22 giugno 2010

Sicilia: onorevoli superpagati

http://www.imitidicthulhu.it/Blog/PupoSiciliano.jpg

Sono 14 i parlamentari nazionali, ex deputati regionali all’Assemblea regionale siciliana, pagati due volte, a cui si aggiungono 2 ex parlamentari regionali, che attualmente hanno i seguenti incarichi istituzionali, l’assessore regionale al turismo, Nino Strano ed il presidente della Provincia Regionale di Messina, Nino Ricevuto.
Alla faccia della crisi economica e del risanamento del deficitario bilancio regionale siciliano.
Difatti, alla indennità di parlamentare nazionale (deputato o senatore), sommano la pensione maturata all’Ars, malgrado la loro età. Precisamente, quasi tutti hanno un’età inferiore ai 65 anni, la loro media di età è attorno ai 50 anni.
Che ne pensa il ministro Brunetta!
Ed ecco i 14 beneficiari, appartenenti a quasi tutti i partiti politici, Pdl Pd, Udc e Idv: Leoluca Orlando, Salvatore Cuffaro, Calogero Mannino, Angelo Capodicasa, Vladimiro Crisafulli, Nicola Cristaldi, Giuseppe Firrarello, Salvatore Fleres, Fabio Granata, Ugo Grimaldi, Dore Misuraca, Alessandro Pagano, Raffaele Stancanelli e Sebastiano Burgaretta Aparo.
In grande inciucio trasversale cui partecipano tutti, in danno ai contribuenti. Tutti uniti appassionatamente…, altro che valori sbandierati dal portavoce di Idv, Leoluca Orlando, che simula la sua verginità politico-partitica. Ma quale valori! Ma quale opposizione! Sono un tutt’uno, maggioranza e minoranza (non opposizione, che non è mai esistita).
Il sistema premiale trasversale o bipartizan di cumulo è tutto siciliano e riguarda tutti gli ex deputati regionali che hanno cominciato la loro carriera partitica all’Ars prima della riforma previdenziale dell’anno 2000 e continuano ad usufruire del vecchio sistema, per il quale si può ricevere l’assegno vitalizio anche a 50 anni, avendo tre legislature alle spalle. La soglia sale a 55 anni per i parlamentari regionali con due legislature e a 60 per chi ha all’attivo una sola legislatura.
In merito, il regolamento dell’Ars prevede che, raggiunti i predetti requisiti, gli ex deputati regionali possono chiedere il vitalizio e mantenerlo anche se nel frattempo hanno assunto il titolo di parlamentare nazionale. Al contrario, il regolamento della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica non lo permettono affatto il cumulo dell’assegno vitalizio nazionale con l’indennità da consigliere o deputato regionale. Contraddizione che di fatto determina un trattamento di maggior favore per i 16 (14 più 2) ex parlamentari regionali siciliani provenienti dall’Ars.
La Sicilia è un mondo a parte.
di Giacomo Faso

La crisi è finita. Ma c’è chi si vende un rene


Nonostante le patetiche rassicurazioni del governo, la crisi economica in Italia è ancora molto forte. Prendiamo ad esempio la storia di G. M., 46 anni, ex imprenditore di Ponte della Priula (TV). Oberato da i debiti e con una famiglia da mantenere, ha deciso di vendere un rene: «Sono sano, forte come un lupo e abbastanza giovane: metto in vendita un mio rene per 150mila euro», questa la sua offerta shock.

Non si tratta certo di una provocazione, ma dell’unica via d’uscita da una vita non più dignitosa. «Dal 28 maggio sono di nuovo disoccupato, adesso mi arrangio con dei lavoretti, faccio anche il muratore. La casa è andata all’asta e ci viviamo fino a quando non ci sfratteranno. Che futuro posso assicurare alle mie figlie in queste condizioni? Ogni mattina quando mi sveglio non so se impiccarmi e mettere fine a tutto questo o se continuare a vivere. Sono alla ricerca di denaro, disposto a fare qualsiasi lavoro. Non riesco a trovarne uno di stabile e adesso ho deciso».

Eppure all’inizio la sua attività di autotrasporti sembrava andare bene. «Era il 2001 e avevo quattro camion e tante speranze, poi sono iniziate le pendenze con le banche e ho dovuto chiudere. Ho lavorato come operaio autista, alle dipendenze di due aziende locali una delle quali è fallita». Con i soldi guadagnati prima cerca di ripianare i debiti, ma poi la situazione diventa insostenibile. «Mi sono mangiato la casa che è finita all’asta. A fine aprile l’hanno acquistata per 80mila euro circa, ma non è bastato. Le banche mi chiedono ancora denaro e io non ne ho più. Sono su una strada».

