06 luglio 2009

Il tasso negativo



Da un paio di mesi si parla molto di tasso negativo, dopo gli articoli di Greg Mankiw sul New York Times e di Willem Buiter sul Financial Times , ma la maggior parte della gente non ne sa nulla.

In Italia, poi, non se ne parla affatto. Sarà pudore, sarà imbarazzo? Sarà che tra gli economisti è fortemente radicata l'idea che il tasso negativo equivale all'inflazione, e parlarne significherebbe evocare gli spiriti maligni se non Satana in persona? Il fatto è che l'argomento era tabù e, nonostante lo sdoganamento sulla stampa-che-conta, nel nostro beneamato paese lo è ancora.

E allora vediamo di capirci qualcosa.


L'idea del tasso negativo è di Gesell , che immaginava un denaro che seguisse l'ordine naturale delle cose, e quindi morisse con esse. Non a caso l'idea del tasso negativo nasce durante la crisi del '29: il problema, allora come ora, era la trappola della liquidità e si trattava di far circolare denaro che esisteva ma che non veniva speso dagli investitori. Gesell propone una moneta dotata di demurrage , ovvero di una sorta di tassa che le fa perdere valore periodicamente. In pratica si trattava di emettere banconote cui periodicamente doveva essere applicata una marca perché mantenessero il valore facciale: con un tasso negativo annuo del 6%, ad esempio, ogni mese era necessario applicare sulla banconota una marca pari allo 0,50% (Gesell propose e realizzò una moneta con un tasso negativo del 5,2%). Su 100 euro, ogni mese dovremmo mettere una marca da 50 centesimi per continuare ad usare la banconota. E' chiaro che questo sistema disincentiva l'accumulazione delle banconote ed induce la gente che le possiede a spenderle. È anche chiaro che dopo un certo numero di anni, che dipendono dal tasso negativo, la banconota ha completamente perso il suo valore, realizzando l'idea di Gesell di una moneta che deperisce così come ogni altra merce. A Worgl in Tirolo, dove un seguace di Gesell realizzò l'esperimento nel luglio del 1932, si verificò quello che fu chiamato il "miracolo di Worgl". In una situazione di gravissima crisi in pochi mesi la disoccupazione scomparve, la miniera riaprì, le fabbriche ricominciarono a lavorare, furono costruite case e opere pubbliche (un ponte) e insomma, la depressione fu sconfitta in poco tempo. Dopo poco più di un anno, l'Austrian National Bank pose fine all'esperimento reclamando per sé il monopolio dell'emissione monetaria.

Insomma, il tasso negativo è un potente antidoto contro la depressione economica: il problema è che esso è anche uno strumento che toglie potere alle banche, perché non consente l'appropriazione di ricchezza mediante gli interessi attivi. In altri termini, il tasso negativo è un'arma potentissima contro il potere finanziario.

Con un sistema elettronico la realizzazione del tasso negativo è molto più semplice del geniale ma un po' farraginoso sistema ideato da Gesell. Infatti, il tasso negativo potrebbe essere applicato quotidianamente senza far soffrire particolarmente i detentori della moneta. Con un tasso del 6%, che equivale ad uno 0,50% su base mensile, ogni giorno il tasso negativo eroderebbe il capitale dello 0,017%. In pratica 17 centesimi al giorno per ogni mille euro.

L'effetto del tasso negativo sulla massa monetaria è che questa si riduce costantemente e che quindi l'ambiente economico diventa tendenzialmente deflazionario. La cosa curiosa è che la demonizzazione del tasso negativo passa proprio attraverso il suo opposto: ho sentito noti economisti sostenere che il tasso negativo è una sorta di inflazione (e qualcuno mi obiettò in un dibattito pubblico, che ne sarebbe derivata un'inflazione spaventosa), mentre è vero assolutamente il contrario. Infatti, se prendiamo come parametro di giudizio l'equazione di Fisher (o degli scambi ), per valutare gli effetti dell'introduzione del tasso negativo sul totale della massa finanziaria, notiamo che la riduzione progressiva della M, a velocità di circolazione costante, e senza incremento delle transazioni economiche comporta necessariamente una riduzione dei prezzi. Ricordo che l'equazione di Fisher è la seguente: M * V = T * P. Ovvero, la Massa monetaria per la Velocità di circolazione equivale alle Transazioni correnti per il livello dei Prezzi.

