05 agosto 2013

La parabola ventennale di Berlusconi e il crollo dei valori



Un padre si rese conto che suo figlio era diventato un delinquente. Allora lo convoco' e gli fece una solenne ramanzina. Il figlio lo ascolto' con molta attenzione. Poi disse, dolcemente: «Vieni con me». Camminarono per un po' finchè giunsero nei pressi di un bosco e vi si inoltrarono. Il figlio strappo' un ramoscello da un albero, lo porse al padre e gli chiese di spezzarlo, cosa che l'altro fece con gran facilità. Ne strappo' un altro solo di poco meno esile e chiese al padre di fare la stessa cosa. Non ci furono problemi. Poi indico' un ramo piuttosto robusto e ingiunse: «Spezzalo». E il padre lo fece con una certa fatica. Andarono avanti in questa maniera con rami sempre più grossi. Finchè ne arrivo' uno che per quanto l'uomo si sforzasse e si impegnasse, madido di sudore, non riusci' a piegare. «Vedi» disse il figlio «se tu quella ramanzina me l'avessi fatta tanti anni fa quando ero ancora un giovane virgulto sarebbe stato facile rimettermi sulla buona strada. Oggi è troppo tardi».
Berlusconi andava fermato subito. Ormai è troppo tardi. E' il vero padrone del Paese, lo tiene in scacco e continuerà a farlo finchè madre natura vorrà. Per la verità ci fu qualcuno che all'inizio ci provo'. L'imprenditore Silvio Berlusconi aveva accentrato nelle sue mani l'intero comparto televisivo privato nazionale. Un oligopolio illiberista e illiberale. Intervenne la magistratura per sanare la situazione. Berlusconi fu salvato da Bettino Craxi (che io considero il primo, vero, grande corruttore di questo Paese) che gli confeziono' una legge ad hoc, la Mammi', che congelava e legittimava la posizione oligopolista dell'allora Fininvest in campo televisivo. Il Cavaliere avrebbe pero' dovuto sbarazzarsi delle sue proprietà nella carta stampata. Disse a Montanelli: «Sono rovinato, devo vendere Il Giornale». E lo cedette a suo fratello Paolo.
Nel 1994 quando decise di entrare in politica non avrebbe potuto farlo senza cedere le sue aziende in quanto una legge del 1957 interdiva l'ingresso in Parlamento a chi fosse detentore di concessioni da parte dello Stato (nel caso di Berlusconi quelle televisive). Il Cavaliere doveva scegliere: o le aziende televisive o la politica attiva. E' il famoso conflitto di interessi. Berlusconi non cedette le aziende e entro' lo stesso in politica nonostante per la legge fosse ineleggibile. Promise un blind trust per il quale, pur rimanendo proprietario, non avrebbe saputo nulla delle attività della Fininvest, nomino' un comitato di 'tre saggi' che non si è mai saputo che fine abbia fatto. Violo' la legge e basta. Volerlo dichiarare ineleggibile ora, a vent'anni dal suo ingresso abusivo in Parlamento, dopo che è stato quattro volte presidente del Consiglio, è semplicemente grottesco. Bisognava impedirglielo allora, bisognava fargli rispettare la legge allora, oggi non ha più senso.
I vent'anni del berlusconismo e dell'antiberlusconismo sono stati atroci. Non parlo qui come giornalista che, non appartenendo a nessuna delle due bande, ha trovato sempre più difficoltà a lavorare fino a subire una sorta di 'conventio ad escludendum' , da destra e da sinistra. Parlo come cittadino e come uomo. In vent'anni ho visto crollare, e non certo per colpa del solo Berlusconi, tutti i valori di stampo ottocentesco che mio padre, che era del 1901, aveva cercato di inculcarmi, onestà, dignità, lealtà, assunzione delle proprie responsabilità, che ho cercato di osservare anche se, ovviamente, non sempre ne sono stato all'altezza.

