24 luglio 2013

Il vero scopo del governo Letta-Napolitano? Perpetuare la particrozia attraverso la crisi





  
   
Il paradosso del governo Letta è che esso non fa quasi nulla, limitandosi a temporeggiare, rinviare e farsi difendere, mentre è stato formato e giustificato come governo trasversale imposto dall’esigenza di fronteggiare l’emergenza mediante interventi forti e risolutivi sull’economia, sulla costituzione, sulla legge elettorale. Debito pubblico, disoccupazione, insolvenze, fallimenti salgono, sale anche lo spread, e il governo se ne sta a guardare, al massimo impetra l’autorizzazione tedesca a spendere qualche miliardo di soldi italiani spalmato sui prossimi anni, un niente rispetto alle dimensioni del male.

E’ una contraddizione vistosissima, da cui si esce chiamando il bluff: il vero scopo del governo Letta e della blindatura Napolitano è di proteggere l’establishment consolidato, la partitocrazia, impedendo che perda il potere sul Paese per effetto della crisi, della lotta tra le sue fazioni,  dello sputtanamento totale, del discredito delle istituzioni, della possibile reazione sociale al collasso economico. A tale scopo, l’importante, per i partiti, è stare insieme qualsiasi cosa accada,  gestire insieme il giorno per giorno, galleggiare, aspettando gli eventi e le decisioni che contano, che vengono da fuori: le elezioni tedesche, le mosse della BCE, della Fed, di Obama.
Mettere assieme i grandi avversari (PD, Pdl, Montiani, Casiniani) e blindare tale coalizione rieleggendo Napolitano non è stato fatto al fine di avere la forza e la coesione necessarie per riformare e rilanciare il Paese e tutelarlo in sede comunitaria – da anni nessuno più tenta di riformare il Paese o di tutelarlo rispetto a Germania, Francia e soci -, bensì al fine di realizzare una solidarietà partitocratica nell’interesse del potere e dei profitti e delle poltrone dei capi dei partiti. Al fine di corresponsabilizzarsi del disastro socio-economico, ma anche di funzionamento dell’apparato pubblico, che sta rapidamente avanzando, e che in autunno esploderà quando molte imprese non riapriranno e bisognerà fare ulteriori tagli e tasse, e non si potranno mantenere le promesse di partenza su imu, iva, cuneo fiscale. Al fine di corresponsabilizzare tutti nel fallimento e nelle misure che a quel punto si adotteranno per fronteggiare la protesta sociale: misure sicuramente dure, autoritarie, repressive. Non si vuole che, in quello scenario, vi sia un’opposizione forte e organizzata che possa approfittare del fallimento delle politiche economiche impostate sul modello imposto da Berlino e del ricorso alla forza contro il popolo, per prendere il potere e togliere poltrone e cordini della spesa pubblica e le leve di comando anche burocratiche e giudiziarie a chi li detiene stabilmente. Forse, per averlo in coalizione, a B. è stata offerta anche una soluzione per i problemi legali suoi personali e del suo gruppo industriale.
 il prof. Giulio Sapelli sostiene che il governo Letta sia stato formato tra le forze che, sostenute da Napolitano, vogliono un’integrazione economica europea  dell’Italia paritaria alla Germania;  mentre per contro gli attacchi diretti e indiretti al governo Letta verrebbero dalle forze che, capeggiate da Renzi, Saccomanni (Bankitalia) e da La Repubblica,  nell’interesse dell’egemonismo tedesco, vorrebbero un’integrazione subalterna, ancillare dell’Italia alla Germania.
A me pare invece che tutte le forze politiche e bancarie al governo (e qualcun’altra) siano da lungo tempo al servizio dell’egemone capitalismo tedesco, che tutte abbiano cooperato nell’asservire l’Italia alla Germania, e che oggi competano tra di loro per ottenere dai poteri forti stranieri, in cambio della preservazione dei loro privilegi inveterati, l’incarico fiduciario per pilotare, sfruttare e riformattare l’Italia nell’interesse straniero, nella fase che si aprirà dopo  la prossima emergenza, la prossima rottura dell’attuale pseudo-equilibrio su cui si regge il funzionamento del sistema-paese e il mantenimento di condizioni di vita accettabili per la gran parte della popolazione. E’ una sorta di gara di appalto per avere il mandato dal paese occupante di turno.
Su una cosa invece sono d’accordissimo con Sapelli: l’Italia non ha futuro senza e fuori dal rapporto con gli Stati Uniti. Anche se neanch’essi hanno ricette economiche valide e sostenibili (tali non sono i quantitative easings che finanziano impieghi improduttivi e speculativi), solo gli USA la possono salvare dal ferale modello economico-finanziario imposto egoisticamente da Berlino, e che prescrive prima di risanare i conti interni ed esterni, e poi di stimolare lo sviluppo. Un modello che va bene alla Germania, che ha già i conti sani – o meglio la forza di nascondere i loro buchi – e può quindi sostenere sviluppo, investimenti, occupazione a bassi tassi perché li finanzia coi denari che attrae-sottrae dai paesi periferici. Un modello che, al contempo, condanna l’Italia alla recessione e al continuo aumento del debito pubblico. E ricordiamo che l’elettorato tedesco, complessivamente, guarda agli italiani con disprezzo e diffidenza (razzismo?), quindi non accetterà mai l’integrazione politica e di bilancio, e invece approverà l’imposizione agli italiani di sofferenze e privazioni di ogni sorta. Mentre, al contrario, l’elettorato americano non è razzista né ostile né orientato al sadismo verso di noi.
di Marco Della Luna 

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24 luglio 2013

Il vero scopo del governo Letta-Napolitano? Perpetuare la particrozia attraverso la crisi





  
   
Il paradosso del governo Letta è che esso non fa quasi nulla, limitandosi a temporeggiare, rinviare e farsi difendere, mentre è stato formato e giustificato come governo trasversale imposto dall’esigenza di fronteggiare l’emergenza mediante interventi forti e risolutivi sull’economia, sulla costituzione, sulla legge elettorale. Debito pubblico, disoccupazione, insolvenze, fallimenti salgono, sale anche lo spread, e il governo se ne sta a guardare, al massimo impetra l’autorizzazione tedesca a spendere qualche miliardo di soldi italiani spalmato sui prossimi anni, un niente rispetto alle dimensioni del male.

