13 luglio 2011

I cinque posti dove non essere quando collasserà il dollaro



Sarà il primo evento che toccherà ogni persona vivente. Tutte le attività umane sono controllate dal denaro. La nostra ricchezza, il nostro lavoro, il cibo, il nostro governo, persino le nostre relazioni sono condizionate dai soldi. Nessuna moneta nella storia dell’uomo non ha mai raggiunta un’importanza tanto vasta e profonda quanto il dollaro. È de facto la moneta mondiale. Tutte le altre divise impallidiscono al confronto. Tutte le altre crisi monetarie sono state regionali e c’erano sempre altre monete a cui la gente poteva aggrapparsi. Questo collasso sarà globale e trascinerà con sé non solo il dollaro, ma anche tutte le altre monete fiat, visto che non hanno alcuna differenza. Il collasso delle divise porterà al collasso di tutti i beni cartacei. La ripercussioni avranno effetti inimmaginabili in tutto il pianeta. (Leggi anche Il Proiettile d’Argento e lo Scudo d’Argento per proteggerti da questo collasso.)

Grazie alla globalizzazione e ai tentacoli vampireschi dell’Impero Anglo-Americano, il dollaro è la moneta di riserva mondiale

Sostiene l'economia mondiale nel regolamento dei commerci internazionali, principalmente per il commercio del petrolio. Questi soldi sono riciclati dalla City di Londra (da non confondere con Londra) e da New York. Tutto questo alimenta i vampiri delle multinazionali che hanno acquisito e raccolto la ricchezza del pianeta. I poteri delle corporations sopprimono i VERI beni, le risorse naturali e il lavoro, per destinare a sé enormi profitti. Questo modello Fascista, Statalista e Collettivista riversa il denaro nell'economia per finanziare un governo federale sempre più onnipresente. Quel governo che diventa sempre più vasto, arricchendo i suoi scagnozzi con impieghi utili per controllare i propri cittadini. Alla fine, per chiudere il cerchio, il governo controlla altre nazioni grazie al Complesso Militare Industriale.

Questo circolo dovrà essere tagliato quando avverrà matematicamente e inevitabilmente il collasso del dollaro

Per far funzionare la nostra moneta basata sul debito, DOBBIAMO incrementare il debito ogni anno E anche i relativi interessi, altrimenti entreremmo in una spirale deflazionistica mortifera. Quanto viene creato il debito, viene creato il denaro. Quando il debito è rimborsato, la moneta viene distrutta. Non ce n'è mai abbastanza per rimborsare il debito, perché non ci sarebbe più un dollaro in circolazione.

Siamo al punto in cui o facciamo un default sul debito, volente o nolente, oppure creiamo ancora più moneta/debito per tenere il circolo in movimento

Il problema è, nel caso tu capisca qualcosa di interessi composti, che stiamo raggiungendo il momento della mazza da hockey, in cui per quanto debito si possa contrarre, diventa sempre meno efficace e porta all’iperinflazione. Ci sono solo due figure necessarie a questa iperinflazione, il Prestatore di Ultima Istanza – la Federal Reserve – e lo Spenditore di Ultima Istanza, il governo. Questi due possono, e lo faranno, mandare all’aria il sistema. Io credo che aspetteranno fino alla prossima crisi e l’onda di depressione deflazionistica prima di mandare allo sfascio le presse per la stampa. Quella crisi arriverà presto, alla fine di questa estate e in inverno. Il denaro e le misure d’emergenza sono esaurite. Il fatto è che NESSUNO dei problemi che ha causato la crisi del 2008 è stato risolto. L’unica cosa differente è che adesso, invece di problemi aziendali, abbiamo problemi nazionali. In questo film, la Grecia farà la parte di Lehman Brothers e gli Stati Uniti quella di AIG. Il problema è che non c’è nessuno tappeto dove nascondere la polvere e non c’è più un governo mondiale per assorbire il debito (Problema, Reazione, Soluzione).

