19 maggio 2013

Il mostro e i suoi creatori






IL BERLUSCONISMO E’ FINITO PERCHE’ SONO FINITI I SUOI EVOCATORI


Le uniche cose che possono competere in numerosità coi processi in cui è stato coinvolto Berlusconi sono i suoi trattamenti di chirurgia estetica. Più egli veniva martirizzato e più si marmorizzava nell’aspetto e nel petto divenendo un busto vivente che attirava, come ogni monumento, orde di adoratori e frotte di vandali devastatori. Tali facce di bronzo, proseguenti a lamentarsene dopo averlo scolpito nella piccola storia che ci compete, ne hanno fatto una statua di stato, anzi uno “stat(u)ista”.
Costui è stato accusato di tutto nel corso degli anni, dal traffico di sostanze stupefacenti, alle stragi, fino alla prostituzione. Assoluzioni, prescrizioni, amnistie ecc. ecc. e, almeno finora, nessun verdetto di condanna definitiva. Oltre vent’anni di demonizzazioni e d’accanimenti che potrebbero presto approdare ad una sentenza inappellabile con la quale sarà chiuso il suo ciclo pubblico.
Peccato però che questo ciclo si sia esaurito da un pezzo, politicamente parlando, ma i suoi detrattori, presi come sono a combattere contro la loro fervida immaginazione, non se ne sono nemmeno accorti. Ben altre e ferali battaglie si stanno giocando alle spalle dei processi di B. coi quali si continua a depistare la pubblica opinione mentre sciacalli internazionali e iene nazionali stanno spolpando quel che resta della carogna peninsulare.
Il mostro B. è nato dall’odio dei suoi creatori-calunniatori ed è cresciuto sino all’inverosimile nutrendosi del loro disprezzo sociale e culturale.
Più lo perseguitavano, attribuendogli la somma dei dolori e delle perversioni del Paese, e più egli si ingigantiva e li sovrastava con la sua bassa statura che era pur sempre uno slancio verso il cielo rispetto alla fossa dove giacevano i suoi denigratori. Ma ora che i cacciatori di ombre sono diventati tutt’uno col mito in putrefazione, adesso che la mitopoiesi si è sciolta, come il cerone col quale lo avevano truccato da vampiro assetato di scandali, seguiranno il suo infausto destino giù nella tomba. Il loro funerale sarà una festa popolare.
L’Essere immondo scomparirà soltanto quando anche l’ultimo dei rovistatori nella melma della Repubblica, impastati della stessa materia ideologica degli incubi e delle angosce sociali, sarà perito. Siamo realmente al termine un’epoca che ci ha devastati nel cervello e nel tessuto sociale.
Ancora ieri, durante la trasmissione di “Sant’oro”, un altro cattivo prodotto dell’era degli intubati del tubo catodico,  guardavo in televisione lo spettacolo miserevole e reiterato di questi zombies che si mordono i polpacci a vicenda. Da un lato i militanti di sinistra che giustificavano le larghe intese per non far tornare Berlusconi e dall’altro i simpatizzanti delusi che li accusavano di aver fatto tornare Berlusconi. Il circolo vezzoso, almeno per chi assiste e non resiste alle risa, dei matti irrecuperabili.
Entrambe le schiere sclerotizzate non hanno inteso che quello che va e viene non è Berlusconi ma l’allucinazione identitaria della loro mente malata che proietta sul palcoscenico nazionale ogni tipo di tormento politico mascherato da cavaliere “ingrifato”.
Ricordate quante campagne di sensibilizzazione contro la cattiva maestra televisione? Fascismo mediatico e feticismo immodico di mediocri soggetti con gli occhi fasciati che vedevano manipolatori dappertutto. Venne iscritto d’ufficio al club dei cialtroni persino il povero Popper, improvvisamente ed improvvidamente intruppato nelle file dei catastrofisti dell’etere, per un libretto di scarso valore intellettuale divenuto una bibbia nell’ambiente del ceto medio semicolto, il quale alla sera leggeva Baricco in salotto e alla mattina in piazza sapeva tutto di olgettine e orgettine. Addirittura, l’era del porcone di Arcore era stata accostata al completamento di una mutazione antropologica che dalla specie sapiens ci trasfigurava in quella videns dei suggestionati dallo schermo privi di coscienza civile. Dicevano di se stessi riferendosi agli altri.
Sventolando le bandiere della purezza e dell’interezza si alzava però la puzza sotto il naso ed il tanfo dell’imbroglio di partito che nessuna morigeratezza verbale o individuale poteva occultare. Le persone sane di testa non si sono mai interessate dei baccanali presidenziali a porte chiuse e cosce aperte. E’ lo stupro delle proprietà pubbliche, l’abuso sul corpo nazionale , il bordello istituzionale dove viene denudata la sovranità centrale, lo spogliarello dei tesori pubblici per soddisfare i lenoni mondiali, la promiscuità corporativa, l’autoreferenzialità onanistica degli occupatori di poltrone per il tradimento collettivo, questo è quello che dovrebbe preoccupare ed indignare. Ma su ciò si tace o si taccia di chiusura provinciale chiunque osi opporsi al puttaneggiamento generale.
Fortunatamente siamo vicino all’epilogo della pantomima ma non alla conclusione delle tribolazioni perché non c’è trapasso che si compia senza una esplosione di brutalità liberatoria. Non si tratta di eversione ma di leggi della Storia. Prepariamoci al meglio del peggio.

di Gianni Petrosillo 

18 maggio 2013

Alla ricerca della liquidità perduta







  
   
Il sistema-paese soffre di arretratezza tecnologica e infrastrutturale, di inefficienza e dispendiosità della macchina amministrativa, di lentezza e corruzione di quella giudiziaria, di costi elevati di una politica e di una burocrazia ampiamente parassitarie, per non parlare dell’influenza istituzionale della criminalità organizzata e, ovviamente, della insostenibile pressione fiscale. 
Il male di fondo, che toglie i mezzi anche per affrontare gli altri mali, e da cui direttamente dipendono insolvenze, fallimenti, licenziamenti, crollo di speranza, investimenti e consumi, è però un altro, ossia la carenza di mezzi monetari, il costo eccessivo (rispetto ai paesi competitori) del denaro, le difficoltà ad ottenere credito.

