28 aprile 2008

Denaro non commestibile


In vari Paesi del Terzo Mondo, da Haiti all’Honduras all’Egitto, ci sono state delle rivolte per il pane, come nel cinquecento di manzoniana memoria. Ma la fame comincia a lambire anche Paesi sviluppati come l’Italia se è vero che parecchie persone, gente perbene, soprattutto anziani, vengono sorpresi a rubare cibo nei supermercati. Com’é possibile?

IL MODELLO di sviluppooccidentale ha distrutto, con la sua penetrazione, le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) dei Paesi che noi chiamiamo Terzo Mondo, su cui quelle popolazioni

avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni. Ciò ha costretto quegli agricoltori ad abbandonare i loro campi e a inurbarsi nella città. Ma quando la multinazionale, o chi per essa, se ne va, quella gente resta col culo per terra. E non può tornare indietro perché l’abbandono della campagna ha fatto avanzare la desertificazione, perché il tessuto sociale e solidale che teneva insieme il delicato equilibrio del mondo contadino non esiste più e comunque perché non hanno più il know how di ciò che facevano prima. Ma qualcosa di simile comincia a manifestarsi anche nei Paesi cosiddetti sviluppati che hanno privilegiato l’industria, la finanza, il terziario ai danni dell’agricoltura. Se i cereali scarseggiano solo i Paesi ricchi possono procurarseli, ma a lungo andare diventeranno inabbordabili anche per la maggioranza delle popolazioni di questi Paesi. Sta per avverarsi la profezia di Taranga Totanka, alias il capo pellerossa Toro Seduto:

«Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche».

Massimo Fini

26 aprile 2008

Il Killer di nome...FARMACO


Continua a farsi sempre più intricata la vicenda legata ad alcuni lotti di eparina “killer” che sembra continuino a mietere vittime negli Stati Uniti e non solo. Il farmaco usato come fluidificante del sangue avrebbe causato ad oggi la morte di 81 pazienti negli USA e seri problemi ad alcuni pazienti diabetici in Germania. Secondo le fonti della Food and Drug Administration americana il farmaco, contaminato da condroitinsolfato ipersolfatato, sarebbe stato prodotto da dodici fabbriche cinesi e successivamente venduto in 11 paesi fra i quali l’Italia. Le autorità cinesi hanno finora negato la responsabilità di quanto accaduto, sostenendo che la contaminazione possa essere intervenuta nelle fabbriche occidentali dove è stato preparato il prodotto finito, e negando anche la corrispondenza tra contaminante e decessi in quanto in Cina non si sarebbe verificato alcun caso di morte. In Italia ad inizio aprile l’Agenzia italiana del farmaco aveva reso noto l’avvenuto ritiro a scopo cautelativo da parte dell’azienda Sanofi Aventis di un lotto del medicinale Clexane T6000 UI a base di enoxaparina.

La vicenda dell’eparina “killer”, raccontata brevemente solo dalle agenzie di stampa invisibili ai più, in quanto giornali e TV sono monopolizzati da questioni esiziali come il toto ministri e il novello vincitore del Grande Fratello, contornate dalla telenovela Alitalia, ripropone il dramma costituito da migliaia di persone che anche nel nostro paese ogni anno si ammalano e muoiono a causa dei farmaci. Come ampiamente dimostrato dalla strage del Vioxx, l’antidolorifico imputato di avere causato nel mondo oltre 130.000 morti, la spregiudicatezza delle case farmaceutiche, molto spesso disposte ad “addomesticare” i risultati delle proprie ricerche al fine di massimizzare i profitti, trova il proprio contraltare nel pressappochismo degli organi preposti al controllo, troppo spesso compiacenti, in quanto legati a doppio filo agli interessi delle grandi corporation del farmaco.