E questo mi porta ai cinque posti dove non essere quando collasserà il dollaro

1. Israele

Questa testa di ponte anglo-americana nel Medio Oriente era dapprima stata concepita dalla famiglia più potente al mondo, i Rothschild, nel 1917. La Dichiarazione Balfour stabilì che ci sarebbe stato un Israele Sionista anni prima dell’avvio della Seconda Guerra Mondiale e dell’effettiva fondazione di Israele. Israele non è stato un buon vicino delle nazioni musulmane e ha sempre avuto alle spalle i due peggiori ceffi in circolazione. Quando il dollaro collasserà, gli Stati Uniti avranno già parecchio da pensare sia all’interno che nel contesto internazionale per preoccuparsi di una parte di territorio non strategico. Tutto questo renderà Israele molto debole quando le tensioni si faranno davvero alte. Questa stretta striscia di terra desertica non riuscirà a far fronte alla necessità economica di dover importare il cibo e la benzina o alla realtà politica di essere circondata dai Musulmani.

2. La California Meridionale

La terra della Frutta e delle Noci vedrà Los Angeles trasformarsi in un campo di battaglia. Venti milioni di persone impacchettate in una zona in cui non c’è acqua e neppure cibo non è quanto meno messa bene. Se ci aggiungiamo le enormi disparità di ricchezza e la vicinanza a una nazione governata dagli stupefacenti, tutto questo non è una cosa di buon augurio. Se abbiamo assistito alle rivolte per Rodney King, pensiamo a cosa succederà quando il dollaro sarà distrutto e il cibo e la benzina non riusciranno più ad arrivare in quest’area. La gente sarà disperata e farà cose folli, specialmente quando un’enorme fetta dei propri cittadini è sotto terapia di antidepressivi. Se il cibo e la benzina non arrivano, come potranno trovare lo Zolfot? Nel momento in cui tutti i popoli del mondo saranno nei guai, loro mancheranno della capacità di adeguarsi a questo nuovo paradigma. Se le persone verranno private troppo velocemente di queste medicine, soffriranno esaurimenti nervosi e si avranno migliaia di sparatorie o di suicidi.

3. Inghilterra

La Terra del Grande Fratello e dell’ex Impero della schiavitù planetaria e del commercio delle spezie se la passera male. La certezza dell'élite britannica, convinta che i pecoroni non si scoraggeranno, non potrà più funzionare quando il popolo britannico sarà con l'acqua alla gola. Il carattere degli uomini si sacrifica e si unisce contro un nemico straniero, ma non se il nemico è sempre la solita élite. L’Impero Anglo-Americano potrebbe ordire un'altra false flag per distrarre la sua popolazione con un’altra Emmanuel Goldstein come successo nel 1984, ma io credo che questo collasso avverrà prima che riescano a realizzarlo. Così tutti gli occhi verranno puntati sull'élite britannica come la sola responsabile di questa catastrofe. Abbiamo assistito a sconti violenti degli hooligans per gli incontri di calcio. Cosa succederà quando quest’isola sarà tagliata da tutto, con poco cibo e poca benzina?

4. New York City

Ecco un’altra area urbana che vive troppo nel lusso grazie al dollaro. NYC è dove mi sono trasferito nel 2008. Ci sono pochi dubbi sul fatto che tutta la ricchezza a New York, nel New Jersey e in Connecticut deriva da quella di Wall Street. I risparmi e gli investimenti di tutta la nazione e gran parte di quelli mondiali affluiscono in questa capitale finanziaria. Quando il mondo si sveglierà da quest’enorme frode finanziaria, tutto ciò porterà alla distruzione della capitale per come l’abbiamo vista sinora. Avrà effetti incalcolabili sull’economia regionale, portando le persone che guidano la Mercedes a domandarsi improvvisamente dove trovare il pasto successivo.

5. Washington D.C.

Il collasso politico del Governo Federale piomberà devastante sull'economia locale, enormemente inflazionata. Quanto sempre più Stati reputeranno necessario riprendere il controllo della situazione, il Governo Federale perderà d’un tratto potere e importanza, come se tutto il mondo fosse colpito da un uragano Katrina globale. La moneta che hanno creato e speso diventerà senza valore e le pensioni degli scagnozzi del governo evaporeranno. Milioni di persone che una volta confidavano nella capacità di forzare altri a mandargli i soldi impareranno che il vero potere è sempre rimasto a livello locale. Una massiccia decentralizzazione sarà la risposta alla folle globalizzazione. Le famiglie del posto e le comunità rinunceranno a mandare in giro i propri soldi ed indebolire la propria comunità quando dovranno solo preoccuparsi di trovare un pasto e un posto al caldo.

