25 ottobre 2011

Parabola del banchiere con cuore a sinistra





http://liberamentenews.files.wordpress.com/2011/10/profumofrodefiscale.jpg?w=201&h=300


Un profilo dell' ex a.d. di Unicredit, indagato per frode fiscale. Amico di Prodi, siglò l'accordo con Geronzi per l'ingresso in Unicredit della romana Capitalia. Fu poi esautorato con l'intervento attivo di Bisignani: un addio addolcito da una buonuscita milionaria


E' l'ex banchiere che nel 2006 ha votato per Romano Prodi alle primarie dell'Ulivo, come il suo ex diretto concorrente, Corrado Passera di Banca Intesa, il quale però si è avvicinato al governo Berlusconi (e anche per questo, dicono in molti, è ancora al suo posto). Genovese, classe 1957, l'infanzia trascorsa a Palermo e poi, dall'età di 13 anni, a Milano, Alessandro Profumo è l'ex amministratore delegato di Unicredit coinvolto nell'indagine giudiziaria per frode fiscale, nella quale la Procura di Milano il 18 ottobre fa ha fatto sequestrare 245 milioni di euro alla banca.

Profumo sembra un predestinato alla carriera in banca. A vent'anni viene assunto al Banco Lariano e ci resta dieci anni, dopo un po' si iscrive all'università, fa la vita dello studente lavoratore, a 30 anni si laurea in economia alla Bocconi. Poi lavora alla McKinsey, la società di consulenza aziendale nella quale si formano molti manager di successo, li chiamano i Mc Kinsey-boy, una categoria (o una lobby) che non piace a tutti ma che nelle aziende riesce a fare molta strada. Profumo arriva al Credito Italiano nel 1994, un anno dopo la sua privatizzazione e quattro anni dopo, con la nascita del gruppo Unicredit, ne diventa amministratore delegato. Comincia una fase di acquisizioni di istituti minori e di espansione all'estero, culminata nell'acquisizione del gruppo tedesco Hvb nel 2005. L'operazione fa aumentare le dimensioni della banca ma non fa bene al conto economico, perché nelle filiali "austroungariche" si annidano dei problemi.

L'altra grande operazione è nel 2007, l'accordo con Cesare Geronzi per la fusione in Unicredit della romana Capitalia, una banca con molte sofferenze in bilancio ma con forti agganci nei palazzi della politica (da Berlusconi a D'Alema). Rientra nell'accordo con Profumo anche la nomina di Geronzi alla presidenza di Mediobanca, ma con la crisi finanziaria che esplode nel settembre 2008 i conti di Unicredit cominciano a soffrire pesantemente. Comincia la discesa che porterà all'esautoramento di Profumo dopo 13 anni, il 21 settembre 2010.
"Mi mandano via", dice lui stesso due giorni prima del consiglio di amministrazione che lo esautora. Il motivo non è mai stato spiegato, tuttavia negli ultimi anni i conti della banca non andavano più bene come prima e Profumo, avendo bisogno di fare due aumenti di capitale ravvicinati, aveva trovato l'aiuto della Libia ( http://www.ilpost.it/2010/09/20/unicredit-libia-profumo/ ) , entrata nel capitale con una quota complessiva del 7,5 per cento. Un'avanzata che ha irritato le fondazioni bancarie principali azioniste di Unicredit, soprattutto la Cariverona e la Crt di Torino, guidate dai potenti Paolo Biasi e Fabrizio Palenzona, decisivi per l'allontanamento di Profumo.

Chi si è dato molto da fare per disarcionare il banchiere vicino all'Ulivo è anche uno dei più potenti lobbisti italiani, Luigi Bisignani ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/30/p4-bisignani-brigava-per-cacciare-profumo-da-unicredit-lo-sbattiamo-fuori/132806/ ) , già iscritto alla loggia massonica segreta P2 e condannato per la tangente Enimont, dal 15 giugno scorso agli arresti domiciliari nell'indagine sulla P4, una rete di dossier, ricatti, potere. "Lo cacciamo!", confidava Bisignani al telefono a un dirigente dell'Unicredit, Luca De Dominicis, 11 giorni prima delle dimissioni ufficiali.

Profumo viene ricordato come un dirigente che ha tenuto la banca lontano da operazioni politiche, come l'ingresso nel capitale di Telecom Italia e il controverso progetto della nuova Alitalia, operazioni condotte invece dalla Banca Intesa di Passera. L'altra caratteristica del banchiere con il cuore a sinistra è quella di essere stato molto ben pagato, con lo stipendio più alto in Italia: poco più di nove milioni euro lordi nel 2007, l'anno record. Un primato che ha confermato al momento dell'addio, addolcito da una buonuscita di circa 40 milioni di euro al lordo delle tasse, più un'erogazione in beneficenza di due milioni fatta dalla banca, su sua indicazione, alla Casa della carità di don Colmegna. Attualmente l'ex banchiere è nel consiglio di sorveglianza di una banca russa, la Sberbank e in maggio è entrato nel consiglio di amministrazione dell'Eni. Nel gruppo pubblico del petrolio e del gas, guidato da un altro ex McKinsey, Paolo Scaroni, lavora come dirigente la moglie di Profumo, Sabina Ratti.
di Gianni Dragoni

2 commenti:

Il cane di Jack ha detto...

Che cosa succede, non pubblichi più?
Isidoro (isidoro.bonaventura@gmail.com)

Leon ha detto...

