18 gennaio 2009

L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite




L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite. La sovranità appartiene al mercato che la esercita a suo piacimento nel pieno disprezzo della Costituzione ufficiale; il lavoro è sottomesso alle decisioni del mercato, anche quelle occulte ed inconfessabili

Sono circa 30 anni che quello sopra riportato è, di fatto, il primo articolo della costituzione reale del nostro paese, nonché il vangelo di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Banca per i Regolamenti Internazionali, ecc...

I nostri guai iniziarono nel 1970 con la controrivoluzione “monetarista” di Milton Friedman (1) che ha realizzato una tragica profezia di Kalecki (2).

Entrò pesantemente in vigore:

* in Cile, l’11 settembre 1973 con l’abbattimento del governo democratico di Allende;
* in Argentina, nel 1976 con la dittatura Videla (3);
* negli Stati Uniti, il 6 Agosto 1979 con l'avvento a capo della FED di Paul Volcker (4), recentemente riesumato da Obama (è assai poco probabile che il lupo perda il vizio);
* da noi, nel settembre ’79 con l'avvento a capo di bankitalia di Ciampi, al posto del mai sufficientemente rimpianto Paolo Baffi, caduto politicamente sotto il fuoco incrociato delle brigate rosse e della magistratura deviata (5);
* fortunatamente per loro, in Francia ed in Germania, solo negli anni ’90 col trattato di Maastricht.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano i nostri Tassi Ufficiali di Sconto costantemente superiori all’inflazione (6), portandoci il rapporto debito PIL dal 60 al 124% in pochi anni. Il protagonista politico di questo scempio ne era perfettamente consapevole (7).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della Politica Monetaria di Einaudi e Menichella caratterizzata da alta Base Monetaria e basso moltiplicatore bancario; quella PM che fece regredire il rapporto debito PIL dal 107,9 del 1943 al 32,5 del 1963 (8).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della vecchia legge bancaria redatta negli anni ’30 proprio per contrastare gli eccessi che portarono alla crisi del ’29.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano la drastica riduzione dei redditi da lavoro a vantaggio delle rendite; di qui l’esigenza forsennata ed isterica della globalizzazione, costi quel che costi: minor costo del lavoro = maggiore rendita parassitaria.

La lista sarebbe lunghissima; evito di riportarla.

Ovviamente i nostri responsabili del secondo dopoguerra non erano dei fenomeni; erano semplicemente uomini che rispettavano le regole e non baravano.

La Costituzione diceva che la nostra repubblica era fondata sul lavoro? Bene! Operavano in questo senso!

Alzando la Base Monetaria e contraendo il moltiplicatore bancario si favoriva, in solido, il lavoro, l’economia reale, la giustizia sociale che uno Stato può portare con sé; questo non significava che la proprietà e le rendite erano criminalizzate: significava semplicemente che andavano coordinate col lavoro e le altre funzioni sociali essenziali in modo da avere un sistema sostenibile, come ben teorizzato da Keynes e come ben sperimentato in tutto il mondo fino agli anni ‘70. Abbandonando quella Politica Monetaria ed adottando quella monetarista friedmaniana, di fatto, si è introdotto il primato del mercato e delle rendite sul lavoro, addivenendo inevitabilmente a quello squallido primo articolo della costituzione deviata di cui all’inizio di questo intervento; addivenendo inevitabilmente ad una configurazione socio-economica decisamente insostenibile. Solo Brunetta non se ne è ancora accorto (9).
I disastri inflattivi degli anni ’70 erano perfettamente risolvibili nell’ambito della Politica Monetaria keynesiana vigente, senza necessariamente abbandonarla a favore di quella monetarista. Ma le esigenze miopi dell’elite non avevano nessun interesse a far funzionare bene il sistema socio-economico globale; Kalecki docet.

Dalla fine degli anni ’70 siamo stati costantemente traditi, e la nostra Costituzione è stata costantemente tradita, dal Parlamento di turno, dal Governo di turno, dal Presidente della Repubblica di turno, dalla Corte Costituzionale di turno (10).

L’ultimo dell’anno abbiamo subito anche l’inevitabile “beffa” (11).

Ha detto il Capo dello Stato: “Per l'Italia, la prova più alta in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia abbiamo saputo esprimere. Ci riuscimmo quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale : potemmo così ricostruire il paese, far rinascere la democrazia, stipulare concordemente quel patto costituzionale che è ancora vivo e operante sessant'anni dopo, creare le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia.”

È verissimo che con gli strumenti che abbiamo impiegato nel secondo dopoguerra si potrebbe risolvere velocemente la crisi (12). Non si può non concordare, ma bisogna anche abbandonare immediatamente ed al livello planetario la politica monetaria che ci ha portato a questa condizione.

È proprio grazie allo scellerato comportamento trentennale di Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale che non possiamo utilizzare quegli strumenti fondamentali e basilari della Politica Monetaria che ci hanno permesso di risorgere nel secondo dopoguerra. Senza quegli strumenti ci troviamo con le mani legate dietro la schiena, impossibilitati a reagire come si dovrebbe.