E’ una contraddizione vistosissima, da cui si esce chiamando il bluff: il vero scopo del governo Letta e della blindatura Napolitano è di proteggere l’establishment consolidato, la partitocrazia, impedendo che perda il potere sul Paese per effetto della crisi, della lotta tra le sue fazioni,  dello sputtanamento totale, del discredito delle istituzioni, della possibile reazione sociale al collasso economico. A tale scopo, l’importante, per i partiti, è stare insieme qualsiasi cosa accada,  gestire insieme il giorno per giorno, galleggiare, aspettando gli eventi e le decisioni che contano, che vengono da fuori: le elezioni tedesche, le mosse della BCE, della Fed, di Obama.
Mettere assieme i grandi avversari (PD, Pdl, Montiani, Casiniani) e blindare tale coalizione rieleggendo Napolitano non è stato fatto al fine di avere la forza e la coesione necessarie per riformare e rilanciare il Paese e tutelarlo in sede comunitaria – da anni nessuno più tenta di riformare il Paese o di tutelarlo rispetto a Germania, Francia e soci -, bensì al fine di realizzare una solidarietà partitocratica nell’interesse del potere e dei profitti e delle poltrone dei capi dei partiti. Al fine di corresponsabilizzarsi del disastro socio-economico, ma anche di funzionamento dell’apparato pubblico, che sta rapidamente avanzando, e che in autunno esploderà quando molte imprese non riapriranno e bisognerà fare ulteriori tagli e tasse, e non si potranno mantenere le promesse di partenza su imu, iva, cuneo fiscale. Al fine di corresponsabilizzare tutti nel fallimento e nelle misure che a quel punto si adotteranno per fronteggiare la protesta sociale: misure sicuramente dure, autoritarie, repressive. Non si vuole che, in quello scenario, vi sia un’opposizione forte e organizzata che possa approfittare del fallimento delle politiche economiche impostate sul modello imposto da Berlino e del ricorso alla forza contro il popolo, per prendere il potere e togliere poltrone e cordini della spesa pubblica e le leve di comando anche burocratiche e giudiziarie a chi li detiene stabilmente. Forse, per averlo in coalizione, a B. è stata offerta anche una soluzione per i problemi legali suoi personali e del suo gruppo industriale.
 il prof. Giulio Sapelli sostiene che il governo Letta sia stato formato tra le forze che, sostenute da Napolitano, vogliono un’integrazione economica europea  dell’Italia paritaria alla Germania;  mentre per contro gli attacchi diretti e indiretti al governo Letta verrebbero dalle forze che, capeggiate da Renzi, Saccomanni (Bankitalia) e da La Repubblica,  nell’interesse dell’egemonismo tedesco, vorrebbero un’integrazione subalterna, ancillare dell’Italia alla Germania.
A me pare invece che tutte le forze politiche e bancarie al governo (e qualcun’altra) siano da lungo tempo al servizio dell’egemone capitalismo tedesco, che tutte abbiano cooperato nell’asservire l’Italia alla Germania, e che oggi competano tra di loro per ottenere dai poteri forti stranieri, in cambio della preservazione dei loro privilegi inveterati, l’incarico fiduciario per pilotare, sfruttare e riformattare l’Italia nell’interesse straniero, nella fase che si aprirà dopo  la prossima emergenza, la prossima rottura dell’attuale pseudo-equilibrio su cui si regge il funzionamento del sistema-paese e il mantenimento di condizioni di vita accettabili per la gran parte della popolazione. E’ una sorta di gara di appalto per avere il mandato dal paese occupante di turno.
Su una cosa invece sono d’accordissimo con Sapelli: l’Italia non ha futuro senza e fuori dal rapporto con gli Stati Uniti. Anche se neanch’essi hanno ricette economiche valide e sostenibili (tali non sono i quantitative easings che finanziano impieghi improduttivi e speculativi), solo gli USA la possono salvare dal ferale modello economico-finanziario imposto egoisticamente da Berlino, e che prescrive prima di risanare i conti interni ed esterni, e poi di stimolare lo sviluppo. Un modello che va bene alla Germania, che ha già i conti sani – o meglio la forza di nascondere i loro buchi – e può quindi sostenere sviluppo, investimenti, occupazione a bassi tassi perché li finanzia coi denari che attrae-sottrae dai paesi periferici. Un modello che, al contempo, condanna l’Italia alla recessione e al continuo aumento del debito pubblico. E ricordiamo che l’elettorato tedesco, complessivamente, guarda agli italiani con disprezzo e diffidenza (razzismo?), quindi non accetterà mai l’integrazione politica e di bilancio, e invece approverà l’imposizione agli italiani di sofferenze e privazioni di ogni sorta. Mentre, al contrario, l’elettorato americano non è razzista né ostile né orientato al sadismo verso di noi.
di Marco Della Luna 

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