E' ovvio che un'introduzione del tasso negativo improvvisa porterebbe ad un incremento della velocità di circolazione che scatenerebbe inflazione. Ma qui l'ipotesi è di introdurre mano a mano moneta a tasso negativo per cui alla fine il volume della massa monetaria sarebbe adeguato alle necessità e l'ambiente economico sarebbe necessariamente deflazionario.

Una moneta a tasso negativo introdotta nel nostro sistema circolerebbe molto velocemente, e spingerebbe la moneta corrente nella trappola della liquidità: in altri termini gli utenti spenderebbero la moneta a tasso negativo per trattenere la moneta corrente, per effetto della legge di Gresham , per cui la moneta cattiva scaccia sempre quella buona dal mercato, finché di fatto, dopo un certo tempo, circolerebbero solo monete a tasso negativo.

La moneta a tasso negativo è una free money , nel senso che non ha bisogno di alcuna riserva per essere emessa: la sua emissione si giustifica esclusivamente con le attività che va a finanziare. Per questa ragione ritengo che una moneta a tasso negativo può essere introdotta per finanziare gli investimenti, in modo da mantenere l'equilibrio richiesto dall'equazione di Fisher. Di fatto, una moneta a tasso negativo è una tassa sulla circolazione del denaro. Possiamo dire che la Tobin tax, che tende a colpire la speculazione finanziaria, è una variante settorializzata di una moneta del genere.

La ragione per cui gli americani stanno discutendo molto seriamente, dato il livello degli interessati, al tasso negativo è dato dal fatto che non prevedono alcuna seria possibilità di uscita dalla depressione senza un intervento radicale sulla moneta. L'articolo di Mankiw è stato variamente ripreso ed attaccato, soprattutto per il meccanismo attraverso il quale egli ipotizzava l'introduzione del tasso negativo. Finché lo stesso Mankiw ha spiegato sul suo blog , ciò che era ovvio, vale a dire che il meccanismo proposto dallo studente era una provocazione per far riflettere sulla questione del tasso negativo. Lo stesso Mankiw dopo pochi giorni, in un altro articolo sul suo blog, ha dimostrato che non è affatto detto che il tasso più basso della FED debba essere necessariamente il tasso zero. Dopo pochi giorni, il Centro Studi della FED ha reso noto un report nel quale si sostiene che il tasso ideale per la FED in questo momento, sarebbe del meno 5%. Nella discussione sul tasso negativo è notevole l'intervento di Willem Buiter , che già l'aveva a suo tempo sostenuto nella BIS (Bank of International Settlements) , in pratica un saggio per sostenere l'applicabilità del tasso negativo nell'attuale situazione e le vie per applicarlo. La conclusione di Buiter è che il problema dell'applicazione del tasso negativo è essenzialmente il denaro contante e che la soluzione migliore è l'eliminazione del contante fisico in favore di una gestione elettronica. Buiter dice molto di più nel suo articolo e avremo modo di approfondire gli aspetti teorici del suo breve saggio. Qui mi premeva esporre come si sta svolgendo il dibattito attuale sul tasso negativo e le ragioni di questo dibattito. Non senza notare che a febbraio il Governatore della Banca di Cina ha auspicato l'introduzione di un meccanismo simile al Bancor proposto da Keynes a Bretton Woods e che consiste in pratica nell'introduzione di una sorta di tasso negativo a livello interbancario, per evitare che le Banche Centrali possano accumulare denaro oltre una certa soglia predefinita. Anche qui il discorso è lungo e ne riparleremo. Da ultimo una breve nota personale: in diversi miei libri di alcuni anni fa e segnatamente in uno di essi, Dove andrà a finire l'economia dei ricchi, Malatempora, Roma marzo 2001 , dicevo che l'introduzione del tasso negativo sarebbe divenuta ad un certo punto inevitabile. Ma notavo anche che il tasso negativo è come l'energia elettrica rispetto al gas o al petrolio: ci si può illuminare le strade, ma ci si può anche ammazzare la gente con le sedie elettriche ed altre diavolerie che la crudeltà umana è in grado di immaginare. La questione dell'applicazione del tasso negativo è quindi, una questione politica, mediante la quale la politica assume di nuovo un ruolo decisivo. Che qualcuno lo spieghi ai nostri politici, per favore. Io mi sono stancato di parlare al vento e ai sordi.

di Domenico De Simone

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06 luglio 2009

Il tasso negativo



Da un paio di mesi si parla molto di tasso negativo, dopo gli articoli di Greg Mankiw sul New York Times e di Willem Buiter sul Financial Times , ma la maggior parte della gente non ne sa nulla.

