31 gennaio 2008

E, venne anche il giorno della sua-legge.


Se non fosse l’ingrato che è, il Cainano erigerebbe a sue spese un monumento equestre al centrosinistra, che per la seconda volta gli riconsegna il Paese esattamente come lui l’aveva lasciato. Almeno per i settori che gl’interessano, cioè la giustizia e l’informazione. Pareva brutto cambiare qualcosa, c’era il rischio di offenderlo. Ieri, per esempio, la giustizia ha dimostrato che, volendo, può essere rapida, fulminea: un quarto d’ora di udienza, cinque minuti di camera di consiglio, poi la sentenza del processo Sme-Ariosto bis per i falsi in bilancio Fininvest connessi alle mazzette pagate al giudice Squillante. “Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, nel senso che l’imputato l’ha depenalizzato.

Il processo era l’ultima coda del filone “toghe sporche” aperto dalla Procura di Milano nell’estate del 1995 in seguito alla testimonianza di Stefania Ariosto. E riguardava i falsi in bilancio contestati al Cavaliere, come titolare del gruppo Fininvest, per far uscire clandestinamente dalle casse delle società estere il denaro necessario a corrompere, o comunque a pagare, alcuni magistrati che stavano sul libro paga del Biscione. Inizialmente il processo Sme-Ariosto era uno solo e vedeva imputati per corruzione giudiziaria Berlusconi, i suoi avvocati Cesare Previti e Attilio Pacifico e i giudici Filippo Verde (per la presunta sentenza venduta sul caso Sme del 1988) e Renato Squillante (per una tangente di 434 mila dollari del 1991); in più Berlusconi rispondeva anche di falso in bilancio. Poi, nel febbraio 2002, il suo governo depenalizzò di fatto i reati contabili, fissando soglie di non punibilità così alte da sanare cifre stratosferiche di fondi neri. Su richiesta della Procura, il Tribunale stralciò il capitolo del falso in bilancio e ricorse contro la nuova legge dinanzi alla Corte di giustizia europea, che però lasciò ai giudici italiani la decisione se applicare la legge italiana o quella (più rigida e prevalente) comunitaria. Intanto, nel processo principale, Previti, Pacifico e Squillante se la cavano con la prescrizione, solo Verde viene assolto. E così Berlusconi, ma solo per insufficienza di prove.

Le accuse
Resta, ormai sul binario morto, il processo sul falso in bilancio che s’è chiuso ieri. Nel capo d’imputazione si legge che “Berlusconi Silvio, in concorso con gli altri amministratori e dirigenti delle spa Fininvest ed Istifi, in esecuzione di un unico disegno criminoso, quale presidente della spa Fininvest e azionista di riferimento dell’omonimo gruppo, fraudolentemente concorreva a esporre nei bilanci di esercizio delle precitate società, relativi agli anni 1986/’87, ‘88, ‘89, nonché nelle relazioni allegate ai bilanci e nelle altre comunicazioni sociali, notizie false e incomplete sulle condizioni economiche delle medesime: operando perché Istifi gestisse la tesoreria del gruppo in modo tale da non consentire l’attribuzione e la ricostruzione delle operazioni finanziarie finalizzate a creare provviste di contanti nonché l’effettivo impiego in operazioni riservate ed illecite ed anche per l’esecuzione dei pagamenti di cui ai capi precedenti (le presunte tangenti ai giudici Squillante e Verde, ndr); creando, attraverso operazioni eseguite presso la Fiduciaria Orefici di Milano, delle disponibilità extracontabili utilizzate per operazioni riservate e illecite nonché per eseguire i pagamenti di cui ai capo che precedono; cosí occultando, nelle diverse comunicazioni sociali, sia la creazione di disponibilità finanziarie, sia il loro impiego, sia l’esistenza di società correlate e di posizioni fiduciarie riferibili alle precitate società (nonché gli impegni per la loro capitalizzazione, i costi relativi e le plusvalenze realizzate)”. Indipendentemente dalla conclusione dei processi, i versamenti in nero della Fininvest sono documentali e incontestabili. I primi risalgono al 1988, poco dopo la sentenza di Cassazione che chiuse la causa civile sulla mancata cessione, nel 1985, della Sme dall’Iri di Prodi alla Buitoni di De Benedetti per l’azione di disturbo inscenata dal trio Berlusconi-Barilla-Ferrero (Iar) su ordine di Bettino Craxi. Il 2 maggio e il 26 luglio 1988, da un conto svizzero di Pietro Barilla, partono due bonifici: il primo di 750 milioni, il secondo di 1 miliardo di lire, entrambi diretti al conto Qasar Business aperto presso la Sbt di Bellinzona dall’avvocato Pacifico. I 750 milioni vengono ritirati in contanti da Pacifico, che li porta in Italia e – secondo l’accusa – ne consegnati una parte (200 milioni) brevi manu al giudice Verde, che nel 1986 ha sentenziato a favore della Iar (che però viene assolto: manca la prova dell’ ultimo passaggio). Il miliardo invece lascia tracce documentali fino al termine del suo percorso: il 29 luglio ’88 Pacifico ne bonifica 850 milioni al conto Mercier di Previti e 100 milioni al conto Rowena di Squillante, trattenendone solo 50 per sè. Perché tutto quel denaro targato Barilla-Berlusconi (soci nella Iar) approda – secondo i pm - sui conti di due magistrati e di due avvocati che l’imprenditore parmigiano non conosce e che non hanno mai lavorato per lui? Perché mai il socio di Berlusconi dovrebbe pagare un miliardo e 750 milioni a due avvocati di Berlusconi che neppure conosce e a un giudice di Roma, anch’egli a lui sconosciuto, se nella causa Sme fosse tutto regolare?

Il bonifico Orologio
C’è poi il versamento del 1991, sganciato dall’affare Sme, ma rientrante – per l’accusa – nello stipendio aggiuntivo che Squillante riceveva da Fininvest per la costante disponibilità al servizio del gruppo: lo attesta un’impressionante sequenza di contabili bancarie svizzere sul passaggio di 434.404 dollari (500 milioni di lire tondi tondi) dal conto Ferrido (All Iberian, cioè Fininvest) al conto Mercier (Previti) al conto Rowena (Squillante), il 5 marzo 1991. Due bonifici diretti, della stessa identica cifra, nel giro di un’ora e mezza, siglati con il riferimento cifrato “Orologio”. Previti, sulle prime, parla di un semplice errore della banca. Poi cambia piú volte versione. All Iberian è la tesoreria occulta del Biscione e bonifica decine di miliardi di lire sui conti svizzeri Polifemo e Ferrido, gestiti dal cassiere centrale Fininvest, Giuseppino Scabini. Da dove arrivano i soldi? Da tre diversi sistemi. Anzitutto dai bonifici della lussemburghese Silvio Berlusconi Finanziaria. Poi, dall’aprile 1991, dal contante versato dalla Diba Cambi di Lugano: il denaro proveniva da due diverse operazioni effettuate grazie alla Fiduciaria Orefici di Milano. La prima è l’operazione «Bica-Rovares», condotta dal gruppo Berlusconi con l’immobiliarista Renato Della Valle, che frutta una ventina di miliardi; la seconda è strettamente legata al «mandato 500»: un mandato personale del Cavaliere aperto presso la Fiduciaria Orefici e utilizzato per acquistare 91 miliardi in Cct. I titoli di Stato vengono poi monetizzati a San Marino e il contante viene consegnato a Milano 2 a Scabini. Parte di questi soldi (18 miliardi circa) finiscono sui conti esteri del gruppo. A portarli in Svizzera provvede lo spallone Alfredo Bossert, che li consegna alla Diba Cambi di Lugano. Insomma, i conti esteri di All Iberian dai quali partono i versamenti ai giudici (ma anche 23 miliardi a Craxi) sono alimentati da denaro della Fininvest e –come ammettono i suoi stessi difensori - «dal patrimonio personale di Silvio Berlusconi». E allora come può il Cavaliere non saperne nulla?

