01 luglio 2013

Accelera la spinta per la separazione bancaria negli Stati Uniti e in Europa


Prosegue negli Stati Uniti il dibattito sul ripristino della legge Glass-Steagall, con 67 cofirmatari del disegno di legge HR 129 alla Camera, lo stesso disegno di legge anche al Senato, e mozioni che esortano il Congresso ad approvarlo presentate in 22 stati. Una dimostrazione inattesa di quanto questo dibattito sia temuto dalle banche di Wall Street è emersa il 20 giugno al Senato dello stato del Delaware, durante un’audizione della Commissione Bancaria per discutere una mozione a sostegno della legge HR 129, che era già stata appoggiata da 10 dei 21 senatori dello stato.
Dopo che il Senatore Ennis aveva presentato i motivi per cui bisogna ripristinare la separazione bancaria, sostenuto da un attivista in rappresentanza dei cittadini, sono iniziati i fuochi d’artificio. Un rappresentante della Mid-Atlantic Financial Services Association ha dichiarato ai senatori che sarebbe "poco saggio" approvare la mozione, citando il ruolo importante svolto dai servizi finanziari nell’economia del Delaware.
A quel punto si è fatto avanti un lobbista della JP Morgan Chase, dicendo ai senatori che "è assolutamente sconsigliabile, proprio per uno stato come il Delaware, approvare un mozione del genere in questo momento". Ha aggiunto che la JP Morgan Chase ha dato grandi contributi all’economia del Delaware, indicando che lui (e la sua banca d’affari) seguono con attenzione le mozioni per la separazione bancaria.
Sei lobbisti di varie banche hanno partecipato all’audizione, anche se non era previsto il voto, e nessuno di loro ha confutato le giuste argomentazioni del Sen. Ennis sul pericolo del prelievo forzoso sui conti correnti per salvare le banche (il cosiddetto bail-in)!
Appello di una nuova organizzazione in Svizzera: l’organizzazione svizzera www.impulswelle.ch sta facendo circolare un appello dal titolo "come la FINMA pianifica di salvare le banche in Svizzera e perché abbiamo bisogno urgentemente della separazione bancaria".
L’appello indica chiaramente il motivo dell’urgenza: "Il 1 novembre 2012 la FINMA(l’ente di vigilanza) ha emesso nuove disposizioni che obbligano i cittadini svizzeri a rifinanziare una grossa banca che rischia la bancarotta secondo il modello cipriota, il che indica chiaramente che cosa ci aspetta.
"Verranno utilizzati i nostri risparmi, i nostri fondi pensione ed il capitale d’esercizio delle nostre imprese depositato in quella banca. Se qualcuno non riesce più a pagare il mutuo a causa di ciò, perderà la casa che gli verrà confiscata. E’ molto improbabile che i depositi sotto i 100.000 franchi siano sicuri in questa emergenza. I depositi dei clienti verranno trasformati in capitale netto della banca (bail-in), il che implica l’esproprio dei nostri fondi e la fine del nostro invidiato sistema sociale".
"L’attuale sistema finanziario va verso il collasso internazionale. Chiediamo che a correre i rischi siano i responsabili di questo collasso, senza costringere la popolazione a pagare per le loro perdite. Le due principali banche in Svizzera (UBS e Crédit Suisse) ed i giganti assicurativi (Swiss Re e Zurich) sono troppo grandi per poter essere salvati quando scoppierà la prossima bolla speculativa".
Qual è l’alternativa a questo diktat, si chiedono? "La nostra proposta è di introdurre una separazione bancaria netta". L’appello prosegue spiegando che cosa fece la legge Glass-Steagall originale, e parla dei disegni di legge presentati per il suo ripristino.
Terzo disegno di legge presentato al Parlamento italiano: Sono tre i disegni di legge per la separazione bancaria depositati al Parlamento italiano, e tutti e tre si riferiscono esplicitamente al modello della Glass-Steagall. Avevamo già riferito dei ddl presentati da Caparini e altri alla Camera (C. 762) e da Giulio Tremonti al Senato (S. 717). Tra i due si è inserito un terzo disegno di legge, presentato dall'on. Marco di Lello e sottoscritto dai colleghi Di Gioia, Locatelli e Pastorelli, tutti del PSI ed eletti nelle liste del PD.
Il ddl Di Lello (C. 762) presenta somiglianze con "la madre di tutti i ddl" per la separazione bancaria, e cioè il ddl Peterlini (S.3112) presentato al Senato nella scorsa legislatura, e anche con il ddl Tremonti presentato alla Camera nella stessa legislatura. Come abbiamo già riferito, Tremonti ha ripresentato lo stesso ddl al Senato, sottoscritto da sei membri di vari gruppi: Naccarato, Compagnone e Scavone (GAL); Tarquinio e Villari (PDL); Scalia (PD) e Calderoli (LN-Aut).
Il ddl C.762 parte dalle raccomandazioni del Gruppo Liikanen, per poi affermare: "La separazione fra le attività bancarie di retail e trading non costituisce peraltro una novità. Negli Stati Uniti del New Deal una riforma in tal senso (la legge Glass-Steagall Act del 1933 che prevedeva la netta separazione tra banche commerciali e banche d'affari) era stata adottata come risposta alla grande crisi del 1929 ed era rimasta in vigore per circa 70 anni. In seguito è stata soppressa nel 1999 durante la presidenza Clinton (Gramm-Leach-Bliley Act) e tale intervento è stato considerato al tempo stesso causa e moltiplicatore di quel processo di finanziarizzazione dell'economia che, insieme alla mancanza di controlli adeguati, ha determinato gli squilibri che sono alla base dell’attuale crisi.
"In Italia la legge elaborata da Donato Menichella nel 1936, oltre a stabilire una analoga separazione, poneva dei limiti molto stretti tra attività bancarie a breve e quella a medio lungo termine. Alle banche commerciali era poi proibito detenere quote di partecipazione (ancora meno di controllo) nelle aziende non bancarie ed era altresì vietata qualsiasi attività di “trading” su titoli e valute. Nel 1993 è stato approvato il decreto legislativo n. 385 che ha rivoluzionato l'intera struttura del sistema bancario, eliminando la distinzione introdotta nel 1936: da una regolamentazione rigorosa si passava alla "banca universale", a cui erano lasciati enormi margini di azione".
Dopo aver fatto riferimento alla "Volcker rule" e altre proposte di "separazione in casa" delle attività bancarie, il ddl afferma decisamente che "Dal punto di vista normativo, prevedere la semplice separazione delle attività fra le banche commerciali e quelle d’affari non è tuttavia sufficiente, posto che non supera la criticità di un unico soggetto che esercita seppur con limitazioni la duplice attività. Occorre quindi intervenire in modo incisivo distinguendo e separando i soggetti che operano sul mercato, a tal fine modificando il Testo Unico bancario (d.lgs. 1° settembre 1993, n. 385)".