In Italia, poi, non se ne parla affatto. Sarà pudore, sarà imbarazzo? Sarà che tra gli economisti è fortemente radicata l'idea che il tasso negativo equivale all'inflazione, e parlarne significherebbe evocare gli spiriti maligni se non Satana in persona? Il fatto è che l'argomento era tabù e, nonostante lo sdoganamento sulla stampa-che-conta, nel nostro beneamato paese lo è ancora.

E allora vediamo di capirci qualcosa.


L'idea del tasso negativo è di Gesell , che immaginava un denaro che seguisse l'ordine naturale delle cose, e quindi morisse con esse. Non a caso l'idea del tasso negativo nasce durante la crisi del '29: il problema, allora come ora, era la trappola della liquidità e si trattava di far circolare denaro che esisteva ma che non veniva speso dagli investitori. Gesell propone una moneta dotata di demurrage , ovvero di una sorta di tassa che le fa perdere valore periodicamente. In pratica si trattava di emettere banconote cui periodicamente doveva essere applicata una marca perché mantenessero il valore facciale: con un tasso negativo annuo del 6%, ad esempio, ogni mese era necessario applicare sulla banconota una marca pari allo 0,50% (Gesell propose e realizzò una moneta con un tasso negativo del 5,2%). Su 100 euro, ogni mese dovremmo mettere una marca da 50 centesimi per continuare ad usare la banconota. E' chiaro che questo sistema disincentiva l'accumulazione delle banconote ed induce la gente che le possiede a spenderle. È anche chiaro che dopo un certo numero di anni, che dipendono dal tasso negativo, la banconota ha completamente perso il suo valore, realizzando l'idea di Gesell di una moneta che deperisce così come ogni altra merce. A Worgl in Tirolo, dove un seguace di Gesell realizzò l'esperimento nel luglio del 1932, si verificò quello che fu chiamato il "miracolo di Worgl". In una situazione di gravissima crisi in pochi mesi la disoccupazione scomparve, la miniera riaprì, le fabbriche ricominciarono a lavorare, furono costruite case e opere pubbliche (un ponte) e insomma, la depressione fu sconfitta in poco tempo. Dopo poco più di un anno, l'Austrian National Bank pose fine all'esperimento reclamando per sé il monopolio dell'emissione monetaria.

Insomma, il tasso negativo è un potente antidoto contro la depressione economica: il problema è che esso è anche uno strumento che toglie potere alle banche, perché non consente l'appropriazione di ricchezza mediante gli interessi attivi. In altri termini, il tasso negativo è un'arma potentissima contro il potere finanziario.

Con un sistema elettronico la realizzazione del tasso negativo è molto più semplice del geniale ma un po' farraginoso sistema ideato da Gesell. Infatti, il tasso negativo potrebbe essere applicato quotidianamente senza far soffrire particolarmente i detentori della moneta. Con un tasso del 6%, che equivale ad uno 0,50% su base mensile, ogni giorno il tasso negativo eroderebbe il capitale dello 0,017%. In pratica 17 centesimi al giorno per ogni mille euro.

L'effetto del tasso negativo sulla massa monetaria è che questa si riduce costantemente e che quindi l'ambiente economico diventa tendenzialmente deflazionario. La cosa curiosa è che la demonizzazione del tasso negativo passa proprio attraverso il suo opposto: ho sentito noti economisti sostenere che il tasso negativo è una sorta di inflazione (e qualcuno mi obiettò in un dibattito pubblico, che ne sarebbe derivata un'inflazione spaventosa), mentre è vero assolutamente il contrario. Infatti, se prendiamo come parametro di giudizio l'equazione di Fisher (o degli scambi ), per valutare gli effetti dell'introduzione del tasso negativo sul totale della massa finanziaria, notiamo che la riduzione progressiva della M, a velocità di circolazione costante, e senza incremento delle transazioni economiche comporta necessariamente una riduzione dei prezzi. Ricordo che l'equazione di Fisher è la seguente: M * V = T * P. Ovvero, la Massa monetaria per la Velocità di circolazione equivale alle Transazioni correnti per il livello dei Prezzi.