Il malato, rappresentando l’anello debole della catena, si ritrova così inserito all’interno di un meccanismo diabolico nel quale le conseguenze della medicina possono essere molto più gravi di quelle della malattia, senza che gli venga permesso di essere adeguatamente informato riguardo al rischio ferale cui sta andando incontro.

di Marco Cedolin

25 aprile 2008

Salame lui o salami noi?

Parlar di salami e riferirsi al Capo di Governo è segno di democrazia. Si, ma di che tipo? Ho perso la bussola, quella italiana vuol fare SQUOLA!

Altri 300 milioni di euro per Alitalia e i suoi fancazzisti organizzati e sindacalizzati. E così abbiamo un assaggio di quello che farà a noi contribuenti il governo Berlusconi: ci farà pagare le sue vanterie e le sue improvvisazioni.

Air France non andava bene, «inaccettabile», Salame dixit: «Ghe pensi mi», come il vecchio comico milanese Tino Scotti. Aveva la cordata italiana, lui. Che la cordata non ci fosse l’ha mostrato lui stesso quando, dopo il ritiro di Air France, ha impapocchiato: «Parlerò con Sarkozy». Perchè facesse pressioni su Air France onde tornasse al tavolo. Chissà se qualcuno gli ha detto che «Sarkozy», ossia lo Stato francese, di Air France è socio solo al 16%, dunque non in grado di fare pressioni, anche se volesse.

Un lettore sarcastico del Financial Times ha suggerito: Berlusconi provi con «l’amico Mugabe», la Air Zimbabwe è posseduta dallo Stato al 100%. Ma il Cavaliere insiste, ne «ha parlato con Putin», per interessare Aeroflot. Il Salame crede evidentemente che tutti gli altri Paesi siano sotto il dominio di una IRI universale. La sua concezione del pubblico-privato è quella dei DC anni ‘50.

In ogni caso, è il saggio di quel che ci attende: una mano politica sull’economia, non più da «sinistra», ma da «destra». Un peronismo di serie C (e già il peronismo era un fascismo di serie B) (1).

Intanto, per il suo puntiglio avventato, paghiamo noi: 300 milioni sono la metà del gettito di un’imposta come quella di successione. Che sia «un prestito a condizioni di mercato» non ingannerà nessuno, spero.