Una partita craxian-berlusconiana
La provvista del bonifico “Orologio” All Iberian-Previti-Squillante proviene da un altro conto del gruppo: il Polifemo, sempre gestito da Scabini. Il 1° marzo 1991, un venerdí, Polifemo riceve da Diba Cambi un accredito di 316.800.000 lire. Il denaro è giunto in Svizzera in contanti quattro giorni prima, il 26 febbraio, direttamente da palazzo Donatello a Milano 2 (sede Fininvest), trasportato dagli uomini di Bossert (la somma non fa parte della provvista creata col «mandato 500», che sarà operativo solo dal luglio 1991). Il lunedí successivo, 4 marzo, quei 316 e rotti milioni permettono a Polifemo di disporre il bonifico di 434.404 dollari a Ferrido (sempre All Iberian), dando cosí il via alla trafila che, attraverso Previti, approda al conto di destinazione finale: Squillante. Insomma, Polifemo gira 2 miliardi a Previti e (tra febbraio e marzo ’91) 10 miliardi a Craxi. Nello stesso periodo Previti riceve un’altra provvista (2,7 miliardi) che utilizza in parte per girare a Pacifico i soldi necessari (425 milioni) a comprare la sentenza del giudice Vittorio Metta che annulla il lodo Mondadori e regala la casa editrice a Berlusconi: un altro affare che sta molto a cuore a Craxi. Nella primavera ’91 dunque Berlusconi completa l’occupazione dei media e paga il politico, gli avvocati e i giudici che l’hanno aiutato. La sequenza temporale ricostruita dall’accusa è impressionante. Il 14 febbraio ’91 Previti versa 425 milioni al giudice Metta tramite Pacifico. Il 6 marzo ’91 bonifica 500 milioni a Squillante. Il 16 aprile ’91, ancora tramite Pacifico, dirotta 500 milioni sul conto «Master 811» di Verde (poi assolto). Sempre con fondi Fininvest.

Non potendo negare i versamenti plurimiliardari a Previti in barba al fisco, Berlusconi li spiega cosí: «Normalissime parcelle professionali”. Ma non esiste una sola fattura che le dimostri. E d’altronde: se quei soldi – come dice la difesa berlusconiana – erano «patrimonio personale di Berlusconi», che c’entrano con le parcelle? Berlusconi pagava le parcelle agli avvocati del gruppo di tasca propria? Assurdo. Ultima perla. Dice Berlusconi che «da uno di quei conti vengono effettuati da Fininvest una serie di acconti ai vari studi legali del gruppo, fra cui lo studio Previti». Ma altri studi non ne risultano: Polifemo finanzia solo l’avvocato Previti e poi Craxi. Anche Craxi era un legale del gruppo Fininvest? Beh, in un certo senso…
"I fatti non sono più previsti dalla legge come reato". Con questa formula i giudici della I sezione penale del Tribunale di Milano hanno prosciolto Silvio Berlusconi dall'accusa di falso in bilancio nell'ultimo stralcio di procedimento nato con il caso-Sme. Gli episodi contestati all'ex premier, infatti, risalivano alla fine degli anni Ottanta. All'inizio dell'udienza, durata meno di un quarto d'ora, l'accusa aveva chiesto la prescrizione, mentre la difesa aveva sollecitato i giudici ad un verdetto di proscioglimento perché i fatti non costituiscono più reato. Era stato, infatti, proprio durante il governo Berlusconi che il falso in bilancio era stato derubricato. Una interpretazione, quest'ultima, che è stata accolta dai giudici. I fatti contestati all'ex premier risalivano al periodo che va dal 1986 al 1989, e, quindi, sarebbe comunque state coperti dalla prescrizione. I giudici, come detto, hanno però deciso di prosciogliere Berlusconi perché il fatto non è più previsto come reato, invece che dichiarare la prescrizione, come richiesto dal pm Ilda Boccassini. Il procedimento in cui Berlusconi era imputato di falso in bilancio era stato stralciato dal troncone principale del processo Sme, in quanto i giudici avevano investito la Corte europea affinché valutasse la congruità della normativa italiana sul falso in bilancio con le direttive comunitarie. La Corte europea aveva deciso però di non entrare nel merito delle leggi in vigore nei singoli Paesi. "Dopo sei anni è stata pronunciata una sentenza che il Tribunale e la Procura avevano cercato in ogni modo di evitare rivolgendosi addirittura alla Corte di Giustizia europea", ha commentato l'avvocato Nicolò Ghedini, difensore insieme al collega Gaetano Pecorella di Silvio Berlusconi. La legge che depenalizza il falso in bilancio è stata una delle prime cosiddette "leggi ad personam" approvate dal passato governo Berlusconi. Il provvedimento è diventato infatti operativo già dal gennaio 2002 grazie a un decreto varato a tempo di record dall'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli. "Le fattispecie di minore gravità del falso in bilancio - spiegava il Guardasigilli - sono state depenalizzate e saranno punite con sanzioni amministrative in linea con l'attuale tendenza a limitare ai casi realmente gravi l'intervento penale". Lo scorso ottobre la Casazione aveva chiuso definitivamente un altro troncone del procedimento Sme a carico di Silvio Berlusconi assolvendolo dalle accuse di corruzione nell'intricata vicenda della vendita del comparto agro-alimentare dell'Iri alla Cir, la finanziaria di Carlo De Benedetti. La posizione del leader di Forza Italia era stata stralciata da quella degli altri sei imputati, compresi il senatore Cesare Previti e il giudice Squillante, in seguito all'approvazione del "Lodo Schifani", un'altra delle cosiddette "leggi ad personam" (successivamente dichiarata incostituzionale) che introduceva l'immunità per le cinque più alte cariche dello Stato.

