28 maggio 2011

Chiudere la "bad bank" dell'UE

I popoli di Grecia, Irlanda e Portogallo non saranno stati colti di sorpresa dal fatto che qualcuno che aveva mostrato la propria bancarotta morale ordinando lo stupro di intere nazioni sia stato arrestato per tentata violenza carnale su una cameriera in una suite d'hotel a 3.000 dollari a notte. I leaders dell'Unione Europea, sedendosi al tavolo della conferenza di Bruxelles questa settimana, hanno sicuramente contemplato la "sedia vuota" del direttore del FMI Dominique Strauss-Kahn, deliberando in segreto sul cupo futuro dell'Eurozona.

Resta da vedere se l'imbarazzante vicenda di Strauss-Kahn ritarderà o bloccherà il crimine perpetrato dalla Giunta composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI. In un gesto di sacrificio inutile, Atene ha accettato di mettere all'asta i gioielli della corona, e cioè le telecomunicazioni e gli acquedotti, per poter ottenere un prestito aggiuntivo di 30 miliardi. Il fatto è che questi soldi potrebbero rimandare, ma non evitare l'insolvenza. La questione non è nemmeno quando ci sarà l'insolvenza greca, ma quando crollerà l'intero edificio della "bad bank" europea, la BCE.

La definizione di Wikipedia per Bad Bank è "un istituto finanziario creato per rilevare attivi non esigibili in mano a una banca garantita dallo stato". Questa definizione si applica perfettamente all'Eurozona. Alla fine dello scorso anno, la BCE aveva accettato 2010 miliardi di euro di collaterale dalle banche; di questo, il 25% (500 miliardi) sono cartolarizzazioni ABS, invendibili. Un altro 21% è costituito da obbligazioni bancarie non garantite, mentre il 18% sono attivi non negoziabili, e cioè sofferenze bancarie. Last but not least, i titoli di stato rappresentano il 13%.

Complessivamente, la BCE detiene 66 miliardi di debito greco. Il FMI e altri governi europei ne detengono 36 miliardi, mentre le stesse banche greche detengono 91 miliardi. Esse li hanno usato come collaterale per ottenere liquidità dalla BCE, tanto che la BCE è esposta per un valore nozionale di 200 miliardi di euro in crediti verso le banche di Atene.

Nel caso di una ristrutturazione del debito con "sfumatura", i perdenti non sono solo le banche creditrici francesi, inglesi e tedesche, ma la stessa BCE.

La BCE non ha ascritto questo debito in bilancio, altrimenti avrebbe dovuto già dichiarare insolvenza, dato che il capitale è solo di 5 miliardi (solo all'inizio dell'anno raddoppiato). Invece, ha spalmato il rischio sui bilanci di tutte le banche centrali dell'Eurosistema. Così, TUTTI i paesi membri della BCE sono esposti, attraverso le banche centrali, al debito-spazzatura della Grecia e altri simili. L'intera UE è diventata una bad bank.