Quando Berlusconi 'scese in campo' ero un uomo nel pieno del suo vigore. Oggi sono solo un vecchio smarrito che ha perso tutti i suoi punti di riferimento.

di Massimo Fini 

01 agosto 2013

Moro fu ucciso per


zzzsss
Imposimato conferma: “Moro fu ucciso per volere di Andreotti e Cossiga, responsabili della stragi: da Piazza Fontana a Via D’Amelio”
Ferdinando Imposimato torna a parlare del caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e lo fa puntando il dito contro quelli che allora erano i vertici dello stato e della Democrazia Cristiana: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.
L’ex giudice istruttore della vicenda dice: “L’uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri”. Poi ha aggiunto: “Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”.
“Quei politici – ha detto Imposimato – sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio. Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti”.
Ferdinando Imposimato appena un mese fa ha presentato un esposto alla Procura di Roma, affermando che le forze dell’ordine sapevano dove si trovava la prigione di Aldo Moro. Per questo i magistrati hanno aperto un fascicolo per valutare se esistano i presupposti per riaprire il caso Moro.
Nel testo di Imposimato ci sono le rivelazioni di 4 appartenenti a forze dell’ordine e armate secondo cui il covo Br di via Montalcini fu monitorato per settimane. Ma non è tutto: recentemente la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alle dichiarazioni di due artificieri, che hanno raccontato come il ritrovamento della Renault 4 contenente il cadavere di Moro sia avvenuto alle 11, e come sul posto fosse stato presente fin da subito Francesco Cossiga.
Fonte: articolotre.com

30 luglio 2013

Detroit è la battaglia del secolo!


Il 19 luglio, nel corso di una webcast dal vivo, Lyndon LaRouche ha avvertito che se gli Stati Uniti non torneranno alla legge Glass-Steagall, "potremo dire addio alla nazione". E’ impossibile salvare le banche del sistema finanziario transatlantico; esse finiranno col fare default verso i loro creditori, e la maggior parte della popolazione di Europa e Stati Uniti verrà lasciata per strada a morire di fame.

Un esempio terrificante di questo si può vedere a Detroit, che il 18 ha dichiarato la bancarotta, la città più grande a farlo nella storia degli Stati Uniti. L’Emergency Financial Manager Kevyn Orr ha imposto un accordo secondo cui verrà garantito ai banchieri, inclusi quelli coinvolti in speculazioni in derivati e credit default swaps - il costo dei quali è aumentato in modo fraudolento con la manipolazione illegale del tasso LIBOR – il pagamento dei debiti con una sforbiciata di appena il 10-20%, e per farlo ridurrà le pensioni dell’80-90%. Poiché secondo la legge federale le amministrazioni locali e i loro dipendenti non sono tenuti a versare contributi per la Sicurezza Sociale, se viene meno la pensione municipale non hanno diritto a niente altro.

Bill Roberts del LaRouchePAC, già candidato al Congresso, ha ricordato in una dichiarazione del 21 luglio che nel corso di un suo intervento al consiglio comunale un anno fa aveva avvertito che se non avessero attuato la legge Glass-Steagall la città e la sua popolazione sarebbero state sacrificate "sull’altare delle stesse banche che hanno escogitato la più grossa frode della storia umana: la manipolazione dei tassi LIBOR contro enti locali e aziende municipali, che è costata loro miliardi di dollari. Non hanno dato ascolto al mio consiglio, e ora Detroit è sotto una dittatura finanziaria" con la nomina di un manager finanziario di emergenza che prenderà la decisione al posto dei funzionari eletti.
Sono state sporte numerose denunce contro la decisione di fallimento, in quanto esso viola la Costituzione del Michigan che tutela in particolare le pensioni stipulate secondo la legge dello stato.
Il saccheggio di Detroit, un tempo il motore industriale degli Stati Uniti, è emblematico del collasso dell’economia reale in tutti gli Stati Uniti. Nel 2012 il tasso di disoccupazione era del 25% e quello di povertà era quasi il doppio. Dal 2000 il gettito fiscale del Comune è calato del 40%, mentre le banche fanno enormi profitti sui prestiti che hanno emesso.
La bancarotta non era affatto inevitabile. Una proposta avanzata nel 2005 dal LaRouche PAC, col sostegno dei sindacati e della società civile, avrebbe consentito la riconversione degli spazi e dei macchinari inutilizzati dal settore automobilistico per la produzione delle infrastrutture economiche più urgenti per il paese. Il Congresso e la Casa Bianca respinsero questa proposta, e il collasso prese il suo corso.
Il Presidente Obama sostiene spesso di aver salvato il settore auto. Ma il cosiddetto salvataggio dei 3 giganti dell’auto nel 2009 consisté nel pagare i creditori e le passività finanziarie dell’industria dell’auto sostituendo i lavoratori ben pagati con una forza lavoro più piccola con un salario ridotto della metà. Così mentre i tre giganti dell’auto furono salvati a spese dei contribuenti, fu in gran parte smantellato il potenziale produttivo. Questo ha portato ad un'ulteriore fuga degli abitanti ed al crollo del gettito fiscale.