MILANO - Silvio Berlusconi è stato assolto nel processo stralcio per la vicenda Sme. Il pm Ilda Boccassini aveva chiesto che fosse dichiarata la prescrizione per il reato di falso in bilancio relativo alle attività della Fininvest negli anni 1986-1989 di cui era accusato l'ex premier. I suoi
difensori, Nicolò Ghedini e Gaetano Pecorella, aveva invece chiesto l´assoluzione perché il fatto non è più rubricato come reato, dopo la modifica della normativa sul falso in bilancio nell´aprile 2002.
SENTENZA-LAMPO - La sentenza di assoluzione è stata letta dopo 5 minuti di camera di consiglio dai giudici della prima sezione penale presieduti da Antonella Bertoja. Il tribunale ha pronunciato il non doversi procedere perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, accogliendo così la richiesta della difesa di Berlusconi. Complessivamente l'udienza è durata circa un quarto d'ora.
STRALCIATO - Il capitolo Sme in questione era stato separato dal troncone principale - in cui Berlusconi è stato assolto dall'accusa di corruzione in atti giudiziari - perché i giudici si erano rivolti alla Corte europea per chiedere di valutare la corrispondenza tra la normativa italiana e le direttive comunitarie. A ottobre la Cassazione ha confermato l'assoluzione per Berlusconi, dopo che il 27 aprile l'ex premier era stato assolto con formula piena dalla Corte di Appello di Milano.
«IN RITARDO» - «Una sentenza che arriva in ritardo di sei anni, alla fine di un processo che la Procura e il Tribunale di Milano avevano fatto di tutto per evitare rivolgendosi addirittura alla Corte di giustizia europea - commenta l'avvocato Ghedini -. I giudici europei e la Corte Costituzionale avevano detto che la modifica di legge dell´aprile del 2002 era corretta e rispondente alle direttive comunitarie per cui a Milano sono stati costretti, sia pure in ritardo, a celebrare un processo scomodo che è finito come doveva finire».
RUSSO SPENA - «L´assoluzione di Berlusconi dall´accusa di falso in bilancio era scontata: la legge che abolisce il reato se l´era fatta, come molte altre, su misura». Parole di Giovanni Russo Spena, capogruppo di Prc al Senato. «Il governo di centrosinistra - aggiunge - stava reintroducendo il reato di falso in bilancio con il decreto sicurezza, il mondo giuridico e gli imprenditori onesti infatti chiedevano proprio questo ed è ovvio che, se Berlusconi vince le
elezioni, falsificare i bilanci delle aziende diventerà uno sport nazionale».

Marco Travaglio

29 gennaio 2008

Iperinflazione


Mentre tutte le banche si affannano ad iniettare liquidità al sistema finanziario si assiste al declino della carta moneta o titoli spazzatura.
La Storia si ripete, una storia già vissuta nel periodo passato.


I febbrili sforzi per salvare il sistema finanziario internazionale, come la psicotica riduzione del 0.75% del tasso di sconto della Riserva Federale e il piano di “stimolo” di Bush/Paulson, non soltanto sono inutili e inefficienti, ma causeranno un ritorno di fiamma spettacolare. Questo è, nella sostanza, il monito dell’economista e statista americano Lyndon H. LaRouche Jr.: il sistema finanziario è ormai defunto. Qualunque tentativo di salvare il valore fittizio dei milioni di miliardi di dollari circolanti in forma di titoli finanziarii, è destinato a fallire: anzi, qualunque nazione che fosse sufficientemente folle da farsi tentare da una simile ricetta, sarebbe distrutta.

Il sistema finanziario globale, inclusi gli Stati Uniti e l'Europa, entra in un periodo comparabile a quello della Germania di Weimar nell’autunno 1923. Se i danni dell’iperinflazione di allora rimasero in larga misura circoscritti alla Germania stessa, quelli derivanti dal crac odierno sono e saranno globali. Nessun sistema nazionale potrà sopravvivere ai suoi effetti; forse, entro l’anno appena cominciato le nazioni stesse si disferanno.

Il Trattato di Versailles, ratificato alla fine della prima guerra mondiale, prevedeva delle riparazioni di guerra così ingenti, da renderne impossibile il pagamento da parte della Germania sconfitta: l’intenzione era precisamente quella di impedirle di funzionare. Cercando di onorare i suoi impegni, la Germania cominciò a stampare moneta, finanziando così i suoi assegni di riparazione e le necessità della sua economia al grande costo dell’instabilità del marco. Lo stimolo monetario inasprì la situazioni a livelli talmente inauditi che fu coniato apposta il termine “iperinflazione”, per individuarne l’orrore.

Mentre l’economia tedesca crollava, il governo rispose con la stampa di ulteriore moneta a mo’ di stimolo: il valore del Reichsmark cominciò così a precipitare. Durante il periodo 1913-1915 esso si era attestato intorno al valore di 4 marchi per un dollaro, raggiungendo il rapporto di circa sei marchi per dollaro nel periodo 1917-1918. La situazione cominciò a peggiorare poco dopo: i 20 Reichsmark per dollaro del 1919 divennero 62 Reichsmark nel 1920, quindi 105 Reichsmark nel 1921. Alla fine si raggiunse il fondo, con 1886 Reichsmark nel 1922 e un incredibile cambio di 535 miliardi di Reichsmark per lo stesso dollaro, nel 1923. Durante lo stesso periodo l’indice del costo della vita subì un passaggio dal livello di 100 del 1912, al livello di 1019 del 1920, fino al mostruoso livello di 657 miliardi del 23 novembre 1923. Questi sono i dati dell’Istituto di Statistica della Germania.

Come abbiamo detto, è il mondo intero, oggi, a conoscere un collasso iperinflattivo sullo stile della Germania di Weimar. Molte, e simili, ne sono le ragioni. Le azioni della Riserva Federale e della Banca Centrale Europea, così come di altre banche centrali e degli stessi governi; la loro determinazione a cercare di stimolare il morto (il sistema finanziario, appunto), sperando nella sua risurrezione; il loro cieco rifiuto di riconoscere la verità; tutto questo contribuisce a mettere in scena una vera e propria tragedia classica. Bloccati dalla paura, questi moderni Amleto stanno preferendo la distruzione di tutto ciò che hanno di più caro, piuttosto che abbandonare la malriposta fede nelle fallimentari politiche monetarie.

Le nazioni d’Europa, macinate dagli accordi di Maastricht anti-sovranità, hanno rinunciato al loro potere di reagire alla crisi. Questo significa che il peso ricade sugli Stati Uniti, in accordo con i poteri e le responsabilità previsti dalla loro Costituzione: essi devono non soltanto restituirsi a sé stessi, ma salvare il mondo intero. Piuttosto che continuare la strada dei folli tentativi di stimolazione del cadavere, il governo degli Stati Uniti d’America deve usare i suoi poteri sovrani per sottoporre il suo intero sistema finanziario ad una procedura di riorganizzazione fallimentare, stabilendo un precedente e un contesto per le azioni equivalenti che le altri nazioni vorranno intraprendere. Il passo cruciale da compiere innanzitutto, è l’approvazione del disegno di legge di LaRouche in protezione dei proprietari di casa e delle banche (preso in considerazione da un numero crescente di consigli comunali e di assemblee legislative statali), per erigere una muraglia di protezione degli aspetti essenziali delle infrastrutture economiche di base e della popolazione stessa, in modo da mantenere l’economia fisica in grado di funzionare, una volta evitati i danni causati dal crollo finanziario.
Fonte :Movisol

27 gennaio 2008

Prigionieri del MOSTRO/DEBITO


Il bravo Pierluigi Paoletti affronta la questione crisi italiana e globale guardando solo i numeri. Un mostro che cresce in modo spaventoso, con la delicatezza, di un elefante in un negozio di swarovski.