Alitalia ha un debito di 1,4 miliardi di euro, il doppio della sua capitalizzazione, come volete che restituisca un centesimo. Tre mesi di agonia, per dar tempo all’improvvisatore di impapocchiare un’altra improvvisazione. Sempre più improbabile, dato il rincaro enorme dei carburanti (in USA, compagnie aeree efficienti stanno tagliando, consolidando o chiudendo).
Sinistra l’allegria della Lega: «Abbiamo salvato Malpensa, il Nord». Ignari - ignoranti - che Malpensa è malpensata fin dall’inizio, ed è la causa dei due terzi delle perdite Alitalia. Nessuna cordata reale del mondo reale salverà Malpensa. Patetico lo sforzo dei giornali filo-Salame per assicurarci: la cordata italiana c’è, si sta formando. Basta vedere quelli che hanno dato la «loro disponibilità».
C’è Ligresti, il palazzinaro di Paternò, basta la parola. C’è Tronchetti Provera, la cui capacità è dimostrata dallo stato di Telecom, lui stesso strapieno di debiti. C’è Mario Moretti Polegato, il padrone di Geox. Un edilizio siculo, un fallito praticamente in bancarotta e un calzolaio che prendono in mano una compagnia aerea: luminose speranze per il futuro della compagnia «di bandiera».
La situazione pone una domanda urgente: se il Salame non sia un caso psichiatrico misconosciuto. In fondo, la diagnosi l’ha suggerita lui stesso. L’ho sentito ripetere, euforico, in una radio: «Io non sono mai stanco»; «Io dormo 4 ore per notte»: «Io lavoro 18 ore al giorno». Pieno d’energia, di pensiero positivo, di fiducia in sè. Sono sintomi precisi dell’affezione che si chiama «mania». La mania è il contrario della depressione.
Nella sua forma clinica conclamata, «è in grado di distruggere una vita», scrivono John Rathey e Catherine Johnson (due psichiatri) in «Shadow Syndromes» (sindromi-ombra) (2): «Una persona in crisi maniacale può finire in galera; o può emergere dall’episodio maniacale scoprendo di aver perso tutto - casa, auto, azienda - in un solo incontrollato impulso spendereccio».
Il maniaco tipico è quello che, in un eccesso di euforia parossistica, compra uno yacht a tre alberi senza saper andare a vela, o una Ferrari, naturalmente firmando cambiali che non potrà mai pagare. Ma, avvertono i due psichiatri suddetti, esistono anche forme sub-cliniche di questa affezione. Forme misconosciute, perchè «alle persone non avvertite, la personalità ipo-maniacale non sembra affatto mentalmente disturbata». Anzi. La personalità ipo-maniacale è «aureolata di ottimismo, energia, pensa positivo, ha una vitalità sessuale da far invidia a James Bond».
Poichè questo tipo umano è irruente, «estroverso, pieno di progetti, super-fiducioso in sè, e non conosce il dubbio su se stesso», riesce a «indurre buonumore ed entusiasmo negli altri cui cui viene a contatto», anzi con cui cerca il contatto, in quanto lui andando a «caccia di stimoli», ed essendo «di grande parlantina» (over-talkative) esercita un «carisma» su chi gli sta vicino.
Tanto più che questi personaggi sono proni alla vanteria (boastful), magnoliquenti (bombastic), «più amichevoli e divertenti delle persone normali»; i loro progetti sono sempre grandiosi, ed effettivamente «più produttivi» della media. Il carattere ipomaniaco è «così vantaggioso» nella vita sociale - dove l’imprevidente ha spesso successo, se travolgente e carismatico - e «così attraente», che è difficile considerarla una patologia.