Non è possibile ascoltare quelle parole proprio da chi ha operato negli ultimi 30 anni nella direzione opposta, prendendo in giro, fra l’altro, i suoi stessi elettori. La sudditanza al dogma del primato del mercato di Napolitano, Ciampi, Amato, Prodi, D’Alema, Bersani, Brunetta, Martino, Tremonti (fino a pochissimi anni fa), ecc. è stata assoluta.

Sono stati calpestati ed ingannati sia i cittadini che la Costituzione.

Faccia il Presidente della Repubblica il suo dovere e richiami i responsabili politici al rispetto formale e sostanziale della nostra Carta fondamentale a partire dal primo articolo, primo e secondo comma! È vero che l’articolo 117 (13) ci mette nelle mani dell’elite mercatista e lobbista che spadroneggia a Bruxelles (14), ma è anche vero che l’attuale crisi può essere risolta solo col pesante ritorno in campo della Politica. E la Politica può, sia in un’ottica nazionale e limitata, modificare l’art. 117, sia, a più ampio respiro, cambiare registro a Bruxelles, a Francoforte, a Basilea, a Londra ed a Washington. Qualora il Presidente non lo faccia, abbia perlomeno il pudore di evitare l'argomento del nostro sviluppo economico e della crisi.
di Lino Rossi - 18/01/2009

10 gennaio 2009

Il vero obiettivo di Israele non è Hamas...

Il generale in pensione Kürsat Atilgan, deputato per il Partito del Movimento Nazionalista della città turca di Adana, ha condannato l'offensiva mortale di Israele contro la Striscia di Gaza, che finora ha ucciso più di 500 cittadini di Gaza e ne ha feriti più di 2500, e ha sostenuto che il vero obiettivo della campagna sanguinaria di Israele non è quello di stanare i combattenti di Hamas, come sostiene Tel Aviv.

kursat.jpg"Questa guerra è una guerra sproporzionata, scoppiata in conformità con gli sviluppi della politica interna israeliana.
La politica interna israeliana è arrivata a un livello tale per cui quanti più Palestinesi muoiono, tanto più i politici israeliani ricevono appoggio", ha detto Atilgan, intervistato dal giornale Today's Zaman.

L'invasione di Gaza amministrata da Hamas, prevista da tempo, ha fatto seguito a una settimana di bombardamenti israeliani via terra, cielo e mare. Molti civili Palestinesi e combattenti di Hamas sono stati uccisi e feriti mentre i proiettili israeliani colpivano le case e le strade di Gaza. Gli ufficiali israeliani hanno detto che l'offensiva potrebbe durare molti giorni.

"Non c'è mai stata una guerra così sproporzionata al mondo come questa offensiva israeliana contro i Palestinesi. Mentre una parte è equipaggiata di carri armati, aerei da guerra e tecnologia satellitare, l'altra parte è quasi del tutto inerme. Inoltre, la prima parte riceve il supporto di molti paesi e mette a tacere i mass media del mondo. Dall'altra parte, un intera popolazione è obbligata a vivere in povertà in un'area di pochi chilometri quadrati. La Palestina è testimone di una delle guerre più crudeli e sproporzionate del mondo", ha detto Atilgan.

Egli ha anche sottolineato l'importanza che ha la Turchia per spingere verso una cessazione della violenza israeliana nella regione.

"Il nostro primo ministro [Recep Tayyip Erdogan] dovrebbe andare in Israele e dire loro di fermare la guerra. La Turchia ha il potere di fermare la tragedia umanitaria a Gaza. Quello che dice la Turchia sull'argomento verrà preso in considerazione da Israele. Israele non è in una posizione di potersi permettere di mettere a rischio l'amicizia con la Turchia. Non ci sono altri paesi della regione tranne la Turchia che verranno ascoltati. Il senso di umanità è venuto meno nelle genti del Medio Oriente, che stanno subendo una violenza che nessun essere umano può accettare. Ciò nonostante, l'umanità rimane silenziosa davanti a questa violenza e non sta facendo quasi nulla per fermarla.", ha proseguito Atilgan.

Secondo Atilgan sarebbe ora che la Turchia mettesse in discussione il suo ruolo di mediatore tra Israele e la Siria, e ha espresso disappunto per il lancio della massiccia offensiva israeliana contro gli indifesi cittadini di Gaza, subito dopo l'incontro avvenuto tra il Primo Ministro Erdogan e la sua controparte israeliana, Ehud Olmert. Ha anche affermato che non sarà possibile riportare la pace in Medio Oriente fintantochè gli Stati Uniti sosterranno Israele.

"Mentre la Siria e Israele stavano per raggiungere un accordo sul conflitto delle Alture del Golan, nel 1996, questa iniziativa fallì per colpa delle politiche pro-israeliane degli USA. Nè Israele nè gli stati arabi possono riportare la pace nella regione. Fino a che l'odio e la rivalità vengono riversati nella regione, sarà troppo difficile riportare la pace", ha detto.