Il debito è stata la molla con la quale si è scelto di far crescere il mondo occidentale.
Attraverso la necessità di restituire più di quanto si è ricevuto in prestito le persone, le imprese hanno ricevuto lo stimolo per fare sempre di più, ingegnandosi per mettere a frutto i propri investimenti. Questo artificio, almeno nel dopoguerra, ha messo in moto la ricostruzione ed ha premiato chiunque abbia intrapreso un’attività imprenditoriale, ma anche i lavoratori dipendenti sono stati promossi dal sistema a “consumatori” http://www.centrofondi.it/articoli/commercio_anima.htm e quindi hanno visto il proprio reddito
aumentare e di conseguenza anche il loro tenore di vita.
Il debito nel dopoguerra è stato un poderoso stimolo all’economia drenando il denaro e mettendo in moto quel meccanismo virtuoso di crescita economica.
Il perché è intuitivo, dopo una guerra ci sono tantissime cose da (ri)costruire, mercati
vergini da sviluppare, portare una classe operaia e impiegatizia a consumare in modo da alimentare e rendere duraturo e stabile l’intero meccanismo ecc.
In una situazione del genere il debito viene assorbito benissimo anche se gli enormi proventi da questo generati entrano in tasche private, leggi banche.
In quegli anni un dollaro di debito generava oltre 4 dollari e questo è accaduto, ovviamente con alti e bassi, fino agli anni ’80 -’90.
La questione si è complicata quando il debito ha iniziato l’ascesa esponenziale che ha
portato il livello di indebitamento ai livelli attuali erodendo enormi fette di reddito
necessarie per il normale ed equilibrato andamento della vita economica, come abbiamo avuto modo di vedere nell’ultimo report sulla funzione sociale delle banche.
Nella situazione in cui siamo, un dollaro di debito non produce più niente e ci si deveindebitare anche per vivere e questo non è più sostenibile. Uno studio pubblicato ieri della Confcommercio ha evidenziato come gli stipendi siano rimasti ai livelli del 1992, mentre iprezzi sappiamo che sono praticamente raddoppiati e quindi il potere di acquisto dimezzato.
Come si può uscire da questo incubo in cui la fine è annunciata? Adottando l’unica possibile soluzione ovvero una moratoria dei debiti o addirittura un azzeramento dell’intero debito.
Conoscendo i meccanismi di creazione del denaro e sapendo come quei debiti sianoillegittimi, noi propendiamo ovviamente per la seconda ipotesi.
Non esiste altra soluzione.
E non è che gli antichi non conoscessero i danni e la pericolosità del meccanismo degli interessi composti, infatti nella più famosa preghiera cristiana, il Padre Nostro, si recita: dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e appare così chiara la funzione del Giubileo che azzerava ogni 50 anni idebiti, spirituali e materiali (oggi solo quelli spirituali).
Ma anche l’anno Sabbatico, ogni 7 anni, del popolo ebraico ha la stessa funzione pratica e non è un caso che l’Islam abbia messo al bando l’usura e la pratica di richiedere interessi.
Pio XI nel 1931 nella Quadragesimo Anno scrisse: «E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione di ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di unadispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene poi più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugnoil danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso,
di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare. (…) Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò… non meno funesto ed esecrabile,
l'imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene» (numero 105- 106 - 109).
Adesso però il Moloch che è stato creato, vive di vita propria e sta dando i suoi colpi
violenti che una classe dirigente impotente, ignora.
Classe politica IMPOTENTE perché grazie ad i vari passaggi giuridici, trattato di Maastricht, riforma costituzionale ed altre piccolezze del genere, ha messo nelle mani di organi sovranazionali imposti e non eletti da nessuno, come la commissione europea, il
WTO, il FMI, la Banca Mondiale, la BCE, La Banca dei Regolamenti ecc., è assolutamente impotente e non può altro che spartirsi le ricchezze di uno stato, ma consoliamoci che in tutto il mondo ormai allo sfascio,accade la stessa cosa.
Nuove elezioni quindi non potranno fare assolutamente NIENTE se non far continuare il banchetto agli avvoltoi che si spartiscono la carcassa. E qui destra sinistra e centro sono allo
stesso modo complici e colpevoli di questo stato di cose.
In questo momento il Moloch sta tirando colpi che mettono in ginocchio ogni tipo di potere che ha permesso di arrivare a questo punto, sia esso politico, economico o addirittura religioso.
In pratica il mostro sta seguendo la strada della creatura creata dallo scienziato Victor
Frankenstein (Bankestein per Marco Saba) che si vendica contro chi lo ha generato.
Oggi il potere nel suo insieme non ha alternative e se non prenderà in considerazione un suo ravvedimento sarà vittima della propria ingordigia.
Il ravvedimento, è bene precisare che richiede molta intelligenza e sinceramente è una qualità che oggi è scomparsa letteralmente chi ha una qualche responsabilità di governo, Prodi, Fini, Veltroni, Padoa Schioppa, Berlusconi, Bondi, Dini, Draghi, Trichet, Bernanke, Bush, Hilary Clinton&C, Sarkozy ecc. al massimo possono fare gli interpreti principali di un varietà o i pagliacci di un circo.
E allora, cari amici, solo noi abbiamo la possibilità di venire fuori da questa palude di sabbie mobili, rendendoci conto che nelle nostre mani è il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.
Bisogna mettere da parte la stanchezza ed il pessimismo di vivere e farci restituire il potere che ci appartiene di decidere le nostre sorti.
Nessun altro potrà fare questo lavoro al posto nostro e quindi, come oramai facciamo damolto tempo, incoraggiamo a rimboccarci le maniche e attuare quel cambiamento che le istituzioni ci negano. Il futuro è quello che riusciamo a costruirci da ora in poi mettendoci a costruire insieme una rete di rapporti e collaborazioni che a grandi passi ci indicheranno la strada da seguire. Se vi fa piacere saperlo molti lo stanno già facendo e vi invitiamo a vedere domani rai due dalle 11.00 in poi dove saremo con i ragazzi di Napoli ad illustrare il nostro progetto sui Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina).
La FED intanto inietta morfina al malato terminale abbassando i tassi in modo preoccupante che fa intravedere la pericolosità della situazione. Alla Fed si contrappone una BCE cheminacciando di aumentare i tassi, farebbe sbellicare dal ridere se avessimo ancora la forza dell’ironia. La realtà è che la bce cerca di agevolare in tutti i modi l’operazione recupero americana per dargli slancio per le elezioni.