Consiglio comunale francese: il 13 giugno il consiglio comunale di Créancey, in Borgogna, ha approvato all’unanimità una mozione che chiede al Parlamento francese di adottare il disegno di legge sulla separazione bancaria stilato da Solidarité et Progrès in maggio. Decine di sindaci e cittadini francesi si stanno mobilitando per far approvare la stessa mozione dal proprio consiglio comunale. Il fatto che verrà presto approvata la riforma bancaria del ministro delle Finanze Pierre Moscovici, che non prevede tale netta separazione, rende ancora più urgenti queste iniziative degli enti locali.
La mozione approvata a Créancey sottolinea che la riforma bancaria del governo "non separa un bel niente" e non impedirà il crac finanziario. "Anzi, se le banche saranno in difficoltà, continueranno a godere delle garanzie pubbliche, e le autorità pubbliche faranno sì che siano gli azionisti, i clienti ed i correntisti a pagare le loro perdite sui mercati in una situazione critica, esattamente come è accaduto a Cipro".
Sottolineando il pericolo, la mozione afferma: "Gli attivi di BNP Paribas, Société Générale, Crédit Agricole, e della BPCE [Banque Popular et Caisse d'Epargne], equivalevano nel 2009 al 344% del PIL francese, paragonati al 95% del 1990. I quasi 5.000 miliardi di Euro di aiuti europei alle banche tra il 2008 ed il 2012 si sono limitati a rinviare la scadenza, gonfiando la bolla speculativa ed imponendo pesanti misure di austerità alla popolazione.
A questo vanno aggiunti i prestiti tossici imposti agli enti locali, che si sono dovuti rivolgere direttamente ai mercati finanziari in cerca di finanziamenti, in mancanza di fondi dallo stato.
La mozione, approvata all’unanimità, chiede all’Assemblea Nazionale ed al Senato di approvare il disegno di legge per la separazione bancaria, che viene allegato alla mozione e sta circolando ampiamente in tutta la Francia.
Gruppo anonimo di imprenditori francesi: un collettivo che si autodefinisce "siamo l’1%" ha acquistato una pagina su Le Monde il 16 giugno chiedendo ai leader mondiali di adottare leggi "che favoriscano la creazione di ricchezza reale" invece di imporre austerità ed aggiungere debito al debito. Il gruppo è composto da banchieri, investitori, industriali e imprenditori che appartengono all’"1%" della popolazione che guadagna molto in Francia, ma che chiede ugualmente giustizia sociale con un'attività economica che vada a vantaggio del "bene comune". Significativa è la netta distinzione fatta tra gli investimenti che creano un valore fisico e quelli puramente speculativi che andrebbero penalizzati.
Il fatto che i membri del collettivo abbiano deciso di restare anonimi dice molto sul regno del terrore imposto alle élite francesi dalle cinque banche sistemiche.
Tra le proposte dell'appello, c’è anche quella di "separare le attività di deposito da quelle d’affari" anche se non viene menzionata espressamente la legge Glass-Steagall. In questo modo "saranno i banchieri più ricchi a subire le perdite e perdere il lavoro, invece di prendersela con i conti correnti o il debito sovrano".
Un'altra proposta chiede di aumentare le tasse su varie forme di speculazione finanziaria inutile, inclusi i derivati.
L’articolo conclude con un avvertimento: "Dunque, nessun nuovo Roosevelt o nuovo de Gaulle ha osato farsi avanti per fare (o rifare?) il lavoro [prendere le misure necessarie], ma è ora che si faccia, prima che arrivi un nuovo Hitler".

