24 dicembre 2009

Israele ammette: rubati gli organi ai palestinesi morti

bustedrabsAll'inizio di settembre un articolo del giornale svedese Aftonbladet aveva scatenato una crisi diplomatica tra Svezia e Israele. Nell'articolo i parenti di un palestinese denunciavano che gli israeliani avevano restituito il cadavere del loro caro dopo averne prelevato degli organi e che il loro caso non era unico.

Immediatamente da Israele si alzò un fuoco di sbarramento feroce che definì "antisemita" il giornale, la Svezia e chiunque prestasse orecchio ad accuse immaginarie. Oggi invece sappiamo che le "l'immaginario furto d'organi" è stata pratica comune in Israele per oltre dieci anni. A ridurre, solo parzialmente, l'orrore si è venuto a sapere che l'istituto forense israeliano Abu Kabir, non ne faceva questione di nazionalità, rubava gli organi senza consenso sia ai cadaveri dei palestinesi che a quelli degli israeliani che transitavano dalla struttura per le autopsie. L'istituto era l'unico istituto di medicina legale del paese ed è al centro di un clamoroso scandalo che riguarda proprio un traffico internazionale d'organi a pagamento (nelle foto la retata negli Stati Uniti).

Alcuni parenti di soldati israeliani morti hanno fatto causa all'istituto fin dal 2001, possibilità per ora negata ai parenti delle vittime palestinesi, perché gli espianti sui palestinesi erano negati dl governo israeliano. Il dottor Hiss, nonostane le pesantissime accuse che comprendevano altre irregolarità (tra le quali una collezione di teschi umani e l'aver taroccato l'autopsia di Rabin), è stato assolto da ogni accusa e protetto dal governo, motivo dell'assoluzione è che Hiss non avrebbe tratto profitto dai suoi reati, perché "il suo unico interesse era l'avanzamento della ricerca scientifica". Una giustificazione ccettabile e imbarazzante che si è già sentita nel passato, Hiss continua ancora oggi a lavorare come patologo nella stessa struttura e il governo, difendendolo, ne ha condiviso implicitamente l'operato.

L'ammissione è contenuta in una intervista del 2000 all'allora capo dell'istituto Jehuda Hiss, al canale televisivo israeliano Channel 2 TV, intervista che poi non è mai stata mandata in onda, conservando il segreto su questo modo criminale di procedere fino a ieri. L'intervista è andata in onda questo fine settimana e non perché in Israele si stia decidendo una nuova e discussa disciplina dei trapianti, per la quale i donatori di organi acquisirebbero la precedenza nei trapianti sui non donatori.

È stata Nancy Sheppard-Hughes, l'accademica statunitense che aveva intervistato il professor Hiss nel 2000, a decidere di rendere pubblica l'intervista proprio per la delicatezza delle questioni sollevate dall'articolo di Aftombladet. Secondo Sheppard-Hughes l'intervista dimostra che non esisteva un accanimento razzista sui corpi dei palestinesi, ma non si può mancare di notare che nell'esercitare la pratica sui palestinesi i medici israeliani hanno infranto leggi e norme che vanno oltre la deontologia professionale, visto che Israele non poteva esercitare alcuna sovranità sui corpi degli "stranieri" e ancora meno su quelli dei nemici uccisi in combattimento o durante i numerosi episodi di repressione ai danni della popolazione palestinese. Al seguito dell'intervista nessuno ha più avuto il coraggio di smentire nulla, anche perché è arrivata anche la stringata ammissione ufficiale dell'esercito "quelle pratiche hanno avuto luogo" a mettere la parola fine sulla questione.

aftonSe il furto d'organi avesse interessato solo i corpi di cittadini israeliani lo scandalo avrebbe avuto una dimensione esclusivamente nazionale, ma ora che si è saputo che il traffico si estendeva ai corpi dei palestinesi la questione diventa un problema di natura necessariamente internazionale e chiama in causa le responsabilità dei vertici del governo israeliano. Responsabilità relative a crimini gravissimi compiuti nei confronti di una popolazione sotto regime d'occupazione militare, ce n'è abbastanza per un'altra causa per crimini di guerra contro i governi israeliani dell'epoca.

