavvicinabili dai Governi stessi, che scaturiscono le speculazioni su scala globale, la creazione del denaro e il finanziamento ai conflitti mondiali. Questo e nient'altro. Al di là della rete bancaria e finanziaria, circondata da una costellazione di società, non esiste altro canale per i cosiddetti terroristi o per i criminali: ogni operazione portata a termine accade perché è il sistema che lo permette, in quanto le regole all'interno cui muoversi sono prestabilite. Per tale motivo, possiamo affermare che la guerra finanziamento del terrorismo è la più grande bufala che i nostri politici abbiano inventato, per dimostrare il loro impegno nella lotta contro il crimine, contro le truffe o la corruzione. Da tempo però queste illusioni sono svanite, perché il sistema ha fallito, ha rivelato delle falle e tutti noi dobbiamo pagare ora per tali errori.

14 gennaio 2008

Un'accelerazione della "deflazione" o depressione?


La gente tornerà a fare shopping abbastanza presto?
«Per altri tre-quattro mesi non sarà chiaro a quanto arriverà il rallentamento», dicono gli analisti di Shore Capital.
Lo chiamano rallentamento.
Pudico eufemismo.
Il processo che quegli analisti descrivono - prezzi bassi ma nessuno compra, aspettando che abbassino ancora - si chiama «deflazione» ed è il segno che la recessione sta per diventare «depressione».
Qualcosa del genere sta avvenendo anche in Italia nel settore immobiliare.
Nei modi rallentati propri di un mercato ingessato, come il nostro, da vincoli di locazione, tasse e spese notarili.
Ma il segnale che il boom della case sta cedendo viene da un breve articolo apparso su 24 Ore e segnalatoci da un lettore: «Arrivano i saldi immobiliari. La sede italiana del gruppo americano Remax ha presentato a Milano una maxi operazione di sconti che riguarda 500 tra i 10mila immobili detenuti in portafoglio e pubblicati online. Il motivo è il riconoscimento che il mercato immobiliare sta rallentando: il numero di compravendite nel 2008 è previsto in calo del 7% (fonte: Scenari immobiliari), il tempo medio di attesa è salito a 5 mesi (fonte: Nomisma)».
La Remax è un’agenzia immobiliare, tipo una grossa Tecnocasa.
Ecco come ha fatto: «Lo scorso 15 ottobre Remax Italia ha stampato i prezzi di tutti gli immobili presenti sul proprio sito; ha consegnato l’elenco al notaio; ha chiamato tutti i proprietari chiedendo loro se volevano partecipare all’iniziativa e ha registrato la percentuale di sconto che i proprietari interessati erano disposti a fare».
La manovra è ragionevole.
In Italia, i proprietari che hanno messo in vendita la casa tengono duro chiedendo prezzi da boom, ormai irrealisti, anche perché questi proprietari-venditori di solito non hanno un mutuo da pagare su quella casa, e dunque possono aspettare.
Ma i compratori non si fanno avanti, anche perché loro il mutuo devono accenderlo, se non vedono prezzi più bassi.
Il mercato è dunque immobile, cinque mesi per vendere un appartamento, calo delle compravendite del 7%.
La Remax tenta giustamente di rimettere in moto il mercato (se no lei non vede le grasse commissioni) chiedendo ai venditori di aderire volontariamente a ribassi, più realistici.
Ed ecco il risultato secondo 24 Ore: «Ha aderito all'iniziativa il 5% dei proprietari che in media ha scontato il prezzo dell’immobile dell’8,8% (Milano 8%, a Roma 12%, a Novara 25%). Meno dell’11,3% di sconto medio previsto da Nomisma per quest’anno, ma pur sempre una base di partenza della trattativa a un prezzo più basso».
