Questo è il debito pubblico insieme al PIL. Dalla crisi potente del 2008 il debito si è impennato mentre il PIL si è contratto. Da questo grafico risulta chiaro che i due vanno a velocità molto diverse con la differenza che il debito non tiene conto dei periodi di difficoltà dell’economia.
Facendo finta che la situazione attuale possa continuare facciamo una proiezione matematica del debito e del PIL. Il risultato è quello del grafico sotto che evidenzia come la forbice sarebbe comunque destinata ad allargarsi pericolosamente per diventare velocemente insostenibile.
L’unico modo per contrastare l’avanzata del debito è quello di aggredire la spesa diminuendola drasticamente, imporre tasse, allungare l’età pensionabile….tutte cose che conosciamo molto bene.
Quello che molti però non sanno è che l’incidenza dei consumi privati sul PIL è di circa il 65% e quindi un governo che aumentasse le tasse, accise, IVA ecc. e riducesse la spesa sociale, sanitaria, scolastica, pensionistica avrebbe come risultato che la spesa delle famiglie diminuirebbe drasticamente facendo crollare il PIL e gli interventi sarebbero destinati al fallimento perché il debito a quel punto volerebbe!!!
L’altra soluzione che però a noi è preclusa, molto di moda invece negli Stati Uniti, è quella di svalutare il debito attraverso l’inflazione, ovvero stampare più moneta. La moneta diminuisce di valore svalutando conseguentemente anche il debito nelle mani dei creditori. La controindicazione è quella di impoverire le masse con questo prelievo occulto di valore, ma la svalutazione rimette in moto le esportazioni facendo aumentare il PIL e di conseguenza anche i consumi interni. Nel caos che ne segue tutti si impoveriscono, ma pochi se ne accorgono. E’ esattamente quello che accadde nella crisi del 1992.
Oggi però con un regime di cambi fissi non possiamo emettere moneta e quindi svalutare e l’unica manovra possibile resta quella di diminuire le spese e aumentare le tasse provocando un crollo del PIL e un danno permanente all’intero sistema paese. Per intenderci quello che accade oggi in Grecia dove si deve affrontare una manovra da 78 mld su di un PIL di poco più di 300 miliardi di euro (!!!). Il solo risultato di una manovra del genere è il crollo inevitabile del PIL con la conseguente la messa all’asta dei beni e dei servizi pubblici per la gioia degli avvoltoi speculatori.
La Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda sono già condannati e l’Italia forse è il boccone più prelibato che viene lasciato per dessert.
La situazione era ampiamente prevedibile già al momento dell’entrata nell’euro che non è altro che un marco tedesco mascherato. Dopo un decennio di cambi fissi con costi di produzione notevolmente superiori ai francesi e ai tedeschi, la nostra economia è sull’orlo del collasso completo.
Un collasso molto vicino e confermato dagli ultimi dati che vedono l’Italia in evidente affanno e che preclude ad un PIL in forte frenata che vanificherà all’istante gli sforzi dell’attuale manovrina.
Avendo un debito pubblico in mano per oltre il 50% all’estero
in mano a speculatori di professione.
Nessuna via d’uscita quindi? Siamo condannati a una vita da schiavi moderni?…a pensarci bene la via d’uscita c’è eccome, ma presuppone una coscienza ed una consapevolezza molto profonda che attualmente il popolo italico ancora è lontano dall’avere. E’ una via d’uscita che adottarono già i babilonesi cacciando gli usurai dal loro territorio e che hanno adottato gli islandesi o l’Ecuador del presidente Correa ovviamente nel completo silenzio dei media.
Un modo per riemergere da questa allucinazione di scarsità operata tramite il debito legato all’emissione monetaria che immancabilmente porta alla schiavitù del debitore. Noi italiani dobbiamo sempre svegliarci da questo incubo, abbandonare il meccanismo della delega e riprendere in mano la sorte del nostro destino oggi in mano a entità di dubbia moralità.
La strada sarà dura ed irta di ostacoli, ma non ne abbiamo un’altra….
di Pierluigi Paoletti
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