by Movisol

26 maggio 2011

La bomba dei derivati può ancora esplodere

Le grandi lobby bancarie internazionali sono tornate alla carica per far sbloccare i derivati finanziari degli enti locali.
Dopo che gli swap e gli altri contratti derivati avevano sconvolto i bilanci di molti comuni e regioni italiani con perdite disastrose, nel 2008 l'allora governo ne impose il blocco. Senza autorizzazione governativa nessun ente locale era autorizzato a sottoscrivere tali contratti.
Erano intervenuti anche la Corte dei Conti, la Consob, la Banca d'Italia. Al Senato vi fu un ampio dibattito e furono evidenziati i rischi ma anche le pesanti situazioni determinatesi nei conti di diverse piccole e medie imprese oltre che degli enti locali.
A fine 2010 i debiti totali degli enti locali ammontavano a 111 miliardi di euro di cui 35 miliardi in derivati. Alcuni di questi contratti si trascineranno fino al 2050 con costi ingenti e crescenti per tante generazioni di cittadini.
Secondo i bollettini della Banca d'Italia, a fine giugno 2010 i derivati degli enti locali avevano un mark to market negativo, significando che nell'ipotesi di chiusura di tutti i contratti alla data di rilevazione esso sarebbe un costo aggiuntivo di oltre 1 miliardo di euro.
Da recenti elaborazioni fatte sui dati forniti da Eurostat, nel periodo 2007-10 le amministrazioni pubbliche italiane hanno dovuto sostenere oltre 4 miliardi di euro di maggiori interessi sul debito a seguito degli andamenti dei loro contratti derivati in essere. Essi sono soprattutto operazioni miranti ad allungare la durata del debito sovrano e alla «protezione» dalle eventuali improvvise oscillazioni sui tassi di interesse. La citata spesa addizionale in parte è dovuta proprio alla performance dei derivati degli enti locali.
Al Ministero dell'economia da un po' di tempo circolano le bozze di un nuovo regolamento in materia di derivati che, oltre alle ovvie esigenze di trasparenza e di chiarezza nelle informazioni contenute nei contratti, dovrebbe ridurre il rischio per gli enti locali.
Finora l'approccio chiamato «risk-based» suggerito dalla Consob terrebbe conto degli scenari di rendimento, del grado di rischio e dell'orizzonte temporale. Si tratta di simulazioni di calcolo probabilistico dei rendimenti di un prodotto finanziario. Ciò dovrebbe consentire di verificare i reali costi del derivato rispetto a quelli di un'ordinaria operazione finanziaria. Per vedere se la posizione finale dell'ente locale sarebbe migliore con o senza il derivato. Ciò renderebbe forse più difficile almeno l'introduzione di costi occulti.
Purtroppo c'è anche una proposta dell'Abi che, anche sotto la spinta dei grandi gestori internazionali dei mercati dei derivati, vorrebbe introdurre l'approccio del «what-if» basato su un modello matematico costruito su una serie di innumerevoli equazioni e di variabili per studiarne gli effetti. È un approccio che aumenta l'incomprensibilità dell'operazione che porterebbe comunque alla sottoscrizione del derivato.
Trattasi di metodi matematici che non prendono in considerazione possibili rischi sistemici, ma semplicemente delle variabili considerate.
Noi riteniamo che si dovrebbe invece privilegiare i principi consolidati della buona amministrazione della cosa pubblica. Gli approcci sopramenzionati, anche se apparentemente meno opachi del passato, si basano comunque su delle aspettative probabilistiche di «giochi» e comportamenti della finanza.
È grave inoltre che si ignori del tutto la richiesta dell'Anci di individuare un giusto percorso per estinguere i vecchi derivati oggetto di molti contenziosi. In alcuni casi, a seguito di denunce per frode presentate in tribunale da alcuni comuni, si è arrivati anche al sequestro preventivo di beni per centinaia di milioni di euro nei confronti delle grandi banche coinvolte.
Ovviamente la controffensiva legale del sistema bancario a livello internazionale, con effetti anche in Italia, non si è fatta attendere. La JP Morgan, la Bank of America e altre banche hanno denunciato presso l'Alta Corte di Londra per inadempienza del contratto derivato alcune controparti quali le regioni del Lazio, della Toscana, del Piemonte.
Si sottolinea che quasi sempre il tribunale di competenza era ed è fuori dai nostri confini. È evidente il ritorno di fiamma della grande speculazione e dei derivati finanziari. Sarebbe da irresponsabili riportare gli enti locali ai tavoli verdi del gioco d'azzardo. Perciò il regolamento in elaborazione non può assecondare i desiderata delle grandi banche ma i bisogni di stabilità e di servizi publici della collettività.
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

