02 marzo 2013

La verità sul debito pubblico



Sul debito pubblico è ora che sia fatta chiarezza. È un fardello pesantissimo per le finanze pubbliche, e consuma ingenti risorse che, altrimenti, potrebbero essere utilizzate per i servizi utili al cittadino, ed è per questo motivo che dobbiamo pretendere di saperne di più.
Tanto per cominciare, ho provato a mettere a confronto i dati relativi al debito pubblico anno per anno (forniti da Banca d’Italia) con i vari governi che si sono succeduti dal 1970 ad oggi(disponibili su Wikipedia). Negli anni in cui si sono succeduti più Presidenti del Consiglio l’incremento annuale è stato diviso proporzionalmente su base mensile. Il grafico sottostante indica, in miliardi di euro, i risultati relativi ai primi 5 classificati sulla base del debito pubblico attribuibile al/ai governi da essi presieduti.
Debito pubblico per Presidente del Consiglio dal 1970 a oggi in miliardi di euro (primi 5 classificati)
Berlusconi572
Andreotti285
Craxi213
Prodi154
Amato125
I dati sopra illustrati rendono palese il fatto che il debito pubblico è imputabile sia ai governi della Prima che della Seconda repubblica, a quelli di destra e anche a quelli di sinistra. Persino ai governi tecnici come quelli del presidente Amato (Ciampi, Dini e Monti sono rispettivamente in 6, 7 e 8 posizione) sono attribuibili importanti quote del debito pubblico.
Tuttavia, gli esecutivi che si distinguono, e di gran lunga, per aver prodotto la maggiore porzione di debito sono quelli del Presidente Silvio Berlusconi. Questo primato non viene scalfito nemmeno se, ai dati a valori nominali, sostituiamo quelli a valori corretti con l’inflazione (dall’anno di formazione ad oggi).
Debito pubblico (a valori reali) per Presidente del Consiglio dal 1970 a oggi in miliardi di euro (primi 5 classificati)
Berlusconi675
Andreotti551
Craxi434
Prodi192
Amato184
A valori nominali, pertanto, ai governi del Presidente Berlusconi è attribuibile quasi il 30% del debito pubblico complessivo.
% di debito pubblico attribuibile a ogni Presidente
Berlusconi29%
Andreotti14%
Craxi11%
Prodi8%
Amato6%
tutti gli altri insieme32%
Negli anni duemila, l’Italia ha mantenuto il parametro del disavanzo primario entro limiti previsti dai trattati europei e questo ha permesso all’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, di dire che i conti pubblici erano a posto. Purtroppo però, tale indicatore tiene conto della differenza fra entrate e uscite, senza però includere il costo degli interessi sul debito pubblico, che in Italia rappresentano circa il 20% di tutte le uscite (vedi bilancio pubblico 2011) e ammontano a più di 80 miliardi.
Se allo scadere di una quota di titoli del debito pubblico, il governo rifinanzia il tutto (compreso gli interessi) con l’emissione di nuovo debito pubblico, gli interessi producono a loro volta altro debito entrando così un circolo vizioso senza fine.
Durante tutti i governi Berlusconi, il primo comandamento è sempre stato quello di non aumentare le imposte, fa niente che così il debito pubblico cresceva, tanto il tasso d’interesse non era mai stato così basso dall’introduzione dell’euro, fino alla crisi dello spread che ha fatto cadere tutto il castello di ipotesi che stava probabilmente alla base di quella condotta.
Non mi dilungherei sui governi Andreotti e Craxi, anni nei quali a tutti è chiaro che si sia fatto un uso spropositato della spesa pubblica (assistenzialismo, baby pensioni, ecc).
che hanno prodotto molto debito pubblico. Tuttavia, egli ha avuto almeno l’accortezza di tenere sotto controllo il rapporto debito/PIL, portandolo dal 121% dell’ultimo governo Dini (1995), al 115% (1998), trend che poi è continuato fino ai primi anni dei governi Berlusconi (2004) arrivando fino a quota 104%. Anche il secondo governo Prodi è stato attento a questo parametro, riportandolo al 104% dopo un peggioramento avvenuto tra il 2005 e i 2006.
I governi Amato, soprattutto quello del '92-'93 hanno prodotto un significativo ammontare di debito pubblico, nonostante le privatizzazioni, avvenute in quegli anni, che portarono nelle casse dello Stato diversi miliardi di euro. Come sono stati spesi quei soldi, e perché non sono stati utilizzati per abbattere il debito?
Sempre a proposito di governi tecnici, non si può dire che abbiano fatto molta attenzione a non far crescere il debito pubblico. Il prossimo grafico mostra l’incremento del debito pubblico per mese di governo. Si osservi come nelle prime posizioni troviamo tutti i tecnici: Ciampi, Monti, Dini e Amato. L’unica eccezione è De Mita. Ad onor del vero, sul governo del Presidente Monti bisogna dire che hanno pesato le emissioni di debito pubblico per il trasferimento al fondo salva stati europeo che valgono una trentina di miliardi, ma anche tenendo conto di questo, rimarrebbe comunque nella top ten. L’illustrissimo Senatore Carlo Azeglio Ciampi (presidente prima dalla Banca d’Italia, poi del Consiglio dei Ministri e infine della Repubblica) in soli 12 mesi di governo, tra il 1993 e il 1994 è riuscito a mantenere una media d’incremento del debito pubblico superiore a tutti gli altri governi della storia.
Incremento teorico del debito pubblico, su base mensile, in miliardi di euro (primi 10 Presidenti)
Ciampi9,1
Monti6,7
Dini6,3
De Mita5,3
Amato5,2
Berlusconi5,2
Goria5,0
Craxi4,7
Fanfani4,3
Andreotti3,3
Concludendo, sarei favorevole ad una commissione che ricostruisca le cause e le responsabilità che hanno portato alla formazione di un debito pubblico così abnorme, in modo da consegnare questo documento, come monito, ai futuri governi che, si spera, adotteranno politiche più lungimiranti dei precedenti.