Per ora lui e la sua famiglia, moglie e due bimbe piccole, hanno ancora un tetto, ma durerà poco. «Viviamo ancora nella casa fino a quando non ci sfratteranno. Io così non ce la faccio più, ho ancora debiti da saldare e non riesco a trovare un lavoro fisso e se dovessi trovare uno stipendio le banche me lo pignorerebbero». Ecco perché la soluzione estrema della vendita del rene. «Lo so che qui in Italia non si potrebbe fare, ma io offro il mio rene. È sano, io sono sano e se c’è qualche persona benestante con problemi di salute sono a sua disposizione. Chiedo 150mila euro e prometto che 20mila euro andranno per la ricerca. Lo faccio per la mia famiglia, per mia moglie e le mie figlie. Voglio assicurare loro un futuro, gli studi, la serenità di una volta, non chiedo poi molto. Da mesi cerco lavoro, mi tengono per tre mesi e poi mi lasciano a casa. Dicono che questi tempi sono duri per tutti ma così non ce la faccio più ad andare avanti, vi prego datemi una mano almeno voi».

Questi sono gli effetti deleteri del capitalismo, un sistema destinato ad implodere su se stesso ed incurante della dignità della persona. Quanti altri casi come quello dell’imprenditore trevigiano dovremo ancora vedere prima che il popolo decida di ribellarsi e cominci a lottare per abbattere la dittatura del Capitale? Purtroppo all’orizzonte non vediamo ancora nulla di buono.

di Alessandro Cavallini

20 giugno 2010

Nasce Onu, la rete nazionale degli operatori dell'usato


usa e getta consumismo
Siamo nell'era dell’usa e getta in cui le regole dell’economia tendono a manovrare le nostre necessità verso il bisogno e il possesso del “nuovo”
Nell’era del consumo dell’usa e getta in cui le regole dell’economia tendono a manovrare le nostre necessità verso il bisogno e il possesso del “nuovo”, in cui ogni secondo sono immessi nel mercato miliardi di prodotti, che in breve tempo finiscono in disuso, la possibilità di trovare articoli di seconda mano in perfette condizioni e caratterizzati da prezzi particolarmente convenienti è decisamente alta. In questo senso la cultura dell’usato rappresenta un importante antidoto a questo sistema economico che produce inquinamento e devasta l’ambiente per smaltire queste immense quantità di merci prodotte. Allungare la vita dei beni, attraverso l’incentivazione di strategie del “riutilizzo” è pertanto una delle risposte più efficaci e concrete all’emergenza ambientale della nostra epoca, perché trasforma un potenziale problema in una grande opportunità.

Al fine di dare supporto, dignità e status giuridico a un comparto che cresce ancora troppo lentamente, lo scorso 16 giugno presso la sala conferenze della Città dell'Altra Economia di Roma è stata presentata ufficialmente la Rete Nazionale degli operatori dell’usato (Rete Onu): la prima organizzazione degli operatori dell’usato dei mercati storici e delle pulci, della strada e delle fiere.

La rete, di cui fanno parte già circa 3.000 addetti, è promossa da associazioni e realtà già radicate sui territori di riferimento, come Associazione Bidonville con sede a Napoli, che ha organizzato le ventotto edizioni de “La Fiera del Baratto e dell’Usato”, l’Associazione Operatori del Mercato di Porta Portese, nata nella seconda metà degli anni '90 allo scopo di tutelare gli operatori del mercato storico di Roma, l’Associazione Vivibalon di Torino, l’Occhio del Riciclone, creata con l’obiettivo di promuovere il riutilizzo e di individuare una soluzione all’emergenza rifiuti a partire dal punto di vista dell’economia popolare, e la Rete di Sostegno ai Mercatini Rom, che da circa dieci anni opera con difficoltà sempre crescenti aiutando le famiglie rom del territorio romano a costruire un futuro dignitoso attraverso un lavoro legale di raccolta e vendita dell’usato.