«Si tratta di immobili di 220 località diverse proveniente per il 55% da Lombardia e Piemonte. Il valore medio dell’immobile scontato è di 268mila, superiore alla media di 250mila del valore degli immobili compravenduti riscontrata da Nomisma nel secondo semestre 2007 (per gli immobili acquistati con mutuo). Il picco massimo degli sconti (-47%) è stato raggiunto a Torino con un immobile che da una richiesta di 38mila euro è sceso a 20mila euro. Il valore degli immobili, che saranno online lunedì (i ‘saldi’ andranno avanti fino al 29 febbraio), va da 40mila a 4 milioni di euro».
Dunque: saldi di case in regioni «ricche» e assetate di tetto, Piemonte e Lombardia.
Tipici buoni appartamenti da 3-4 locali.
Lasciando perdere la super-offerta dell’immobile di Torino offerto col 47% di sconto (sarà un garage umido…), sembra conveniente.
Si può pensare che parecchi corrano a comprare con lo sconto di fine stagione.
Invece no.
Lo consiglia anche 24 Ore: «Lasciarsi ingolosire dall’offerta conviene davvero? Se si acquista con uno sconto del 10% oggi, in effetti, si corre il rischio che a fine anno il calo del mercato risulti analogo. Il rendimento dell’investimento da rivalutazione dell’immobile, in questo caso, sarebbe di fatto nullo. Insomma, chi può rimandare l’acquisto farebbe bene ad aspettare da qualche mese a fine anno per capire dove va davvero il mercato».
Dunque anche il giornale della Confindustria consiglia: aspettate a comprare casa, fra qualche mese i prezzi saranno ancora più bassi.
E’ il meccanismo psicologico che porta alla deflazione.
E presto coinvolgerà tutti gli acquisti che possono essere rimandati, con le conseguenze storiche della deflazione.
Presto offriranno sconti su auto, computer, elettrodomestici, iPod, telefonici ed altre carabattole elettroniche, poi scarpe e vestiario.
Non dite: bello, finalmente i prezzi calano!
Se potessimo mangiare computer e iPod sarebbe bello, ma mangiamo grano e carne e latte, che rincarano su scala mondiale, e vengono trasportati dal petrolio, che rincara e rincarerà per la domanda crescente dei nuovi consumatori-giganti, Cina e India.
Per le imprese, non sarà bello per niente.
Perché le imprese sono indebitate, e se non vendono non servono il debito con le banche.
Dapprima offriranno sconti; poiché la gente aspetta altri ribassi, i loro magazzini e piazzali si affolleranno di invenduto, e costeranno di più.
Arriva il punto in cui i profitti, limati, non bastano a pagare le rate dei fidi.
Cominceranno a fallire, con perdita di esportazioni, produzione, lavoro, profitti, disoccupazione crescente.
Per l’Italia, il processo sarà aggravato non primariamente - come in Gran Bretagna e in USA - dalle follie della finanza speculativa e dai consumatori stra-indebitati, ma dalla tassazione spoliatrice di Visco, peggiorata dalla truffa dell’IVA.
Lo Stato non paga i crediti IVA alle imprese, è noto.
Visco ha abolita la norma che consentiva di defalcare i crediti IVA compensandoli con altri contributi dovuti (altre tasse, contributi INPS, eccetera).
I piccoli imprenditori devono pagare l’IVA che non devono (e che non si sa se rivedranno mai restituita), e pagare anche le tasse e i balzelli più esosi d’Europa, mentre vendono meno e con profitti minori.
Aggrediti da tutti i lati, dallo Stato e dal mercato, soccomberanno presto.
La restituzione dell’IVA diventa cruciale per le piccole imprese, per quelle marginali: è il denaro liquido che serve loro per continuare ad operare.