Nell’attesa che questo avvenga, sarei molto felice di vedere qualche giornalista italiano organizzare una trasmissione televisiva sull’argomento. Si potrebbero invitare come ospiti molti dei presidenti sopracitati che avranno sicuramente molte cose da raccontarci in merito.

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02 marzo 2013

La verità sul debito pubblico



Sul debito pubblico è ora che sia fatta chiarezza. È un fardello pesantissimo per le finanze pubbliche, e consuma ingenti risorse che, altrimenti, potrebbero essere utilizzate per i servizi utili al cittadino, ed è per questo motivo che dobbiamo pretendere di saperne di più.
Tanto per cominciare, ho provato a mettere a confronto i dati relativi al debito pubblico anno per anno (forniti da Banca d’Italia) con i vari governi che si sono succeduti dal 1970 ad oggi(disponibili su Wikipedia). Negli anni in cui si sono succeduti più Presidenti del Consiglio l’incremento annuale è stato diviso proporzionalmente su base mensile. Il grafico sottostante indica, in miliardi di euro, i risultati relativi ai primi 5 classificati sulla base del debito pubblico attribuibile al/ai governi da essi presieduti.
Debito pubblico per Presidente del Consiglio dal 1970 a oggi in miliardi di euro (primi 5 classificati)
Berlusconi572
Andreotti285
Craxi213
Prodi154
Amato125
I dati sopra illustrati rendono palese il fatto che il debito pubblico è imputabile sia ai governi della Prima che della Seconda repubblica, a quelli di destra e anche a quelli di sinistra. Persino ai governi tecnici come quelli del presidente Amato (Ciampi, Dini e Monti sono rispettivamente in 6, 7 e 8 posizione) sono attribuibili importanti quote del debito pubblico.
Tuttavia, gli esecutivi che si distinguono, e di gran lunga, per aver prodotto la maggiore porzione di debito sono quelli del Presidente Silvio Berlusconi. Questo primato non viene scalfito nemmeno se, ai dati a valori nominali, sostituiamo quelli a valori corretti con l’inflazione (dall’anno di formazione ad oggi).
Debito pubblico (a valori reali) per Presidente del Consiglio dal 1970 a oggi in miliardi di euro (primi 5 classificati)
Berlusconi675
Andreotti551
Craxi434
Prodi192
Amato184
A valori nominali, pertanto, ai governi del Presidente Berlusconi è attribuibile quasi il 30% del debito pubblico complessivo.
% di debito pubblico attribuibile a ogni Presidente
Berlusconi29%
Andreotti14%
Craxi11%
Prodi8%
Amato6%
tutti gli altri insieme32%
Negli anni duemila, l’Italia ha mantenuto il parametro del disavanzo primario entro limiti previsti dai trattati europei e questo ha permesso all’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, di dire che i conti pubblici erano a posto. Purtroppo però, tale indicatore tiene conto della differenza fra entrate e uscite, senza però includere il costo degli interessi sul debito pubblico, che in Italia rappresentano circa il 20% di tutte le uscite (vedi bilancio pubblico 2011) e ammontano a più di 80 miliardi.
Se allo scadere di una quota di titoli del debito pubblico, il governo rifinanzia il tutto (compreso gli interessi) con l’emissione di nuovo debito pubblico, gli interessi producono a loro volta altro debito entrando così un circolo vizioso senza fine.