Uno scandalo e un colpo all'immagine che non potrà certo risolversi dando dell'antisemita a caso, ma anche una rivincita del quotidiano a del giornalista svedese che a settembre erano finiti nella bufera, costretti poi a precisazioni pelose per quietare l'assalto della propaganda israeliana e deflettere l'accusa di antisemitismo, portata rabbiosamente e a gran voce da blog e testate filo-israeliane, arrivando a parlare di "matrimonio all'inferno" tra l'Aftonbladet e Hamas. In Italia non era andata molto meglio e nessun politico aveva difeso il diritto di cronaca di fronte alla furia dei soliti noti, che erano giunti a chiedere il boicottaggio dell'IKEA contro i cattivi antisemiti.

Oggi, mentre Google News restituisce oltre un migliaio d'articoli sulla clamorosa conferma, la versione italiana offre solo sei risultati, nessuno dai maggiori quotidiani e nessuno che ricordi l'iniziativa di Fiamma Nirenstein (deputata del PDL con cittadinanza israeliana) che da sola causò un piccolo incidente diplomatico tra Italia e Svezia, approfittando della sua posizione in Commissione Esteri per dare dell'antisemita agli svedesi in nome del governo italiano. Nessuno è corso neppure ad intervistare il ministro degli esteri Frattini, che aveva dismesso come false le notizie pubblicate da Aftonbladet.

Ancora una volta l'uso sistematico dell'accusa di antisemitismo da parte della propaganda israeliana si è rivelato efficace nel ridurre al silenzio le voci critiche con Israele, ma ancora una volta l'accusa si è dimostrata falsa, un'offesa e un insulto alla verità. Chi non ha ragioni da opporre, può ricorrere solo all'insulto, da tempo Israele è ridotto a poter usare solo l'espediente dell'accusa di antisemitismo perché di ragioni nel reprimere e cacciare i palestinesi nei territori, etiche o legali che siano, non ne ha più alcuna.

by Mazzetta

I banchieri? Un danno per la società "Vale di più l'operatore ecologico"


L'analisi e la proposta degli economisti della New economics foundation (Nef). "Collegare gli stipendi al contributo di benessere che un lavoro porta alla comunità"

Vale più un addetto alle pulizie, soprattutto se in ospedale, che un banchiere. In più, il secondo crea anche problemi alla società. Sembra tanto l'affermazione fatta da un qualsiasi avventore di bar e invece è la conclusione della ricerca elaborata dal think tank della New economics foundation (Nef), un gruppo di 50 economisti famosi per aver portato nell'agenda del G7 e G8 temi quali quello del debito internazionale.

Il Nef ha calcolato il valore economico di sei diversi lavori, tre pagati molto bene e tre molto poco. Un'ora di lavoro di addetto alle pulizie in ospedale, ad esempio, crea dieci sterline di profitto per ogni sterlina di salario. Al contrario, per ogni sterlina guadagnata da un banchiere, ce ne sono sette perdute dalla comunità. I banchieri, conclude il Nef, prosciugano la società e causano danni all'economia globale. Non bastasse questo, valutano ancora gli economisti impegnati in un'etica della finanza, i banchieri sono i responsabili di campagne che creano insoddisfazione, infelicità e istigano al consumismo sfrenato.

"Abbiamo scelto un nuovo approccio per valutare il reale valore del lavoro - spiega il Nef nell'introduzione alla ricerca - . Siamo andati oltre la considerazione di quanto una professione viene valutata economicamente ed abbiamo verificato quanto chi la esercita contribuisce al benessere della società. I principi di valutazione ai quali ci siamo ispirati quantificano il valore sociale, ambientale ed economico del lavoro svolto dalle diverse figure".

Un altro esempio che illustra bene il punto di partenza del Nef è quello della comparazione tra un operatore ecologico e un fiscalista. Il primo contribuisce con il suo lavoro alla salute dell'ambiente grazie al riciclo delle immondizie, il secondo danneggia la società perché studia in che modo far versare ai contribuenti meno tasse.