23 maggio 2011

Il decadentismo politico: D'annunzio e Berlusconi


Il termine Decadentismo deriva dalla parola francese décadent, che ha due significati il primo quello negativo che era riferito a giovani poeti che davano scandalo,dopo invece un simbolo di un nuovo modo di pensare. E si riferisce alla rivista creata dai decadenti chiamata così provocatoriamente.
In Italia si è soliti individuare due periodi distinti di decadentismo: il primo, di cui facevano parte D'Annunzio e Pascoli, ancora caratterizzato dalla necessità di costruire miti decadenti. Al contrario nel secondo, di cui occorre ricordare in particolare Pirandello e Svevo, la coscienza della crisi è ormai acquisita e la realtà viene sottoposta ad una critica molto lucida e distruttiva. Il termine "Decadente" fu, in origine usato in senso dispregiativo, per indicare giovani poeti che vivevano fuori dalle norme comuni, considerati appunto simboli di una "decadenza sociale" che disprezzava il progresso e la fede nella scienza del positivismo. Più tardi passò a designare la dilagante "decadenza" della società materialista di fine secolo, orientata verso l'esaltazione delle conquiste tecnologiche e alla quale gli intellettuali si sentivano estranei. Essi, infatti, si considerano decadenti, con un atteggiamento di superiorità spirituale, in quanto inclini a cogliere i segni della raffinatezza e dell'eleganza intellettuale delle epoche e periodi di "decadenza".Il Decadentismo è caratterizzato da una nuova tipologia di poeta: esso non è più il vate che guidava il popolo del Romanticismo, né il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento. Diventa così veggente, cioè colui che vede e sente mondi arcani ed invisibili in cui si chiude scoprendo «l'universale corrispondenza e analogia delle cose [...] E in tal modo il Dio perduto vive come una memoria e un desiderio» Il poeta è così un artista solitario, capace di scavare nell'interiorità umana e nel mistero dell'ignoto. Anche la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi utilizzando un linguaggio polisemico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti.Il superomismo è l'atteggiarsi a superuomo (definito anche Oltreuomo), ossia ad uomo capace di andare oltre e superare i propri limiti. Il pensiero superomistico è punto saliente della filosofia di Nietzsche. I sentimenti e le volontà del superuomo devono prevalere sulle masse, in modo da potersi elevare sopra le masse. Gabriele D'Annunzio fu uno dei principali sostenitori di questa filosofia.Le dottrine politiche nazionaliste (ad esempio il fascismo ed il nazismo), prendono ad esempio il concetto di superuomo, distorcendolo ed adattandolo, in modo da giustificare discriminazioni razziali. " citazione di Wikipedia"

Basta rileggere sostituendo alle parole poeta con selfmademan (persone fatte da sè) e letteratura con politica e otterrete una chiave di lettura molto ampia.

Mentre sta iniziando nei vari studi televisi il nuovo mantra "Il berlusconismo è finito" la controparte sta dando i colpi di coda con il suo potere di interessi. Adesso, tutti si guardano intorno cercando nuovi padrini pronti a proteggere le spalle dei vari saltibanchi della politica e dell'informazione. Manager, giornalisti, commentatori stanno cercando di manipolare diverse situazioni ma, la sensibilità è in coma profondo. L'anestesizzazione del potere ha prodotto delle ferite profonde anestesizzate dal rumore dei soldi.

C'è una parte che lega i due maggiori esponenti del mio decadentismo D'Annunzio e Berlusconi, il primo ritiratosi in vita privata per dedicarsi a cultura e perversioni scandalose per quell'epoca. Chiuso nel suo Vittoriale, amanti, belle e giovani segnavano un andirivieni nel vittoriale del piccolo e vecchio vate.

Di Berlusconi le cronache hanno vivisezionato le sue debolezze per non usare altri termini. La differenza è che il secondo è il nostro maggior esponente di Governo. Non può raccontare bugie oppure fare una legge per legalizzare o prescrivere un reato. Si chiama conflitto di interessi che neanche D'annunzio nella sua acuta intelligenza avrebbe voluto per il bene dell'Italia. Patriota e soldato. In questo patetico momento la promessa di tutto a tutti rivela una stanchezza ed una debolezza fastidiosa. Il punto è questo, questa democrazia vive sulle sue debolezze. Ti possiamo ricattare quindi prometti di fare questo. Possiamo chiamare questo la democrazia degli scambi o la democrazia delle promesse mancate. Solo lui, può cessare a questo martirio incessante. La storia quanto scriverà di buono su Berlusconi alla guida del Governo. A questo punto dipende solo da lui.