"Si può ignorare la realtà, ma non si possono ignorare le conseguenze dell’ignorare la realtà." Ayn Rand

In sintesi, le aree che hanno vissuto nel lusso grazie al paradigma del dollaro saranno probabilmente i posti peggiori dove vivere quando il dollaro collasserà

Molti di voi scorreranno l’articolo di sfuggita, ma siate sicuri che il collasso del dollaro sta arrivando. È una inevitabilità matematica. Non saremo tanto fortunati da cavarcela alla meno peggio come nel collasso del 2008 quando si trattava di un problema delle aziende. Questa volta si tratta di un problema nazionale e globale. Lo schema Ponzi planetario ha finito la benzina a causa del calo demografico, della diminuita disponibilità di petrolio a basso costo, del declino delle potenze egemoniche. Tutto questo avviene nel momento in cui abbiamo raggiunto la fase esponenziale o quella del collasso della nostra moneta. Il paradosso dell'onnipotenza suggerisce questo: “Cosa succede quando una forza inarrestabile si scontra con un oggetto irremovibile?" Stiamo per scoprirlo, quando il denaro infinito si scontrerà con un mondo finito.

di Chris Duane


Debito PIL e la terza via….


Questo è il debito pubblico insieme al PIL. Dalla crisi potente del 2008 il debito si è impennato mentre il PIL si è contratto. Da questo grafico risulta chiaro che i due vanno a velocità molto diverse con la differenza che il debito non tiene conto dei periodi di difficoltà dell’economia.

Facendo finta che la situazione attuale possa continuare facciamo una proiezione matematica del debito e del PIL. Il risultato è quello del grafico sotto che evidenzia come la forbice sarebbe comunque destinata ad allargarsi pericolosamente per diventare velocemente insostenibile.

L’unico modo per contrastare l’avanzata del debito è quello di aggredire la spesa diminuendola drasticamente, imporre tasse, allungare l’età pensionabile….tutte cose che conosciamo molto bene.

Quello che molti però non sanno è che l’incidenza dei consumi privati sul PIL è di circa il 65% e quindi un governo che aumentasse le tasse, accise, IVA ecc. e riducesse la spesa sociale, sanitaria, scolastica, pensionistica avrebbe come risultato che la spesa delle famiglie diminuirebbe drasticamente facendo crollare il PIL e gli interventi sarebbero destinati al fallimento perché il debito a quel punto volerebbe!!!

L’altra soluzione che però a noi è preclusa, molto di moda invece negli Stati Uniti, è quella di svalutare il debito attraverso l’inflazione, ovvero stampare più moneta. La moneta diminuisce di valore svalutando conseguentemente anche il debito nelle mani dei creditori. La controindicazione è quella di impoverire le masse con questo prelievo occulto di valore, ma la svalutazione rimette in moto le esportazioni facendo aumentare il PIL e di conseguenza anche i consumi interni. Nel caos che ne segue tutti si impoveriscono, ma pochi se ne accorgono. E’ esattamente quello che accadde nella crisi del 1992.

Oggi però con un regime di cambi fissi non possiamo emettere moneta e quindi svalutare e l’unica manovra possibile resta quella di diminuire le spese e aumentare le tasse provocando un crollo del PIL e un danno permanente all’intero sistema paese. Per intenderci quello che accade oggi in Grecia dove si deve affrontare una manovra da 78 mld su di un PIL di poco più di 300 miliardi di euro (!!!). Il solo risultato di una manovra del genere è il crollo inevitabile del PIL con la conseguente la messa all’asta dei beni e dei servizi pubblici per la gioia degli avvoltoi speculatori.

La Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda sono già condannati e l’Italia forse è il boccone più prelibato che viene lasciato per dessert.

La situazione era ampiamente prevedibile già al momento dell’entrata nell’euro che non è altro che un marco tedesco mascherato. Dopo un decennio di cambi fissi con costi di produzione notevolmente superiori ai francesi e ai tedeschi, la nostra economia è sull’orlo del collasso completo.

Un collasso molto vicino e confermato dagli ultimi dati che vedono l’Italia in evidente affanno e che preclude ad un PIL in forte frenata che vanificherà all’istante gli sforzi dell’attuale manovrina.

Avendo un debito pubblico in mano per oltre il 50% all’estero

in mano a speculatori di professione.

Nessuna via d’uscita quindi? Siamo condannati a una vita da schiavi moderni?…a pensarci bene la via d’uscita c’è eccome, ma presuppone una coscienza ed una consapevolezza molto profonda che attualmente il popolo italico ancora è lontano dall’avere. E’ una via d’uscita che adottarono già i babilonesi cacciando gli usurai dal loro territorio e che hanno adottato gli islandesi o l’Ecuador del presidente Correa ovviamente nel completo silenzio dei media.