"La nostra ricerca analizza nel dettaglio sei lavori diversi - si legge ancora nell'introduzione - scelti nel settore pubblico e privato tra quelli che meglio illustrano il problema. Tre di questi sono pagati poco (un addetto alle pulizie in ospedale, un operaio di un centro di recupero materiali di riciclo e un operatore dell'infanzia), mentre gli altri hanno stipendi molto alti (un banchiere della City, un dirigente pubblicitario e un consulente fiscale). Abbiamo esaminato il contributo sociale del loro valore e scoperto che i lavori pagati meno sono quelli più utili al benessere collettivo".

La ricerca, infine, smonta anche il mito della grande operosità di chi ha lavori ben retribuiti e di grande prestigio: chi guadagna di più, conclude il Nef, non lavora più duramente di chi è pagato poco e stipendi alti non corrispondono sempre a un grande talento. Eilis Lawlor, portavoce della Nef, ha voluto però precisare alla Bbc: "Il nostro studio vuole sottolineare un punto fondamentale e cioè che dovrebbe esserci una corrispondenza diretta tra quanto siamo pagati e il valore che il nostro lavoro genera per la società. Abbiamo trovato un modo per calcolarlo e questo strumento dovrebbe essere usato per determinare i compensi".
tratto da Repubblica

23 dicembre 2009

11/9: il volo AA77 non può essere stato dirottato

Documenti declassificati mostrano che la portiera della cabina è sempre rimasta chiusa a chiave. Sarebbe dunque stato impossibile per i dirottatori entrarvi o fare uscire il pilota durante il volo.

Secondo il rapporto della commissione presieduta da Kean-Hamilton, il volo AA77 sarebbe stato dirottato da alcuni pirati dell'aria l'11 settembre e si sarebbe schiantato contro il Pentagono.

Il rapporto precisa che il dirottamento sarebbe avvenuto tra le 8:51 (ora dell'ultimo contatto radio) e le 8:54 (ora in cui l'aereo cambia rotta); che, essendosi interrotto il contatto col transponder, le traccie dell'apparecchio sono state perse alle ore 8:56. Solo alle ore 9:32, l'aviazione civile nota un aereo in prossimità di Washington, che viene identificato, per deduzione, essere il volo AA77.



Il rapporto precisa altresì che le due passeggere Renée May e la giornalista Barbara Olson hanno indicato per telefono ai loro cari il fatto che sull'aereo ci fossero 6 dirottatori (e non cinque) armati di taglierini. Secondo la testimonianza di Ted Olson, procuratore generale degli Stati Uniti, sua moglie avrebbe precisato che i passeggeri sarebbero stati raggruppati nella parte finale del Boeing, e gli avrebbe chiesto quali istruzioni trasmettere al capitano, il quale si trovava con lei.

Le testimonianze dei passeggeri sono già state invalidate dall'indagine dell' FBI, al momento del processo Moussaoui. In quella occasione, è stato stabilito come non fosse possibile, al tempo, effettuare telefonate da una tale altitudine e che, del resto, non vi era traccia di queste conversazioni nei rilevamenti delle compagnie telefoniche.

I documenti del National Transportation Safety Board (NTSB), nuovamente declassificati su richiesta dell'associazione « Pilot for 9/11 Truth », fanno risultare la registrazione del parametro « CI » intitolato « Flight Deck Door ». Quest'ultimo mostra che la portiera della cabina è rimasta chiusa a chiave. Sarebbe dunque stato impossibile entrarvi o farne uscire il pilota durante il volo.

In queste condizioni, solo il comandante Charles F. Burlingame e il copilota David Charlebois si trovavano nella cabina nel momento in cui l'aereo ha cambiato rotta.

Il comandante Charles F. Burlingame era un ex-pilota di caccia della Navy. E' stato portavoce del Pentagono durante l'operazione Tempesta del deserto. E' ugualmente stato responsabile di un esercizio di simulazione che metteva in scena il possibile schianto di un aereo di linea sul Pentagono. In virtù di una legge ad hoc, i suoi presunti resti sono stati inumati nel prestigioso cimitero militare d'Arlington, seppure la sua sia stata considerata una morte in vesti civili. Sua sorella Debra Burlingame co-presiede assieme a Liz Cheney (figlia del vice-presidente Dick Ceney) l’associazione Keep America Safe.
di Reseau Voltaire

24 dicembre 2009

Israele ammette: rubati gli organi ai palestinesi morti

bustedrabsAll'inizio di settembre un articolo del giornale svedese Aftonbladet aveva scatenato una crisi diplomatica tra Svezia e Israele. Nell'articolo i parenti di un palestinese denunciavano che gli israeliani avevano restituito il cadavere del loro caro dopo averne prelevato degli organi e che il loro caso non era unico.