28 maggio 2011

Chiudere la "bad bank" dell'UE

I popoli di Grecia, Irlanda e Portogallo non saranno stati colti di sorpresa dal fatto che qualcuno che aveva mostrato la propria bancarotta morale ordinando lo stupro di intere nazioni sia stato arrestato per tentata violenza carnale su una cameriera in una suite d'hotel a 3.000 dollari a notte. I leaders dell'Unione Europea, sedendosi al tavolo della conferenza di Bruxelles questa settimana, hanno sicuramente contemplato la "sedia vuota" del direttore del FMI Dominique Strauss-Kahn, deliberando in segreto sul cupo futuro dell'Eurozona.

Resta da vedere se l'imbarazzante vicenda di Strauss-Kahn ritarderà o bloccherà il crimine perpetrato dalla Giunta composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI. In un gesto di sacrificio inutile, Atene ha accettato di mettere all'asta i gioielli della corona, e cioè le telecomunicazioni e gli acquedotti, per poter ottenere un prestito aggiuntivo di 30 miliardi. Il fatto è che questi soldi potrebbero rimandare, ma non evitare l'insolvenza. La questione non è nemmeno quando ci sarà l'insolvenza greca, ma quando crollerà l'intero edificio della "bad bank" europea, la BCE.

La definizione di Wikipedia per Bad Bank è "un istituto finanziario creato per rilevare attivi non esigibili in mano a una banca garantita dallo stato". Questa definizione si applica perfettamente all'Eurozona. Alla fine dello scorso anno, la BCE aveva accettato 2010 miliardi di euro di collaterale dalle banche; di questo, il 25% (500 miliardi) sono cartolarizzazioni ABS, invendibili. Un altro 21% è costituito da obbligazioni bancarie non garantite, mentre il 18% sono attivi non negoziabili, e cioè sofferenze bancarie. Last but not least, i titoli di stato rappresentano il 13%.

Complessivamente, la BCE detiene 66 miliardi di debito greco. Il FMI e altri governi europei ne detengono 36 miliardi, mentre le stesse banche greche detengono 91 miliardi. Esse li hanno usato come collaterale per ottenere liquidità dalla BCE, tanto che la BCE è esposta per un valore nozionale di 200 miliardi di euro in crediti verso le banche di Atene.

Nel caso di una ristrutturazione del debito con "sfumatura", i perdenti non sono solo le banche creditrici francesi, inglesi e tedesche, ma la stessa BCE.

La BCE non ha ascritto questo debito in bilancio, altrimenti avrebbe dovuto già dichiarare insolvenza, dato che il capitale è solo di 5 miliardi (solo all'inizio dell'anno raddoppiato). Invece, ha spalmato il rischio sui bilanci di tutte le banche centrali dell'Eurosistema. Così, TUTTI i paesi membri della BCE sono esposti, attraverso le banche centrali, al debito-spazzatura della Grecia e altri simili. L'intera UE è diventata una bad bank.