Siccome Visco se lo trattiene, le imprese devono procurarsi denaro in banca, ad interessi che non scenderanno certo.
Visco dà il colpo di grazia ad un’economia reale che già arranca, sfiancata e meno produttiva delle altre europee.
Dunque ecco il futuro: avremo deflazione (prezzi calanti) per auto e iPod, di cui possiamo fare a meno, ma inflazione dei beni necessari ogni giorno, cibo, carburante, riscaldamento.
Naturalmente Visco dovrebbe accelerare almeno i rimborsi IVA.
Pensate lo farà?
Nemmeno per sogno.
Lui e l’altro complice Padoa Schioppa hanno appena ricevuto le lodi di Almunia, l’eurocretino: bravi, avete ridotto il debito pubblico all’1,3% del PIL.
Trichet, il governatore della Banca Centrale Europea, ha aggiunto: state solo attenti all’inflazione e ai prezzi.
Trichet si preoccupa dell’inflazione, mentre ci sono segni di delazione (in certi prezzi).
Anche la Federal Reserve di Chicago, nel 1929, si preoccupava dell’inflazione, mentre la deflazione era in pieno corso (2).
La FED rialzò i tassi d’interesse per due volte nel 1931.
Trichet sta facendo lo stesso.
Incompetenti, contabili e non economisti.
Ad Almunia non importa un fico che il «risanamento» sia stato ottenuto non con la riduzione della spesa pubblica corrente (anzi, aumentata quasi del 4%), né con la riduzione degli interessi sul debito (aumentati del 12,2%), bensì esclusivamente con l’ipertassazione: più 13% dalle imposte dirette (chi di voi ha guadagnato il 13% in più, l’anno scorso?), aggravio delle imposte indirette (più 4%), dei contributi sociali (più 5,8%, con pari aumento del costo del lavoro) e addirittura un aggravio del 40,6% delle imposte in conto capitale (praticamente raddoppiate: e sono imposte che intaccano non il reddito dei contribuenti ma il loro patrimonio o capitale, quindi la capacità di azione imprenditoriale).
Ad Almunia non interessa il trucco del mancato pagamento dell’IVA, vera truffa di Stato a danno dei cittadini.
E nemmeno l’altro trucco nei conti di Padoa Schioppa: le minori uscite sono dovute in grande parte al blocco degli «investimenti pubblici».
Lo Stato smette di spendere in infrastrutture pubbliche che servono all’economia, ma non smette di spendere per i suoi stipendi, auto blu ed aerei.
Anzi la spesa corrente sta per aumentare di nuovo perché pende il contratto del pubblico impiego: gli statali vogliono i loro 4-5 miliardi di euro di aumento complessivo, più il recupero dell’inflazione.
Lo vogliono da noi contribuenti che non abbiamo aumenti, e men che meno il recupero dell’inflazione.
Il «risanamento» lodato di Padoa Schioppa è dunque insostenibile nel tempo.
Quando gli statali avranno i loro aumenti, già non ci sarà più.
E i contribuenti dovranno pagare forse un 10 miliardi aggiuntivi.
Ce la faremo?
Alla fine, calerà anche l’introito tributario, per forza: i falliti non pagano tante tasse, e nemmeno i disoccupati.
E nemmeno i proprietari di case invendute pagano più le super-imposte sugli immobili, imposte in conto capitale, quelle che sono raddoppiate.
Come dice Tremonti: «E’ l’economia che determina i conti pubblici, non il contrario».
Visco e Padoa Schioppa credono giusto l’opposto, che i conti pubblici siano una variabile indipendente dall’economia, e che si possa «risanare» il debito pubblico a forza di tasse spoliatrici mentre i produttori smettono di produrre per la depressione mondiale.
Vedremo chi ha ragione.