Una carenza crescente, sempre crescente, che, attraverso la deflazione, rende sempre più oneroso, difficile o impossibile, il pagamento degli interessi e dei debiti. E delle imposte. E dei contributi. Non dimenticate che la Corte dei Conti ha rilevato che molti enti pubblici sono morosi di parecchi miliardi di versamenti contributivi all’Inpdap-Inps. Corre voce, forse gonfiata, che questa mina esploderà presto. 

Immaginiamo una pozza in cui l’acqua stia calando lentamente progressivamente. I pesci rossi, gialli e verdi boccheggiano. Perché cala l’acqua nella pozza? In parte evapora, in parte defluisce seguendo rigagnoli, in parte – la parte maggiore – si raccoglie in una cavità nascosta sotto il fondo dello stagno. 

I pesci non hanno più lo strumento della creazione di liquido e non possono usarlo per compensare l’acqua che se ne va. Hanno ancora lo strumento fiscale, con cui possono distribuire l’acqua diversamente tra pesci rossi, gialli, verdi – ossia, tra settore pubblico e privato, tra nord e sud – ma non possono trattenerla né rabboccarla. Anzi, le misure fiscali tendono a far aumentare la fuga dei liquidi e scoraggiano gli investimenti stranieri. La gente comune non ha ben chiaro che i soldi che lo Stato prende con imposte e con la lotta all’evasione sono soldi che semplicemente si spostano all’interno della pozza, ma non aumentano la quantità di liquidi disponibile, quindi non alzano il livello dell’acqua nella pozza, ma semmai accelerano il suo deflusso. 

L’acqua che evapora sono quei capitali – miliardi di Euro – che si spostano all’estero e vengono investiti in modi tali da sottrarsi al fisco nazionale (vedi scandalo Offshore-Leaks: 32.000 miliardi di dollari scoperti sinora, ovviamente in ambito globale). L’acqua che defluisce nei rigagnoli sono i liquidi che vanno all’estero come pagamenti di interessi e capitali (disavanzo commerciale), come rimesse degli immigrati (pensiamo particolarmente ai cinesi), come trasferimenti netti a favore di UE, MES, etc. 

Su queste perdite di liquidi si può intervenire, ma solo marginalmente e non certo risolutivamente, anche perché per attrarre liquidità dall’estero mediante saldi attivi della bilancia commerciale, turismo e investimenti, dovremmo svalutare rispetto ai partners, ma questa opzione è preclusa dall’Euro, dalla cessione del controllo sui cambi. Il calo del livello dell’acqua continuerà inevitabilmente e mortalmente. Possiamo ritardare il calo, guadagnare qualche mese, ma non fermarlo, non cambiare l’esito, e l’esito è che i pesci moriranno uno dopo l’altro, sempre più velocemente. Lo stanno già facendo. 

Diversamente dai pesci della pozza USA e della pozza del Sol Levante, noi non possiamo creare acqua per ristabilire il livello vitale, poiché anche questo potere l’abbiamo trasferito alla BCE, la quale, per statuto, non può fare interventi di questo tipo, che invece fanno la Fed con Obama e la BoJ con Shinzo Abe. La BCE e altri istituti internazionali ed esteri intervengono abbassando i tassi e dando denaro fresco alle banche e al settore finanziario, però questa liquidità non arriva, sostanzialmente alla pozza, ai pesci, all’economia reale – rimane dei circuiti finanziari, in impieghi che non pagano tasse nel Paese, perché le banche usano quei soldi non per prestiti all’economia reale, ma per chiudere buchi di bilancio (contenzioso sommerso) e per investimenti speculativi, più redditizi e sicuri in un’epoca di depressione con outlook sfavorevole. Anche i tassi rimangono alti e handicappanti nella competizione internazionale. 

In conclusione, le possibilità di intervento sono scarse, marginali e nessuna è idonea a risanare la situazione e a rilanciare l’economia. Il dibattito attuale è quindi improduttivo. 

Rimane l’acqua nascosta nella caverna sotto il fondo dello stagno. E la falla attraverso cui quell’acqua è finita nella caverna. E’ una falla causata da principi contabili errati, cioè non corrispondenti alla realtà economica, in materia monetaria e creditizia. Il concetto è estremamente semplice – così semplice, da risultare sfuggente, ma è oggettivo e verificabile. Si tratta di riuscire a riflettere sull’ovvio. Se si chiude la falla, migliorano drasticamente i bilanci delle banche commerciali, sia come conto economico, sia come stato patrimoniale; inoltre la erogazione dei crediti diventa molto più leggera patrimonialmente. Do per scontato che tutti sia noto che il sistema bancario opera attraverso un moltiplicatore, che gli consente di prestare un multiplo della raccolta – le banche non sono soltanto intermediari del credito, non si limitano a prestare la raccolta applicando una forbice sui tassi, ma creano liquidità – ecco perché il credit crunch è anche un liquidity crunch. 

La falla consiste nel mancato rilevamento contabile, in conto di ricavo della banca, di una realtà economica oggettiva e fondamentale, ossia dell’acquisizione di potere d’acquisto (valore) da parte dei mezzi monetari – denaro primario e denaro creditizio, come assegni circolari, bonifici, lettere di credito, saldi attivi di conti correnti. I mezzi monetari non hanno un valore intrinseco non essendo fatti di metalli pregiati, né sono convertibili in metalli pregiati. Il loro valore, cioè il potere d’acquisto, non è prodotto dalla banca, ovviamente, la quale non produce beni reali; esso deriva dalla loro accettazione da parte del mercato, dal fatto che il mercato è disponibile a dare beni o servizi reali in cambio di essi, sebbene essi non siano beni reali. Essi quindi, nel momento in cui la banca li emette sotto forma di erogazione di credito o di acquisto diretto di titoli finanziari, assorbono o ricevono dall’esterno il valore, il potere di acquisto, e cessano di essere meri pezzi di carta o impulsi elettronici per divenire moneta. La banca preleva dal mercato, dalla generalità dei soggetti, un potere d’acquisto che essa non crea, e lo presta a un soggetto determinato, percependo da questo soggetto un interesse. 