L'obiettivo di Israele non è Hamas

Atilgan ha sostenuto che l'obiettivo di Israele nell'offensiva non è quello di stanare i combattenti di Hamas. "E' Hamas l'obiettivo di questa offensiva? Non credo. Hamas è stata fondata con il sostegno indiretto di Israele, per combattere le forze di Fatah. Con l'andar del tempo, Hamas è diventata rappresentativa del 70-80% dei Palestinesi. Ma questa realtà viene ignorata da Israele. Loro considerano Hamas come organizzazione terroristica. E questo è quello che pensa anche il mondo. Tuttavia, è una credenza sbagliata", ha sostenuto.

Atilgan ha anche accusato Israele di ingannare il mondo intero, compresa la Turchia, circa la sua offensiva sanguinaria. "Israele ha ricevuto molte informazioni segrete sulla Palestina durante il cessate il fuoco. E adesso stanno bombardando le case di Gaza. Mentre fingevano di discutere la pace, stavano nei fatti decidendo quali erano gli obiettivi da bombardare. Tutti sapevano che la tregua non sarebbe durata a lungo", ha notato.

Atilgan ha anche detto che l'Iran non farà passi concreti per fermare la violenza israeliana. "L'Iran è uno dei paesi chiave del Medio Orriente. Le sue parole sono più grandi del suo potere. Iran non è mai stato attivamente in conflitto con Israele. In questo momento è occupato con la carota che gli viene offerta per il suo programma nucleare. Sta aspettando ansiosamente un pacchetto di proposte sul nucleare dall'amministrazione USA, e non credo che l'Iran si farà coinvolgere nella tragedia Palestinese", ha detto.

Atilgan ha ribadito la sua convinzione che la Turchia abbia il potere di fermare le sofferenze dei Palestinesi. "Non c'è altro paese nella regione, tranne la Turchia, che possa essere ascoltato da Israele. Il potere militare di Israele è sufficiente a distruggere diversi paesi. Israele ha costruito la sua strategia militare per distruggere tutti i fattori che in futuro possano costituire una minaccia per lei. Per questo l'impianto nucleare in Iraq è stato distrutto. Per questo all'Iran non viene permesso di avere tecnologia nucleare. Questa è una strategia pericolosa", ha proseguito.

Ha anche detto che sono stati gli USA a beneficiare più di tutti dell'anti-americanismo in Turchia, aggiungendo che si domandava se l'anti-americanismo in Turchia non sia stato promosso dagli stessi Stati Uniti.

"Non addestriamo piloti israeliani"

Il generale in pensione, che un tempo ha avuto una posizione di alto livello nelle Forze Aeree turche, ha respinto le affermazioni secondo cui i piloti israeliani, che stanno distruggendo Gaza con le bombe in questo momento, siano stati trasferiti in Turchia per essere addestrati.

"La Turchia ha firmato un accordo di cooperazione militare con Israele nel 1996, quando i paesi arabi si schierarono con la Siria per la crisi idrica. Lo scopo di questo accordo era di proteggere la Turchia contro le minacce provenienti da sud. La Turchia non ha accordi militari solo con Israele; abbiamo accordi simili con circa 40 paesi" - ha detto.