31 gennaio 2008

E, venne anche il giorno della sua-legge.


Se non fosse l’ingrato che è, il Cainano erigerebbe a sue spese un monumento equestre al centrosinistra, che per la seconda volta gli riconsegna il Paese esattamente come lui l’aveva lasciato. Almeno per i settori che gl’interessano, cioè la giustizia e l’informazione. Pareva brutto cambiare qualcosa, c’era il rischio di offenderlo. Ieri, per esempio, la giustizia ha dimostrato che, volendo, può essere rapida, fulminea: un quarto d’ora di udienza, cinque minuti di camera di consiglio, poi la sentenza del processo Sme-Ariosto bis per i falsi in bilancio Fininvest connessi alle mazzette pagate al giudice Squillante. “Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, nel senso che l’imputato l’ha depenalizzato.

Il processo era l’ultima coda del filone “toghe sporche” aperto dalla Procura di Milano nell’estate del 1995 in seguito alla testimonianza di Stefania Ariosto. E riguardava i falsi in bilancio contestati al Cavaliere, come titolare del gruppo Fininvest, per far uscire clandestinamente dalle casse delle società estere il denaro necessario a corrompere, o comunque a pagare, alcuni magistrati che stavano sul libro paga del Biscione. Inizialmente il processo Sme-Ariosto era uno solo e vedeva imputati per corruzione giudiziaria Berlusconi, i suoi avvocati Cesare Previti e Attilio Pacifico e i giudici Filippo Verde (per la presunta sentenza venduta sul caso Sme del 1988) e Renato Squillante (per una tangente di 434 mila dollari del 1991); in più Berlusconi rispondeva anche di falso in bilancio. Poi, nel febbraio 2002, il suo governo depenalizzò di fatto i reati contabili, fissando soglie di non punibilità così alte da sanare cifre stratosferiche di fondi neri. Su richiesta della Procura, il Tribunale stralciò il capitolo del falso in bilancio e ricorse contro la nuova legge dinanzi alla Corte di giustizia europea, che però lasciò ai giudici italiani la decisione se applicare la legge italiana o quella (più rigida e prevalente) comunitaria. Intanto, nel processo principale, Previti, Pacifico e Squillante se la cavano con la prescrizione, solo Verde viene assolto. E così Berlusconi, ma solo per insufficienza di prove.

Le accuse
Resta, ormai sul binario morto, il processo sul falso in bilancio che s’è chiuso ieri. Nel capo d’imputazione si legge che “Berlusconi Silvio, in concorso con gli altri amministratori e dirigenti delle spa Fininvest ed Istifi, in esecuzione di un unico disegno criminoso, quale presidente della spa Fininvest e azionista di riferimento dell’omonimo gruppo, fraudolentemente concorreva a esporre nei bilanci di esercizio delle precitate società, relativi agli anni 1986/’87, ‘88, ‘89, nonché nelle relazioni allegate ai bilanci e nelle altre comunicazioni sociali, notizie false e incomplete sulle condizioni economiche delle medesime: operando perché Istifi gestisse la tesoreria del gruppo in modo tale da non consentire l’attribuzione e la ricostruzione delle operazioni finanziarie finalizzate a creare provviste di contanti nonché l’effettivo impiego in operazioni riservate ed illecite ed anche per l’esecuzione dei pagamenti di cui ai capi precedenti (le presunte tangenti ai giudici Squillante e Verde, ndr); creando, attraverso operazioni eseguite presso la Fiduciaria Orefici di Milano, delle disponibilità extracontabili utilizzate per operazioni riservate e illecite nonché per eseguire i pagamenti di cui ai capo che precedono; cosí occultando, nelle diverse comunicazioni sociali, sia la creazione di disponibilità finanziarie, sia il loro impiego, sia l’esistenza di società correlate e di posizioni fiduciarie riferibili alle precitate società (nonché gli impegni per la loro capitalizzazione, i costi relativi e le plusvalenze realizzate)”. Indipendentemente dalla conclusione dei processi, i versamenti in nero della Fininvest sono documentali e incontestabili. I primi risalgono al 1988, poco dopo la sentenza di Cassazione che chiuse la causa civile sulla mancata cessione, nel 1985, della Sme dall’Iri di Prodi alla Buitoni di De Benedetti per l’azione di disturbo inscenata dal trio Berlusconi-Barilla-Ferrero (Iar) su ordine di Bettino Craxi. Il 2 maggio e il 26 luglio 1988, da un conto svizzero di Pietro Barilla, partono due bonifici: il primo di 750 milioni, il secondo di 1 miliardo di lire, entrambi diretti al conto Qasar Business aperto presso la Sbt di Bellinzona dall’avvocato Pacifico. I 750 milioni vengono ritirati in contanti da Pacifico, che li porta in Italia e – secondo l’accusa – ne consegnati una parte (200 milioni) brevi manu al giudice Verde, che nel 1986 ha sentenziato a favore della Iar (che però viene assolto: manca la prova dell’ ultimo passaggio). Il miliardo invece lascia tracce documentali fino al termine del suo percorso: il 29 luglio ’88 Pacifico ne bonifica 850 milioni al conto Mercier di Previti e 100 milioni al conto Rowena di Squillante, trattenendone solo 50 per sè. Perché tutto quel denaro targato Barilla-Berlusconi (soci nella Iar) approda – secondo i pm - sui conti di due magistrati e di due avvocati che l’imprenditore parmigiano non conosce e che non hanno mai lavorato per lui? Perché mai il socio di Berlusconi dovrebbe pagare un miliardo e 750 milioni a due avvocati di Berlusconi che neppure conosce e a un giudice di Roma, anch’egli a lui sconosciuto, se nella causa Sme fosse tutto regolare?

Il bonifico Orologio
C’è poi il versamento del 1991, sganciato dall’affare Sme, ma rientrante – per l’accusa – nello stipendio aggiuntivo che Squillante riceveva da Fininvest per la costante disponibilità al servizio del gruppo: lo attesta un’impressionante sequenza di contabili bancarie svizzere sul passaggio di 434.404 dollari (500 milioni di lire tondi tondi) dal conto Ferrido (All Iberian, cioè Fininvest) al conto Mercier (Previti) al conto Rowena (Squillante), il 5 marzo 1991. Due bonifici diretti, della stessa identica cifra, nel giro di un’ora e mezza, siglati con il riferimento cifrato “Orologio”. Previti, sulle prime, parla di un semplice errore della banca. Poi cambia piú volte versione. All Iberian è la tesoreria occulta del Biscione e bonifica decine di miliardi di lire sui conti svizzeri Polifemo e Ferrido, gestiti dal cassiere centrale Fininvest, Giuseppino Scabini. Da dove arrivano i soldi? Da tre diversi sistemi. Anzitutto dai bonifici della lussemburghese Silvio Berlusconi Finanziaria. Poi, dall’aprile 1991, dal contante versato dalla Diba Cambi di Lugano: il denaro proveniva da due diverse operazioni effettuate grazie alla Fiduciaria Orefici di Milano. La prima è l’operazione «Bica-Rovares», condotta dal gruppo Berlusconi con l’immobiliarista Renato Della Valle, che frutta una ventina di miliardi; la seconda è strettamente legata al «mandato 500»: un mandato personale del Cavaliere aperto presso la Fiduciaria Orefici e utilizzato per acquistare 91 miliardi in Cct. I titoli di Stato vengono poi monetizzati a San Marino e il contante viene consegnato a Milano 2 a Scabini. Parte di questi soldi (18 miliardi circa) finiscono sui conti esteri del gruppo. A portarli in Svizzera provvede lo spallone Alfredo Bossert, che li consegna alla Diba Cambi di Lugano. Insomma, i conti esteri di All Iberian dai quali partono i versamenti ai giudici (ma anche 23 miliardi a Craxi) sono alimentati da denaro della Fininvest e –come ammettono i suoi stessi difensori - «dal patrimonio personale di Silvio Berlusconi». E allora come può il Cavaliere non saperne nulla?