Immediatamente da Israele si alzò un fuoco di sbarramento feroce che definì "antisemita" il giornale, la Svezia e chiunque prestasse orecchio ad accuse immaginarie. Oggi invece sappiamo che le "l'immaginario furto d'organi" è stata pratica comune in Israele per oltre dieci anni. A ridurre, solo parzialmente, l'orrore si è venuto a sapere che l'istituto forense israeliano Abu Kabir, non ne faceva questione di nazionalità, rubava gli organi senza consenso sia ai cadaveri dei palestinesi che a quelli degli israeliani che transitavano dalla struttura per le autopsie. L'istituto era l'unico istituto di medicina legale del paese ed è al centro di un clamoroso scandalo che riguarda proprio un traffico internazionale d'organi a pagamento (nelle foto la retata negli Stati Uniti).

Alcuni parenti di soldati israeliani morti hanno fatto causa all'istituto fin dal 2001, possibilità per ora negata ai parenti delle vittime palestinesi, perché gli espianti sui palestinesi erano negati dl governo israeliano. Il dottor Hiss, nonostane le pesantissime accuse che comprendevano altre irregolarità (tra le quali una collezione di teschi umani e l'aver taroccato l'autopsia di Rabin), è stato assolto da ogni accusa e protetto dal governo, motivo dell'assoluzione è che Hiss non avrebbe tratto profitto dai suoi reati, perché "il suo unico interesse era l'avanzamento della ricerca scientifica". Una giustificazione ccettabile e imbarazzante che si è già sentita nel passato, Hiss continua ancora oggi a lavorare come patologo nella stessa struttura e il governo, difendendolo, ne ha condiviso implicitamente l'operato.

L'ammissione è contenuta in una intervista del 2000 all'allora capo dell'istituto Jehuda Hiss, al canale televisivo israeliano Channel 2 TV, intervista che poi non è mai stata mandata in onda, conservando il segreto su questo modo criminale di procedere fino a ieri. L'intervista è andata in onda questo fine settimana e non perché in Israele si stia decidendo una nuova e discussa disciplina dei trapianti, per la quale i donatori di organi acquisirebbero la precedenza nei trapianti sui non donatori.

È stata Nancy Sheppard-Hughes, l'accademica statunitense che aveva intervistato il professor Hiss nel 2000, a decidere di rendere pubblica l'intervista proprio per la delicatezza delle questioni sollevate dall'articolo di Aftombladet. Secondo Sheppard-Hughes l'intervista dimostra che non esisteva un accanimento razzista sui corpi dei palestinesi, ma non si può mancare di notare che nell'esercitare la pratica sui palestinesi i medici israeliani hanno infranto leggi e norme che vanno oltre la deontologia professionale, visto che Israele non poteva esercitare alcuna sovranità sui corpi degli "stranieri" e ancora meno su quelli dei nemici uccisi in combattimento o durante i numerosi episodi di repressione ai danni della popolazione palestinese. Al seguito dell'intervista nessuno ha più avuto il coraggio di smentire nulla, anche perché è arrivata anche la stringata ammissione ufficiale dell'esercito "quelle pratiche hanno avuto luogo" a mettere la parola fine sulla questione.

aftonSe il furto d'organi avesse interessato solo i corpi di cittadini israeliani lo scandalo avrebbe avuto una dimensione esclusivamente nazionale, ma ora che si è saputo che il traffico si estendeva ai corpi dei palestinesi la questione diventa un problema di natura necessariamente internazionale e chiama in causa le responsabilità dei vertici del governo israeliano. Responsabilità relative a crimini gravissimi compiuti nei confronti di una popolazione sotto regime d'occupazione militare, ce n'è abbastanza per un'altra causa per crimini di guerra contro i governi israeliani dell'epoca.