fonte:tratto da M. Blondet

12 gennaio 2008

Perchè le banche hanno questo potere?


Anche senza essere economisti, si intuisce che la quantità di moneta necessaria ad una comunità sia quella che riflette i beni ed i servizi presenti sul mercato, più una quantità di denaro che permette alla comunità di fare investimenti che poi porteranno benessere a tutti.
Investimenti che riguardano la sfera della persona come la preparazione culturale (scuola),l’assistenza sanitaria, per passare poi alle infrastrutture (strade, ponti ecc.), ricerca e applicazione di nuove tecnologie e via dicendo.
Nelle comunità semplici dove si usava il baratto non era possibile fare tutta questa serie di investimenti semplicemente perché questi hanno la caratteristica di dare i loro frutti in un futuro mentre il baratto prevede solo lo scambio di beni già presenti. In questo tipo di comunità l’unico investimento possibile era il risparmio, ad esempio si toglieva una quota di semi di grano dal raccolto che permetteva la semina l’anno successivo e negli anni buoni si poteva pensare di scambiare la quota in surplus magari con un bue che sarebbe andato ad agevolare il lavoro dei campi.
Nel mondo moderno, con l’avvento della moneta, le comunità si sono potute evolvere in poco tempo grazie alla possibilità di anticipare la ricchezza futura attraverso l’indebitamento. Indebitarsi infatti non significa altro che materializzare guadagni futuri. Un artificio che consente alla comunità nel suo insieme di poter progredire molto più velocemente. Non ho sufficienti soldi per comprare quel macchinario che mi consentirà di aumentare la produzione? Mi faccio anticipare il guadagno che avrò da questo investimento e restituirò quanto mi è stato anticipato con l’incremento di lavoro. Lo stesso accade, o meglio dovrebbe accadere, allo Stato che dovendo costruire una strada si indebita con se stesso (la comunità) per materializzare le risorse per costruire quella strada che permetterà alla comunità di viaggiare meglio e fare scambi con maggiore facilità.
In questo quadro l’indebitamento assume una funzione di acceleratore dello sviluppo sociale. La banca quindi assume la funzione di “pompa” che rimette in circolo la ricchezza,moltiplicandola e svolge così un compito nobile, di cuore dell’intera comunità.
Così sarebbe se si limitasse ad anticipare ricchezza futura e per questo servizio chiedesse un giusto compenso, ma…
Eh sì anche qui c’è un “ma” e grosso come una casa: la banca non solo immette ricchezza futura (investimenti) che poi ritornerà alla comunità come incremento della ricchezza permanente, ma anticipa anche denaro che MAI si tradurrà in ricchezza reale e per questo, attraverso il debito impoverisce anziché arricchire. Anzi così facendo si impadronisce progressivamente di tutte le ricchezze attualmente disponibili.
Lo ritenete impossibile? Niente è impossibile se si può creare denaro e chiedere un interesse. Ora andiamo vedere come accade.