by (MoviSol) - 

05 agosto 2013

La parabola ventennale di Berlusconi e il crollo dei valori



Un padre si rese conto che suo figlio era diventato un delinquente. Allora lo convoco' e gli fece una solenne ramanzina. Il figlio lo ascolto' con molta attenzione. Poi disse, dolcemente: «Vieni con me». Camminarono per un po' finchè giunsero nei pressi di un bosco e vi si inoltrarono. Il figlio strappo' un ramoscello da un albero, lo porse al padre e gli chiese di spezzarlo, cosa che l'altro fece con gran facilità. Ne strappo' un altro solo di poco meno esile e chiese al padre di fare la stessa cosa. Non ci furono problemi. Poi indico' un ramo piuttosto robusto e ingiunse: «Spezzalo». E il padre lo fece con una certa fatica. Andarono avanti in questa maniera con rami sempre più grossi. Finchè ne arrivo' uno che per quanto l'uomo si sforzasse e si impegnasse, madido di sudore, non riusci' a piegare. «Vedi» disse il figlio «se tu quella ramanzina me l'avessi fatta tanti anni fa quando ero ancora un giovane virgulto sarebbe stato facile rimettermi sulla buona strada. Oggi è troppo tardi».
Berlusconi andava fermato subito. Ormai è troppo tardi. E' il vero padrone del Paese, lo tiene in scacco e continuerà a farlo finchè madre natura vorrà. Per la verità ci fu qualcuno che all'inizio ci provo'. L'imprenditore Silvio Berlusconi aveva accentrato nelle sue mani l'intero comparto televisivo privato nazionale. Un oligopolio illiberista e illiberale. Intervenne la magistratura per sanare la situazione. Berlusconi fu salvato da Bettino Craxi (che io considero il primo, vero, grande corruttore di questo Paese) che gli confeziono' una legge ad hoc, la Mammi', che congelava e legittimava la posizione oligopolista dell'allora Fininvest in campo televisivo. Il Cavaliere avrebbe pero' dovuto sbarazzarsi delle sue proprietà nella carta stampata. Disse a Montanelli: «Sono rovinato, devo vendere Il Giornale». E lo cedette a suo fratello Paolo.
Nel 1994 quando decise di entrare in politica non avrebbe potuto farlo senza cedere le sue aziende in quanto una legge del 1957 interdiva l'ingresso in Parlamento a chi fosse detentore di concessioni da parte dello Stato (nel caso di Berlusconi quelle televisive). Il Cavaliere doveva scegliere: o le aziende televisive o la politica attiva. E' il famoso conflitto di interessi. Berlusconi non cedette le aziende e entro' lo stesso in politica nonostante per la legge fosse ineleggibile. Promise un blind trust per il quale, pur rimanendo proprietario, non avrebbe saputo nulla delle attività della Fininvest, nomino' un comitato di 'tre saggi' che non si è mai saputo che fine abbia fatto. Violo' la legge e basta. Volerlo dichiarare ineleggibile ora, a vent'anni dal suo ingresso abusivo in Parlamento, dopo che è stato quattro volte presidente del Consiglio, è semplicemente grottesco. Bisognava impedirglielo allora, bisognava fargli rispettare la legge allora, oggi non ha più senso.
I vent'anni del berlusconismo e dell'antiberlusconismo sono stati atroci. Non parlo qui come giornalista che, non appartenendo a nessuna delle due bande, ha trovato sempre più difficoltà a lavorare fino a subire una sorta di 'conventio ad escludendum' , da destra e da sinistra. Parlo come cittadino e come uomo. In vent'anni ho visto crollare, e non certo per colpa del solo Berlusconi, tutti i valori di stampo ottocentesco che mio padre, che era del 1901, aveva cercato di inculcarmi, onestà, dignità, lealtà, assunzione delle proprie responsabilità, che ho cercato di osservare anche se, ovviamente, non sempre ne sono stato all'altezza.