Source > Todays Zaman

Io, nell'inferno di Guantanamo per sei anni

guantanamo1Quando ad agosto Muhammad Saad Iqbal è tornato a casa propria, dopo più di sei anni trascorsi nelle mani degli americani, e di cui cinque nel carcere militare di Guantanamo Bay a Cuba, aveva difficoltà nella deambulazione, il suo orecchio sinistro aveva una grave infezione e mostrava segni di dipendenza da un cocktail di antibiotici e antidepressivi. A novembre, un chirurgo pachistano l’ha operato all’orecchio, alcuni fisioterapisti sono intervenuti sui suoi problemi di lombosciatalgia e uno psichiatra ha cercato di ridurre la sua dipendenza dai farmaci, che egli era solito portarsi appresso in un sacchetto di plastica. I suoi problemi, ha detto Iqbal, un lettore professionista del Corano, sono dovuti a una forma di tortura (detta "gantlet", nella quale il prigioniero è costretto a correre tra due file di persone armate di mazze o di fruste), e a un insieme di abusi, carcerazione e interrogatori per i quali il suo legale di Washington ha in mente di citare in giudizio il governo degli Stati Uniti. L’Amministrazione del presidente eletto Barack Osama, che si insedierà di qui a poco, sta valutando se chiudere definitivamente il carcere di Guantanamo, che molti hanno criticato e definito un sistema di detenzione e abusi estraneo a ogni legalità. La storia vissuta da detenuti come Iqbal sta emergendo però soltanto adesso, dopo anni nei quali questi individui sono stati trasportati avanti e indietro in tutto il mondo con quel sistema adottato dall’Amministrazione Bush e denominato "extraordinary rendition", in virtù del quale i prigionieri sospettati di essere terroristi erano interrogati e incarcerati in Paesi stranieri. lontani dalla portata dei tribunali americani. Iqbal non è mai stato riconosciuto colpevole di alcun crimine, né del resto mai imputato di alcun reato. E’ stato rilasciato da Guantanamo senza clamori, con la spiegazione di routine che non è considerato più un "nemico combattente", grazie a un programma varato dall’Amministrazione Bush per ridurre la popolazione carceraria. «Mi vergogno di quello che gli americani mi hanno fatto in quel periodo», rivela Iqbal che, per la prima volta ha voluto far luce sulla sua prigionia. Iqbal era stato arrestato nel 2002 a Giacarta, in Indonesia, dopo essersi vantato coni membri di un gruppo islamico di saper costruire una bomba da nascondere nel tacco delle scarpe, secondo quanto hanno raccontato due fonti americane di alto grado che si trovavano a Giacarta in quel periodo. Oggi Iqbal nega di aver mai fatto una dichiarazione del genere, ma due giorni dopo il suo arresto la Cia lo trasferì in Egitto. In seguito fu trasferito ancora in una prigione americana nella base aerea di Bagram inAfghanistan, per poi approdare al carcere della Baia di Guantanamo. Dopo essere stato catturato a Giacarta e interrogato per due giorni, le fonti americane giunsero alla conclusione che Iqbal era soltanto uno spaccone e che dovesse pertanto essere rilasciato: così ha rivelato una delle fonti americane a Giacarta. «Era un chiacchierone, voleva darsi delle arie ed essere ritenuto più importante di quanto non fosse in realtà» ha detto la fonte. Non ci sono prove che Iqbal abbia mai incontrato Osama Bin Laden o sia mai stato in Afghanistan, ma nell’atmosfera di paura e confusione che regnò nei mesi immediatamente successivi all’11 settembre 2001, Iqbal fu trasferito segretamente in Egitto per essere sottoposto a ulteriori interrogatori. Lui dice di essere stato picchiato, ammanettato strettamente, incappucciato, drogato, sottoposto a scariche elettriche e poiché aveva negato di aver conosciuto Osama bin Laden è stato anche privato del sonno per sei mesi. «Mi hanno accecato e costretto a stare in piedi per giorni interi». Il Pentagono e la Cia per prassi non parlano dei prigionieri, ma un portavoce della Cia, Paul Gimigliano, ha detto che «il programma di detenzione dei terroristi dell’agenzia ha fatto uso di sistemi di interrogatorio leciti. Da quanto so di questo individuo, egli sembra descrivere tecniche molto diverse da quelle in uso», ha aggiunto Gimigliano. «Non ho proprio idea di che cosa stia parlando. Gli Usa non utilizzano né ammettono la tortura». Una volta arrivato a Guantanamo, il 23 marzo 2003, Iqbal è stato trattato come un miserabile dagli altri prigionieri perché secondo un compagno di prigionia, non era stato addestrato nei campi afgani. Iqbal è diventato talmente depresso da cercare di suicidarsi impiccandosi due volte e da effettuare tre scioperi della fame, ha detto Habib. «Un agente della Cia - racconta - mi ha detto: "Ti risparmiamo: ammetti soltanto di aver incontrato Osama Bin Laden". Quando io ho risposto che non era vero e che non avrei ammesso una cosa del genere, dopo che anche i test alla macchina della verità hanno dimostrato che dicevo il vero, mi hanno spostato da una cella all’altra a intervalli regolari e deprivato del sonno per sei mesi». Secondo una dichiarazione dell’aprile 2007 del dottor Ronald L. Sollock, comandante dell’Ospedale della Marina della Baia di Guantanamo, a Iqbal è stata diagnosticata la perforazione del timpano sinistro, un’infiammazione del canale esterno dell’orecchio sinistro, un’infiammazione dell’orecchio medio sinistro. E dal 2003, secondo quanto la Corte ha appurato da Sollock, a Iqbal sono stati prescritti farmaci antibiotici. Quando ha fatto ritorno a casa propria in Pakistan, Iqbal mostrava segni di dipendenza «da un lungo elenco di farmaci», ha detto Mohammad Mujeeb, professore e laringoiatra del Services Hospital di Lahore. «Qui, con la mia famiglia, sono tornato a vivere. E’ stato come nascere una seconda volta - dice Iqbal - non saprei descrivere quella sensazione altrimenti». Il suo caso è attualmente in corso di esame nei tribunali americani: il suo avvocato, Richard L. Cys, dice che si prefigge di citare il governo americano per la detenzione illecita. A Lahore, Iqbal intende adesso tornare a insegnare il Corano: «E’ facile ora per gli Stati Uniti affermare che non sono state trovate accuse a mio carico - conclude - Ma chi è responsabile di questi sette anni della mia vita?».

di Raymond Bonner, Salman Masood, Jane Perlez

18 gennaio 2009

L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite




L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite. La sovranità appartiene al mercato che la esercita a suo piacimento nel pieno disprezzo della Costituzione ufficiale; il lavoro è sottomesso alle decisioni del mercato, anche quelle occulte ed inconfessabili

Sono circa 30 anni che quello sopra riportato è, di fatto, il primo articolo della costituzione reale del nostro paese, nonché il vangelo di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Banca per i Regolamenti Internazionali, ecc...