by Movisol

26 maggio 2011

La bomba dei derivati può ancora esplodere

Le grandi lobby bancarie internazionali sono tornate alla carica per far sbloccare i derivati finanziari degli enti locali.
Dopo che gli swap e gli altri contratti derivati avevano sconvolto i bilanci di molti comuni e regioni italiani con perdite disastrose, nel 2008 l'allora governo ne impose il blocco. Senza autorizzazione governativa nessun ente locale era autorizzato a sottoscrivere tali contratti.
Erano intervenuti anche la Corte dei Conti, la Consob, la Banca d'Italia. Al Senato vi fu un ampio dibattito e furono evidenziati i rischi ma anche le pesanti situazioni determinatesi nei conti di diverse piccole e medie imprese oltre che degli enti locali.
A fine 2010 i debiti totali degli enti locali ammontavano a 111 miliardi di euro di cui 35 miliardi in derivati. Alcuni di questi contratti si trascineranno fino al 2050 con costi ingenti e crescenti per tante generazioni di cittadini.
Secondo i bollettini della Banca d'Italia, a fine giugno 2010 i derivati degli enti locali avevano un mark to market negativo, significando che nell'ipotesi di chiusura di tutti i contratti alla data di rilevazione esso sarebbe un costo aggiuntivo di oltre 1 miliardo di euro.
Da recenti elaborazioni fatte sui dati forniti da Eurostat, nel periodo 2007-10 le amministrazioni pubbliche italiane hanno dovuto sostenere oltre 4 miliardi di euro di maggiori interessi sul debito a seguito degli andamenti dei loro contratti derivati in essere. Essi sono soprattutto operazioni miranti ad allungare la durata del debito sovrano e alla «protezione» dalle eventuali improvvise oscillazioni sui tassi di interesse. La citata spesa addizionale in parte è dovuta proprio alla performance dei derivati degli enti locali.
Al Ministero dell'economia da un po' di tempo circolano le bozze di un nuovo regolamento in materia di derivati che, oltre alle ovvie esigenze di trasparenza e di chiarezza nelle informazioni contenute nei contratti, dovrebbe ridurre il rischio per gli enti locali.
Finora l'approccio chiamato «risk-based» suggerito dalla Consob terrebbe conto degli scenari di rendimento, del grado di rischio e dell'orizzonte temporale. Si tratta di simulazioni di calcolo probabilistico dei rendimenti di un prodotto finanziario. Ciò dovrebbe consentire di verificare i reali costi del derivato rispetto a quelli di un'ordinaria operazione finanziaria. Per vedere se la posizione finale dell'ente locale sarebbe migliore con o senza il derivato. Ciò renderebbe forse più difficile almeno l'introduzione di costi occulti.
Purtroppo c'è anche una proposta dell'Abi che, anche sotto la spinta dei grandi gestori internazionali dei mercati dei derivati, vorrebbe introdurre l'approccio del «what-if» basato su un modello matematico costruito su una serie di innumerevoli equazioni e di variabili per studiarne gli effetti. È un approccio che aumenta l'incomprensibilità dell'operazione che porterebbe comunque alla sottoscrizione del derivato.
Trattasi di metodi matematici che non prendono in considerazione possibili rischi sistemici, ma semplicemente delle variabili considerate.
Noi riteniamo che si dovrebbe invece privilegiare i principi consolidati della buona amministrazione della cosa pubblica. Gli approcci sopramenzionati, anche se apparentemente meno opachi del passato, si basano comunque su delle aspettative probabilistiche di «giochi» e comportamenti della finanza.
È grave inoltre che si ignori del tutto la richiesta dell'Anci di individuare un giusto percorso per estinguere i vecchi derivati oggetto di molti contenziosi. In alcuni casi, a seguito di denunce per frode presentate in tribunale da alcuni comuni, si è arrivati anche al sequestro preventivo di beni per centinaia di milioni di euro nei confronti delle grandi banche coinvolte.
Ovviamente la controffensiva legale del sistema bancario a livello internazionale, con effetti anche in Italia, non si è fatta attendere. La JP Morgan, la Bank of America e altre banche hanno denunciato presso l'Alta Corte di Londra per inadempienza del contratto derivato alcune controparti quali le regioni del Lazio, della Toscana, del Piemonte.
Si sottolinea che quasi sempre il tribunale di competenza era ed è fuori dai nostri confini. È evidente il ritorno di fiamma della grande speculazione e dei derivati finanziari. Sarebbe da irresponsabili riportare gli enti locali ai tavoli verdi del gioco d'azzardo. Perciò il regolamento in elaborazione non può assecondare i desiderata delle grandi banche ma i bisogni di stabilità e di servizi publici della collettività.
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