Una partita craxian-berlusconiana
La provvista del bonifico “Orologio” All Iberian-Previti-Squillante proviene da un altro conto del gruppo: il Polifemo, sempre gestito da Scabini. Il 1° marzo 1991, un venerdí, Polifemo riceve da Diba Cambi un accredito di 316.800.000 lire. Il denaro è giunto in Svizzera in contanti quattro giorni prima, il 26 febbraio, direttamente da palazzo Donatello a Milano 2 (sede Fininvest), trasportato dagli uomini di Bossert (la somma non fa parte della provvista creata col «mandato 500», che sarà operativo solo dal luglio 1991). Il lunedí successivo, 4 marzo, quei 316 e rotti milioni permettono a Polifemo di disporre il bonifico di 434.404 dollari a Ferrido (sempre All Iberian), dando cosí il via alla trafila che, attraverso Previti, approda al conto di destinazione finale: Squillante. Insomma, Polifemo gira 2 miliardi a Previti e (tra febbraio e marzo ’91) 10 miliardi a Craxi. Nello stesso periodo Previti riceve un’altra provvista (2,7 miliardi) che utilizza in parte per girare a Pacifico i soldi necessari (425 milioni) a comprare la sentenza del giudice Vittorio Metta che annulla il lodo Mondadori e regala la casa editrice a Berlusconi: un altro affare che sta molto a cuore a Craxi. Nella primavera ’91 dunque Berlusconi completa l’occupazione dei media e paga il politico, gli avvocati e i giudici che l’hanno aiutato. La sequenza temporale ricostruita dall’accusa è impressionante. Il 14 febbraio ’91 Previti versa 425 milioni al giudice Metta tramite Pacifico. Il 6 marzo ’91 bonifica 500 milioni a Squillante. Il 16 aprile ’91, ancora tramite Pacifico, dirotta 500 milioni sul conto «Master 811» di Verde (poi assolto). Sempre con fondi Fininvest.

Non potendo negare i versamenti plurimiliardari a Previti in barba al fisco, Berlusconi li spiega cosí: «Normalissime parcelle professionali”. Ma non esiste una sola fattura che le dimostri. E d’altronde: se quei soldi – come dice la difesa berlusconiana – erano «patrimonio personale di Berlusconi», che c’entrano con le parcelle? Berlusconi pagava le parcelle agli avvocati del gruppo di tasca propria? Assurdo. Ultima perla. Dice Berlusconi che «da uno di quei conti vengono effettuati da Fininvest una serie di acconti ai vari studi legali del gruppo, fra cui lo studio Previti». Ma altri studi non ne risultano: Polifemo finanzia solo l’avvocato Previti e poi Craxi. Anche Craxi era un legale del gruppo Fininvest? Beh, in un certo senso…
"I fatti non sono più previsti dalla legge come reato". Con questa formula i giudici della I sezione penale del Tribunale di Milano hanno prosciolto Silvio Berlusconi dall'accusa di falso in bilancio nell'ultimo stralcio di procedimento nato con il caso-Sme. Gli episodi contestati all'ex premier, infatti, risalivano alla fine degli anni Ottanta. All'inizio dell'udienza, durata meno di un quarto d'ora, l'accusa aveva chiesto la prescrizione, mentre la difesa aveva sollecitato i giudici ad un verdetto di proscioglimento perché i fatti non costituiscono più reato. Era stato, infatti, proprio durante il governo Berlusconi che il falso in bilancio era stato derubricato. Una interpretazione, quest'ultima, che è stata accolta dai giudici. I fatti contestati all'ex premier risalivano al periodo che va dal 1986 al 1989, e, quindi, sarebbe comunque state coperti dalla prescrizione. I giudici, come detto, hanno però deciso di prosciogliere Berlusconi perché il fatto non è più previsto come reato, invece che dichiarare la prescrizione, come richiesto dal pm Ilda Boccassini. Il procedimento in cui Berlusconi era imputato di falso in bilancio era stato stralciato dal troncone principale del processo Sme, in quanto i giudici avevano investito la Corte europea affinché valutasse la congruità della normativa italiana sul falso in bilancio con le direttive comunitarie. La Corte europea aveva deciso però di non entrare nel merito delle leggi in vigore nei singoli Paesi. "Dopo sei anni è stata pronunciata una sentenza che il Tribunale e la Procura avevano cercato in ogni modo di evitare rivolgendosi addirittura alla Corte di Giustizia europea", ha commentato l'avvocato Nicolò Ghedini, difensore insieme al collega Gaetano Pecorella di Silvio Berlusconi. La legge che depenalizza il falso in bilancio è stata una delle prime cosiddette "leggi ad personam" approvate dal passato governo Berlusconi. Il provvedimento è diventato infatti operativo già dal gennaio 2002 grazie a un decreto varato a tempo di record dall'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli. "Le fattispecie di minore gravità del falso in bilancio - spiegava il Guardasigilli - sono state depenalizzate e saranno punite con sanzioni amministrative in linea con l'attuale tendenza a limitare ai casi realmente gravi l'intervento penale". Lo scorso ottobre la Casazione aveva chiuso definitivamente un altro troncone del procedimento Sme a carico di Silvio Berlusconi assolvendolo dalle accuse di corruzione nell'intricata vicenda della vendita del comparto agro-alimentare dell'Iri alla Cir, la finanziaria di Carlo De Benedetti. La posizione del leader di Forza Italia era stata stralciata da quella degli altri sei imputati, compresi il senatore Cesare Previti e il giudice Squillante, in seguito all'approvazione del "Lodo Schifani", un'altra delle cosiddette "leggi ad personam" (successivamente dichiarata incostituzionale) che introduceva l'immunità per le cinque più alte cariche dello Stato.

