16 ottobre 2010

Denaro finito (da un pezzo).





http://comitatoscuolapubblica.files.wordpress.com/2010/02/soldi-finiti.jpg

Altro che summit, comunicati, e ire nella Maggioranza. Casse vuote, spesa in ascesa. Il resto è fuffa e comunicati ridicoli


Il discorso è di una chiarezza disarmante: non ci sono soldi. Inutile che la Gelmini faccia la stizzita (slitta la sua sedicente riforma) che ci si straccino le vesti all'interno del governo, che vengano fatti ridicoli summit estemporanei tra Berlusconi e Tremonti. Al massimo, in un incontro del genere, si può abbozzare una strategia non tanto per trovare denaro, quanto per trovare il modo di nascondere all'opinione pubblica - anzi, all'opinione popolare - la realtà. Cosa comune, del resto, ultimamente.

Realtà che è la seguente: il debito pubblico italiano cresce e le entrate sono in calo. Sembra di leggere i dati e i trend della Grecia, eppure siamo da noi. Ma la dinamica è quasi la stessa. Inutile sperare nei sacrifici degli italiani per ripianare un debito pubblico in forte, costante e sistemica ascesa nel momento in cui nel nostro paese lavoro e salari scarseggiano e dunque anche gli ingressi delle entrate tributarie. Non solo "la festa è finita", ma è il metodo proprio a non poter funzionare.

Dunque tagli, of course. Che già ci sono, pesanti, nell'istruzione, nella sanità e in tutti gli altri servizi. E che ci saranno sempre di più. Per un motivo semplice - che i lettori del Ribelle hanno messo a fuoco da tempo: questa non è una crisi interna al sistema, ma una crisi del sistema stesso. La cura non può essere variando alcune regole interne - con il classico, e comunque mai messo in pratica, riformismo - quanto quello di cambiare proprio paradigma. Di vita ancora prima che economico.

Se dobbiamo andare a Milano e abbiamo il serbatoio mezzo vuoto, non si può partire comunque e sperare di arrivarci in qualche modo, magari consumando meno. Si deve proprio cambiare mezzo e sistema di propulsione, altrimenti non arriveremo mai. Elementare, Watson.

Tanto elementare da non essere preso in considerazione, perché farlo imporrebbe di ripensare il tutto. Troppo, per una classe politica italiana che in primo luogo è ininfluente riguardo quanto accade a livello sistemico, in secondo luogo è inadeguata a pensare qualsivoglia visione del mondo. Figuariamoci a metterla in atto.

L'aggravante, oltre la situazione attuale, è che se passeranno le regole Ue che vogliono rigidi limiti al rapporto deficit/pil (3%) e alla riduzione del debito pubblico (non oltre il 60%) la cifra annuale - ogni anno fino a obiettivo raggiunto - che il governo italiano dovrà rastrellare per rispettare i parametri è nulla rispetto a quanto fatto da ogni singola Finanziaria. Se così sarà - e sarà: le agenzie di rating e gli speculatori sono già pronti con la bava alla bocca - le misure prese sino a qui in Italia, le una tantum più varie & avariate, sono nulla in confronto a ciò che ci aspetta. Con tutto quello che ne consegue.

E beninteso, nessun governo, nessun politico tra quelli attuali appare in grado di poter offrire una soluzione. Altro che elezioni anticipate: il cerino, in altre parole, brucia.

Una delle cose che ogni cittadino può - e deve - fare tanto per iniziare, è prendere coscienza reale della situazione. Ed evitare nella maniera più assoluta di credere a chi continua imperterrito, malgrado l'evidenza, a sostenere improbabili uscite dalla crisi...
di Valerio Lo Monaco

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16 ottobre 2010

Denaro finito (da un pezzo).





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Altro che summit, comunicati, e ire nella Maggioranza. Casse vuote, spesa in ascesa. Il resto è fuffa e comunicati ridicoli


Il discorso è di una chiarezza disarmante: non ci sono soldi. Inutile che la Gelmini faccia la stizzita (slitta la sua sedicente riforma) che ci si straccino le vesti all'interno del governo, che vengano fatti ridicoli summit estemporanei tra Berlusconi e Tremonti. Al massimo, in un incontro del genere, si può abbozzare una strategia non tanto per trovare denaro, quanto per trovare il modo di nascondere all'opinione pubblica - anzi, all'opinione popolare - la realtà. Cosa comune, del resto, ultimamente.

Realtà che è la seguente: il debito pubblico italiano cresce e le entrate sono in calo. Sembra di leggere i dati e i trend della Grecia, eppure siamo da noi. Ma la dinamica è quasi la stessa. Inutile sperare nei sacrifici degli italiani per ripianare un debito pubblico in forte, costante e sistemica ascesa nel momento in cui nel nostro paese lavoro e salari scarseggiano e dunque anche gli ingressi delle entrate tributarie. Non solo "la festa è finita", ma è il metodo proprio a non poter funzionare.

Dunque tagli, of course. Che già ci sono, pesanti, nell'istruzione, nella sanità e in tutti gli altri servizi. E che ci saranno sempre di più. Per un motivo semplice - che i lettori del Ribelle hanno messo a fuoco da tempo: questa non è una crisi interna al sistema, ma una crisi del sistema stesso. La cura non può essere variando alcune regole interne - con il classico, e comunque mai messo in pratica, riformismo - quanto quello di cambiare proprio paradigma. Di vita ancora prima che economico.

Se dobbiamo andare a Milano e abbiamo il serbatoio mezzo vuoto, non si può partire comunque e sperare di arrivarci in qualche modo, magari consumando meno. Si deve proprio cambiare mezzo e sistema di propulsione, altrimenti non arriveremo mai. Elementare, Watson.

Tanto elementare da non essere preso in considerazione, perché farlo imporrebbe di ripensare il tutto. Troppo, per una classe politica italiana che in primo luogo è ininfluente riguardo quanto accade a livello sistemico, in secondo luogo è inadeguata a pensare qualsivoglia visione del mondo. Figuariamoci a metterla in atto.

L'aggravante, oltre la situazione attuale, è che se passeranno le regole Ue che vogliono rigidi limiti al rapporto deficit/pil (3%) e alla riduzione del debito pubblico (non oltre il 60%) la cifra annuale - ogni anno fino a obiettivo raggiunto - che il governo italiano dovrà rastrellare per rispettare i parametri è nulla rispetto a quanto fatto da ogni singola Finanziaria. Se così sarà - e sarà: le agenzie di rating e gli speculatori sono già pronti con la bava alla bocca - le misure prese sino a qui in Italia, le una tantum più varie & avariate, sono nulla in confronto a ciò che ci aspetta. Con tutto quello che ne consegue.

E beninteso, nessun governo, nessun politico tra quelli attuali appare in grado di poter offrire una soluzione. Altro che elezioni anticipate: il cerino, in altre parole, brucia.

Una delle cose che ogni cittadino può - e deve - fare tanto per iniziare, è prendere coscienza reale della situazione. Ed evitare nella maniera più assoluta di credere a chi continua imperterrito, malgrado l'evidenza, a sostenere improbabili uscite dalla crisi...
di Valerio Lo Monaco

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