Nel corso della conferenza è stato presentato alla stampa un manifesto che sintetizza le proposte della rete attorno a cinque tematiche fondamentali: ambiente, fiscalità, commercio, sociale/lavoro, cultura e che si pone come proposta concreta di dialogo con le Pubbliche Amministrazioni e i soggetti sociali ed economici interessati.

ambiente rifiuti riuso
“L’impatto disastroso sull’ambiente di politiche basate principalmente sullo smaltimento in discarica mette in evidenza il grande effetto positivo nella diminuzione degli oggetti da smaltire"
“L’impatto disastroso sull’ambiente di politiche basate principalmente sullo smaltimento in discarica mette in evidenza il grande effetto positivo nella diminuzione degli oggetti da smaltire - commenta Gianfranco Bongiovanni dell’Occhio del Riciclone - se gli operatori dell’usato avessero accesso ai rifiuti ingombranti che i cittadini portano ai Centri di raccolta urbani, ovvero le strutture pubbliche gratuite e attrezzate nella raccolta e avvio al recupero di rifiuti”. Ciò comporterebbe anche un abbattimento dei costi per la raccolta differenziata grazie all’autosufficienza economica delle isole ecologiche. “È pertanto impellente l’esigenza di dare vita a un ‘Consorzio Nazionale del Riuso’ che possa garantire la gestione di tutta la frazione riusabile nelle filiere del riutilizzo - prosegue Bongiovanni - che permetta l’acquisto a prezzi sostenibili di merci riusabili all’ingrosso da immettere nel sistema della vendita dell’usato. A questo proposito ci muoveremo premendo su tutte le istituzioni di riferimento nel settore del commercio, dell’ambiente e delle politiche sociali per la creazione di un’entità analoga al Conai che opera per il riutilizzo dei materiali di imballaggio, che oltre ad attenuare il problema dello smaltimento dei rifiuti porterebbe nuova occupazione”.

Nel caso di materiali non utilizzabili per la vendita, la rete chiede che anche gli scarti delle isole ecologiche possano trovare nuova linfa, divenendo materiali per la realizzazione di opere artistiche.

La questione fiscale è uno dei temi più impellenti come ricorda Augusto Lacala, presidente di Bidonville: “Nonostante la priorità espressa nella legislazione nazionale ed europea nel riutilizzo delle merci, manca in Italia una legge che regoli il settore dell’usato, che a tutt’oggi è omologato a quello del nuovo. Un insieme di regole che cambiano da regione a regione o addirittura da comune a comune, e che non tengono in considerazione le peculiarità di questo specifico comparto soprattutto per quanto riguarda il regime fiscale e di tracciabilità dei prodotti. Anche se obbligatorio, è impossibile la registrazione dei carichi e degli scarichi perché l’approvvigionamento dell’usato non avviene in serie. Una zona grigia che inibisce seriamente l’attività sia dei professionisti sia degli hobbisti, i quali sono esposti al sospetto di ricettazione e all’arbitrio delle forze dell’ordine, che porta in molti casi alla chiusura dei mercati, specialmente quando i venditori sono di etnia rom”.

Occorre, dunque, che sia creata una normativa specifica che si adatti alle dinamiche di questo comparto. Nel documento sono proposte una serie di modifiche alla legislazione vigente, come l’esenzione totale dall’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), la dispensa generalizzata dagli obblighi di tracciabilità delle merci per tutte le frazioni di valore medio-basso (mentre nel caso delle merci vendute a un prezzo superiore ai 500 euro c'è l’obbligo di fornire un documento di vendita che non specifichi il prezzo ma solo il numero di carta di identità e la firma del cessionario), l’applicazione del principio di responsabilità soggettiva dell’operatore, il quale, su richiesta, dovrà indicare ai pubblici ufficiali l’origine delle merci con prezzo superiore ai 500 euro ed essere giudicato come unico responsabile nei casi in cui sia accertata la ricettazione della merce, e senza ripercussioni o rappresaglie nei confronti della manifestazione o del mercato dove l’operatore abbia esposto le merci.

Un disciplinamento necessario che andrebbe a regolare situazioni di illegalità e di abusivismo che caratterizzano ad esempio il popolare mercato domenicale di Porta Portese a Roma, sempre di più una piazza per ricettatori. “Il sindaco Veltroni, nel suo ultimo mandato, aveva mostrato con decisione la volontà di affrontare queste problematiche per restituire alla città un luogo di incontro famoso in tutto il mondo, meta di migliaia di romani e turisti. Grazie a un controllo a tappeto fatto dai vigili urbani nell’autunno del 2007 sulle licenze e sulla provenienza delle merci, è stato intrapreso un processo di regolamentazione che ha portato ad arresti e denunce, soprattutto per la vendita di prodotti contraffatti.

venditori ambulanti
Circa 700 ambulanti su 1000 operatori che frequentano Porta Portese sono ambulanti irregolari
Tra gli obiettivi dell’operazione del Campidoglio, che ha permesso di stimare la presenza di circa 700 ambulanti irregolari sui circa 1000 operatori che frequentano abitualmente Porta Portese, anche la ricollocazione degli spazi a tutela dei venditori che hanno realmente diritto e la concessione di nuove licenze per chi fosse frequentatore abituale da 30-40 anni. Attualmente questo processo è stato bloccato. Abbiamo più volte espresso con forza questa esigenza alla nuova amministrazione ma ci è stato risposto dall’Assessore alle Attività Produttive, Davide Bordoni, che il ritorno alla legalità nello storico mercato romano non è tra le priorità della giunta Alemanno” denuncia Antonio Conti dell’Associazione Operatori del mercato di Porta Portese.