Sono un po preso da extra-impegni.
Fra una settimana penso di riprendere normalmente.
Saluti da
Leon

25 ottobre 2011

Parabola del banchiere con cuore a sinistra





http://liberamentenews.files.wordpress.com/2011/10/profumofrodefiscale.jpg?w=201&h=300


Un profilo dell' ex a.d. di Unicredit, indagato per frode fiscale. Amico di Prodi, siglò l'accordo con Geronzi per l'ingresso in Unicredit della romana Capitalia. Fu poi esautorato con l'intervento attivo di Bisignani: un addio addolcito da una buonuscita milionaria


E' l'ex banchiere che nel 2006 ha votato per Romano Prodi alle primarie dell'Ulivo, come il suo ex diretto concorrente, Corrado Passera di Banca Intesa, il quale però si è avvicinato al governo Berlusconi (e anche per questo, dicono in molti, è ancora al suo posto). Genovese, classe 1957, l'infanzia trascorsa a Palermo e poi, dall'età di 13 anni, a Milano, Alessandro Profumo è l'ex amministratore delegato di Unicredit coinvolto nell'indagine giudiziaria per frode fiscale, nella quale la Procura di Milano il 18 ottobre fa ha fatto sequestrare 245 milioni di euro alla banca.

Profumo sembra un predestinato alla carriera in banca. A vent'anni viene assunto al Banco Lariano e ci resta dieci anni, dopo un po' si iscrive all'università, fa la vita dello studente lavoratore, a 30 anni si laurea in economia alla Bocconi. Poi lavora alla McKinsey, la società di consulenza aziendale nella quale si formano molti manager di successo, li chiamano i Mc Kinsey-boy, una categoria (o una lobby) che non piace a tutti ma che nelle aziende riesce a fare molta strada. Profumo arriva al Credito Italiano nel 1994, un anno dopo la sua privatizzazione e quattro anni dopo, con la nascita del gruppo Unicredit, ne diventa amministratore delegato. Comincia una fase di acquisizioni di istituti minori e di espansione all'estero, culminata nell'acquisizione del gruppo tedesco Hvb nel 2005. L'operazione fa aumentare le dimensioni della banca ma non fa bene al conto economico, perché nelle filiali "austroungariche" si annidano dei problemi.

L'altra grande operazione è nel 2007, l'accordo con Cesare Geronzi per la fusione in Unicredit della romana Capitalia, una banca con molte sofferenze in bilancio ma con forti agganci nei palazzi della politica (da Berlusconi a D'Alema). Rientra nell'accordo con Profumo anche la nomina di Geronzi alla presidenza di Mediobanca, ma con la crisi finanziaria che esplode nel settembre 2008 i conti di Unicredit cominciano a soffrire pesantemente. Comincia la discesa che porterà all'esautoramento di Profumo dopo 13 anni, il 21 settembre 2010.
"Mi mandano via", dice lui stesso due giorni prima del consiglio di amministrazione che lo esautora. Il motivo non è mai stato spiegato, tuttavia negli ultimi anni i conti della banca non andavano più bene come prima e Profumo, avendo bisogno di fare due aumenti di capitale ravvicinati, aveva trovato l'aiuto della Libia ( http://www.ilpost.it/2010/09/20/unicredit-libia-profumo/ ) , entrata nel capitale con una quota complessiva del 7,5 per cento. Un'avanzata che ha irritato le fondazioni bancarie principali azioniste di Unicredit, soprattutto la Cariverona e la Crt di Torino, guidate dai potenti Paolo Biasi e Fabrizio Palenzona, decisivi per l'allontanamento di Profumo.

Chi si è dato molto da fare per disarcionare il banchiere vicino all'Ulivo è anche uno dei più potenti lobbisti italiani, Luigi Bisignani ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/30/p4-bisignani-brigava-per-cacciare-profumo-da-unicredit-lo-sbattiamo-fuori/132806/ ) , già iscritto alla loggia massonica segreta P2 e condannato per la tangente Enimont, dal 15 giugno scorso agli arresti domiciliari nell'indagine sulla P4, una rete di dossier, ricatti, potere. "Lo cacciamo!", confidava Bisignani al telefono a un dirigente dell'Unicredit, Luca De Dominicis, 11 giorni prima delle dimissioni ufficiali.

Profumo viene ricordato come un dirigente che ha tenuto la banca lontano da operazioni politiche, come l'ingresso nel capitale di Telecom Italia e il controverso progetto della nuova Alitalia, operazioni condotte invece dalla Banca Intesa di Passera. L'altra caratteristica del banchiere con il cuore a sinistra è quella di essere stato molto ben pagato, con lo stipendio più alto in Italia: poco più di nove milioni euro lordi nel 2007, l'anno record. Un primato che ha confermato al momento dell'addio, addolcito da una buonuscita di circa 40 milioni di euro al lordo delle tasse, più un'erogazione in beneficenza di due milioni fatta dalla banca, su sua indicazione, alla Casa della carità di don Colmegna. Attualmente l'ex banchiere è nel consiglio di sorveglianza di una banca russa, la Sberbank e in maggio è entrato nel consiglio di amministrazione dell'Eni. Nel gruppo pubblico del petrolio e del gas, guidato da un altro ex McKinsey, Paolo Scaroni, lavora come dirigente la moglie di Profumo, Sabina Ratti.
di Gianni Dragoni

2 commenti:

Il cane di Jack ha detto...

Che cosa succede, non pubblichi più?
Isidoro (isidoro.bonaventura@gmail.com)

Leon ha detto...

Sono un po preso da extra-impegni.
Fra una settimana penso di riprendere normalmente.
Saluti da
Leon