Un modo per riemergere da questa allucinazione di scarsità operata tramite il debito legato all’emissione monetaria che immancabilmente porta alla schiavitù del debitore. Noi italiani dobbiamo sempre svegliarci da questo incubo, abbandonare il meccanismo della delega e riprendere in mano la sorte del nostro destino oggi in mano a entità di dubbia moralità.

La strada sarà dura ed irta di ostacoli, ma non ne abbiamo un’altra….

di Pierluigi Paoletti

12 luglio 2011

L’autorità in declino




Può svilupparsi una società senza padri, senza maestri, senza figure d’autorità, senza miti condivisi?
Viene da chiederselo dopo aver letto lo studio “I miti che non funzionano più”, firmata dal Censis, istituzione invece ottimamente funzionante nello studio della società italiana.
Il suo responsabile per le Politiche sociali, Francesco Maietta, è netto: “L’eccesso di individualismo e di libertà (…) ha infranto le figure simbolo dell’autorità: il padre, l’insegnante, il sacerdote”.
Potremmo aggiungercene, a dire il vero, tante altre: i politici, gli operatori della giustizia, i bigliettai, chiunque insomma si trovi a ricordare una norma, da cui consegue un comportamento. Tutti costoro faticano oggi a svolgere il proprio lavoro.
La negazione dell’autorità, non è però sorretta (come in passato) da una visione del futuro, da un “mito” che suggerisca di disobbedire all’autorità in nome di qualcosa di giusto e migliore, che si realizzerà più in là. Nulla del genere è in corso.
Come osserva il rapporto, anche i miti trainanti che hanno indebolito le figure simbolo dell’autorità, mobilitano sempre meno gli italiani: cala la spinta ai consumi, la nascita di imprese individuali, la fiducia in un benessere continuo. L’individuo che avversa l’autorità non sembra credere che ciò renderà la sua vita più prospera.
In questo quadro di disincanto, ha perso fascino anche il mito del “mai sotto padrone”. È diminuito il numero degli imprenditori, così come quello dei lavoratori autonomi. Sotto padrone dunque, ma anche senza illusioni e con poche aspettative.
L’indebolimento del “soggetto” che non intraprende e non spera, cresce assieme a quello del padre, non più ritenuto dal 39% degli italiani rappresentante delle regole e del senso del limite nelle famiglie e nel rapporto con i figli.
I disincantati dal padre salgono al 45% tra i laureati, anziani e residenti nelle grandi città. Il padre è però più presente nella vita con i figli, nella cura dei bambini.
I giovani padri dedicano ai figli almeno un’ora e 24 minuti al giorno, rispetto ai 15 minuti appena dedicati ai figli dal 42% dei padri di venti anni fa. Questo tempo è però riservato soprattutto al gioco. D’altra parte i bimbi apprendono molto dal gioco: anch’esso ha le sue regole, da imparare se si vuole anche vincere.
Gli insegnanti non sono messi meglio. Delusi e scoraggiati, sono convinti per più dell’82% che gli obiettivi della scuola non vengono realizzati, a cominciare dal primo di essi: l’educazione ai valori e alle regole della convivenza civile.
La maggioranza dei docenti considera gli alunni “maestri” nell’arte di arrangiarsi, con scarso senso civico, e pressappochisti. Inoltre il rapporto con le famiglie è sempre più conflittuale: l’autorità dei maestri non è affatto riconosciuta, e la rivolta dilaga, coinvolgendo Tribunali e stampa.
Indebolita è anche l’autorità dei sacerdoti e della dottrina morale della Chiesa. Ma proprio da loro, come anche dai “nuovi padri”, che oggi giocano coi loro bambini, nasce la nuova indicazione (che il Censis fa propria) dell’orizzontalità.
Se le gerarchie verticali non funzionano più, si propone di muoverci verso relazioni “orizzontali”, di servizio. I preti oggi contano non per le omelie, ma per la loro assistenza ai malati del quartiere, e in quanto presidio sociale nella comunità.
L’autorità (per ora il padre, il prete) scende insomma dal piedistallo e si fa servizio.
Provvedere ai bisogni (mettendo tra parentesi norme e sacrifici), basterà a reggere lo sviluppo di una società incalzata da una concorrenza globale? Speriamo, e vedremo.