Nonostante il settore dell’usato produca evidenti benefici ambientali, sociali, economici e culturali, la sua espansione appare frenata su tutto il territorio nazionale da un sistema di licenze dove vige un numero chiuso di fatto, dovuto alla subordinazione delle licenze alla concessione di uno spazio pubblico. C’è l’esigenza di affrontare tutte le questioni legate al commercio, perché agli ambulanti dell’usato deve essere riconosciuto un trattamento diverso rispetto a quelli del nuovo e dell’alimentare.

La rete perciò suggerisce l’abolizione dell’attuale sistema delle licenze per gli operatori ambulanti dell’usato con un’apposita modifica al D.Lgs. 31.3.1998 n. 114 (Decreto Bersani) che permetta di essere in regola semplicemente presentando una Dichiarazione di Inizio Attività (D.I.A.) al pari dei commercianti su sede fissa. Questo stimolerebbe un comparto che ha bisogno anche di nuovi spazi preposti e di una gestione diversa del sistema di turn over, che possa vitalizzare i mercati degli hobbisti e dei venditori dell’usato incentivandone lo sviluppo nel quadro di una politica di valorizzazione degli stessi a “fini ecologici” e occupazionali.

“Il settore dell’usato rappresenta un’occasione per chi non è in possesso di capitali da investire e vuole avviare una piccola attività in modo onesto. Dobbiamo dare dignità a una figura che non gode di uno status realmente riconosciuto, e che è conseguentemente priva di garanzie e diritti” spiega Augusto Lacala.

I mercatini dell’usato, da sempre luogo d’incontro tra etnie diverse, rappresentano, infatti, una concreta possibilità di inclusione sociale, un’opportunità di impiego semplice per categorie emarginate economicamente, che hanno difficoltà a entrare nel mercato del lavoro o che vogliono uscire da situazioni di devianza, come migranti, rom, ultracinquantenni disoccupati, anziani con pensione insufficiente e invalidi.

Per questo, nel documento, relativamente alla sezione “Sociale e del Lavoro”, si chiede il riconoscimento dell’utilità sociale dell’attività di organizzazione dei mercatini dell’usato attraverso l’introduzione del comparto nelle Politiche Sociali, del Lavoro e della Formazione Professionale e la loro assimilazione al concetto di “educazione ambientale”, che essendo parte delle attività istituzionali delle ONLUS ha regime IVA speciale.

merce   riuso
Un valore sociale ma anche culturale, quello della vendita di merci usate, che è espressione di un fenomeno antico, che appartiene da secoli alla storia e alle tradizioni delle nostre città
Un valore sociale ma anche culturale, quello della vendita di merci usate, che è espressione di un fenomeno antico, che appartiene da secoli alla storia e alle tradizioni delle nostre città, che deve essere sostenuto e incoraggiato per il suo forte impatto simbolico. I mercati popolari delle città italiane dovrebbero pertanto essere riconosciuti - come dichiarato nel manifesto - dal Ministero della Cultura come parte integrante del Patrimonio Culturale italiano e dovrebbero quindi godere dello stanziamento di fondi pubblici per la promozione territoriale, della visibilità nelle televisioni nazionali all’interno di programmi culturali e educativi.

Inoltre la salvaguardia dei tratti identitari storici non deve causare fossilizzazione ma piuttosto incentivare la difesa dall’invasione del dozzinale, dalle minacce di sgombero, dagli arbitri polizieschi e da tutte le dinamiche che incoraggiano l’espulsione dai mercati degli operatori storici.