E' ovvio che un'introduzione del tasso negativo improvvisa porterebbe ad un incremento della velocità di circolazione che scatenerebbe inflazione. Ma qui l'ipotesi è di introdurre mano a mano moneta a tasso negativo per cui alla fine il volume della massa monetaria sarebbe adeguato alle necessità e l'ambiente economico sarebbe necessariamente deflazionario.

Una moneta a tasso negativo introdotta nel nostro sistema circolerebbe molto velocemente, e spingerebbe la moneta corrente nella trappola della liquidità: in altri termini gli utenti spenderebbero la moneta a tasso negativo per trattenere la moneta corrente, per effetto della legge di Gresham , per cui la moneta cattiva scaccia sempre quella buona dal mercato, finché di fatto, dopo un certo tempo, circolerebbero solo monete a tasso negativo.

La moneta a tasso negativo è una free money , nel senso che non ha bisogno di alcuna riserva per essere emessa: la sua emissione si giustifica esclusivamente con le attività che va a finanziare. Per questa ragione ritengo che una moneta a tasso negativo può essere introdotta per finanziare gli investimenti, in modo da mantenere l'equilibrio richiesto dall'equazione di Fisher. Di fatto, una moneta a tasso negativo è una tassa sulla circolazione del denaro. Possiamo dire che la Tobin tax, che tende a colpire la speculazione finanziaria, è una variante settorializzata di una moneta del genere.

La ragione per cui gli americani stanno discutendo molto seriamente, dato il livello degli interessati, al tasso negativo è dato dal fatto che non prevedono alcuna seria possibilità di uscita dalla depressione senza un intervento radicale sulla moneta. L'articolo di Mankiw è stato variamente ripreso ed attaccato, soprattutto per il meccanismo attraverso il quale egli ipotizzava l'introduzione del tasso negativo. Finché lo stesso Mankiw ha spiegato sul suo blog , ciò che era ovvio, vale a dire che il meccanismo proposto dallo studente era una provocazione per far riflettere sulla questione del tasso negativo. Lo stesso Mankiw dopo pochi giorni, in un altro articolo sul suo blog, ha dimostrato che non è affatto detto che il tasso più basso della FED debba essere necessariamente il tasso zero. Dopo pochi giorni, il Centro Studi della FED ha reso noto un report nel quale si sostiene che il tasso ideale per la FED in questo momento, sarebbe del meno 5%. Nella discussione sul tasso negativo è notevole l'intervento di Willem Buiter , che già l'aveva a suo tempo sostenuto nella BIS (Bank of International Settlements) , in pratica un saggio per sostenere l'applicabilità del tasso negativo nell'attuale situazione e le vie per applicarlo. La conclusione di Buiter è che il problema dell'applicazione del tasso negativo è essenzialmente il denaro contante e che la soluzione migliore è l'eliminazione del contante fisico in favore di una gestione elettronica. Buiter dice molto di più nel suo articolo e avremo modo di approfondire gli aspetti teorici del suo breve saggio. Qui mi premeva esporre come si sta svolgendo il dibattito attuale sul tasso negativo e le ragioni di questo dibattito. Non senza notare che a febbraio il Governatore della Banca di Cina ha auspicato l'introduzione di un meccanismo simile al Bancor proposto da Keynes a Bretton Woods e che consiste in pratica nell'introduzione di una sorta di tasso negativo a livello interbancario, per evitare che le Banche Centrali possano accumulare denaro oltre una certa soglia predefinita. Anche qui il discorso è lungo e ne riparleremo. Da ultimo una breve nota personale: in diversi miei libri di alcuni anni fa e segnatamente in uno di essi, Dove andrà a finire l'economia dei ricchi, Malatempora, Roma marzo 2001 , dicevo che l'introduzione del tasso negativo sarebbe divenuta ad un certo punto inevitabile. Ma notavo anche che il tasso negativo è come l'energia elettrica rispetto al gas o al petrolio: ci si può illuminare le strade, ma ci si può anche ammazzare la gente con le sedie elettriche ed altre diavolerie che la crudeltà umana è in grado di immaginare. La questione dell'applicazione del tasso negativo è quindi, una questione politica, mediante la quale la politica assume di nuovo un ruolo decisivo. Che qualcuno lo spieghi ai nostri politici, per favore. Io mi sono stancato di parlare al vento e ai sordi.

di Domenico De Simone

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