di Claudio Risé

13 luglio 2011

I cinque posti dove non essere quando collasserà il dollaro



Sarà il primo evento che toccherà ogni persona vivente. Tutte le attività umane sono controllate dal denaro. La nostra ricchezza, il nostro lavoro, il cibo, il nostro governo, persino le nostre relazioni sono condizionate dai soldi. Nessuna moneta nella storia dell’uomo non ha mai raggiunta un’importanza tanto vasta e profonda quanto il dollaro. È de facto la moneta mondiale. Tutte le altre divise impallidiscono al confronto. Tutte le altre crisi monetarie sono state regionali e c’erano sempre altre monete a cui la gente poteva aggrapparsi. Questo collasso sarà globale e trascinerà con sé non solo il dollaro, ma anche tutte le altre monete fiat, visto che non hanno alcuna differenza. Il collasso delle divise porterà al collasso di tutti i beni cartacei. La ripercussioni avranno effetti inimmaginabili in tutto il pianeta. (Leggi anche Il Proiettile d’Argento e lo Scudo d’Argento per proteggerti da questo collasso.)

Grazie alla globalizzazione e ai tentacoli vampireschi dell’Impero Anglo-Americano, il dollaro è la moneta di riserva mondiale

Sostiene l'economia mondiale nel regolamento dei commerci internazionali, principalmente per il commercio del petrolio. Questi soldi sono riciclati dalla City di Londra (da non confondere con Londra) e da New York. Tutto questo alimenta i vampiri delle multinazionali che hanno acquisito e raccolto la ricchezza del pianeta. I poteri delle corporations sopprimono i VERI beni, le risorse naturali e il lavoro, per destinare a sé enormi profitti. Questo modello Fascista, Statalista e Collettivista riversa il denaro nell'economia per finanziare un governo federale sempre più onnipresente. Quel governo che diventa sempre più vasto, arricchendo i suoi scagnozzi con impieghi utili per controllare i propri cittadini. Alla fine, per chiudere il cerchio, il governo controlla altre nazioni grazie al Complesso Militare Industriale.

Questo circolo dovrà essere tagliato quando avverrà matematicamente e inevitabilmente il collasso del dollaro

Per far funzionare la nostra moneta basata sul debito, DOBBIAMO incrementare il debito ogni anno E anche i relativi interessi, altrimenti entreremmo in una spirale deflazionistica mortifera. Quanto viene creato il debito, viene creato il denaro. Quando il debito è rimborsato, la moneta viene distrutta. Non ce n'è mai abbastanza per rimborsare il debito, perché non ci sarebbe più un dollaro in circolazione.

Siamo al punto in cui o facciamo un default sul debito, volente o nolente, oppure creiamo ancora più moneta/debito per tenere il circolo in movimento

Il problema è, nel caso tu capisca qualcosa di interessi composti, che stiamo raggiungendo il momento della mazza da hockey, in cui per quanto debito si possa contrarre, diventa sempre meno efficace e porta all’iperinflazione. Ci sono solo due figure necessarie a questa iperinflazione, il Prestatore di Ultima Istanza – la Federal Reserve – e lo Spenditore di Ultima Istanza, il governo. Questi due possono, e lo faranno, mandare all’aria il sistema. Io credo che aspetteranno fino alla prossima crisi e l’onda di depressione deflazionistica prima di mandare allo sfascio le presse per la stampa. Quella crisi arriverà presto, alla fine di questa estate e in inverno. Il denaro e le misure d’emergenza sono esaurite. Il fatto è che NESSUNO dei problemi che ha causato la crisi del 2008 è stato risolto. L’unica cosa differente è che adesso, invece di problemi aziendali, abbiamo problemi nazionali. In questo film, la Grecia farà la parte di Lehman Brothers e gli Stati Uniti quella di AIG. Il problema è che non c’è nessuno tappeto dove nascondere la polvere e non c’è più un governo mondiale per assorbire il debito (Problema, Reazione, Soluzione).