Tutte proposte concrete ed efficaci che testimoniano il grande dispendio di energie e il lavoro svolto da parte di tutte le realtà partecipanti all’Onu, nel realizzare un documento che possa essere un punto di partenza forte in vista degli “stati generali dell’usato” che si terranno probabilmente a Roma il prossimo 10 novembre per la riorganizzazione di tutto il settore.

di Lucia Cuffaro

22 giugno 2010

Sicilia: onorevoli superpagati

http://www.imitidicthulhu.it/Blog/PupoSiciliano.jpg

Sono 14 i parlamentari nazionali, ex deputati regionali all’Assemblea regionale siciliana, pagati due volte, a cui si aggiungono 2 ex parlamentari regionali, che attualmente hanno i seguenti incarichi istituzionali, l’assessore regionale al turismo, Nino Strano ed il presidente della Provincia Regionale di Messina, Nino Ricevuto.
Alla faccia della crisi economica e del risanamento del deficitario bilancio regionale siciliano.
Difatti, alla indennità di parlamentare nazionale (deputato o senatore), sommano la pensione maturata all’Ars, malgrado la loro età. Precisamente, quasi tutti hanno un’età inferiore ai 65 anni, la loro media di età è attorno ai 50 anni.
Che ne pensa il ministro Brunetta!
Ed ecco i 14 beneficiari, appartenenti a quasi tutti i partiti politici, Pdl Pd, Udc e Idv: Leoluca Orlando, Salvatore Cuffaro, Calogero Mannino, Angelo Capodicasa, Vladimiro Crisafulli, Nicola Cristaldi, Giuseppe Firrarello, Salvatore Fleres, Fabio Granata, Ugo Grimaldi, Dore Misuraca, Alessandro Pagano, Raffaele Stancanelli e Sebastiano Burgaretta Aparo.
In grande inciucio trasversale cui partecipano tutti, in danno ai contribuenti. Tutti uniti appassionatamente…, altro che valori sbandierati dal portavoce di Idv, Leoluca Orlando, che simula la sua verginità politico-partitica. Ma quale valori! Ma quale opposizione! Sono un tutt’uno, maggioranza e minoranza (non opposizione, che non è mai esistita).
Il sistema premiale trasversale o bipartizan di cumulo è tutto siciliano e riguarda tutti gli ex deputati regionali che hanno cominciato la loro carriera partitica all’Ars prima della riforma previdenziale dell’anno 2000 e continuano ad usufruire del vecchio sistema, per il quale si può ricevere l’assegno vitalizio anche a 50 anni, avendo tre legislature alle spalle. La soglia sale a 55 anni per i parlamentari regionali con due legislature e a 60 per chi ha all’attivo una sola legislatura.
In merito, il regolamento dell’Ars prevede che, raggiunti i predetti requisiti, gli ex deputati regionali possono chiedere il vitalizio e mantenerlo anche se nel frattempo hanno assunto il titolo di parlamentare nazionale. Al contrario, il regolamento della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica non lo permettono affatto il cumulo dell’assegno vitalizio nazionale con l’indennità da consigliere o deputato regionale. Contraddizione che di fatto determina un trattamento di maggior favore per i 16 (14 più 2) ex parlamentari regionali siciliani provenienti dall’Ars.
La Sicilia è un mondo a parte.
di Giacomo Faso

La crisi è finita. Ma c’è chi si vende un rene


Nonostante le patetiche rassicurazioni del governo, la crisi economica in Italia è ancora molto forte. Prendiamo ad esempio la storia di G. M., 46 anni, ex imprenditore di Ponte della Priula (TV). Oberato da i debiti e con una famiglia da mantenere, ha deciso di vendere un rene: «Sono sano, forte come un lupo e abbastanza giovane: metto in vendita un mio rene per 150mila euro», questa la sua offerta shock.

Non si tratta certo di una provocazione, ma dell’unica via d’uscita da una vita non più dignitosa. «Dal 28 maggio sono di nuovo disoccupato, adesso mi arrangio con dei lavoretti, faccio anche il muratore. La casa è andata all’asta e ci viviamo fino a quando non ci sfratteranno. Che futuro posso assicurare alle mie figlie in queste condizioni? Ogni mattina quando mi sveglio non so se impiccarmi e mettere fine a tutto questo o se continuare a vivere. Sono alla ricerca di denaro, disposto a fare qualsiasi lavoro. Non riesco a trovarne uno di stabile e adesso ho deciso».

Eppure all’inizio la sua attività di autotrasporti sembrava andare bene. «Era il 2001 e avevo quattro camion e tante speranze, poi sono iniziate le pendenze con le banche e ho dovuto chiudere. Ho lavorato come operaio autista, alle dipendenze di due aziende locali una delle quali è fallita». Con i soldi guadagnati prima cerca di ripianare i debiti, ma poi la situazione diventa insostenibile. «Mi sono mangiato la casa che è finita all’asta. A fine aprile l’hanno acquistata per 80mila euro circa, ma non è bastato. Le banche mi chiedono ancora denaro e io non ne ho più. Sono su una strada».