Di fatto, non stupirà sapere che molti politici di successo - trascinatori di folle e di collaboratori, scopatori inesausti anche in tarda età (3), che dormono pochissimo e alle quattro del mattino hanno già letto i giornali e cominciano a dettare disposizioni alle segretarie e ai ministri - sono spesso ipomaniacali. E’ la democrazia stessa che seleziona questi personaggi a preferenza dei meditativi ipo-depressivi (Berlusconi più «popolare» di Tremonti).
L’ipomaniacale è «dominato dalla convinzione che ci sono tante cose da fare», e che «lui ha l’energia pertrasformare dei sogni in realtà». Se è una casalinga, «sarà capace di tinteggiare l’esterno della sua casa da sola in un weekend». Se è un politico, «spesso si sente investito di una missione da Dio, ed essere in missione per conto di Dio è, innegabilmente, una condizione molto gratificante».
E qui arriviamo al Salame, l’Unto del signore, il Presidente-operaio, il «ghe pensi mi», l’esuberante «faccio tutto io», quello che «i miei successi parlano per me», quello della «politica del fare». E’ un bel guaio essere governati da un simile carismatico. Perchè la persona ipo-maniacale ha anche i suoi lati rovinosi se è al potere: essenzialmente, la sua «impulsività improvvisatrice», una «ingenuità» di fondo, la regolare «svalutazione delle difficoltà», la sua «superficialità ottimista» la sua tendenza ad «adottare la negazione come meccanismo di autodifesa».
Come sappiamo, può sparare una gaffe per impulsività allegra, e poi dire che «i giornalisti mi hanno frainteso», anche se c’è la registrazione della sua gaffe.
Segnali tipici dello stato ipomaniacale sono «rapid decision-making, instantly formed partnership, an easy assumption of risk». Ossia: sono rapidi nel prendere decisioni («C’è di meglio che Air France, ora parlo con Putin»), capaci di formare partnership instantanee (come la cordata Alitalia tutta italiota), facili nell’assumersi i rischi. Soprattutto, si assumono spontaneamente, d’impulso, una gran quantità di compiti da adempiere allo stesso tempo (tanto, di notte non dormono): e poi li lasciano a metà, perchè un nuovo progetto li conquista e li entusiasma di più.
L’inconcludenza nutrita di euforica incostanza: Ponte di Messina e grandi opere senza stanziamenti, non so se vi dice qualcosa. Alitalia «nazionale» farà la stessa fine.
Dunque, è facile la previsione. Avremo un governo della spesa allegra. Che naviga a vista, da una euforia ad una improvvisazione improvvida. Che nulla affronta dei problemi veri: la Casta da rimettere in riga, i sindacati da obbligare a pubblicare i bilanci e a pagare le tasse, la riforma della pletorica amministrazione pubblica, tutte cose che richiedono costanza, profondità nell’analisi, e anche carattere. Anzi, verso i sindacati c’è la strategia facilista di non andare allo scontro, di non farseli nemici: strategia subito mandata all’aria da una frase detta d’impulso, irrefrenabile (Alitalia «è colpa loro»). Perchè l’ipomaniacale, che non dubita mai di sè, dà ad altri la colpa di ciò che non riesce a fare: tipico, la colpa è di Casini «che non mi ha consentito...».
L’ipomaniacale può avere puntigli e scoppi d’ira, ma non ha carattere. Tipicamente, abbandona alla Lega gran parte della politica interna, timoroso di un altro tradimento. E ad Israele la politica estera, tramite Frattini, per non farsi nemici quelli lì.
Lo dimostra anche la «durezza» di Berlusconi verso Formigoni: costui, dopo 15 anni di fedele servaggio alla Regione Lombardia, voleva il ministero degli Esteri. Ma gli ebrei ricordano che Formigoni simpatizzò con Saddam Hussein, e quelli non perdonano mai. Mica vorrai sfidarli, Salame. Un altro posto importante per Formigoni, tipo presidenza di una Camera? «Non voglio un altro Casini», perchè Formigoni ha una sua autonomia elettorale, il suo bacino proprio di voti ciellini.
Insomma, il Salame sta seguendo la linea di minor resistenza. Il mandato amplissimo non gli dà nessuna forza e nessun coraggio. Il coraggio, uno non se lo può dare, se non ce l’ha.
Spero si sarà notato, sulla faccenda Alitalia, il silenzio di pietra di Giulio Tremonti, disgraziato ministro di un così euforico premier.
fonte: M. Blondet



1) Tipicamente peronista, dell’intromissione berlusconiana, la motivazione di «salvare l’italianità» della decotta compagnia, l’appello al «patriottismo». Qui, la difesa dell’italianità coincide con la difesa delle neghittosità inefficienti e del pressapochismo. A dover sentire il dovere patriottico di funzionare dovrebbero essere i fancazzisti Alitalia, con tutti i soldi che
il Paese ha profuso per loro. Va ricordato che il fascismo stanziò, per la colossale bonifica pontina, 5.000 lire l’ettaro, e ne risultarono spese alla fine 4.300. Questo è il patriottismo senza virgolette.
2) John J. Ratey M.D. e Catherine Johnson Ph.D, «Shadow syndromes - Recognizing and coping with the hidden psychological disorders that can influence your behavior and silently determine the course of your life», New York, 1997.
Si veda il capitolo «The pathology of elation», pagina 104 e seguenti.
3) Al contrario del soggetto in crisi depressiva la cui sessualità è morta, l’ipomaniacale è perennemente «assatanato di sesso». Erano di questo genere i fratelli Kennedy (le storie dei due uccisi con Marylin Monroe, e il terzo, Ted, coinvolto nel caso della ragazza morta in circostanze allarmanti a Chappaquiddick). Sarkozy presenta questo stesso carattere. Berlusconi attenta regolarmente, a 71 anni, alle virtù delle veline. In genere, i rapporti di questi «assatanati» sono indiscriminati, sbrigativi e ripetitivi, coniglieschi.