Abbiamo visto la funzione sociale che la banca assumerebbe se si limitasse a fare da cuore del sistema facendo circolare la ricchezza creando così altra ricchezza. Per questo prezioso servizio la banca è lecito che richieda un compenso, ma niente oltre a questo perché si limita a materializzare la ricchezza che verrà restituita da colui che metterà in opera l’investimento. Addirittura il solo fatto di esistere è una ricchezza per la comunità e per questo la persona dovrebbe ricevere quel tanto che gli permetta di vivere decorosamente e tutto questo sarebbe possibile senza togliere niente a nessuno, attualmente questo non è possibile semplicemente perché le istituzioni finanziarie hanno stravolto il loro ruolo all’interno della comunità, sia essa locale, nazionale o internazionale.
Le banche, infatti, oltre a farsi pagare il servizio, applicano anche un tasso di interesse. Il tasso di interesse non intacca la bontà dell’investimento se la ricchezza che riuscirò a produrre sarà superiore a quello che mi costa reperire le risorse. Il fatto è che la banca indebita anche per la vita normale dell’azienda (anticipo fatture, cassa ecc.) e anche per la vita quotidiana dell’individuo (auto, frigorifero, televisione ecc.) non solo investimenti che produrranno ricchezza, per questo a lungo andare il tasso di interesse impoverisce anziché arricchire.
Oltre a questo la banca non si limita a “pompare” nel sistema i depositi dei correntisti, cioè la ricchezza che viene risparmiata e che rimarrebbe inutilizzata, ma su questi crea denaro elettronico e magicamente anticipa quella ricchezza che dovrebbe essere creata. Anche qui non facciamo gli ortodossi e non la condanniamo per questo perché rientrerebbe comunque nella sua funzione sociale di anticipare una ricchezza che arriverà dall’investimento.
Il problema è che la banca ormai da molto tempo si è allontanata dalla sua funzione di aiuto e sostegno all’economia e ha utilizzato in modo “distorto” questa possibilità a tal punto che il sistema bancario può arrivare a prestare oltre 50 volte quello che i correntisti hanno depositato, annullando qualsiasi legame con l’economia reale.
Infatti la riserva obbligatoria delle banche oggi è al 2% ed in alcuni casi allo 0% e questo significa che il moltiplicatore bancario è (1/0,02-1) = 49; Tanto per capirci 100 euro depositati con i vari passaggi nel sistema possono “lievitare” fino a diventare 4.900, molto di più con riserva 0, semplicemente con un click del loro computer.
Potete trovare vari riferimenti nel gruppo di centrofondi dove si è svolta questa discussione, grazie a tutti coloro che hanno dato il loro contributo http://groups.google.com/group/centrofondi?hl=it
http://studimonetari.org/articoli/riservafrazionariaduepercento.html articolo di Marco Saba
http://www.centrofondi.it/articoli/credito_bancario_Munerotto.pdf studio di Federico Munerotto
http://www.centrofondi.it/articoli/Magia_Frazionaria.xls simulazione in excel di Davide911
Sui numeri e le percentuali della riserva obbligatoria consultare anche la Tav. 5 a pag. 11
http://www.bancaditalia.it/statistiche/indica/pimemo/pimemo08/pimemo08/suppl_01_08.pdf
Questo “scollamento” dall’economia reale ha creato dei potenti squilibri che oggi sono sotto gli occhi di tutti: l’indebitamento oltre ogni ragionevole limite
che si è impennato dopo gli anni ’90, che ha le caratteristiche tipiche della crescita
esponenziale degli interessi come abbiamo già avuto modo di esaminare nel report “A
quando la fine del paese dei balocchi” http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf e che si ritrova anche nelle famose curve di LaRouche www.movisol.org
In queste curve appare evidente come, al crescere del tempo, gli aggregati finanziari e monetari hanno un andamento esponenziale a danno dell’economia reale che invece decresce velocemente.
Episodi come la globalizzazione e lo sdoganamento della Cina hanno avuto l’unico scopo di procrastinare questo meccanismo perverso mascherando le reali condizioni del mondo economico.
Oltretutto dobbiamo pensare che il sistema bancario fruendo di leggi che gli impediscono di portare in bilancio la reale situazione (il denaro creato elettronicamente dal nulla) grazie agli accordi GAAP (Generally Accepted Accounting Principles), evade agli stati cifre esorbitanti, in Italia svariate centinaia di miliardi di euro, che da soli ridarebbero slancio alle economie in crisi. Ma non è ancora tutto. Dal 1998 con l’ultima riforma bancaria che porta il nome di Mario Draghi (vi ricorda qualcuno?) e fatta guarda caso con l’inasprirsi della curva del debito, le banche si sono tolte, con l’avallo dei politici, anche il divieto di entrare nei consigli di amministrazione delle società da loro finanziate, con il risultato che oggi oltre il 90% delle aziende sono governate e sono di fatto di proprietà dei gruppi bancari. E purtroppo la situazione si aggraverà ulteriormente quando si sentiranno gli effetti devastanti di Basilea2 che alzerà la riserva obbligatoria chiudendo repentinamente il rubinetto del credito con la conseguenza che moltissime aziende si ritroveranno nell’impossibilità di rientrare dalle linee di credito che gli erano state concesse a causa delle pessime condizioni dell’economia.
La situazione è molto critica e necessita da una parte dell’intervento della politica, quella sana, che imponga al sistema bancario una moratoria condonando almeno il 40% degli interessi dovuti, come chiede per i mutui l’economista Nino Galloni nel suo ultimo libro “Il grande mutuo” editori riuniti, liberando così risorse economiche indispensabili alla vita di un paese.
La politica poi dovrà farsi carico di far pagare le dovute tasse al sistema bancario, che poi si potrebbe anche accontentare della restituzione del capitale senza gli interessi visto che ha creato solo elettronicamente quel denaro. Riportare alla funzione sociale il mondo bancario è la priorità di questo periodo.
Nell’attesa che la politica faccia il suo dovere, ma visto l’andazzo della “casta” dovremo ricordarglielo noi, dobbiamo attivarci sganciandoci dal treno impazzito della globalizzazione, ritornando a risanare le economie locali, ricostruendo il mercato, oggi distrutto, alle nostre imprese e dando nuovo potere di acquisto alle famiglie attraverso l’adozione dei Buoni Locali http://www.centrofondi.it/report/scheda_BuoniLocali.pdf .
Altro sistema non c’è e il tempo ormai è scaduto quindi gambe in spalla e al lavoro che dobbiamo ricostruire di nuovo il nostro mondo!

Fonte: Centrofondi.it

10 gennaio 2008

Un miliardo di dollari per il TRADING?