Orbene, questa trasformazione, questa acquisizione di valore, è un fatto economico reale, esattamente un ricavo della banca che emette la moneta primaria o quella creditizia. Un ricavo che, con i principi contabili vigenti, non viene contabilizzato. Conseguentemente abbiamo che la banca, quando eroga 100, dovrebbe, nel conto economico, registrare, a scalare: 

ricavo da acquisizione di potere d’acquisto: + 100

costo da erogazione di potere d’acquisto: – 100

ricavo da acquisizione di credito: + 100

SALDO OPERAZIONE: + 100

Sotto gli attuali principi contabili, la prima registrazione non avviene, quindi il ricavo di 100 “sparisce” nella caverna sotterranea, non viene tassato, non si traduce in attivo patrimoniale, in possibilità di credito. Le sorti di questi ricavi non contabilizzati dovrebbero essere indagati. Probabilmente prendono la via di paradisi fiscali, dove riaffiorano, carsicamente, e sono impiegabili in operazioni speculative o in vantaggiosi investimenti reali.

Con questo concludo, ritenendo di aver perlomeno indicato in linee generali dove bisogna metter mano, se non si vuole sprofondare domani o fra una settimana nel buco nero dell’indebitamento. E di aver anche dimostrato la sostanziale impotenza, o il valore meramente dilatorio, delle altre opzioni sul tavolo. 

Un’ultima osservazione: nel mondo l’aggregato del debito soggetto a interesse è di almeno 2 milioni di miliardi di Dollari, e l’aggregato degli interessi da pagare sicuramente supera i 100.000 miliardi, mentre il prodotto lordo globale arriva a 74.000 miliardi. Il servizio del debito esistente viene quindi pagato contraendo nuovo debito. Il mondo è un grande schema Ponzi, e non vedo altre vie che la riforma contabile suddetta, per prevenire che lo schema Ponzi scoppi in un global meltdown.

di Marco Della Luna 

17 maggio 2013

L'allarme della CIA









Rapporto dell’Intelligence USA: per la prima volta dal XV secolo, grazie alla crisi del 2008, l’Occidente perde il predominio di fronte a Cina e BRICS. E mentre L’UE non terrà la sua coesione, crescono il popolo post-politico di “Facebookland” e “Twitterland” insieme allo strapotere dei magnati dell’informazione. Esaurite le risorse, nascono i “conflitti idrici”.
Ogni quattro anni, con l’inizio del nuovo mandato presidenziale negli Stati Uniti, il National Intelligence Council (NIC), Ufficio di analisi e di anticipazione geopolitica ed economica della Central Intelligence Agency (CIA), pubblica un rapporto che diventa automaticamente un riferimento per tutti i ministeri degli esteri del mondo. Anche se, ovviamente, si tratta di una visione molto particolare (quella di Washington), preparata da un’agenzia, la CIA, la cui missione principale è quella di difendere gli interessi degli Stati Uniti, il rapporto strategico del Nic presenta una indiscutibile utilità perché è il risultato di una messa in comune – rivista da tutte le agenzie di intelligence degli Stati Uniti – di studi elaborati da esperti indipendenti di molti altri paesi (Europa, Cina, India, Africa, America Latina, mondo arabo-musulmano, ecc.). 
Il documento confidenziale che il presidente Barack Obama ha trovato sulla sua scrivania, lo scorso 21 gennaio, quando ha preso possesso del suo secondo mandato, è stato appena pubblicato con il titolo “Global Trends 2030. Alternative Worlds”. Cosa ci dice? 
La constatazione principale è il declino dell’Occidente. Per la prima volta a partire dal XV secolo, i paesi occidentali stanno perdendo potere di fronte all’ascesa delle nuove potenze emergenti. Inizia la fase finale di cinque secoli di dominazione occidentale del mondo. Anche se gli Stati Uniti rimarranno una delle principali potenze planetarie, perderanno la loro egemonia economica a favore della Cina. E non eserciteranno più la loro «egemonia militare solitaria», come hanno fatto dalla fine della guerra fredda (1989). Andiamo verso un mondo multipolare nel quale nuovi attori (Cina, India, Brasile, Russia, Sud Africa) hanno la vocazione a costituire solidi poli regionali e a insidiare a Washington e ai suoi alleati (Giappone, Germania, Regno Unito, Francia) la supremazia internazionale. 