Per ora lui e la sua famiglia, moglie e due bimbe piccole, hanno ancora un tetto, ma durerà poco. «Viviamo ancora nella casa fino a quando non ci sfratteranno. Io così non ce la faccio più, ho ancora debiti da saldare e non riesco a trovare un lavoro fisso e se dovessi trovare uno stipendio le banche me lo pignorerebbero». Ecco perché la soluzione estrema della vendita del rene. «Lo so che qui in Italia non si potrebbe fare, ma io offro il mio rene. È sano, io sono sano e se c’è qualche persona benestante con problemi di salute sono a sua disposizione. Chiedo 150mila euro e prometto che 20mila euro andranno per la ricerca. Lo faccio per la mia famiglia, per mia moglie e le mie figlie. Voglio assicurare loro un futuro, gli studi, la serenità di una volta, non chiedo poi molto. Da mesi cerco lavoro, mi tengono per tre mesi e poi mi lasciano a casa. Dicono che questi tempi sono duri per tutti ma così non ce la faccio più ad andare avanti, vi prego datemi una mano almeno voi».

Questi sono gli effetti deleteri del capitalismo, un sistema destinato ad implodere su se stesso ed incurante della dignità della persona. Quanti altri casi come quello dell’imprenditore trevigiano dovremo ancora vedere prima che il popolo decida di ribellarsi e cominci a lottare per abbattere la dittatura del Capitale? Purtroppo all’orizzonte non vediamo ancora nulla di buono.

di Alessandro Cavallini

20 giugno 2010

Nasce Onu, la rete nazionale degli operatori dell'usato


usa e getta consumismo
Siamo nell'era dell’usa e getta in cui le regole dell’economia tendono a manovrare le nostre necessità verso il bisogno e il possesso del “nuovo”
Nell’era del consumo dell’usa e getta in cui le regole dell’economia tendono a manovrare le nostre necessità verso il bisogno e il possesso del “nuovo”, in cui ogni secondo sono immessi nel mercato miliardi di prodotti, che in breve tempo finiscono in disuso, la possibilità di trovare articoli di seconda mano in perfette condizioni e caratterizzati da prezzi particolarmente convenienti è decisamente alta. In questo senso la cultura dell’usato rappresenta un importante antidoto a questo sistema economico che produce inquinamento e devasta l’ambiente per smaltire queste immense quantità di merci prodotte. Allungare la vita dei beni, attraverso l’incentivazione di strategie del “riutilizzo” è pertanto una delle risposte più efficaci e concrete all’emergenza ambientale della nostra epoca, perché trasforma un potenziale problema in una grande opportunità.

Al fine di dare supporto, dignità e status giuridico a un comparto che cresce ancora troppo lentamente, lo scorso 16 giugno presso la sala conferenze della Città dell'Altra Economia di Roma è stata presentata ufficialmente la Rete Nazionale degli operatori dell’usato (Rete Onu): la prima organizzazione degli operatori dell’usato dei mercati storici e delle pulci, della strada e delle fiere.

La rete, di cui fanno parte già circa 3.000 addetti, è promossa da associazioni e realtà già radicate sui territori di riferimento, come Associazione Bidonville con sede a Napoli, che ha organizzato le ventotto edizioni de “La Fiera del Baratto e dell’Usato”, l’Associazione Operatori del Mercato di Porta Portese, nata nella seconda metà degli anni '90 allo scopo di tutelare gli operatori del mercato storico di Roma, l’Associazione Vivibalon di Torino, l’Occhio del Riciclone, creata con l’obiettivo di promuovere il riutilizzo e di individuare una soluzione all’emergenza rifiuti a partire dal punto di vista dell’economia popolare, e la Rete di Sostegno ai Mercatini Rom, che da circa dieci anni opera con difficoltà sempre crescenti aiutando le famiglie rom del territorio romano a costruire un futuro dignitoso attraverso un lavoro legale di raccolta e vendita dell’usato.

