L'implosione dell'Eurosistema è entrata in una nuova fase la scorsa settimana, con l'attacco speculativo ai titoli di stato italiani partito dalle stesse forze finanziarie che sperano di salvare a tutti i costi le proprie istituzioni in bancarotta. Il fallimento evidente del salvataggio greco ha portato ad una situazione in cui la Troika UE-BCE-FMI sta ricorrendo ad ogni mezzo per assicurare il passaggio del nuovo pacchetto ed evitare l'unica soluzione sana alla crisi: una riforma alla Glass-Steagall che disinfesti l'economia dai parassiti finanziari e permetta il ritorno ad una vera crescita.
Nella situazione di incertezza, un gruppo di hedge funds ha deciso che il momento fosse propizio per scegliere un ghiotto bersaglio, l'Italia. Hanno offerto lo spunto le tensioni tra Berlusconi e Tremonti, che nel passato ha più volte proposto di riorganizzare il sistema finanziario internazionale lungo le linee indicate da LaRouche, e che continua ad opporsi decisamente alle politiche iperinflazionistiche di rifinanziamento del debito speculativo.
La reazione delle istituzioni all'attacco speculativo, che ha portato i costi del rifinanziamento del debito italiano ai livelli della Grecia un anno fa, è stata esattamente quella su cui contava la Troika: austerità e promesse di accelerare riforme liberistiche che danneggeranno ulteriormente l'economia già debole. Il Parlamento ha votato il bilancio di tagli e aumenti delle tasse in tempo record. Quella stessa popolazione italiana che negli scorsi mesi si era rivolta contro l'Unione Europea a causa dell'intervento in Libia e della conseguente ondata migratoria sulle nostre coste, ha visto anche i migliori rappresentanti istituzionali prostrarsi di fronte ai mercati e giurare il pareggio di bilancio.
Come al solito, questo non è bastato: i mastini liberisti come Francesco Giavazzi e Alberto Alesina (quelli che allo scoppio della crisi finanziaria mondiale erano corsi a nascondersi) hanno pubblicato un editoriale sul Corriere della Sera il 15 luglio chiedendo tagli più severi e soprattutto non rimandati nel tempo, e in particolare energiche misure di deregulation e privatizzazioni che mancano da tempo. Con una non tanto velata minaccia, il duo Giavazzi-Alesina ha annunciato il vero attacco all'Italia per agosto (quello della settimana scorsa era solo un assaggio), naturalmente prevenibile solo se si fa ciò che dicono.
Ha fatto loro eco Mario Monti, il candidato in pectore per un governo dei mercati o, in alternativa, per sostituire Tremonti all'Economia. Monti ha messo l'accento sulle assenti misure di "rilancio dell'economia", un eufemismo dietro il quale si cela la politica di espansione monetaria.
Liliana Gorini e Andrew Spannaus, rispettivamente presidente e segretario generale di Movisol, sono stati intervistati dal conduttore Roberto Ortelli su Radio Padania, e hanno ribadito che "non dovremmo assecondare e riassicurare i mercati come dicono il Presidente Napolitano ed economisti come Giavazzi". Gorini ha fatto riferimento alla dichiarazione di LaRouche sulla crisi italiana e europea, e ha rilanciato la proposta di un piano di sviluppo infrastrutturale per l'Africa come banco di prova morale per l'Europa. Spannaus ha sottolineato che il sistema dell'Euro è al capolinea e che se le nazioni vogliono sopravvivere debbono al più presto riacquistare la piena sovranità sulla moneta e sul credito.by (MoviSol)
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