Un lungo declino fino al 2030

Per avere un’idea dell’importanza e della velocità del declassamento occidentale che si avvicina, basta segnalare queste cifre: la quota dei paesi occidentali nell’economia globale passerà dal 56% attuale al 25% nel 2030... Così, in meno di vent’anni, l’Occidente perderà più della metà del suo predominio economico... Una delle conseguenze di questo è che gli Usa e i loro alleati non avranno probabilmente più i mezzi finanziari per assumere il ruolo di gendarmi del mondo... In modo che questo cambiamento strutturale (aggiunto alla attuale crisi finanziaria ed economica) potrebbe realizzare ciò che non hanno ottenuto né l’Unione Sovietica né al-Qaeda: indebolire stabilmente l’Occidente. 
Secondo questo rapporto, in Europa la crisi durerà almeno un decennio, cioè fino al 2023... E, sempre secondo il documento della Cia, non è certo che l’Unione europea sarà in grado di mantenere la sua coesione. Nel frattempo, si conferma l’emergere della Cina come seconda economia mondiale, con la vocazione a diventare la prima. Allo stesso tempo, gli altri paesi del gruppo chiamato BRICS (Brasile, Russia, India e Sud Africa) si piazzano nella seconda fila competendo direttamente con gli antichi imperi dominanti del gruppo Jafru (Giappone, Germania, Francia, Regno unito: l’acronimo deriva dai nomi di questi paesi in spagnolo, ndt). 
In terza linea appaiono ora una serie di potenze intermedie, con demografie in aumento e con forti tassi di crescita economica, anch’esse chiamate a convertirsi in poli egemonici regionali, con la tendenza a trasformarsi in gruppo con una influenza mondiale, il Cinetv (Colombia, Indonesia, Nigeria, Etiopia, Turchia, Vietnam). Ma da qui al 2030, nel “Nuovo Sistema Internazionale”, alcune delle maggiori collettività del mondo non saranno più paesi ma comunità aggregate e vincolate tra loro attraverso Internet e le reti sociali. Per esempio, “Facebookland”: più di un miliardo di utenti... O “Twitterland”, più di 800 milioni... La loro influenza, nel gioco dei poteri della geopolitica mondiale, potrà rivelarsi decisiva. Le strutture di potere diventeranno liquide grazie all’accesso universale alla Rete e all’uso di nuovi software. 
A questo proposito, il rapporto della CIA annuncia la nascita di tensioni tra i cittadini e alcuni governi in un tipo di dinamiche che vari sociologi definiscono “post-politiche” o “post-democratiche”... Da una parte, la generalizzazione dell’accesso alla Rete e l’universalizzazione dell’uso delle nuove tecnologie permetteranno alla cittadinanza di conquistare alti livelli di libertà e di sfidare i suoi rappresentanti politici (come durante le primavere arabe o la crisi, in Spagna, degli indignados). Ma, allo stesso tempo, secondo gli autori del rapporto, questi stessi mezzi elettronici forniranno ai governi «una capacità senza precedenti di controllo sui propri cittadini». 
«La tecnologia – aggiungono gli analisti di Global Trends 2030 – continuerà ad essere il grande livellatore, e i futuri magnati di Internet, come potrebbe essere il caso di Google e di Facebook, possiedono intere montagne di dati, e gestiscono in tempo reale più informazione di qualunque governo». Per questo, la CIA raccomanda all’amministrazione Usa di far fronte a questa eventuale minaccia delle grandi aziende di Internet attivando lo Special Collection Service, un servizio di intelligence ultrasegreto - amministrato congiuntamente dalla NSA (National Security Agency) e dal SCE (Service Criptology Elements) delle forze armate – specializzato nell’intercettazione clandestina di informazioni di origine digitale. Il pericolo che un gruppo di imprese private controlli tutta questa massa di dati risiede, principalmente, nel fatto che questo potrebbe condizionare il comportamento a grande scala della popolazione mondiale e anche delle entità governative. Si teme anche che il terrorismo jihadista sia rimpiazzato da un cyberterrorismo ancora più pervasivo.


Veloce addio dell’acqua dolce

La CIA prende tanto più sul serio questo nuovo tipo di minacce perché, alla fine, il declino degli Stati Uniti non è stato provocato da una causa esterna ma da una crisi interna: il crollo economico iniziato nel 2008. Il rapporto insiste sul fatto che la geopolitica di oggi deve interessarsi a nuovi fenomeni che non hanno necessariamente un carattere militare. Anche se le minacce militari non sono scomparse (si vedano le intimidazioni armate contro la Siria o il recente atteggiamento della Corea del Nord e il suo annuncio di un possibile uso dell’arma atomica), i pericoli principali che oggi corrono le nostre società sono di ordine non-militare: cambiamento climatico, conflitti economici, crimine organizzato, guerre digitali, esaurimento delle risorse naturali...
Su quest’ultimo aspetto, il rapporto indica che una delle risorse che si sta più velocemente esaurendo è l’acqua dolce. Nel 2030, il 60% della popolazione mondiale avrà problemi di rifornimento di acqua, ciò che darà luogo all’apparizione di “conflitti idrici”... In quanto alla fine degli idrocarburi, in cambio, la Cia si mostra molto più ottimista degli ecologisti. Grazie alle nuove tecniche di fracking (fratturazione idraulica), lo sfruttamento del petrolio e del gas di scisto sta raggiungendo livelli eccezionali. Già gli Stati Uniti sono autosufficienti per quanto riguarda il gas, e nel 2030 lo saranno per il petrolio, la qual cosa rende più bassi i suoi costi di produzione manifatturiera e suggerisce la rilocalizzazione delle industrie, Ma se gli USA – principali importatori attuali di idrocarburi – smettono di importare petrolio, è da prevedere che i prezzi precipiteranno. Quali saranno allora le conseguenze per gli attuali paesi esportatori?
Nel mondo verso il quale andiamo il 60% delle persone vivranno, per la prima volta nella storia dell’umanità, nelle città. E, in conseguenza della riduzione accelerata della povertà, le classi medie saranno dominanti e triplicheranno, passando da uno a tre miliardi di persone. Questo, che in sé è una rivoluzione colossale, comporterà come conseguenza, tra altri effetti, un cambiamento generale nei costumi dell’alimentazione e, in particolare, un aumento del consumo di carne a scala planetaria. Il che aggraverà la crisi ambientale. Perché si moltiplicherà l’allevamento di bovini, maiali e pollame, e questo presuppone un consumo di acqua (per produrre mangime, di fertilizzanti e di energia. Con conseguenze negative in termini di effetto serra e di riscaldamento globale...
Il rapporto della CIA annuncia anche che, nel 2030, gli abitanti del pianeta saranno 8,4 miliardi, ma l’aumento demografico cesserà in tutti i continenti meno che in Africa, con il conseguente invecchiamento della popolazione mondiale. In cambio, il legame tra l’essere umano e le protesi tecnologiche accelererà il suo sviluppo fino a nuove generazioni di robot e l’apparizione di “superuomini” capaci di prodezze fisiche e intellettuali inedite. 
Il futuro è scarsamente prevedibile. Non per questo bisogna smettere di immaginarne le prospettive. Preparandoci ad agire nelle diverse circostanze possibili, delle quali alla fine una sola si produrrà. Anche se abbiamo già avvertito che la Cia ha il suo proprio punto di vista soggettivo sull’evoluzione del mondo, condizionato dal filtro della difesa degli interessi statunitensi, il suo rapporto quadriennale non smette di essere uno strumento estremamente utile. La sua lettura ci aiuta e prendere coscienza delle rapide evoluzioni in corso e a riflettere sulla possibilità di ciascuno di noi di intervenire e a orientarne la direzione. Per costruire un futuro più giusto. 

di Ignacio Ramonet 

NOTE 

1. http://www.dni.gov/index.php/about/organization/national-intelligence-council-global-trends 
2. Atlante, nuove potenze emergenti, su Le Monde Diplomatique in spagnolo, Valencia, 2012. 