28 aprile 2008

Denaro non commestibile


In vari Paesi del Terzo Mondo, da Haiti all’Honduras all’Egitto, ci sono state delle rivolte per il pane, come nel cinquecento di manzoniana memoria. Ma la fame comincia a lambire anche Paesi sviluppati come l’Italia se è vero che parecchie persone, gente perbene, soprattutto anziani, vengono sorpresi a rubare cibo nei supermercati. Com’é possibile?

IL MODELLO di sviluppooccidentale ha distrutto, con la sua penetrazione, le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) dei Paesi che noi chiamiamo Terzo Mondo, su cui quelle popolazioni

avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni. Ciò ha costretto quegli agricoltori ad abbandonare i loro campi e a inurbarsi nella città. Ma quando la multinazionale, o chi per essa, se ne va, quella gente resta col culo per terra. E non può tornare indietro perché l’abbandono della campagna ha fatto avanzare la desertificazione, perché il tessuto sociale e solidale che teneva insieme il delicato equilibrio del mondo contadino non esiste più e comunque perché non hanno più il know how di ciò che facevano prima. Ma qualcosa di simile comincia a manifestarsi anche nei Paesi cosiddetti sviluppati che hanno privilegiato l’industria, la finanza, il terziario ai danni dell’agricoltura. Se i cereali scarseggiano solo i Paesi ricchi possono procurarseli, ma a lungo andare diventeranno inabbordabili anche per la maggioranza delle popolazioni di questi Paesi. Sta per avverarsi la profezia di Taranga Totanka, alias il capo pellerossa Toro Seduto:

«Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche».

Massimo Fini

26 aprile 2008

Il Killer di nome...FARMACO


Continua a farsi sempre più intricata la vicenda legata ad alcuni lotti di eparina “killer” che sembra continuino a mietere vittime negli Stati Uniti e non solo. Il farmaco usato come fluidificante del sangue avrebbe causato ad oggi la morte di 81 pazienti negli USA e seri problemi ad alcuni pazienti diabetici in Germania. Secondo le fonti della Food and Drug Administration americana il farmaco, contaminato da condroitinsolfato ipersolfatato, sarebbe stato prodotto da dodici fabbriche cinesi e successivamente venduto in 11 paesi fra i quali l’Italia. Le autorità cinesi hanno finora negato la responsabilità di quanto accaduto, sostenendo che la contaminazione possa essere intervenuta nelle fabbriche occidentali dove è stato preparato il prodotto finito, e negando anche la corrispondenza tra contaminante e decessi in quanto in Cina non si sarebbe verificato alcun caso di morte. In Italia ad inizio aprile l’Agenzia italiana del farmaco aveva reso noto l’avvenuto ritiro a scopo cautelativo da parte dell’azienda Sanofi Aventis di un lotto del medicinale Clexane T6000 UI a base di enoxaparina.

La vicenda dell’eparina “killer”, raccontata brevemente solo dalle agenzie di stampa invisibili ai più, in quanto giornali e TV sono monopolizzati da questioni esiziali come il toto ministri e il novello vincitore del Grande Fratello, contornate dalla telenovela Alitalia, ripropone il dramma costituito da migliaia di persone che anche nel nostro paese ogni anno si ammalano e muoiono a causa dei farmaci. Come ampiamente dimostrato dalla strage del Vioxx, l’antidolorifico imputato di avere causato nel mondo oltre 130.000 morti, la spregiudicatezza delle case farmaceutiche, molto spesso disposte ad “addomesticare” i risultati delle proprie ricerche al fine di massimizzare i profitti, trova il proprio contraltare nel pressappochismo degli organi preposti al controllo, troppo spesso compiacenti, in quanto legati a doppio filo agli interessi delle grandi corporation del farmaco.