MILANO - Silvio Berlusconi è stato assolto nel processo stralcio per la vicenda Sme. Il pm Ilda Boccassini aveva chiesto che fosse dichiarata la prescrizione per il reato di falso in bilancio relativo alle attività della Fininvest negli anni 1986-1989 di cui era accusato l'ex premier. I suoi
difensori, Nicolò Ghedini e Gaetano Pecorella, aveva invece chiesto l´assoluzione perché il fatto non è più rubricato come reato, dopo la modifica della normativa sul falso in bilancio nell´aprile 2002.
SENTENZA-LAMPO - La sentenza di assoluzione è stata letta dopo 5 minuti di camera di consiglio dai giudici della prima sezione penale presieduti da Antonella Bertoja. Il tribunale ha pronunciato il non doversi procedere perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, accogliendo così la richiesta della difesa di Berlusconi. Complessivamente l'udienza è durata circa un quarto d'ora.
STRALCIATO - Il capitolo Sme in questione era stato separato dal troncone principale - in cui Berlusconi è stato assolto dall'accusa di corruzione in atti giudiziari - perché i giudici si erano rivolti alla Corte europea per chiedere di valutare la corrispondenza tra la normativa italiana e le direttive comunitarie. A ottobre la Cassazione ha confermato l'assoluzione per Berlusconi, dopo che il 27 aprile l'ex premier era stato assolto con formula piena dalla Corte di Appello di Milano.
«IN RITARDO» - «Una sentenza che arriva in ritardo di sei anni, alla fine di un processo che la Procura e il Tribunale di Milano avevano fatto di tutto per evitare rivolgendosi addirittura alla Corte di giustizia europea - commenta l'avvocato Ghedini -. I giudici europei e la Corte Costituzionale avevano detto che la modifica di legge dell´aprile del 2002 era corretta e rispondente alle direttive comunitarie per cui a Milano sono stati costretti, sia pure in ritardo, a celebrare un processo scomodo che è finito come doveva finire».
RUSSO SPENA - «L´assoluzione di Berlusconi dall´accusa di falso in bilancio era scontata: la legge che abolisce il reato se l´era fatta, come molte altre, su misura». Parole di Giovanni Russo Spena, capogruppo di Prc al Senato. «Il governo di centrosinistra - aggiunge - stava reintroducendo il reato di falso in bilancio con il decreto sicurezza, il mondo giuridico e gli imprenditori onesti infatti chiedevano proprio questo ed è ovvio che, se Berlusconi vince le
elezioni, falsificare i bilanci delle aziende diventerà uno sport nazionale».

Marco Travaglio

29 gennaio 2008

Iperinflazione


Mentre tutte le banche si affannano ad iniettare liquidità al sistema finanziario si assiste al declino della carta moneta o titoli spazzatura.
La Storia si ripete, una storia già vissuta nel periodo passato.


I febbrili sforzi per salvare il sistema finanziario internazionale, come la psicotica riduzione del 0.75% del tasso di sconto della Riserva Federale e il piano di “stimolo” di Bush/Paulson, non soltanto sono inutili e inefficienti, ma causeranno un ritorno di fiamma spettacolare. Questo è, nella sostanza, il monito dell’economista e statista americano Lyndon H. LaRouche Jr.: il sistema finanziario è ormai defunto. Qualunque tentativo di salvare il valore fittizio dei milioni di miliardi di dollari circolanti in forma di titoli finanziarii, è destinato a fallire: anzi, qualunque nazione che fosse sufficientemente folle da farsi tentare da una simile ricetta, sarebbe distrutta.

Il sistema finanziario globale, inclusi gli Stati Uniti e l'Europa, entra in un periodo comparabile a quello della Germania di Weimar nell’autunno 1923. Se i danni dell’iperinflazione di allora rimasero in larga misura circoscritti alla Germania stessa, quelli derivanti dal crac odierno sono e saranno globali. Nessun sistema nazionale potrà sopravvivere ai suoi effetti; forse, entro l’anno appena cominciato le nazioni stesse si disferanno.

Il Trattato di Versailles, ratificato alla fine della prima guerra mondiale, prevedeva delle riparazioni di guerra così ingenti, da renderne impossibile il pagamento da parte della Germania sconfitta: l’intenzione era precisamente quella di impedirle di funzionare. Cercando di onorare i suoi impegni, la Germania cominciò a stampare moneta, finanziando così i suoi assegni di riparazione e le necessità della sua economia al grande costo dell’instabilità del marco. Lo stimolo monetario inasprì la situazioni a livelli talmente inauditi che fu coniato apposta il termine “iperinflazione”, per individuarne l’orrore.

Mentre l’economia tedesca crollava, il governo rispose con la stampa di ulteriore moneta a mo’ di stimolo: il valore del Reichsmark cominciò così a precipitare. Durante il periodo 1913-1915 esso si era attestato intorno al valore di 4 marchi per un dollaro, raggiungendo il rapporto di circa sei marchi per dollaro nel periodo 1917-1918. La situazione cominciò a peggiorare poco dopo: i 20 Reichsmark per dollaro del 1919 divennero 62 Reichsmark nel 1920, quindi 105 Reichsmark nel 1921. Alla fine si raggiunse il fondo, con 1886 Reichsmark nel 1922 e un incredibile cambio di 535 miliardi di Reichsmark per lo stesso dollaro, nel 1923. Durante lo stesso periodo l’indice del costo della vita subì un passaggio dal livello di 100 del 1912, al livello di 1019 del 1920, fino al mostruoso livello di 657 miliardi del 23 novembre 1923. Questi sono i dati dell’Istituto di Statistica della Germania.

Come abbiamo detto, è il mondo intero, oggi, a conoscere un collasso iperinflattivo sullo stile della Germania di Weimar. Molte, e simili, ne sono le ragioni. Le azioni della Riserva Federale e della Banca Centrale Europea, così come di altre banche centrali e degli stessi governi; la loro determinazione a cercare di stimolare il morto (il sistema finanziario, appunto), sperando nella sua risurrezione; il loro cieco rifiuto di riconoscere la verità; tutto questo contribuisce a mettere in scena una vera e propria tragedia classica. Bloccati dalla paura, questi moderni Amleto stanno preferendo la distruzione di tutto ciò che hanno di più caro, piuttosto che abbandonare la malriposta fede nelle fallimentari politiche monetarie.

Le nazioni d’Europa, macinate dagli accordi di Maastricht anti-sovranità, hanno rinunciato al loro potere di reagire alla crisi. Questo significa che il peso ricade sugli Stati Uniti, in accordo con i poteri e le responsabilità previsti dalla loro Costituzione: essi devono non soltanto restituirsi a sé stessi, ma salvare il mondo intero. Piuttosto che continuare la strada dei folli tentativi di stimolazione del cadavere, il governo degli Stati Uniti d’America deve usare i suoi poteri sovrani per sottoporre il suo intero sistema finanziario ad una procedura di riorganizzazione fallimentare, stabilendo un precedente e un contesto per le azioni equivalenti che le altri nazioni vorranno intraprendere. Il passo cruciale da compiere innanzitutto, è l’approvazione del disegno di legge di LaRouche in protezione dei proprietari di casa e delle banche (preso in considerazione da un numero crescente di consigli comunali e di assemblee legislative statali), per erigere una muraglia di protezione degli aspetti essenziali delle infrastrutture economiche di base e della popolazione stessa, in modo da mantenere l’economia fisica in grado di funzionare, una volta evitati i danni causati dal crollo finanziario.
Fonte :Movisol

27 gennaio 2008

Prigionieri del MOSTRO/DEBITO


Il bravo Pierluigi Paoletti affronta la questione crisi italiana e globale guardando solo i numeri. Un mostro che cresce in modo spaventoso, con la delicatezza, di un elefante in un negozio di swarovski.

