26 aprile 2008

Il Killer di nome...FARMACO


Continua a farsi sempre più intricata la vicenda legata ad alcuni lotti di eparina “killer” che sembra continuino a mietere vittime negli Stati Uniti e non solo. Il farmaco usato come fluidificante del sangue avrebbe causato ad oggi la morte di 81 pazienti negli USA e seri problemi ad alcuni pazienti diabetici in Germania. Secondo le fonti della Food and Drug Administration americana il farmaco, contaminato da condroitinsolfato ipersolfatato, sarebbe stato prodotto da dodici fabbriche cinesi e successivamente venduto in 11 paesi fra i quali l’Italia. Le autorità cinesi hanno finora negato la responsabilità di quanto accaduto, sostenendo che la contaminazione possa essere intervenuta nelle fabbriche occidentali dove è stato preparato il prodotto finito, e negando anche la corrispondenza tra contaminante e decessi in quanto in Cina non si sarebbe verificato alcun caso di morte. In Italia ad inizio aprile l’Agenzia italiana del farmaco aveva reso noto l’avvenuto ritiro a scopo cautelativo da parte dell’azienda Sanofi Aventis di un lotto del medicinale Clexane T6000 UI a base di enoxaparina.

La vicenda dell’eparina “killer”, raccontata brevemente solo dalle agenzie di stampa invisibili ai più, in quanto giornali e TV sono monopolizzati da questioni esiziali come il toto ministri e il novello vincitore del Grande Fratello, contornate dalla telenovela Alitalia, ripropone il dramma costituito da migliaia di persone che anche nel nostro paese ogni anno si ammalano e muoiono a causa dei farmaci. Come ampiamente dimostrato dalla strage del Vioxx, l’antidolorifico imputato di avere causato nel mondo oltre 130.000 morti, la spregiudicatezza delle case farmaceutiche, molto spesso disposte ad “addomesticare” i risultati delle proprie ricerche al fine di massimizzare i profitti, trova il proprio contraltare nel pressappochismo degli organi preposti al controllo, troppo spesso compiacenti, in quanto legati a doppio filo agli interessi delle grandi corporation del farmaco.

Il malato, rappresentando l’anello debole della catena, si ritrova così inserito all’interno di un meccanismo diabolico nel quale le conseguenze della medicina possono essere molto più gravi di quelle della malattia, senza che gli venga permesso di essere adeguatamente informato riguardo al rischio ferale cui sta andando incontro.

di Marco Cedolin

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26 aprile 2008

Il Killer di nome...FARMACO


Continua a farsi sempre più intricata la vicenda legata ad alcuni lotti di eparina “killer” che sembra continuino a mietere vittime negli Stati Uniti e non solo. Il farmaco usato come fluidificante del sangue avrebbe causato ad oggi la morte di 81 pazienti negli USA e seri problemi ad alcuni pazienti diabetici in Germania. Secondo le fonti della Food and Drug Administration americana il farmaco, contaminato da condroitinsolfato ipersolfatato, sarebbe stato prodotto da dodici fabbriche cinesi e successivamente venduto in 11 paesi fra i quali l’Italia. Le autorità cinesi hanno finora negato la responsabilità di quanto accaduto, sostenendo che la contaminazione possa essere intervenuta nelle fabbriche occidentali dove è stato preparato il prodotto finito, e negando anche la corrispondenza tra contaminante e decessi in quanto in Cina non si sarebbe verificato alcun caso di morte. In Italia ad inizio aprile l’Agenzia italiana del farmaco aveva reso noto l’avvenuto ritiro a scopo cautelativo da parte dell’azienda Sanofi Aventis di un lotto del medicinale Clexane T6000 UI a base di enoxaparina.

La vicenda dell’eparina “killer”, raccontata brevemente solo dalle agenzie di stampa invisibili ai più, in quanto giornali e TV sono monopolizzati da questioni esiziali come il toto ministri e il novello vincitore del Grande Fratello, contornate dalla telenovela Alitalia, ripropone il dramma costituito da migliaia di persone che anche nel nostro paese ogni anno si ammalano e muoiono a causa dei farmaci. Come ampiamente dimostrato dalla strage del Vioxx, l’antidolorifico imputato di avere causato nel mondo oltre 130.000 morti, la spregiudicatezza delle case farmaceutiche, molto spesso disposte ad “addomesticare” i risultati delle proprie ricerche al fine di massimizzare i profitti, trova il proprio contraltare nel pressappochismo degli organi preposti al controllo, troppo spesso compiacenti, in quanto legati a doppio filo agli interessi delle grandi corporation del farmaco.

Il malato, rappresentando l’anello debole della catena, si ritrova così inserito all’interno di un meccanismo diabolico nel quale le conseguenze della medicina possono essere molto più gravi di quelle della malattia, senza che gli venga permesso di essere adeguatamente informato riguardo al rischio ferale cui sta andando incontro.

di Marco Cedolin

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