Il malato, rappresentando l’anello debole della catena, si ritrova così inserito all’interno di un meccanismo diabolico nel quale le conseguenze della medicina possono essere molto più gravi di quelle della malattia, senza che gli venga permesso di essere adeguatamente informato riguardo al rischio ferale cui sta andando incontro.

di Marco Cedolin

25 aprile 2008

Salame lui o salami noi?

Parlar di salami e riferirsi al Capo di Governo è segno di democrazia. Si, ma di che tipo? Ho perso la bussola, quella italiana vuol fare SQUOLA!

Altri 300 milioni di euro per Alitalia e i suoi fancazzisti organizzati e sindacalizzati. E così abbiamo un assaggio di quello che farà a noi contribuenti il governo Berlusconi: ci farà pagare le sue vanterie e le sue improvvisazioni.

Air France non andava bene, «inaccettabile», Salame dixit: «Ghe pensi mi», come il vecchio comico milanese Tino Scotti. Aveva la cordata italiana, lui. Che la cordata non ci fosse l’ha mostrato lui stesso quando, dopo il ritiro di Air France, ha impapocchiato: «Parlerò con Sarkozy». Perchè facesse pressioni su Air France onde tornasse al tavolo. Chissà se qualcuno gli ha detto che «Sarkozy», ossia lo Stato francese, di Air France è socio solo al 16%, dunque non in grado di fare pressioni, anche se volesse.

Un lettore sarcastico del Financial Times ha suggerito: Berlusconi provi con «l’amico Mugabe», la Air Zimbabwe è posseduta dallo Stato al 100%. Ma il Cavaliere insiste, ne «ha parlato con Putin», per interessare Aeroflot. Il Salame crede evidentemente che tutti gli altri Paesi siano sotto il dominio di una IRI universale. La sua concezione del pubblico-privato è quella dei DC anni ‘50.

In ogni caso, è il saggio di quel che ci attende: una mano politica sull’economia, non più da «sinistra», ma da «destra». Un peronismo di serie C (e già il peronismo era un fascismo di serie B) (1).

Intanto, per il suo puntiglio avventato, paghiamo noi: 300 milioni sono la metà del gettito di un’imposta come quella di successione. Che sia «un prestito a condizioni di mercato» non ingannerà nessuno, spero.