Uno scandalo e un colpo all'immagine che non potrà certo risolversi dando dell'antisemita a caso, ma anche una rivincita del quotidiano a del giornalista svedese che a settembre erano finiti nella bufera, costretti poi a precisazioni pelose per quietare l'assalto della propaganda israeliana e deflettere l'accusa di antisemitismo, portata rabbiosamente e a gran voce da blog e testate filo-israeliane, arrivando a parlare di "matrimonio all'inferno" tra l'Aftonbladet e Hamas. In Italia non era andata molto meglio e nessun politico aveva difeso il diritto di cronaca di fronte alla furia dei soliti noti, che erano giunti a chiedere il boicottaggio dell'IKEA contro i cattivi antisemiti.

Oggi, mentre Google News restituisce oltre un migliaio d'articoli sulla clamorosa conferma, la versione italiana offre solo sei risultati, nessuno dai maggiori quotidiani e nessuno che ricordi l'iniziativa di Fiamma Nirenstein (deputata del PDL con cittadinanza israeliana) che da sola causò un piccolo incidente diplomatico tra Italia e Svezia, approfittando della sua posizione in Commissione Esteri per dare dell'antisemita agli svedesi in nome del governo italiano. Nessuno è corso neppure ad intervistare il ministro degli esteri Frattini, che aveva dismesso come false le notizie pubblicate da Aftonbladet.

Ancora una volta l'uso sistematico dell'accusa di antisemitismo da parte della propaganda israeliana si è rivelato efficace nel ridurre al silenzio le voci critiche con Israele, ma ancora una volta l'accusa si è dimostrata falsa, un'offesa e un insulto alla verità. Chi non ha ragioni da opporre, può ricorrere solo all'insulto, da tempo Israele è ridotto a poter usare solo l'espediente dell'accusa di antisemitismo perché di ragioni nel reprimere e cacciare i palestinesi nei territori, etiche o legali che siano, non ne ha più alcuna.

by Mazzetta

I banchieri? Un danno per la società "Vale di più l'operatore ecologico"


L'analisi e la proposta degli economisti della New economics foundation (Nef). "Collegare gli stipendi al contributo di benessere che un lavoro porta alla comunità"

Vale più un addetto alle pulizie, soprattutto se in ospedale, che un banchiere. In più, il secondo crea anche problemi alla società. Sembra tanto l'affermazione fatta da un qualsiasi avventore di bar e invece è la conclusione della ricerca elaborata dal think tank della New economics foundation (Nef), un gruppo di 50 economisti famosi per aver portato nell'agenda del G7 e G8 temi quali quello del debito internazionale.

Il Nef ha calcolato il valore economico di sei diversi lavori, tre pagati molto bene e tre molto poco. Un'ora di lavoro di addetto alle pulizie in ospedale, ad esempio, crea dieci sterline di profitto per ogni sterlina di salario. Al contrario, per ogni sterlina guadagnata da un banchiere, ce ne sono sette perdute dalla comunità. I banchieri, conclude il Nef, prosciugano la società e causano danni all'economia globale. Non bastasse questo, valutano ancora gli economisti impegnati in un'etica della finanza, i banchieri sono i responsabili di campagne che creano insoddisfazione, infelicità e istigano al consumismo sfrenato.

"Abbiamo scelto un nuovo approccio per valutare il reale valore del lavoro - spiega il Nef nell'introduzione alla ricerca - . Siamo andati oltre la considerazione di quanto una professione viene valutata economicamente ed abbiamo verificato quanto chi la esercita contribuisce al benessere della società. I principi di valutazione ai quali ci siamo ispirati quantificano il valore sociale, ambientale ed economico del lavoro svolto dalle diverse figure".

Un altro esempio che illustra bene il punto di partenza del Nef è quello della comparazione tra un operatore ecologico e un fiscalista. Il primo contribuisce con il suo lavoro alla salute dell'ambiente grazie al riciclo delle immondizie, il secondo danneggia la società perché studia in che modo far versare ai contribuenti meno tasse.