19 maggio 2013

Il mostro e i suoi creatori






IL BERLUSCONISMO E’ FINITO PERCHE’ SONO FINITI I SUOI EVOCATORI


Le uniche cose che possono competere in numerosità coi processi in cui è stato coinvolto Berlusconi sono i suoi trattamenti di chirurgia estetica. Più egli veniva martirizzato e più si marmorizzava nell’aspetto e nel petto divenendo un busto vivente che attirava, come ogni monumento, orde di adoratori e frotte di vandali devastatori. Tali facce di bronzo, proseguenti a lamentarsene dopo averlo scolpito nella piccola storia che ci compete, ne hanno fatto una statua di stato, anzi uno “stat(u)ista”.
Costui è stato accusato di tutto nel corso degli anni, dal traffico di sostanze stupefacenti, alle stragi, fino alla prostituzione. Assoluzioni, prescrizioni, amnistie ecc. ecc. e, almeno finora, nessun verdetto di condanna definitiva. Oltre vent’anni di demonizzazioni e d’accanimenti che potrebbero presto approdare ad una sentenza inappellabile con la quale sarà chiuso il suo ciclo pubblico.
Peccato però che questo ciclo si sia esaurito da un pezzo, politicamente parlando, ma i suoi detrattori, presi come sono a combattere contro la loro fervida immaginazione, non se ne sono nemmeno accorti. Ben altre e ferali battaglie si stanno giocando alle spalle dei processi di B. coi quali si continua a depistare la pubblica opinione mentre sciacalli internazionali e iene nazionali stanno spolpando quel che resta della carogna peninsulare.
Il mostro B. è nato dall’odio dei suoi creatori-calunniatori ed è cresciuto sino all’inverosimile nutrendosi del loro disprezzo sociale e culturale.
Più lo perseguitavano, attribuendogli la somma dei dolori e delle perversioni del Paese, e più egli si ingigantiva e li sovrastava con la sua bassa statura che era pur sempre uno slancio verso il cielo rispetto alla fossa dove giacevano i suoi denigratori. Ma ora che i cacciatori di ombre sono diventati tutt’uno col mito in putrefazione, adesso che la mitopoiesi si è sciolta, come il cerone col quale lo avevano truccato da vampiro assetato di scandali, seguiranno il suo infausto destino giù nella tomba. Il loro funerale sarà una festa popolare.
L’Essere immondo scomparirà soltanto quando anche l’ultimo dei rovistatori nella melma della Repubblica, impastati della stessa materia ideologica degli incubi e delle angosce sociali, sarà perito. Siamo realmente al termine un’epoca che ci ha devastati nel cervello e nel tessuto sociale.
Ancora ieri, durante la trasmissione di “Sant’oro”, un altro cattivo prodotto dell’era degli intubati del tubo catodico,  guardavo in televisione lo spettacolo miserevole e reiterato di questi zombies che si mordono i polpacci a vicenda. Da un lato i militanti di sinistra che giustificavano le larghe intese per non far tornare Berlusconi e dall’altro i simpatizzanti delusi che li accusavano di aver fatto tornare Berlusconi. Il circolo vezzoso, almeno per chi assiste e non resiste alle risa, dei matti irrecuperabili.
Entrambe le schiere sclerotizzate non hanno inteso che quello che va e viene non è Berlusconi ma l’allucinazione identitaria della loro mente malata che proietta sul palcoscenico nazionale ogni tipo di tormento politico mascherato da cavaliere “ingrifato”.
Ricordate quante campagne di sensibilizzazione contro la cattiva maestra televisione? Fascismo mediatico e feticismo immodico di mediocri soggetti con gli occhi fasciati che vedevano manipolatori dappertutto. Venne iscritto d’ufficio al club dei cialtroni persino il povero Popper, improvvisamente ed improvvidamente intruppato nelle file dei catastrofisti dell’etere, per un libretto di scarso valore intellettuale divenuto una bibbia nell’ambiente del ceto medio semicolto, il quale alla sera leggeva Baricco in salotto e alla mattina in piazza sapeva tutto di olgettine e orgettine. Addirittura, l’era del porcone di Arcore era stata accostata al completamento di una mutazione antropologica che dalla specie sapiens ci trasfigurava in quella videns dei suggestionati dallo schermo privi di coscienza civile. Dicevano di se stessi riferendosi agli altri.
Sventolando le bandiere della purezza e dell’interezza si alzava però la puzza sotto il naso ed il tanfo dell’imbroglio di partito che nessuna morigeratezza verbale o individuale poteva occultare. Le persone sane di testa non si sono mai interessate dei baccanali presidenziali a porte chiuse e cosce aperte. E’ lo stupro delle proprietà pubbliche, l’abuso sul corpo nazionale , il bordello istituzionale dove viene denudata la sovranità centrale, lo spogliarello dei tesori pubblici per soddisfare i lenoni mondiali, la promiscuità corporativa, l’autoreferenzialità onanistica degli occupatori di poltrone per il tradimento collettivo, questo è quello che dovrebbe preoccupare ed indignare. Ma su ciò si tace o si taccia di chiusura provinciale chiunque osi opporsi al puttaneggiamento generale.
Fortunatamente siamo vicino all’epilogo della pantomima ma non alla conclusione delle tribolazioni perché non c’è trapasso che si compia senza una esplosione di brutalità liberatoria. Non si tratta di eversione ma di leggi della Storia. Prepariamoci al meglio del peggio.

di Gianni Petrosillo 

18 maggio 2013

Alla ricerca della liquidità perduta







  
   
Il sistema-paese soffre di arretratezza tecnologica e infrastrutturale, di inefficienza e dispendiosità della macchina amministrativa, di lentezza e corruzione di quella giudiziaria, di costi elevati di una politica e di una burocrazia ampiamente parassitarie, per non parlare dell’influenza istituzionale della criminalità organizzata e, ovviamente, della insostenibile pressione fiscale. 
Il male di fondo, che toglie i mezzi anche per affrontare gli altri mali, e da cui direttamente dipendono insolvenze, fallimenti, licenziamenti, crollo di speranza, investimenti e consumi, è però un altro, ossia la carenza di mezzi monetari, il costo eccessivo (rispetto ai paesi competitori) del denaro, le difficoltà ad ottenere credito.