by (MoviSol)

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01 luglio 2013

Accelera la spinta per la separazione bancaria negli Stati Uniti e in Europa


Prosegue negli Stati Uniti il dibattito sul ripristino della legge Glass-Steagall, con 67 cofirmatari del disegno di legge HR 129 alla Camera, lo stesso disegno di legge anche al Senato, e mozioni che esortano il Congresso ad approvarlo presentate in 22 stati. Una dimostrazione inattesa di quanto questo dibattito sia temuto dalle banche di Wall Street è emersa il 20 giugno al Senato dello stato del Delaware, durante un’audizione della Commissione Bancaria per discutere una mozione a sostegno della legge HR 129, che era già stata appoggiata da 10 dei 21 senatori dello stato.
Dopo che il Senatore Ennis aveva presentato i motivi per cui bisogna ripristinare la separazione bancaria, sostenuto da un attivista in rappresentanza dei cittadini, sono iniziati i fuochi d’artificio. Un rappresentante della Mid-Atlantic Financial Services Association ha dichiarato ai senatori che sarebbe "poco saggio" approvare la mozione, citando il ruolo importante svolto dai servizi finanziari nell’economia del Delaware.
A quel punto si è fatto avanti un lobbista della JP Morgan Chase, dicendo ai senatori che "è assolutamente sconsigliabile, proprio per uno stato come il Delaware, approvare un mozione del genere in questo momento". Ha aggiunto che la JP Morgan Chase ha dato grandi contributi all’economia del Delaware, indicando che lui (e la sua banca d’affari) seguono con attenzione le mozioni per la separazione bancaria.
Sei lobbisti di varie banche hanno partecipato all’audizione, anche se non era previsto il voto, e nessuno di loro ha confutato le giuste argomentazioni del Sen. Ennis sul pericolo del prelievo forzoso sui conti correnti per salvare le banche (il cosiddetto bail-in)!
Appello di una nuova organizzazione in Svizzera: l’organizzazione svizzera www.impulswelle.ch sta facendo circolare un appello dal titolo "come la FINMA pianifica di salvare le banche in Svizzera e perché abbiamo bisogno urgentemente della separazione bancaria".
L’appello indica chiaramente il motivo dell’urgenza: "Il 1 novembre 2012 la FINMA(l’ente di vigilanza) ha emesso nuove disposizioni che obbligano i cittadini svizzeri a rifinanziare una grossa banca che rischia la bancarotta secondo il modello cipriota, il che indica chiaramente che cosa ci aspetta.
"Verranno utilizzati i nostri risparmi, i nostri fondi pensione ed il capitale d’esercizio delle nostre imprese depositato in quella banca. Se qualcuno non riesce più a pagare il mutuo a causa di ciò, perderà la casa che gli verrà confiscata. E’ molto improbabile che i depositi sotto i 100.000 franchi siano sicuri in questa emergenza. I depositi dei clienti verranno trasformati in capitale netto della banca (bail-in), il che implica l’esproprio dei nostri fondi e la fine del nostro invidiato sistema sociale".
"L’attuale sistema finanziario va verso il collasso internazionale. Chiediamo che a correre i rischi siano i responsabili di questo collasso, senza costringere la popolazione a pagare per le loro perdite. Le due principali banche in Svizzera (UBS e Crédit Suisse) ed i giganti assicurativi (Swiss Re e Zurich) sono troppo grandi per poter essere salvati quando scoppierà la prossima bolla speculativa".