E questo mi porta ai cinque posti dove non essere quando collasserà il dollaro

1. Israele

Questa testa di ponte anglo-americana nel Medio Oriente era dapprima stata concepita dalla famiglia più potente al mondo, i Rothschild, nel 1917. La Dichiarazione Balfour stabilì che ci sarebbe stato un Israele Sionista anni prima dell’avvio della Seconda Guerra Mondiale e dell’effettiva fondazione di Israele. Israele non è stato un buon vicino delle nazioni musulmane e ha sempre avuto alle spalle i due peggiori ceffi in circolazione. Quando il dollaro collasserà, gli Stati Uniti avranno già parecchio da pensare sia all’interno che nel contesto internazionale per preoccuparsi di una parte di territorio non strategico. Tutto questo renderà Israele molto debole quando le tensioni si faranno davvero alte. Questa stretta striscia di terra desertica non riuscirà a far fronte alla necessità economica di dover importare il cibo e la benzina o alla realtà politica di essere circondata dai Musulmani.

2. La California Meridionale

La terra della Frutta e delle Noci vedrà Los Angeles trasformarsi in un campo di battaglia. Venti milioni di persone impacchettate in una zona in cui non c’è acqua e neppure cibo non è quanto meno messa bene. Se ci aggiungiamo le enormi disparità di ricchezza e la vicinanza a una nazione governata dagli stupefacenti, tutto questo non è una cosa di buon augurio. Se abbiamo assistito alle rivolte per Rodney King, pensiamo a cosa succederà quando il dollaro sarà distrutto e il cibo e la benzina non riusciranno più ad arrivare in quest’area. La gente sarà disperata e farà cose folli, specialmente quando un’enorme fetta dei propri cittadini è sotto terapia di antidepressivi. Se il cibo e la benzina non arrivano, come potranno trovare lo Zolfot? Nel momento in cui tutti i popoli del mondo saranno nei guai, loro mancheranno della capacità di adeguarsi a questo nuovo paradigma. Se le persone verranno private troppo velocemente di queste medicine, soffriranno esaurimenti nervosi e si avranno migliaia di sparatorie o di suicidi.

3. Inghilterra

La Terra del Grande Fratello e dell’ex Impero della schiavitù planetaria e del commercio delle spezie se la passera male. La certezza dell'élite britannica, convinta che i pecoroni non si scoraggeranno, non potrà più funzionare quando il popolo britannico sarà con l'acqua alla gola. Il carattere degli uomini si sacrifica e si unisce contro un nemico straniero, ma non se il nemico è sempre la solita élite. L’Impero Anglo-Americano potrebbe ordire un'altra false flag per distrarre la sua popolazione con un’altra Emmanuel Goldstein come successo nel 1984, ma io credo che questo collasso avverrà prima che riescano a realizzarlo. Così tutti gli occhi verranno puntati sull'élite britannica come la sola responsabile di questa catastrofe. Abbiamo assistito a sconti violenti degli hooligans per gli incontri di calcio. Cosa succederà quando quest’isola sarà tagliata da tutto, con poco cibo e poca benzina?

4. New York City

Ecco un’altra area urbana che vive troppo nel lusso grazie al dollaro. NYC è dove mi sono trasferito nel 2008. Ci sono pochi dubbi sul fatto che tutta la ricchezza a New York, nel New Jersey e in Connecticut deriva da quella di Wall Street. I risparmi e gli investimenti di tutta la nazione e gran parte di quelli mondiali affluiscono in questa capitale finanziaria. Quando il mondo si sveglierà da quest’enorme frode finanziaria, tutto ciò porterà alla distruzione della capitale per come l’abbiamo vista sinora. Avrà effetti incalcolabili sull’economia regionale, portando le persone che guidano la Mercedes a domandarsi improvvisamente dove trovare il pasto successivo.

5. Washington D.C.

Il collasso politico del Governo Federale piomberà devastante sull'economia locale, enormemente inflazionata. Quanto sempre più Stati reputeranno necessario riprendere il controllo della situazione, il Governo Federale perderà d’un tratto potere e importanza, come se tutto il mondo fosse colpito da un uragano Katrina globale. La moneta che hanno creato e speso diventerà senza valore e le pensioni degli scagnozzi del governo evaporeranno. Milioni di persone che una volta confidavano nella capacità di forzare altri a mandargli i soldi impareranno che il vero potere è sempre rimasto a livello locale. Una massiccia decentralizzazione sarà la risposta alla folle globalizzazione. Le famiglie del posto e le comunità rinunceranno a mandare in giro i propri soldi ed indebolire la propria comunità quando dovranno solo preoccuparsi di trovare un pasto e un posto al caldo.