I nostri guai iniziarono nel 1970 con la controrivoluzione “monetarista” di Milton Friedman (1) che ha realizzato una tragica profezia di Kalecki (2).

Entrò pesantemente in vigore:

* in Cile, l’11 settembre 1973 con l’abbattimento del governo democratico di Allende;
* in Argentina, nel 1976 con la dittatura Videla (3);
* negli Stati Uniti, il 6 Agosto 1979 con l'avvento a capo della FED di Paul Volcker (4), recentemente riesumato da Obama (è assai poco probabile che il lupo perda il vizio);
* da noi, nel settembre ’79 con l'avvento a capo di bankitalia di Ciampi, al posto del mai sufficientemente rimpianto Paolo Baffi, caduto politicamente sotto il fuoco incrociato delle brigate rosse e della magistratura deviata (5);
* fortunatamente per loro, in Francia ed in Germania, solo negli anni ’90 col trattato di Maastricht.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano i nostri Tassi Ufficiali di Sconto costantemente superiori all’inflazione (6), portandoci il rapporto debito PIL dal 60 al 124% in pochi anni. Il protagonista politico di questo scempio ne era perfettamente consapevole (7).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della Politica Monetaria di Einaudi e Menichella caratterizzata da alta Base Monetaria e basso moltiplicatore bancario; quella PM che fece regredire il rapporto debito PIL dal 107,9 del 1943 al 32,5 del 1963 (8).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della vecchia legge bancaria redatta negli anni ’30 proprio per contrastare gli eccessi che portarono alla crisi del ’29.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano la drastica riduzione dei redditi da lavoro a vantaggio delle rendite; di qui l’esigenza forsennata ed isterica della globalizzazione, costi quel che costi: minor costo del lavoro = maggiore rendita parassitaria.

La lista sarebbe lunghissima; evito di riportarla.

Ovviamente i nostri responsabili del secondo dopoguerra non erano dei fenomeni; erano semplicemente uomini che rispettavano le regole e non baravano.

La Costituzione diceva che la nostra repubblica era fondata sul lavoro? Bene! Operavano in questo senso!

Alzando la Base Monetaria e contraendo il moltiplicatore bancario si favoriva, in solido, il lavoro, l’economia reale, la giustizia sociale che uno Stato può portare con sé; questo non significava che la proprietà e le rendite erano criminalizzate: significava semplicemente che andavano coordinate col lavoro e le altre funzioni sociali essenziali in modo da avere un sistema sostenibile, come ben teorizzato da Keynes e come ben sperimentato in tutto il mondo fino agli anni ‘70. Abbandonando quella Politica Monetaria ed adottando quella monetarista friedmaniana, di fatto, si è introdotto il primato del mercato e delle rendite sul lavoro, addivenendo inevitabilmente a quello squallido primo articolo della costituzione deviata di cui all’inizio di questo intervento; addivenendo inevitabilmente ad una configurazione socio-economica decisamente insostenibile. Solo Brunetta non se ne è ancora accorto (9).
I disastri inflattivi degli anni ’70 erano perfettamente risolvibili nell’ambito della Politica Monetaria keynesiana vigente, senza necessariamente abbandonarla a favore di quella monetarista. Ma le esigenze miopi dell’elite non avevano nessun interesse a far funzionare bene il sistema socio-economico globale; Kalecki docet.

Dalla fine degli anni ’70 siamo stati costantemente traditi, e la nostra Costituzione è stata costantemente tradita, dal Parlamento di turno, dal Governo di turno, dal Presidente della Repubblica di turno, dalla Corte Costituzionale di turno (10).

L’ultimo dell’anno abbiamo subito anche l’inevitabile “beffa” (11).

Ha detto il Capo dello Stato: “Per l'Italia, la prova più alta in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia abbiamo saputo esprimere. Ci riuscimmo quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale : potemmo così ricostruire il paese, far rinascere la democrazia, stipulare concordemente quel patto costituzionale che è ancora vivo e operante sessant'anni dopo, creare le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia.”

È verissimo che con gli strumenti che abbiamo impiegato nel secondo dopoguerra si potrebbe risolvere velocemente la crisi (12). Non si può non concordare, ma bisogna anche abbandonare immediatamente ed al livello planetario la politica monetaria che ci ha portato a questa condizione.

È proprio grazie allo scellerato comportamento trentennale di Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale che non possiamo utilizzare quegli strumenti fondamentali e basilari della Politica Monetaria che ci hanno permesso di risorgere nel secondo dopoguerra. Senza quegli strumenti ci troviamo con le mani legate dietro la schiena, impossibilitati a reagire come si dovrebbe.