Una carenza crescente, sempre crescente, che, attraverso la deflazione, rende sempre più oneroso, difficile o impossibile, il pagamento degli interessi e dei debiti. E delle imposte. E dei contributi. Non dimenticate che la Corte dei Conti ha rilevato che molti enti pubblici sono morosi di parecchi miliardi di versamenti contributivi all’Inpdap-Inps. Corre voce, forse gonfiata, che questa mina esploderà presto. 

Immaginiamo una pozza in cui l’acqua stia calando lentamente progressivamente. I pesci rossi, gialli e verdi boccheggiano. Perché cala l’acqua nella pozza? In parte evapora, in parte defluisce seguendo rigagnoli, in parte – la parte maggiore – si raccoglie in una cavità nascosta sotto il fondo dello stagno. 

I pesci non hanno più lo strumento della creazione di liquido e non possono usarlo per compensare l’acqua che se ne va. Hanno ancora lo strumento fiscale, con cui possono distribuire l’acqua diversamente tra pesci rossi, gialli, verdi – ossia, tra settore pubblico e privato, tra nord e sud – ma non possono trattenerla né rabboccarla. Anzi, le misure fiscali tendono a far aumentare la fuga dei liquidi e scoraggiano gli investimenti stranieri. La gente comune non ha ben chiaro che i soldi che lo Stato prende con imposte e con la lotta all’evasione sono soldi che semplicemente si spostano all’interno della pozza, ma non aumentano la quantità di liquidi disponibile, quindi non alzano il livello dell’acqua nella pozza, ma semmai accelerano il suo deflusso. 

L’acqua che evapora sono quei capitali – miliardi di Euro – che si spostano all’estero e vengono investiti in modi tali da sottrarsi al fisco nazionale (vedi scandalo Offshore-Leaks: 32.000 miliardi di dollari scoperti sinora, ovviamente in ambito globale). L’acqua che defluisce nei rigagnoli sono i liquidi che vanno all’estero come pagamenti di interessi e capitali (disavanzo commerciale), come rimesse degli immigrati (pensiamo particolarmente ai cinesi), come trasferimenti netti a favore di UE, MES, etc. 

Su queste perdite di liquidi si può intervenire, ma solo marginalmente e non certo risolutivamente, anche perché per attrarre liquidità dall’estero mediante saldi attivi della bilancia commerciale, turismo e investimenti, dovremmo svalutare rispetto ai partners, ma questa opzione è preclusa dall’Euro, dalla cessione del controllo sui cambi. Il calo del livello dell’acqua continuerà inevitabilmente e mortalmente. Possiamo ritardare il calo, guadagnare qualche mese, ma non fermarlo, non cambiare l’esito, e l’esito è che i pesci moriranno uno dopo l’altro, sempre più velocemente. Lo stanno già facendo. 

Diversamente dai pesci della pozza USA e della pozza del Sol Levante, noi non possiamo creare acqua per ristabilire il livello vitale, poiché anche questo potere l’abbiamo trasferito alla BCE, la quale, per statuto, non può fare interventi di questo tipo, che invece fanno la Fed con Obama e la BoJ con Shinzo Abe. La BCE e altri istituti internazionali ed esteri intervengono abbassando i tassi e dando denaro fresco alle banche e al settore finanziario, però questa liquidità non arriva, sostanzialmente alla pozza, ai pesci, all’economia reale – rimane dei circuiti finanziari, in impieghi che non pagano tasse nel Paese, perché le banche usano quei soldi non per prestiti all’economia reale, ma per chiudere buchi di bilancio (contenzioso sommerso) e per investimenti speculativi, più redditizi e sicuri in un’epoca di depressione con outlook sfavorevole. Anche i tassi rimangono alti e handicappanti nella competizione internazionale. 

In conclusione, le possibilità di intervento sono scarse, marginali e nessuna è idonea a risanare la situazione e a rilanciare l’economia. Il dibattito attuale è quindi improduttivo. 

Rimane l’acqua nascosta nella caverna sotto il fondo dello stagno. E la falla attraverso cui quell’acqua è finita nella caverna. E’ una falla causata da principi contabili errati, cioè non corrispondenti alla realtà economica, in materia monetaria e creditizia. Il concetto è estremamente semplice – così semplice, da risultare sfuggente, ma è oggettivo e verificabile. Si tratta di riuscire a riflettere sull’ovvio. Se si chiude la falla, migliorano drasticamente i bilanci delle banche commerciali, sia come conto economico, sia come stato patrimoniale; inoltre la erogazione dei crediti diventa molto più leggera patrimonialmente. Do per scontato che tutti sia noto che il sistema bancario opera attraverso un moltiplicatore, che gli consente di prestare un multiplo della raccolta – le banche non sono soltanto intermediari del credito, non si limitano a prestare la raccolta applicando una forbice sui tassi, ma creano liquidità – ecco perché il credit crunch è anche un liquidity crunch. 

La falla consiste nel mancato rilevamento contabile, in conto di ricavo della banca, di una realtà economica oggettiva e fondamentale, ossia dell’acquisizione di potere d’acquisto (valore) da parte dei mezzi monetari – denaro primario e denaro creditizio, come assegni circolari, bonifici, lettere di credito, saldi attivi di conti correnti. I mezzi monetari non hanno un valore intrinseco non essendo fatti di metalli pregiati, né sono convertibili in metalli pregiati. Il loro valore, cioè il potere d’acquisto, non è prodotto dalla banca, ovviamente, la quale non produce beni reali; esso deriva dalla loro accettazione da parte del mercato, dal fatto che il mercato è disponibile a dare beni o servizi reali in cambio di essi, sebbene essi non siano beni reali. Essi quindi, nel momento in cui la banca li emette sotto forma di erogazione di credito o di acquisto diretto di titoli finanziari, assorbono o ricevono dall’esterno il valore, il potere di acquisto, e cessano di essere meri pezzi di carta o impulsi elettronici per divenire moneta. La banca preleva dal mercato, dalla generalità dei soggetti, un potere d’acquisto che essa non crea, e lo presta a un soggetto determinato, percependo da questo soggetto un interesse. 