Nel corso della conferenza è stato presentato alla stampa un manifesto che sintetizza le proposte della rete attorno a cinque tematiche fondamentali: ambiente, fiscalità, commercio, sociale/lavoro, cultura e che si pone come proposta concreta di dialogo con le Pubbliche Amministrazioni e i soggetti sociali ed economici interessati.

ambiente rifiuti riuso
“L’impatto disastroso sull’ambiente di politiche basate principalmente sullo smaltimento in discarica mette in evidenza il grande effetto positivo nella diminuzione degli oggetti da smaltire"
“L’impatto disastroso sull’ambiente di politiche basate principalmente sullo smaltimento in discarica mette in evidenza il grande effetto positivo nella diminuzione degli oggetti da smaltire - commenta Gianfranco Bongiovanni dell’Occhio del Riciclone - se gli operatori dell’usato avessero accesso ai rifiuti ingombranti che i cittadini portano ai Centri di raccolta urbani, ovvero le strutture pubbliche gratuite e attrezzate nella raccolta e avvio al recupero di rifiuti”. Ciò comporterebbe anche un abbattimento dei costi per la raccolta differenziata grazie all’autosufficienza economica delle isole ecologiche. “È pertanto impellente l’esigenza di dare vita a un ‘Consorzio Nazionale del Riuso’ che possa garantire la gestione di tutta la frazione riusabile nelle filiere del riutilizzo - prosegue Bongiovanni - che permetta l’acquisto a prezzi sostenibili di merci riusabili all’ingrosso da immettere nel sistema della vendita dell’usato. A questo proposito ci muoveremo premendo su tutte le istituzioni di riferimento nel settore del commercio, dell’ambiente e delle politiche sociali per la creazione di un’entità analoga al Conai che opera per il riutilizzo dei materiali di imballaggio, che oltre ad attenuare il problema dello smaltimento dei rifiuti porterebbe nuova occupazione”.

Nel caso di materiali non utilizzabili per la vendita, la rete chiede che anche gli scarti delle isole ecologiche possano trovare nuova linfa, divenendo materiali per la realizzazione di opere artistiche.

La questione fiscale è uno dei temi più impellenti come ricorda Augusto Lacala, presidente di Bidonville: “Nonostante la priorità espressa nella legislazione nazionale ed europea nel riutilizzo delle merci, manca in Italia una legge che regoli il settore dell’usato, che a tutt’oggi è omologato a quello del nuovo. Un insieme di regole che cambiano da regione a regione o addirittura da comune a comune, e che non tengono in considerazione le peculiarità di questo specifico comparto soprattutto per quanto riguarda il regime fiscale e di tracciabilità dei prodotti. Anche se obbligatorio, è impossibile la registrazione dei carichi e degli scarichi perché l’approvvigionamento dell’usato non avviene in serie. Una zona grigia che inibisce seriamente l’attività sia dei professionisti sia degli hobbisti, i quali sono esposti al sospetto di ricettazione e all’arbitrio delle forze dell’ordine, che porta in molti casi alla chiusura dei mercati, specialmente quando i venditori sono di etnia rom”.

Occorre, dunque, che sia creata una normativa specifica che si adatti alle dinamiche di questo comparto. Nel documento sono proposte una serie di modifiche alla legislazione vigente, come l’esenzione totale dall’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), la dispensa generalizzata dagli obblighi di tracciabilità delle merci per tutte le frazioni di valore medio-basso (mentre nel caso delle merci vendute a un prezzo superiore ai 500 euro c'è l’obbligo di fornire un documento di vendita che non specifichi il prezzo ma solo il numero di carta di identità e la firma del cessionario), l’applicazione del principio di responsabilità soggettiva dell’operatore, il quale, su richiesta, dovrà indicare ai pubblici ufficiali l’origine delle merci con prezzo superiore ai 500 euro ed essere giudicato come unico responsabile nei casi in cui sia accertata la ricettazione della merce, e senza ripercussioni o rappresaglie nei confronti della manifestazione o del mercato dove l’operatore abbia esposto le merci.

Un disciplinamento necessario che andrebbe a regolare situazioni di illegalità e di abusivismo che caratterizzano ad esempio il popolare mercato domenicale di Porta Portese a Roma, sempre di più una piazza per ricettatori. “Il sindaco Veltroni, nel suo ultimo mandato, aveva mostrato con decisione la volontà di affrontare queste problematiche per restituire alla città un luogo di incontro famoso in tutto il mondo, meta di migliaia di romani e turisti. Grazie a un controllo a tappeto fatto dai vigili urbani nell’autunno del 2007 sulle licenze e sulla provenienza delle merci, è stato intrapreso un processo di regolamentazione che ha portato ad arresti e denunce, soprattutto per la vendita di prodotti contraffatti.

venditori ambulanti
Circa 700 ambulanti su 1000 operatori che frequentano Porta Portese sono ambulanti irregolari
Tra gli obiettivi dell’operazione del Campidoglio, che ha permesso di stimare la presenza di circa 700 ambulanti irregolari sui circa 1000 operatori che frequentano abitualmente Porta Portese, anche la ricollocazione degli spazi a tutela dei venditori che hanno realmente diritto e la concessione di nuove licenze per chi fosse frequentatore abituale da 30-40 anni. Attualmente questo processo è stato bloccato. Abbiamo più volte espresso con forza questa esigenza alla nuova amministrazione ma ci è stato risposto dall’Assessore alle Attività Produttive, Davide Bordoni, che il ritorno alla legalità nello storico mercato romano non è tra le priorità della giunta Alemanno” denuncia Antonio Conti dell’Associazione Operatori del mercato di Porta Portese.