Non è possibile ascoltare quelle parole proprio da chi ha operato negli ultimi 30 anni nella direzione opposta, prendendo in giro, fra l’altro, i suoi stessi elettori. La sudditanza al dogma del primato del mercato di Napolitano, Ciampi, Amato, Prodi, D’Alema, Bersani, Brunetta, Martino, Tremonti (fino a pochissimi anni fa), ecc. è stata assoluta.

Sono stati calpestati ed ingannati sia i cittadini che la Costituzione.

Faccia il Presidente della Repubblica il suo dovere e richiami i responsabili politici al rispetto formale e sostanziale della nostra Carta fondamentale a partire dal primo articolo, primo e secondo comma! È vero che l’articolo 117 (13) ci mette nelle mani dell’elite mercatista e lobbista che spadroneggia a Bruxelles (14), ma è anche vero che l’attuale crisi può essere risolta solo col pesante ritorno in campo della Politica. E la Politica può, sia in un’ottica nazionale e limitata, modificare l’art. 117, sia, a più ampio respiro, cambiare registro a Bruxelles, a Francoforte, a Basilea, a Londra ed a Washington. Qualora il Presidente non lo faccia, abbia perlomeno il pudore di evitare l'argomento del nostro sviluppo economico e della crisi.
di Lino Rossi - 18/01/2009

10 gennaio 2009

Il vero obiettivo di Israele non è Hamas...

Il generale in pensione Kürsat Atilgan, deputato per il Partito del Movimento Nazionalista della città turca di Adana, ha condannato l'offensiva mortale di Israele contro la Striscia di Gaza, che finora ha ucciso più di 500 cittadini di Gaza e ne ha feriti più di 2500, e ha sostenuto che il vero obiettivo della campagna sanguinaria di Israele non è quello di stanare i combattenti di Hamas, come sostiene Tel Aviv.

kursat.jpg"Questa guerra è una guerra sproporzionata, scoppiata in conformità con gli sviluppi della politica interna israeliana.
La politica interna israeliana è arrivata a un livello tale per cui quanti più Palestinesi muoiono, tanto più i politici israeliani ricevono appoggio", ha detto Atilgan, intervistato dal giornale Today's Zaman.

L'invasione di Gaza amministrata da Hamas, prevista da tempo, ha fatto seguito a una settimana di bombardamenti israeliani via terra, cielo e mare. Molti civili Palestinesi e combattenti di Hamas sono stati uccisi e feriti mentre i proiettili israeliani colpivano le case e le strade di Gaza. Gli ufficiali israeliani hanno detto che l'offensiva potrebbe durare molti giorni.

"Non c'è mai stata una guerra così sproporzionata al mondo come questa offensiva israeliana contro i Palestinesi. Mentre una parte è equipaggiata di carri armati, aerei da guerra e tecnologia satellitare, l'altra parte è quasi del tutto inerme. Inoltre, la prima parte riceve il supporto di molti paesi e mette a tacere i mass media del mondo. Dall'altra parte, un intera popolazione è obbligata a vivere in povertà in un'area di pochi chilometri quadrati. La Palestina è testimone di una delle guerre più crudeli e sproporzionate del mondo", ha detto Atilgan.

Egli ha anche sottolineato l'importanza che ha la Turchia per spingere verso una cessazione della violenza israeliana nella regione.

"Il nostro primo ministro [Recep Tayyip Erdogan] dovrebbe andare in Israele e dire loro di fermare la guerra. La Turchia ha il potere di fermare la tragedia umanitaria a Gaza. Quello che dice la Turchia sull'argomento verrà preso in considerazione da Israele. Israele non è in una posizione di potersi permettere di mettere a rischio l'amicizia con la Turchia. Non ci sono altri paesi della regione tranne la Turchia che verranno ascoltati. Il senso di umanità è venuto meno nelle genti del Medio Oriente, che stanno subendo una violenza che nessun essere umano può accettare. Ciò nonostante, l'umanità rimane silenziosa davanti a questa violenza e non sta facendo quasi nulla per fermarla.", ha proseguito Atilgan.

Secondo Atilgan sarebbe ora che la Turchia mettesse in discussione il suo ruolo di mediatore tra Israele e la Siria, e ha espresso disappunto per il lancio della massiccia offensiva israeliana contro gli indifesi cittadini di Gaza, subito dopo l'incontro avvenuto tra il Primo Ministro Erdogan e la sua controparte israeliana, Ehud Olmert. Ha anche affermato che non sarà possibile riportare la pace in Medio Oriente fintantochè gli Stati Uniti sosterranno Israele.

"Mentre la Siria e Israele stavano per raggiungere un accordo sul conflitto delle Alture del Golan, nel 1996, questa iniziativa fallì per colpa delle politiche pro-israeliane degli USA. Nè Israele nè gli stati arabi possono riportare la pace nella regione. Fino a che l'odio e la rivalità vengono riversati nella regione, sarà troppo difficile riportare la pace", ha detto.