"La nostra ricerca analizza nel dettaglio sei lavori diversi - si legge ancora nell'introduzione - scelti nel settore pubblico e privato tra quelli che meglio illustrano il problema. Tre di questi sono pagati poco (un addetto alle pulizie in ospedale, un operaio di un centro di recupero materiali di riciclo e un operatore dell'infanzia), mentre gli altri hanno stipendi molto alti (un banchiere della City, un dirigente pubblicitario e un consulente fiscale). Abbiamo esaminato il contributo sociale del loro valore e scoperto che i lavori pagati meno sono quelli più utili al benessere collettivo".

La ricerca, infine, smonta anche il mito della grande operosità di chi ha lavori ben retribuiti e di grande prestigio: chi guadagna di più, conclude il Nef, non lavora più duramente di chi è pagato poco e stipendi alti non corrispondono sempre a un grande talento. Eilis Lawlor, portavoce della Nef, ha voluto però precisare alla Bbc: "Il nostro studio vuole sottolineare un punto fondamentale e cioè che dovrebbe esserci una corrispondenza diretta tra quanto siamo pagati e il valore che il nostro lavoro genera per la società. Abbiamo trovato un modo per calcolarlo e questo strumento dovrebbe essere usato per determinare i compensi".
tratto da Repubblica

23 dicembre 2009

11/9: il volo AA77 non può essere stato dirottato

Documenti declassificati mostrano che la portiera della cabina è sempre rimasta chiusa a chiave. Sarebbe dunque stato impossibile per i dirottatori entrarvi o fare uscire il pilota durante il volo.

Secondo il rapporto della commissione presieduta da Kean-Hamilton, il volo AA77 sarebbe stato dirottato da alcuni pirati dell'aria l'11 settembre e si sarebbe schiantato contro il Pentagono.

Il rapporto precisa che il dirottamento sarebbe avvenuto tra le 8:51 (ora dell'ultimo contatto radio) e le 8:54 (ora in cui l'aereo cambia rotta); che, essendosi interrotto il contatto col transponder, le traccie dell'apparecchio sono state perse alle ore 8:56. Solo alle ore 9:32, l'aviazione civile nota un aereo in prossimità di Washington, che viene identificato, per deduzione, essere il volo AA77.



Il rapporto precisa altresì che le due passeggere Renée May e la giornalista Barbara Olson hanno indicato per telefono ai loro cari il fatto che sull'aereo ci fossero 6 dirottatori (e non cinque) armati di taglierini. Secondo la testimonianza di Ted Olson, procuratore generale degli Stati Uniti, sua moglie avrebbe precisato che i passeggeri sarebbero stati raggruppati nella parte finale del Boeing, e gli avrebbe chiesto quali istruzioni trasmettere al capitano, il quale si trovava con lei.

Le testimonianze dei passeggeri sono già state invalidate dall'indagine dell' FBI, al momento del processo Moussaoui. In quella occasione, è stato stabilito come non fosse possibile, al tempo, effettuare telefonate da una tale altitudine e che, del resto, non vi era traccia di queste conversazioni nei rilevamenti delle compagnie telefoniche.

I documenti del National Transportation Safety Board (NTSB), nuovamente declassificati su richiesta dell'associazione « Pilot for 9/11 Truth », fanno risultare la registrazione del parametro « CI » intitolato « Flight Deck Door ». Quest'ultimo mostra che la portiera della cabina è rimasta chiusa a chiave. Sarebbe dunque stato impossibile entrarvi o farne uscire il pilota durante il volo.

In queste condizioni, solo il comandante Charles F. Burlingame e il copilota David Charlebois si trovavano nella cabina nel momento in cui l'aereo ha cambiato rotta.

Il comandante Charles F. Burlingame era un ex-pilota di caccia della Navy. E' stato portavoce del Pentagono durante l'operazione Tempesta del deserto. E' ugualmente stato responsabile di un esercizio di simulazione che metteva in scena il possibile schianto di un aereo di linea sul Pentagono. In virtù di una legge ad hoc, i suoi presunti resti sono stati inumati nel prestigioso cimitero militare d'Arlington, seppure la sua sia stata considerata una morte in vesti civili. Sua sorella Debra Burlingame co-presiede assieme a Liz Cheney (figlia del vice-presidente Dick Ceney) l’associazione Keep America Safe.
di Reseau Voltaire