Qual è l’alternativa a questo diktat, si chiedono? "La nostra proposta è di introdurre una separazione bancaria netta". L’appello prosegue spiegando che cosa fece la legge Glass-Steagall originale, e parla dei disegni di legge presentati per il suo ripristino.
Terzo disegno di legge presentato al Parlamento italiano: Sono tre i disegni di legge per la separazione bancaria depositati al Parlamento italiano, e tutti e tre si riferiscono esplicitamente al modello della Glass-Steagall. Avevamo già riferito dei ddl presentati da Caparini e altri alla Camera (C. 762) e da Giulio Tremonti al Senato (S. 717). Tra i due si è inserito un terzo disegno di legge, presentato dall'on. Marco di Lello e sottoscritto dai colleghi Di Gioia, Locatelli e Pastorelli, tutti del PSI ed eletti nelle liste del PD.
Il ddl Di Lello (C. 762) presenta somiglianze con "la madre di tutti i ddl" per la separazione bancaria, e cioè il ddl Peterlini (S.3112) presentato al Senato nella scorsa legislatura, e anche con il ddl Tremonti presentato alla Camera nella stessa legislatura. Come abbiamo già riferito, Tremonti ha ripresentato lo stesso ddl al Senato, sottoscritto da sei membri di vari gruppi: Naccarato, Compagnone e Scavone (GAL); Tarquinio e Villari (PDL); Scalia (PD) e Calderoli (LN-Aut).
Il ddl C.762 parte dalle raccomandazioni del Gruppo Liikanen, per poi affermare: "La separazione fra le attività bancarie di retail e trading non costituisce peraltro una novità. Negli Stati Uniti del New Deal una riforma in tal senso (la legge Glass-Steagall Act del 1933 che prevedeva la netta separazione tra banche commerciali e banche d'affari) era stata adottata come risposta alla grande crisi del 1929 ed era rimasta in vigore per circa 70 anni. In seguito è stata soppressa nel 1999 durante la presidenza Clinton (Gramm-Leach-Bliley Act) e tale intervento è stato considerato al tempo stesso causa e moltiplicatore di quel processo di finanziarizzazione dell'economia che, insieme alla mancanza di controlli adeguati, ha determinato gli squilibri che sono alla base dell’attuale crisi.
"In Italia la legge elaborata da Donato Menichella nel 1936, oltre a stabilire una analoga separazione, poneva dei limiti molto stretti tra attività bancarie a breve e quella a medio lungo termine. Alle banche commerciali era poi proibito detenere quote di partecipazione (ancora meno di controllo) nelle aziende non bancarie ed era altresì vietata qualsiasi attività di “trading” su titoli e valute. Nel 1993 è stato approvato il decreto legislativo n. 385 che ha rivoluzionato l'intera struttura del sistema bancario, eliminando la distinzione introdotta nel 1936: da una regolamentazione rigorosa si passava alla "banca universale", a cui erano lasciati enormi margini di azione".
Dopo aver fatto riferimento alla "Volcker rule" e altre proposte di "separazione in casa" delle attività bancarie, il ddl afferma decisamente che "Dal punto di vista normativo, prevedere la semplice separazione delle attività fra le banche commerciali e quelle d’affari non è tuttavia sufficiente, posto che non supera la criticità di un unico soggetto che esercita seppur con limitazioni la duplice attività. Occorre quindi intervenire in modo incisivo distinguendo e separando i soggetti che operano sul mercato, a tal fine modificando il Testo Unico bancario (d.lgs. 1° settembre 1993, n. 385)".