Orbene, questa trasformazione, questa acquisizione di valore, è un fatto economico reale, esattamente un ricavo della banca che emette la moneta primaria o quella creditizia. Un ricavo che, con i principi contabili vigenti, non viene contabilizzato. Conseguentemente abbiamo che la banca, quando eroga 100, dovrebbe, nel conto economico, registrare, a scalare: 

ricavo da acquisizione di potere d’acquisto: + 100

costo da erogazione di potere d’acquisto: – 100

ricavo da acquisizione di credito: + 100

SALDO OPERAZIONE: + 100

Sotto gli attuali principi contabili, la prima registrazione non avviene, quindi il ricavo di 100 “sparisce” nella caverna sotterranea, non viene tassato, non si traduce in attivo patrimoniale, in possibilità di credito. Le sorti di questi ricavi non contabilizzati dovrebbero essere indagati. Probabilmente prendono la via di paradisi fiscali, dove riaffiorano, carsicamente, e sono impiegabili in operazioni speculative o in vantaggiosi investimenti reali.

Con questo concludo, ritenendo di aver perlomeno indicato in linee generali dove bisogna metter mano, se non si vuole sprofondare domani o fra una settimana nel buco nero dell’indebitamento. E di aver anche dimostrato la sostanziale impotenza, o il valore meramente dilatorio, delle altre opzioni sul tavolo. 

Un’ultima osservazione: nel mondo l’aggregato del debito soggetto a interesse è di almeno 2 milioni di miliardi di Dollari, e l’aggregato degli interessi da pagare sicuramente supera i 100.000 miliardi, mentre il prodotto lordo globale arriva a 74.000 miliardi. Il servizio del debito esistente viene quindi pagato contraendo nuovo debito. Il mondo è un grande schema Ponzi, e non vedo altre vie che la riforma contabile suddetta, per prevenire che lo schema Ponzi scoppi in un global meltdown.

di Marco Della Luna 

17 maggio 2013

L'allarme della CIA









Rapporto dell’Intelligence USA: per la prima volta dal XV secolo, grazie alla crisi del 2008, l’Occidente perde il predominio di fronte a Cina e BRICS. E mentre L’UE non terrà la sua coesione, crescono il popolo post-politico di “Facebookland” e “Twitterland” insieme allo strapotere dei magnati dell’informazione. Esaurite le risorse, nascono i “conflitti idrici”.
Ogni quattro anni, con l’inizio del nuovo mandato presidenziale negli Stati Uniti, il National Intelligence Council (NIC), Ufficio di analisi e di anticipazione geopolitica ed economica della Central Intelligence Agency (CIA), pubblica un rapporto che diventa automaticamente un riferimento per tutti i ministeri degli esteri del mondo. Anche se, ovviamente, si tratta di una visione molto particolare (quella di Washington), preparata da un’agenzia, la CIA, la cui missione principale è quella di difendere gli interessi degli Stati Uniti, il rapporto strategico del Nic presenta una indiscutibile utilità perché è il risultato di una messa in comune – rivista da tutte le agenzie di intelligence degli Stati Uniti – di studi elaborati da esperti indipendenti di molti altri paesi (Europa, Cina, India, Africa, America Latina, mondo arabo-musulmano, ecc.). 
Il documento confidenziale che il presidente Barack Obama ha trovato sulla sua scrivania, lo scorso 21 gennaio, quando ha preso possesso del suo secondo mandato, è stato appena pubblicato con il titolo “Global Trends 2030. Alternative Worlds”. Cosa ci dice? 
La constatazione principale è il declino dell’Occidente. Per la prima volta a partire dal XV secolo, i paesi occidentali stanno perdendo potere di fronte all’ascesa delle nuove potenze emergenti. Inizia la fase finale di cinque secoli di dominazione occidentale del mondo. Anche se gli Stati Uniti rimarranno una delle principali potenze planetarie, perderanno la loro egemonia economica a favore della Cina. E non eserciteranno più la loro «egemonia militare solitaria», come hanno fatto dalla fine della guerra fredda (1989). Andiamo verso un mondo multipolare nel quale nuovi attori (Cina, India, Brasile, Russia, Sud Africa) hanno la vocazione a costituire solidi poli regionali e a insidiare a Washington e ai suoi alleati (Giappone, Germania, Regno Unito, Francia) la supremazia internazionale. 