L'obiettivo di Israele non è Hamas

Atilgan ha sostenuto che l'obiettivo di Israele nell'offensiva non è quello di stanare i combattenti di Hamas. "E' Hamas l'obiettivo di questa offensiva? Non credo. Hamas è stata fondata con il sostegno indiretto di Israele, per combattere le forze di Fatah. Con l'andar del tempo, Hamas è diventata rappresentativa del 70-80% dei Palestinesi. Ma questa realtà viene ignorata da Israele. Loro considerano Hamas come organizzazione terroristica. E questo è quello che pensa anche il mondo. Tuttavia, è una credenza sbagliata", ha sostenuto.

Atilgan ha anche accusato Israele di ingannare il mondo intero, compresa la Turchia, circa la sua offensiva sanguinaria. "Israele ha ricevuto molte informazioni segrete sulla Palestina durante il cessate il fuoco. E adesso stanno bombardando le case di Gaza. Mentre fingevano di discutere la pace, stavano nei fatti decidendo quali erano gli obiettivi da bombardare. Tutti sapevano che la tregua non sarebbe durata a lungo", ha notato.

Atilgan ha anche detto che l'Iran non farà passi concreti per fermare la violenza israeliana. "L'Iran è uno dei paesi chiave del Medio Orriente. Le sue parole sono più grandi del suo potere. Iran non è mai stato attivamente in conflitto con Israele. In questo momento è occupato con la carota che gli viene offerta per il suo programma nucleare. Sta aspettando ansiosamente un pacchetto di proposte sul nucleare dall'amministrazione USA, e non credo che l'Iran si farà coinvolgere nella tragedia Palestinese", ha detto.

Atilgan ha ribadito la sua convinzione che la Turchia abbia il potere di fermare le sofferenze dei Palestinesi. "Non c'è altro paese nella regione, tranne la Turchia, che possa essere ascoltato da Israele. Il potere militare di Israele è sufficiente a distruggere diversi paesi. Israele ha costruito la sua strategia militare per distruggere tutti i fattori che in futuro possano costituire una minaccia per lei. Per questo l'impianto nucleare in Iraq è stato distrutto. Per questo all'Iran non viene permesso di avere tecnologia nucleare. Questa è una strategia pericolosa", ha proseguito.

Ha anche detto che sono stati gli USA a beneficiare più di tutti dell'anti-americanismo in Turchia, aggiungendo che si domandava se l'anti-americanismo in Turchia non sia stato promosso dagli stessi Stati Uniti.

"Non addestriamo piloti israeliani"

Il generale in pensione, che un tempo ha avuto una posizione di alto livello nelle Forze Aeree turche, ha respinto le affermazioni secondo cui i piloti israeliani, che stanno distruggendo Gaza con le bombe in questo momento, siano stati trasferiti in Turchia per essere addestrati.

"La Turchia ha firmato un accordo di cooperazione militare con Israele nel 1996, quando i paesi arabi si schierarono con la Siria per la crisi idrica. Lo scopo di questo accordo era di proteggere la Turchia contro le minacce provenienti da sud. La Turchia non ha accordi militari solo con Israele; abbiamo accordi simili con circa 40 paesi" - ha detto.