23 maggio 2011

Il decadentismo politico: D'annunzio e Berlusconi


Il termine Decadentismo deriva dalla parola francese décadent, che ha due significati il primo quello negativo che era riferito a giovani poeti che davano scandalo,dopo invece un simbolo di un nuovo modo di pensare. E si riferisce alla rivista creata dai decadenti chiamata così provocatoriamente.
In Italia si è soliti individuare due periodi distinti di decadentismo: il primo, di cui facevano parte D'Annunzio e Pascoli, ancora caratterizzato dalla necessità di costruire miti decadenti. Al contrario nel secondo, di cui occorre ricordare in particolare Pirandello e Svevo, la coscienza della crisi è ormai acquisita e la realtà viene sottoposta ad una critica molto lucida e distruttiva. Il termine "Decadente" fu, in origine usato in senso dispregiativo, per indicare giovani poeti che vivevano fuori dalle norme comuni, considerati appunto simboli di una "decadenza sociale" che disprezzava il progresso e la fede nella scienza del positivismo. Più tardi passò a designare la dilagante "decadenza" della società materialista di fine secolo, orientata verso l'esaltazione delle conquiste tecnologiche e alla quale gli intellettuali si sentivano estranei. Essi, infatti, si considerano decadenti, con un atteggiamento di superiorità spirituale, in quanto inclini a cogliere i segni della raffinatezza e dell'eleganza intellettuale delle epoche e periodi di "decadenza".Il Decadentismo è caratterizzato da una nuova tipologia di poeta: esso non è più il vate che guidava il popolo del Romanticismo, né il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento. Diventa così veggente, cioè colui che vede e sente mondi arcani ed invisibili in cui si chiude scoprendo «l'universale corrispondenza e analogia delle cose [...] E in tal modo il Dio perduto vive come una memoria e un desiderio» Il poeta è così un artista solitario, capace di scavare nell'interiorità umana e nel mistero dell'ignoto. Anche la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi utilizzando un linguaggio polisemico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti.Il superomismo è l'atteggiarsi a superuomo (definito anche Oltreuomo), ossia ad uomo capace di andare oltre e superare i propri limiti. Il pensiero superomistico è punto saliente della filosofia di Nietzsche. I sentimenti e le volontà del superuomo devono prevalere sulle masse, in modo da potersi elevare sopra le masse. Gabriele D'Annunzio fu uno dei principali sostenitori di questa filosofia.Le dottrine politiche nazionaliste (ad esempio il fascismo ed il nazismo), prendono ad esempio il concetto di superuomo, distorcendolo ed adattandolo, in modo da giustificare discriminazioni razziali. " citazione di Wikipedia"

Basta rileggere sostituendo alle parole poeta con selfmademan (persone fatte da sè) e letteratura con politica e otterrete una chiave di lettura molto ampia.

Mentre sta iniziando nei vari studi televisi il nuovo mantra "Il berlusconismo è finito" la controparte sta dando i colpi di coda con il suo potere di interessi. Adesso, tutti si guardano intorno cercando nuovi padrini pronti a proteggere le spalle dei vari saltibanchi della politica e dell'informazione. Manager, giornalisti, commentatori stanno cercando di manipolare diverse situazioni ma, la sensibilità è in coma profondo. L'anestesizzazione del potere ha prodotto delle ferite profonde anestesizzate dal rumore dei soldi.

C'è una parte che lega i due maggiori esponenti del mio decadentismo D'Annunzio e Berlusconi, il primo ritiratosi in vita privata per dedicarsi a cultura e perversioni scandalose per quell'epoca. Chiuso nel suo Vittoriale, amanti, belle e giovani segnavano un andirivieni nel vittoriale del piccolo e vecchio vate.

Di Berlusconi le cronache hanno vivisezionato le sue debolezze per non usare altri termini. La differenza è che il secondo è il nostro maggior esponente di Governo. Non può raccontare bugie oppure fare una legge per legalizzare o prescrivere un reato. Si chiama conflitto di interessi che neanche D'annunzio nella sua acuta intelligenza avrebbe voluto per il bene dell'Italia. Patriota e soldato. In questo patetico momento la promessa di tutto a tutti rivela una stanchezza ed una debolezza fastidiosa. Il punto è questo, questa democrazia vive sulle sue debolezze. Ti possiamo ricattare quindi prometti di fare questo. Possiamo chiamare questo la democrazia degli scambi o la democrazia delle promesse mancate. Solo lui, può cessare a questo martirio incessante. La storia quanto scriverà di buono su Berlusconi alla guida del Governo. A questo punto dipende solo da lui.