Un lungo declino fino al 2030

Per avere un’idea dell’importanza e della velocità del declassamento occidentale che si avvicina, basta segnalare queste cifre: la quota dei paesi occidentali nell’economia globale passerà dal 56% attuale al 25% nel 2030... Così, in meno di vent’anni, l’Occidente perderà più della metà del suo predominio economico... Una delle conseguenze di questo è che gli Usa e i loro alleati non avranno probabilmente più i mezzi finanziari per assumere il ruolo di gendarmi del mondo... In modo che questo cambiamento strutturale (aggiunto alla attuale crisi finanziaria ed economica) potrebbe realizzare ciò che non hanno ottenuto né l’Unione Sovietica né al-Qaeda: indebolire stabilmente l’Occidente. 
Secondo questo rapporto, in Europa la crisi durerà almeno un decennio, cioè fino al 2023... E, sempre secondo il documento della Cia, non è certo che l’Unione europea sarà in grado di mantenere la sua coesione. Nel frattempo, si conferma l’emergere della Cina come seconda economia mondiale, con la vocazione a diventare la prima. Allo stesso tempo, gli altri paesi del gruppo chiamato BRICS (Brasile, Russia, India e Sud Africa) si piazzano nella seconda fila competendo direttamente con gli antichi imperi dominanti del gruppo Jafru (Giappone, Germania, Francia, Regno unito: l’acronimo deriva dai nomi di questi paesi in spagnolo, ndt). 
In terza linea appaiono ora una serie di potenze intermedie, con demografie in aumento e con forti tassi di crescita economica, anch’esse chiamate a convertirsi in poli egemonici regionali, con la tendenza a trasformarsi in gruppo con una influenza mondiale, il Cinetv (Colombia, Indonesia, Nigeria, Etiopia, Turchia, Vietnam). Ma da qui al 2030, nel “Nuovo Sistema Internazionale”, alcune delle maggiori collettività del mondo non saranno più paesi ma comunità aggregate e vincolate tra loro attraverso Internet e le reti sociali. Per esempio, “Facebookland”: più di un miliardo di utenti... O “Twitterland”, più di 800 milioni... La loro influenza, nel gioco dei poteri della geopolitica mondiale, potrà rivelarsi decisiva. Le strutture di potere diventeranno liquide grazie all’accesso universale alla Rete e all’uso di nuovi software. 
A questo proposito, il rapporto della CIA annuncia la nascita di tensioni tra i cittadini e alcuni governi in un tipo di dinamiche che vari sociologi definiscono “post-politiche” o “post-democratiche”... Da una parte, la generalizzazione dell’accesso alla Rete e l’universalizzazione dell’uso delle nuove tecnologie permetteranno alla cittadinanza di conquistare alti livelli di libertà e di sfidare i suoi rappresentanti politici (come durante le primavere arabe o la crisi, in Spagna, degli indignados). Ma, allo stesso tempo, secondo gli autori del rapporto, questi stessi mezzi elettronici forniranno ai governi «una capacità senza precedenti di controllo sui propri cittadini». 
«La tecnologia – aggiungono gli analisti di Global Trends 2030 – continuerà ad essere il grande livellatore, e i futuri magnati di Internet, come potrebbe essere il caso di Google e di Facebook, possiedono intere montagne di dati, e gestiscono in tempo reale più informazione di qualunque governo». Per questo, la CIA raccomanda all’amministrazione Usa di far fronte a questa eventuale minaccia delle grandi aziende di Internet attivando lo Special Collection Service, un servizio di intelligence ultrasegreto - amministrato congiuntamente dalla NSA (National Security Agency) e dal SCE (Service Criptology Elements) delle forze armate – specializzato nell’intercettazione clandestina di informazioni di origine digitale. Il pericolo che un gruppo di imprese private controlli tutta questa massa di dati risiede, principalmente, nel fatto che questo potrebbe condizionare il comportamento a grande scala della popolazione mondiale e anche delle entità governative. Si teme anche che il terrorismo jihadista sia rimpiazzato da un cyberterrorismo ancora più pervasivo.


Veloce addio dell’acqua dolce

La CIA prende tanto più sul serio questo nuovo tipo di minacce perché, alla fine, il declino degli Stati Uniti non è stato provocato da una causa esterna ma da una crisi interna: il crollo economico iniziato nel 2008. Il rapporto insiste sul fatto che la geopolitica di oggi deve interessarsi a nuovi fenomeni che non hanno necessariamente un carattere militare. Anche se le minacce militari non sono scomparse (si vedano le intimidazioni armate contro la Siria o il recente atteggiamento della Corea del Nord e il suo annuncio di un possibile uso dell’arma atomica), i pericoli principali che oggi corrono le nostre società sono di ordine non-militare: cambiamento climatico, conflitti economici, crimine organizzato, guerre digitali, esaurimento delle risorse naturali...
Su quest’ultimo aspetto, il rapporto indica che una delle risorse che si sta più velocemente esaurendo è l’acqua dolce. Nel 2030, il 60% della popolazione mondiale avrà problemi di rifornimento di acqua, ciò che darà luogo all’apparizione di “conflitti idrici”... In quanto alla fine degli idrocarburi, in cambio, la Cia si mostra molto più ottimista degli ecologisti. Grazie alle nuove tecniche di fracking (fratturazione idraulica), lo sfruttamento del petrolio e del gas di scisto sta raggiungendo livelli eccezionali. Già gli Stati Uniti sono autosufficienti per quanto riguarda il gas, e nel 2030 lo saranno per il petrolio, la qual cosa rende più bassi i suoi costi di produzione manifatturiera e suggerisce la rilocalizzazione delle industrie, Ma se gli USA – principali importatori attuali di idrocarburi – smettono di importare petrolio, è da prevedere che i prezzi precipiteranno. Quali saranno allora le conseguenze per gli attuali paesi esportatori?
Nel mondo verso il quale andiamo il 60% delle persone vivranno, per la prima volta nella storia dell’umanità, nelle città. E, in conseguenza della riduzione accelerata della povertà, le classi medie saranno dominanti e triplicheranno, passando da uno a tre miliardi di persone. Questo, che in sé è una rivoluzione colossale, comporterà come conseguenza, tra altri effetti, un cambiamento generale nei costumi dell’alimentazione e, in particolare, un aumento del consumo di carne a scala planetaria. Il che aggraverà la crisi ambientale. Perché si moltiplicherà l’allevamento di bovini, maiali e pollame, e questo presuppone un consumo di acqua (per produrre mangime, di fertilizzanti e di energia. Con conseguenze negative in termini di effetto serra e di riscaldamento globale...
Il rapporto della CIA annuncia anche che, nel 2030, gli abitanti del pianeta saranno 8,4 miliardi, ma l’aumento demografico cesserà in tutti i continenti meno che in Africa, con il conseguente invecchiamento della popolazione mondiale. In cambio, il legame tra l’essere umano e le protesi tecnologiche accelererà il suo sviluppo fino a nuove generazioni di robot e l’apparizione di “superuomini” capaci di prodezze fisiche e intellettuali inedite. 
Il futuro è scarsamente prevedibile. Non per questo bisogna smettere di immaginarne le prospettive. Preparandoci ad agire nelle diverse circostanze possibili, delle quali alla fine una sola si produrrà. Anche se abbiamo già avvertito che la Cia ha il suo proprio punto di vista soggettivo sull’evoluzione del mondo, condizionato dal filtro della difesa degli interessi statunitensi, il suo rapporto quadriennale non smette di essere uno strumento estremamente utile. La sua lettura ci aiuta e prendere coscienza delle rapide evoluzioni in corso e a riflettere sulla possibilità di ciascuno di noi di intervenire e a orientarne la direzione. Per costruire un futuro più giusto. 

di Ignacio Ramonet 

NOTE 

1. http://www.dni.gov/index.php/about/organization/national-intelligence-council-global-trends 
2. Atlante, nuove potenze emergenti, su Le Monde Diplomatique in spagnolo, Valencia, 2012.