Nonostante le varie crisi i mercati borsistici rilevano una elevata liquidità.
Le " mani forti" hanno in mano il mercato e lo muovono a loro piacimento. Il caso petrolio e oro troppo forte sono indici di situazione esplosiva. Ma sono veri questi indicatori o sono manipolati come PIL e debito?
Un caso emblematico lo ha scoperto la rete di Etleboro alla FED.


Dinanzi a noi si apre l'ennesimo canale virtuale finanziario, ma stavolta i soggetti coinvolti ricoprono un ruolo di importanza primaria sulla scena internazionale. Un cittadino di Singapore , Teo Hui Kiat, deposita presso la Federal Reserve dei titoli emessi dal Tesoro Americano dal valore nominale di oltre US$ 500.000.000, presenti sulla piazza finanziaria svizzera. Sulla base della documentazione che vi mostriamo la Federal Reserve prende in custodia i suddetti titoli, per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari, emettendo un "custodial safekeeping receipt" ( ricevuta di deposito ) , autenticato dalle firme del Governatore Bernard Bernanke e del Vice-Governatore Roger W. Ferguson. I titoli, oggetto dell'operazione, circolano al momento sulle piazze finanziarie svizzere, e sono utilizzati in programmi di trading.
Come noto, tutti i programmi di rating sono tassativamente vietati dagli organi internazionali, essendo operazioni che, movimentando grandi somme di denaro a fronte dell'emissione di un titolo virtuale - spesso inesigibile e infruttuoso - nascondono tentativi di speculazione e di riciclaggio. Allo stesso tempo, notiamo che la prassi dei controlli da parte delle Istituzioni è rigida e impenetrabile, proteggendo spesso il sistema vizioso Trader-Istituto di credito. La crisi subprime ha appunto dimostrato il fallimento del sistema di supervisione e di controllo delle Istituzioni governative sul sistema bancario e finanziario. Così il mancato intervento da parte dell'Istituto di vigilanza equivale ad una complicità, lasciando il sospetto che sia l'ente emittente stesso ad utilizzare il titolo per scopi estranei a quanto stabilito dai regolamenti del mercato e dalle leggi nazionali e internazionali.
Occorre infatti considerare che tali titoli di debito al portatore, denominati per cifre molto elevate, possono essere utilizzati - nonostante siano le società di Trading a reperirli e certificarne la validità - da parte di Banche, Fondazioni e Multinazionali per creare grandi fondi dal nulla, medianti i quali costituire assets, liquidità e tesorerie. Il tutto viaggiando sul limite della legalità consentita e al di sopra delle normali condizioni stabilite per le transazioni, anche se dall'ammontare irrisorio. Un paradosso che sfiora l'assurdo, considerando che proprio recentemente le misure di contrasto al riciclaggio e al finanziamento illecito sono state inasprite, in relazione alla necessità di controllare ed eliminare le fonti di finanziamento al terrorismo.

A rivelare l'illiceità dell'operazione dovrebbe essere la fonte emittente dei titoli stessi - facendo così ricorso alle liste dei titoli non validi esistenti sul mercato - oppure lo scopo della transazione: rappresentano questi i controlli che la Banca Centrale e o l'Istituto di credito dovrebbe effettuare per garantire sicurezza e trasparenza sul mercato. Qualora tuttavia, i controlli non vengano fatti e si venga a creare una rete tra i diversi attori che va a eliminare e nascondere le tracce, è ovvio che il cerchio si chiude e non esiste entità che può intervenire. È da tali meccanismi, chiusi e inavvicinabili dai Governi stessi, che scaturiscono le speculazioni su scala globale, la creazione del denaro e il finanziamento ai conflitti mondiali. Questo e nient'altro. Al di là della rete bancaria e finanziaria, circondata da una costellazione di società, non esiste altro canale per i cosiddetti terroristi o per i criminali: ogni operazione portata a termine accade perché è il sistema che lo permette, in quanto le regole all'interno cui muoversi sono prestabilite. Per tale motivo, possiamo affermare che la guerra finanziamento del terrorismo è la più grande bufala che i nostri politici abbiano inventato, per dimostrare il loro impegno nella lotta contro il crimine, contro le truffe o la corruzione. Da tempo però queste illusioni sono svanite, perché il sistema ha fallito, ha rivelato delle falle e tutti noi dobbiamo pagare ora per tali errori.