Il debito è stata la molla con la quale si è scelto di far crescere il mondo occidentale.
Attraverso la necessità di restituire più di quanto si è ricevuto in prestito le persone, le imprese hanno ricevuto lo stimolo per fare sempre di più, ingegnandosi per mettere a frutto i propri investimenti. Questo artificio, almeno nel dopoguerra, ha messo in moto la ricostruzione ed ha premiato chiunque abbia intrapreso un’attività imprenditoriale, ma anche i lavoratori dipendenti sono stati promossi dal sistema a “consumatori” http://www.centrofondi.it/articoli/commercio_anima.htm e quindi hanno visto il proprio reddito
aumentare e di conseguenza anche il loro tenore di vita.
Il debito nel dopoguerra è stato un poderoso stimolo all’economia drenando il denaro e mettendo in moto quel meccanismo virtuoso di crescita economica.
Il perché è intuitivo, dopo una guerra ci sono tantissime cose da (ri)costruire, mercati
vergini da sviluppare, portare una classe operaia e impiegatizia a consumare in modo da alimentare e rendere duraturo e stabile l’intero meccanismo ecc.
In una situazione del genere il debito viene assorbito benissimo anche se gli enormi proventi da questo generati entrano in tasche private, leggi banche.
In quegli anni un dollaro di debito generava oltre 4 dollari e questo è accaduto, ovviamente con alti e bassi, fino agli anni ’80 -’90.
La questione si è complicata quando il debito ha iniziato l’ascesa esponenziale che ha
portato il livello di indebitamento ai livelli attuali erodendo enormi fette di reddito
necessarie per il normale ed equilibrato andamento della vita economica, come abbiamo avuto modo di vedere nell’ultimo report sulla funzione sociale delle banche.
Nella situazione in cui siamo, un dollaro di debito non produce più niente e ci si deveindebitare anche per vivere e questo non è più sostenibile. Uno studio pubblicato ieri della Confcommercio ha evidenziato come gli stipendi siano rimasti ai livelli del 1992, mentre iprezzi sappiamo che sono praticamente raddoppiati e quindi il potere di acquisto dimezzato.
Come si può uscire da questo incubo in cui la fine è annunciata? Adottando l’unica possibile soluzione ovvero una moratoria dei debiti o addirittura un azzeramento dell’intero debito.
Conoscendo i meccanismi di creazione del denaro e sapendo come quei debiti sianoillegittimi, noi propendiamo ovviamente per la seconda ipotesi.
Non esiste altra soluzione.
E non è che gli antichi non conoscessero i danni e la pericolosità del meccanismo degli interessi composti, infatti nella più famosa preghiera cristiana, il Padre Nostro, si recita: dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e appare così chiara la funzione del Giubileo che azzerava ogni 50 anni idebiti, spirituali e materiali (oggi solo quelli spirituali).
Ma anche l’anno Sabbatico, ogni 7 anni, del popolo ebraico ha la stessa funzione pratica e non è un caso che l’Islam abbia messo al bando l’usura e la pratica di richiedere interessi.
Pio XI nel 1931 nella Quadragesimo Anno scrisse: «E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione di ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di unadispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene poi più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugnoil danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso,
di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare. (…) Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò… non meno funesto ed esecrabile,
l'imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene» (numero 105- 106 - 109).
Adesso però il Moloch che è stato creato, vive di vita propria e sta dando i suoi colpi
violenti che una classe dirigente impotente, ignora.
Classe politica IMPOTENTE perché grazie ad i vari passaggi giuridici, trattato di Maastricht, riforma costituzionale ed altre piccolezze del genere, ha messo nelle mani di organi sovranazionali imposti e non eletti da nessuno, come la commissione europea, il
WTO, il FMI, la Banca Mondiale, la BCE, La Banca dei Regolamenti ecc., è assolutamente impotente e non può altro che spartirsi le ricchezze di uno stato, ma consoliamoci che in tutto il mondo ormai allo sfascio,accade la stessa cosa.
Nuove elezioni quindi non potranno fare assolutamente NIENTE se non far continuare il banchetto agli avvoltoi che si spartiscono la carcassa. E qui destra sinistra e centro sono allo
stesso modo complici e colpevoli di questo stato di cose.
In questo momento il Moloch sta tirando colpi che mettono in ginocchio ogni tipo di potere che ha permesso di arrivare a questo punto, sia esso politico, economico o addirittura religioso.
In pratica il mostro sta seguendo la strada della creatura creata dallo scienziato Victor
Frankenstein (Bankestein per Marco Saba) che si vendica contro chi lo ha generato.
Oggi il potere nel suo insieme non ha alternative e se non prenderà in considerazione un suo ravvedimento sarà vittima della propria ingordigia.
Il ravvedimento, è bene precisare che richiede molta intelligenza e sinceramente è una qualità che oggi è scomparsa letteralmente chi ha una qualche responsabilità di governo, Prodi, Fini, Veltroni, Padoa Schioppa, Berlusconi, Bondi, Dini, Draghi, Trichet, Bernanke, Bush, Hilary Clinton&C, Sarkozy ecc. al massimo possono fare gli interpreti principali di un varietà o i pagliacci di un circo.
E allora, cari amici, solo noi abbiamo la possibilità di venire fuori da questa palude di sabbie mobili, rendendoci conto che nelle nostre mani è il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.
Bisogna mettere da parte la stanchezza ed il pessimismo di vivere e farci restituire il potere che ci appartiene di decidere le nostre sorti.
Nessun altro potrà fare questo lavoro al posto nostro e quindi, come oramai facciamo damolto tempo, incoraggiamo a rimboccarci le maniche e attuare quel cambiamento che le istituzioni ci negano. Il futuro è quello che riusciamo a costruirci da ora in poi mettendoci a costruire insieme una rete di rapporti e collaborazioni che a grandi passi ci indicheranno la strada da seguire. Se vi fa piacere saperlo molti lo stanno già facendo e vi invitiamo a vedere domani rai due dalle 11.00 in poi dove saremo con i ragazzi di Napoli ad illustrare il nostro progetto sui Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina).
La FED intanto inietta morfina al malato terminale abbassando i tassi in modo preoccupante che fa intravedere la pericolosità della situazione. Alla Fed si contrappone una BCE cheminacciando di aumentare i tassi, farebbe sbellicare dal ridere se avessimo ancora la forza dell’ironia. La realtà è che la bce cerca di agevolare in tutti i modi l’operazione recupero americana per dargli slancio per le elezioni.