Source > Todays Zaman

Io, nell'inferno di Guantanamo per sei anni

guantanamo1Quando ad agosto Muhammad Saad Iqbal è tornato a casa propria, dopo più di sei anni trascorsi nelle mani degli americani, e di cui cinque nel carcere militare di Guantanamo Bay a Cuba, aveva difficoltà nella deambulazione, il suo orecchio sinistro aveva una grave infezione e mostrava segni di dipendenza da un cocktail di antibiotici e antidepressivi. A novembre, un chirurgo pachistano l’ha operato all’orecchio, alcuni fisioterapisti sono intervenuti sui suoi problemi di lombosciatalgia e uno psichiatra ha cercato di ridurre la sua dipendenza dai farmaci, che egli era solito portarsi appresso in un sacchetto di plastica. I suoi problemi, ha detto Iqbal, un lettore professionista del Corano, sono dovuti a una forma di tortura (detta "gantlet", nella quale il prigioniero è costretto a correre tra due file di persone armate di mazze o di fruste), e a un insieme di abusi, carcerazione e interrogatori per i quali il suo legale di Washington ha in mente di citare in giudizio il governo degli Stati Uniti. L’Amministrazione del presidente eletto Barack Osama, che si insedierà di qui a poco, sta valutando se chiudere definitivamente il carcere di Guantanamo, che molti hanno criticato e definito un sistema di detenzione e abusi estraneo a ogni legalità. La storia vissuta da detenuti come Iqbal sta emergendo però soltanto adesso, dopo anni nei quali questi individui sono stati trasportati avanti e indietro in tutto il mondo con quel sistema adottato dall’Amministrazione Bush e denominato "extraordinary rendition", in virtù del quale i prigionieri sospettati di essere terroristi erano interrogati e incarcerati in Paesi stranieri. lontani dalla portata dei tribunali americani. Iqbal non è mai stato riconosciuto colpevole di alcun crimine, né del resto mai imputato di alcun reato. E’ stato rilasciato da Guantanamo senza clamori, con la spiegazione di routine che non è considerato più un "nemico combattente", grazie a un programma varato dall’Amministrazione Bush per ridurre la popolazione carceraria. «Mi vergogno di quello che gli americani mi hanno fatto in quel periodo», rivela Iqbal che, per la prima volta ha voluto far luce sulla sua prigionia. Iqbal era stato arrestato nel 2002 a Giacarta, in Indonesia, dopo essersi vantato coni membri di un gruppo islamico di saper costruire una bomba da nascondere nel tacco delle scarpe, secondo quanto hanno raccontato due fonti americane di alto grado che si trovavano a Giacarta in quel periodo. Oggi Iqbal nega di aver mai fatto una dichiarazione del genere, ma due giorni dopo il suo arresto la Cia lo trasferì in Egitto. In seguito fu trasferito ancora in una prigione americana nella base aerea di Bagram inAfghanistan, per poi approdare al carcere della Baia di Guantanamo. Dopo essere stato catturato a Giacarta e interrogato per due giorni, le fonti americane giunsero alla conclusione che Iqbal era soltanto uno spaccone e che dovesse pertanto essere rilasciato: così ha rivelato una delle fonti americane a Giacarta. «Era un chiacchierone, voleva darsi delle arie ed essere ritenuto più importante di quanto non fosse in realtà» ha detto la fonte. Non ci sono prove che Iqbal abbia mai incontrato Osama Bin Laden o sia mai stato in Afghanistan, ma nell’atmosfera di paura e confusione che regnò nei mesi immediatamente successivi all’11 settembre 2001, Iqbal fu trasferito segretamente in Egitto per essere sottoposto a ulteriori interrogatori. Lui dice di essere stato picchiato, ammanettato strettamente, incappucciato, drogato, sottoposto a scariche elettriche e poiché aveva negato di aver conosciuto Osama bin Laden è stato anche privato del sonno per sei mesi. «Mi hanno accecato e costretto a stare in piedi per giorni interi». Il Pentagono e la Cia per prassi non parlano dei prigionieri, ma un portavoce della Cia, Paul Gimigliano, ha detto che «il programma di detenzione dei terroristi dell’agenzia ha fatto uso di sistemi di interrogatorio leciti. Da quanto so di questo individuo, egli sembra descrivere tecniche molto diverse da quelle in uso», ha aggiunto Gimigliano. «Non ho proprio idea di che cosa stia parlando. Gli Usa non utilizzano né ammettono la tortura». Una volta arrivato a Guantanamo, il 23 marzo 2003, Iqbal è stato trattato come un miserabile dagli altri prigionieri perché secondo un compagno di prigionia, non era stato addestrato nei campi afgani. Iqbal è diventato talmente depresso da cercare di suicidarsi impiccandosi due volte e da effettuare tre scioperi della fame, ha detto Habib. «Un agente della Cia - racconta - mi ha detto: "Ti risparmiamo: ammetti soltanto di aver incontrato Osama Bin Laden". Quando io ho risposto che non era vero e che non avrei ammesso una cosa del genere, dopo che anche i test alla macchina della verità hanno dimostrato che dicevo il vero, mi hanno spostato da una cella all’altra a intervalli regolari e deprivato del sonno per sei mesi». Secondo una dichiarazione dell’aprile 2007 del dottor Ronald L. Sollock, comandante dell’Ospedale della Marina della Baia di Guantanamo, a Iqbal è stata diagnosticata la perforazione del timpano sinistro, un’infiammazione del canale esterno dell’orecchio sinistro, un’infiammazione dell’orecchio medio sinistro. E dal 2003, secondo quanto la Corte ha appurato da Sollock, a Iqbal sono stati prescritti farmaci antibiotici. Quando ha fatto ritorno a casa propria in Pakistan, Iqbal mostrava segni di dipendenza «da un lungo elenco di farmaci», ha detto Mohammad Mujeeb, professore e laringoiatra del Services Hospital di Lahore. «Qui, con la mia famiglia, sono tornato a vivere. E’ stato come nascere una seconda volta - dice Iqbal - non saprei descrivere quella sensazione altrimenti». Il suo caso è attualmente in corso di esame nei tribunali americani: il suo avvocato, Richard L. Cys, dice che si prefigge di citare il governo americano per la detenzione illecita. A Lahore, Iqbal intende adesso tornare a insegnare il Corano: «E’ facile ora per gli Stati Uniti affermare che non sono state trovate accuse a mio carico - conclude - Ma chi è responsabile di questi sette anni della mia vita?».

di Raymond Bonner, Salman Masood, Jane Perlez