Alitalia ha un debito di 1,4 miliardi di euro, il doppio della sua capitalizzazione, come volete che restituisca un centesimo. Tre mesi di agonia, per dar tempo all’improvvisatore di impapocchiare un’altra improvvisazione. Sempre più improbabile, dato il rincaro enorme dei carburanti (in USA, compagnie aeree efficienti stanno tagliando, consolidando o chiudendo).
Sinistra l’allegria della Lega: «Abbiamo salvato Malpensa, il Nord». Ignari - ignoranti - che Malpensa è malpensata fin dall’inizio, ed è la causa dei due terzi delle perdite Alitalia. Nessuna cordata reale del mondo reale salverà Malpensa. Patetico lo sforzo dei giornali filo-Salame per assicurarci: la cordata italiana c’è, si sta formando. Basta vedere quelli che hanno dato la «loro disponibilità».
C’è Ligresti, il palazzinaro di Paternò, basta la parola. C’è Tronchetti Provera, la cui capacità è dimostrata dallo stato di Telecom, lui stesso strapieno di debiti. C’è Mario Moretti Polegato, il padrone di Geox. Un edilizio siculo, un fallito praticamente in bancarotta e un calzolaio che prendono in mano una compagnia aerea: luminose speranze per il futuro della compagnia «di bandiera».
La situazione pone una domanda urgente: se il Salame non sia un caso psichiatrico misconosciuto. In fondo, la diagnosi l’ha suggerita lui stesso. L’ho sentito ripetere, euforico, in una radio: «Io non sono mai stanco»; «Io dormo 4 ore per notte»: «Io lavoro 18 ore al giorno». Pieno d’energia, di pensiero positivo, di fiducia in sè. Sono sintomi precisi dell’affezione che si chiama «mania». La mania è il contrario della depressione.
Nella sua forma clinica conclamata, «è in grado di distruggere una vita», scrivono John Rathey e Catherine Johnson (due psichiatri) in «Shadow Syndromes» (sindromi-ombra) (2): «Una persona in crisi maniacale può finire in galera; o può emergere dall’episodio maniacale scoprendo di aver perso tutto - casa, auto, azienda - in un solo incontrollato impulso spendereccio».
Il maniaco tipico è quello che, in un eccesso di euforia parossistica, compra uno yacht a tre alberi senza saper andare a vela, o una Ferrari, naturalmente firmando cambiali che non potrà mai pagare. Ma, avvertono i due psichiatri suddetti, esistono anche forme sub-cliniche di questa affezione. Forme misconosciute, perchè «alle persone non avvertite, la personalità ipo-maniacale non sembra affatto mentalmente disturbata». Anzi. La personalità ipo-maniacale è «aureolata di ottimismo, energia, pensa positivo, ha una vitalità sessuale da far invidia a James Bond».
Poichè questo tipo umano è irruente, «estroverso, pieno di progetti, super-fiducioso in sè, e non conosce il dubbio su se stesso», riesce a «indurre buonumore ed entusiasmo negli altri cui cui viene a contatto», anzi con cui cerca il contatto, in quanto lui andando a «caccia di stimoli», ed essendo «di grande parlantina» (over-talkative) esercita un «carisma» su chi gli sta vicino.
Tanto più che questi personaggi sono proni alla vanteria (boastful), magnoliquenti (bombastic), «più amichevoli e divertenti delle persone normali»; i loro progetti sono sempre grandiosi, ed effettivamente «più produttivi» della media. Il carattere ipomaniaco è «così vantaggioso» nella vita sociale - dove l’imprevidente ha spesso successo, se travolgente e carismatico - e «così attraente», che è difficile considerarla una patologia.