Quando Berlusconi 'scese in campo' ero un uomo nel pieno del suo vigore. Oggi sono solo un vecchio smarrito che ha perso tutti i suoi punti di riferimento.

di Massimo Fini 

01 agosto 2013

Moro fu ucciso per


zzzsss
Imposimato conferma: “Moro fu ucciso per volere di Andreotti e Cossiga, responsabili della stragi: da Piazza Fontana a Via D’Amelio”
Ferdinando Imposimato torna a parlare del caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e lo fa puntando il dito contro quelli che allora erano i vertici dello stato e della Democrazia Cristiana: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.
L’ex giudice istruttore della vicenda dice: “L’uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri”. Poi ha aggiunto: “Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”.
“Quei politici – ha detto Imposimato – sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio. Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti”.
Ferdinando Imposimato appena un mese fa ha presentato un esposto alla Procura di Roma, affermando che le forze dell’ordine sapevano dove si trovava la prigione di Aldo Moro. Per questo i magistrati hanno aperto un fascicolo per valutare se esistano i presupposti per riaprire il caso Moro.
Nel testo di Imposimato ci sono le rivelazioni di 4 appartenenti a forze dell’ordine e armate secondo cui il covo Br di via Montalcini fu monitorato per settimane. Ma non è tutto: recentemente la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alle dichiarazioni di due artificieri, che hanno raccontato come il ritrovamento della Renault 4 contenente il cadavere di Moro sia avvenuto alle 11, e come sul posto fosse stato presente fin da subito Francesco Cossiga.
Fonte: articolotre.com

30 luglio 2013

Detroit è la battaglia del secolo!


Il 19 luglio, nel corso di una webcast dal vivo, Lyndon LaRouche ha avvertito che se gli Stati Uniti non torneranno alla legge Glass-Steagall, "potremo dire addio alla nazione". E’ impossibile salvare le banche del sistema finanziario transatlantico; esse finiranno col fare default verso i loro creditori, e la maggior parte della popolazione di Europa e Stati Uniti verrà lasciata per strada a morire di fame.

Un esempio terrificante di questo si può vedere a Detroit, che il 18 ha dichiarato la bancarotta, la città più grande a farlo nella storia degli Stati Uniti. L’Emergency Financial Manager Kevyn Orr ha imposto un accordo secondo cui verrà garantito ai banchieri, inclusi quelli coinvolti in speculazioni in derivati e credit default swaps - il costo dei quali è aumentato in modo fraudolento con la manipolazione illegale del tasso LIBOR – il pagamento dei debiti con una sforbiciata di appena il 10-20%, e per farlo ridurrà le pensioni dell’80-90%. Poiché secondo la legge federale le amministrazioni locali e i loro dipendenti non sono tenuti a versare contributi per la Sicurezza Sociale, se viene meno la pensione municipale non hanno diritto a niente altro.

Bill Roberts del LaRouchePAC, già candidato al Congresso, ha ricordato in una dichiarazione del 21 luglio che nel corso di un suo intervento al consiglio comunale un anno fa aveva avvertito che se non avessero attuato la legge Glass-Steagall la città e la sua popolazione sarebbero state sacrificate "sull’altare delle stesse banche che hanno escogitato la più grossa frode della storia umana: la manipolazione dei tassi LIBOR contro enti locali e aziende municipali, che è costata loro miliardi di dollari. Non hanno dato ascolto al mio consiglio, e ora Detroit è sotto una dittatura finanziaria" con la nomina di un manager finanziario di emergenza che prenderà la decisione al posto dei funzionari eletti.
Sono state sporte numerose denunce contro la decisione di fallimento, in quanto esso viola la Costituzione del Michigan che tutela in particolare le pensioni stipulate secondo la legge dello stato.
Il saccheggio di Detroit, un tempo il motore industriale degli Stati Uniti, è emblematico del collasso dell’economia reale in tutti gli Stati Uniti. Nel 2012 il tasso di disoccupazione era del 25% e quello di povertà era quasi il doppio. Dal 2000 il gettito fiscale del Comune è calato del 40%, mentre le banche fanno enormi profitti sui prestiti che hanno emesso.
La bancarotta non era affatto inevitabile. Una proposta avanzata nel 2005 dal LaRouche PAC, col sostegno dei sindacati e della società civile, avrebbe consentito la riconversione degli spazi e dei macchinari inutilizzati dal settore automobilistico per la produzione delle infrastrutture economiche più urgenti per il paese. Il Congresso e la Casa Bianca respinsero questa proposta, e il collasso prese il suo corso.
Il Presidente Obama sostiene spesso di aver salvato il settore auto. Ma il cosiddetto salvataggio dei 3 giganti dell’auto nel 2009 consisté nel pagare i creditori e le passività finanziarie dell’industria dell’auto sostituendo i lavoratori ben pagati con una forza lavoro più piccola con un salario ridotto della metà. Così mentre i tre giganti dell’auto furono salvati a spese dei contribuenti, fu in gran parte smantellato il potenziale produttivo. Questo ha portato ad un'ulteriore fuga degli abitanti ed al crollo del gettito fiscale.

by (MoviSol) -