09 novembre 2010

Il sogno americano si trasforma in incubo

L'America non fa che sognare anche se adesso il sogno si è trasformato in un incubo. Il primo presidente di colore non fa sognare più l'America ma è diventato la causa dei suoi incubi. Disoccupazione al 10%, crescita anemica, una riforma sanitaria che non piace nè ai ricchi nè ai poveri perché costruita su complicatissimi compromessi politici, una guerra in Afghanistan che non si vince ne si vincerà. Queste, agli occhi degli americani, le conseguenze della politica di Obama. Nessuno, neppure la stampa che da giorni dà addosso al presidente, riflette che in due anni si può fare ben poco, sia nel bene, sia nel male, e che gran parte del cataclisma economico che ancora affligge l'America Obama l'ha ereditato.

È vero, l'ha gestito male, ma si trattava e si tratta ancora di una crisi di dimensioni "bibliche".

Unico vero errore, forse, è stato spingere al massimo la riforma sanitaria in un momento in cui al Paese serviva ben altro.

L'ostilità nei confronti dell'ex messia Obama nasce dal fatto che l'America è da sempre vittima di illusioni politiche. Il divario tra Washington e Wall Street da una parte ed il resto del Paese dall'altra è enorme e viene regolarmente colmato dalla propaganda politica. Come l'americano medio sa pochissimo sulla riforma sanitaria e sulle vere responsabilità del presidente, così sa poco o nulla sulla distribuzione del reddito a casa sua. Ce lo racconta uno studio condotto da due psicologi americani, Dan Ariely della Duke University e Michael Norton dell'Harvard Business School. Gli americani pensano di vivere in un Paese dove il 20% più ricco della popolazione controlla il 59% della ricchezza, quando invece i ricchi si spartiscono l'89%; sono anche convinti che il 20% dei più poveri usufruisca del 3,7% quando la cifra esatta è un misero 0.1%.
Ma non basta, tutti ancora credono che questo sia il Paese delle grandi opportunità. In realtà è vero il contrario. Secondo uno studio dell'economista Miles Corak dell'università di Ottawa in Canada, gli Stati Uniti sono i penultimi al mondo, dopo il Regno Unito, in termini di mobilità salariale tra le generazioni. Se nasci povero rimani povero.

Quando poi si chiede agli americani quale debba essere la ripartizione giusta sognano quella dei paesi scandinavi: i più ricchi dovrebbero avere il 32% ed i più poveri il 10%. Nessuno però è disposto a pagare più tasse per ottenere questa distribuzione. Quando finalmente l'America si risveglierà sarà difficile accettare la realtà.

di Loretta Napoleoni

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09 novembre 2010

Il sogno americano si trasforma in incubo

L'America non fa che sognare anche se adesso il sogno si è trasformato in un incubo. Il primo presidente di colore non fa sognare più l'America ma è diventato la causa dei suoi incubi. Disoccupazione al 10%, crescita anemica, una riforma sanitaria che non piace nè ai ricchi nè ai poveri perché costruita su complicatissimi compromessi politici, una guerra in Afghanistan che non si vince ne si vincerà. Queste, agli occhi degli americani, le conseguenze della politica di Obama. Nessuno, neppure la stampa che da giorni dà addosso al presidente, riflette che in due anni si può fare ben poco, sia nel bene, sia nel male, e che gran parte del cataclisma economico che ancora affligge l'America Obama l'ha ereditato.

È vero, l'ha gestito male, ma si trattava e si tratta ancora di una crisi di dimensioni "bibliche".

Unico vero errore, forse, è stato spingere al massimo la riforma sanitaria in un momento in cui al Paese serviva ben altro.

L'ostilità nei confronti dell'ex messia Obama nasce dal fatto che l'America è da sempre vittima di illusioni politiche. Il divario tra Washington e Wall Street da una parte ed il resto del Paese dall'altra è enorme e viene regolarmente colmato dalla propaganda politica. Come l'americano medio sa pochissimo sulla riforma sanitaria e sulle vere responsabilità del presidente, così sa poco o nulla sulla distribuzione del reddito a casa sua. Ce lo racconta uno studio condotto da due psicologi americani, Dan Ariely della Duke University e Michael Norton dell'Harvard Business School. Gli americani pensano di vivere in un Paese dove il 20% più ricco della popolazione controlla il 59% della ricchezza, quando invece i ricchi si spartiscono l'89%; sono anche convinti che il 20% dei più poveri usufruisca del 3,7% quando la cifra esatta è un misero 0.1%.
Ma non basta, tutti ancora credono che questo sia il Paese delle grandi opportunità. In realtà è vero il contrario. Secondo uno studio dell'economista Miles Corak dell'università di Ottawa in Canada, gli Stati Uniti sono i penultimi al mondo, dopo il Regno Unito, in termini di mobilità salariale tra le generazioni. Se nasci povero rimani povero.

Quando poi si chiede agli americani quale debba essere la ripartizione giusta sognano quella dei paesi scandinavi: i più ricchi dovrebbero avere il 32% ed i più poveri il 10%. Nessuno però è disposto a pagare più tasse per ottenere questa distribuzione. Quando finalmente l'America si risveglierà sarà difficile accettare la realtà.

di Loretta Napoleoni

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