Di fatto, non stupirà sapere che molti politici di successo - trascinatori di folle e di collaboratori, scopatori inesausti anche in tarda età (3), che dormono pochissimo e alle quattro del mattino hanno già letto i giornali e cominciano a dettare disposizioni alle segretarie e ai ministri - sono spesso ipomaniacali. E’ la democrazia stessa che seleziona questi personaggi a preferenza dei meditativi ipo-depressivi (Berlusconi più «popolare» di Tremonti).
L’ipomaniacale è «dominato dalla convinzione che ci sono tante cose da fare», e che «lui ha l’energia pertrasformare dei sogni in realtà». Se è una casalinga, «sarà capace di tinteggiare l’esterno della sua casa da sola in un weekend». Se è un politico, «spesso si sente investito di una missione da Dio, ed essere in missione per conto di Dio è, innegabilmente, una condizione molto gratificante».
E qui arriviamo al Salame, l’Unto del signore, il Presidente-operaio, il «ghe pensi mi», l’esuberante «faccio tutto io», quello che «i miei successi parlano per me», quello della «politica del fare». E’ un bel guaio essere governati da un simile carismatico. Perchè la persona ipo-maniacale ha anche i suoi lati rovinosi se è al potere: essenzialmente, la sua «impulsività improvvisatrice», una «ingenuità» di fondo, la regolare «svalutazione delle difficoltà», la sua «superficialità ottimista» la sua tendenza ad «adottare la negazione come meccanismo di autodifesa».
Come sappiamo, può sparare una gaffe per impulsività allegra, e poi dire che «i giornalisti mi hanno frainteso», anche se c’è la registrazione della sua gaffe.
Segnali tipici dello stato ipomaniacale sono «rapid decision-making, instantly formed partnership, an easy assumption of risk». Ossia: sono rapidi nel prendere decisioni («C’è di meglio che Air France, ora parlo con Putin»), capaci di formare partnership instantanee (come la cordata Alitalia tutta italiota), facili nell’assumersi i rischi. Soprattutto, si assumono spontaneamente, d’impulso, una gran quantità di compiti da adempiere allo stesso tempo (tanto, di notte non dormono): e poi li lasciano a metà, perchè un nuovo progetto li conquista e li entusiasma di più.
L’inconcludenza nutrita di euforica incostanza: Ponte di Messina e grandi opere senza stanziamenti, non so se vi dice qualcosa. Alitalia «nazionale» farà la stessa fine.
Dunque, è facile la previsione. Avremo un governo della spesa allegra. Che naviga a vista, da una euforia ad una improvvisazione improvvida. Che nulla affronta dei problemi veri: la Casta da rimettere in riga, i sindacati da obbligare a pubblicare i bilanci e a pagare le tasse, la riforma della pletorica amministrazione pubblica, tutte cose che richiedono costanza, profondità nell’analisi, e anche carattere. Anzi, verso i sindacati c’è la strategia facilista di non andare allo scontro, di non farseli nemici: strategia subito mandata all’aria da una frase detta d’impulso, irrefrenabile (Alitalia «è colpa loro»). Perchè l’ipomaniacale, che non dubita mai di sè, dà ad altri la colpa di ciò che non riesce a fare: tipico, la colpa è di Casini «che non mi ha consentito...».
L’ipomaniacale può avere puntigli e scoppi d’ira, ma non ha carattere. Tipicamente, abbandona alla Lega gran parte della politica interna, timoroso di un altro tradimento. E ad Israele la politica estera, tramite Frattini, per non farsi nemici quelli lì.
Lo dimostra anche la «durezza» di Berlusconi verso Formigoni: costui, dopo 15 anni di fedele servaggio alla Regione Lombardia, voleva il ministero degli Esteri. Ma gli ebrei ricordano che Formigoni simpatizzò con Saddam Hussein, e quelli non perdonano mai. Mica vorrai sfidarli, Salame. Un altro posto importante per Formigoni, tipo presidenza di una Camera? «Non voglio un altro Casini», perchè Formigoni ha una sua autonomia elettorale, il suo bacino proprio di voti ciellini.
Insomma, il Salame sta seguendo la linea di minor resistenza. Il mandato amplissimo non gli dà nessuna forza e nessun coraggio. Il coraggio, uno non se lo può dare, se non ce l’ha.
Spero si sarà notato, sulla faccenda Alitalia, il silenzio di pietra di Giulio Tremonti, disgraziato ministro di un così euforico premier.
fonte: M. Blondet



1) Tipicamente peronista, dell’intromissione berlusconiana, la motivazione di «salvare l’italianità» della decotta compagnia, l’appello al «patriottismo». Qui, la difesa dell’italianità coincide con la difesa delle neghittosità inefficienti e del pressapochismo. A dover sentire il dovere patriottico di funzionare dovrebbero essere i fancazzisti Alitalia, con tutti i soldi che
il Paese ha profuso per loro. Va ricordato che il fascismo stanziò, per la colossale bonifica pontina, 5.000 lire l’ettaro, e ne risultarono spese alla fine 4.300. Questo è il patriottismo senza virgolette.
2) John J. Ratey M.D. e Catherine Johnson Ph.D, «Shadow syndromes - Recognizing and coping with the hidden psychological disorders that can influence your behavior and silently determine the course of your life», New York, 1997.
Si veda il capitolo «The pathology of elation», pagina 104 e seguenti.
3) Al contrario del soggetto in crisi depressiva la cui sessualità è morta, l’ipomaniacale è perennemente «assatanato di sesso». Erano di questo genere i fratelli Kennedy (le storie dei due uccisi con Marylin Monroe, e il terzo, Ted, coinvolto nel caso della ragazza morta in circostanze allarmanti a Chappaquiddick). Sarkozy presenta questo stesso carattere. Berlusconi attenta regolarmente, a 71 anni, alle virtù delle veline. In genere, i rapporti di questi «assatanati» sono indiscriminati, sbrigativi e ripetitivi, coniglieschi.