Durante tutti i governi Berlusconi, il primo comandamento è sempre stato quello di non aumentare le imposte, fa niente che così il debito pubblico cresceva, tanto il tasso d’interesse non era mai stato così basso dall’introduzione dell’euro, fino alla crisi dello spread che ha fatto cadere tutto il castello di ipotesi che stava probabilmente alla base di quella condotta.
Non mi dilungherei sui governi Andreotti e Craxi, anni nei quali a tutti è chiaro che si sia fatto un uso spropositato della spesa pubblica (assistenzialismo, baby pensioni, ecc).
che hanno prodotto molto debito pubblico. Tuttavia, egli ha avuto almeno l’accortezza di tenere sotto controllo il rapporto debito/PIL, portandolo dal 121% dell’ultimo governo Dini (1995), al 115% (1998), trend che poi è continuato fino ai primi anni dei governi Berlusconi (2004) arrivando fino a quota 104%. Anche il secondo governo Prodi è stato attento a questo parametro, riportandolo al 104% dopo un peggioramento avvenuto tra il 2005 e i 2006.
I governi Amato, soprattutto quello del '92-'93 hanno prodotto un significativo ammontare di debito pubblico, nonostante le privatizzazioni, avvenute in quegli anni, che portarono nelle casse dello Stato diversi miliardi di euro. Come sono stati spesi quei soldi, e perché non sono stati utilizzati per abbattere il debito?
Sempre a proposito di governi tecnici, non si può dire che abbiano fatto molta attenzione a non far crescere il debito pubblico. Il prossimo grafico mostra l’incremento del debito pubblico per mese di governo. Si osservi come nelle prime posizioni troviamo tutti i tecnici: Ciampi, Monti, Dini e Amato. L’unica eccezione è De Mita. Ad onor del vero, sul governo del Presidente Monti bisogna dire che hanno pesato le emissioni di debito pubblico per il trasferimento al fondo salva stati europeo che valgono una trentina di miliardi, ma anche tenendo conto di questo, rimarrebbe comunque nella top ten. L’illustrissimo Senatore Carlo Azeglio Ciampi (presidente prima dalla Banca d’Italia, poi del Consiglio dei Ministri e infine della Repubblica) in soli 12 mesi di governo, tra il 1993 e il 1994 è riuscito a mantenere una media d’incremento del debito pubblico superiore a tutti gli altri governi della storia.
Incremento teorico del debito pubblico, su base mensile, in miliardi di euro (primi 10 Presidenti)
Ciampi9,1
Monti6,7
Dini6,3
De Mita5,3
Amato5,2
Berlusconi5,2
Goria5,0
Craxi4,7
Fanfani4,3
Andreotti3,3
Concludendo, sarei favorevole ad una commissione che ricostruisca le cause e le responsabilità che hanno portato alla formazione di un debito pubblico così abnorme, in modo da consegnare questo documento, come monito, ai futuri governi che, si spera, adotteranno politiche più lungimiranti dei precedenti.

Nell’attesa che questo avvenga, sarei molto felice di vedere qualche giornalista italiano organizzare una trasmissione televisiva sull’argomento. Si potrebbero invitare come ospiti molti dei presidenti sopracitati che avranno sicuramente molte cose da raccontarci in merito.

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