"Si può ignorare la realtà, ma non si possono ignorare le conseguenze dell’ignorare la realtà." Ayn Rand

In sintesi, le aree che hanno vissuto nel lusso grazie al paradigma del dollaro saranno probabilmente i posti peggiori dove vivere quando il dollaro collasserà

Molti di voi scorreranno l’articolo di sfuggita, ma siate sicuri che il collasso del dollaro sta arrivando. È una inevitabilità matematica. Non saremo tanto fortunati da cavarcela alla meno peggio come nel collasso del 2008 quando si trattava di un problema delle aziende. Questa volta si tratta di un problema nazionale e globale. Lo schema Ponzi planetario ha finito la benzina a causa del calo demografico, della diminuita disponibilità di petrolio a basso costo, del declino delle potenze egemoniche. Tutto questo avviene nel momento in cui abbiamo raggiunto la fase esponenziale o quella del collasso della nostra moneta. Il paradosso dell'onnipotenza suggerisce questo: “Cosa succede quando una forza inarrestabile si scontra con un oggetto irremovibile?" Stiamo per scoprirlo, quando il denaro infinito si scontrerà con un mondo finito.

di Chris Duane


Debito PIL e la terza via….


Questo è il debito pubblico insieme al PIL. Dalla crisi potente del 2008 il debito si è impennato mentre il PIL si è contratto. Da questo grafico risulta chiaro che i due vanno a velocità molto diverse con la differenza che il debito non tiene conto dei periodi di difficoltà dell’economia.

Facendo finta che la situazione attuale possa continuare facciamo una proiezione matematica del debito e del PIL. Il risultato è quello del grafico sotto che evidenzia come la forbice sarebbe comunque destinata ad allargarsi pericolosamente per diventare velocemente insostenibile.

L’unico modo per contrastare l’avanzata del debito è quello di aggredire la spesa diminuendola drasticamente, imporre tasse, allungare l’età pensionabile….tutte cose che conosciamo molto bene.

Quello che molti però non sanno è che l’incidenza dei consumi privati sul PIL è di circa il 65% e quindi un governo che aumentasse le tasse, accise, IVA ecc. e riducesse la spesa sociale, sanitaria, scolastica, pensionistica avrebbe come risultato che la spesa delle famiglie diminuirebbe drasticamente facendo crollare il PIL e gli interventi sarebbero destinati al fallimento perché il debito a quel punto volerebbe!!!

L’altra soluzione che però a noi è preclusa, molto di moda invece negli Stati Uniti, è quella di svalutare il debito attraverso l’inflazione, ovvero stampare più moneta. La moneta diminuisce di valore svalutando conseguentemente anche il debito nelle mani dei creditori. La controindicazione è quella di impoverire le masse con questo prelievo occulto di valore, ma la svalutazione rimette in moto le esportazioni facendo aumentare il PIL e di conseguenza anche i consumi interni. Nel caos che ne segue tutti si impoveriscono, ma pochi se ne accorgono. E’ esattamente quello che accadde nella crisi del 1992.

Oggi però con un regime di cambi fissi non possiamo emettere moneta e quindi svalutare e l’unica manovra possibile resta quella di diminuire le spese e aumentare le tasse provocando un crollo del PIL e un danno permanente all’intero sistema paese. Per intenderci quello che accade oggi in Grecia dove si deve affrontare una manovra da 78 mld su di un PIL di poco più di 300 miliardi di euro (!!!). Il solo risultato di una manovra del genere è il crollo inevitabile del PIL con la conseguente la messa all’asta dei beni e dei servizi pubblici per la gioia degli avvoltoi speculatori.

La Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda sono già condannati e l’Italia forse è il boccone più prelibato che viene lasciato per dessert.

La situazione era ampiamente prevedibile già al momento dell’entrata nell’euro che non è altro che un marco tedesco mascherato. Dopo un decennio di cambi fissi con costi di produzione notevolmente superiori ai francesi e ai tedeschi, la nostra economia è sull’orlo del collasso completo.

Un collasso molto vicino e confermato dagli ultimi dati che vedono l’Italia in evidente affanno e che preclude ad un PIL in forte frenata che vanificherà all’istante gli sforzi dell’attuale manovrina.

Avendo un debito pubblico in mano per oltre il 50% all’estero

in mano a speculatori di professione.

Nessuna via d’uscita quindi? Siamo condannati a una vita da schiavi moderni?…a pensarci bene la via d’uscita c’è eccome, ma presuppone una coscienza ed una consapevolezza molto profonda che attualmente il popolo italico ancora è lontano dall’avere. E’ una via d’uscita che adottarono già i babilonesi cacciando gli usurai dal loro territorio e che hanno adottato gli islandesi o l’Ecuador del presidente Correa ovviamente nel completo silenzio dei media.