Consiglio comunale francese: il 13 giugno il consiglio comunale di Créancey, in Borgogna, ha approvato all’unanimità una mozione che chiede al Parlamento francese di adottare il disegno di legge sulla separazione bancaria stilato da Solidarité et Progrès in maggio. Decine di sindaci e cittadini francesi si stanno mobilitando per far approvare la stessa mozione dal proprio consiglio comunale. Il fatto che verrà presto approvata la riforma bancaria del ministro delle Finanze Pierre Moscovici, che non prevede tale netta separazione, rende ancora più urgenti queste iniziative degli enti locali.
La mozione approvata a Créancey sottolinea che la riforma bancaria del governo "non separa un bel niente" e non impedirà il crac finanziario. "Anzi, se le banche saranno in difficoltà, continueranno a godere delle garanzie pubbliche, e le autorità pubbliche faranno sì che siano gli azionisti, i clienti ed i correntisti a pagare le loro perdite sui mercati in una situazione critica, esattamente come è accaduto a Cipro".
Sottolineando il pericolo, la mozione afferma: "Gli attivi di BNP Paribas, Société Générale, Crédit Agricole, e della BPCE [Banque Popular et Caisse d'Epargne], equivalevano nel 2009 al 344% del PIL francese, paragonati al 95% del 1990. I quasi 5.000 miliardi di Euro di aiuti europei alle banche tra il 2008 ed il 2012 si sono limitati a rinviare la scadenza, gonfiando la bolla speculativa ed imponendo pesanti misure di austerità alla popolazione.
A questo vanno aggiunti i prestiti tossici imposti agli enti locali, che si sono dovuti rivolgere direttamente ai mercati finanziari in cerca di finanziamenti, in mancanza di fondi dallo stato.
La mozione, approvata all’unanimità, chiede all’Assemblea Nazionale ed al Senato di approvare il disegno di legge per la separazione bancaria, che viene allegato alla mozione e sta circolando ampiamente in tutta la Francia.
Gruppo anonimo di imprenditori francesi: un collettivo che si autodefinisce "siamo l’1%" ha acquistato una pagina su Le Monde il 16 giugno chiedendo ai leader mondiali di adottare leggi "che favoriscano la creazione di ricchezza reale" invece di imporre austerità ed aggiungere debito al debito. Il gruppo è composto da banchieri, investitori, industriali e imprenditori che appartengono all’"1%" della popolazione che guadagna molto in Francia, ma che chiede ugualmente giustizia sociale con un'attività economica che vada a vantaggio del "bene comune". Significativa è la netta distinzione fatta tra gli investimenti che creano un valore fisico e quelli puramente speculativi che andrebbero penalizzati.
Il fatto che i membri del collettivo abbiano deciso di restare anonimi dice molto sul regno del terrore imposto alle élite francesi dalle cinque banche sistemiche.
Tra le proposte dell'appello, c’è anche quella di "separare le attività di deposito da quelle d’affari" anche se non viene menzionata espressamente la legge Glass-Steagall. In questo modo "saranno i banchieri più ricchi a subire le perdite e perdere il lavoro, invece di prendersela con i conti correnti o il debito sovrano".
Un'altra proposta chiede di aumentare le tasse su varie forme di speculazione finanziaria inutile, inclusi i derivati.
L’articolo conclude con un avvertimento: "Dunque, nessun nuovo Roosevelt o nuovo de Gaulle ha osato farsi avanti per fare (o rifare?) il lavoro [prendere le misure necessarie], ma è ora che si faccia, prima che arrivi un nuovo Hitler".

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