Nonostante il settore dell’usato produca evidenti benefici ambientali, sociali, economici e culturali, la sua espansione appare frenata su tutto il territorio nazionale da un sistema di licenze dove vige un numero chiuso di fatto, dovuto alla subordinazione delle licenze alla concessione di uno spazio pubblico. C’è l’esigenza di affrontare tutte le questioni legate al commercio, perché agli ambulanti dell’usato deve essere riconosciuto un trattamento diverso rispetto a quelli del nuovo e dell’alimentare.

La rete perciò suggerisce l’abolizione dell’attuale sistema delle licenze per gli operatori ambulanti dell’usato con un’apposita modifica al D.Lgs. 31.3.1998 n. 114 (Decreto Bersani) che permetta di essere in regola semplicemente presentando una Dichiarazione di Inizio Attività (D.I.A.) al pari dei commercianti su sede fissa. Questo stimolerebbe un comparto che ha bisogno anche di nuovi spazi preposti e di una gestione diversa del sistema di turn over, che possa vitalizzare i mercati degli hobbisti e dei venditori dell’usato incentivandone lo sviluppo nel quadro di una politica di valorizzazione degli stessi a “fini ecologici” e occupazionali.

“Il settore dell’usato rappresenta un’occasione per chi non è in possesso di capitali da investire e vuole avviare una piccola attività in modo onesto. Dobbiamo dare dignità a una figura che non gode di uno status realmente riconosciuto, e che è conseguentemente priva di garanzie e diritti” spiega Augusto Lacala.

I mercatini dell’usato, da sempre luogo d’incontro tra etnie diverse, rappresentano, infatti, una concreta possibilità di inclusione sociale, un’opportunità di impiego semplice per categorie emarginate economicamente, che hanno difficoltà a entrare nel mercato del lavoro o che vogliono uscire da situazioni di devianza, come migranti, rom, ultracinquantenni disoccupati, anziani con pensione insufficiente e invalidi.

Per questo, nel documento, relativamente alla sezione “Sociale e del Lavoro”, si chiede il riconoscimento dell’utilità sociale dell’attività di organizzazione dei mercatini dell’usato attraverso l’introduzione del comparto nelle Politiche Sociali, del Lavoro e della Formazione Professionale e la loro assimilazione al concetto di “educazione ambientale”, che essendo parte delle attività istituzionali delle ONLUS ha regime IVA speciale.

merce   riuso
Un valore sociale ma anche culturale, quello della vendita di merci usate, che è espressione di un fenomeno antico, che appartiene da secoli alla storia e alle tradizioni delle nostre città
Un valore sociale ma anche culturale, quello della vendita di merci usate, che è espressione di un fenomeno antico, che appartiene da secoli alla storia e alle tradizioni delle nostre città, che deve essere sostenuto e incoraggiato per il suo forte impatto simbolico. I mercati popolari delle città italiane dovrebbero pertanto essere riconosciuti - come dichiarato nel manifesto - dal Ministero della Cultura come parte integrante del Patrimonio Culturale italiano e dovrebbero quindi godere dello stanziamento di fondi pubblici per la promozione territoriale, della visibilità nelle televisioni nazionali all’interno di programmi culturali e educativi.

Inoltre la salvaguardia dei tratti identitari storici non deve causare fossilizzazione ma piuttosto incentivare la difesa dall’invasione del dozzinale, dalle minacce di sgombero, dagli arbitri polizieschi e da tutte le dinamiche che incoraggiano l’espulsione dai mercati degli operatori storici.

Tutte proposte concrete ed efficaci che testimoniano il grande dispendio di energie e il lavoro svolto da parte di tutte le realtà partecipanti all’Onu, nel realizzare un documento che possa essere un punto di partenza forte in vista degli “stati generali dell’usato” che si terranno probabilmente a Roma il prossimo 10 novembre per la riorganizzazione di tutto il settore.

di Lucia Cuffaro