Un modo per riemergere da questa allucinazione di scarsità operata tramite il debito legato all’emissione monetaria che immancabilmente porta alla schiavitù del debitore. Noi italiani dobbiamo sempre svegliarci da questo incubo, abbandonare il meccanismo della delega e riprendere in mano la sorte del nostro destino oggi in mano a entità di dubbia moralità.

La strada sarà dura ed irta di ostacoli, ma non ne abbiamo un’altra….

di Pierluigi Paoletti

12 luglio 2011

L’autorità in declino




Può svilupparsi una società senza padri, senza maestri, senza figure d’autorità, senza miti condivisi?
Viene da chiederselo dopo aver letto lo studio “I miti che non funzionano più”, firmata dal Censis, istituzione invece ottimamente funzionante nello studio della società italiana.
Il suo responsabile per le Politiche sociali, Francesco Maietta, è netto: “L’eccesso di individualismo e di libertà (…) ha infranto le figure simbolo dell’autorità: il padre, l’insegnante, il sacerdote”.
Potremmo aggiungercene, a dire il vero, tante altre: i politici, gli operatori della giustizia, i bigliettai, chiunque insomma si trovi a ricordare una norma, da cui consegue un comportamento. Tutti costoro faticano oggi a svolgere il proprio lavoro.
La negazione dell’autorità, non è però sorretta (come in passato) da una visione del futuro, da un “mito” che suggerisca di disobbedire all’autorità in nome di qualcosa di giusto e migliore, che si realizzerà più in là. Nulla del genere è in corso.
Come osserva il rapporto, anche i miti trainanti che hanno indebolito le figure simbolo dell’autorità, mobilitano sempre meno gli italiani: cala la spinta ai consumi, la nascita di imprese individuali, la fiducia in un benessere continuo. L’individuo che avversa l’autorità non sembra credere che ciò renderà la sua vita più prospera.
In questo quadro di disincanto, ha perso fascino anche il mito del “mai sotto padrone”. È diminuito il numero degli imprenditori, così come quello dei lavoratori autonomi. Sotto padrone dunque, ma anche senza illusioni e con poche aspettative.
L’indebolimento del “soggetto” che non intraprende e non spera, cresce assieme a quello del padre, non più ritenuto dal 39% degli italiani rappresentante delle regole e del senso del limite nelle famiglie e nel rapporto con i figli.
I disincantati dal padre salgono al 45% tra i laureati, anziani e residenti nelle grandi città. Il padre è però più presente nella vita con i figli, nella cura dei bambini.
I giovani padri dedicano ai figli almeno un’ora e 24 minuti al giorno, rispetto ai 15 minuti appena dedicati ai figli dal 42% dei padri di venti anni fa. Questo tempo è però riservato soprattutto al gioco. D’altra parte i bimbi apprendono molto dal gioco: anch’esso ha le sue regole, da imparare se si vuole anche vincere.
Gli insegnanti non sono messi meglio. Delusi e scoraggiati, sono convinti per più dell’82% che gli obiettivi della scuola non vengono realizzati, a cominciare dal primo di essi: l’educazione ai valori e alle regole della convivenza civile.
La maggioranza dei docenti considera gli alunni “maestri” nell’arte di arrangiarsi, con scarso senso civico, e pressappochisti. Inoltre il rapporto con le famiglie è sempre più conflittuale: l’autorità dei maestri non è affatto riconosciuta, e la rivolta dilaga, coinvolgendo Tribunali e stampa.
Indebolita è anche l’autorità dei sacerdoti e della dottrina morale della Chiesa. Ma proprio da loro, come anche dai “nuovi padri”, che oggi giocano coi loro bambini, nasce la nuova indicazione (che il Censis fa propria) dell’orizzontalità.
Se le gerarchie verticali non funzionano più, si propone di muoverci verso relazioni “orizzontali”, di servizio. I preti oggi contano non per le omelie, ma per la loro assistenza ai malati del quartiere, e in quanto presidio sociale nella comunità.
L’autorità (per ora il padre, il prete) scende insomma dal piedistallo e si fa servizio.
Provvedere ai bisogni (mettendo tra parentesi norme e sacrifici), basterà a reggere lo sviluppo di una società incalzata da una concorrenza globale? Speriamo, e vedremo.

di Claudio Risé